Il mariro d San Sebasiano nel`are
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Il mariro d San Sebasiano nel`are
Il mariro d San Sebasiano nel'are di Michele Costagli Classe 5D Istituto “A. Checchi” A.S. 2010/11 (Biografa) Arturo Checchi nasce a Fucecchio nel 1886. Fin da giovanissimo manifesta una viva inclinazione per il disegno e inizia ad apprezzare ed amare le opere dei Maestri del rinascimento che Torello Bandinelli, suo insegnante alla scuola professionale del paese natio, incoraggiandolo sulla strada dell'arte, gli fa conoscere attraverso fotografie e incisioni ottocentesche. Dodicenne, con una sorprendente precisione di segno, Checchi copia quegli artisti quattrocenteschi che di lì a poco trasferitosi a Firenze - non si stancherà di ammirare e copiare dal vero. A sedici anni comincia a seguire il corso di Ornato e Decorazione all'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove insegnano Giovanni Fattori, Adolfo de Carolis e Armando Spadini, artisti che segnano la sua formazione. Frequenta l'Accademia fino al 1905, nel frattempo ha stretto amicizia con Lorenzo Viani, compagno di corso in quegli anni, con Oscar Ghiglia e con Giovanni Costetti dai quali è introdotto nello stimolante ambiente culturale de "La Voce"; è in rapporti familiari con il collezionista Gustavo Sforni e con il critico d'arte Ugo Ojetti. Nel 1909 Galileo Chini, che è impegnato nella decorazione della cupola del padiglione d'ingresso della VIII Biennale di Venezia, invita il giovane Arturo a collaborare con lui nell'impresa. Nel 1912 espone tre opere alla "Mostra dei Bozzetti", indetta dalla Promotrice Fiorentina, dove, l'anno seguente, presenta il dipinto "Fondo blu" suscitando interesse, specialmente tra i giovani. In quegli anni intraprende un proficuo viaggio - studio in Germania (1911 - 1913), dove conosce la pittura secessionista e in particolare quella espressionista; inoltre visitando importanti eventi espositivi, approfondisce la conoscenza di artisti come Gauguin, Cézanne e Van Gogh, di cui già in ambito fiorentino aveva potuto ammirare dal vero alcuni dipinti presso i rari collezionisti locali. Rientra dalla Germania lasciandosi alle spalle un matrimonio rapidamente naufragato con la pittrice tedesca Charlotte Reider. Tornato a Firenze, Checchi vive a stretto contatto con gli artisti locali ma è autonomo e indipendente, e non sentirà mai l’esigenza di legarsi a gruppi o scuole. Lavora intensamente e presenta al pubblico le sue opere, ottenendo le prime soddisfazioni: nel '14 alla Secessione Romana la sua opera "Coperta rossa" è acquistata dalla Galleria d'Arte Moderna di Roma, mentre "Orti fiorentini" entra a far parte della collezione di Ugo Ojetti. Da allora l'artista parteciperà a numerosi eventi espositivi nazionali (Biennali di Venezia, Biennale, Secessioni e Quadriennale di Roma, sindacali umbre e toscane), sarà presente a manifestazioni artistiche internazionali (Praga, Berlino, Parigi, Bordeaux, Zurigo, New York) e a concorsi di pittura, ottenendo riconoscimenti ufficiali ed anche premi (Concorso Ussi, Secessione Romana, etc.) sia con la produzione in bianco e nero sia con i dipinti ad olio. Checchi non può dedicare tutto il suo tempo alla carriera artistica, e per vivere è seriamente impegnato anche nell'insegnamento. Dal 1925 viene chiamato alla Cattedra di Pittura dell'Accademia di BB. AA. Di Perugia, dove tra gli allievi - dai quali sarà sempre e unanimemente apprezzato per le sue doti umane e didattiche - incontra la giovane Zena Fettucciari, che sarà la donna della vita e diventerà sua moglie nel 1930. I due pittori saranno sempre uniti da un forte legame d'amore e da una intensa condivisione artistica. All'Accademia perugina Arturo Checchi insegnerà per più di un decennio ma incontrerà non poche difficoltà, nell'ambiente di lavoro e per ragioni politiche, tanto che nel 1938 il rapporto di lavoro sarà bruscamente interrotto. Checchi si trasferirà a Milano e insegnerà Figura disegnativa All'Accademia di Brera dal 1939 al 1942; poi passerà all'Accademia di BB.AA. di Firenze, dove dal 1945 al 1949 coprirà la cattedra di pittura. Arturo Checchi pittore, disegnatore, scultore, incisore continuerà a lavorare intensamente e ad esporre fino alla morte che lo coglierà a Perugia il 24 dicembre del 1971. AUTORITRATTO IN VESTE DI SAN SEBASTIANO, 1923 Tecnica: olio su tela Dimensioni: cm. 45,5 x 37 Firma e data in basso a destra. Collocazione: Fondazione Montanelli Bassi Esposizioni principali: Concorso per la cattedra di pittura all'Accademia di Belle arti di Perugia 1923-1924; Antologica Palazzo Strozzi, Firenze 1974; Antologica Casa Giusti, Monsummano 1987; Fucecchio 1993-1994 L'autoritratto nelle vesti di San Sebastiano, dipinto nel 1923 dal pittore Arturo Checchi, è stato realizzato per partecipare al concorso per la cattedra di pittura all'Accademia delle belle arti a Perugia. Quest'opera mostra una spiccata audacia nel disegno: il dipinto è concentrato infatti solamente nel volto (e non più nella mezza figura), è inquadrato di scorcio con lo sguardo diretto a destra, verso l'alto. In evidenza quindi la bocca, che pare digrignare i denti (forse per ricordare il martirio del Santo? O per una scelta personale e moderna del pittore?). Inoltre l'età matura stessa dell'artista è confermata dai baffi presenti e dal taglio di capelli. Grande attenzione è riservata al disegno, affidato a poche ma decisive linee nere che vanno a definire i tratti fisiognomici del volto. La presenza della vegetazione nella parte superiore del quadro bilancia infine la parte del corpo sottostante il collo. Confronto d San Sebasiano con un opera delo seso autore LA CORONA DI SPINE, 1926 Tecnica: olio su tela Dimensioni: cm. 48 x 38 Firma doppia e data in basso a destra. Collocazione: Collezione Studio Checchi, Perugia. Esposizioni principali: Antologica Palazzo strozzi, Firenze 1974 Nell'opera Corona di spine, del 1926, Checchi torna a rappresentare il soggetto interpretandolo direttamente: in questo caso la figura in questione è il Cristo, rappresentato nel momento dopo la cattura, con la corona di spine sulla testa. Utilizza anche una forte tinta rossa tipica degli anni precedenti, che stavolta va a occupare la superficie del mantello avvolgente l'uomo. Lo sfondo chiaro e con poche sfumature è molto simile a quello utilizzato per il San Sebastiano: in entrambi i casi tale scelta va ad esaltare maggiormente il soggetto. Confronto d San Sebasiano con un opera delo seso autore AUTORITRATTO DEI “PIATTI SPEZZATI”, 1926 Tecnica: olio su tela Dimensioni: cm. 46 x 36 Firma e data in basso a sinistra. Collocazione: Galleria d'arte moderna, Firenze. Esposizioni principali: Antologica Palazzo Strozzi, Firenze 1974 L'opera l'Autoritratto dei”piatti spezzati” rappresenta l'infanzia irrequieta del pittore che nei suoi diari ricorda di avere l'abitudine di rompere i piatti e gettarli a terra. Il pittore qui raffigurato si allinea per somiglianza sia a L'autoritratto nelle vesti di San Sebastiano che alla Corona di spine ma colpiscono di più l'espressione del volto e dei grandi occhi chiari e la conferma della scelta stilistica di rinunciare alle lunghe pennellate degli anni Dieci per privilegiare invece l'esortazione in pittura del segno scarno ma incisivo del disegno. Confronto d San Sebasiano con un opera d un altro autore ma delo seso linguagio SAN SEBASTIANO, 1495 Autore: Pietro Perugino Tecnica: olio su tavola Dimensioni: cm. 176 x 116 Collocazione: Museo del Louvre, Parigi Esposizioni principali: Antologica Palazzo Strozzi, Firenze 1974 Il quadro San Sebastiano di Pietro Perugino rappresenta lo stesso tema dell'omonima opera di Arturo Checchi. Infatti il soggetto raffigurato è lo stesso e simile è anche la visione del volto dal basso ma nell'opera più antica il Santo rivolge lo sguardo verso l'alto esprimendo speranza in un intervento divino mentre nell'altra esprime sofferenza per il martirio. Pietro Perugino al contrario dell'artista fucecchiese decide di rappresentare il dolore disegnando due frecce trafiggenti il soggetto, senza caricare di espressione il volto ma esaltandolo di una bellezza idilliaca. Confronto d San Sebasiano con un opera d un altro autore ma delo seso movimento aritico ICARUS, 1947 Autore: Henri Matisse Tecnica: Serigrafia da gouache ritagliata Dimensioni: cm. 90 x 60 Henri Matisse infonde nella propria opera l'Icarus del 1974, il desiderio di superare i limiti imposti tipico dell'autore. Infatti come Arturo Checchi ha cercato di allontanarsi dai canoni stilistici classici dipingendosi nelle vesti di San Sebastiano, Matisse utilizza dei papiers découpés per comporre la propria opera, utilizzando inoltre unicamente quattro colori. Le stelle dorate che compongono lo sfondo sono la meta ultima dell'artista, un lontano traguardo che possiamo ritrovare anche nel San Sebastiano, rappresentato in questo caso dallo sguardo rivolto verso l'alto. Quindi ciò che accomuna le due opere è la straordinaria forza eversiva dalle “regole” artistiche dei movimenti a loro contemporanei. Colegamento interdsciplinare Thomas Mann nella sua opera La morte a Venezia del 1912, narra la storia di Gustav Aschenbach, noto scrittore cinquantenne che vive un profondo e tormentoso conflitto tra arte e vita ispirandosi al famoso Santo. Per lo scrittore tedesco il martire impersona quindi l'eroe del nostro tempo; ' l'espressione attuale '' di virilità intellettuale e giovanile che con fiero pudore stringe i denti e rimane salda e tranquilla mentre lance e spade le trafiggono il corpo. In tal senso Arturo Checchi ha raffigurato un martire colpito sì da forti dolori, come possiamo notare dai denti serrati, ma ancora forte e capace di guardare oltre rivolgendo lo sguardo verso un punto fuori dal quadro. Sitografa http://www.fondazionemontanelli.it/sito/upload/_g_Ritratto_in_veste_di_San_Sebastiano_ridotta.jp g http://it.wikipedia.org/wiki/San_Sebastiano_(Perugino_Louvre) http://www.800artstudio.com/it/checchi.php 1 http://3.bp.blogspot.com/_dPzSRmuFlfk/TDx3Wge64II/AAAAAAAABUk/jfK8PiW7F3o/s1600/L a+morte+a+venezia.JPG http://www.greendayfactory.it/mann_venezia.htm http://it.wikipedia.org/wiki/Le_martyre_de_Saint_Sébastien http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20080309123944AAeqHYH http://digilander.libero.it/sansebastianom/ssarte.htm http://digilander.libero.it/kyme/lib/l/La%20morte%20a%20Venezia_fronte.jpg Bibliografa Tesi di Laurea di Giovanni Malvolti presso l'Università degli Studi di Pisa Facoltà di lettere e filosofia (pp. 2-12 e pp. 136-139) “La grafica e La Tempra” di Roberto Cadonici (pp. 26, 33, 34, 57, 83) 1