Giordania - TOAssociati
Transcript
Giordania - TOAssociati
Burckhardt alla ricerca di Petra, la perla del Vicino Oriente di Valeria Lonati - da Alibi, gennaio 2007 Quando sentiamo parlare di un luogo, diamo spesso per scontato che sia sempre esistito e solo raramente ci domandiamo come, quando e da chi sia stato scoperto. Nel caso di Petra, Al-Batrà in arabo, questo errore va assolutamente evitato. La città infatti, considerata insieme alle Piramidi d'Egitto la meraviglia del Vicino Oriente, ha una storia del tutto particolare, inscindibile da quella del suo scopritore in epoca moderna. Luci e ombre La storia di Petra è fatta di "luci" e di "ombre": il più bel luogo della terra, secondo la calzante definizione fattane da Lawrence d'Arabia, fu abitata da diversi popoli. Gli scavi hanno infatti rivelato che già nel secondo millennio a.C. vi erano insediati gli Edomiti. Nel 500 a.C. furono cacciati dai Nabatei, nomadi della penisola araba, che ne fecero presto la propria capitale. Poco a poco questi ultimi si sedentarizzarono e svilupparono il commercio della mirra, dell'incenso e delle spezie, approfittando della doppia qualità di Petra: da una parte era una vera e propria fortezza naturale da utilizzare come magazzino per le merci e le ricchezze, dall'altra possedeva una posizione strategica che permetteva di controllare rapidamente le strade dallo Yemen al porto mediterraneo di Gaza, dalla Siria allo Hijaz (la regione della Mecca), dall'Egitto alla Mesopotamia. Nel 63 a.C. i Romani tentarono di impadronirsene, riuscendoci però soltanto nel 106 d.C., quando Petra entrò a par parte della provincia romana d'Arabia. Nel IV secolo venne assorbita dall'Impero Bizantino, ma a partire dal VII secolo, dall'ascesa cioè dei musulmani, la storia di Petra tacque e fu inghiottita nell"'ombra" fino al 1812, quando il viaggiatore svizzero Johann Ludwig Burckhardt (1784-1817) diede di nuovo luce alla sua storia. La tomba di Aronne A differenza di altri viaggiatori, Burckhardt non partì alla ricerca di una leggenda o di un tesoro; decise infatti di mettersi in viaggio per il deserto con l'unico scopo di apprendere la lingua e lo stile di vita degli Arabi. Per tre volte ricevette ospitalità da alcuni capi locali, che in seguito però lo derubarono. Quando, per la quarta volta, iniziò un altro viaggio da Damasco verso il Cairo, giunse al villaggio di Alji, presso il piccolo borgo di Wadí Musa ("Torrente di Mosè"). Qui sentì parlare di un'antica città stretta tra montagne impenetrabili e volle cercarla, ignaro ed indifferente ai pericoli che avrebbe potuto incontrare. Gli raccontarono di rovine che, secondo la tradizione, ospitavano la tomba di Aronne, fratello di Mosè. Spinto da grande curiosità, Burckhardt, che intanto aveva modificato il proprio nome assumendo quello arabo di Sheik Ibrahim, si travestì da commerciante musulmano; nel suo diario racconta di aver fatto voto ad Allah di sacrificare una capra al profeta Aronne presso la sua tomba in cima a Gebel Haroun, un'alta collina che sovrasta la famosa ed inavvicinabile città. Con tale storia riuscì a convincere due indigeni a guidarlo attraverso il siq, un'angusta gola scura con pareti a picco, larga in certi punti poco più che tre metri, che si snoda per quasi un chilometro e mezzo a blocchi di arenaria rossa intagliati e decorati. Nel suo diario di viaggio annotò: "Mi rammarico di non essere in grado di offrire un resoconto esaustivo delle vestigia, ma conoscevo bene il carattere della gente qui intorno: ero indifeso in mezzo a un deserto dove non s'era mai veduto viaggiatore alcuno, e un esame approfondito di queste opere degli infedeli, così le chiamavano, avrebbe suscitato il sospetto ch'io fossi un mago in cerca di tesori; sarei stato quanto meno trattenuto e mi sarebbe stato impedito di proseguire il viaggio verso l'Egitto e, con ogni probabilità, sarei stato spogliato fino all'ultimo soldo che possedevo e, ciò ch'era infinitamente più prezioso per me, del mio diario". La Porta delle Gole La Porta delle Gole (Bab as-Siq in arabo) è la via d'accesso alla città di Petra. Un arco apre l'accesso al siq, una gola lunga che fu scavata dal fiume. La curiosità è che i Nabatei deviarono il corso d'acqua scavando un tunnel per rendere possibile l'accesso alla gola, creando in tal modo una via strategica facile da difendere. Subito dopo Bab as-Siq, si distinguono, sulla sinistra, l'acquedotto e, sulla destra, le canalizzazioni che corrono lungo la parete del siq. Poco più avanti, si trova un blocco di pietra con delle incisioni in stile dorico: si vedono due pietre sacre, chiamate betili, che raffigurano la dea del pantheon nabateo, AIUzza, e Dushara. Proseguendo, in un gomito della gola, è stata scoperta anche la scultura di un uomo che trascina due cammelli, simbolo del ruolo commerciale svolto da Petra. Ecco il Tesoro Dopo un interminabile viaggio a cavallo, improvvisamente, dalla buia gola gli apparve un monumento di un'ineffabile bellezza: una magnifica facciata di un tempio, con colonne, capitelli e statue classiche, il tutto intagliato nella roccia viva su un'altezza di oltre quaranta metri. Si tratta di Khaznah, la Casa del Tesoro, il monumento più bello e più celebre di Petra. Da quel punto il viaggiatore vide iniziare una lunga necropoli, le cui tombe sono intagliate con cura nelle pareti di arenaria. Una in particolare attirò la sua attenzione, quella in seguito denominata la Tomba del Palazzo o Tomba a piani, che con le sue cinque divisioni orizzontali e i suoi circa 50 metri di altezza rappresenta la più grande facciata di Petra. Sulla destra notò invece la Tomba Corinzia, il cui piano superiore è una copia del Tesoro. Al fianco di questa, un'altra tomba, la cosiddetta Silk Tomb (Tomba della seta) colpì Burckhardt: piccolissima, ma con un'affascinante facciata di pietra blu, bianca, grigia e rosa. La sorpresa di Sheik Ibrahim non si esaurì qui: a un certo punto sulla destra incontrò infatti un incantevole teatro: gradinate intagliate nel vivo della roccia, capaci di contenere fino a tremila spettatori. Nel cuore di Petra Già enormemente stupito e ammirato da ciò che stava osservando, il viaggiatore svizzero si ritrovò in una vallata di quasi tre chilometri quadrati di ampiezza, nel cuore di Petra, dove correva l'antico cardo massimo, ovvero l'asse principale della città bassa. Di fronte, sulla collina nord, vede poi altri due meravigliosi edifici: la Chiesa Bizantina, con i suoi splendidi mosaici, ed il Tempio del Leone Alato, che deve il suo nome alla presenza di sculture di leoni alati che ornano i capitelli. Di fronte a questa meraviglia Burckhardt rimase talmente affascinato da suscitare il sospetto nei suoi accompagnatori beduini. Riuscì comunque a superare la porta monumentale e a giungere fino a Qasr al-Bint, l'edificio e l'unico monumento non scolpito nella roccia, ma poi si vide costretto a retrocedere per salvarsi la pelle. Non potè invece raggiungere il monastero Ed-Deir, un imponente edificio alto 45 metri e largo 50, tagliato nell'arenaria gialla, scoperto qualche anno più tardi da due ufficiali inglesi. Solo con la morte di Burckhardt, avvenuta cinque anni dopo, diventano pubblici i diari nei quali l'impavido viaggiatore aveva nascosto tutti segreti della sua riscoperta di Petra. Da allora, consapevoli dello splendore dell'antica capitale nabatea, esploratori e turisti non hanno più smesso di andare a visitare la perla del Vicino Oriente. Il Tesoro II nome Khaznah ("Tesoro") deriva da una credenza: i beduini per lungo tempo pensarono che l'urna che sormonta il monumento contenesse il tesoro di un faraone,e questo spiega i segni di colpi di fucile che si vedono su tale monumento, sparati per cercare di aprirla e raccogliere il leggendario bottino. Questo monumento è caratterizzato da un contrasto molto evidente: quello tra lo splendore e la ricchezza della facciata, ornata da due aquile e da personaggi come la dea egiziana Iside, o come Castore e Polluce, e l'interno, composto da tre semplici sale con pareti scavate a filo di piombo. Inoltre, nonostante le numerose ricerche e gli studi effettuati su questo monumento, esso nasconde ancora numerosi enigmi. Non si sa infatti ancora se esso rappresenti una tomba, un tempio, un nascondiglio di ricchezze oppure tutte e tre le cose insieme. La vita Johann Ludwig Burckhardt nacque a Losanna nel 1784. Dopo aver studiato letteratura, diritto e statistica nelle università di Gottinga e Lipsia, nel 1806 si recò in Inghilterra per perfezionare la sua istruzione. Tre anni dopo l'African Association inglese lo inviò in Siria; nel corso delle sue spedizioni esplorò l'Africa settentrionale percorrendola strada carovaniera che dal Cairo conduceva a Timbuctu (nel Mali centrale). Nascondendo la propria identità dietro lo pseudonimo di Sceicco lbrahim effettuò viaggi in Libano, Transgiordania, Egitto, Nubia, Arabia e sul monte Sinai. È noto soprattutto per aver riscoperto Petra nel 1812, ma ebbe anche il merito di essere il primo europeo a visitare Abu Simbel, nell'anno seguente. Nel 1814, dopo la probabile conversione alla religione maomettana, visitò i luoghi sacri della Mecca e di Medina, mentre nel 1816 fu impegnato nell'organizzazione del trasporto in Inghilterra della testa di una statua del faraone Ramsete II. Morì al Cairo nell'ottobre del 1817.