Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d`Aosta
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Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d`Aosta
Parte II – Il caso Valle d’Aosta 5. Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 5.1. La Check-list tecnologica e gestionale per i rifugi alpini L’Osservatorio Tecnologico, gestionale e formativo per la sicurezza in montagna, per la tutela dell’ambiente montano e delle strutture ricettive alpine, fra i suoi diversi obiettivi mira ad assicurare l’aggiornamento tecnologico a tutti i gestori di rifugi alpini della Valle d’Aosta. In particolare, l’Osservatorio indaga le seguenti tecnologie: 1. Produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili: a. Impianti fotovoltaici. b. Impianti eolici. c. Impianti micro-idroelettrici. 2. Produzione di acqua calda da fonti di energia rinnovabile ovvero sistemi solari. 3. Impianti per la gestione delle acque: a. Impianti per la potabilizzazione delle acque destinate al consumo umano. b. Impianti per il trattamento delle acque di scarico. Per poter offrire un opportuno supporto ai gestori che possono essere interessati a confrontarsi con le nuove tecnologie a basso impatto ambientale e/o che abbiano la necessità di sostituire impianti esistenti e obsoleti con modelli più nuovi e di migliori prestazioni, si è compiuta un’indagine per verificare quali siano i produttori delle succitate apparecchiature (come riportato nel Capitolo 1). Tale analisi ha avuto lo scopo di realizzare un archivio degli impianti presenti presso i rifugi, per comprendere le necessità impiantistiche degli stessi e per constatare come l’offerta di tecnologie proveniente dalle imprese sia adeguata alle necessità dei rifugi. Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 152 Per rispondere adeguatamente a tale necessità è stata predisposta una Check-list tecnologica e gestionale per i rifugi alpini (si veda l’Allegato 11 al presente documento), che è stata inviata a tutti i gestori dei rifugi della Valle d’Aosta (53 strutture)8. 5.1.1. LA STRUTTURA DELLA CHECK-LIST La Check-list tecnologica e gestionale per i rifugi alpini, si compone di due sezioni principali: 1. Sezione 1: Impianti tecnologici presenti nel rifugio. 2. Sezione 2: Modalità di gestione delle variabili ambientali. La Sezione 1 ha mirato a comprendere i principali impianti e/o apparecchiature presenti nel rifugio per quanto concerne la potabilizzazione delle acque, la produzione di energia elettrica, la produzione di energia termica, la produzione di acqua calda ed il trattamento dei liquami. Inoltre, alcune domande sono state mirate ad indagare quali fossero i consumi di alcune risorse come il combustibile del generatore di corrente. Infine, sono state inserite due domande “aperte” che hanno avuto lo scopo di capire le problematiche riscontrate durante la gestione di tali apparecchiature e gli interessi che potevano avere i gestori a confrontarsi con le tecnologie ecoefficienti e/o se avessero indirizzato la loro attenzione in tal senso. La Sezione 2, invece, ha indagato alcune pratiche gestionali che sono condotte presso i rifugi, per verificare quali fossero le prassi nella gestione di alcune variabili ambientali peculiari per un rifugio alpino, in termini di: 1. Trasporto dei materiali presso la struttura. 2. Gestione dei rifiuti, con particolare riferimento ai: a. rifiuti organici, ossia i residui degli alimenti (modalità di smaltimento); b. rifiuti urbani (tipologia e modalità di smaltimento); c. rifiuti urbani pericolosi (tipologia e modalità di smaltimento); d. rifiuti pericolosi (tipologia e modalità di smaltimento). 3. Trattamento delle acque di scarico. Anche tali nozioni sono di interesse al fine di supportare i gestori nella scelta di impianti che possono migliorare la gestione delle variabili ambientali individuate; ad esempio, adottando dei sistemi di compostaggio per la frazione organica o, ancora, adottando piccoli impianti per il compattamento di alcune frazioni di rifiuto. 8 I rifugi valdostani sono 54, ma il Rifugio Scavarda, che prenderà il nome di Rifugio Angeli al Moriond, è stato inaugurato nel settembre del 2005 e, quindi, non è stato inserito fra quelli a cui è stato inviato il documento. Rapporto finale – Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 153 5.2. I risultati La Check-list tecnologica e gestionale è stata inviata mezzo posta prioritaria a tutti i gestori dei rifugi della Valle d’Aosta in data 5 ottobre 2005. Successivamente, nei giorni dal 19 al 21 ottobre, i ricercatori hanno provveduto a telefonare a tutti i gestori per, innanzitutto, sincerarsi dell’avvenuta ricezione e, in secondo luogo, chiedere se vi fossero stati dei problemi nella compilazione della Checklist (punti da chiarire, necessità di approfondire alcune domande tecniche). In alcuni casi, la Check-list è stata nuovamente inviata. Al 16 dicembre 2005, sono pervenute 35 Check-list compilate (Allegato 12) e, nel dettaglio, quelle dei rifugi: Alpenzu Grande, Amiante-Chiarella, Aosta, Barbustel Lac Blanc, Barmasse, Benevolo, Bertone, Bezzi, Bonatti, CAI UGET – Monte Bianco, Chabod, Chalet de L’Epée, Città di Chivasso, Crête Séche, Elena, Elisabetta, Ermitage, Ferraro, Gabiet, Gonella, Guide del Cervino, Guide Frachey, Guide della Val d’Ayas, Maison Vieille, Mezzalama, Monzino, Oratorio di Cuney, Perucca-Vuillermoz, Quintino Sella al Felik, Savoia, Teodulo, Torino, Vieux Crest, Vittorio Emanuele e Vittorio Sella. A tali rifugi è necessario però aggiungere le seguenti strutture: 1. Rifugio Scavarda, come già accennato, inaugurato nel Settembre 2005. 2. Rifugio Pavillon, che non ha ottenuto il rinnovo della licenza di rifugio, ma solo quella di bar e ristorante; 3. Rifugio CAI Casale Monferrato e Rifugio Sogno di Berdzè, chiusi nella stagione 2005. In tutto, quindi, i rifugi che hanno risposto sono 35, ma su un totale di 50 strutture, ossia il 70% dei rifugi alpini della Valle d’Aosta. La Figura 5.1 [1] riporta l’ubicazione dei rifugi che hanno risposto alla Check-list. Per contro, non è stato possibile contattare 5 rifugi (9% del totale) ai quali è stata inviata la Check-list mezzo posta sempre in data 5 ottobre; essi sono l’Alpe Arbole, il Deffeyes, il Duca degli Abruzzi all’Oriondè, l’Ospizio Sottile ed il Prarayer. Infine, si segnala che i ricercatori hanno provveduto, a partire dal 21 Novembre, a contattare nuovamente i gestori. Le risposte sono state inserite in un database in formato Excel, che riporta tutti i campi del questionario inviato. I risultati sono stati elaborati a cura dei ricercatori e sono oggetto del presente Capitolo. Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 154 Figura 5.1: Rifugi che hanno risposto alla Check-list tecnologica e gestionale Legenda: Rifugi chiusi nel 2005 Rifugi che hanno risposto Fonte: Elaborazione immagine da http://www.rifugivaldostani.it/ 5.2.1. APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Per quanto concerne l’approvvigionamento di acqua, le modalità adottate nei rifugi valdostani sono rappresentate nel grafico seguente (Grafico 5.1). Grafico 5.1: Tipologia di approvvigionamento idrico Tipologia di approvvigionamento idrico Nevaio/ghiacciaio Nevaio/ghiacciaio e sorgente 3% 9% 14% 20% 3% 6% 3% 3% 39% Nevaio/ghiacciaio e recupero acqua piovana Nevaio/ghiacciaio, acquedotto e recupero acqua piovana Nevaio/ghiacciaio, acquedotto consortile e sorgente Sorgente Acquedotto Acquedotto consortile Acque superficiali Fonte: Elaborazione su dati interni Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 155 Come si può evincere dal grafico, la primaria fonte di approvvigionamento è da sorgente: il 39% del totale. E’ significativo sottolineare come il 23% dei rifugi sia allacciato ad un acquedotto (consortile o comunale). Ad esso, inoltre, è necessario aggiungere un ulteriore 6% che nonostante sia allacciato ad un acquedotto, ha risposto di approvvigionarsi anche da nevaio/ghiacciaio, probabilmente nella stagione primaverile. Ancora, il 20% dei rifugi si approvvigiona da ghiacciaio/nevaio ed il 3% si approvvigiona sia da nevaio (primavera) che da sorgente (estate). Infine, il 6% si approvvigiona contemporaneamente da nevaio/ghiacciaio e attraverso sistemi di recupero dell’acqua piovana. Il Grafico 5.2 riporta il dettaglio dei rifugi che somministrano agli ospiti anche acqua in bottiglia. Come si può evincere, la maggioranza degli intervistati non somministra acqua in bottiglia (il 68,5%), mentre tale scelta gestionale è stata fatta solo dal rimanente 31,5% delle strutture. Grafico 5.2: Somministrazione di acqua in bottiglia Viene somministrata acqua in bottiglia? 25 20 24 15 10 11 0 5 0 Sì, in bottiglie di plastica Sì, in bottiglie di vetro No Fonte: Elaborazione su dati interni Un dato interessante da notare è relativo al fatto che il 100% di coloro che somministrano acqua in bottiglia utilizzano quelle in plastica: tale fattore è legato sicuramente ad un problema di peso e di fragilità del vetro, che influirebbe notevolmente sui costi di gestione della struttura per via del trasporto in elicottero dei materiali. Infatti, la maggior parte dei rifugi che somministrano acqua in bottiglia sono anche quelli che si approvvigionano di acqua da nevaio/ghiacciaio e che, quindi, sono a quote più elevate: ad esempio, Chabod (nella stagione primaverile), Gonella, Guide del Cervino, Guide della Val d’Ayas e Quintino Sella al Felik e per i quali l’elicottero rappresenta l’unico vettore di approvvigionamento di materie prime. Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 156 Se si concentra l’attenzione sulla presenza di impianti di potabilizzazione delle acque, è possibile rilevare quanto segue (si veda la Figura 5.2): 1. I rifugi collegati ad un acquedotto, ad eccezione di una sola struttura, non presentano, com’era logico prevedere, impianti di potabilizzazione delle acque. 2. Nel 57,4% del totale delle risposte, sono presenti impianti di potabilizzazione delle acque e, in particolare, debatterizzatori a raggi Ultra Violetti (75%), clorazione manuale (20%) ed addolcimento (5%). 3. Nell’11,4% dei rifugi, nonostante non siano presenti impianti di potabilizzazione, non viene somministrata acqua in bottiglia agli ospiti: in tali rifugi, i gestori hanno asserito come le acque siano potabili. Infine, il 5,7% somministra anche acqua in bottiglia nonostante le strutture siano collegate ad un acquedotto. Figura 5.2: Visualizzazione delle tecnologie per la potabilizzazione delle acque Legenda: Rifugi chiusi nel 2005 Fornitura di bottiglie di plastica acqua in Presenza di un sistema di potabilizzazione (raggi U.V., clorazione) Allacciamento all’acquedotto Nessuna potabilizzazione Fonte: Elaborazione immagine da http://www.rifugivaldostani.it/ La Check-list inviata ai gestori, prevedeva anche una risposta alle seguenti domande: 1. Presenza o meno di un contatore per il consumo dell’acqua. 2. Presenza o meno di meccanismi per il risparmio idrico. I risultati sono visibili nei seguenti grafici (Grafico 5.3 e Grafico 5.4). Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 157 Grafico 5.3: Presenza del contatore dei consumi di acqua Presenza del contatore dei consumi di acqua 23% Sĺ NO 77% Fonte: Elaborazioni su dati interni Grafico 5.4: Presenza di sistemi per il risparmio idrico Presenza di sistemi per il risparmio idrico 20% Sĺ NO 80% Fonte: Elaborazioni su dati interni Come si evince dalla lettura dei grafici, in entrambe le domande vi è una netta prevalenza del NO sul Sĺ. In particolare, su 35 strutture che hanno risposto solo il 23% ha un contatore per i consumi di acqua; tale percentuale diminuisce ulteriormente - 20% - per la domanda sulla presenza di sistemi per il risparmio idrico. Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 158 Infine, è interessante notare come fra i rifugi che hanno un contatore d’acqua, solo il 37,5% ha adottato contestualmente dispositivi per il risparmio idrico nella struttura. Questo dato lascerebbe intendere che, nonostante si sia a conoscenza del consumo di acqua del proprio rifugio, il gestore abbia valutato lo stesso come contenuto o, nella seconda ipotesi, che la disponibilità di significative quantità di acqua non fanno considerare la stessa come una risorsa scarsa e, quindi, non sono state poste in essere azioni per un suo utilizzo oculato e/o per un suo risparmio. 5.2.2. TRATTAMENTO DELLE ACQUE REFLUE Se si concentra l’attenzione sugli impianti di depurazione delle acque reflue presenti nei rifugi si possono fare le seguenti considerazioni, come si evince dal Grafico 5.5: 1. Il 14% dei rifugi è collegato alla rete fognaria. 2. Se i rifugi non sono collegati alla rete fognaria, l’impianto maggiormente utilizzato per la depurazione dei reflui è la fossa settica (circa il 62%) sia nella sua versione “tradizionale” (45%), sia nella versione tipo “Imhoff” (55%)9. 3. Da sottolineare, poi, come il 6% dei rifugi abbia contestualmente la fossa Imhoff per gli scarichi dei bagni e, separatamente, una fossa settica con degrassatore per gli scarichi della cucina, il 3% dei rifugi ha sia la fossa Imhoff che un filtro percolatore ed il rimanente 3% ha sia la fossa Imhoff, sia la fossa settica, sia un filtro percolatore. Inoltre, si sottolinea come nel 61,5% delle strutture prima della fossa è stato installato un degrassatore, allo scopo di trattenere gli oli ed i grassi della cucina. 4. Il 6% non fa alcun trattamento. 5. Il 3% ha solo un degrassatore. 6. Il rimanente 3% non ha risposto alla domanda. Un ultimo dato: nessun rifugio fra quelli intervistati finora, ha sperimentato impianti di fitodepurazione od a fanghi attivi. E’ necessario aggiungere, però, come si sia a conoscenza di un impianto sperimentale installato presso il Rifugio Deffeyes nel 1992, nel comune di La Thuile a circa 2.500 m di quota [2]. 9 E’ necessario evidenziare che in alcune strutture sono presenti contestualmente più fosse Imhoff o più fosse settiche. Le percentuali del grafico si riferiscono non al numero totale delle fosse, ma all’utilizzo dei diversi impianti, ossia se un rifugio ha affermato di avere 3 fosse Imhoff, il grafico riporta che tale struttura tratta i reflui attraverso la “tecnologia della fossa Imhoff”. Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 159 Grafico 5.5: Impianti di trattamento dei reflui Scarico in rete fognaria Impianti di trattamento dei reflui Pozzo perdente Fossa settica con degrassatore 3% 3% 3% 3% Fossa settica senza degrassatore 3% 14% Fossa Imhoff con degrassatore 3% 6% Fossa Imhoff senza degrassatore 11% Fossa settica con degrassatore e fossa Imhoff senza degrassatore Filtro percolatore e fossa Imhoff senza degrassatore Filtro percolatore, fossa Imhoff , fossa settica e degrassatore Nessuno \ 9% 17% 25% Solo degrassatore N.r. Fonte: Elaborazione su dati interni 5.2.3. PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA Per quanto concerne la tematica della produzione di energia elettrica, il Grafico 5.6 mostra le soluzioni adottate nei rifugi alpini della Valle d’Aosta che hanno risposto alla Check-list10 [3]. Grafico 5.6: Produzione di energia elettrica Produzione di energia elettrica Allacciamento alla rete Allacciamento alla rete e gruppo elettrogeno 20% 28% Allacciamento alla rete, gruppo elettrogeno e pannelli Gruppo elettrogeno Microcentrale idroelettrica Microcentrale idroelettrica e gruppo elettrogeno 28% 3% 3% 3% 9% 3% 3% Pannelli fotovoltaici Gruppo elettrogeno e pannelli fotovoltaici Gruppo elettrogeno, pannelli fotovoltaici e microcentrale Fonte: Elaborazione su dati interni 10 Il presente Paragrafo discende dal lavoro R. Beltramo, S. Duglio, A. Giovinazzo, “Produzione di energia elettrica e fattori inquinanti nei rifugi alpini della Valle d’Aosta”, Atti del XXII Congresso Nazionale di Scienze Merceologiche, 02-04 marzo 2006, Roma. Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 160 Il primo dato che riveste indubbio interesse è legato al numero dei rifugi allacciati alla rete elettrica (10, che rappresentano il 28% dei rifugi che hanno risposto). Tale valore si giustifica con il fatto che alcuni rifugi sono ubicati all’interno di comprensori sciistici importanti (il Maison Vieille, il CAI UGET – Monte Bianco o il Rifugio Guide del Cervino, ad esempio) e, conseguentemente, hanno potuto collegarsi alla rete elettrica che serve la vicina stazione. In altri casi, invece, l’elettrificazione dei rifugi è dovuta al fatto che gli stessi sorgono all’interno di borgate fino a poche decine di anni fa abitate, come i rifugi Alpenzu Grande (villaggio di Alpenzu, nella Valle di Gressoney), Ferraro e Guide Frachey (entrambi nella borgata di Resy, nella Valle d’Ayas): in questi particolari casi non sono state elettrificate esclusivamente le strutture, ma tutte le case che nelle borgate sono state ristrutturate. Inoltre, a tali rifugi ne vanno aggiunti altri 2 che nonostante siano allacciati alla rete elettrica, utilizzano contestualmente altre fonti energetiche. Sicuramente interessante, poi, è il dato legato all’utilizzo del gruppo elettrogeno per la produzione di energia elettrica: solo un rifugio intervistato (3%), infatti, utilizza esclusivamente tale impianto. Negli altri casi, il gruppo è utilizzato contestualmente ad altre fonti di energia rinnovabile e, di norma, solo con funzione di sostegno per il back-up ed in caso di emergenza. Se, infatti, i rifugi sono dotati contestualmente di una micro-centrale idroelettrica, pannelli fotovoltaici e gruppo elettrogeno (7 strutture, il 20%), quest’ultimo è utilizzato solo in caso di emergenza, mentre i pannelli fotovoltaici servono, solitamente, il telefono od il ponte radio. In questi casi, l’energia necessaria per la normale conduzione del rifugio è garantita dalla presenza della micro-centrale idroelettrica. Se, invece, i rifugi sono dotati di gruppo elettrogeno e pannelli fotovoltaici (10 strutture, che rappresentano il 28%), ma non della micro-centrale, i rifugi si dividono equamente fra chi utilizza il gruppo elettrogeno come primo mezzo per la produzione di energia elettrica (5 strutture) e chi lo utilizza solo in caso di supporto (le rimanenti 5). A completare il quadro, si segnala che 3 rifugi (il 9% del totale) utilizzano esclusivamente una micro-centrale idroelettrica, di 1 rifugio (3%) che utilizza solo un impianto fotovoltaico e di 1 rifugio (3%) che utilizza la micro-centrale idroelettrica ed un gruppo elettrogeno. Infine, si sottolinea come non vi sia nessun rifugio fra quelli intervistati che utilizzi micro-aerogeneratori eolici per la trasformazione dell’energia cinetica del vento in energia elettrica. In Figura 5.3 sono visualizzate le ubicazioni delle tecnologie utilizzate nei rifugi alpini valdostani. Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 161 Figura 5.3: Visualizzazione delle tecnologie per l’approvvigionamento di energia elettrica Legenda: Rifugi chiusi nel 2005 Impianto fotovoltaico Micro-centrale idroelettrica Allacciamento alla rete elettrica : Gruppo elettrogeno Fonte: Elaborazione immagine da http://www.rifugivaldostani.it/ Se si concentra l’attenzione in modo particolare sugli impianti fotovoltaici, il Grafico 5.7 riporta una suddivisione degli stessi in quattro categorie, in base alla potenza di picco installata (espressa in Wp) 11 (< 500 Wp, fra 500 e 1.000 Wp, fra 1.000 e 2.000 Wp e > 2.000 Wp). Grafico 5.7: Impianti fotovoltaici nei rifugi alpini della Valle d’Aosta Impianti fotovoltaici dei rifugi alpini: suddivisione in classi di potenza installata (Wp) 6 Numero di rifugi 6 3 2 < di 500 Wp fra 500 Wp e 1000 Wp fra 1000 Wp e 2000 Wp 2 > 2000 Wp n.r. Classi di potenza installata Fonte: Elaborazione su dati interni 11 La potenza di picco (W p) è l’unità di misura di riferimento di un modulo fotovoltaico ed esprime la potenza elettrica erogabile dal modulo in condizioni standard di riferimento (in tali condizioni si considera un irraggiamento di 1.000 W/m2 ed una temperatura delle celle pari a 25 °C). Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 162 Su 19 impianti censiti, 12 hanno una potenza inferiore a 1 kWp. Nel dettaglio, 6 impianti hanno una potenza inferiore a 500 Wp: normalmente tali impianti servono il telefono, il ponte radio o le luci di emergenza. Solo 3 hanno una potenza installata superiore a 2.000 Wp e rappresentano il primo mezzo per la produzione di energia elettrica. Se, invece, si considerano le potenze installate attraverso le altre tipologie di impianti per la produzione di energia elettrica, la situazione è descritta nella Tabella 5.1. Tabella 5.1: Micro-centrali idroelettriche Gruppo elettrogeno Potenze installate nei rifugi della Valle d’Aosta Numero di rifugi Potenza totale installata (kW) Potenza media di ogni rifugio (kW) 11 170 kW 15,45 kW 1912 443 kW 23,32 kW Fonte: Elaborazione su dati interni Se si analizzano le micro-centrali idroelettriche, si constata come in tutti i rifugi dotati di tale tecnologia, ad esclusione di uno, l’impianto è stato predisposto in modo tale che l’energia in eccedenza sviluppata dalla micro-centrale e momentaneamente non utilizzata possa essere trasformata in calore (effetto di cogenerazione, ossia produzione sia di energia elettrica che termica) attraverso dei metodi di dissipazione. L’effetto cogenerativo serve per il riscaldamento dei locali (dissipatori in aria), ma è anche utilizzato per produrre acqua calda (dissipatori in acqua). Nel dettaglio, la Tabella 5.2 riporta i rifugi che hanno una micro-centrale idroelettrica, la potenza della stessa ed il numero e tipo di dissipatori. 12 I rifugi che hanno un gruppo elettrogeno, sia esso utilizzato come impianto principale o solo di supporto/emergenza, sono 21, ma due di essi non hanno risposto alla domanda relativa alla potenza del gruppo. La potenza media indicata in tabella è calcolata sui 19 rifugi che hanno risposto. Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 163 Tabella 5.2: Micro-centrali idroelettriche nei rifugi della Valle d’Aosta Rifugio Potenza installata (kW) Dissipatori Barbustel Lac Blanc 6,5 kW 4 in aria e 1 in acqua Benevolo 6 kW 3 in aria Bezzi 12 kW In acqua Bonatti 25 kW 3 in acqua Chabod 35 kW 2 in aria Chalet de l’Epée 20 kW 6 in aria Crête Séche 9 kW 6 in aria Elisabetta 12 kW In acqua e in aria Savoia 15 kW NO Vittorio Emanuele 25 kW 3 in acqua Vittorio Sella 4,5 kW 3 in aria TOTALE 170 kW 25 in aria; 9 in acqua Fonte: Elaborazione su dati interni Infine, ai gestori era richiesto di rispondere alla domanda sulla presenza o meno di contatori per la rilevazione del consumo di energia elettrica. Le risposte pervenute mostrano una percentuale di “Sĺ” che sfiora il 35%. In termini assoluti, tale dato è in rappresentanza di 12 strutture, ovvero quelle collegate ad una rete elettrica. 5.2.4. PRODUZIONE DI ENERGIA TERMICA La produzione di energia termica per il riscaldamento dei locali si avvale di differenti modalità, che dipendono molto spesso dall’altitudine e dalla collocazione della struttura. Inoltre, in quasi nessuno dei rifugi intervistati si è riscontrata una sola tipologia impiantistica. Nel Grafico 5.8 sono state riportate tutte le risposte pervenute: la domanda prevedeva di indicare la tipologia di produzione di energia termica ed il numero di impianti. Nei casi in cui sia stata indicata esclusivamente la tipologia, i ricercatori hanno indicato come in 1 il numero di impianti presenti nel rifugio (quindi, se un rifugio ha indicato “Stufa a legna” senza aggiungere il quantitativo, è stata ipotizzata la presenza di 1 stufa a legna). Infine, un rifugio non ha risposto alla domanda. Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 164 Grafico 5.8: Produzione di energia termica 80 70 60 50 40 30 20 10 0 67 30 25 19 to Al tr o N .r . no N es su 1 m liz za de ce ec En e rg ia o pi an t tra ic ro ce n ga a ga a fa ce nt ra St u Im le so l io lio so se ne ke St u fa a fa St u 1 0 1 ro el et tr a fa St u fa St u ic a s ga lle t in pe le g a fa St u 5 2 nt e 2 na Numero impianti Produzione di energia termica Impianti Fonte: Elaborazione su dati interni Come si può evincere, il maggior numero di impianti è rappresentato dalle stufe elettriche (67), anche se è bene precisare che il dato è in parte da ricondursi alla presenza di una struttura che, viste le dimensioni (114 posti letto), da sola ne conta 20. La “Stufa a legna” (nella cui categoria è stata inserito anche il “Camino a legna”) continua ad essere considerato un tradizionale veicolo di riscaldamento, anche se non per tutti i rifugi. E’ necessario notare, infatti, che per i rifugi che si approvvigionano esclusivamente attraverso l’elicottero, l’ingombro ed il peso del legname da trasportare si traduce in ulteriori costi gestionali per la struttura, senza considerare le problematiche che vi possono essere in alcune strutture in quota nello stoccare i quantitativi di legna. Le “Stufe in pellet”, invece, sono presenti solo in una struttura (che ne conta 2), a dimostrazione del fatto che questa tecnologia non sembra aver preso ancora piede. Interessante è anche il dato sull’utilizzo dell’eccedenza nella produzione di energia elettrica da micro-centrale idraulica per il riscaldamento dei locali, che è quasi sempre utilizzata per quei rifugi che hanno delle micro-centrali idroelettriche (7 strutture su 11). Solo una struttura non utilizza dissipatori di nessun tipo, né in aria, né in acqua: nell’impianto è stato installato un riduttore che limita la potenza della micro-centrale in base alle necessità delle utenze accese al momento. Si sottolinea, inoltre, che il dato di 25 indicato nel grafico non si riferisce al numero di rifugi, ma al numero totale di dissipatori presenti. Anche in questo caso, quando un rifugio indicava tale tecnologia senza definire il numero di dissipatori, esso è stato valutato 1. Infine, si rileva la presenza di 5 impianti a gasolio (stufe, caldaie ed impianti centralizzati), mentre la categoria “Altro” consta di una centrale termica a gas. Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 165 5.2.5. PRODUZIONE DI ACQUA CALDA Così come per la produzione di energia termica, anche per la produzione di acqua calda i rifugi intervistati utilizzano diverse tipologie di impianti, con una netta prevalenza dei tradizionali boiler a gas ed elettrici (rispettivamente 23 e 24 impianti censiti). Anche in questo caso, tali dati non si riferiscono al numero di rifugi, ma al totale delle apparecchiature censite attraverso i dati riportati nelle Check-list. I rifugi che hanno una micro-centrale e dissipano in acqua l’energia eccedente sono 5, per un totale di 9 dissipatori censiti (anche in questo caso se la tecnologia era indicata, ma non il numero, lo stesso è stato presunto pari a 1). Nella categoria “Altro” è annoverata una termo-cucina. Infine, in un rifugio non si produce acqua calda, e due strutture non hanno risposto alla domanda. Grafico 5.9: Produzione di acqua calda 24 1 2 N.r. Energia eccedente dalla microcentrale Boiler/caldaia/im pianto a gasolio Boiler elettrico 1 Non si produce acqua calda 9 6 5 Altro 23 Boiler a gas/bruciatore istantaneo a gas 30 25 20 15 10 5 0 Pannelli solari Numero impianti Produzione di acqua calda Impianti Fonte: Elaborazione su dati interni Se si concentra l’attenzione sull’utilizzo di pannelli solari, si nota come questa tecnologia sia utilizzata in 5 strutture, che rappresentano il 14,2% del totale dei rifugi che hanno risposto, un dato decisamente interessante. Nella tabella successiva (Tabella 5.3), si riportano le specifiche degli impianti fornite dai gestori. Su 5 impianti, solo 1 è a circolazione naturale, mentre gli altri sono a circolazione forzata (1 non ha risposto) e, inoltre, solo in 2 casi i pannelli solari sono l’unica fonte per la produzione di acqua calda, mentre negli altri 3 vi sono anche apparecchiature tradizionali, quali boiler a gas ed elettrici. Un ultimo dato degno di attenzione: la superficie totale coperta da pannelli è di 56 m2. Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 166 Tabella 5.3: Specifiche degli impianti solari nei rifugi della Valle d’Aosta Rifugi Tipo di impianto Superficie coperta dai pannelli (m2) Capacità del boiler (l) Aosta Circolazione forzata 4 300 Bertone Circolazione forzata 10 600 Bezzi N.r. 6 200 32 300 Sĺ 4 80 Sĺ 56 m2 1.480 l Gabiet Monzino Circolazione forzata Circolazione naturale TOTALE Unico metodo presente NO, anche un boiler a gas NO, anche 2 boiler elettrici ed uno a gas NO, sfrutta anche l’eccedenza della micro-centrale idroelettrica Fonte: Elaborazione su dati interni 5.2.6. TRASPORTO DEI MATERIALI Per quanto concerne il trasporto delle materie prime necessarie alla gestione ordinaria dei rifugi, il Grafico 5.10 mostra le risposte alla Check-list. Grafico 5.10: Trasporto dei materiali Trasporto dei materiali Elicottero 21% 32% Automezzo Funivia/seggiovia/teleferica Motoslitta/gatto delle nevi/quad 11% 14% A piedi 22% Fonte: Elaborazione su dati interni Bisogna innanzitutto notare che la somma delle risposte è superiore alla somma dei singoli rifugi che hanno compilato la Check-list: in molti casi, infatti, il trasporto in elicottero è necessario esclusivamente all’inizio della stagione, per l’approvvigionamento Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 167 di grossi quantitativi o, seconda possibilità, è utilizzato nella stagione primaverile, quando l’innevamento non consente altro mezzo di approvvigionamento. In altri casi, nella stagione invernale la motoslitta sostituisce il fuoristrada: è il caso di rifugi che possono essere raggiunti attraverso una strada poderale e/o una pista aperta al traffico autorizzato; i gestori, quindi, hanno risposto positivamente ad entrambe le due possibilità. Sono molti, infine, i gestori che trasportano parte degli approvvigionamenti a piedi, magari per carichi di peso molto contenuto e di prodotti che gli ospiti preferirebbero avere freschi (ad esempio, pane). E’ indicativo come siano ben 15 su 35 i gestori che contemplano anche questa tipologia di trasporto. Concentrando l’attenzione sul numero di rotazioni dell’elicottero, a fronte di 22 rifugi che utilizzano anche tale mezzo, le rotazioni totali sono state 328; la media delle rotazioni per ogni singolo rifugio risulta pari a circa 20,513. E’ necessario, però, sottolineare tre fattori, riportati di seguito: 1. vi è una forte variabilità da rifugio a rifugio: vi sono alcuni rifugi che compiono 3-4 rotazioni all’anno, ad inizio stagione per trasportare il “grosso” degli approvvigionamenti ed altri che possono arrivare anche a 80 rotazione in una stagione; 2. alcuni rifugi (6 strutture) non hanno risposto alla domanda relativa al numero di rotazioni: quindi, il dato di 328 è sottodimensionato rispetto alla realtà. 3. in alcuni casi, il gestore ha risposto indicando una forbice di valori (ad esempio: 6-8 rotazioni a stagione); in tali casi si è optato per scegliere il valore superiore, proprio per bilanciare almeno in parte i 6 rifugi che non hanno indicato il numero di rotazioni. Infine, si riporta un’esperienza particolare di cui non si è a conoscenza, per lo meno in Valle d’Aosta, di altri casi: un gestore affitta un asino per la stagione per trasportare i carichi al rifugio. In questo modo, non solo minimizza l’utilizzo dell’elicottero, ma introduce nell’”ambiente rifugio” anche un elemento di attrattiva turistica aggiuntiva (il caso è stato inserito nella categoria “A piedi”). 5.2.7. GESTIONE DEI RIFIUTI Nella Check-list tecnologica e gestionale per i rifugi alpini sono state poste delle domande relativamente alle tipologie di rifiuti prodotti e come le stesse fossero gestite. La Check-list ha mirato ad avere informazioni di tipo qualitativo sulla gestione dei rifiuti; non erano previste domande sulle quantità prodotte dalle strutture. 13 Sei strutture non hanno indicato un numero di voli stagionali: il dato di 328 e la media delle rotazioni (20,5 a rifugio) si riferiscono ai soli rifugi che hanno risposto alla domanda (16 strutture). Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 168 Per quanto concerne le tipologie e la loro gestione, nella Check-list si sono suddivisi i rifiuti nelle seguenti categorie: 1. Residui organici alimentari. 2. Rifiuti urbani. 3. Rifiuti urbani pericolosi. 4. Rifiuti pericolosi. Per ognuna di esse (ad esclusione della “1”) sono state individuate delle sotto-categorie merceologiche di rifiuto, in base all’esperienza maturata negli anni dai ricercatori con i rifugi alpini, lasciando, inoltre, spazio per la segnalazione di eventuali altri rifiuti non contemplati nel documento. Le risposte, relative a 35 rifugi, sono visualizzate e brevemente commentate nei grafici seguenti. Grafico 5.11: Tipologie di rifiuti urbani prodotte Tipologie di rifiuti urbani prodotte 35 34 34 30 25 35 34 22 24 20 Lattine (alluminio) Latte (banda stagnata) Plastica 15 10 Rifiuti urbani non differenziati Carta, cartone 5 0 Vetro I rifiuti urbani prodotti Fonte: Elaborazione su dati interni Come si evince dal grafico, per ciò che concerne i rifiuti urbani quasi tutti i gestori hanno indicato le tipologie tipiche caratterizzanti gli imballaggi per il confezionamento dei prodotti alimentari. Interessante notare come solo 24 strutture abbiano individuato la categoria dei “rifiuti urbani non differenziati”, a dimostrazione del fatto che la raccolta differenziata è divenuta una pratica consolidata nei rifugi alpini della Valle d’Aosta, come si avrà modo di esplicitare meglio in seguito. Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 169 Grafico 5.12: Tipologie di rifiuti urbani pericolosi prodotte Tipologie di rifiuti urbani pericolosi prodotti 28 30 25 23 22 20 Medicinali scaduti/avariati Lampade fluorescenti Pile e batterie a secco 15 10 5 0 I rifiuti urbani pericolosi prodotti Fonte: Elaborazione su dati interni Per quanto concerne i rifiuti urbani pericolosi (medicinali scaduti, lampade fluorescenti e pile/batterie a secco), non tutti i rifugi hanno indicato tali tipologie. Per le lampade fluorescenti è necessario rilevare come non siano presenti in tutte le strutture; per i medicinali, invece, è prassi consolidata che alla fine della stagione il “kit medico” presente in rifugio sia consegnato al personale del 118 per un controllo ed un’eventuale sostituzione delle medicine. Di conseguenza è probabile che molti gestori non abbiano considerato i medicinali come un rifiuto prodotto in senso stretto dal rifugio. Grafico 5.13: Tipologie di rifiuti pericolosi prodotte Tipologie di rifiuti pericolosi prodotti 16 16 14 12 10 9 9 8 6 Accumulatori dell'impianto fotovoltaico Olio minerale esausto Altro (olio vegetale esausto) 4 2 0 I rifiuti pericolosi prodotti Fonte: elaborazione su dati interni Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 170 Per quanto concerne i rifiuti pericolosi, si evidenzia una discordanza numerica fra quelle che sono le dotazioni impiantistiche censite nei rifugi ed i rifiuti prodotti dalle stesse. A fronte di 19 impianti fotovoltaici presenti, solo 9 strutture hanno segnalato gli accumulatori al piombo dell’impianto fotovoltaico. Tale differenza deriva dal fatto che gli accumulatori hanno una vita utile che si aggira intorno ai 6-8 anni (in alta quota la vita media normalmente diminuisce); conseguentemente i rifugi che hanno installato recentemente un impianto fotovoltaico non hanno ancora dovuto confrontarsi con la problematica relativa allo smaltimento degli accumulatori di corrente. Per l’olio minerale esausto derivante dall’utilizzo di un gruppo elettrogeno, nonostante siano stati censiti 21 gruppi in altrettante strutture, solo 16 rifugi hanno segnalato la presenza di questa tipologia di rifiuto. In questo caso si evidenzia come diversi rifugi abbiano indicato la presenza del gruppo, ma per un utilizzo esclusivamente in situazioni di emergenza e/o back-up dell’impianto principale per la produzione di energia elettrica (normalmente quando si è in presenza di una micro-centrale idroelettrica e, in un caso, dell’allacciamento alla rete elettrica) indicando in 0 litri il consumo stagionale. Se si concentra l’attenzione sulla gestione delle tipologie individuate, si possono fare alcune considerazioni, come si evince dai grafici seguenti. Grafico 5.14: Tipologie di smaltimento dei residui organici alimentari Tipologia di smaltimento dei residui organici alimentari Cibo per animali selvatici 14% 10% 33% 27% 16% Cibo per animali domestici Trasporto e conferimento differenziato a valle Trasporto e conferimento indifferenziato a valle Compostaggio in loco Fonte: Elaborazione su dati interni Per quanto concerne i residui organici alimentari derivanti dall’attività di ristorazione (prodotti da tutte le strutture intervistate) è ancora radicata una certa tendenza e gestirli come cibo per animali selvatici (27%). La maggioranza dei rifugi (33%), però, li trasporta e conferisce in maniera differenziata nel fondovalle ed è interessante notare come il 16% delle strutture utilizzi gli scarti alimentari come cibo per animali domestici (ad esempio, galline) ed il 10% pratichi il compostaggio in loco. Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 171 Grafico 5.15: Tipologie di smaltimento dei rifiuti urbani Tipologia di smaltimento dei rifiuti urbani Abbandono sul posto 11% 11% 0% 13% Incenerimento in loco 65% Trasporto e conferimento differenziato a valle Trasporto e conferimento indifferenziato a valle Riutilizzo di alcune frazioni Fonte: Elaborazione su dati interni Per i rifiuti da imballaggio derivanti dall’attività di ristorazione ed assimilabili agli urbani, la raccolta differenziata è una prassi consolidata nei rifugi alpini della Valle d’Aosta (65%). L’incenerimento in loco si riferisce esclusivamente a carta e cartone ed è praticato dal 13% delle strutture; in esse le restanti tipologie sono conferite a valle. Interessante notare come l’11% dei rifugi riutilizzi alcune frazioni: in particolare, due strutture riutilizzano il vetro e le lattine, una struttura il vetro, un’altra gli imballaggi vari dei prodotti alimentari e l’ultima i sacchi ed i cartoni. Grafico 5.16: Tipologie di smaltimento dei rifiuti urbani pericolosi Tipologia di smaltimento dei rifiuti urbani pericolosi 0% 100% Abbandono sul posto Trasporto e conferimento differenziato a valle Trasporto e conferimento indifferenziato a valle Fonte: Elaborazione su dati interni Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 172 Per quanto concerne i rifiuti urbani pericolosi, tutti i rifugi praticano la raccolta ed il conferimento differenziato a valle. Grafico 5.17: Tipologie di smaltimento dei rifiuti pericolosi Tipologia di smaltimento dei rifiuti pericolosi Trasporto e conferimento differenziato a valle 17% 17% 66% Trasporto e conferimento indifferenziato a valle Se ne occupa il manutentore dell’impianto Fonte: Elaborazione su dati interni Infine, per i rifiuti pericolosi, il 66% li conferisce in maniera differenziata ed il 17% dei rifugi ha affermato che sono gestiti direttamente dal manutentore degli impianti (è il caso, ad esempio, dell’olio minerale esausto). 5.3. Considerazioni sugli aspetti ambientali 5.3.1. GESTIONE DELLE ACQUE ED ASPETTI AMBIENTALI E’ possibile distinguere gli aspetti ambientali derivanti dalla gestione delle acque nei rifugi alpini in base alle due sottofasi del ciclo dell’acqua, ovvero: 1. Approvvigionamento delle acque. 2. Uso delle acque. Per ciò che concerne l’approvvigionamento delle acque, gli aspetti ambientali da tenere in considerazione concernono sostanzialmente la produzione di rifiuti solidi, derivanti dalle opere di captazione e/o manutenzione dell’impianto idrico nel rifugio o dalle tecnologie utilizzate per la potabilizzazione. Tali aspetti ambientali non concernono la gestione ordinaria del rifugio, ma devono essere inquadrati nel contesto della manutenzione straordinaria della struttura. Da questo punto Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 173 di vista, quindi, la periodicità con la quale si verifica l’impatto non può essere definita a priori. Un ulteriore aspetto ambientale legato all’approvvigionamento delle acque, ma che investe la sfera della ordinaria gestione del rifugio, riguarda i gestori che hanno optato per somministrare acqua in bottiglia agli ospiti (11 rifugi, ovvero il 31,5%): in questo caso si aggiunge la frazione della plastica (bottiglie in PET) o del vetro. Tali frazioni dovrebbero essere raccolte e conferite in maniera differenziata. Infine, i rifugi che utilizzano un debatterizzatore a raggi U.V. per la potabilizzazione delle acqua devono provvedere alla sostituzione della lampada germicida dopo determinate ore di esercizio (in base ai modelli, circa 8.000-9.000 ore), che si aggiunge ai rifiuti che è necessario gestire. Per la tematica relativa all’uso delle acque, gli aspetti ambientali da tenere in considerazione concernono la produzione di acque reflue, per le quali si possono fare alcune considerazioni di massima in termini di produzione di BOD5. Il BOD5 rappresenta la Domanda Biologica di Ossigeno (Biochemical Oxygen Demand espressa in mg/l di O2) ossia quanto ossigeno viene consumato dai processi biologici per demolire la sostanza organica presente in un litro d’acqua. Tale valore è determinato in un lasso di tempo di 5 giorni (da cui BOD5) ad indicare la domanda biologica di ossigeno che viene esercitata, da parte dei microrganismi, durante 5 giorni di “lavoro” [4]. Per analizzare la produzione di BOD5 nelle strutture ricettive alpine, si può fare riferimento alla seguente tabella (Tabella 5.4) derivante da uno studio condotto in Austria che ha come oggetto lo smaltimento delle acque reflue in zone montane [5]. Tabella 5.4: Valori indicativi del carico organico specifico espresso in g BOD5/giorno Tipo di edificio Strutture sanitarie 1 nessuna 2 scarse 3 sufficienti 4 discrete 5 buone 6 ottime Abitante permanente 25-30 25-30 55-60 60 60-75 60-90 Utenti per 24 ore 25-30 25-30 55-60 60 60-90 90-150 Utenti pernottanti 20-25 25-25 50-55 55-60 60-90 75-150 Utenti giornaliero / sosta lunga 5-10 10-10 15-20 15-20 15-20 20-30 Utente giornaliero / 5-5 5-10 10-15 10-15 10-15 10-15 sosta breve Fonte: Associazione Austriaca per le acque ed i rifiuti (A cura di), “Smaltimento delle acque reflue in zone montane”, OEWAV, Regolamento n. 1, Terza edizione revisionata, Vienna 2000, pag. 13. Ogni categoria individuata (da 1 - “Nessuna” - a 6 - “Ottime”) rappresenta, nell’ipotesi del documento preso a riferimento, una tipologia di struttura ricettiva in quota con delle proprie peculiarità nell’offerta, che sono sintetizzate nella tabella seguente [5]: Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 174 Tabella 5.5: Tipo Classificazione degli edifici alpini secondo le strutture sanitarie Strutture sanitarie/tipo di edificio Nessuna: bivacchi, ripari da caccia, accampamenti e aree di campeggio transitorio, ecc. senza rifornimento idrico (trasporto con secchi, ecc.), acque grigie scaricate direttamente nell’ambiente, gabinetti secchi, … Scarse: baite per il fine settimana, capanni di caccia, capanni senza gestione, ecc. 2 solitamente senza acqua corrente interna, gabinetti secchi Sufficienti: rifugi con acqua corrente in cucina, baite per il fine settimana ben 3 attrezzate, servizi ed impianti di lavaggio, dotati di WC e di docce ad uso esclusivo del personale Discrete: rifugi, case semplici, tutti con sufficiente rifornimento idrico, lavandini, 4 docce, lavatrice, lavapiatti, WC … Buone: alberghi di montagna e ristoranti, edifici militari e stazioni 5 permanentemente abitate, appartamenti feriali, edifici abitati, ecc. solitamente dotati di buone attrezzature fino al bagno Ottime: ristoranti di prima categoria ed alberghi, case con appartamenti ben 6 equipaggiati, villaggi alberghieri, località di villeggiatura dislocate in zone montane, ecc. Fonte: Associazione Austriaca per le acque ed i rifiuti (A cura di), “Smaltimento delle acque reflue in zone montane”, OEWAV, Regolamento n. 1, Terza edizione revisionata, Vienna 2000, pag. 12. 1 In accordo con quanto riportato nella Tabella 5.5, i rifugi alpini della Valle d’Aosta possono essere inclusi nelle categorie 3 (Sufficienti), 4 (Discrete) o 5 (Buone). Seguendo sempre lo stesso schema, i bivacchi appartengono alla categoria 1 (Nessuna), mentre i rifugi non custoditi alla categoria 2 (Scarse). Scendendo nel dettaglio dei rifugi alpini custoditi, si cercherà di seguito di esplicitare meglio le discriminanti che possono fare propendere per classificare un rifugio alpino in categoria 3, piuttosto che 4 o 5. Il primo fattore è indubbiamente legato alla disponibilità di acqua: rifugi collegati ad un acquedotto non hanno problematiche legate alla scarsità di acqua, che, invece, contraddistingue i rifugi posti ad altitudini superiori con approvvigionamento da ghiacciaio/nevaio. Inoltre, i rifugi collegati ad un acquedotto sono posti a quote non elevate e, in qualche caso, sorgono all’interno di borgate abitate (anche solo nei mesi estivi). Normalmente, a meno di scelte gestionali particolari, i rifugi collegati ad un acquedotto possono essere inseriti nella categoria 5 (Buone): tali rifugi, infatti, offrono una serie di servizi di ospitalità quali la doccia calda, acqua corrente, ecc.. I rifugi posti a quote elevate, che si approvvigionano da ghiacciaio e nevaio, devono affrontare il problema della scarsità di acqua; difficilmente è data la possibilità all’ospite di usufruire di acqua corrente durante tutta la giornata e di poter utilizzare la doccia, presente, invece, per il gestore e la sua équipe. Tali rifugi appartengono alla categoria 3 (Sufficienti). Gli atri rifugi, siti ad altitudine compresa fra i 2.000 m ed i 3.000 m, il cui approvvigionamento di acqua è da sorgente o da acque superficiali, possono essere Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 175 inseriti in categoria 3 (Sufficienti), 4 (Discrete) o 5 (Buone), in base alla tipologia di servizi offerti all’ospite. Essi, quindi, devono essere valutati caso per caso. Definita l’appartenenza di un rifugio ad una determinata categoria, è necessario provvedere ad una stima degli ospiti del rifugio. La stima deve comprendere sia i pernottamenti sia i passaggi stagionali da suddividere fra coloro che possono essere considerati come Utenti giornalieri / sosta breve o Utenti giornalieri / sosta lunga. A questo punto è possibile calcolare la produzione di BOD5 derivante dalla conduzione della struttura. A titolo di esempio, e come tale non esaustivo, un rifugio a quote elevate, aperto per tre mesi, che si approvvigiona da ghiacciaio (categoria 3, Sufficienti), che abbia nella stagione 500 pernottamenti (Utenti pernottanti), condotto da 3 persone (gestore ed aiutanti - Abitante permanente) e che veda 200 passaggi a stagione (nell’ipotesi dell’Utente giornaliero / sosta breve), avrà la seguente produzione di BOD5: ¾ 500 (Utenti pernottanti) * 55 g BOD5 = 27.500 g BOD5. ¾ 3 (Abitanti permanenti) * 60 g BOD5 * 90 (giorni di apertura) = 16.200 g BOD5. ¾ 200 (Utente giornaliero / sosta breve) * 15 g BOD5 = 3.000 g BOD5. ¾ TOTALE: 46.700 g BOD5, ovvero 46,7 kg di BOD5. In un secondo esempio, sempre non esaustivo, un rifugio a basse quote, aperto anche per parte della stagione invernale (6 mesi in tutto) collegato alla rete idrica (categoria 5, Buone) che abbia 1.000 pernottamenti (Utenti pernottanti), condotto da 6 persone (gestore ed aiutanti - Abitante permanente) e che veda 400 passaggi a stagione (Utente giornaliero), dei quali 100 “Sosta breve” e 300 “Sosta lunga”, avrà la seguente produzione di BOD5: ¾ 1.000 (Utenti pernottanti) * 90 g BOD5 = 90.000 g BOD5. ¾ 6 (Abitanti permanenti) * 75 g BOD5 * 180 (giorni di apertura) = 81.000 g BOD5. ¾ 100 (Utente giornaliero / sosta breve) * 15 g BOD5 = 1.500 g BOD5. ¾ 300 (Utente giornaliero / sosta lunga) * 20 g BOD5 = 6.000 g BOD5. ¾ TOTALE: 178.500 g BOD5, ovvero 178,5 kg di BOD5. Come si evince dal confronto fra i due totali, nel secondo caso i kg di BOD5, sono 3,8 volte superiori al caso precedente. Più interessante, per offrire una panoramica sul grado di inquinamento da BOD5, è provare a comparare i risultati sopra riportati con le quantità di inquinante prodotte da strutture poste sempre in montagna, ma, ad esempio, nei paesi del fondovalle. Per uniformità nei dati di riferimento utilizzati, si considererà sempre le Tabelle 5.4 e 5.5 [5]: se si suppone un appartamento utilizzato come prima casa da parte di una famiglia di tre componenti, tale tipologia di edificio rientra nella categoria 6 “Ottime”. In questo caso, si ha una produzione di BOD5 al giorno di 90 g per Abitante permanente, ovvero per ogni membro del nucleo famigliare. Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 176 Supponendo che la suddetta famiglia non sia presente in casa per 60 giorni all’anno (periodo delle vacanze di Natale, Pasqua, estive ed i week-end della “bella stagione”) la produzione di BOD5 è data dalla formula seguente: ¾ 3 (Utenti permanenti) * 90 g BOD5 * 305 (giorni di permanenza in casa) = 82.350 g BOD5, ovvero 82,35 kg di BOD5. Quindi, in accordo con i dati di bibliografia riportati e con le ipotesi formulate, una famiglia di 3 componenti produce, in un anno, 1,7 volte BOD5 di quanto produce in una stagione un rifugio con 500 pernottamenti, 200 passaggi, classificabile nella categoria “Sufficiente” che tiene aperto per la sola stagione estiva (3 mesi). Sempre la stessa famiglia, inoltre, produce, in un anno circa la metà del BOD5 prodotto da un rifugio classificabile nella categoria “Buone”, con 1.000 pernottamenti e 400 passaggi, che tiene aperto 6 mesi all’anno. O, in altri termini, significa affermare che tale rifugio produce in 6 mesi tanto BOD5, quanto viene prodotto, sempre in 6 mesi, da 4 famiglie di tre componenti. E’ importante sottolineare, a questo proposito, come nel primo caso la produzione di BOD5 sia equidistribuita lungo l’intero arco dell’anno, mentre nel caso di un rifugio la produzione di BOD5 sia concentrata in un periodo limitato e soggetta a dei picchi in corrispondenza dei week-end dell’alta stagione. Inoltre, è necessario tenere in considerazione anche altri aspetti ambientali, sempre derivanti dal trattamento dei reflui. In primo luogo ci si riferisce alla presenza di fanghi di residuo nella fossa settica ed Imhoff che, sotto forma di rifiuti solidi, devono essere periodicamente asportati e conferiti allo smaltitore autorizzato. Infine, gli oli ed i grassi della cucina: la presenza di un degrassatore prima dell’impianto di depurazione permette di trattenere le sostanze sopra indicate che dovrebbero, al pari dei fanghi della fossa, essere asportate e conferite a smaltitore autorizzato. 5.3.2. APPROVVIGIONAMENTO DI ENERGIA ELETTRICA ED ASPETTI 14 AMBIENTALI L’approvvigionamento di energia elettrica da fonte rinnovabile minimizza l’impatto ambientale della fornitura di energia elettrica. Nel caso della presenza di impianti fotovoltaici, infatti, le criticità ambientali sono essenzialmente legate alla produzione e successivo idoneo smaltimento dei rifiuti, in particolare degli accumulatori (di norma al piombo) dell’impianto. Gli accumulatori al piombo hanno un ciclo di vita variabile in base al modello, al loro corretto utilizzo/manutenzione ed ai cicli di carica e scarica; mediamente, la loro vita può raggiungere anche i 6-8 anni. Viste le condizioni “estreme” in cui operano i rifugi alpini, di solito il fine vite degli accumulatori tende ad essere minore del dato appena indicato. 14 Si veda la nota 10 Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 177 Al momento della sostituzione è necessario che siano consegnati a smaltitori autorizzati; non sono infrequenti i casi di gestori che non hanno ancora dovuto smaltire gli accumulatori al piombo. Per le micro-centrali idroelettriche, l’impatto ambientale non è dato in fase di esercizio, ma in fase di installazione, ed è legato alle opere di presa ed alla condotta necessaria per convogliare l’acqua al gruppo turbina-generatore. Normalmente, nel caso dei rifugi di montagna tale impatto è ridotto: si parla, infatti, di centrali con potenza installata minima e le opere riescono ad essere opportunamente mimetizzate. Inoltre, essendo anche bassi i quantitativi d’acqua prelevati, fra il punto di prelievo e quello di restituzione si riesce a garantire il “Deflusso Minimo Vitale”, ossia “la quota minima di acqua che occorre garantire nel corso d’acqua a valle di una presa perché il fiume rimanga vivo e mantenga una continuità tale da sostenere flora e fauna”. Infine, le tecnologie del fotovoltaico e del micro-idroelettrico non producono emissioni in atmosfera. Nel caso di utilizzo di gruppi elettrogeni, invece, gli impatti ambientali sull’ambiente crescono, sia in termini di tipologie che di quantità. In questo caso gli impatti sono legati sia alla produzione di rifiuti (olio minerale esausto, parti meccaniche in movimento soggette ad usura) che devono essere opportunamente smaltiti, sia al consumo di risorse non rinnovabili (i combustibili utilizzati, solitamente gasolio e benzina) e, in ultimo, alle emissioni di inquinanti in atmosfera. Per ciò che concerne questa peculiare problematica, nella Check-list si è anche domandato quale fosse il consumo stagionale del gruppo. Bisogna innanzitutto premettere che su 21 strutture dotate di gruppo elettrogeno, 15 hanno un gruppo funzionante a gasolio e 6 un gruppo funzionante a benzina. Prendendo in considerazione i rifugi con un gruppo funzionante a gasolio, in totale i litri di combustibile consumati dai rifugi alpini della Valle d’Aosta sono 51.850 che, divisi per le 15 strutture che possiedono un gruppo elettrogeno a gasolio, corrisponde ad un consumo medio annuale per rifugio di circa di 3.457 litri. Si rendono necessarie, però, delle puntualizzazioni: 1. I rifugi che utilizzano il gruppo esclusivamente come supporto o emergenza, hanno indicato “irrilevante” oppure “zero” e il loro consumo che, quindi, non è stato conteggiato nel computo. 2. Per contro, nel caso di rifugi che hanno indicato una forbice di valore (ad esempio, 180-200 litri) si è optato per il valore più alto, in modo da controbilanciare lo “0” indicato dagli altri rifugi. 3. Infine, vi è il caso di un rifugio che avendo un gruppo elettrogeno da 150 kW, da solo consuma annualmente circa 21.000 kg di gasolio, equivalenti a circa 25.150 litri15, che, di conseguenza, ha influenzato verso l’alto il valore del consumo medio e delle emissioni di CO2 in atmosfera. 15 1 litro di gasolio equivale a 0,835 kg ed 1 litro di benzina equivale a 0,74 kg. Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 178 Se tale valore estremo non venisse conteggiato, il consumo medio annuale di gasolio per rifugio diminuirebbe a circa 1.907 l. Se si concentra l’attenzione, invece, sui rifugi che sono dotati di un gruppo elettrogeno a benzina, in totale i litri di combustibile consumati sono 910, che divisi per 6 strutture, indicano un consumo medio annuale per rifugio di circa 152 l di benzina. Anche in questo caso valgono le considerazioni sopra riportate nei punti 1 e 2. Attraverso i dati sul consumo è possibile fornire delle indicazioni relativamente alle emissioni di anidride carbonica - CO2 - in atmosfera. Per ogni kg di gasolio consumato, si producono circa 3,175 kg di CO2, mentre per ogni kg di benzina consumata si producono circa 3,152 kg di CO216. Trasformando tali valori in litri17 (unità di misura utilizzata nella presente indagine) un consumo di 51.850 litri di gasolio equivale ad emissioni in atmosfera per circa 137.461 kg di CO2 ed un consumo di 910 litri di benzina equivale ad emissioni in atmosfera per circa 2.123 kg di CO2. In totale, quindi, i kg di CO2 prodotti dai rifugi alpini valdostani sono circa 139.583 kg, il che equivale a dire che, mediamente, ogni rifugio della Valle d’Aosta, fra i 21 che posseggono un gruppo elettrogeno, produce all’incirca 6.647 kg di CO2 all’anno (se non venisse considerato il rifugio che da solo consuma oltre 25.000 l di gasolio, tale dato diminuirebbe a circa 3.645 kg). Per individuare un termine di paragone, è stato calcolato, ad esempio, che solo per tenere i fari accesi delle automobili, si può stimare un aumento del consumo di carburante degli autoveicoli che hanno viaggiato nelle sole autostrade tale da causare, per l’anno 2003, maggiori emissioni in atmosfera di CO2 per 407.250 t aggiuntive, rispetto a viaggiare con i fari spenti. Se si rapporta, invece, il dato dei rifugi sul totale del dato del paese Italia, il rapporto dell’Agosto 2005 dell’Agenzia Europea dell’Ambiente nell’Allegato 6 “Summary of EU25 greenhouse gas emission trends and projections”, per valutare i trend di crescita delle emissioni di CO2 in atmosfera dei 25 paesi appartenenti all’U.E., per l’Italia riporta un valore di 569,8 Mt di CO2 (milioni di tonnellate) per l’anno 2003 e le proiezioni per il 2010 parlano di un valore oscillante fra 530,1 Mt e 580,4 Mt (variabile in base alle politiche che saranno adottate sul contenimento delle emissioni). Quindi, 139,584 t è pari allo 0,0000245% del totale delle emissioni di CO2 italiane (calcolato sul dato del 2003). Questa percentuale può apparire marginale rispetto al totale delle emissioni, ma è da considerarsi alla luce della particolare collocazione dei rifugi alpini. Il dibattito sul 16 Tali dati sono stati riportati in una pubblicazione a cura dell’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (si veda in bibliografia) e rappresentano i valori medi discesi dall’analisi di diversi approcci di calcolo e, in particolare, l’approccio IPCC/OECD, l’approccio BEN e l’approccio COPERT, nonché da dati di letteratura (Perry e Heywood). 17 A seguito della trasformazione 1 litro di gasolio produce circa 2,65 kg di CO2 ed 1 litro di benzina produce circa 2,33 kg di CO2. Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 179 rapporto fra montagna e attività antropiche e, conseguentemente, sull’impatto del turismo su di un ambiente per definizione molto fragile, è molto acceso. Se è vero che l’ambiente alpino rappresenta una risorsa ambientale e culturale da preservare, è altrettanto importante che tale patrimonio sia fruibile dal pubblico. Nel progetto da cui discende il presente lavoro, si è tentato di quantificare l’impatto ambientale dei rifugi alpini, poiché non esiste una bibliografia completa a riguardo; conditio sine qua non per verificare quali siano i campi ed i margini di miglioramento e per programmare azioni in tal senso, ai fini di conciliare lo sviluppo del turismo con la conservazione del patrimonio naturale. 5.3.3. TRASPORTO DEI MATERIALI ED ASPETTI AMBIENTALI Riprendendo brevemente il Grafico 5.10 sul trasporto dei materiali nei rifugi, si nota come la grande maggioranza delle strutture (22 su 35) utilizza anche l’elicottero come vettore di approvvigionamento delle merci e materie prime. L’elicottero, infatti, è, in base alla dislocazione delle strutture ed alla accessibilità delle stesse, utilizzato come unico mezzo di approvvigionamento delle materie prime o, in altri casi, adoperato solo ad inizio della stagione o nella stagione primaverile quando non è possibile per l’innevamento giungere nella struttura diversamente. Come riportato nel Paragrafo 5.2.6 – Trasporto dei materiali, i voli censiti in base alle Check-list pervenute sono 328. Tenendo conto che 6 rifugi non hanno indicato un numero di voli stagionale, dividendo tale risultato per i rifugi che hanno risposto (16) si ottiene una media di 20,5 voli a rifugio. I principali impatti ambientali derivanti dall’utilizzo dell’elicottero sono legati ad emissioni atmosferiche, rumore ed inquinamento del suolo. Quest’ultimo aspetto è da intendersi come impatto potenziale dovuto ad emergenze come, ad esempio, perdite di carico durante il volo o sversamenti accidentali in fase di carico e scarico degli approvvigionamenti. Per valutare le emissioni in atmosfera legate all’utilizzo dell’elicottero è necessario conoscere i consumi di combustibile e, da essi, ricavare i fattori inquinanti, che sono: 1. anidride carbonica - CO2; 2. ossidi di azoto - NOx; 3. particolato; 4. composti organici volatili. In questa sede si riporta un esempio, per dare un ordine di grandezza delle emissioni che possono derivare dall’utilizzo dell’elicottero. L’esempio è preso dalla ricerca condotta al Rifugio Regina Margherita (4.554 m) [6] dove, nel 1997, si è svolto uno studio al fine di definire un Sistema di Gestione Ambientale (SGA) in coerenza con lo Standard Internazionale ISO 14001 per il Rifugio stesso. Durante i lavori che i ricercatori hanno condotto sul campo per stilare l’Analisi Ambientale Iniziale del rifugio, sono state calcolate le emissioni derivanti dal consumo di Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 180 kerosene dell’elicottero, riportate nella Tabella 5.6. Il Rifugio Regina Margherita è stato il primo rifugio del Club Alpino Italiano ad ottenere nel 2002 la Certificazione Ambientale UNI EN ISO 14001 [7] ed il secondo al mondo, dopo il Rifugio Federico Chabod in Valsavarenche [7]. Tabella 5.6: Consumo di combustibile ed emissioni dell’elicottero per il Rifugio Regina Margherita Anno 1997 Consumo di kerosene Stima/misura 7.350 l Inquinanti prodotti CO 2 20.604 kg NO x 77,4 kg Polveri 2,1 kg HC 33 kg Fonte: Estratto della Tabella III.4.6.1, nel CD-ROM R. Beltramo, B. Cuzzolin, R. Pes, “Turismo, ambiente, strutture ricettive. Sistema di Gestione Ambientale per il Rifugio Regina Margherita”, 1999, pubblicato in proprio ai sensi del Decreto Legislativo Luogotenenziale 31/8/1945, n. 660 Per minimizzare gli impatti derivanti dall’utilizzo dell’elicottero è di fondamentale importanza assumere degli accorgimenti gestionali volti ad una ottimizzazione dei voli. I gestori dei rifugi alpini della Valle d’Aosta che hanno i rifugi ubicati in prossimità fra loro, ad esempio, organizzano voli in comune: in questo modo, l’impatto ambientale prodotto dal viaggio a vuoto che l’elicottero deve effettuare ogni volta che è chiamato per raggiungere il punto di raccolta delle merci, è diviso su più rifugi, diminuendo i costi e gli impatti ambientali. Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 181 BIBLIOGRAFIA [1] Dal sito http://www.rifugivaldostani.it/ [2] M. Olmo, “Impianto di depurazione al Rifugio Deffeyes (m 2494)”, in “Lo Scarpone”, Marzo 1993, pp. 16-20. [3] R. Beltramo. S. Duglio, A. Giovinazzo, “Produzione di energia elettrica e fattori inquinanti nei rifugi alpini della Valle d’Aosta”, Atti del XXII Congresso Nazionale di Scienze Merceologiche, 02-04 marzo 2006, Roma. [4] P. Barolo, R. Beltramo, “Lezioni di tecnologia dei cicli produttivi. Indirizzo ambientale”, Edizioni Angelo Guerini Associati e S.p.A., Milano, 1997. [5] Associazione Austriaca per le acque ed i rifiuti (A cura di), “Smaltimento delle acque reflue in zone montane”, OEWAV, Regolamento n. 1, Terza edizione revisionata, Vienna 2000, pp. 12-13. [6] R. Beltramo, B. Cuzzolin, R. Pes, “Turismo, ambiente, strutture ricettive. Sistema di Gestione Ambientale per il Rifugio Regina Margherita”, 1999, pubblicato in proprio ai sensi del Decreto Legislativo Luogotenenziale 31/8/1945 n. 660. [7] Dal sito http://web.econ.unito.it/cresta Rapporto finale - Capitolo 5: Inquadramento tecnologico dei rifugi alpini della Valle d’Aosta 182