Giovanni Battista de La Salle _asceta, pedagogista e santo

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Giovanni Battista de La Salle _asceta, pedagogista e santo
Testo tratto da:
Jean-Baptiste de La Salle:
ITINERARIO EDUCATIVO
Introduzione, scelta dei testi e traduzione
di Secondino Scaglione
Edizioni Arti Grafiche San Rocco ā€“ 10095 GRUGLIASCO (TO)
Via Carlo Del Prete, 13
Edizione Aprile 2002
I.
San Giovanni Battista de La Salle
INDICE
I
SAN GIOVANNI BATTISTA DE LA SALLE
1
2
3
Ambiente storico culturale ................................................... 9
Linee biografiche di San G. B. de La Salle ....................... 11
Proposte e istanze ascetico-pedagogiche ............................ 18
II
PROFILO SPIRITUALE
1
2
3
Calore umano e passione religiosa .................................... 21
La presenza del divino nella mediazione educativa........... 23
Un ideale che è una persona .............................................. 25
III
LINEAMENTI EDUCATIVI
1
Memoria dell'evento de La Salle
e del suo sistema educativo ................................................27
L'audacia riformatrice......................................................... 29
La "carta" della scuola lasalliana ........................................ 32
Caratterizzazioni della scuola lasalliana ............................. 36
L'educatore ministro della parola ....................................... 40
L'educatore proiettato in Dio ...... .-....................................... 41
Come essere per educare .................................................... 44
Fedeltà al passato e al presente........................................... 45
2
3
4
5
6
7
8
1.
AMBIENTE STORICO CULTURALE
Non è possibile capire San G. B. de La Salle fuori dalla dialettica col suo tempo
e con la sua storia. Con i suoi gesti profetici, con i suoi atteggiamenti esterni, con
le sue scelte eroiche, non incarna il tipo d'uomo né il tipo di prete comunemente
accettato nella società a lui contemporanea.
Tracciare la sua biografia significa penetrare in una terra mal conosciuta, in
una zona scomoda e incerta, quella che determina sotterraneamente il cambio
radicale di due secoli in cui i Francesi pensarono successivamente come Bossuet e
come Voltaire. Questo periodo coincide con l'epoca del Re Sole e con «il grande
secolo delle anime»1.
All'esprit de geometrie diffuso da Cartesio e all'esprit de finesse identificato
con Pascal, subentra prepotente l'esprit critique divulgato da P. Beyle, investendo
le aree del sapere e della vita dei Francesi, senza risparmiare lo stesso Luigi XIV.
Vignette umoristiche e diffamatorie, pubbliche accuse e denunce, Le avventure
di Telemaco di Fénelon, provocano la circolazione e la divulgazione di un
sentimento e di una idea nuova: la detestazione del sovrano e il valore del popolo.
In prospettiva morale e di costume, lo spirito critico si incarna nei «libertini»
che vivono accanto alla religione, non di essa,
1
È il titolo del volume V/l di Daniel Rops, Storia della Chiesa di Cristo, Torino 1963.
Nota bibliografica....................................................................... 47
9
approfittando di tutte le dolcezze e seduzioni della vita, giudicando ogni cosa con intera libertà2.
Siamo di fronte ad un fatto di cultura e di costume tipico di una
Francia che scivola verso il secolo razionalista e illuminista,
vedendo moltiplicarsi certi germi in contrasto con la grande età
dei mistici e degli honnètes gens.
Continuano ad avanzare il Gallicanesimo e il Giansenismo;
quest'ultimo con le sue esigenze dure e severe, influirà sulla concezione del Cristianesimo, determinando una diffidenza verso il
popolo.
Epoca dello spirito critico, dei libertini, del crepuscolo dei
mistici, delle Oraisons funèbres nei cui ritmi maestosi Bossuet ha
espresso tutta la caducità delle cose umane più grandi.
L'era del Re Sole è anche il periodo del dissesto economico
della Francia. La catena di guerre in cui si è ingaggiato Luigi XIV
dal 1672 in poi e le grandi carestie da cui è flagellata la Francia,
gettano il Paese nella fame e nella miseria.
La nazione esausta e devastata dalle imprese belliche del Re
Sole attraversa un periodo generale di forte crisi economica; la
popolazione soffre le conseguenze di annate di scarsi raccolti e
della pesantissima stretta fiscale e vede l'aumento della mendicità
e della disoccupazione: su 17 milioni di Francesi, circa 2 milioni
sono affamati e randagi.
«Sul piano economico e sociale il regno di Luigi XIV termina
tra colori di incubo, in una miseria generale. L'agricoltura, ricchezza fondamentale, è rovinata, le manifatture in piena decadenza, il commercio internazionale fermato in blocco, il traffico
interno ridotto a poca cosa. Conseguenza di questi mali congiunti, una disoccupazione generale colpisce la classe lavoratrice. Non
si ha idea, oggi, dell'intensità di questa lunga miseria, che avrebbe portato infine alla maledizione del re»3.
Il grido dei poveri con la sua drammatica nota di accusa e di
ribellione riempie la Francia. «È quasi lo scoppiare di un cancro
sepolto; il secolo d'oro, la stagione di potenza del Re Sole, si rivelano nel loro volto tragico. La presenza dei poveri, fatta a un tratto
imperiosa, imprime un terribile marchio sul secolo sudicio e
sfarzoso»4.
Jean-Baptiste Blain, classico dell'agiografia lasalliana, offre
una cupa descrizione di Parigi stretta nella spirale del freddo, della
fame e della desolazione. Descrizione con qualche cadenza epica,
con qualche assonanza che noi diremmo manzoniana: essa
risuscita agli occhi del lettore l'immagine abbrutita e formicolante di poveri:
«Si vedeva a Parigi e quasi ovunque un popolo ammutinato
chiedere del pane con spirito di rivolta e di sedizione, alcuni cercare tra i rifiuti gettati alle porte qualcosa da mettere sotto i denti... altri, scacciati dalla città per la fame, cercare errando tra la
campagna qualche erba da mangiare... mentre si vedevano alle
porte di Parigi e nelle strade greggi di poveri affamati le cui grida
intenerivano i cuori più crudeli»5.
Quadro d'ambiente necessario per comprendere l'evento e le
opzioni del de La Salle lungo il suo itinerario spirituale e culturale, nel quale si inserisce con una posizione non solo di recupero,
ma di proposta costruttiva e di prospettiva, nello stesso tempo
alternativa rispetto alla nuova cultura illuministica e razionalistica
che già si annunciava.
2. LINEE BIOGRAFICHE
DI SAN G. B. DE LA SALLE
Il 30 aprile 1651, da Louis de La Salle, Magistrato e Consigliere al Presidiale di Reims, nasce San G. B. de La Salle, primogenito di dieci fratelli.
2
Cfr. G. SCHEIDER, // libertino. Per una storia sociale della cultura francese borghese nel XVI e XVII secolo, Bologna 1974.
3
SAINT-GERMAIN, La vie quotidìenne en France à la fin du grand siecle,
Paris 1965, p.91.
IO
4
5
B. PAPASOGLI, Montfort, Un uomo per l'ultima Chiesa, Torino 1979, p. 54.
J.-B. BLAIN, La vie de Monsieur de La Salle, t. 1, Rouen 1733, p. 334.
11
Dalla complessa lezione che gli viene data dai genitori, il de La
Salle raccoglie con passione i primi elementi di un insegnamento
spirituale che non si esprime tanto in nozioni e moniti, quanto in
atti di vita.
Gli studi a Reims presso il Collegio dei Bons-Enfants, ove consegue il titolo di Maìtre-ès-Arts, si svolgono con alto impegno sulla falsariga di una istruzione umanistica di tipo classico che obbedisce alla Ratio studiorum e agli orientamenti pedagogici abituali
presso i Gesuiti.
Nel 1670 entra nel Seminario di Saint-Sulpice a Parigi per la
frequenza dei corsi teologici alla Sorbona; conseguirà il dottorato
in Teologia a Reims nel 1680, dopo l'ordinazione sacerdotale del
1678.
Alla morte del padre e della madre ritorna a Reims nel 1672
per assumere la responsabilità della tutela dei fratelli minori. Ha
inizio così nella sua vita una pagina nuova. È questa l'ora cruciale: de La Salle, primogenito di una grande nidiata, diventa un po'
il padre per i più piccoli che aiuta con certe delicatezze sue, immedesimandosi in quella precoce responsabilità. Ben presto saprà
dire loro parole di esortazione che paiono venire da un educatore
nato, da uno squisito signore di animo e di maniere, esatto, ponderato, puntuale, un carattere sovranamente equilibrato che si
esprime con garbo e dolcezza6.
Il suo itinerario non ha avuto l'impronta esplosiva che distingue altre avventure spirituali. Nella figura del giovane ecclesiastico tornato a Reims dopo la solida formazione sulpiziana e gli studi in Sorbona, dedito all'educazione dei fratelli minori e beneficiario di un capitolo ecclesiastico illustre, non era facile presagire
l'uomo che avrebbe scelto la causa dell'educazione popolare.
Amante del ritiro, orante e penitente, questo giovane dall'orizzonte tranquillo «rischiava di somigliare nella sua statura morale
alla serie dei suoi austeri antenati, meditabondi, rispettabili, un po'
monotoni e manierati»7.
6
7
12
B. PAPASOGLI, op. cit., p. 78.
G. BERNOVILLE, Vie de Monsieur de La Salle, Paris 1945, p. 65.
La sua storia è un seguito di tappe minute, ove si rivela la regìa
dell'Alto, la conduite admirable de la divine Providence8: storia
di comodità infrante, di sicurezze smantellate, di una vocazione
destinata a germogliare nel suo alto valore.
Alcuni uomini bruciati da zelo passati accanto a lui: il beato
Nicola Roland, suo direttore spirituale, fondatore a Reims delle
Soeurs du Saint-Enfant-Jesus per l'educazione popolare delle
fanciulle9; il beato Nicola Barré, religioso dei Minimi, dal profilo
scarno, divorato dall'austerità e dalla carità, una delle figure
eroiche degli spirituali del Seicento francese, autore di un
progetto educativo per l'educazione popolare10; Adriano Nyel,
pedagogo umile e geniale che corre di città in città e lascia dietro
di sé un solco brulicante di opere11.
Tutti si rimandano l'un l'altro un progetto che finirà per coinvolgere il de La Salle dall'iniziativa lenta e ponderata, preso quasi
di contropiede dagli avvenimenti. La regìa della Provvidenza
muove e guida il de La Salle alla realizzazione di un piano di rinascita ecclesiale e di ricostruzione dell'uomo e della società
mediante la scuola popolare.
L'incontro con il Nyel è l'inizio della vocazione educativa
lasalliana. Il de La Salle promette il suo aiuto ed appoggio per
superare a Reims le difficoltà di una fondazione scolastica
popolare. Così si impegna per l'aiuto economico e una sorta di
tutela scolastica, lasciando il Nyel direttore della prima scuola
popolare sorta a Reims nella parrocchia di Saint-Maurice e delle
successive fondazioni: la via del Nyel dona il de La Sal-
8
F. BERNARD, Conduite admirable de la divine Provìdence en la personne
du vénérable serviteur de Dieu, Jean-Baptiste de La Salle..., Édition du Manuscrit de 1721, nella Collezione «Cahiers lasalliens», n. 4, p. 105.
9
S. SCAGLIONE, Nicolas Roland; terzo centenario, in «Rivista lasalliana»,
Torino 1979, p. 9.
10
Cfr. G. PAPASOGLI, Nicola Barre educatore di anime, Roma 1975, p. 378.
11
S. SCAGLIONE, Adriano Nyel primo collaboratore del de La Salle, in
«Rivista lasalliana», Torino 1979, p. 86.
13
le ai ragazzi poveri della sua città12.
La vocazione alla missione educativa non nasce nel de La
Salle come qualcosa di predisposto e voluto fin dal primo
momento. Confesserà in un memoriale del 1694 di «essersi
adattato, senza accorgersene e come attratto dalla Provvidenza a
poco a poco, ad un'opera che, proposta nell'insieme, egli avrebbe
rifiutato»13.
Il contatto quotidiano con i maestri e le scuole del Nyel, rivela
nella sua mente positiva e sagace tutte le deficienze strutturali e
funzionali di un'istituzione precaria e improvvisata cui conviene
dare ordine e forma.
Il concreto interessamento ai problemi delle scuole popolari
del Nyel si situa già sul suo piano vocazionale, anche se l'ignora.
Aduna i maestri, li dirozza nello spirito e nei costumi, li istruisce, tenta di formarli moralmente; li chiama dapprima presso di sé,
poi li alloggia nella propria casa perché possano attendere allo studio e alla formazione professionale.
A contatto con questa comunità di maestri, il de La Salle intuisce che la scuola non può essere un mestiere e a tappe successive
va maturando l'abbozzo di una comunità adatta alla scuola popolare, dove la vocazione sia il presupposto cui richiedere doti attitudinali naturali e acquisite.
L'esperienza in questo senso è completa quando si accorge che
non è possibile formare gli educatori solo con lo studio e i precetti, senza condividere la loro esistenza.
Nella vita del de La Salle l'eroismo è rivelato a gocce, attraverso gesti senza enfasi che acquistano il sapore della radicalità
evangelica. Sarà la decisione di far sedere alla propria tavola,
gomito a gomito con i propri familiari, i rustici maestri di scuola;
sarà la convivenza con questi stessi uomini, incommensurabile
sfida alla opinione pubblica della Reims «bene» e le conseguenti
lacerazioni familiari con l'addio ai fratelli14.
Nella umile comunità dei maestri che ormai, per il de La Salle, diviene famiglia e parentado, è l'incalzare in crescendo di un
tema di povertà: Monsieur de La Salle, ornamento della noblesse
de robe della buona società remense, si spoglia impietosamente di
rendite e benefici e sceglie per sé e per i maestri la via della Provvidenza.
Una residua incertezza se devolvere o meno a favore della fondazione nascente i beni, cui rinuncia personalmente, è spezzata
dalla carestia del 1684, durante la quale il suo cospicuo patrimonio si dissolve sbriciolato tra i poveri.
«Tale è la folle evangelica prodigalità dell'uomo pacato, un
Francesco d'Assisi che agisca con i gesti di Bossuet»15. De La Salle
è maestro in gesti che creano stupore, incomprensione, disagio.
La sfida alla mentalità mondana punge di più incarnata nella
figura del sacerdote gentiluomo; la follia della croce splende più
grave nella umanità equilibrata di Monsieur de La Salle.
Egli accoglie nella sua persona il disagio di tanti: non è più la
povertà equilibrata, ancorata a un minimo di risorse pratiche, ma
l'insicurezza totale dei mezzi di sussistenza, le mani spogliate, il
domani incerto, la prospettiva fisica della fame.
La definiremmo un'attività «contestatrice» se la parola abusata
non suonasse povera di fronte all'impeto dell'azione del La Salle.
Egli, tra intendenti, governanti ed ecclesiastici compromessi con
la Reims e Parigi «bene», inventa un modo nuovo di stare in
mezzo ai ragazzi poveri. È uno di loro: ne condivide la vita e le
insicurezze.
Nella generosità di una tale premessa è tutto il genio di questo
prete anticonformista. Quasi una vocazione particolare entro la
più ampia vocazione cristiana, a farsi segno, apostolo e profeta
dell'istruzione popolare.
Ha inizio così nella vita del de La Salle una pagina nuova. È
questa l'ora cruciale della sua vita; il sordo dramma che sta per
scoppiare è tale da aprire un solco tra i più profondi nell'esistenza
del futuro educatore.
12
S, SCAGLIONE, Albori dell'istituzione lasalliana, in «Rivista lasalliana»,
Torino 1980, p. 16.
13
J.-B. BLAIN, op. cit, t. 1, p. 169.
14
B. PAPASOGLI, op. cit., p. 79.
14
G. BERNOVILLE, op. cit., p. 121
15
A poco a poco e per tappe successive, la comunità va prendendo la forma di una vera e propria comunità religiosa, con orari precisi, con norme fisse per le pratiche religiose, lo studio, il lavoro,
il vitto e il riposo.
I Frères charitables, così si chiamano i maestri del Nyel,
diventano i Frères des Écoles Chrétiennes, con la coscienza di una
propria missione educativa presso il popolo.
La nuova comunità fiorisce e si estende rapidamente, non senza ostacoli che mettono a dura prova la forza morale del de La Salle
e dei suoi educatori.
Imboccato un tale cammino, egli rivela la potenzialità spirituale che, nella rigida cornice canonicale, rischiava di intristire. Ha
ormai risposto alla propria vocazione autentica: quella di essere
per il rinnovamento della scuola popolare cristiana, ciò che per la
riforma del clero era stato il suo contemporaneo Monsieur Vincent, interpretando un nuovo filone di vitalità della rinascita cattolica.
Con questo gruzzolo di pensieri ostinati, con questo suo realismo che ha la forza provocante di un fatto profetico, il de La Salle
si muove verso l'avvenire.
I primi biografi evidenziano l'impressionante sequela di lotte,
contraddizioni e tensioni, con il culmine negli anni 1713-1714.
Altri momenti di particolare gravità sono l'abbandono del Nyel
nel 1685, che pure aveva dato avvio alla sua opera; le angustie
determinate dal voto eroico, emesso con due Fratelli, di continuare la comunità delle scuole, anche se si fosse dovuto elemosinare
il pane; la defezione di alcuni Fratelli che danneggiarono il «Seminario per maestri laici» fondato a Parigi; i contrasti con l'opinione
pubblica manovrata da interessi corporativistici dei «maestri
scrivani» e da quelli delle scuole a pagamento.
E ancora, la scarsezza di mezzi, la povertà in cui si trovano i
suoi maestri che devono essere soccorsi da altre comunità religiose; la lotta contro il disinteresse per le scuole, contro i pregiudizi,
le remore alle sue intuizioni pedagogiche.
Ciononostante l'opera crebbe in proporzione all'estendersi delle persecuzioni.
L'opera dell'educazione popolare non può rinchiudersi nel-
l'ambito esiguo di una congregazione. Per questo apre dei «Seminari per maestri laici» accanto al noviziato pedagogico per i Fratelli. Le «Scuole per adulti» e le «Scuole domenicali» adattate al
commercio, al disegno, al calcolo, all'architettura, richiedono l'esigenza di un'istruzione e preparazione tecnica per i Fratelli. Con
tatto e chiaroveggenza, il de La Salle ne viene a capo e prepara un
gruppo di insegnanti specializzati e qualificati.
Nel 1704, trasferisce il centro della congregazione a Rouen,
nella casa di Saint-Yon: qui cura il noviziato, l'aspirantato per i
giovani che manifestano il desiderio di essere religiosi, una scuola
popolare e altre istituzioni che mostrano quale capacità di adattamento alle varie situazioni educative egli sappia maturare.
Nasce così la scuola di tipo commerciale con annessa una pension libre, cioè un normale convitto. Più tardi, accetta di costituire unapension de correction, un istituto di rieducazione. Infine, su
richiesta della pubblica autorità, apre una pension de force, un
educatorio per giovani traviati e disadattati affidati dal Tribunale
alla sua tutela.
Saint-Yon è il primo grande centro dei Fratelli delle Scuole
Cristiane, diversificato nella stessa popolazione scolastica e nello
stile educativo.
Sempre a Saint-Yon, inoltre, si riuniscono le assise annuali dei
Fratelli per il ritiro spirituale e per i convegni dove si puntualizzano i problemi della scuola e della educazione lasalliana.
Nella sede centrale della congregazione, mentre alterna la revisione delle sue opere con l'insegnamento ai novizi, lo coglie la
morte il 7 aprile 1719, quattro anni dopo la fine del Re Sole, lui
che è stato l'uomo del grande secolo francese, e di quel secolo ha
evidenziato, fusi in irripetibile armonia, il decoro umano e la grandezza spirituale.
La congregazione lasalliana viene approvata con bolla pontificia dal Papa Benedetto XIII sei anni dopo la morte del de La Salle. La beatificazione avviene nel 1888 e la canonizzazione nel
1900.
Il Papa Pio XII, nel 1950, lo dichiara «Celeste Patrono presso
Dio di tutti i maestri».
16
17
3. PROPOSTE E ISTANZE
ASCETICO-PEDAGOGICHE
Il de La Salle è autore di numerose opere; alcune sono rivolte
ai Fratelli delle Scuole Cristiane, altre agli alunni e altre al pubblico: frutto del suo zelo apostolico, sono motivate da urgenti
necessità spirituali ed educative, oppure sono volte a fissare le
strutture dell'opera educativa lasalliana16.
La ricerca letteraria e lo stile accurato esulano dagli scritti
lasalliani che si rivelano scarni, essenziali, vigorosi e persino duri,
ma pieni di contenuti.
I suoi scritti sono apparentati a tanta letteratura religiosa del
Seicento francese: l'osservazione morale asciutta, un po' spietata,
psicologicamente penetrante: sguardo che fruga il cuore partendo
dalla considerazione del «portamento», secondo un'antica e duratura inclinazione degli spirituels francesi.
Non hanno la dignità letteraria del Grand Siede, ma hanno in
più qualcosa che solo un uomo di grande carattere e di grande orazione riesce a trasfondervi.
Sappiamo che scrive soprattutto nelle pause, nel ritiro e nel
silenzio: frutto di vita e di interiorità, portano il segno dell'ostinato
e trasformante raccoglimento di un santo. Il calore dello spirito è
espresso dal vigore dell'affermazione, non dalla forma letteraria.
La disposizione del discorso e la progressione dei contenuti
manifestano una mente lucida, rivolta a una esposizione sistematica e didatticamente efficace.
Opere redatte per i Fratelli delle Scuole Cristiane
-
Règles des Frères des Ecoles Chrétiennes.
Sono state redatte dal de La Salle con il concorso dei suoi più
16
S. SCAGLIONE, Bibliographia internationalis Lasalliana, Estratto da
«Rivista lasalliana», Torino 2001, p. 142. Cfr. W. J. BATTERSBY, De La Salle,
Saint and Spiritual Writer, London 1950, p. 240.
vicini collaboratori e sperimentate durante il corso di circa
quarant'anni.
- Conduite des Écoles Chrétiennes, Avignon 1720.
Il testo rimase manoscritto per tutta la sua vita, perché doveva
essere il frutto dell'esperienza viva e della collaborazione di
tutti i Fratelli, dei quali ancora oggi è il direttorio pedagogico
essenziale.
- Méditations pour les dimanches et fêtes de l'année, Rouen, s.d.
(1731).
Una serie di riflessioni ascetiche e spirituali per alimentare la
spiritualità e l'amore alla missione educativa dei Fratelli.
- Méditations pour le temps de la retraite à l'usage de toutes les
personnes qui s'emploient à l'éducation de la jeunesse et par ticulièrement pour la retraite que font les Frères des Ecoles
Chrétiennes pendant les vacances, Rouen 1730.
Sedici argomenti che costituiscono una compiuta disamina di
morale professionale, nei suoi riflessi pedagogici, teologici e
sociali.
- Explication de la méthode d'oraison, Rouen 1739.
Un avviamento alla pratica dell'orazione mentale centrata sulla presenza di Dio.
- Recueil de différents petits traités à l'usage des Frères des
Écoles Chrétiennes, Avignon 1711.
Una presentazione sintetica, in forma di brevi trattati, talora in
forma di domande e risposte, sulle virtù religiose, sullo spirito
di fede, sulla vita interiore.
- Les lettres de Saint J.-B. de La Salle, Paris 1950.
La raccolta si compone delle lettere autografe e di quelle pervenute attraverso altre fonti. Scarne ed essenziali risposte a
problemi spirituali, educativi ed amministrativi proposti dai
Fratelli.
18
19
19
Opere redatte per gli alunni e per il pubblico
II.
Profilo spirituale
- Règles de la bienséance et de la civilité chrétienne, Troyes
1703.
Un galateo che propone uno stile di vita elevato e autenticamente cristiano. Forse il soggetto stesso ha indotto il de La
Salle ad una maggior cura letteraria.
Il manuale ebbe amplissima diffusione in caratteri detti di
«civiltà» per le scuole e in caratteri normali per il pubblico.
- Devoirs d'un chrétien envers Dieu et les moyens de pouvoir
bien s'en acquiter, Paris 1703.
Un manuale teologico per laici: la fede con le verità da credere, la carità e il suo esercizio nella vita morale.
- Instructions et prières..., Rouen 1734.
Raccolta di preghiere ed esercizi di pietà ad uso delle scuole
cristiane.
Le edizioni accennate, le più antiche che si conoscono allo stato attuale degli studi lasalliani, sono riprodotte in edizione anastatica nella collezione «Monumenta lasalliana» edita dai «Cahiers
lasalliens» a cura della Casa generalizia dei Fratelli delle Scuole
Cristiane, Roma, Via Aurelia, 476.
20
1.
CALORE UMANO E PASSIONE RELIGIOSA
Il biografo ufficiale del Santo, J.-B. Blain, secondo la sua sensibilità e quella della sua epoca, ha lasciato un ritratto del de La
Salle in cui viene accentuato, in modo impressionante, lo spirito di
austerità e di fuga dal mondo. Sono elementi veri ma che inducono a configurare un'immagine che è necessario rivedere mediante
un approfondimento psicologico e religioso.
Infatti, l'impressione che rimane dopo la lettura del Blain, è
certamente di ammirazione per questo autentico eroe dello spirito
e dell'educazione, ma anche di gelo psicologico come dinanzi ad
una quasi incredibile figura di penitente che ha ricevuto dal proprio ambiente una impostazione ascetica ardente e rigorista.
La lettura attenta e prolungata degli scritti del de La Salle
smentisce questa impressione e ricrea l'immagine di un'anima
calda, comprensiva, tenera, pur nella tensione della ricerca di una
visione della vita animata dallo spirito di fede e di una scelta radicale di Dio.
I giovani, negli scritti lasalliani, sono presentati come «speranza, gioia e corona di gloria»17 dell'educatore. È difficile dire di
più; non si tratta di una visione pessimistica e giansenista, come
spesso è stato scritto da frettolosi compilatori.
L'ottica mistica genera qui un ottimismo pedagogico che è una
21
forma di speranza nella capacità dell'uomo di essere conquiso dallo
Spirito di Dio. Le ragioni dell'ottimismo e della speranza del de La
Salle sono nella fede. Il quadro che egli contempla ogni giorno,
soprattutto in riferimento all'educazione dei giovani, non era tale
da ispirargli gioia e ottimismo.
In un ambiente dominato dalla spregiudicatezza, di fronte al
fenomeno inquietante di adolescenti avviati al libertinaggio, in
mezzo alla folla di ragazzi smaliziati, egli oppone quotidianamente, con gesti fermi e privi di enfasi, la sua scelta e testimonianza
evangelica.
Ma proprio la coscienza angosciosa di una situazione insostenibile, nel campo della preparazione alla vita, moltiplica le sue
energie. La tensione verso la dolcezza evangelica è una delle direttive profonde del suo impegno educativo.
«Quale gioia sarà per voi vedere che i vostri alunni hanno ricevuto la parola di Dio, non come parola umana, ma come autentico
verbo di Dio, che agisce potentemente in loro, come appare
chiaramente dalla loro buona condotta in cui perseverano. Per
questo potete dire, nella gioia che proverete constatando la loro
perseveranza, che essi sono la vostra speranza, la vostra gioia e la
vostra corona di gloria dinanzi al Signore»18.
La parola «gioia» ritorna tre volte in questo testo. Il ritmo stesso del discorso rivela un calore di fede e di speranza che dilata il
cuore del Santo che ha sofferto per avviare l'opera educativa delle
scuole cristiane, in ogni momento della vita. Soltanto una fede
lucida nel valore umano e cristiano dell'educazione per mezzo
della scuola poteva sostenerlo. Soltanto un profondo senso di pietà
e di tenerezza per i giovani abbandonati nelle strade poteva dargli
la forza di continuare in mezzo alle distruzioni e alle persecuzioni
provocate dai maestri civili, alle contestazioni di tanti autorevoli
ecclesiastici, ai cedimenti e tradimenti di amici e discepoli.
Una simile iniziativa poteva scaturire solo dalla tempra dinamica e concreta del Santo, da un intenso calore umano e da una
forte passione religiosa.
2.
LA PRESENZA DEL DIVINO
NELLA MEDIAZIONE EDUCATIVA
San G. B. de La Salle concepì la sua istituzione religiosa come
una comunità di educatori votati unicamente all'istruzione e all'educazione dei figli della classe popolare.
L'educatore non ha altro oggetto cui attendere all'infuori di
Dio e della scuola: «Applicatevi all'orazione e alla scuola: queste
sono le vostre occupazioni essenziali di cui dovrete rendere conto
a Dio»19.
Caratteristica precipua del de La Salle fu una vita attentissima
ai voleri di Dio, della cui presenza fece il dato fondamentale per
la spiritualità degli educatori che devono cercarla innanzitutto nell'orazione e conservarla lungo il corso di tutta la giornata con frequenti richiami ed applicarla, in classe, come in un luogo privilegiato, dove il ricordo della presenza di Dio è motivo ricorrente:
«Faranno attenzione, scrive, alla santa presenza di Dio e avranno
cura di rinnovarla con frequenza, convinti che devono pensare a
lui solo e a ciò che comanda, ossia a quanto riguarda il dovere e il
ministero»20.
Tale presenza deve stabilire l'unione degli educatori tra loro e
con i giovani; unione che deve essere «un riflesso di quella di
ognuno con lo Spirito di Dio»21 agente in ciascuno, e da cui le
parole, gli esempi e la dottrina devono ripetere ogni loro valore e
tende a far primeggiare l'opera di Dio su quella dell'uomo.
E la presenza di Dio si ottiene con un continuo controllo su se
stessi, sull'uso dei sensi «per non farne uso che nel bisogno»22,
della parola, dei processi dialettici, con un esame assiduo che miri
a togliere l'opacità dell'uomo e i motivi umani nella educazione,
con la ricerca e il culto del valore religioso delle cose, come finalità del vivere e dell'agire.
19
L 33, 2.
RC 2.
21
M0 31.
22
RC 2.
20
18
22
MR 13, 3
23
3.
È evidente che tale presenza non concede nulla ad una vita che
non sia quella impegnata nel ministero educativo, cui richiama e
subordina la pratica stessa.
Poiché quello che attarda l'uomo nella sua apertura verso i fratelli proviene dal non essere sufficientemente se stessi, il de La
Salle dà agli educatori, come mezzo e strumento di tale sincerità e
identità intima e personale, la presenza di Dio; una presenza voluta, invocata, cercata attraverso l'atto di fede che ci fa certi del rapporto conoscitivo, mentre il dialogo che si inizia ci pone davanti a
Dio e a contatto con lui.
«Si studieranno, raccomanda agli educatori, di usare continua
vigilanza per non fare nessuna azione naturalmente o per qualche
motivo umano: ma procureranno di farle tutte guidate da Dio,
mossi dal suo Spirito e con l'intenzione di piacergli»23. Ogni
alunno, per il de La Salle, deve essere pensato singolarmente in
Dio.
Ogni giorno, l'educatore nell'orazione deve rappresentarsi i
propri alunni davanti a Dio, quali lui li vuole, come sono, e chiedersi che cosa non ha ancora insegnato o fatto, quale è la ragione
del suo insuccesso, delle sue ripugnanze e simpatie e quale la sua
presenza a Dio considerato nell'anima stessa dei giovani.
Dialettica interiore difficile, cui soccorre un'ascetica efficace e
coerente, come il «non uso dei sensi se non nel bisogno»24, per
assicurare il dominio del corpo; la vita comune e in comune che
ripropone ad ogni istante i problemi della disciplina e della socialità, dallo studio al riposo, dalle relazioni sociali all'intrapresa del
singolo, sottratta all'arbitrio e fatta comune nel vaglio
obbedienziale e comunitario25.
UN IDEALE CHE È UNA PERSONA
La forza spirituale del de La Salle ha una profonda radice psicologica, oltre che un'insondabile fonte soprannaturale: tutte le
sue energie e potenze interiori sono polarizzate su un ideale che è
una persona: Gesù.
La dottrina del santo e la sua sensibilità religiosa sono fortemente cristocentriche.
Gesù è il Maestro per eccellenza a cui devono costantemente
tenere rivolto lo sguardo educatori e giovani; è il modello che i
maestri in particolare devono imitare; è soprattutto la fonte della
vita interiore e soprannaturale: «Come Gesù si è offerto interamente a noi e per noi, così noi dobbiamo darci completamente a
lui. La nostra unica preoccupazione deve consistere nel distaccarci
da ogni cosa per attaccarci a lui solo, perché non vi è alcun bene
che possa paragonarsi a lui e perché lui solo è il Maestro al quale
possiamo abbandonare il nostro cuore con sicurezza»26.
Un programma di vita interiore tradotto poi nel dinamismo della testimonianza attiva. L'ascesi proposta agli educatori è centrata
su Gesù: «Sforzatevi, scrive, sull'esempio di Gesù nostro divino
Maestro, di non volere che ciò che Dio vuole, quando lo vuole e
come lo vuole»27.
Nel loro impegno ministeriale gli educatori devono configurarsi il più possibile all'immagine del Maestro, fino a copiarne lo
stile di vita e di rapporto con gli altri. Cogliamo la sua tensione
ostinata verso la dolcezza evangelica, verso l'affinità con il Maestro: è un'accettazione integrale e gioiosa della volontà di Dio. La
sua è una risposta di amore la cui generosità, persino su un semplice piano umano, ci svela in modo nuovo chi è il de La Salle.
La conformazione a Cristo non si configura soltanto nell'ascolto della parola o nell'imitazione dei suoi esempi. È una realtà
profonda che ha in Cristo la sua fonte sostanziale e il suo termine.
L'uomo dipende totalmente dalla salvezza operata da Cristo ed è
23
RC 2.
RC 2.
25
F. EMILIANO, Itinerari di spiritualità lasallìana: l'atto dì adorazione, in
«Rivista lasalliana», Torino 1947, pp. 16-38.
24
24
26
27
M 88, 2.
M 24, 2.
25
chiamato a Cristo come all'Uomo per eccellenza: la configurazione a Cristo è dunque condizione indispensabile del nostro destino
di uomini.
Il de La Salle esprime con efficacia questa centralità e totalità
di Cristo nella realtà umana prendendo lo spunto dall'allegoria
evangelica della vite e dei tralci: «Ciò che Gesù dice agli Apostoli, lo dice anche a voi. Egli vuole che sappiate che i frutti che potete ottenere dalla vostra opera per quelli che vi sono affidati non
saranno né autentici né duraturi se non saranno benedetti da Gesù
e se voi non rimarrete in lui: così come il tralcio non può dare frutti
se non rimane inserito nella vite da cui trae la linfa e il vigore che
rendono i frutti buoni»28.
Il Santo chiede con frequenza agli educatori di unire le loro
azioni a quelle di Cristo. Vivere in unione con Cristo, ossia in
comunione di pensieri e di affetti con il Salvatore, è un tema centrale della spiritualità lasalliana; è l'anima del Metodo di orazione
lasalliano ed è l'anima della sua pedagogia religiosa29.
28
MR1,3.
Cfr. F. EMILIANO, Aspetti ascetico-pedagogici della «Spiegazione del
Metodo di orazione» di San G. B. de La Salle, Estratto da «Rivista lasalliana»
Torino 1962, p. 218; F. BERNARD MARIUS, Appel du Christ au don total, Lyon
1947, p. 262.
29
26
III.
1.
Lineamenti educativi
MEMORIA DELL'EVENTO DE LA SALLE E
DEL SUO SISTEMA EDUCATIVO
L'evento de La Salle
La figura e l'opera del La Salle ci sono familiari nei loro molteplici versanti per cui non è necessario ripensarle in una visione storica globale. Ci limitiamo piuttosto a ripensare alcuni aspetti caratteristici che ci sembra oggi particolarmente opportuno ricordare.
Tre secoli fa, de La Salle, reso attento dall'azione di Dio alle
necessità umane e spirituali dei figli degli artigiani e dei poveri
(R 1), in un dato contesto storico e culturale, ha cercato di dare
risposta ad un bisogno urgente del popolo di Dio: la carenza di
educazione cristiana popolare.
La sua ispirazione fondamentale si è concretizzata in pratiche
realizzazioni, istituzioni scolastiche ed educative. A lui si sono
uniti dei collaboratori, attratti dal suo fascino, per impegnarsi in
un'opera educativa rispondente alle necessità dei tempi.
Già in questo momento si associa dei maestri, che saranno poi
i primi Fratelli, per lavorare ensemble et par association, per
impegnarsi a tenere comunitariamente scuole e centri di educazione cristiana accessibili ai poveri (R 39).
Le preoccupazioni del La Salle, i sacrifici eroici e gli sforzi
affrontati per superare ogni difficoltà, sono diretti innanzi tutto al
servizio educativo, poi per stabilire e consolidare una società,
quella dei Fratelli delle Scuole Cristiane.
27
Nella fedeltà al La Salle e alla prassi educativa codificata nella
Conduite, i Fratelli con forte spirito di adattamento ai segni dei
tempi, alle situazioni emergenti, alle nuove esigenze sociali, ai
cambi generazionali, hanno dato vita a istituzioni educative, scolastiche, assistenziali e caritative, affiancati talora anche da collaboratori laici.
I tre secoli intercorsi dall'evento de La Salle a noi, non mancano di significato. Questi, come il nostro, rappresentano uno
sforzo di interpretazione e di applicazione che, per quanto genuino e leale, risulta, almeno in parte, una nuova trasmissione.
A trecento anni di distanza il messaggio educativo lasalliano è
ancora vivo e si incarna nei Fratelli, nei collaboratori laici e religiosi, nelle comunità educative e in quanti si ispirano al La Salle
come punto di riferimento e indicazione di un cammino, come stimolo all'impegno, come invito alla creatività.
Vale la pena sottolineare che il La Salle con la sua dottrina
pedagogica ed ascetica, non è una privativa dei Fratelli e della
Famiglia Lasalliana, bensì una profezia per tutti gli educatori, un
dono reale alla Chiesa e alla comunità degli uomini.
Le origini lasalliane
Le origini lasalliane evidenziano due aspetti:
1. L'organizzazione, da parte del Fondatore e dei primi collaboratori, di una struttura pedagogica per promuovere l'educazione
popolare. Di qui i problemi dell'efficienza e dell'efficacia educativa, l'organizzazione scolastica ed amministrativa, l'istruzione, i
programmi e i metodi adatti a un particolare contesto sociale e culturale, la redazione dei testi e manuali.
2. La strutturazione di una comunità religiosa, quella dei Fratelli, con l'impegno di evidenziare l'aspetto della testimonianza in
uno stile di vita evangelico, non teorico, ma pratico e dinamico
concretizzato nelle relazioni e nelle realizzazioni.
Il Fondatore non considera questi due aspetti come giustappo28
sti, chiusi, senza interferenze, incomunicabili, bensì li vede integrati pienamente in uno sforzo per la realizzazione della missione
educativa.
La disponibilità sua e dei Fratelli verso i giovani è espressione
visibile del messaggio evangelico, è una risposta concreta alla
sua contemplazione del piano di salvezza di Dio (R 11).
La sua preoccupazione per l'efficienza pedagogica e per quanto può favorirla e incrementarla: fondazioni, équipes educative,
elaborazione di esperienze individuali e comunitarie confluite poi
nella Conduite, è emanazione del suo amore per i giovani.
Questa la nostra origine a seguito dell'evento de La Salle.
2.
L'AUDACIA RIFORMATRICE
La risposta data alle interpellanze della vita, secondo le più
diversificate situazioni locali, è una costante dell'attività educativa del de La Salle. E questa volontà di risposta efficace per mezzo della scuola, determina le sue audacie riformatrici all'insegna
di un realismo pedagogico a profitto della classe popolare e artigiana: audacia nella strutturazione di una scuola adatta alle connotazioni dell''habitat nel quale si inserisce30.
Le riforme operate dal de La Salle rispetto agli orientamenti e
ordinamenti scolastici in vigore al suo tempo, si possono sintetizzare:
1. L'adozione esclusiva della lingua nazionale con rifiuto del
latino, quando la prassi era di iniziare con la lettura e scrittura in
lingua latina per pretese ragioni didattiche e per utilità liturgica.
2. La distribuzione e divisione degli alunni per classi e per
gruppi omogenei, con insegnamento simultaneo, mentre era prevalente la forma dell'insegnamento individuale. La scelta del metodo
30
Cfr. CARLO LOMBARDI, San G. B. de La Salle: una luce nelle tenebre dell'urbanesimo in «Attualità di una pedagogia - Symposium lasalliano», dicembre
1980, pp. 28-44.
29
simultaneo è netta nel de La Salle, pur ammettendo momenti di
insegnamento mutuo come attivismo didattico e ripetizione. Il
metodo disciplinare è stato probabilmente determinante per questa
scelta: le classi popolari superaffollate e il profitto comune esigono questa scelta che permette un lavoro ordinato e continuo.
3. La fondazione di «Seminari per maestri laici»: scuole normali o magistrali per creare degli insegnanti preparati a supplire
alla carenza e impreparazione dei maestri.
Le iniziative per dare vita a questi «Seminari» sono numerose,
tanto che l'istituzione è considerata dagli studiosi la più caratteristica nell'opera lasalliana e la più rilevante nelle sue preoccupazioni31.
Si possono indicare le seguenti sedi di fondazioni magistrali: Reims
(1684-85), Rethel (1685), Parigi (1699-1703), Saint-Denis
(1708-11). A questi istituti organizzati per maestri laici, è da
aggiungere come fondamentale l'istituto interno per la formazione
dei maestri-Fratelli organizzato prima a Parigi e a Reims e in
seguito a Rouen.
4. La creazione di «Scuole domenicali» per aiutare operai e
apprendisti a qualificarsi nella loro professione. La prima nasce a
Parigi nel 1699 con il nome di Académie chrétienne. Si tratta di
due gruppi di giovani operai carenti di alfabetizzazione, cui il
lavoro e la povertà dei genitori ha impedito di usufruire dell'istruzione di base.
Al gruppo dei proficienti vengono impartite nozioni di aritmetica, contabilità, geometria, disegno, architettura. Unico requisito
richiesto per l'iscrizione è l'assiduità alla frequenza e la buona
volontà. L'insegnamento è impartito tutte le domeniche e feste
dell'anno, per la durata di tre ore, dopo le quali ha luogo l'istruzione morale-professionale e religiosa32.
31
Cfr. C. ALCALDE GOMEZ, op cit; F. HENRIQUE JUSTO, Um Precursor da
Pedagogia moderna, Porto Alegre 1952, p. 178; F. ISIDORO DI MARIA, Un precursore nel campo delle istituzioni scolastiche, nei metodi didattici ed educativi, Milano 1926; EDWARD FITZPATRIK, La Salle Patron of ali Teachers, Milwaukee 1951, p. 428.
32
Cfr. F EMILIANO, Dottrine e apporti sociali nell'opera di San G B. de La
Salle, Estratto da «Rivista lasalliana», Torino 1959, p. 128.
30
Ai giovani avviati a professioni che esigono la pratica del disegno tecnico, agli artigiani e commercianti, questa scuola domenicale, unica nel suo genere, offre vantaggi apprezzabili.
È ovvio che tale tipo di scuola, che si può definire di recupero
professionale e di formazione ricorrente, abbia destato opposizioni
sia nei «maestri-mercenari» che ne temevano la concorrenza, sia
in quanti, mossi da preoccupazioni conservatrici, prevedevano che
l'estensione dell'istruzione potesse determinare una fuga dai
lavori più umili, finendo con lo scalzare le basi della gerarchia
sociale.
5. L'organizzazione di scuole tecnico-professionali. Di fronte
all'insegnamento classico, riservato al privilegio sociale, il de La
Salle promuove un corrispondente insegnamento tecnico-professionale, mirando all'istruzione degli artigiani, dei commercianti,
degli agricoltori, fornendo un modello culturale adeguato ai nuovi compiti professionali e civili di cittadini.
A contatto con la tragica realtà di vita delle popolazioni urbane e rurali, il de La Salle seppe individuare nell'istruzione tecnica
un mezzo per rinnovare profondamente la società e scalzare la
resistenza dei vecchi istituti feudali.
La sua polemica operativa scolastica si sviluppa pacificamente
contro la cultura classica arroccata nella tradizione e punta su di
un rinnovamento degli studi per dare spazio alle scienze e alle arti
meccaniche.
«L'insegnamento impartito dai Fratelli delle Scuole Cristiane
diede, nella sua indubbia modernità, un impulso decisivo al superamento della pedagogia tradizionale, proponendo il modello di
una preparazione solidamente professionale, basata su materie
pratiche»33.
6. Su richieste dei Magistrati della Normandia il de La Salle
fonda a Saint-Yon nel 1705 una scuola tecnica con annesso con-
33
BALANI-ROGGERO, La Scuola in Italia dalla Controriforma al secolo dei
lumi, Torino 1977, p. 154.
31
vitto. Un antico Tableau di Rouen riporta che in detta scuola «si
insegnava quanto concerne il commercio, la finanza, l'architettura, la matematica, l'idraulica, la cultura militare: in una parola, tutto ciò che deve imparare un giovane all'infuori del latino»34.
Con questo modello, pur non sistematizzato, la istruzione tecnico-professionale va assumendo una fisionomia che entro pochi
anni prende forma definitiva.
Accanto al convitto di Saint-Yon il de La Salle fonda anche un
foyer educativo per giovani indisciplinati; in seguito vi aggiunge
una pension de force per giovani affidati dal Tribunale al recupero
dell'educazione lasalliana. Anche questa iniziativa è un prototipo
di istituzione per il recupero dei giovani traviati e delinquenti.
«Il de La Salle ha fatto ed ha fatto molto. Se non fosse che il
frutto d'una felice sintesi di dottrine altrui, l'opera sarebbe meno
sua e meno grande? C'è chi può pensarlo. Ma le istituzioni che
incarnano un'idea vivono d'una sorgente profonda che non può
essere derivata dall'esterno. Né la scuola popolare, né l'Istituto
religioso, né la scuola normale, né il collegio di Saint-Yon, né il
correzionale, tra il XVII e XVIII secolo sarebbero stati come sono
prospettati, senza il cuore infiammato di Dio e del prossimo di San
G. B. de La Salle»35.
3.
LA "CARTA" DELLA SCUOLA LASALLIANA
Nella Conduite des Ecoles de La Salle esprime il suo pensiero
sull'ordinamento disciplinare del complesso educativo, e vi si
nota quel cronologismo diffuso che fa pensare ad un residuo del
modello sulpiziano: diciannove capitoli, ognuno suddiviso in articoli, nei quali spunta minuziosa ma fedele la statura fisica, spiri-
34
Riportato da HERMENT, Les idées pédagogiques de Saint J.-B. de La Salle, Paris 1935, p. 56.
35
G. SAVINO, San G. B. de La Salle, Torino 1942, p. 96.
32
tuale, psichica, morale del fanciullo e, affiancata, la figura dell'insegnante dalle molte funzioni.
Letta oggi, la Conduite può ad alcuni piacere assai, ad altri
invece no, ma è a rilevare che attraverso una maglia di sottili norme e avvisi, giace un trattato concreto di psicopedagogia, in sostituzione del discorso verboso e indiretto della teorica educativa. Si
direbbe che si sprigiona da quelle pagine linde e temperate, pulite
e vive, una mole di esperienze vive, vite dedicate interamente nella scuola e per i piccoli, un'apertura e un intuito sapienziale delle
situazioni vere del vissuto scolastico.
La fredda elencazione dei titoli è già un capitale di valori educativi che competono con le tecniche attuali della scuola:
1. Ingresso nella scuola.
2. La colazione e la merenda.
3. Le lezioni in generale.
4. La scrittura.
5. L'aritmetica.
6. L'ortografia.
7. Le preghiere.
8. La Santa Messa.
9. Il catechismo.
10. L'uscita da scuola.
11. La vigilanza.
12.1 segni usati nelle Scuole Cristiane.
13. I registri.
14. Le ricompense.
15. Le correzioni.
16. Le assenze.
17. Le vacanze.
18. Gli incarichi agli alunni.
19. Le strutture.
È un documento minuto, nel cui testo si intravedono parecchi
uffici, incarichi, persone, ispettori, fino a scandire, minuto per
minuto, la giornata e la vita degli alunni. Lo stesso orario della
giornata è ritmato sulle lancette dell'orologio: ore 8 ripetizione
della lezione; ore 8,30 lettura; ore 9 scrittura; ore 9,45 ortografia;
ore 10,15 preghiera del mattino e Santa Messa;, ore 13,30 ripeti33
zione e aritmetica; ore 14,30 lettura; ore 15 scrittura; ore 16 catechismo; ore 16,30 preghiera della sera.
Si direbbe che gli alunni sono automizzati, impediti di
inventività e di spontaneità, racchiusi in uno schema che spegne
gli atti spontanei. La lettura superficiale del testo induce a queste
riflessioni, ma una lettura profonda dei sensi che racchiude,
consente di vedervi degli spazi liberi, capaci di suscitare attività
spontanee; anzi, lo stesso scandire delle ore, stimola i fanciulli a
esprimere e a manifestarsi. È una carta della scuola che anticipa
documenti a noi noti e vicini, a tutto servizio degli alunni e
soprattutto dei loro insegnanti. La figura del maestro è il risultato
delle scuole normali che de La Salle innovò da capo a fondo:
nulla è soffocato nei fanciulli, nulla nei maestri.
Si nota nell'orario-schema, l'insistenza della "ripetizione" che,
nella didattica lasalliana posteriore, è chiamata "ricapitolazione":
la psicologia scolastica potrebbe vedervi una fonte di tedio e di
disaffezione per lo studio, ma è risaputo che i fanciulli apprendono e si impossessano facilmente e pienamente di concetti e comunicazioni ripresentati in forme e linguaggio diversi. Parimenti è da
notare la giusta collocazione del momento della preghiera, che
esula dalle scadenze obbligate, ma si innerva nel corpo della giornata e della scuola, così da togliere quella patina di sovrapposizione sulle attività umane e giornaliere: giustamente si può definirla il respiro della vita, della giornata, delle lezioni.
La giornata scolastica, come risulta dall'esame dettagliato dei
vari momenti espressi nella Conduite, si svolge in una ritualità
dominata dal silenzio: la classe è come un santuario, l'officiante è il
maestro che, oltre ad essere custode della parola e garante del silenzio, è il ministro che celebra i riti con gestualità e comunicazione
segnica. Il rapporto tra l'officiante e gli alunni non è di chi guarda e
di chi fa, ma di chi partecipa e comunica: gli attori sono in rapporto
di autentica comunità educativa intesa come modello sociale.
Al primo approccio con la Conduite, la rigida scansione dei
momenti della giornata e la determinazione gerarchica dei ruoli
degli attori dell'educazione possono generare l'idea di un meccanismo chiuso e costrittivo. Invece, la scuola lasalliana rivela
tutt'altro aspetto, cioè quello familiare, per mezzo di un rito
sociale
34
quotidiano che incoraggia e incrementa la maturazione dell'alunno e l'acquisizione di abitudini e responsabilità. La classe lasalliana si rivela luogo di autenticità di rapporti svolti in un clima di
intimità quasi sacrale, favorita dal silenzio e attraverso di esso dal
senso costante della vicinanza e della presenza di Dio.
La ricchezza della Conduite consiste appunto in questa sintesi
di esperienze dei Fratelli che sottopongono comunitariamente a
vaglio critico il loro vissuto professionale a contatto con gli alunni, i genitori, gli insegnanti. Il loro obiettivo è di collaborare con
il de La Salle alla redazione di un regolamento che assommi le
esperienze e le innovazioni vissute nella scuola popolare, anche a
contatto con altre pedagogie dell'epoca.
La pedagogia è una scienza viva, cangiante non tanto nei procedimenti educativi, bensì nei metodi di insegnamento. E molto
opportunamente, attraverso tre secoli, con oculatezza e vivo senso
del reale e delle situazioni emergenti, la Conduite ha codificato
procedimenti nuovi, riflettendo, nell'iter delle varie edizioni, i
progressi della pedagogia e della didattica.
Si può dunque affermare che nella prassi educativa lasalliana,
la Conduite non è mai stata definitiva ma costantemente in divenire e in stato di ricerca.
In effetti, Monsieur de La Salle, che è stato un innovatore
autentico, non mancherebbe di accogliere oggi nuove metodologie
adattate sia alla cultura in cui vivono gli insegnanti, sia alle profonde modificazioni della vita sociale, sia al progresso delle scienze umane. In questo senso, la Conduite, nelle venticinque successive edizioni, pur conservando intatta la fedeltà allo spirito primitivo, ha subito cambiamenti profondi.
Si tratta dunque di conciliare il rispetto per la tradizione con la
giusta preoccupazione di applicare le migliori metodologie e tecniche educative d'oggi.
Nella Conduite, al di là di modalità legate a tempi e situazioni
specifiche, permangono valide intuizioni che tradotte in attualità,
in forme consone al nostro tempo, alla cultura e alle esigenze dei
giovani, costituiscono una matrice su cui modellare adattamenti e
successive rielaborazioni.
Storicamente sappiamo come Monsieur de La Salle, senza
35
rompere con il passato, sperimenta nuove vie, consapevole, per
esperienza quotidiana, dell'urgenza e della necessità di cogliere la
sfida dei tempi nuovi, accettando i giovani quali sono, nel loro
habitat culturale.
Oggi, di fronte a cambiamenti ed evoluzioni costantemente in
atto, il problema della istituzione educativa lasalliana si pone in
questi termini: sapranno i Lasalliani innestare le innovazioni
richieste su quanto è stato istituito dal de La Salle e consolidato
dalla tradizione, per istituzionalizzare il nuovo? L'aggiornamento
educativo e pedagogico sarà la risposta per l'attualizzazione e la
salvaguardia della specificità dell'istituzione lasalliana.
4.
identità lasalliana nella scuola. Ciò comporta però un'estensione
di questi due fattori, attività comunitaria ed attenzione individualizzata all'alunno, che non possono rimanere alle soglie della
didattica e dell'azione educativa, ma devono entrare nel vivo dell'attività scolastica.
Tale comunitarietà prende consistenza solo in un progetto educativo chiaro e preciso che esprime i valori fondamentali nelle
scelte della comunità educativa e propone obiettivi pedagogici
elaborati comunitariamente. Questo permetterà ad ogni istituzione
di aderire alle esigenze e alle richieste locali, ma anche di coinvolgere le responsabilità di tutti e di determinare la partecipazione ad un'unica azione educativa.
Un progetto educativo per tutti e tutti per uno stesso progetto
educativo.
CARATTERIZZAZIONI DELLA SCUOLA LASALLIANA
b) Scuola attenta ai giovani
Evidenziamo le principali caratterizzazioni pedagogiche della
scuola lasalliana e la concretezza degli obiettivi che si vogliono
raggiungere, raggruppando, in un enunciato mutuato dal nuovo
progetto educativo francese, le istanze racchiuse che accentuano
maggiormente le connotazioni lasalliane: Fratelli e laici, nella
scuola lasalliana, attenti alle esigenze dei giovani, specialmente
dei bisognosi, collaborano in un clima di fraternità, perché la
scuola sia valida e per esercitare un ministero nella Chiesa e nella società, con fedeltà creativa al carisma del Fondatore.
a) Scuola comunità
Un indirizzo caratterizzante dello stile lasalliano è quello della
dimensione comunitaria che coinvolge tutte le componenti scolastiche.
L'operare comunitariamente ensemble et par association dei
Fratelli e dei laici, con l'attenzione individualizzata all'alunno,
sono i due elementi da cui non possiamo sottrarci se vogliamo fare
un discorso di pedagogia lasalliana.
Questa, infatti, ha fatto delle due caratteristiche gli archi portanti che hanno acquisito una maggior solidità nella ricerca di una
36
I giovani sono i protagonisti del fatto educativo: per questo la
scuola lasalliana ne valorizza la persona nella sua globalità, promovendone le capacità, con attenzione alla loro realtà dinamica;
accoglie i giovani per quello che sono e per ciò che nominativamente possono essere, abituandosi ad articolare e calibrare le proposte e gli interventi a misura di giovane e delle situazioni particolari.
De La Salle vede l'alunno in crescita attraverso dinamismi che
richiedono un'azione personalizzata, li tratta diversamente e
secondo le proprie esigenze, perché si sentano accettati in modo
singolare e proprio a ciascuno.
Di qui l'invito agli educatori a saper cogliere l'essenza delle
singole personalità, adattandosi all'indole di ciascuno, a saper
valutare, caso per caso, i singoli processi di crescita, a focalizzare
l'attenzione sui mediocri e sui meno dotati, a reperire e mettere in
atto metodologie didattiche che tengano conto della diversità dei
processi di apprendimento.
e) Scuola qualificata
Per il Fondatore, scuola qualificata è quella che funziona bene:
37
que lā€™école aille bien è il detto del santo.
Quindi scuola che sa coniugare armonicamente scienza e fede
realizzando un'autentica attività culturale; scuola alla ricerca della migliore pedagogia e didattica; scuola che sa trovare nuove
soluzioni per esigenze nuove; scuola attenta a quanto avviene nel
dominio dell'educazione, della innovazione e della sperimentazione.
La scuola funziona bene quando riesce a coinvolgere gli apporti
positivi dei componenti la comunità educativa: doti umane, professionali, spirituali. In questo senso gli operatori costituiscono
una équipe il cui dinamismo trainante porta ad uscire dagli interessi personali per passare da un atteggiamento di osservatori e
fruitori a quello di parti attive, di attori.
Una scuola funziona bene quando ogni docente è stimolato a
sviluppare le sue competenze sul piano annuale di formazione,
specie per quanto riguarda la preparazione e la progettazione dei
corsi e nei momenti di valutazione e verifica.
Una scuola funziona bene quando sa realizzare l'iniziazione e
il perfezionamento nell'arte di educare, coinvolgendo non solo i
principianti ma anche i provetti.
Particolare importanza per questa riuscita ha la personalità del
responsabile, il primo ispiratore e animatore di una istituzione e
della sua pedagogia innovatrice.
d) Scuola aperta alla realtà sociale ed ecclesiale
La programmazione educativa attenta alle istanze sociali ed
ecclesiali, vede Fratelli e laici associati in un clima di autentica
collaborazione perché la scuola sia efficiente e possa esercitare un
ministero nella Chiesa e nella società, con fedeltà creatrice al carisma di San Giovanni Battista de La Salle.
La comunità educativa deve possedere il clima adatto a formare dei giovani professionalmente preparati i quali potranno mettere le loro competenze al servizio degli altri, soprattutto nella solidarietà verso quanti soffrono l'ingiustizia e la povertà.
La formazione culturale, rispettando l'autonomia dei fatti storici, dei dati scientifici e dei programmi scolastici, si apre anche ai
meccanismi sociali che determinano ingiustizia, povertà e violen38
za. Per meglio perseguire tali obiettivi, la scuola lasalliana si avvale di attività che impegnino i giovani soprattutto in tempi extra
scolastici, in settori caritativi, assistenziali e sociali.
Il modo migliore per raggiungere tali obiettivi è formare la loro
mentalità al senso della giustizia e della solidarietà cristiana nell'ambito dei gruppi lasalliani o dei movimenti ecclesiali.
È una esperienza ricca di prospettive che serve a far ritrovare
criteri di vita e orientamenti pratici. Per molti, rappresenta la via
concreta per ricomporre la frammentarietà che insidia la loro vita;
apre alla comunione e alla responsabilità. Aiuta anche a fare imparare la comprensione e il perdono e avviare a un'esperienza di
chiesa come comunione al suo mistero e partecipazione alla sua
missione.
e) Scuola in stato di ricerca
La scuola lasalliana non può segnare il passo e limitarsi a essere
solo fedele alle tradizioni del passato, ma di continuo deve dare
avvio a nuove soluzioni per l'avvenire, sottraendosi all'immobilismo e alle geometrie prefabbricate in nome di un'autentica fedeltà alle origini che hanno pregnanza di fermenti capaci di essere
come lievito evangelico.
Le proposte delle istituzioni lasalliane sono tese alla ricerca di
un rinnovamento pedagogico e didattico rispondente con maggior
incisività per il futuro.
La fedeltà alle origini non significa chiusura proprio perché la
scuola lasalliana è sempre stata capace di assorbire le istanze locali
e ha saputo interpretare realisticamente i segni dei tempi. Pertanto essa è tesa alla ricerca di un rinnovamento nella pastorale
educativa e nella pedagogia.
L'attualizzazione della nostra pedagogia è dovere di ogni
comunità educativa, è preoccupazione di ogni lasalliano che si rifà
alle origini e constata la validità, se pure storica, di adattamenti e
sperimentazioni operate dal lavoro in équipe, come risulta dalla
stesura della Conduite fatta periodicamente dal Fondatore e dai
suoi collaboratori e, in seguito, dai successori fino a raggiungere
venticinque edizioni con ampie variazioni e integrazioni.
L'esame periodico e comunitario dei problemi scolastici, la
39
programmazione di nuovi orientamenti per nuove attività, la verifica della nostra incidenza e influenza nell'habitat, la ricerca dell'adattamento immediato a speciali situazioni, sono gli obiettivi
della comunità educativa in stato di ricerca.
5.
L'EDUCATORE MINISTRO DELLA PAROLA
«Non dimenticate che Gesù vi ha inviato a diffondere la sua
parola e la Chiesa si serve di voi e della vostra opera»36.
La parola di Dio è luce per il de La Salle e la gloria dell'educatore è di essere mediatore di questa parola.
L'educatore lasalliano comunica la «parola». Per trasmetterla
in modo adeguato, deve anzitutto radicarla profondamente nel
proprio cuore; deve comprenderla, amarla e realizzarla. Solo chi
la comprende può farla comprendere, solo chi l'ama può farla
amare, solo chi la realizza può insegnare a realizzarla.
L'educatore cristiano è il «ministro»37 della parola, consacrato
alla parola; è testimone della dimensione trascendente della vita e
la sua vita proclama Dio ai giovani. Le sue attitudini, i suoi valori, le sue azioni proclamano la parola.
Per questo il de La Salle vede la piena attualizzazione del suo
ideale in una comunità di religiosi educatori, ministri della Parola
di Dio: educatori assidui quotidianamente alla lettura della parola,
educatori che si dedicano alla catechesi, educatori che rinunciano
al sacerdozio ministeriale per votare la loro esistenza alla trasmissione del messaggio di salvezza ai giovani nel ministero educativo della scuola: questa è la risposta legittima della sua vocazione.
La parola di Dio per il de La Salle non è solo un «oggetto» da
trasmettere, ma è una realtà viva che agisce potentemente nell'uomo. Dio è presente nella parola; Dio è presente sempre e ovunque;
36
37
40
MR 7, 1.
MR 3,2; 7,2; 10,2; 14, 3.
Dio è perennemente operante: l'educatore non è che lo strumento
e il mediatore di questa presenza totale di Dio. Una presenza totale, perché non solo è fonte di luce, ma di calore e di opere.
«Voi siete gli ambasciatori e i ministri di Cristo nella professione che esercitate; dovete dunque comportarvi come rappresentanti di Cristo stesso. È lui che vuole che i giovani guardino a voi
come a lui stesso, che ricevano i vostri insegnamenti come se fosse lui stesso a insegnare: devono essere persuasi che è la verità di
Cristo che parla per bocca vostra, che è nel suo nome che voi insegnate, e che è lui stesso che vi dà autorità su di loro. Essi sono la
lettera che egli vi ha dettato e voi scrivete ogni giorno nei loro
cuori, non con l'inchiostro, ma con lo spirito del Dio vivente che
agisce in voi e per voi, con la virtù di Gesù Cristo»38.
La dottrina del de La Salle sulla missione dell'educatore cristiano39 deriva dalla dottrina di San Paolo sul ministero della parola. Le citazioni di San Paolo sono frequenti negli scritti lasalliani e
le sue parole sono così profondamente inserite nel pensiero del
Santo che si avvertono ad ogni istante ma si isolano con difficoltà.
6.
L'EDUCATORE PROIETTATO IN DIO
San G. B. de La Salle, pur nella preoccupazione per la formazione ed educazione spirituale dei religiosi educatori e dei giovani, non dedica un trattato specifico sulla preghiera, se si eccettua
la Spiegazione del metodo di orazione e un trattato aggiuntivo e
complementare dedicato alla preghiera in appendice ai Doveri del
Cristiano verso Dio. Tuttavia il motivo della preghiera ricorre con
ampia frequenza in tutte le sue opere ascetiche, spirituali e peda-
3«MR3, 2.
39
Cfr. M. SAUVAGE, Catéchèse et Ldicat: participation des Ldics au
mìnistère de la parole. Mìssion du Frère-Enseignant dans l'Eglise, Paris
1962, p. 936.
41
gogiche, con movenze brevi, originali, senza sistematicità, con
l'uso frequente della forma parenetico-esortativa del dialogo in
cui abbondano i verbi di attività, di movimento e di affetto, con
l'uso frequente e quasi abituale del pronome in seconda persona40.
Gli scritti lasalliani definiscono nettamente il ruolo della preghiera nella vita dell'educatore: «È vostro dovere, scrive, essere
assidui e affezionati alla preghiera, per attirare su di voi le grazie
di cui avete bisogno nel vostro ministero, sia per la vostra perfezione, sia per la santificazione degli altri»41.
La preghiera è assolutamente indispensabile per la santificazione personale dell'educatore ed è necessaria per renderlo atto a
svolgere degnamente il ruolo di «ministro di Dio e dispensatore
dei suoi misteri»42. Egli deve perciò implorare ogni giorno da Dio
questa grazia: «Voi siete chiamati nel vostro ministero a procurare
la santificazione dei giovani: dovete dunque avere una santità non
comune. L'applicazione interiore all'orazione, l'affetto per questo
esercizio, la fedeltà alle vostre pratiche di pietà, vi aiuteranno ad
acquistare la santità che Dio esige da voi. Pregate tutti i giorni con
suppliche ardenti e non cessate di pregare fino a quando non
l'abbiate ottenuta»43.
L'orazione fa progredire l'educatore nella via della santità poiché «essa è il sostegno e il fondamento di tutte le virtù e la fonte
di grazie per la propria santificazione e per quella dei giovani»44.
L'educatore trova nell'orazione quotidiana «la luce e la forza»45 di cui necessita nell'esercizio del ministero educativo e l'amore per il divino Maestro «che l'aiuterà a pregare con amore per
entrare nel mistero di Dio»46. Attingerà pure la forza per praticare
40
J-B. DE LA SALLE, Invito alla preghiera, Introduzione, scelta dei testi e
traduzione di S. Scaglione, Torino, 2002, p. 150.
41
M 95, 1.
42
MR 3,2.
43
M 39, 2.
le virtù inerenti al proprio ministero perché si sentirà guidato dalla
pienezza dello Spirito di Dio: così ogni azione «sarà fatta in spirito
di preghiera e la pratica della santa presenza di Dio sarà resa
facile e naturale»47 .
Nulla si realizza senza la preghiera; essa infatti dà la luce e le
grazie necessarie per il successo di tutte le intraprese relative alla
missione educatrice presso i giovani; nel ministero educativo «non
si potrà realizzare alcun frutto soprannaturale senza l'aiuto e l'assistenza dello Spirito Santo»48.
Così pure l'educatore «ministro della parola di Dio»49, nella
preghiera e nell'orazione mentale imparerà l'arte di parlare di Dio,
come inviato di Dio: «Siate persuasi che non potrete guadagnare
a Dio i vostri alunni se non avrete imparato a parlare a Dio e a parlare di Dio»50.
L'educatore è solo strumento per realizzare la missione che
Dio desidera compiere per suo mezzo. Per questo il de La Salle
considera la preghiera come necessità indispensabile per possedere il segreto di guidare i giovani a Dio.
L'unione costante a Dio realizzata per mezzo della preghiera deve
essere mantenuta in Cristo e per Cristo: «Cristo è il vostro mediatore e voi non potete adire a Dio che per mezzo suo: supplicatelo perché abiti sempre nel vostro cuore per pregarlo in questa dimora»51.
L'orazione dell'educatore deve dunque essere costantemente
animata da una convergenza verso Cristo e articolarsi da lui senza
mai soluzioni di continuità: è sempre la presenza di Cristo in mezzo a noi, è la pietra di confronto del nostro vivere.
L'educatore si prepara alla missione tra i giovani non solo con
la preghiera personale, ma deve avere coscienza di essere «intercessore presso Dio per tutti i giovani»52 per ottenere loro la doci47
48
49
50
51
52
45
46
42
M 114, 1.
M 181,3.
M 179, 3.
M 107, 1.
MR 3, 2.
M 64, 2.
M 62, 3.
M 56, 3.
43
lità nel seguire la parola di Dio e avere la forza per attuarla nella
vita. Inoltre «deve far pregare convenientemente i giovani e portarli ad amare la preghiera» che è «il mezzo privilegiato per l'attuazione di una missione che consiste essenzialmente nello stabilire il regno di Dio nelle anime»53 e nel «formare i giovani ad
essere ferventi cristiani per tutta la vita»54.
7.
COME ESSERE PER EDUCARE
Per conseguire organicamente il fine dell'educazione cristiana,
il de La Salle considera fondamentale la formazione dell'educatore, convinto che solo dei maestri ben preparati possono assicurare
alla missione della scuola garanzie di stabilità e di sicurezza. Nella
dottrina lasalliana l'educazione cristiana presuppone l'educatore;
per questo il de La Salle pone la massima cura nella sua formazione morale e pedagogica.
Non basta la conoscenza delle dottrine pedagogiche e psicologiche con le relative metodologie, per riuscire educatori; è necessario
che alle norme educative e alle conoscenze oggettive del giovane
corrisponda la disciplina della condotta personale dell'educatore55.
Sin dalle origini il de La Salle si preoccupa giustamente dell'educazione interiore del maestro per formare in lui l'uomo da cui
fare emergere la persona dell'educatore. Per questo addita un
paradigma di virtù educative che vuole coltivate: contegno, silenzio, umiltà, prudenza, saggezza, pazienza, ritegno, dolcezza, zelo,
vigilanza, pietà, generosità56.
Il pensiero ascetico-educativo lasalliano verte non tanto sul
«come educare», bensì sul «come essere» per educare, come
vivere in sé il timbro e la sostanza dell'educatore. Il modello è
Cristo, maestro perché aperto all'ascolto; esempio perché
testimone; liberatore perché libero; realizzatore dell'uomo per
la sua obbedienza perfetta.
Un cammino arduo quello indicato dal de La Salle ed in
linea con il concetto di auto-educazione permanente oggi tanto
diffuso: disciplina ed ascesi, uscita da sé per un dono senza
limiti: questo è l'itinerario dell'educatore che voglia dirsi
cristiano.
Il de La Salle raggiunge l'educazione dei giovani attraverso
il rinnovamento morale dell'educatore. Lungi dal trascurare
l'istruzione, vuole che diventi mezzo di educazione che abbia
un contenuto etico, che ogni materia di studio sia anche rivolta
al compito di formare degli uomini.
La scuola non può sussistere per la sola cultura, ma per
l'indirizzo della vita; ciò che costituisce l'indirizzo, non è
soltanto l'istruzione, ma la forza morale del carattere. Per
realizzare l'istruzione, per richiamare la scuola alla sua vera
funzione di istituto educativo, il de La Salle esige la formazione
interiore dell'educatore.
Se l'educatore con la testimonianza e la parola non è il
modello della vita che il giovane deve ricevere, la scuola non
consegue il suo fine.
8.
53
M61, 1.
54
M 134, 3.
55
Cfr. C. ALCALDE GÓMEZ, El Maestro en la pedagogia de S. J. B. de La
Salle, Madrid 1961, p. 548.
56
Cfr. F. EMILIANO, San G. B. de La Salle: l'opera e il pensiero pedagogico, Torino 1944, pp. 130-151.
FEDELTÀ AL PASSATO E AL PRESENTE
Sorge qui spontaneo un interrogativo: la fedeltà dei Fratelli
che ha consentito di tenere in vita l'eredità tramandata, sarà in
grado di assicurare continuità nel futuro?
La complessità dell'argomento non consente risposta imme-
44
45
diata. È vero che gran parte dei successi dei nostri predecessori
dipende dalla fedeltà al de La Salle. La regola d'oro fu: fare come
faceva il Fondatore.
Ma occorre tenere presente che anche le formule più geniali
invecchiano col tempo al punto che, mutato il contesto, l'attaccamento alla lettera può tradire lo spirito.
La fedeltà non consiste nel conservare le ceneri ma nell'alimentare la fiamma.
Nella scuola lasalliana si sta acquisendo la responsabilità
comune, sia da parte dei Fratelli, sia da parte degli insegnanti laici, di dovere tramandare il carisma innovante del de La Salle.
Il carisma del Fondatore è affidato ai lasalliani non solo come
deposito da custodire ma anche come germe da coltivare e far crescere.
La fedeltà alle sue intuizioni non significa ritorno al passato o
fedeltà materiale a prescrizioni. E tale fedeltà non può essere vissuta e realizzata che in seno alla comunità educativa con la volontà di rispondere alle interpellanze di oggi con lo stesso slancio che
ha spinto il de La Salle a dare risposte al suo tempo.
La fedeltà al presente e l'adeguazione allo spirito delle intuizioni lasalliane, lungi dall'escludersi, si condizionano a vicenda:
attenzione al presente, memoria del passato, continuità nella speranza.
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