La maledizione di Federazione Intesa
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La maledizione di Federazione Intesa
Anno V - Numero 1/2 - Gennaio/Febbraio 2011 Mensile di informazione sindacale Aforisma del mese “Se vuoi conoscere la vera natura di un uomo devi dargli un grande potere” (Pittaco) Nella LE REGOLE finanziaria ERANO 2009 SBAGLIATE la scandalosa FIN soluzione DALL’INIZIO, del “problema L’ABBIAMO R.I.A.” DETTO MOLTE VOLTE Poste Italiane Spa – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 e 3, Roma Aut. n. 124/2009 La maledizione di Federazione Intesa EDITORIALE P. 2 Maria Michelina Cirillo P. 4 Coord. Min. Economia e finanze - DF Viva gli Italiani L’efficacia delle norme P. 10 Come ti finanzio l’Europa La ricetta migliore P. 12 I Monopoli P. 14 un settore in crescita esponenziale La pubblica amministrazione in rosa P. 15 Verso una nuova stagione L’anno che si è concluso è stato particolarmente difficile sul piano economico, politico e sociale. In Europa, come in Italia, si è abbattuta una crisi di dimensioni maggiori di quella del 1929. Prima gli Stati Uniti, poi la Grecia e ora l’Irlanda, hanno evidenziato le debolezze del sistema finanziario occidentale. L’intervento europeo su Grecia e Irlanda inizialmente è stato incerto e lento nelle decisioni e solo un risoluto senso di responsabilità ha permesso agli Stati membri di fronteggiare positivamente queste crisi, grazie anche al comune P. 9 spirito di solidarietà. EDITORIALE GENNAIo-FEbbrAIo 2011 La maledizione della Le regole erano sbagliate fin dall’inizio, L ’art. 39 della Costituzione non applicato, leggi fatte per fruire delle prerogative sindacale (che corrispondono a un finanziamento pubblico) ma neppure una per “definire” cos’è un sindacato, come funziona, e, meno che meno, come si misura la sua reale rappresentatività. Dopo 45 anni, nel 1993, nel pubblico impiego si sono iniziate a definire le prime regole sulla misurazione della rappresentatività sindacale introducendo il doppio parametro (deleghe e voti) attraverso un voto triennale per le elezioni delle RSU e la misurazione biennale del numero degli iscritti (per la precisione non degli “iscritti”, ma di coloro che rilasciano de- Ed ecco che ritorna la violenza del numero, la violenza di uno stato democratico Nuovi sINCroNIsMI 2 di Francesco Prudenzano lega al datore di lavoro per la trattenuta sindacale e che nel mese di dicembre degli anni pari percepivano lo stipendio). Le regole per l’accesso alla contrattazione integrativa però, sia del pubblico che del privato, restavano le stesse: chi non firma il Contratto nazionale non accede alla contrattazione integrativa. Ma, mentre nel privato l’accesso alla contrattazione era deciso dal datore di lavoro (se eri gradito ti facevano firmare il CCNL altrimenti non esistevi, a prescindere dal numero degli iscritti), nel pubblico impiego l’accesso alla firma del CCNL era regolato per legge. La storia della Federa- zione INTESA è nota a tutti i nostri lettori. L’Ufficio Relazioni Sindacali dell’ARAN, unico custode della documentazione riguardante la misurazione della rappresentatività sindacale, è stato gestito, per molti anni, da un emissario della CGIL che ci ha sistematicamente sabotato, facendo in modo di escluderci dal novero delle sigle rappresentative nel biennio 2004-05, nel biennio 2006-07 e nel biennio 2008-09. Nei primi due bienni la Federazione INTESA è stata riammessa alla contrattazione da una pronuncia della magistratura anche se in grave ritardo e con tutti i danni che ha causato alla struttura, mentre per il biennio 2008-09 stiamo ancora aspettando (molto fiduciosi) il responso dei giudici. Non vogliamo ripetere che in un paese civile qualcuno avrebbe già pagato anche solo per il fatto che migliaia di cittadini di questa Repubblica, iscritti alla nostra organizzazione, hanno visto interdetta la loro libertà di pensiero e di espressione oltre che la partecipazione alla vita democratica. Inoltre il tutto, sempre in un paese civile, avrebbe avuto ben più ampio risalto, ma vogliamo GENNAIo-FEbbrAIo 2011 Federazione INTESA EDITORIALE l’abbiamo detto molte volte parlare di quello che sta succedendo in riferimento al congelamento per tutto il pubblico impiego della misurazione dei due parametri, deleghe e voti, della rappresentatività sindacale. Il voto per le RSU è stato sostanzialmente rinviato, senza un termine e così anche la “conta” delle deleghe. Sono bastate due lettere del Commissario Straordinario dell’ARAN, Antonio Naddeo, a stabilire che non ci fosse la necessità di votare e neppure di contare le deleghe, fermando tutto rispettivamente al 2007 e al 2006. Non una norma esplicita, non una espressione del parlamento e neppure di un ministro, ma solo di un Commissario Straordinario ha decretato una sospensione della democrazia che ha permesso ai sindacati già rappresentativi, di fruire il contributo pubblico (sotto forma di distacchi e permessi) anche se non ne avevano più le prerogative a discapito di chi ha i numeri. A nulla è contato, ad oggi, la sostanziale smentita del Consiglio di Stato che, con un parere del febbraio scorso, ricorda che non è da paese civile sospendere l’accesso al voto senza dare un termine e che una cosa sono i rinnovi dei contratti mancati per assenza di risorse e un’altra la misurazione della dinamica aggrega- CGIL ha fortemente voluto nel 1993, quelle stesse regole, ora sono criticate dalla FIOM che dichiara che la sua esclusione dalla contrattazione integrativa se non appone la firma al Contratto nazionale è una regola illiberale. Che grande scoperta. Così funziona da sempre nel pubblico impiego e nessuna federazione della CGIL ne è mai rimasta scandalizzata anzi, spesso e volentieri, la regola è stata usata per costringere i sindacati “dissidenti” a sottoscrivere ugualmente i CCNL che si susseguivano anche se non ne condividevano quasi per niente il contenuto. Ed ecco che ritorna la violenza del numero, la Un Commissario Straordinario h a decretato una sospensione del l a democrazia tiva delle organizzazioni sindacali che non può certo dipendere dalla sospensione della tornata contrattuale. Mentre scrivo questo articolo ancora non si conosce l’intenzione dell’ARAN sulla calendarizzazione del voto e penso quanto sia paradossale questa situazione a confronto di quanto è accaduto tra la FIAT e la FIOM-CGIL. Le regole che la stessa violenza di uno stato democratico e delle sue strutture mediatiche che fa due pesi e due misure: ignora totalmente i diritti violati di una parte dei cittadini ed esalta e dibatte a lungo sulla possibile violazione dei diritti di altri. In ogni caso, le vicende della Federazione INTESA e della FIOM CGIL dimostrano che, a volte, la Storia ha un forte senso dell’ironia. Nuovi sINCroNIsMI 3 GENNAIo-FEbbrAIo 2011 TRE MINUTI CON... Maria Michelina Cirillo Coordinatrice Commissioni Tributarie MEF S ei una volontaria e una fervente sostenitrice della famiglia tradizionale, ci racconti questi aspetti della tua vita? La mia vita può essere racchiusa in pochi valori ma che per me sono di una estrema importanza. Il primo fra tutti è la famiglia. Essa rappresenta tutta la mia vita nel senso che l’ho sempre messa al primo posto quando ho dovuto fare delle scelte, dalle più banali alle più importanti. La famiglia è un valore che purtroppo si sta perdendo. La famiglia come la intendo io, nel suo concetto tradizionale infatti si sta sgretolando in questa società moderna e i danni che ne derivano sono immensi a livello sociale. Altri valori in cui credo fermamente sono la giustizia sociale e la solidarietà che mi portano ad occuparmi, nel mio tempo livolontariato di bero, presso la mia parrocchia. Amo organizzare manifeNuovi sINCroNIsMI 4 stazioni nei più svariati campi dal settore culinario agli spettacoli; il tutto finalizzato alla raccolta di fondi oppure per portare solidarietà alle persone disagiate. Un dato mi preme sottolineare che ho purtroppo, riscontrato, nella mia attività di volontariato in questo periodo: noto, con un certo dispiacere, che sempre più ampie fasce di popolazione e moltissime famiglie rientrano, oramai, tra le persone indigenti. E’ proprio il ceto medio che ha risentito di questa crisi che ha riversato su di esso degli effetti devastanti in termini economici. Immagino che il tuo volontariato abbia condipositivo in zionato, naturalmente, la tua azione sindacale. Ci racconti la tua storia nel sindacato e se nasci con la nostra sigla? La mia attività sindacale nasce proprio con questa sigla negli anni ’80. E’ stata,sin dall’inizio, una bellissima esperienza legata proprio in modo indissolubile a quel valore di solidarietà che mi spinge alle attività di volontariato che ti ho raccontato. Infatti la mia visione di sindacato è proprio come una “missione” di tutela dei più sfortunati; nel sindacato ho il compito di tutelare la fascia più debole nei rapporti lavorativi. Ossia il lavoratore. Il dicembre scorso hai raggiunto il traguardo di Barbara De Martino della pensione… che mi auguro non riguardi l’attività sindacale Mi auguro proprio di no. La mia attività sindacale continuerà con la nostra sigla sindacale fino a quando il buon Dio vorrà, certamente oltre la mia messa a riposo. Come svolgevi la tua attività sindacale quando eri ancora in servizio? Ero una dirigente sindacale e cercavo di dare il meglio di me stessa sul campo lavorativo al fine di ottenere maggior tutela parto. Cercavo al tempo stesso di essere una attenta dirigente ed una amica fidata che ascolta i colleghi e cerca di aiutarli quando sono in difficoltà. Come è il tuo rapporto con il nuovo soggetto sindacale Federazione UGL- INTESA, o meglio quello con UGL? Il mio rapporto con la sigla UGL è di reciproca e fruttuosa collaborazione. Attualmente si sta discutendo circa la possibilità di far fronte comune e di fondere le due espe- La mia visione del sindacato è proprio come una missione nelle contrattazioni e maggiori possibilità di carriera lavorativa per i nostri iscritti. Partecipavo, ma lo faccio tutt’ora, con costanza alle contrattazioni indette. Indicevo anche riunioni di base per poter ascoltare in prima persona le problematiche che affliggono i lavoratori del mio com- rienze sindacali in un unico matrimonio al fine di poter tutelare e raggli insieme giungere obiettivi prefissati. Cara Maria noi della Redazione di Nuovi Sincronismi ci auguriamo che il tuo contributo aucontinui…intanto guri per la tua pensione!!!! GENNAIo-FEbbrAIo 2011 FATTI & MISFATTI Se il paese non cresce economicamente chi è il colpevole? di Paola Saraceni O ramai la parola crescere è diventata luogo comune. Come è luogo comune da anni, crescere solo dell’1% l’anno o fermare il pesante debito pubblico in pareggio. Tutti i Governi che si sono alternati, hanno confermato un trend che li accomuna tutti, abbassando le tasse in momenti di ripresa o stabilità per poi aumentarle quando l’economia denuncia segni di stagnazione e il potere d’acquisto degli stipendi cala drasticamente. In poche parole, il contrario di quanto andrebbe fatto! Tutto questo, solamente per dare agli elettori, la parvenza che durante l’arco temporale del Governo, questo è riuscito a far vivere meglio i loro elettori e quelli che potenzialmente potrebbero diventarlo. Continuando con questa scelta politica, sarà difficile se non impossibile uscire dal buco nero del nostro deficit. Abbiamo voluto fare questa piccola ma indicativa analisi, per porre l’accento sull’insignificante, almeno sotto l’aspetto economico, della campagna di razionalizzazione per la spesa pubblica, sostenuta unicamente con il blocco dei contratti fino al 2013 di tutti i dipendenti pubblici. In questo modo, si è solamente congelato per tre anni, il potere d’acquisto di circa 3.500.000 buste paga, creando in un mercato già in crisi, un ulteriore taglio agli acquisti di tutti i generi, in particolare al settore dell’abbigliamento, dell’automobile e di tutti quei settori che ricadono nella voce: superfluo! Purtroppo, dati recenti hanno fatto emergere che il fenomeno si è allargato anche al settore alimentare e, questo fatto assolutamente negativo, ci deve far riflettere. Per risolvere il grave problema economico del nostro Bel Paese, serve una seria convergenza di Abbiamo la speranza che qualcuno capirà quali sono i veri mali di questa nostra cara Italia tutte le realtà politiche del Paese, verso scelte di Governo che vadano oltre il tempo del mandato elettorale, consegnando così al successivo nuovo o non nuovo Governo, una politica economica già concretizzata e che ha bisogno solo di essere portata avanti. Certo è, che lo scenario politico che in questo momento abbiamo davanti, è lontano anni luce da quanto abbiamo detto, ma abbiamo anche la speranza, che alla fine qualcuno capirà quali siano i veri mali di questa nostra cara Italia. Abbiamo bisogno di sovrastrutture moderne, di nuove e alternative fonti energetiche, di tecnologia alla pari dei Paesi nord Europei e nord Americani, nuovi piani di sviluppo per grandi aree industriali, aiuti economici per i medi e piccoli imprenditori, ma anche in questo caso, quello che si riesce a produrre, è il costringere le nostre migliori menti a espatriare! E’ possibile, che la colpa di tutto questo, è di quel Travet che alla fine di ogni mese di lavoro, si mette in tasca 1.200 euro! Nuovi sINCroNIsMI 5 GRAND’ANGOLO GENNAIo-FEbbrAIo 2011 “Chi per la patria muor Cosa rimane oggi di S ilvestro Centofanti: e chi è? Penso che pochi conoscono la risposta a questa domanda e sicuramente in tanti rimarranno stupiti nell’apprendere che il “Professor” Centofanti, soprannominato “il volatile” per via di un aspetto molto etereo, era un vero infiammatore di cuori al punto tale che, quando parlava dell’Italia prossima ventura, le sue lezioni nel Palazzo Sapienza, l’Università di Pisa, erano talmente affollate da studenti e cittadini, che occorreva andare all’alba per tentare di trovare un posto decente. E la sua parola fu così trascinatrice che trecentottantonove studenti su 621 decisero di arruolarsi nel Battaglione Universitario pisano verso quell’avventura che si sa- Il battaglione degli studenti: chi era costui? Nuovi sINCroNIsMI 6 di Marco Masolin rebbe tragicamente, ma gloriosamente conclusa nel bagno di sangue di Curtatone e Montanara. Questo tentativo, allora riuscito, di tenere insieme libri e schioppi, pensiero e azione, fu senz’altro l’aspetto più commovente e tragico di quella spedizione di scolari, come venivano normalmente chiamati allora gli studenti, che videro i loro prof. trasformarsi, da un giorno all’altro, da azzimati dispensatori di cultura in rivoluzionari a tutto tondo. “Al nostro attraversare paesi e paesetti le campane suonavano a festa e piovevano fiori sulle baionette” ricorda il prof. Giuseppe Montanelli, prozio del grande giornalista Indro Montanelli nelle sue memorie. “In un luogo, detto terre rosse, ci fecero trovare caffè e latte per tutto il battaglione ed io, come addetto allo stato maggiore, ho bevuto sei tazze di caffè e latte ed una montagna di biscotti…”. Sembra che si parli di una scampagnata, di una gita scolastica ed invece da li a poco tutti i partecipanti a quell’avventura avrebbero conosciuto l’orrore della guerra, sentito l’odore del sangue ed avvertito il fetore della morte. Eppure quei ragazzi, spesso solo quindicenni, andarono a quell’appuntamento mentre le mamme scrivevano, ansiose: “ieri ti mandai il fagottino contenente della biancheria…”. Il Ministro dell’Interno del Granducato di Toscana raccomandò di lasciar proseguire per il fronte solo qui giovani muniti di “annuenza” per iscritto dei loro genitori o tutori. Qualcuno tornò indietro, infatti, o per colpa dei genitori o perché non la sentì di affrontare la guerra “vera”. Ma la maggior parte di loro andò avanti e più avanti ancora sempre i professori. Ottaviano Fabrizio Mossotti, un insegnante di fisica con una folta barba, non più giovane e completamente all’oscuro dell’arte, se così si può chiamare, della guerra, si lanciò a capofitto nella battaglia. GENNAIo-FEbbrAIo 2011 vissuto è assai” quello spirito? I suoi ammiratissimi amici lo ricordarono come uno che se ne stava ritto fra le pallottole e le cannonate quasi ne studiasse, con consumata e professorale abilità, le parabole. E che dire di Giovanni Battista Giorgini, trent’anni, professore di diritto che aveva sposato la figlia di un certo Alessandro Manzoni e che scriveva alla moglie: “carissima Vittorina, non posso proprio tornare a casa. Finchè c’è un barlume di speranza di condurre questi giovani a dire almeno una mezza parola all’Austria sento che nessuno avrà la forza di fermarmi.” E ci arrivarono quei giovani, quei scolari con i calzoni alla zuava a dire una parola all’Austria. Tenuti di riserva fino all’ultimo furono mandati in battaglia nel momento peggiore e, pagando un altissimo prezzo di sangue, riuscirono, loro male armati e senza preparazione, a fermare i soldati austriaci consentendo all’esercito piemontese di riorganizzarsi e vincere il giorno dopo a Goito. Forse di questo si dovrebbe parlare nel corso di questi “strani” festeggiamenti per il 150° anniversario dell’unità d’Italia. Quei tanti studenti, quei ragazzacci che fino al giorno prima si divertivano come i giovani di tutti i tempi seppero morire a Curtatone per un ideale senza se e senza ma, senza retorica e senza scuse. Ed insieme a loro c’erano i Prof., i tanto vituperati professori uniti a quei ragazzi dalla forza di un ideale. Ecco io, da inguaribile romantico, e spero che me lo perdonerete, resto profondamente ammirato di fronte al sacrificio di persone, di scolari, che da un giorno all’altro decisero di sfidare la morte forse con le dita tremanti sul grilletto ma con negli occhi l’azzurro della speranza. Ad un’età in cui oggi si gioca alla playstation loro andarono a morire e non virtualmente. Cosa rimane oggi di quello spirito? Forse nulla e non so se sia un bene o male e comunque non voglio affrontare un tema che mi porterebbe troppo lontano. Tuttavia vorrei sottolineare che l’aver abbandonato per GRAND’ANGOLO via gli ideali seppellendoli sotto una coltre di pragmatismo spesso d’accatto ha scoperchiato una pentola tipo vaso di Pandora, dalla quale sono fuoriusciti i peggiori istinti I giovani di tutti i tempi seppero morire a Curtatone per un ideale senza se e senza ma, senza retorica e senza scuse umani tipo l’arrivismo sfrenato e la sete inestinguibile di denaro. Forse se si tornasse… ma ripeto: sono solo un romantico sognatore che non merita di essere seguito. Sarebbe bello invece se, in questi opachi 150 anni di unità nazionale, si ricordassero quei scolari che forti solo della loro giovinezza e del loro ideale, in quel 29 maggio 1948, combatterono e pur perdendo vinsero. Sarebbe bello ricordare quei ragazzi e quei professori che, dopo aver preso il treno per Lucca, proseguirono a piedi fino a quella campagna, appena a sud-ovest di Mantova dove in tanti avrebbero perduto la vita ma non la loro precoce scommessa con la storia. Nuovi sINCroNIsMI 7 AL CENTRO GENNAIo-FEbbrAIo 2011 La giustizia fa acqua La catena giustizia di Paola Saraceni S ono circa trent’anni che il Consiglio d’Europa chiede regolarmente all’Italia di intervenire in modo concreto e definitivo per risolvere le gravissime inefficienze del nostro “sistema giustizia”, il cui malfunzionamento pone il nostro Paese agli ultimi posti della classifica mondiale relativa all’efficienza di questo servizio essenziale. Un po’di cifre aiuteranno sicuramente ad inquadrare meglio la reale portata del problema: rispetto alla lunghezza dei processi, l’Italia è collocata al 155°posto tra i 178 Paesi presi in esame a livello mondiale. La durata media dei processi in Italia, è di oltre 5 anni per quelli penali, mentre si arriva a circa 8 anni per quelli civili: a titolo di esempio, si consideri che il numero di giorni mediamente necessari per ottenere il divorzio in Italia, è di 582 giorni, a fronte dei 251 giorni necessari in Spagna e dei 117 giorni che sono sufficienti in Olanda. Negli ultimi 10 anni, nel nostro Paese, sono caduti in prescrizione circa 2 milioni di procedimenti. Il costo degli indennizzi ai cittadini vittime dei processi senza fine, nel periodo cha va dal 2002 al 2007, è stato di circa 41,5 milioni di euro. Il 6 dicembre u.s., è stata resa pubblica una risoluzione del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, che per l’ennesima volta ha raccomandato alle nostre più alte cariche dello Stato di mantenere gli impegni presi nel passato a seguito di analoghi richiami, sollecitando l’adozione di tutte le misure tecniche e finanziarie necessarie Breve fotografia del momento che sta vivendo la giustizia italiana Nuovi sINCroNIsMI 8 per risolvere il delicato problema. L’ultimo richiamo da Strasburgo, giunge a circa un anno e mezzo dal precedente, nel quadro dell’azione di verifica che il Comitato dei ministri compie regolarmente al fine di accertare se i Paesi membri si adoperino efficacemente per risolvere le violazioni riscontrate dalla Corte europea dei Diritti dell’Uomo. All’interno della risoluzione che riguarda l’Italia, si legge che “le autorità italiane sono fermamente invitate” ad elaborare “urgentemente una strategia efficace” per risolvere l’annosa questione e si evidenzia inoltre come gli eccessivi ritardi “costituiscono un serio pericolo per il rispetto della supremazia della legge”. Il Consiglio d’Europa ha anche stigmatizzato il fatto che dall’ultima risoluzione adottata nei confronti dell’Italia nel marzo del 2009, le nostre autorità non hanno fornito le informazioni richieste, considerate necessarie per la valutazione della reale situazione della giustizia. A quell’epoca, era stato richiesto al nostro Paese di adottare urgentemente misure specifiche, finalizzate a ridurre il numero di procedimenti arretrati, sia penali che civili, e di fornire le necessarie risorse per garantire la effettiva implementazione delle riforme. La Corte di Strasburgo, ha comunicato al Governo italiano, che ci sono circa 500 ricorsi riguardanti solo i ritardi nei pagamenti degli indennizzi ai cittadini vittime dei ritardi nei processi, mentre sono attualmente pendenti davanti al Comitato dei ministri oltre 2.000 sentenze definitive, rimaste inapplicate, sull’eccessiva durata dei processi. Quanto sopra esposto, da conto di una realtà che si è incancrenita, di una incapacità oramai cronica da parte della nostra classe politica che in quasi trent’anni non soltanto non è stata capace di risolvere i problemi della giustizia italiana, ma li ha addirittura lasciati peggiorare. Tutto questo ha una ricaduta inevitabile ed altrettanto grave, sul settore penitenziario, che del sistema processuale e giudiziario costituisce il terminale. Alla data del 30 novembre 2010, gli istituti penitenziari della penisola ospitavano ben 69.155 detenuti: di questi, il 43% (pari a 29.726 unità), risultavano imputati, non raggiunti cioè da condanna definitiva. GENNAIo-FEbbrAIo 2011 da tutte le parti Tra questi, 15.020 soggetti (il 21,7%) erano in attesa del processo di primo grado, 8.012 (l’11,6%) erano in attesa del processo d’appello, 4.952 (il 7,2%) erano in attesa della sentenza della Corte di cassazione e 1.742 (il 2,5%) erano imputati con posizione mista. E’ di tutta evidenza come il dato relativo ai soggetti non ancora raggiunti da una sentenza di condanna definitiva, e quindi non in espiazione di pena, sia abnorme, avvicinandosi alla metà dei ristretti, in un contesto peraltro caratterizzato da un sovraffollamento senza precedenti, con tutti i disagi, le storture ed i rischi che una simile situazione comporta, come una storia non lontanissima ci ha tristemente insegnato. I quasi 30.000 ristretti che attendono in carcere, per mesi se non per anni, la sentenza defini- tiva, sono l’espressione ultima, la più grave, del malfunzionamento del nostro apparato giudiziario: se le esigenze cautelari giustificano la privazione della libertà nei loro confronti, i tempi di definizione della loro vicenda giudiziaria devono essere ragionevoli. Se poi si pensa come la loro presenza contribuisca in maniera decisiva al sovraffollamento degli istituti, e quindi a tutte le disfunzioni che ne derivano (mancanza di opportunità lavorative, impossibilità per gli operatori di conoscere meglio i ristretti ai fini dell’applicazione della normativa penitenziaria in materia di osservazione della personalità e di definizione dei programmi individualizzati di trattamento, pessime condizioni di vita per tutti i ristretti ed analogamente, pessime condizioni di lavoro per tutti gli operatori, polizia penitenziaria in primis), si capisce come i mali di un settore della giustizia si riflettano inevitabilmente sull’intero sistema, e costituiscano un fattore di forte insanabilità per l’intero Paese. Senza dimenticare poi, come i mali che abbiamo appena descritti, ledano profondamente i diritti di migliaia di cittadini, incrinando l’immagine stessa del nostro Paese, in quanto laddove la giustizia tarda troppo ad affermarsi o addirittura non ci riesce affatto, viene meno uno dei capisaldi della stessa democrazia. In questo senso allora, le reprimende oramai trentennali del Consiglio d’Europa, devono indurre la nostra classe politica ad intervenire con immediatezza ed in maniera drastica e definitiva, al fine di ottemperare a quanto le viene richiesto da oltre un quarto di secolo. L AL CENTRO Verso una nuova stagione e due vicende, nella loro drammaticità, hanno tuttavia fatto registrare segnali incoraggianti, perché hanno convinto tutti della necessità di una forte governante politica, di cui l’Europa si dovrà presto dotare per essere stabile e competitiva nei prossimi anni. L’applicazione del Trattato di Lisbona potrà favorire questo processo ed il Parlamento Europeo, che sta assumendo via via maggiori poteri, vi deve partecipare attivamente. Oggi come non mai è necessario che l’Europa e i singoli stati nazionali, quindi anche l’Italia, svolgano un ruolo di indirizzo fermo e deciso, dando vita ad un insieme di regole uniformi in grado di garantire i risparmiatori, i mercati finanziari e il sistema produttivo. Sono però convinta che ciò non basta. Le sfide che i paesi emergenti come Cina e India ci stanno lanciando possono essere affrontate solo se si darà vita ad una seria riforma della spesa pubblica e ad urgenti provvedimenti per il mercato del lavoro, che esige nuovi meccanismi ed incentivi per assicurare l’accesso ai tanti giovani in cerca di occupazione. Occorrono scelte epocali e occorre il coraggio di accettarne i conseguenti cambiamenti nei nostri modi di vivere e solo così facendo potranno essere assicurati a tutti i cittadini europei quei livelli sociali e di libertà che hanno reso “avanzate” le democrazie occidentali. Tutto questo non può prescindere dall’importanza e dalla tutela della famiglia, prima cellula di solidarietà ed elemento collante della società italiana ed europea. La famiglia è fondamentale e deve trovare maggiore attenzione da parte del nostro paese e dell’Europa nelle politiche fiscali, economiche e sociali. Per garantire i diritti conquistati è necessario definire una nuova stagione dei doveri affinché l’Europa e gli stati nazionali promuovano una grande azione riformatrice per assicurare un futuro migliore alle nuove generazioni, di questo sono assolutamente consapevole. di Paola Saraceni Nuovi sINCroNIsMI 9 GENNAIo-FEbbrAIo 2011 SOCIETA’ Viva gli Italiani L’efficacia delle norme di Stefano Ziccardi Noi cittadini siamo quelli che rendono vivo questo nostro paese lavorando e impegnandoci quotidianamente V edere alla televisione l’intervista a Massimo D’Alema mi ha sprofondato in uno stato di rigetto. Con tutto quello che noi cittadini vorremmo che fosse affrontato per “migliorare” il nostro vivere quotidiano, il politico perde tempo, ancora, per un’analisi che riguarda solo i politici di professione come lui e tutti gli altri disimpegnati nel nostro Parlamento. Ad oggi il: “Partito d’opposizione con il maggior consenso popolare” (D’Alema) non ha ancora un programma da sottoporre e far valere per un’alternativa all’attuale Governo. In questi due anni e mezzo che progetto ha proposto per “contrastare” e “migliorare” le iniziative del governo? Si parla sempre di procedure, riforme legislative o costituzionali per diversi ambiti normativi ma non si è mai verificato l’efficacia delle norme già esistenti. Delle richieste della collettività la politica se ne occupa solo nelle emergenze (finte o reali) che di volta in volta sono generate o da contingenze reali (terremoto) o da momentanee e speculative Nuovi sINCroNIsMI 10 analisi che riportano all’attenzione del popolo situazioni mai affrontate o nascoste. Non voglio analizzare la situazione politica del nostro Paese, ma voglio evidenziare quello che più mi entusiasma. Sono entusiasta di tutti i cittadini che quotidianamente lavorano nelle più varie attività: agricoltura, commercio, pubblici servizi, eccetera, che sono quelli che fanno comunque progredire il nostro Paese. Sono entusiasta dei sindacalisti che si preoccupano dei lavoratori tutti e non solo dei loro iscritti cercando sempre la soluzione del dialogo fino all’ultimo con la controparte per poter comunque garantire alla nostra società di e s s e r e sempre più competitiva e garantire a tutti il giu- sto riconoscimento del lavoro svolto. Sono entusiasta per quegli imprenditori, nella maggioranza dei casi, piccoli e piccolissimi che sono fortemente radicati nel territorio per tradizione e per un’incrollabile volontà di voler crescere, guadagnare e prosperare insieme alla loro forza lavoro che gli permette, in molti casi, dei livelli di eccellenza che ci sono riconosciuti ed invidiati da tutti. Sono entusiasta dell’impegno civile che noi cittadini sappiamo mettere ogni giorno per stare con gli altri ed aiutarci l’un l’altro senza il bisogno di dover comparire in televisione. Sono entusiasta dei geni- tori che si impegnano quotidianamente con i propri figli per crescere insieme e per stimolarli verso nuove esperienze che generano conoscenza e maggiore possibilità di scelta. Insomma noi cittadini siamo quotidianamente fantastici e siamo quelli che rendono vivo questo nostro paese, speriamo che prima possibile questo nostro vivere quotidiano riesca a condizionare la politica in modo significativo e che questa riprenda il ruolo di garantire solo le linee guida del nostro Paese rispondendo e prevedendo le istanze che la collettività proporrà senza invadere l’ambito delle scelte personali. GENNAIo-FEbbrAIo 2011 FATTI & MISFATTI Il Nepotismo I miracoli dell’amore parentale N el mese di agosto è uscito un articolo su “Il Giornale” circa un’inchiesta del Ministero della Difesa su concorsi riservati all’assunzione del personale civile nel periodo 2005 – 2008. In questa relazione riservata, a cui ha avuto accesso la testata giornalistica, veniva scoperta, nello scorso novembre da una Commissione d’inchiesta all’uopo nominata dal Ministro La Russa, dopo una dettagliata segnalazione anonima, dei favoritismi che coinvolgevano soggetti appartenenti a stessi gruppi familiari tra i candidati e membri di tismo. “Nepotismo”…parola latina che giunge a noi dal lontano Medioevo in un periodo in cui papi e vescovi cattolici, che avevano fatto voto di castità, allevavano i loro figli illegittimi come “nipoti” (da qui il termine “nepos“ nipote) e concedevano loro dei favori. Questa pratica divenne un abuso che minava la credibilità della Chiesa cattolica tanto che Papa Innocenzo XII emise una bolla nel 1692 con cui si proibiva ai papi di concedere proprietà, incarichi o entrate a qualsiasi parente, con l’eccezione di un parente “qualificato” che, comunque, poteva essere nominato cardinale. Ecco il punto: la pratica di nepotismo è sbagliata e diventa a dir poco intollerabile quando tocca livelli di indecenza, quando le situazioni appaiono così evidenti e scandalose. Non si deve, comunque, gridare allo scandalo ogni qual volta il figlio di…abbia le stesse aspirazioni di un padre. Nessuno può e deve negare a questa persona il diritto di essere assunto se i suoi risultati sono eccellenti tanto da superare un concorso, come anche un esame universitario, a pieni voti. Altrimenti dovremmo oppure in politica quali Bush padre e figlio, presidenti degli Stati Uniti d’America. Di certo non dico che ogni figlio è per forza un genio per una sorta di osmosi; quindi è giusto difenderci contro qualsiasi forma di nepotismo dei giorni nostri. Ma come fare? Abbiamo necessità di regole che ci tutelino da situazioni poco chiare nelle Commissioni esaminatrici di concorsi o esami di Barbara De Martino (vietare di nominare, all’interno di Commissioni, soggetti che abbiano vincoli di parentela o anche semplice amicizia o legame lavorativo che possa essere ricondotto a candidati). Ma questo non ci salva al cento per cento; è necessario recuperare la responsabilità ed il senso civico negli amministratori pubblici cosa che, purtroppo, si sta sempre più perdendo nel nostro Paese. Abbiamo necessità di regole che ci tutelino da situazioni poco chiare commissione di concorso. E’ il caso di dire una sorta di “Miracolo dell’amore parentale” o, comunque, di vero e proprio nepotismo. Non disponendo degli atti della Commissione non mi sento di giudicare o comunque di esprimere giudizi sull’accaduto, piuttosto tutto questo mi suscita delle riflessioni sul nepoNuovi sINCroNIsMI anche trovare del marcio nei figli celebri della storia o attuali che hanno superato i loro altrettanto brillanti genitori e che si trovano ad esercitare un’attività nello stesso campo: ricordiamo i famosi scrittori francesi Alessandro Dumas, padre e figlio o nella nostra televisione quali Piero e Alberto Angela divulgatori scientifici Nuovi sINCroNIsMI 11 ECO & CO. GENNAIo-FEbbrAIo 2011 Come ti finanzio La ricetta migliore S i trovano ormai da giorni le ipotesi di titoli pubblici che saranno collocati sui mercati finanziari per sorreggere le economie planetarie. Per restringere il campo alla sola eurozona s’ipotizzano importi che variano dai 1.200 miliardi solo per le emissioni dei governi per Hudson Institute di Washigton, ai 2.000 miliardi per l’Institute of International Finance. Se a questi importi si aggiungono le emissioni autonome degli Istituti di Credito europei le cifre, già da capogiro, aumentano di oltre un terzo. Tutto ciò per la felicità dei risparmiatori, soprattutto piccoli, che pregustano un innalzamento degli inte- Vedremo solo tra qualche anno chi avrà scelto la via migliore Nuovi sINCroNIsMI 12 di Stefano Ziccardi ressi fino ad ipotizzare rendimenti vicini alle due cifre. Sarà nella pratica un lucrare senza rischi? I rendimenti che sicuramente cresceranno non si porteranno anche delle conseguenze negative per gli stessi investitori? Fino a quando i governi sapranno far fronte a tali emissioni? Ciò sorreggerà realmente le economie europee così come si presentano oggi? Queste sono le domande che mi sono posto e che calzano alla perfezione alla realtà europea. Metterei in primo piano i diversi livelli di partenza dei nostri paesi europei. Sicuramente il debito pubblico che emetteranno ad esempio Francia e Germania avrà dei rendimenti più bassi rispetto a quello di altri paesi quali Italia, Spagna o Grecia, ma garantirà ai risparmiatori che il loro guadagno non si dovrà tradurre in un maggiore esborso a livello di prelievo, fiscale e non solo, tale da smorzare notevolmente i benefici degli investimenti. I paesi che si trovano con un tasso di crescita molto basso e comunque al di sotto della media dell’eurozona continueranno ad emettere titoli per finanziarsi, ma saranno poi in grado di garantire gli interessi prospettati e tutto questo non li condurrà in una spirale senza fine, se non al tracollo? Sentendo le dichiarazioni del Cancelliere tedesco Angela Merkel: “La Germania può esistere solo se l’Eurozona si rafforza” implica che è auspicabile un coordinamento delle politiche economiche dei paesi europei. Fino ad ora le politiche sociali di sostegno all’economia sono state dettate da singoli ed individuali provvedimenti che ogni paese europeo ha messo in pratica in modo autonomo: chi puntando ad un sostegno alle classi di lavoratori più deboli estendendo GENNAIo-FEbbrAIo 2011 ECO & CO. l’Europa anche a loro le garanzie per il sostegno all’occupazione presenti per le categorie più rappresentative (Italia), chi finanziando progetti di riqualificazione lavorativa puntando soprattutto sul ricollocamento dei lavoratori ultra quarantenni (Gran Bretagna), chi prevedendo sgravi fiscali e previdenziali pluriennali per chi assume lavoratori a tempo indeterminato (Germania), in sostanza ognuno pensa di avere la ricetta migliore per fronteggiare la crisi ed è convinta di superarla senza altri rischi. Vedremo solo tra qualche anno chi avrà scelto la via migliore. Nel frattempo si dovrebbe pensare anche ad armonizzare i diversi paesi europei per quel che riguarda ad esempio le composizioni dei macroelementi che ogni singolo governo inserisce nella propria legge di stabilità economica, poiché non è possibile, e qui la responsabilità della Commissione Europea è evidente, che un paese come la Spagna passi nel giro di due anni, o anche meno, da un bilancio statale in ordine con un’economia in crescita fino ad arrivare a rischiare di sprofondare nel più profondo baratro, con un deficit economico fuori controllo. E’ ipotizzabile prevedere un’effettiva armonizza- zione del prelievo fiscale con un coordinamento europeo che porti, nel giro di pochi anni, ad una fiscalizzazione sempre più integrata e comune, almeno nei parametri di riferimento. Ogni paese dell’Eurozona dovrà fare i compiti a casa per agganciarsi alla soglia europea di sviluppo e di stabilità che è oggi garantita principalmente da paesi quali la Francia e la Germania. L’Italia ad esempio, che sta intraprendendo la strada della devoluzione del prelievo fiscale ai comuni, province e regioni, dovrà poi garantire l’equità dello stesso riducendo gli sprechi, tenendo ben presente che le esigenze della collettività stanno mutando ed allargando. Lo Stato centrale ita- liano dovrà diventare più “snello”, vale a dire più rapido nelle soluzioni proposte e anch’egli meno “assetato” di denaro per finanziarsi. Tutto questo dovrà avvenire in tempi rapidi per non rimanere ai margini Fino a quando i governi sapranno far fronte a tali emissioni? dell’Europa con la conseguenza che la nostra crescita del P.I.L. (Prodotto Interno Lordo) risulterà sempre inferiore a quello europeo. A livello bancario, sia centrale (BCE) che locale per le singole banche c’è da augurarsi che i titoli da loro immessi sul mercato finanziario abbiano una copertura economica sufficiente per non dover un domani affrontare una situazione quale quella verificatasi in Argentina. Se tutto ciò accadrà con un buon coordinamento a livello europeo e rinunciando a singole rivendicazioni, forse, le emissioni di titoli annunciata per finanziare l’eurozona raggiungerà i suoi obiettivi riducendo al minimo i rischi. Nuovi sINCroNIsMI 13 NON SOLO MINISTERI GENNAIo-FEbbrAIo 2011 Il sogno della vincita ha sempre affascinato l’uomo Nuovi sINCroNIsMI 14 I Monopoli un settore in crescita esponenziale di Davide La Salvia I Monopoli di Stato, dopo un periodo abbastanza buio, in cui si è ridotta molto il campo d’azione amministrativa fino a quasi sparire, stanno oggi vivendo una nuova giovinezza, i lavori procedono a tappe forzate (per i tempi della p.a), per dare un ruolo di primo piano nel panorama nazionale, riaprendo sedi chiuse, istituendone nuove, immettendo nuovo personale e funzioni. La storia e Giovan Battista Vico, ci hanno insegnato che si procede per corsi e ricorsi, le situazioni così come i governi- basta pensare a quello che sta succedendo in questi giorni in nord Africa- si alternano, tutto muta e tutto si evolve, il caso dell’Azienda Autonoma Monopoli di Stato, ne è un positivo caso lampante. I Monopoli di Stato di fatto nascono con l’Unità d’Italia, ma è nel 1927 che viene posta la pietra miliare che segnerà il futuro di AAMS. Proprio in quell’anno ( 1927), con Regio Decreto Legge i servizi di produzione, importazione e vendita dei sali, dei tabacchi e del chinino vengono affidati alla speciale Amministrazione dei Monopoli di Stato. Sin dalla sua costituzione, attraverso un'azione continua di intensa produttività, salvaguardia e tutela sociale, questa istituzione contribuisce all’evoluzione e allo sviluppo dell’Italia. Con la gestione della produzione, distribuzione e vendita del tabacco e del sale, cioè di prodotti di largo consumo, la cui produzione si concentrava in aree del no- stro Paese, in genere povere, i monopoli hanno dato una spinta allo sviluppo economico e sociale di aree ad alta criticità. Sono migliaia i posti di lavoro che crearono e l’Italia si trovò ad essere anche un paese esportatore di tabacco. Particolare aspetto sociale, assunse storicamente la produzione e la distribuzione del cosiddetto “Chinino di Stato”. Il chinino era allora l’unica terapia efficace contro la malaria che mieteva un numero impressionante di vittime. Tra i tanti aspetti sociali, va ricordato il largo impiego di manodopera femminile, arrivando fino a 16.000 operaie impiegate. Ad un periodo quindi florido che ha caratterizzato sicuramente il nostro paese, è seguito un periodo abbastanza buio. La riduzione della sfera di azione, aveva portato alla chiusura di sedi, magazzini, luoghi di lavoro ( pensiamo ad esempio alla produzione di tabacchi e sigarette), fino quasi ad ipotizzare la chiusura dell’Ente, ma se un settore è andato (parzialmente) in crisi come i tabacchi,un altro assume un aspetto sempre più rilevante nel panorama economico nazionale… i giochi. La cosa non stupisce coloro che seguono con attenzione la politica, la crisi economica e mondiale, ha trasformato l’economia dell’Italia, considerata uno dei 7 paesi più industrializzati del mondo in un settore sempre più asfittico, ma proprio per questo motivo ai redditi dell’economia industriale si è andata man mano sostituendo un altro tipo di economia, quella basata sui giochi. Il sogno della vincita che dà la svolta alla vita ha sempre affascinato l’uomo, la fortuna, la dea bendata, la cornucopia, sono alcune delle rappresentazioni e/o simboli di una svolta positiva dell’esistenza. Ecco quindi, che attraverso il gioco l’Azienda, si avvia ad una nuova giovinezza e “funzione economica e sociale”. Non entriamo nel merito se sia giusto o meno, incentivare il settore che gestisce il gioco, ma limitiamoci ( per il momento), ad osservare la rinascita di un importante settore dello Stato. GENNAIo-FEbbrAIo 2011 DAL MONDO DELLA P.A. La pubblica amministrazione in rosa di Augusto Ghinelli I l graduale aumento delle donne impiegate nella Pubblica Amministrazione non è direttamente proporzionale al generale avanzamento degli organici, con il particolare riferimento delle progressioni di carriera. Nel nostro Paese le politiche inerenti agli sviluppi delle professionalità nel settore del pubblico impiego, non sono mai state un fiore all’occhiello. Questa insufficienza ha colpito in particolare le lavoratrici italiane, rispetto alle colleghe di Stati come l’Olanda o la Francia, che hanno indirizzato verso le loro dipendenti, una maggiore sensibilità. In Italia sussiste una Legislazione antidiscriminatoria ma conserva a registrare forti insufficienze, sia sul piano della normativa e sia sull’applicazione della stessa, soffermandosi spesso sulle sole esposizioni generali del principio. Si avverte il bisogno di una vera strategia politico/sindacale, che possa in qualche modo colmare questo divario. Il Collegato al Lavoro, ultimo documento emanato dal Governo, prevede per questo, i Comitati Unici di Garanzia, ma questi sono ancora lontani da un pronto collegamento con i tavoli di Contrattazione. Bisogna però dire, che quando si entrerà a regime, i tavoli per la Contrattazione Collettiva, diventeranno sicuramente lo strumento primario per garantire l’effettiva applicazione di tutte le misure antidiscriminatorie previste. Nelle varie fasi negoziali, le necessità che porteranno ai tavoli le lavoratrici, potranno tramutarsi in politiche più attente alle esigenze di genere, che porteranno alla costruzione di percorsi nuovi e alternativi, che potrebbero dare uno stimolo a migliorare i servizi ai cittadini e rendere meno onerosa la concilia- La legislazione antidiscriminatoria conserva forti insufficienze zione di lavoratrice/madre di famiglia, con il lavoro. La valorizzazione della donna lavoratrice, deve essere posta nella previsione di un beneficio per tutta la collettività, perché il perfezionamento generale delle performance nella Pubblica Amministrazione, dipende anche dall’attuazione di politiche più flessibili all’interno dei vari Uffici Pubblici. Siamo in Europa e il fondamentale principio al quale dovremo attenerci, è l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori e le lavoratrici, all’organizzazione economica e sociale del Paese, dove l’Amministrazione Pubblica, è l’indiscussa cartina tornasole. Nuovi Sincronismi Mensile di informazione sindacale [email protected] Registrazione presso il Tribunale di Roma n°23/2004 del 23/01/2004 Sede legale Via Bartolomeo Eustachio, 22 – 00161 Roma Direttore Responsabile Tommaso Bianco Direttore Editoriale Francesco Prudenzano - Paola Saraceni Redazione Angelo Andrei - Marco Capitani - Agostino Crocchiolo Barbara De Martino - Augusto Ghinelli - Davide La Salvia - Carlo Marino Marco Masolin - Nicoletta Morgia - Marco Polesello - Claudia Ratti Orlando Taschini - Stefano Ziccardi Segretaria di Redazione Ilenia Costantini Editing a cura di Editare 2000 S.r.l. Stampa Beta tipografica S.r.l. Via Casilina Vecchia, 119 a/b - 00182 Roma Tiratura 5.000 copie interamente distribuite Nuovi sINCroNIsMI 15 La tessera è stata spedita a tutti gli iscritti Segnalateci via email il mancato recapito Per i dettagli sulle convenzioni consultare il sito www.uglintesa.it Teatro Argentina e Teatro India Roma Hotel Villa Torlonia**** Via B. Eustachio, 3/5 00161 Roma http://www.primehotels.it/ Prime Hotel Villa Patrizi **** Via di Villa Patrizi, 20 00161 Roma http://www.primehotels.it/ Hotel Ambasciatori 03015 Fiuggi Fonte (FR) www.albergoambasciatori.it www.tangerinespa.it Collevalenza di Todi (PG) Tel.075.8870034 – Tel/fax 075.8870156 www.lacollinadicollevalenza.com Etruscan Chocohotel Via Campo di Marte 134 Perugia (PG) Tel. 075 5837314 www.chocohotel.it Hotel Sporting Viale Vespucci 20 47900 Rimini (RN) www.hotelsportingrimini.com Hotel Angiolucci Residence Via E. Pantano, 1/b Catania (CT) Tel. 095 35 29 420 fax 095 31 37 01 www.angiolucciresidence.com Hotel Giò Via Ruggero D'Andreotto, 19 06100 Perugia (PG) tel/fax: +39 075 5731100 www.hotelgio.it Palazzo Gattini Luxury Hotel www.palazzogattini.it Hotel Alpen Vidi Via Cima Tosa, 50 38084 MADONNA DI CAMPIGLIO Tel: +39(0)465/443344 Fax: +39(0)465/440686 www.hotelvidi.it/ Alberghi del gruppo Accor www.accorhotels.com/it/italia/ Ristorante Cane del Greco Via Fiume, 56 47841 Cattolica (RN ) Tel. +39.0541.833.298 [email protected] Osteria Zamara Via Fiume, 41 47841 Cattolica (RN) Tel. +39.0541.954.064 [email protected] Convenzione con tutti i ristoranti/pizzeria della catena presenti nelle maggiori città italiane www.rossopomodoro.com TELEPASS S.p.A. Empire Palace Hotel Via Aureliana, 39 Roma Tel. 06.42 12 81 Fax 06.42 12 84 00 www.empirepalacehotel.it Systech Engineering & Consulting Pratiche detrazioni fiscali Attestati A.C.E./A.Q.E. 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