Apra l`allegato in formato PDF

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Apra l`allegato in formato PDF
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(viaggio
divino)
Nel 1882 lo scozzese Andrew James
Symington è entrato di diritto
nella storia del vino lusitano creando
un impero di famiglia che oggi
annovera tra i suoi gioielli Graham’s
di Pierluigi Gorgoni
Qui sopra, l’ingresso alla W. & J. Graham’s che evidenzia le sue storiche e secolari origini: la cantina conta 3.500 botti nella città vecchia di Vila Nova de Gaia. Nella pagina a fianco, Andrew
James Symington: arrivato in Portogallo dal Regno Unito nel 1869 proprio per lavorare in Graham’s, le generazioni successive della sua famiglia acquisiranno la storica azienda nel 1970.
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Eccellenze
andate in Porto
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A
(viaggio
A Vila Nova de Gaia, distretto di Porto, abbandonato il lungo fiume del
Douro, risalendo per le viuzze, affronti salite ripide e strade di sassi,
scorgi una dopo l’altra la sede delle aziende della seconda città più popolosa del Portogallo e, con ampie scritte sui frontoni delle palazzine o
con enormi lettere sopra i tetti delle case, rampicano e si sbracciano alla
vista, difficile non notarle. Respiri, allora, di primo mattino, l’aria tersa
di una storia secolare, proprio muovendo lo sguardo, ora in alto oppure
in basso, tra le tegole rosse e i profili delle barche, le anse del Douro e
il Porto, uno dei più grandi vini del mondo, sembra di poter ascoltare
il rumore dei carretti di legno su quei ciottoli delle strade, i canti dei
mercanti, il profumo del mosto e delle cantine. Ci sono alcuni vicoli che
sembrerebbero gli stessi di 400 anni fa. La famiglia Symington qui a
Vila Nova de Gaia detiene diverse antiche strutture e un mare di straordinari Porto in affinamento (messe assieme le proprietà si sommano
sei ettari di tetti a tegole e decine di migliaia di botti). Warre’s e Dow’s
si trovano nei vicoli della città vecchia, li puoi sfiorare, risalendo. La
imponente Cockburn’s ospita 4.250 botti, ed è la più grande cantina del
divino)
( le
prove di spirito
Unica azienda con sua
impresa di lavorazione botti
centro storico, la Graham’s ne ha 3.500 e la sua sede è su una posizione
dominante con una splendida vista sulle città gemelle di Porto e di Gaia.
La luce è magnifica fuori. Dentro, la cantina e prima della cantina il
museo di cimeli e documenti, e poi la sala di degustazione che da sola
varrebbe il viaggio, con le sue librerie di legno, cariche di antichi volumi, l’angolo bar, i tavoli, i diplomi incorniciati e i ritratti di famiglia alle
pareti. La suggestione di aver udito il fruscio ruvido di un sigaro estratto
da una scatola e lo scatto della fiamma. Solo una suggestione ma l’ambiente è proprio quello: inglese, raffinato e colto.
Sir Winston Churchill probabilmente continua a frequentare queste
stanze. Certamente si diletta in conversazioni acutissime sulla qualità
dei vini della famiglia Symington, magari lo fa con il patriarca Andrew
James Symington arrivato in Portogallo a 19 anni nel 1882 per lavorare
proprio in Graham’s. Figlio di un commerciante e scrittore di Glasgow
e di una donna proveniente da Unst nelle isole Shetland. Certamente
si prodiga in sperticati complimenti per la qualità dei vini negli ultimi
50 anni, di una storia pluri-secolare. Andrew James Symington lasciata
l’occupazione da Graham’s, intraprende una carriera indipendente come produttore di Porto e nel 1891 sposò Beatrice Leitão de Carvalhosa
Atkinson, discendente di una famiglia di mercanti pionieri del Porto già
nel XVII secolo. Nel 1905 Andrew J. Symington è diventato socio di
Warre’s & Co., casa di Porto fondata nel 1670, la più antica casa di Porto britannica, e nel 1908 ne diventa il suo unico proprietario. Poi, nel
1912, ha acquisito una partecipazione dell’azienda Silva e Cosens, che
diventerà poi la celeberrima Dow’s, che già possedeva vigneti nel Douro
di inestimabile valore (durante la seconda metà del XIX secolo Dow’s
aveva investito tantissimo sui vigneti, acquisendo Quinta do Zimbro nel
1887, Quinta da Senhora da Ribeira nel 1890 e Quinta do Bomfim nel
Qui sopra, la vista sul fiume Douro e sulla città di Porto dalle grandi finestre della sala degustazioni della Graham’s per poter godere appieno e in pieno relax di un calice di Porto. In alto,
foto di gruppo delle otto annate Vintage degustate da Piero Gorgoni (a destra). A fianco, il 1969 Single Harvest che, dopo l’immenso 1954, ha guadagnato il punteggio più alto (97/100).
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divino
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 L’avvincente e regale leadership dell’annata 1952 
PORTO VINTAGE
I NON VINTAGE
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QUINTA DO VESÚVIO VINTAGE
2003
Un’esplosione di gioia questo Vintage 2003,
prima di tutto. Dolcezza di frutti scuri e balsamicità a dir poco terapeutiche. Il calore
alcolico del tutto sopraffatto dal confondersi di cioccolato e di amarena, di agrumi in
confettura e di tabacco dolce, di eucalipto,
di frutti scuri ancora. La terrosità tannica
dona una dimensione ancor più complicata
all’ingranaggio, alla persistenza montano toni morbidi, espansivi e incorruttibili.
GRAHAM’S 1952
SINGLE HARVEST
Ero tentato di dare 100 su 100. L’ho fatto lì,
seduto al bancone della degustazione con i
calici tutti avanti sopraffatto da tanta grazia e
soddisfazione. Questo 1952 che onora il Giubileo della Regina d’Inghilterra dopo tutto mi
aveva suggerito una sola osservazione, scritta e ripresa adesso: «Semplicemente avvincente, forse più di chiunque mai». Illumina. 97I
GRAHAM’S 1969
SINGLE HARVEST
Trascinante, capace di una complessità aromatica di straziante coinvolgimento. L’alcool
sottilmente veicola sensazioni vivissime di
albicocche disidratate e agrumi verdi, noci
e tabacco, sottili sospensioni di anice e cumino. Ha una eleganza ineffabile, sinuosa. A
calice vuoto il respiro suo si era fatto ancora
più acceso e scintillante. 96I
GRAHAM’S
VINTAGE 2007
Dal 1955 a oggi sono state soltanto 16 le
annate che hanno avuto la sorte di essere
vinificate Graham’s Vintage: dopo questa
2007 arriva la 2011. Ma la 2007 è sensazionale. Naso clamoroso per la densità di
frutti scuri (more, mirtilli, mirto, olive in tapenade), fruscii e rimbombi. Il palato fragoroso
eppure capace di sontuosa gradualità, dolce, dolce ma senza troppa insistenza.
94I
GRAHAM’S
VINTAGE 1983
Ha ancora cromatismi rubino e una bellissima evoluzione del frutto, molto alla Graham’s pe rintenderci, con un lievissimo tono terziario che accompagna note di agrumi
e balsami. Il palato ha ancora pieghe tanniche, un sollevarsi lento e sottile di umori
di frutti secchi (prugne e mirtilli), corteccia
e resina, tabacco e spirito. Graduale, molto
graduale l’incedere, di gran personalità ancor prima che eleganza.
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COCKBURN’S
VINTAGE 2011
Secondo il suo stile più affilato (almeno rispetto a Warre’s e Graham’s, più ricchi) la
frutta in confettura si defila ed emergono fiori
(geranio e violetta) e scorza di agrumi, con un
tono ossidativo meno incline alla tipologia ma
che contribuisce ad arricchirne il profilo. In
bocca sensazioni di cioccolato e menta, arancia ancora, bei volumi e gran distensione. GRAHAM’S
VINTAGE 2000
Annata in cui si inaugurano le nuove e avveniristiche vasche di pressatura in acciaio,
il Vintage 2000 di Graham è adesso in uno
stadio evolutivo molto particolare, i toni di
affumicatura sottili sembrano confondersi
nella trama fruttata. Qualcosa di minerale. Il
palato ha la grazia setosa del ritorno di bocca, forse non ha la protervia di altre annate
ma la complessità è notevolissima.
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WARRE’S VINTAGE 2003
Quella del 2003 è stata una vendemmia calda e anticipata anche lungo le sponde del Douro, eccellente per la produzione di
Porto Vintage. Per quanto riguarda Warre’s,
il suo vino viene ottenuto da vigneti mediamente alti e il dettaglio aromatico sembra
non aver subito la calura. Grande ricchezza,
opulente le note di ciliegia scura e assieme
un tono agrumato e minerale, che sostiene
lo sviluppo. Incantevole.
WARRE’S
VINTAGE 2011
Estremamente corposo, polposo, per adesso sembra quasi in debito di sfumature,
occorrerà del tempo nel calice per sentirne
salire gli umori più flessuosi e contrastati.
La confettura di mirtilli pare trattenere livide
sensazioni di radici ed erbe medicinali. Fascinosi rimandi di rabarbaro e genziana, la
dolcezza esuberante ha trovato il contrasto
fecondo, evolvente, pungolante.
DOW’S
QUINTA DO BONFIM 2001
Quinta do Bonfim, 49 ettari di vigne in gran
parte costituiti da vecchie viti impiantate nel
1920 su terrazzamenti in pietra, è una delle
principali tenute del gruppo Symington e di
Dow’s. Annata non eccelsa la 2001, di media
longevità, ma qui capace di muovere ancora
belle sensazioni fruttate calde ed evolute;
piacevole la trama tannica sottile che sostiene un sorso fitto, concentrato e appagante.
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GRAHAM’S TAWNY 40
Sensazionale la ricchezza, quasi inattesa, fitta e viva. Una straripante complessità
che ha la densità di una crema e la leggiadria
di un liquido più sottile. Poesia liquida. L’intarsio di più annate ha prodotto un susseguirsi
di toni di inesauribile piacere (agrumi disidratati, tabacco, liquirizia, cardamomo). 96I
GRAHAM’S TAWNY 20
Qui Graham’s sembra trovare una mediazione eccelsa tra le ossidazioni più rilassate e il carattere ancora vivo e assertivo del
frutto. Mi pare anche rinfrescante. Complesso, sostenuto, vibrante. Cioccolato e caffè,
distillato di bergamotto e chinotto, una dinamica al palato che non pare mai spegnersi,
con una stratificazione di umori eccitante. 94I
GRAHAM’S TAWNY 30
Il 30 (l’età dichiarata dal produttore in
etichetta sarà la media tra gli anni di invecchiamento dei vini da cui è stato composto
il Tawny) è già un Porto in cui i caratteri ossidativi e terziari prendono l’assalto. Dentro si
muove una vena verde che poi si scopre in
balsamicità. Il palato ha il volume più contegnoso e il ritorno di bocca è meno propulsivo
del venti. Più quieto e rilassato.
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GRAHAM’S TAWNY 10
Un Tawny è più leggero nel colore (più
aranciato) e nella consistenza rispetto a un
Ruby. Maturato in botti di rovere guadagna
toni ossidativi complessi e una straordinaria
capacità di tenuta in bottiglia. Il 10 ha già
una complessità arrembante. Toni di mallo di
noce e caffè, mandorla tostata e agrumi canditi, un ritmo insospettabile. Da bere fresco.
Sopra, altro scorcio della cantina Graham’s: è prevista anche una sala privata di degustazione per i Porto Vintage (le note di degustazione sono nella pagina a fianco e comprendono anche
le bottiglie di Quinta do Vesúvio, Warre’s e Cockburn’s, cantine che appartengono ai Symington) dove l’ospite, una volta selezionato il vino desiderato, può accomodarsi per assaggiarlo.
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( viaggio
1896). Nei primi anni del 1920 tre dei figli di Andrew James Symington
lo seguirono in azienda e alcune delle vigne piantate da loro durante gli
anni 20 e 30 sono sopravvissute fino a oggi, dando ancora uve per i Porto della famiglia. Arriveranno tempi durissimi però. Soprattutto durante
la Seconda guerra mondiale e negli anni immediatamente seguenti che
avevano messo fine a tutte le esportazioni di Porto sul suo mercato principale, la Gran Bretagna. Molti in questi anni hanno ceduto la loro attività. Non i Symington, che per resistere hanno però dovuto vendere due
dei loro vigneti più preziosi, Quinta do Zimbro e Quinta da Senhora da
Ribeira, nel 1943 (quest’ultimo, però, verrà riacquistato dai Symington
nel 1998!). Il benessere degli anni 60 riconsegna al Porto una collocazione più consona e con la vendemmia 1963, ritenuta tra le più straordinarie del XX secolo, si inaugura una nuova epoca di prosperità per tutto
il comparto. I Symington ripartono. Nel 1970 arriva l’acquisizione di W.
& J. Graham’s, nello stesso anno in cui Warre’s festeggia i suoi primi
300 anni, nel 1989 arriva l’acquisizione di Quinta do Vesúvio, nel 2000
nascono i progetti Altano e Chryseia, che pongono i Symington anche
divino
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A Quinta do Ataíde allignano
53 varietà del Douro
alla testa dei produttori di vini del Douro non fortificati, nel 2006 ecco
l’acquisizione del colosso Cockburn’s. La sperimentazione negli ultimi
decenni ha impegnato la famiglia Symington oltre ogni ardire. Unica
azienda di Porto che abbia una sua impresa di lavorazione e riparazione delle botti, essenziale per la manutenzione delle molte migliaia di
botti di rovere di proprietà, la maggior parte delle quali hanno superato
i 100 anni. Il vigneto sperimentale di Quinta da Cavadinha nella valle di Pinhão è un progetto avveniristico guidato da Charles Symington,
l’attuale titolare, come quello più recente alla Quinta do Ataíde dove
allignano 53 varietà distinte del Douro.
Poi c’è l’organizzazione. Le aziende Quinta do Sol, vicino Régua, e la
Quinta do Bomfim, vicino Pinhão, vinificano le uve acquistate da oltre
1.200 agricoltori in tutta la Valle del Douro, realizzando i Porto «mainstream» e alcuni vini non fortificati della Doc Douro. Inoltre, la famiglia
Symington possiede 27 quinta nell’Alto Douro che sono la base per i diversi vini di Graham’s, Cockburn’s, Dow’s, Warre’s e Quinta do Vesúvio,
nonché di Douro Doc, e in sette di esse vi sono cantine specializzate, con
una propria squadra di vinificazione e con il compito di produrre il meglio
da ogni vigneto. I nomi di alcune di queste quinta sono musica per le
orecchie dell’appassionato: Quinta do Vesúvio, Quinta da Senhora da Ribeira, Quinta dos Malvedos, Quinta de Roriz, Quinta da Cavadinha. Come una filastrocca mi ripeto quei nomi che suonano come versi. Intanto,
Emiliano Di Renzo, market manager dell’azienda, ospite cordialissimo,
dietro il banco della sala degustazione ha preso a versare i vini, i vintage
polposissimi, i Tawny più distesi e ossidativi, meraviglie su meraviglie. La
qualità dei vini, secondo suggestione o no, come Sir Winston Churchill,
probabilmente, continua ad affermare tra un tiro e un altro dell’ultimo
Romeo y Julieta acceso, è diventata entusiasmante. Il meglio è qui.
Sopra, i nuovi vigneti Sousão a Malvedos. In alto da sinistra, fontana d’epoca ancora in attività nei locali della cantina; la sfilata delle sei bottiglie non Vintage Port, dunque Single Harvest e
Tawny di vecchie annate, che hanno ottenuto lusinghieri giudizi. A fianco, contemplazione e relax con vista sui filari terrazzati. I Porto Graham’s sono importati in Italia da Sagna (www.sagna.it).
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Fredi Marcarini
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