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Expressions 6, RUE A. DE TOCQUEVILLE 92183 ANTONY CEDEX Direttore della pubblicazzione : Stallergènes SA Comitato direttivo : Dr Emilio Alvarez-Cuesta (Spagna), Pr Jean Bousquet (Francia), Pr Giorgio Walter Canonica (Italia), Pr Peter S. Creticos (Stati Uniti), Pr Hans-Jørgen Malling (Danimarca). S A PROPO ITO NOTER D’IMMU 18 n° giugno 2003 ECIFIC APIA SP A EAACI Parigi 1992-2003: la convalida dell'immunoterapia sublinguale Albert Saporta Stallergènes - Antony - Francia SOMMARIO Albert SAPORTA EAACI Parigi 1992-2003: la convalida dell'immunoterapia sublinguale Dr Riad FADEL, Dr Claude ANDRE L'immunoterapia sublinguale: ipotesi sul suo meccanismo d'azione Dr Gianni CADARIO Dr Nathalie HERPIN-RICHARD Dr Rosanna NINIANO Dr José-Maria OLAGUIBEL Opinioni sull'immunoterapia sublinguale Rassegna della Stampa La Società Stallergènes è stata la prima ad organizzare un simposio satellite nell'ambito del congresso dell'Accademia Europea di Allergologia ed Immunologia Clinica (EAACI) che si è tenuto a Parigi nel 1992. Tra le altre relazioni, il professor Peter Creticos (USA) presentò i risultati incoraggianti di un'indagine sull'immunoterapia specifica (SIT) con somministrazione orale e dal canto suo il dr. Alfred Sabbah (Francia) espose i risultati, pure positivi, di uno studio-pilota sulla SIT effettuata per via sublinguale, sostenuto da Stallergènes. Le reazioni del pubblico medico variarono dall'interesse allo scetticismo. A più di 10 anni di distanza, l’efficacia della via sublinguale è stata confermata ed oggi più del 40 % dei trattamenti SIT che si avviano in Europa utilizzano la via sublinguale. La SIT sublinguale ha ricevuto la convalida di oltre 25 studi controllati (otto dei quali patrocinati da Stallergènes) ed stata raccomandata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) nel 1998 e, mediante il documento ARIA, nel 2001. La sua semplicità d'uso e l'ottima tollerabilità hanno reso la SIT sublinguale un procedimento di elevata accettabilità sia per l'allergologo che per il paziente, col risultato del diffondersi del suo uso nel trattamento delle allergie respiratorie. Questo malgrado che, per ora, i suoi effetti di lungo termine e la sua efficacia preventiva non abbiano avuto ancora una completa conferma. DAL 1990 AL 1994: I PRIMI STUDI Ancora nel 1990 tutta la SIT veniva praticata per via iniettiva ossia sottocutanea (SC). Dato che questo era stato il metodo di referenza per più di ottant'anni, nessuno ne metteva in questione la validità, ancorché esso non fosse esente da inconvenienti. Il metodo è complesso: durante la fase di induzione bisogna procedere attraverso cinque successive concentrazioni di estratto allergenico. Il metodo stesso è gravoso per il paziente, destinato a ricevere circa 60 iniezioni in tre anni, rimanendo presso il medico un'ora dopo ogni somministrazione; ciò per il rischio qualche volta serio, più raramente grave di effetti reattivi. Ogni allergologo ricorda i due (seguito pagina 2) Immunoterapia Specifica incidenti mortali occorsi in Inghilterra negli anni 80, che hanno comportato, in quel Paese, l'adozione di norme draconiane, tradottesi nell'abbandono della SIT da parte dei servizi di allergologia d'oltremanica. Alcuni allergologi in Italia e Francia hanno condotto esperienze cliniche della durata di più anni con la SIT per via sublinguale, constatando un elevato profilo di tollerabilità. Gli scettici ne dedussero che l'assenza di effetti secondari voleva certamente dire assenza di efficacia. Da qui il bisogno di fare delle ricerche controllate. La prima di queste, in doppio cieco contro placebo, pubblicata da Tari(1). evidenziò una netta efficacia nell'asma infantile da acari, ma con notevoli effetti secondari. Se ne dedusse che bisognava avvicinare il problema con prudenza; peraltro i dati di questo studio furono contraddetti dai seguenti. Il primo a essere condotto con estratti Stallergènes, pubblicato da Sabbah(2), dimostrò in modo conclusivo un significativo abbattimento dei sintomi e del ricorso alla medicazione sintomatica nella rinocongiuntivite da Graminacee, con una tollerabilità eccellente. Le dosi usate in questo studio, ancorché superiori a quelle che si usano della SIT iniettiva, erano ancora relativamente basse. Inoltre, la fase di induzione in questo primo studio fu deliberatamente lunga, dato che non si aveva alcun dato di referenza sul grado di sicurezza di questa via di somministrazione. Esso aprì la via ad una serie di ricerche di conferma. Eravamo in una fase nella quale predominava ancora lo scetticismo, come lo evidenzia il tenore delle raccomandazioni diffuse dall' EAACI(3) nel 1993. Nel contesto del documento si diceva che "vi è bisogno di indagini più conclusive sull'efficacia di una SIT condotta con queste metodiche prima che se ne possa indicare l'uso nelle condizioni allergiche". DAL 1994 AL 1998: LA CONFERMA In questo periodo furono pubblicati cinque studi controllati. Feliziani(4) riferì risultati positivi sull'efficacia della SIT sublinguale nella rinite da Graminacee con un protocollo a rapidi incrementi di dose, mentre Troise(5) dimostrò per la prima volta analoga efficacia della SIT sublinguale nella pollinosi da parietaria. Dopo il lavoro di Sabbah, una ricerca promossa da Stallergènes e condotta da Clavel(6) confermò l'efficacia di questa forma di SIT nella rino-congiuntivite da Graminacee. Le dosi di mantenimento di questo studio furono più elevate, cioè di 300 IR invece delle 100 dei precedenti studi, ed il periodo di induzione fu ridotto (25 giorni in luogo di 45). In un altro studio condotto in Grecia, Vourdas(7) dimostrò che dosi elevate di SIT sublinguale, cioè circa 300 volte quelle usate nella SIT iniettiva, nel trattamento col polline di olivo, 300 IR appunto, davano luogo ad una significativa riduzione della dispnea caratterizzante l'acme della stagione nei bambini con rinocongiuntivite ed asma. Più di 8 anni dopo Tari 1 , un lavoro di Passalacqua(8) confermava l'efficacia clinica della SIT SIT sublinguale 1980 1992 Forte incremento dell'immunoterapia sublinguale 2 2003 sublinguale nella rinocongiuntivite da acari. Tutti questi lavori mostravano che la cura era notevolmente ben tollerata dai pazienti, con reazioni sistemiche praticamente assenti ed effetti secondari limitati a qualche mite reazione a livello orale. In aggiunta a ciò, con una ricerca farmacocinetica sull'uomo, con l'uso dell'allergene Par j 1 della parietaria radiomarcato, Bagnasco(9) dimostrava che non esisteva un passaggio di allergene via mucosa orale al torrente circolatorio; ciò che rendeva conto dell'assenza di effetti sistemici in rapporto con la SIT sublinguale. Ancorché la contestazione sull'efficacia della SIT sublinguale si venisse attenuando, si sollevavano ancora dei dubbi sul fatto che essa fosse altrettanto valida della SIT iniettiva. Quirino(10), nel 1996 pubblicò un lavoro comparativo in soggetti con allergia alle Graminacee, i cui risultati dimostrarono una riduzione del 50% nei punteggi sintomi-uso di sintomatici per entrambe le vie di somministrazione. Va notato che questo lavoro non comprendeva un gruppo placebo. Nel 1998 il comitato di esperti dello WHO(11) pubblicò delle raccomandazioni nelle quali si riconosceva che la SIT sublinguale rappresentava un'alternativa valida alla SIT iniettiva; raccomandazioni, tuttavia, limitate alla popolazione adulta, data l'assenza di sufficienti dati circa quella infantile. DAL 1998 AL 2002: L'AFFERMARSI SEMPRE MAGGIORE DELLA VIA SUBLINGUALE Il giudizio WHO favorevole sulla SIT sublinguale rimosse parecchie riserve e diede luogo ad una più ampia diffusione del suo impiego. Ulteriori studi controllati ne confermarono l'utilità e durante l'anno 1999 ne comparvero tre, tutti promossi da Stallergènes. Da quello condotto da Bousquet(12) risultò che dopo 24 mesi di cura con SIT sublinguale i sintomi di asma clinici e funzionali, come FEV1, erano significativamente ridotti e che inoltre la qualità di vita dei pazienti era significativamente migliore in quelli che avevano ricevuto il trattamento. La Rosa(13), in Italia, con una ricerca della durata di due anni su bambini con pollinosi da parietaria dimostrò che la SIT sublinguale comporta una riduzione di sintomi di oltre il 30% rispetto al gruppo placebo. Ed infine Pradalier(14) notò una significativa riduzione della rinocongiuntivite e dell'asma nei pazienti trattati con allergene di Graminacee in forma di goccie e, per la prima volta, di tavolette. Le dosi cumulative somministrate in questi tre studi furono 300-500 volte superiori a quelle della corrente via iniettiva, pur con un elevato profilo di sicurezza e tollerabilità. Oltre a questi, due lavori pediatrici, condotti rispettivamente da Paino(15) e Bahceciler(16), dimostrarono che la SIT sublinguale è efficace nei bambini portatori di asma e/o rinite. A tutt'oggi il solo studio in doppio-cieco, doppio-inerte che confronti SIT sublinguale e SIT iniettiva è quello, pubblicato in forma di risultati preliminari, da Kinchi(17). Più di 90 pazienti con pollinosi rinitica da betulla sono stati trattati con SIT sublinguale (Staloral® 300), o con SIT iniettiva (Phostal®), o ancora con placebo. Dopo due anni sintomi e punteggio medicamentoso risultarono significativamente ridotti nei due gruppi che avevano ricevuto i trattamenti attivi e non risultava una differenza significativa fra i due gruppi. Le dosi usate per il gruppo in SIT sublinguale sono state 200 volte più alte di quelle usate nel gruppo SIT iniettiva. La tollerabilità fu significativamente superiore nel gruppo trattato con SIT sublinguale. Per quanto riguarda la tollerabilità del trattamento SIT sublinguale, i dati emersi negli ultimi 10 anni mostrano come non sia mai stato segnalato un effetto secondario veramente rilevante in nessuno delle migliaia di pazienti trattati, spesso su base quotidiana. Inoltre, come dimostrato da André(18), se si combinano i dati dei vari studi clinici, il livello degli effetti secondari della via sublinguale risulta uguale nelle popolazioni adulte e pediatriche. Il consenso ARIA sul controllo della rinite allergica(19), pubblicato nel 2001, rinforza alquanto la posizione della SIT sublinguale che viene oggi raccomandata per gli stessi gruppi di pazienti per i quali è indicata la SIT iniettiva, cioè adulti e bambini. Esso stabilisce inoltre che, per essere efficace, la SIT sublinguale richiede dosi da 50 a 100 volte più alte della SIT per iniezioni. Per migliorare il comfort del paziente e la sua adesione alle cure, ciò che è molto importante nel trattamento di lungo termine, sono stati apportati dei miglioramenti alla somministrazione con l'introduzione di un dosatore a pompa. L'uso di nuovi protocolli ha dimostrato che la sublinguale può iniziare con dosi alte(20) e che la durata dello stadio di induzione può essere in buona misura ridotto mediante la tecnica ultra-rush(21). Dosatore a pressione calibrato DAL 2002 AL 2006: IL PERIODO DELLA PREVENZIONE Vi sono senza dubbio parecchie cose da fare nel campo della SIT sublinguale; una è la convalida di una forma farmaceutica rappresentata dalla tavoletta sublinguale, che certamente contribuirebbe a migliorare la compliance del paziente. Oltre a questo, la SIT sublinguale deve ottenere, come l'ha ottenuta la SIT iniettiva, la dimostrazione di un'efficacia sul lungo termine e di un'attività preventiva sull'aggiungersi di nuove sensibilizzazioni. Di recente, uno studio iniziale di Di Rienzo(22) ha dimostrato che l'efficacia di un trattamento di SIT sublinguale dura almeno 5 anni dopo il suo completamento. Dato il favorevole profilo di tolleranza di questo metodo, sarebbe inoltre bene che queste ricerche portassero all'ampliamento delle indicazioni ai bambini piccoli a rischio. E per terminare, sarebbe pure auspicabile acquisire una miglior conoscenza del meccanismo di questa forma di terapia; ciò ci permetterebbe, per esempio, di prendere in considerazione l'estensione delle sue indicazioni all'eczema atopico ed all'allergia alimentare. CONCLUSIONI Nel momento in cui Parigi ancora una volta augura il benvenuto ad un Congresso EAACI, l'impulso di sviluppo clinico avviato da Stallergènes, al quale altri nel corso di questi ultimi dieci anni si sono associati, ha senza dubbio contribuito a legittimare e a far riconoscere la SIT sublinguale come valida alternativa alla SIT iniettiva. La SIT sublinguale è oggi ampiamente usata in Europa; ben lontani siamo ora dall'iniziale scetticismo circa la sua efficacia. Nella situazione odierna, di continua crescita della prevalenza della forme allergiche, si affaccia un futuro in cui la SIT sublinguale potrebbe qualificarsi come il più impoortante strumento atto ad invertire questa tendenza. 3 BIBLIOGRAFIA 1. Tari MG, Mancino M, Monti G. Allergol Immunopathol 1990 ; 18 : 277-84. 9. Bagnasco M, Mariani G, Passalacqua G. J Allergy Clin Immunol 1997 ; 100 : 122-29. MM. Pediatr Pulmonology 2001 ; 32 : 4955. 2. Sabbah A, Hassoun S, Le Sellin J, André C, Sicard H. Allergy 1994 ; 49 : 309-13. 10. Quirino T, Iemoli E, Puccineli P. et al. Clin Exp Allergy 1996 ; 26 : 1253-61. 3. EAACI position paper on immunotherapy. Allergy 1993. 11. Bousquet J, Lockey RF, Malling HJ, editors. Allergy 1998, 53 Suppl 44 : 1- 42. 4. Feliziani V, Lattuada G, Parmiani S, Dall’Aglio PP. Allergol Immunopathol (Madr) 1995 ; 23 : 224-30. 12. Bousquet J, Scheinmann P, Guinnepain MT, Perrin-Fayolle M, Sauvaget J, Tonnel AB, Pauli G, Caillaud D, Dubost R, Leynadier F, Vervloet D, Herman D, Galvain S, André C. Allergy 1999 ; 54 : 249-260. 17. Khinchi MS, Poulsen LK, Carat F, et al. In : Allergologia Immunoogia Pediatrica. Meeting Internazionale della Societa Italiana di Allergologia ed Immunoogia Pediatrica Firenze Marzo 2001, Milano : Editrice C.S.H. 2001: 143-147. 5. Troise C, Voltolini S, Canessa A, Pecora S, Negrini AC. J Invest Allergol Clin Immunol 1995 ; 5 : 25-30. 6. Clavel R, Bousquet J, André C. Allergy. 1998 ; 53 : 493-498. 13. La Rosa M, Ranno C, André, Carat, Tosca MA, Canonica GW. J Allergy Clin Immunol 1999 ; 104 : 425-32. 7. Vourdas D, Syrigou E, Potamianou P, Carat F, Batard T, André C, Papageorgiou PS. Allergy 1998 ; 53 : 662-72. 14. Pradalier A, Basset D, Claudel A, Couturier P, Wessel F, Galvain S, André C. Allergy 1999 ; 54 : 819-28. 8. Passalacqua G, Albano M, Fregonese L, Riccio A, Pronzato C, Mela GS, Canonica GW. Lancet 1998 ; 351 : 629-32. 15. Pajno GB, Morabito L, Barberio G, Parmiani S. Allergy 2000 ; 55 : 842 - 849. 16. Bahceciler NN, Isik U, Barlan IB, Basaran 18. André C, Vatrinet C, Galvain S, et al. Int Arch Allergy Immunol. 2000 ; 121 : 229-234. 19. Bousquet J, van Cauwenberge P, Khaltaev N. J Allergy Clin Immunol 2001 ; 108 (supp) : S147 - S276. 20. Grosclaude M, Bouillot P, Alt R., et al. Int Arch Allergy Immunol. 2002 ; 129 : 245-253. 21. Vervloet D. in Stallergènes-DHS Symposium. Journées Parisiennes d’Allergologie 2002. 22. Di Rienzo, Marcucci F., Puccinelli P, et al. Clin Exp Allergy 2003 ; 33 : 206-210. L'immunoterapia sublinguale: ipotesi sul suo meccanismo d'azione Dr Riad FADEL, Dr Claude ANDRE Dipartimento Medico-Scientifico, Stallergènes SA, Antony, Francia Da 10 anni ormai si viene accumulando un corpus di prove circa l'efficacia dell'immunoterapia per via sublinguale (SLIT), rappresentate da altrettanti studi clinici. Il posto della SLIT, accanto all'immunoterapia iniettiva (SIT), è stato riconosciuto da WHO(1), da EAACI(2), e di recente dal documento ARIA(3). Oggi l'efficacia della SLIT risulta documentata per la rinocongiuntivite allergica da Graminacee(4,5,6,7,8), per il polline di parietaria(9,10,11,12), per quello di olivo(13), di betulla(14), nonché per gli acari(15,16) e l'asma da acari(17,18,19). Soltanto due ricerche(20,21) non hanno dimostrato l'efficacia della SLIT. Il crescente interesse per la SLIT è dovuto all'elevato rapporto rischio/beneficio; non sono mancate peraltro quesiti riguardanti il suo possibile meccanismo d'azione. La base teorica e sperimentale dell'immunoterapia cosiddetta locale è che la risposta ad un allergene somministrato per via mucosa differisce da quella di un allergene dato per iniezione, che induce una forma di tolleranza immune. 4 GLI EFFETTI DELLA SIT SUBLIGUALE SULL'INFIAMMAZIONE ALLERGICA E SULLA REATTIVITÀ DEGLI ORGANIBERSAGLIO Poco sono stati studiati finora gli effetti della SLIT sui mediatori dell'infiammazione allergica e sulla reattività delle cellule pro-infiammatorie. Passalacqua(12,16) ha osservato una diminuzione dell'espressione delle molecole di adesione ICAM, dopo SLIT, a livello della mucosa congiuntivale. In un recente studio aperto, Silvestri(21) ha riferito diminuzione dell'espressione di ICAM-1 nelle cellule epiteliali della mucosa nasale dopo SLIT della durata di 6 mesi. La proteina cationica degli eosinofili (ECP), un marker dell'attivazione degli eosinofili, è stata oggetto di misurazioni in pazienti trattati con SLIT. Non è stata notata la sua diminuzione a livello sierico(13), né nelle secrezioni nasali(12,19), ancorché Marcucci(22) abbia dimostrato una diminuzione della ECP stessa (l'origine della quale è scarsamente definita) nelle secrezioni sublinguali dopo una SLIT di 6 mesi. Se si confronta quanto sappiamo della SIT per via iniettiva, è chiaro che molto lavoro è ancora da compiere nell'indagine sui markers infiammatori, umorali o cellulari che siano, a livello degli organi-bersaglio dopo SLIT. La reattività nasale all'allergene dopo SLIT risultò significativamente ridotta in tre ricerche(9,12,15), mentre nello studio di Hirsch(20) rimase immodificata. Per quanto riguarda la reattività congiuntivale, essa risultò diminuita nello studio di La Rosa(11), ma Horak(14) non evidenziò alcun cambiamento della soglia di reattività. Mentre Tari(15) riferì una caduta della reattività cutanea specifica dopo SLIT, altri autori non hanno riportato significative differenze delle risposte al test cutaneo dopo SLIT(10,14,20,21). Le disparità di risultati osservate si accompagnano a differenze nei protocolli di challenge allergenico impiegati dai vari autori, ma sono anche in rapporto con le dosi di allergene somministrate nel corso dei trattamenti SLIT. GLI EFFETTI DELLA SIT SUBLINGUALE SUI MARKERS IMMUNOLOGICI UMORALI E CELLULARI L'IgE è certamente il marker immunologico fondamentale per la risposta allergenica. In corso di SIT iniettiva il livello delle IgE specifiche Betulla aumenta di norma durante le fasi iniziali del trattamento, mentre tende a diminuire col protrarsi negli anni dello stesso. Nel corso della SLIT l'aumento delle IgE specifiche è stato documentato da sei studi(6,7,8,17,20,21). Per contro, altri autori non hanno evidenziato variazioni delle IgE specifiche stesse(9,10,11,12,13,14,15,18). Queste discrepanze potrebbero trovar ragione nella variabilità delle dosi di allergene somministrate. Il ben noto aumento dei livelli delle IgG4 durante l'ITS iniettiva è stato considerato un epifenomeno (quando non altrimenti dimostrato) della “stimolazione“ del sistema immune, più che un parametro di efficacia clinica. In sette studi sulla SLIT(6,7,8,9,11,15,17) è stato riscontrato un significativo aumento delle IgG4 specifiche, mentre altri ricercatori non hanno confermato questo risultato(10,12,13,14,18,20,21). Come per le IgE, anche nel caso delle IgG4 questa incoerenza di risultati potrebbe spiegarsi sulla base di un effetto-dose. Può darsi dunque che ricerche di maggior durata (più di 2 anni) possano darci informazioni più consistenti sulla cinetica delle IgE e IgG4 specifiche. È oggi assodato che nei soggetti atopici esiste uno squilibrio nella risposta linfocitaria Th1-Th2 e che ciò si riflette in una polarizzazione delle citochine Th2 nella risposta all'allergene. È noto pure che la SIT iniettiva induce un viraggio dell'equilibrio Th1-Th2, evento nel quale i linfociti T regolatori (Tr) e l'IL-10 hanno Mazzolina Albero di ulivo Parietaria probabilmente un ruolo centrale. Alla data di oggi, i soli dati sull'effetto della SLIT sui linfociti T e sull'espressione citochinica Th2 sono stati pubblicati da Fanta(23). Egli dimostra, in vivo, che non vi è alterazione della produzione di IL-4 e di IFN-γ da parte dei linfociti di pazienti trattati con SLIT. Questi risultati potrebbero spiegarsi con le basse dosi usate nel corso di quest'indagine. È chiaro che bisognerà che altro lavoro sia fatto sul meccanismo di azione della SLIT sui linfociti. LA FARMACOCINETICA DEGLI ALLERGENI IN CORSO DI SOMMINISTRAZIONE SLIT Parametro essenziale dell'azione immunomodulante della SLIT è la penetrazione dell'allergene nella mucosa orale. Le proteine in genere ed alcuni allergeni sono in grado di attraversare la barriera mucosa e farsi ivi immunologicamente attivi(24). Quando l'allergene somministrato per via sublinguale, qualche minuto prima di essere inghiottito, prende contatto con la mucosa orale, lì vi è una risposta locale allergica. Il lavoro di Bagnasco(25), che ha usato l'allergene 5 CD4 IL2 IL12 TH1 B TH2 IgG B IgE Trasferimento dell'allergene dall'epitelio ai linfonodi maggiore della parietaria radiomarcato (Par j 1), ha dimostrato che circa il 2% della dose di allergene somministrata persiste in sede sublinguale per almeno 20 ore dopo somministrazione. LA TOLLERANZA MUCOSA L'area complessiva delle mucose respiratoria, gastrointestinale ed urogenitale dell'uomo corrisponde a circa 400 m2, costituendo così la più vasta superficie corporea a contatto con l'ambiente esterno e dunque la più esposta ai vari antigeni. La funzione essenziale di questa superficie mucosa è di distinguere fra antigeni patogeni, contro i quali si richiede protezione, ed antigeni non patogeni, quali sono gli alimenti, gli allergeni inalati o assunti, nonché i microorganismi commensali della flora intestinale. Le ripetute esposizioni della mucosa a cibi e ad antigeni inalati fanno sorgere una condizione di immunotolleranza, la quale, quando sia disturbata o distrutta, mette capo alla comparsa di malattia allergica o intolleranza a questo o quell'alimento. 6 All'inizio dello scorso secolo, nel 1911, un modello sperimentale dimostrò che la risposta immune può essere eliminata dopo applicazione orale della proteina solubile(26) e più tardi André(27) e Lafont(28) riuscirono ad indurre tolleranza immune a determinati antigeni. Il meccanismo in grado di spiegare la tolleranza mucosa sono più d'uno: la cancellazione clonale, una mancata risposta da parte dei linfociti T specifici, l'immunosoppressione attiva o l'immunodeviazione. La somministrazione di alte dosi dà luogo di preferenza a mancata risposta o cancellazione clonale. Piccole dosi di antigene danno luogo invece a soppressione attiva attraverso la produzione di citochine come Tm TGF-β e di IL-10 oppure ancora Tm attraverso interazione cellulare. In realtà, è possibile immaginare che la tolleranza mucosa sia il prodotto di una combinazione di tutti questi meccanismi, ma resta il fatto che la dose di antigene e la frequenza della sua somministrazione sono fattori-chiave capaci di favorire questo o quel meccanismo. L'induzione della tolleranza mucosa è più difficile da indurre negli animali sensibilizzati che nei "naive" e dunque, nei primi, dosi allergeniche e frequenza di somministrazione debbono essere più elevate. Holt(29) ha dimostrato che nel topo l'assorbimento sublinguale di alte dosi di allergene porta ad una significativa riduzione delle IgE, mentre non vi sono cambiamenti da somministrazione di una dose più bassa. Lo stesso autore ha dimostrato ancora che la somministrazione orale (intragastrica, non sublinguale) di allergeni non altera la produzione di IgE. IL RUOLO DELLE CELLULE DENDRITICHE La mucosa orale è ricchissima di cellule dendritiche che esprimono importanti quantità di molecole HLA di classe II e sono atte ad assorbire e "processare" gli allergeni, attivando i T-linfociti e agendo in tal modo come "presenting cells" per l'antigene(30,31). Inoltre, le cellule Cellule dendritiche dendritiche producono IL-12 che favorisce lo sviluppo di linfociti Th1(32). Von Bubnoff(33) ha confermato il fatto che la cellula dendritica orale ha un'elevata densità di recettori con alta affinità per le IgE (FcεRI) sulla sua superficie; che pertanto ha la capacità di stimolare le cellule T, che pure sono presenti in gran numero nella mucosa orale. Maurer(34) aveva dimostrato qualche anno prima che la risposta delle cellule dendritiche all'allergene era facilitata dal recettore FcεRI. Ed in un recente articolo, Norey(35) osserva che quando le cellule di Langerhans sono messe a contatto con l'allergene maggiore della betulla e del fleo (Bet v 1 e Phl p 1), esse internalizzano la molecola allergenica in assai breve tempo e con cinetica dose dipendente Tutti questi lavori dimostrano chiaramente che le cellule dendritiche presenti nella mucosa orale sono in grado di esercitare un ruolo preponderante entro il meccanismo di azione della SLIT. CONCLUSIONI Il meccanismo di azione della SLIT non è stato ancora chiarito e si dovrà fare un ulteriore sforzo di ricerca per saperne di più sugli effetti della SLIT sui mediatori e sulle cellule afferenti alla reazione allergica infiammatoria, nonché sul suo effetto immunomodulante. La verifica delle ipotesi sull'induzione dell'immunotolleranza in sede mucosa e su quello che sembra essere il ruolo delle cellule dendritiche costituiscono i passi fondamentali verso la comprensione del meccanismo di azione della SLIT. BIBLIOGRAFIA 1.Bousquet J, Lockey RF, Malling HJ, editors. WHO Position Paper Allergen Immunotherapy : therapeutic vaccines for allergic diseases. Allergy 1998, 53 Suppl 44 : 1- 42. 2.Malling HJ., Abreu-Nogueira J, AlvarezCuesta E, et al. Local immunotherapy. Allergy 1998 ; 53 : 933 – 944. 3.Bousquet J, van Cauwenberge P, Khaltaev N. Allergic rhinitis and its impact on asthma. ARIA workshop report. 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J Allergy Clin Immunol 2000 ; 105 : 1194-1201. 7 Opinioni sull'immunoterapia sublinguale Dr Gianni CADARIO Allergologo, Torino, Italia Dr Rosanna NINIANO Allergologa, Milano, Italia Dr Nathalie HERPIN-RICHARD Allergologa, La Chesnay, Francia Dr José-Maria OLAGUIBEL Allergologo, Pamplona, Spagna Expressions : SECONDO LA SUA ESPERIENZA DI ALLERGOLOGO, CHE DIFFERENZE HA INTRODOTTO IN IMMUNOTERAPIA LA SOMMINISTRAZIONE SUBLINGUALE? Dr Gianni CADARIO: Una via più semplice di somministrare l'allergene e, per il paziente, una migliorata accettazione del trattamente e dunque un'altrettanto migliorata compliance. Dr Nathalie HERPIN-RICHARD: La vera novità che ha accompagnato l'immunoterapia sublinguale è di aver migliorato la convenienza pratica del trattamento desensibilizzante. Un protocollo più flessibile rispetto a quello della SIT iniettabile, la possibilità di effettuare il trattamento a casa, la rarità degli effetti secondari congiunta ad una complessiva innocuità hanno fatto sì che l'immunoterapia si possa ora usare su una più estesa gamma di indicazioni. Inoltre, la possibilità di apportare agevolmente delle modifiche al trattamento mi consente di usare l'immunoterapia sublinguale in condizioni allergiche che spesso evolvono in modo inusuale, come la dermatite atopica e magari certe forme di orticaria. Dr Rosanna NINIANO: sublinguale ha di certo portato con sè una maggior tranquillità di spirito dell'allergologo in termini di gestione del suo paziente, per la semplice ragione che le preoccupazioni degli effetti sistemici gravi sono scomparse. La maggior serenità del medico si riflette in una maggior fiducia del paziente ed in una sua maggiore adesione al programma curativo. Inoltre, l'aumentata autogestione delle cure ha nettamente migliorato la comprensione della malattia da parte del paziente. 8 Dr José-Maria OLAGUIBEL: Il fatto della migliorata sicurezza, ci ha permesso di prescrivere l'immunoterapia sublinguale anche in casi clinicamente miti nonché in pazienti clinicamente instabili che fino ad oggi non erano candidabili all'immunoterapia iniettiva a causa dei rischi di reazioni ad essa connessi. Come c'era da aspettarsi, la sublinguale ha dato una possibilità ai pazienti con difficoltà di spostamento, che erano impossibilitati a seguire l'immunoterapia iniettiva. Expressions : A CHE ETÀ LEI RITIENE CHE L'IMMUNOTERAPIA SIA MEGLIO INDICATA E PERCHÉ? Dr G. C. : Il più presto possibile, magari, se possibile, prima dei 3 anni. L'immunoterapia sublinguale induce un'immunotolleranza all'allergene somministrato, la quale, nel tempo, riduce l'infiammazione dell'organo-bersaglio. Prima si comincia col trattamento, più agevole riesce dominare l'infiammazione. Dr N. H-R. : Sostanzialmente nei piccoli e nelle persone che non rispondono all'iniettiva. Per le pollinosi è particolarmente adatta tra le età di 5 e 40 anni. Nel caso degli acari e dei perenni in genere, io prescrivo l'immunoterapia sublinguale tra i 5 e gli 8 anni, oltre che negli adulti. Nei bambini più grandi e negli adolescenti, ritengo l'immunoterapia iniettiva più indicata in quanto la compliance con la sublinguale è a quest'età piuttosto scarsa. Dr R. N. : Nella mia esperienza l'immunoterapia sublinguale è meglio indicata nei bambini al di sopra dei 4 anni e nei giovani adulti, anche se i risultati sono buonissimi anche nei pazienti di maggiore età, specie se i sintomi sono di recente inizio e si verificano in soggetti mono-sensibilizzati. Dr J-M. O. : Non credo che ci sia un'età ideale per questo tipo di trattamento. È chiaro che ci sono tanti bambini che rifiutano il trattamento classico; in questo senso l'immunoterapia sublinguale rappresenta una valida alternativa. Expressions : NELLA SUA ESPERIENZA, CHE EFFETTI SECONDARI HA RISCONTRATO CON L'IMMUNOTERAPIA SUBLINGUALE? Dr G. C. : Non ho mai osservato reazioni preoccupanti con l'immunoterapia sublinguale. Alcuni pazienti accusano prurito orale al contatto con l'allergene, ma questi inconvenienti sono sempre ben tollerati dai pazienti e si dileguano in pochi minuti. Ben rari sono i casi in cui c'è bisogno di sospendere la terapia. Dr N. H-R. : Con i pollini vedo spesso una sindrome orale, meno spesso disturbi digestivi come gastralgia, vomito o diarrea; ancor più di rado una tosse spastica. Con gli acari, la sindrome orale e i sintomi respiratori e digestivi sono rari e non ne ho mai visti con i trattamenti alle forfore animali. Dr R. N. : Si tratta in genere di effetti locali, del tipo prurito orale, e si verificano raramente. Per lo più, il loro verificarsi è transitorio ed essi scompaiono durante il trattamento. Gli effetti sistemici consistono in diarrea e rinite. Dr J-M. O. : I più comuni effetti secondari sono delle reazioni locali, rappresentate da prurito od infiammazione in sede sublinguale o labiale. Si tratta sempre di manifestazioni miti che nella maggior parte dei casi non alterano il protocollo di mantenimento. In casi particolari, e si tratta soprattutto di bambini, il paziente accusa problemi digestivi o una leggera forma di rinite; cose che scompaiono non appena viene ridotta la dose di mantenimento. Expressions : NEI CASI DI ALLERGIA STAGIONALE, DA POLLINI, CHE PROTOCOLLI DI IMMUNOTERAPIA SUBLINGUALE RACCOMANDA LEI AI SUOI PAZIENTI? CON QUALI MOTIVAZIONI? Dr G. C. : Nella mia esperienza l'immunoterapia sublinguale si può prescrivere anche durante la stagione in associazione con gli antiistaminici H1 e questo con buoni risultati sia in termini di riduzione dei sintomi che di tollerabilità. Dr N. H-R. : Io parto col trattamento circa sei settimane avanti l'inizio della stagione pollinica. Durante la fase di mantenimento, raccomando 300IR al giorno per un mese e poi riduco la dose a 150IR al giorno in fase co-stagionale, dunque nel pieno della stagione pollinica. Ritengo che questi protocolli brevi abbiano per il paziente un bilancio costo-beneficio più vantaggioso. Dr R. N. : I pazienti preferiscono le terapie prestagionali, ma i migliori risultati si hanno con cure di tipo continuativo, specie quando si tratta di pollini a lunga stagione. Dr J-M. O. : Io raccomando regolarmente un posologia pre- e co-stagionale, la quale, nella mia esperienza, ha il miglior rapporto costo-beneficio. Expressions : NEL CONFRONTO CON L'IMMUNOTERAPIA INIETTIVA, QUALI SONO I VANTAGGI E GLI SVANTAGGI DELLA SUBLINGUALE? Dr G. C. : Sui vantaggi ho già risposto con la prima domanda. Quanto agli svantaggi, l'unico inconveniente legato all'immunoterapia sublinguale è che il paziente non deve venire alla visita di controllo, ciò che vuol dire correre il rischio di perdere il contatto col paziente stesso. Questo non è il caso dell'immunoterapia iniettiva con la quale, per definizione, il paziente contatta il medico in occasione delle sue iniezioni. Dr N. H-R. : I vantaggi: minori effetti secondari, che, quando compaiono, non sono importanti. La stessa efficacia dell'iniettiva per quanto riguarda i pollini. Gli svantaggi: più difficile compliance e minor tolleranza quando si tratta di acari della polvere. Dr R. N. : I vantaggi: maggior sicurezza, maggior tollerabilità e miglior compliance del paziente. Gli svantaggi: sono per lo più legati al paziente che non collabora o che non comprende bene la logica del trattamento ed è perciò particolarmente difficile da gestire. Dr J-M. O. : I vantaggi consistono nella sicurezza e nella comodità della somministrazione che si traducono in una rilevante riduzione del costo complessivo del trattamento. Gli svantaggi: il fatto che il paziente è in grado di auto-somministrarsi il trattamento può indurlo ad abbassare la guardia circa l'adesione al programma terapeutico; di qui l'importanza di istruirlo in modo che possa portare a termine il trattamento. Expressions : CHE MIGLIORAMENTI SI ASPETTA LEI CON L'IMMUNOTERAPIA SUBLINGUALE PER IL FUTURO? Dr G. C. : Mi aspetto di avere un'immunoterapia sublinguale in forma di tavolette solubili. Dr N. H-R. : Un'unica dose alla settimana, a rilascio protratto, per le terapia di mantenimento, magari per l'introduzione di nuovi adiuvanti. Mi aspetto anche l'estensione delle indicazioni alla dermatite atopica e ad una più larga gamma di pneumoallergeni, come muffe e forfore varie. Dr R. N. : Una miglior standardizzazione che ci porti finalmente ad avere una base di confronto fra i prodotti di diversi laboratori. E poi la messa a punto di un adiuvante che porti maggior efficacia e tollerabilità senza che sia necessario aumentare la dose di allergene. Dr J-M. O. : Mi aspetto nuovi trials che confrontino l'efficacia clinica della SIT sublinguale con quella iniettiva. È pure importante che possiamo avere maggiori informazioni sull'efficacia di lungo termine, una volta che il trattamento è stato completato; efficacia che comprenda anche la prevenzione. E per quanto riguarda l'adesione del paziente al protocollo è chiaro che nuove formulazioni terapeutiche, parlo di tavolette in luogo di goccie, la migliorerebbero sen'altro. Grani pollinici di biancospino al microscopio elettronico 9 Rassegna della Stampa N.18 A double-blind, placebo-controlled immunotherapy dose-response study with standardized cat extract. J Allergy Clin Immunol 2003 ; 111 : 155-61. Immunoterapia con estratto standardizzato di gatto. Studio di dose-riposta in doppio cieco contro placebo. Ewbank PA, Murray J, Sanders K, Curran-Everett D, Dreskin S, Nelson HS. L’efficacia dell'immunoterapia è dipendente da dosi elevate di allergene. Dunque sono necessari degli studi doserisposta per determinare la dose ottimale da dare come terapia di mantenimento, che tengano anche conto della tollerabilità. Questo studio fu fatto per determinare se sia necessario un mantenimento contenente 15 µg di Fel d 1 per avere mantenimento fosse raggiunta in capo a 4 settimane. Prima dell'immunoterapia ed al termine dell'induzione furono accertati: reattività cutanea all'allergene; reattività nasale al challenge specifico; livelli sierici di IgE e di IgG4 specifiche, di IL-4, IL-5, IFN-γ; inoltre livelli di IL-4, IL-5 e IFN-γ nelle secrezioni nasali. l'efficacia clinica. Con un trial in doppio cieco e contro placebo gli studiosi hanno considerato 28 pazienti divisi in gruppi di 7 pazienti ciascuno, che ricevettero delle dosi di mantenimento rispettivamente di 0,6 µg, 3 µg o 15 µg di Fel d 1 oppure un placebo. L'età media dei pazienti era di 35 anni e non esistevano significative differenze relativamente ai gruppi ammessi allo studio. L'induzione all'immunoterapia fu fatta con un protocollo "cluster" studiato in modo che la dose di È risultato che la maggioranza dei pazienti ha ben sopportato il trattamento: soltanto uno di loro ha avuto reazioni degne di nota. Dopo immunoterapia, la reattività cutanea decrebbe, in confronto al placebo, nel gruppo a 3 µg di Fel d 1 (p=0,02) e più significativamente nel gruppo a 15 µg (p=0,002). Invece, in nessun gruppo apparve una significativa variazione della reattività nasale dopo il challenge allergenico. Le IgG4 specifiche aumentarono soltanto nei gruppi a 3 (p=0,01) ed a 15 µg (p=0,006) di Fel d1, mentre i livelli di IgE non cambiarono per qualunque dose somministrata. Neppure i livelli sierici o nasali delle citochine IL-4, IL-5 e IFN-γ cambiarono dopo immunoterapia. Soltanto nel gruppo dove era stata data la dose di 15 µg si notò una significativa riduzione della percentuale delle cellule CD4+/IL4+. I risultati di questo studio mostrano che una dose di 15 µg di Fel d 1 è ben tollerata ed efficace se valutata in base ai test cutanei ed alla risposta IgG4. Tuttavia, rimane da determinarsi l'efficacia di questa dose in base a criteri clinici, mediante un trattamento di più lunga durata che non sia quella di 5 settimane, e su un più ampio numero di pazienti. Rush Hymenoptera venom immunotherapy : A safe and practical protocol for high-risk patients. J Allergy Clin Immunol 2002 ; 109 : 777-83. Immunoterapia rush con veleno di imenotteri : un protocollo pratico e ben tollerato per i pazienti ad alto rischio. Sturm G, Kränke B, Rudoph C, Aberer W. L’induzione dell'immunoterapia agli Imenotteri si può fare seguendo quattro protocolli: il convenzionale con un'iniezione alla settimana, il rush in 3-6 giorni, l'ultra-rush in un giorno solo e il cosiddetto “cluster“ che prevede 2-3 iniezioni nello stesso giorno per un giorno alla settimana, per 6 settimane. Secondo gli studi pubblicati, l'efficacia si situa fra l'83% e il 95%, e reazioni sistemiche vengono viste nel 67% dei casi. 10 In questo studio retrospettivo, gli autori analizzano tollerabilità e praticabilità dell'immunoterapia rush in 101 pazienti allergici al veleno d'ape (52 pazienti) oppure a quello delle vespe (49). Secondo la loro anamnesi, questi pazienti avevano manifestazioni cliniche soprattutto di tipo II o III in linea con la classificazione di Ring, ed una intensa sensibilità al veleno di Imenottero. La maggior parte dei pazienti (il 99%) raggiunse la dose di mantenimento di 100 µg in 4 giorni. Soltanto un paziente, un bambino di 8 anni, che ebbe un'infezione intercorrente al secondo giorno, proseguì la cura col metodo convenzionale. Parecchi pazienti evidenziarono delle reazioni locali alla sede iniettiva. Presso tre donne e quattro uomini (7 su 101 pazienti = 6,9%) furono osservate otto reazioni sistemiche tra il grado I ed il grado III. Ciò corrisponde a un rischio dello 0,47 di reazione sistemica su più di 1700 somministrate in totale. Le reazioni col veleno d'ape furono più frequenti, rappresentando esse sette casi sugli otto osservati, e furono anche le più gravi: due di grado III, due di grado II e tre di grado I. Una sola fu la reazione fra i pazienti da vespa, con una reazione di grado II. La maggior parte delle reazioni avvenne in pazienti di età fra i 31 ed i 50 anni. Nessuna delle reazioni richiese adrenalina ed ognuno dei sette pazienti con reazioni fu in grado di completare il trattamento. Dati i risultati, gli autori raccomandano la scelta di un protocollo rush intermedio (3-6 giorni). Il trattamento convenzionale è considerato avere un più lento tempo di reazione ed effetti secondari più difficili da controllare. Per quanto riguarda l'ultrarush, esso è stimato più rischioso e più difficile da condurre. L'analisi di 82 pubblicazioni uscite fra il 1982 e il 2001 indicano che la frequenza delle reazioni sistemiche varia fra tra lo 0% e il 67% con una media del 17,8% e che questa frequenza fluttua fra l'11% ed il 64% nei protocolli rush. In questo studio risultò una ben minore frequenza di reazioni sistemiche, cioè il 6,9%, ciò che indica che un protocollo immunoterapico rush, di 4 giorni, si può considerare di buona tollerabilità nei pazienti ad alto rischio, e particolarmente in quelli che sono allergici al veleno d'ape. Liposome-entrapped D. pteronyssinus vaccination in mild asthma patients : effect of 1-year double-blind, placebo-controlled trial on inflammation, bronchial hyperresponsiveness and immediate and late bronchial responses to the allergen. Clin Exp Allergy 2002 ; 32 : 1574-1582. Immunoterapia con liposomi contenenti D pteronyssinus in pazienti con asma moderata : effetto di un anno di trattamento, in doppio cieco contro placebo, sull’infiammazione, l’iperreattività bronchiale e la riposta bronchiale immediata e tardiva all’allergene. Alvarez MJ, Echechipia S, Garcia B, Tabar AI, Martin S, Rico P, Olaguibel J.-M. I liposomi sono delle piccole vescicole, atossiche, biodegradabili, composte di colina, colesterolo, tocoferolo, che possono fungere da adiuvanti stimolando una risposta immune di tipo Th1. Se accoppiate con l'allergene e iniettate per via sottocutanea, esse lo rilasciano con gradualità, realizzando un effetto di rilascio differito dell'allergene stesso. Da più di 10 anni la loro applicazione in allergologia è oggetto di studio. L'obbiettivo di questa ricerca era appunto quello di valutare l'efficacia dell'immunoterapia iniettiva con estratto di acaro D.pt inglobato in liposomi in pazienti asmatici. Lo studio randomizzato, in doppio cieco contro placebo, è stato condotto su 26 pazienti con età media di 19 anni, allergici a D.pt e portatori di asma mite (FEV1 tra l'84% ed il 107% rispetto al presuntivo), iniziata di recente, cioè da 1 a 2 anni. I pazienti ricevettero o un trattamento attivo od un placebo costituito di liposomi soltanto, per un anno, con una fase di induzione di 8 settimane, per un'iniezione alla settimana, seguita da una cura di mantenimento di un'iniezione ogni due settimane e poi ogni mese. La concentrazione massima di mantenimento fu di 6,4 µg di Der p 1 per ml. Furono anche misurati i livelli di Der p 1 nella polvere prelevata dagli effetti letterecci del paziente prima dell'inizio del trattamento e dopo 4-6 settimane dall'inizio dell'applicazione di misure di igiene preventiva, che non comprendevano peraltro l'uso delle fodere anti-acari. Queste misurazioni furono ripetute al termine del trattamento. La sola medicazione di soccorso consentita è stata l'uso di broncodilatatori secondo necessità, oltre al ricorso di un breve ciclo di corticosteroidi orali nei casi di peggioramento dell'asma del paziente. Prima della terapia ed alla fine della stessa furono anche misurati i parametri funzionali respiratori prima e dopo challenge bronchiale specifico con l'allergene, i quali hanno costituito i principali criteri di analisi. Prima e dopo il challenge specifico furono anche misurati i livelli sierici della proteina cationica eosinofilica (ECP) e dell'ICAM-1, nonché l'eosinofilia del sangue periferico e dell'escreato. Dai risultati si rileva che i due gruppi avevano caratteristiche basilari simili. Tre pazienti si ritrassero dallo studio: due per il peggioramento dell'asma ed uno per ragioni personali. Tutti i pazienti raggiunsero la dose di mantenimento di 3,2 µg di Der p 1 per iniezione, dunque la metà della concentrazione massima, e la dose cumulativa media fu di 37,8 µg di Der p 1. Il trattamento fu ben tollerato da tutti i pazienti e non furono riferite reazioni secondarie di rilievo. Dopo immunoterapia con il coniugato D.pt -liposomi la soglia di responsività aspecifica (PD30 metacolina) aumentò significativamente rispetto al gruppo in placebo, con p=0,034. Inoltre la soglia di responsività specifica all'allergene nei pazienti in terapia attiva aumentò di quattro volte rispetto alla soglia preterapia, mentre rimase invariata nel gruppo placebo. I dati ICAM-1, ECP ed i livelli degli eosinofili aumentarono in entrambi i gruppi dopo challenge specifico prima e dopo immunoterapia, Però questo aumento, che fu molto minore nel gruppo trattato con D.pt-liposomi, rispetto al gruppo placebo, non raggiunse il livello di significatività. I risultati di questo studio dimostrano che l'iperreattività bronchiale è stata ridotta dall'immunoterapia col D.pt in liposomi, benché non altrettanto si sia potuto dire per i parametri di infiammazione bronchiale. Il fatto che questo studio includesse soltanto casi di asma mite potrebbe spiegare gli effetti relativamente modesti che si sono constatati. 11 - 7126 - 06/03 Immunoterapia Specifica