INDICE INFORMATICO DI ”SOLARIA”

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INDICE INFORMATICO DI ”SOLARIA”
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRENTO
FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA
CORSO DI LAUREA IN LETTERE MODERNE
TESI DI LAUREA
INDICE INFORMATICO DI
”SOLARIA”
Relatore:
Prof. Corrado Donati
Laureanda:
Nardelli Romina
2
INDICE INFORMATICO DI ”SOLARIA”
Anche se la tesi consta di tre parti su supporto cartaceo, il nucleo
essenziale è costituito da un data base informatico, sviluppato su
applicazione filemaker pro v 2.0, contenente l'indice completo della rivista
fiorentina ”Solaria” delle annate 1926-1934.
Nella prima parte si è cercato di inquadrare storicamente la rivista di
Alberto Carocci, la quale nasce e muore nel corso di un decennio molto
drammatico per la storia italiana. Come è risaputo il fascismo, con la sua
impostazione gerarchica e la creazione di leggi volte ad ottenere il controllo
di ogni aspetto (politico e sociale) della vita del popolo italiano, condiziona
inevitabilmente anche il mondo della cultura. Il regime cerca di plasmare il
mondo intellettuale dando vita a delle istituzioni accademiche e non, atte a
promuovere una cultura ed un sapere facilmente controllabili dall'alto.
Nonostante le riviste dichiaratamente fasciste sorte in questo periodo fra gli
intellettuali prevale un dissenso cifrato, non espresso apertamente, se si
esclude il caso del gobettiano ”Baretti” e quello delle riviste politiche, per
altro in gran parte soppresse o costrette alla clandestinità (cfr. Capitolo I Il
"decennio" di ”Solaria” e la storia italiana).
”Solaria” si colloca nel novero del primo gruppo di riviste, infatti
essa si propone di rimanere super partes accettando una posizione ai
margini del potere, adatta ad una rivista che non accetta il compromesso con
la storia e preferisce proseguire il suo cammino letterario verso la soluzione
dell'annosa questione del romanzo. Tale problema diviene centrale a partire
dal 1929 con la direzione di Giansiro Ferrata. Per i solariani è fondamentale
liberare la forma del romanzo dal provincialismo italiano, o meglio superare
la lezione del frammentismo vociano e della prosa d'arte rondesca presente
nei primi numeri pubblicati (cfr. 1.3 Antecedenti di ”Solaria”). Per
rinnovare la tradizione italiana, che non viene mai rinnegata, ”Solaria”
rivolge la propria attenzione ai risultati raggiunti dalla letteratura europea, al
romanzo psicologico, a Joyce, alla Recherche proustiana e soprattutto
all'esperienza maturata attorno alla rivista francese diretta da Jacques
Riviére, la ”Nouvelle Revue Française” (cfr. 2.2 Il rapporto con la
”Nouvelle Revue Française”). Grazie ai rapporti con la Francia, al recupero
3
di Svevo in chiave europea (cfr. 2.6 Svevo, ponte verso l'Europa) e alla sua
apertura culturale ”Solaria” comprende l'importanza dell'idea che il fatto
narrativo non possa essere svincolato dai problemi della vita e non debba
porsi come semplice letteratura. Infatti uno dei motivi costanti dei solariani
è l'affermazione del romanzo come possibile via per accedere all'umano:
esso è valutato proprio in ordine a questa possibilità. Romanzo, come
sottolinea Ferrata, è un termine che "i buoni romanzieri moderni sono andati
sempre più avvicinando ad un signiticato tutto vivo di storia umana nel suo
corso semplice e totale" (cfr. 2.1 Il concetto d'Europa, 2.3 La questione del
romanzo). ”Solaria” è riuscita a dare nuova vita al nostro romanzo e la sua
lezione ha influenzato gli scrittori italiani posteriori agli anni Trenta.
Diversa, come si nota nel paragrafo 2.4 Fedeltà di ”Solaria” al
romanzo europeo, è la posizione solariana verso la letteratura americana. Il
nascente mito americano, promosso da Pavese e Vittorini, non sembra
interessare i collaboratori di ”Solaria” che si sentono maggiormente legati al
continente europeo, a loro più affine, che al mondo americano privo di una
tradizione.
La seconda parte della tesi è un corollario all'indice informatico. Essa
è costituita da un indice alfabetico dei collaboratori di ”Solaria”,
ulteriormente suddivisi per tema: saggi, recensioni, racconti, poesia. A
questi si aggiungono gli artisti, i pittori, gli incisori che hanno pubblicato i
loro disegni sulla rivista.
La terza parte contiene l'indice informatico di ”Solaria” e le istruzioni
necessarie all'uso. Per realizzare l'indice si è utilizzato un data base
costituito da record , ognuno dei quali costituisce un articolo. Con indice
informatico si intende un indice pratico che ha lo scopo di fornire
immediatamente, premendo un tasto, qualsiasi informazione, servendosi di
campi tematici (autori, titoli, autori e opere, illustrazioni) predisposti per una
schedatura completa del periodico prescelto digitandone il titolo
nell'apposito campo.
Il completamento ideale di questo tipo di indice sarebbe la
riproduzione anastatica delle pagine della rivista per la consultazione diretta
dei luoghi della scrittura a cui l'indice rimanda. Si potrebbe cos” ottenere un
prodotto multimediale che permetta innanzi tutto la conservazione della
rivista che, essendo un pezzo raro di antiquariato, ad ogni consultazione è
4
soggetta ad una rapida deperibilità, nonché la disponibilità immediata di un
materiale letterario, critico e creativo, spesso difficilmente reperibile.
5
SOMMARIO
PARTE I
INTRODUZIONE A ”SOLARIA”
Capitolo I
Il "decennio" di ”Solaria” e la storia italiana
1.1 Il fascismo e il mondo della cultura
1.2 Le riviste del "decennio" solariano
1.3 Antecedenti di ”Solaria”
1
17
33
Capitolo II
Il concetto dell'Europa solariana e le sue implicazioni con l'evoluzione della
forma romanzo
2.1 Il concetto d'Europa
2.2 Il rapporto con la ”Nouvelle Revue Fran aise”
2.3 La questione del romanzo
2.4 I narratori solariani
2.5 Svevo, ponte verso l'Europa
Capitolo III
Il mito dell'America
42
51
60
71
82
89
PARTE II
INDICE INFORMATICO DI ”SOLARIA”
II. 1 Indicazioni per la consultazione dell'Indice informatico
II. 2 Indice di ”Solaria”
99
PARTE III
INDICE DEI COLLABORATORI E DELLE ILLUSTRAZIONI
6
III. 1 Indice tematico dei colaboratori
III 1.1 Saggi polemici, critici, d'arte
III 1.2 Recensioni
III 1.3 Racconti
III 1.4 Poesia
III. 2 Indice delle illustrazioni
Bibliografia
107
PARTE PRIMA
INTRODUZIONE A ”SOLARIA”
CAPITOLO I
IL "DECENNIO" DI ”SOLARIA” E LA STORIA ITALIANA
”Solaria”, rivista ideata e fondata nel 1926 1 da un gruppo di
i n t el l et t u al i cap eggi at i d a A l b ert o C arocci , n as ce com e s o ci et à d i
amici, come incontro di un gruppo di intellettuali con qualche
idea in comune, col bisogno di fare i conti col passato, di
ri p ren d ere u n a t rad i z i o n e cul t u ral e che al l 'i n i z i o d el s ecol o aveva
mosso le acque collegando la provincia italiana alla più avanz ata
di m ensi one europea del l 'avanguardi a euro-l et t erari a 2. La s ua
pubblicaz ione, che si colloca tra l'iniz io della costruz i one del
regime e il punto massimo della sua ascesa, copre un decennio
fondamentale per la storia italiana poiché iniz ia l'anno seguente
l'emanaz ione delle leggi repressive sulla stampa e si protrae fino
alla conclusione della gu erra d'Abissinia che apre "l a novissima
s t o ri a i m p eri al e d 'It al i a" 3.
1.1 Il fascismo e il mondo della cultura
1
ìSolaria” apparve nel gennaio 1926, con periodicità mensile; nell'estate del
1928 Carocci, rinunciando alla proprietà della rivista e della casa editrice
per problemi economici, costituisce una società in accomandita semplice
della durata di cinque anni con Carlo Parenti, quale socio accomandatario e
con Bonsanti, Ferrero, Tecchi, Debenedetti, Loria, Ferrata, Consiglio, quali
soci accomandanti. Il rinnovamento continuò nel novembre del 1929 quando
si
associò
a
Carocci
nella
direzione
Giansiro
Ferrata,
sostituito
nel
novembre del '30 da Alessandro Bonsanti. Nel '33 Carocci tornava ad essere
l'unico direttore fino agli ultimi numeri che, datati 1934, furono pubblicati
nel '36. Con decreto prefettizio il secondo fascicolo (marzo-aprile 1934) fu
sequestrato con l'accussa di contenuto contrario alla morale e al buon
costume di due scritti, Le figlie del generale di Enrico T erracini e Il
garofano Rosso di Elio Vittorini.
2
G . M ANGHE TTI, G li a n n i d i S o la ria , V e r o na B i & G i E d ito r i, 1 9 8 6 .
3
A. HERMET, La ventura delle riviste, Firenze, Vallecchi, 1987, pag. 322.
10
Dal punto di vista storico l'Europa stava vivendo uno dei
p eri o d i p eggi o ri . In It al i a s i d efi n ” e s i co n s o l i d ò l a d i t t at u ra
fascista, ma questo lo vedremo tra un po'.
Hitler e i naz i sti, con le elez ioni del 1933, conquistarono la
G e r m a n i a , e s u b i t o d o p o i l FŸh r e r , l i q u i d a t o l o S t a t o d i d i r i t t o
attraverso il regime del partito unico, si fece accordare i pieni
poteri (23 marz o 1933) da un Parlamento epurato dai deputati del
p art i t o co m u n i s t a, o rm ai fu o ri l egge.
La Francia, nonostante fosse uscita gravemente danneggi ata
dalla Prima guerra mondiale, tra il 1919 e il 1930 ebbe una
rinascita rapida, caratteriz z ata da un'eccez ionale crescita
industriale favorita da forti investimenti, ma non riusc” a far
fro n t e al p ro b l em a d el l 'i n s t ab i l i t à d e go v ern o .
N el p art i t o com u n i s t a d el l 'U n i o n e S o v i et i ca s i afferm ò l a
linea di Stalin. Dopo la morte di Lenin erano sorti, all'interno del
gruppo dirigente del partito comunista, orientamenti contrastanti
s u l l a v i t a i n t ern a d el p art i t o , s u l s i gni fi cat o d el l a N E P 4, aggravat i
dal problema della successione di Lenin. Stalin, considerato
iniz ialmente una figu ra secondaria, riusc” a sgominare gl i
oppositori alla sua teoria del "s ocialismo per un paese solo", cioè
l a p o s s i b i l i t à d i real i z z are i l s o ci al i s m o anche i n u n p aes e
capitalisticamente povero, ma dalle grandi risorse naturali. Stalin,
u n a v o l t a al p o t ere, real i z z ò u n a p o l i t i ca aut o ri t ari a, b as at a s u l
cu l t o d el l a s u a p ers o n al i t à e s u u n ri gi d o co n t rol l o d el l a
popolaz ione. Ciò ebbe riflessi negativi sul mondo della cultura e
p o rt ò ad u n s ev ero co n t rol l o s u t u t t e l e m an i fes t az i o n i d el l a v i t a
intellettuale, che inevitabilmente si inarid”. Nonostante questo
clima di repressione e violenz a nascono grandi voci nella poesia,
come quella di Aleksandr Bl ok e Vladimir Majakovskij. Il primo
4
La NEP, Nuova politica economica, era stata introdotta da Lenin nel 1921
per porre fine al comunismo di guerra. La NEP era una serie di adattamenti
alla situazione concreta che, prendendo atto degli ostacoli che impedivano
la realizzazione integrale del socialismo, mirava ad una riconciliazione tra
il potere e il mondo contadino.
11
fu per vent'anni "il poeta di Pitroburgo " 5, il secondo fu artefice di
una poesia oratoria, di propaganda, che necessitava di un pubblico
per essere valoriz z ata. La poesia di Majakovskij era "come un
opera drammatica che sia teatro puro e che quindi non si possa
gi udicare astraendo dalla scenografia, la recitaz i one, gl i
applausi" 6. Con Stalin si operò il passaggi o da un regime di
p art i t o o l i garch i co a u n regi m e aut o crat i co i n cui l a v o l o n t à d i
uno solo diventava legge.
Anche l a m onarchi a spagnol a ent rò i n cri s i . La S pagna era
un paese i n gran part e basat o su un agri col t ura arret rat a, di t i po
semifeudale. Per cercare di moderniz z are il paese, nel 1923,
Miguel Primo de Rivera introdusse, d'accordo con il re Alfonso
XII (1902-31), un regime dittatoriale di stampo corporativo, che
p revedeva l 'i n t ervent o d el l o S t at o n el l 'eco n o m i a. A caus a d el l a
crisi economica mondiale il regime non ottenne i risultati sperati
quindi Migu el Primo de Rivera fu costretto a dimettersi (1930).
La cad u t a d el l a d i t t at u ra t ras ci n ò co n s é anche l a m o n arch i a, e con
le elez ioni municipali
del 1931 e la vittoria dei partiti
repubblicani venne dichiarata la Repubblica ed il re fu costretto
ad an d are i n es i l i o .
Nel 1929 crollò la borsa di New York che mandò in crisi
l'economia americana. La fine del mito dell'opulenz a dimostrò
l 'i n co m p et en z a d ei ci rco l i i m p ren d i t o ri al i e s co s s e l a fi d u ci a n el
partito repubblicano tanto che, nelle elezioni del 1932, vinse il
can d i d at o d em o crat i co Fran k l i n D el an o R o o s evel t . A b i l e s t at i s t a
attuò il New Deal, un programma di ripresa , per far uscire il
paese dal torpore e dargli un nuovo slancio economico ed
industriale.
In India Gandhi promosse la resistenz a non violenta, basata
su lla disobbedienz a civ ile , ossia il r if iuto de ll'obbe die nz a a lle
l eggi i ngi ust e e l 'accet t az i one paci fi ca del l e sanz i oni previ s t e per
la loro violaz ione. In India ottenne uno straordinario successo
5
R. P OGGIOLI, Gli esilia ti d e lla cu ltu ra , in ìSo la r ia ” V I I I ( 1 9 3 3 ) , 1 , p a g.
47.
6
R. P OGGIOLI, V l a d i m i ro M a j a k o v sk i j, in ìSo la r ia ” V ( 1 9 3 0 ) , 7 -8 , p a g. 5 6 .
12
popolare e fece del naz i onalismo indiano un movimento di massa.
Dopo lunghi anni, quando il movimento naz i onalista aveva
assunto proporz i oni enormi, il governo ingl ese emanò, nel 1935,
una nuova Costituz i one, che prevedeva la trasformaz ione del
paese in una federaz i one.
Il Giappone, dopo la prima guerra mondiale, alla quale
aveva partecipato a fianco degli alleati, avanz ò nuove ambiz i oni
espansionistiche e rafforz ò il suo peso internaz ionale. La
crescent e pressi one dem ografi ca, l 'acui rsi del l a carenz a di m at eri e
prime, le ripercussioni della crisi del 1929 che allargarono la
disoccupaz i one, spinsero il governo gi apponese a risolvere i
propri problemi interni cercando degli sbocchi e fonti di
approvigi onamento nel continente asiatico. La repubblica cinese
(nata nel 1912) era ancora troppo debole per opporsi all'ondata
espansionistica del Giappone, ma molto determinata nel farlo.
La situaz ione culturale di questo decennio è caratteriz z ata
da un profondo turbamento, dall'inquietudine, dall'incertez z a, ma
i l d i b a t t i t o e gl i s c a m b i c u l t u r a l i , n o n o s t a n t e gl i o s t a c o l i p o s t i
alla libera circolaz ione delle idee, sono assai vivaci.
P er q u an t o ri gu ard a l a s i t u az i o n e i t al i an a, i l fas ci s m o ,
gi unto al potere nel 1922, iniz ialmente non elabora un preciso
p ro gram m a cul t u ral e, m a s i co n cent ra s o p rat u t t o s u l l e i s t i t u z i o n i
politiche e sul popolo italiano. Ciò, probabilmente, è dovuto al
fatto che il fascismo non possiede un pensiero originale. Come fa
notare Norberto Bobbio, in un suo articolo comparso su
”Al t ernat i v e”, t u t t o ci ò che cos t i t u i s ce i l m at eri al e d i cui s i s erve
la propaganda di regime è gi à formato prima del fascismo, da
D'Annunz io a Corradini, da Oriani a Gentile, da Sorel a Pareto;
"cu l t u ral m en t e i l fas ci s m o v i v e d i ren d i t a. E ' u n cro ci cchi o i n cui
si incontrano tutte le strade che provengono dalla cultura della
destra conservatrice e reaz ionaria; da Hegel (un certo Hegel) a
Ni et z s che (un cert o Ni et z s che), dal l ' A c t i o n f r a n a i s e 7 al l o
7
L'Action Fran
aise, più che un partito politico, era una scuola
che
influenzò, non solo gli ambienti monarchici, ma tutta la destra francese.
Essa appoggiò i movimenti di estrema destra, formatisi in Francia negli anni
Venti. Queste organizzazioni, formate per lo più da ex combattenti e giovani
13
spiritualismo cattolico (dopo il Concordato)" 8. Gli unici che si
dedicano ad un'elaboraz ione culturale sono Bottai, Rocco e
S p i ri t o , m a p er avere u n a fi l o s o fi a o rgan i ca, i l fas ci s m o d ev e far
s u o i , p ri m a, n egl i an n i V en t i , l 'at t u al i s m o gen t i l i an o 9 gi à messo a
punto ai tempi della gu erra e, in un secondo momento, dopo il
C o n co rd at o , l a s aggez z a m i l l en ari a d el l a C h i es a. P ro p ri o G en t i l e
s i as s u m e i l com p i t o d i d efi n i re l a d o t t ri n a fas ci s t a al l 'i n t ern o d i
u n 'i m p o s t az i o n e s p i ri t u al i s t i ca che u n i fi ca t eo ri a e p rat i ca,
res p i n ge com e d i s v al o ri s o ci al i s m o e d em o craz i a, e col l ega
strettamente il fascismo al Risorgimento, visto come periodo di
maturaz i one del senso dello Stato. Al vertice della costruz i one di
Gentile si colloca infatti lo Stato, uno Stato forte, "realtà morale,
etica, e non naturale che subordina a sé ogni esistenz a e interesse
i n d ividuale, non soppr ime ndoli, ma r ic onosc e ndoli c ome
real i z z az i o n i d el l a s t es s a p ers o n al i t à s t at u al e" 10.
S o l o i n s egu i t o al d el i t t o M at t eo t t i 11 del 1924, causa di una
profonda crisi di governo, superata graz ie all'abilità di Mussolini
intellettuali, facevano leva su una demagogica esaltazione delle capacità
delle classi popolari.
8
N . B OB B IO, S e sia e si st i t a u n a c u l t u ra f a sc i st a , in ìAlte r na tive ” , I ( 1 9 7 5 ) ,
6, pag. 60.
9
L'idealismo gentiliano
chiamato attualismo in quanto la filosofia
dell'atto puro tende ad assorbire qualsiasi espressione vitale nella pura
soggettività dello spirito, ad abolire ogni distinzione tra pensiero e realtà,
tra soggetto e oggetto, a concepire la cultura e la storia, il passato e il
presente, come un continuo atto in cui lo spirito esplica la propria forza.
10
F. DELLA P ERUTA, Storia del No vecento. Dalla " g rande guerra " ai giorni
nostri, Firenze, Le Monnier, 1991, pag. 195.
11
Dopo la marcia su Roma, il fascismo sino al gennaio 1925 non operò sul
piano istituzionale una rottura brusca con le forme dello stato liberale;
Mussolini, dopo aver esautorato le Camere, acquisì maggiore autorità e il
coronamento
del
suo
successo
fu
la
legge
elettorale
elaborata
dal
14
che si assicura l'appoggi o del Vaticano (si pensi al Concordato 12
d e l 1 9 2 9) e dell'industria 13, si dà avvio ad una vera e propria
"fas ci s t i z z az i one" .
L'i n t ervent o d el R egi m e è m as s i cci o e m i ra ad u n co n t ro l l o
totale della popolaz ione attraverso i mez z i di comunicaz i one; in
u n b rev e l as s o d i t em p o s i
as s i cura i l co n t rol l o d el l 'ent e
radiofonico e delle sue trasmissioni, dei maggi ori organi di
s t am p a (ad es em p i o i l q u o t i d i an o m i l an es e ”C o rri ere d el l a sera” e
l a t o ri n es e ”S t am p a”, al l 'ep o ca i p i ù i m p o rt an t i gi o rn al i i t al i an i ,
sottosegratario
Giacomo
Acerbo.
La
legge
Acerbo
con
l'adozione
del
principio maggioritario, mirava ad eliminare le opposizioni parlamentari e
ad assicurare la maggioranza al Pnf. Le elezioni si tennero nel 1924, dopo
una campagna elettorale caratterizzata da intimidazioni e violenze. Giacomo
Matteotti
denunciò
i
brogli
e
le
continue
illegalità
che
avevano
caratterizzato le elezioni e per questo venne rapito e ucciso da una squadra
di sicari fascisti. Il delitto causò una profonda
crisi
di governo,
le
opposizioni abbandonarono i lavori parlamentari e si rivolsero a Vittorio
Emanuele III affinch
ordinasse nuove elezioni. Quest'ultimo riconfermò la
fiducia a Mussolini, e il fascismo poté risalire la corrente grazie anche
all'appoggio del Vaticano e dei Conservatori.
12
I Patti Lateranensi, sottoscritti l'11 febbraio del 1929 tra lo Stato italiano
e la Santa Sede guidata da Pio IX, avevano lo scopo di allargare le basi del
consenso al regime, e posero fine all'annosa questione romana. La Chiesa
riconosceva lo Stato italiano con Roma capitale, e si costituiva lo Stato
della Città del Vaticano, al quale vennero assicurate ampie garanzie in
campo
nazionale
e
internazionale.
Inoltre
si
riaffermava
il
carattere
cattolico dello Stato italiano, e si assicurava alla Santa Sede il libero
esercizio del potere spirituale. Altre innovazioni introdotte dal Concordato
furono
il
riconoscimento
indissolubile
e
degli
l'introduzione
effetti
civili
dell'insegnamento
al
matrimonio
religioso
religioso
nelle
scuole
secondarie.
13
G . LUTI, La le tte ra tu ra n e l V e n te n n io fa sc ista , c ro n a c h e le tte ra rie tra le
due guerre 1920-1940, Firenze, La Nuova Italia, 1995, pag.77.
15
avendo mantenuto un atteggi amento antifascista, sono costretti a
cam b i are d i ret t o re e ad adegu ars i al l e d i ret t i v e d el go v erno 14),
d el l e s cu o l e, d ei l et t erat i , d el ci n em a (s i ri co rd i l a creaz i o n e
d el l 'Is t i t u t o N az i o n al e Luce, al q u al e è affi d at o i l com p i t o d i
provvedere in esclusiva alla propaganda cinematografica e alla
d i ffu s i o n e d i p el l i co l e ed u cat i v e, d i d at t i ch e, s ci en t i fi ch e; l a
manifestaz ione più vistosa della sua attività è la produz ione di
cinegi ornali che regi strano, sempre in tono di esaltaz i one, le
at t i v i t à d el p art i t o o d el go v ern o ), d el l e u n i v ers i t à.
Fi n d al p ri n ci p i o i l regi m e capi s ce l 'i m p o rt an z a d i avere a
disposiz ione un mez z o di comunicaz ione, semplice ed efficace,
con il quale raggi ungere e coinvolgere ampi strati di popolaz ione.
La radio, anche se poco diffusa, sembra il mez z o ideale, quindi si
cerca di pubbliciz z arla e diffonderla il più possibile. La
co s t i t u z i o n e d el l 'E IA R (En t e It al i an o A u d i z i o n i R ad i o fo n i che) n el
1927 sancisce l'iniz io del controllo fascista sulla radiofonia 15. Le
trasmissioni del palinsesto radiofonico mirano a conquistare la
fiducia dell'ascoltatore medio, e sono dedicate agli uomini e alle
d o nne del popolo ed a i lor o f igli; e mble ma tic he sono le
t ras m i s s i o n i d ed i cat e al l e cas al i n ghe co n co n s i gl i s u l l a v i t a
domestica, le fiabe e i gi ochi per i bambini. Filo conduttore di
q u es t e t ras m i s s i o n i è l 'es al t az i o n e d el regi m e (s i p en s i al l a
rubrica delle cronache del regime, ai telegi ornali che diffondono
l e "ges t a" d i M u s s o l i n i e d en i gran o l a p o l i t i ca e l o s t i l e d i v i t a
delle naz i oni nemiche) e dei valori da rispettare per essere un
14
15
F. DELLA P ERUTA, op. cit., pag.189.
Non
nostro
compito
trattare
la
trasformazione
della
radio
da
apparecchio riservato ad un'elite di appassionati a mezzo di comunicazione
di massa. Il percorso
complesso ed impegnò a fondo il regime. Per una
trattazione esauriente del problema e per ulteriori indicazioni bibliografiche
cfr.
G.
ISOLA,
Abbassa
la
tua
radio
per
favore...Storia
radiofonico nell'Italia fascista, Firenze, La Nuova Italia, 1990.
dell'ascolto
16
buon fascista: patria, famiglia, prole, lavoro, obbedienz a al Duce
e fi si co sano 16.
Per quanto concerne la stampa il suo controllo iniz ia gi à nel
1923 con il Regi o Decreto del 15 luglio 17, graz i e al q u al e i l
prefetto, agente del potere esecutivo, ha la facoltà di dichiarare
16
Il desiderio di avere un popolo sano, forte, atletico, fece si che il Partito
si interessasse all'attività sportiva. La promozione dello sport, inoltre, era
un modo per coinvolgere un numero elevato di persone in manifestazioni
controllate ed organizzate dal regime. Negli anni '20 inizia, infatti, a farsi
sentire l'ingerenza dello Stato. Nel 1927 viene emanato dal segretario del
Partito nazionale fascista il nuovo statuto del Coni grazie al quale l'ente
passa alle dipendenze del Pnf. In Italia il primo Comitato Olimpico fu
istituito nel 1907 per organizzare la partecipazione alle Olimpiadi di
Londra. Soltanto nel 1914 si costituì un'organizzazione più complessa a
carattere permanente, avente natura giuridica privata, che non si limitò a
curare la preparazione e la partecipazione degli atleti alle Olimpiadi, ma
assunse compiti di indirizzo, coordinamento e di controllo su tutta l'attività
sportiva svolta in Italia, rivestendo nel contempo la qualità di soggetto
dell'ordinamento sportivo internazionale, quale ente fiduciario del CIO. Cfr.
R. Caprioli, Le federazioni sportive nazionali tra diritto pubblico e diritto
privato, in ìDiritto e Giurisprudenza”, 1989, 1.
17
Articolo 2 del suddetto decreto recitava che il gerente di un giornale deve
essere dichiarato decaduto:
a) se il giornale o la pubblicazione periodica, con notizie tendenziose, rechi
intralcio all' azione diplomatica del Governo nei rapporti con l'estero o
danneggi il credito nazionale all'interno o all'estero, o desti ingiustificato
allarme nella popolazione, ovvero in qualsiasi modo turbi l'ordine pubblico;
b) se il giornale o la pubblicazione periodica con articoli, commenti, note,
illustrazioni o vignette ecciti a commettere reati o all'odio di classe o alla
disobbedienza alle leggi e agli ordini delle autorità o turbi la disciplina
degli addetti ad un pubblico servizio o favorisca gli interessi di Stati, enti o
privati stranieri a danno degli interessi italiani ovvero vilipenda la Patria, il
Re, la Real Famiglia, il Sommo Pontefice, la religione dello stato, le
Istituzioni e i poteri dello Stato o le Potenze amiche.
17
d ecad u t o i l d i ret t o re d i u n gi o rn al e s e q u es t o i n t ral ci l 'at t i v i t à d el
Governo, o con articoli incitati al reato e alla disobbedienz a. La
s i t u az i o n e i n s egu i t o p eggi o ra co n l 'em anaz i o n e d el l e l eggi d el
dicembre 1925 con le quali si consente l'eserciz i o della
p ro fes s i o n e gi o rn al i s t i ca s o l o agl i i s cri t t i n egl i al b i d el l 'o rd i n e
d e i gi ornalisti, nel qua le non sono a mme ssi gli a ntif a sc isti 18.
Q u es t o m i n u z i o s o co n t rol l o go v ernat i v o evi d enz i a com e M u s s o l i n i
ed il suo gruppo politico concepiscano la stampa non come
strumento di informaz ione, bens” come organo di propaganda e di
indottrinamento politico; a tal proposito illuminanti sono le
carat t eri s t i ch e d el l a s t am p a fas ci s t a d el i n eat e d a M u s s o l i n i : "In u n
regi m e t o t al i t ari o , com e d ev e es s ere u n regi m e s o rt o d a u n a
rivoluz ione trionfante, la stampa è un elemento di questo regime,
una forz a al serviz io di questo regime" 19. Pe r que sto motivo
p reoccu p az i o n e cos t ant e d el fas ci s m o è q u el l a d i cos t i t u i re u n a
categoria di intellettuali asservita, che ripudi la noz ione e il ruolo
di "fam i gerat o Quart o P ot ere" 20 e si consegni nelle mani dello
S t at o-regi m e.
L'intervento sull' Università ha proprio lo scopo di attirare
n el l e fi l e d el fas ci s m o gl i u o m i n i d i cul t u ra e s i i n augura co n l a
creaz i o n e d el l a Facol t à d i S ci en z e p o l i t i ch e, al l a q u al e s egu e i l
co n t ro l l o d egl i i s t i t u t i s t o ri ci , p i ù s en s i b i l i a t em at i ch e ci v i l i e
politiche. Il regime crea anche degli istituti che svolgono un ruolo
di cerniera tra il vecchio e il nuovo in funz ione dell'adesione
d egl i i n t el l et t u al i al fas ci s m o . U n a d el l e p ri m e i n i z i at i v e cu l t u ral i
avallate dal governo, che avrebbe portato ad un vasto
18
Cfr . V . CASTR ONOVO-N . T R ANFAGLIA ( a c ur a d i ) , La sta m p a ita lia n a
nell'età fascista, Bari, Laterza, 1980, pag. 8-9; G. MANACORDA, Letteratura
e cultura del periodo fascista, Milano, Principato, 1974.
19
G. Langella, Il secolo delle riviste. Lo statuto letterario dal "Baretti" a
"Primato", Milano, Vita e Pensiero, 1982, pag. 10.
20
E. Animucci, Il giornalismo nel Regime fascista, citato in G. Langella, Il
secolo delle riviste, cit., pag.12.
18
coinvolgimento degli intellettuali, è la creaz i one, sempre ad opera
di Gentile, dell'Is tituto Treccani per la compilaz i one di una
gran d e en ci cl o p ed i a i t al i an a. G en t i l e s i i m p adro n i s ce d i q u es t o
progetto, gi à in cantiere dal 1919, affidando il programma agli
Is t i t u t i Fas ci s t i d i cul t u ra. E gl i s t es s o d i v i ene d i ret t o re
dell'impresa e, nonostante le proteste del fascismo più estremista,
ch i ed e l 'i n t erv en t o e l a col l ab o raz i o n e anche d i i n t el l et t u al i
av v ers i al regi m e. L'al l argam ent o d el cam p o d ei col l ab o rat o ri
conferisce all'opera una dignità ineccepibile, relegando in poche e
i n ev i t ab i l i v o ci l 'ap o l o gi a d el regi m e.
Tra gli altri istituti creati dal regime vanno ricordati quello
N az i o n al e fas ci s t a d i cul t u ra d i ret t o d a G en t i l e, l 'Is t i t u t o d i s t u d i
ro m an i d i ret t o d a G al as s i P al u z z i , e l 'A ccad em i a d 'It al i a.
Q u e s t 'u l t i m a , i s t i t u i t a n e l 1 9 2 6 "co n i l c o m p i t o d i c o n s e r v a r e p u r o
il carattere naz i onale, secondo il genio e la tradiz ioni della stirpe
e di favorirne l'espansione e l'influsso oltre i confini dello
S t at o " 21, negli intenti dei suoi f onda tor i dovr e bbe , c ome
l 'Accadem i a di Franci a 22 fondata tre secoli prima dal cardinale
R i ch el i eu , es al t are gl i "i m m o rt al i d el l a n az i o n e" 23, e si propone di
accogl i ere i nt el l et t ual i di scuol e di verse, con l a prom essa di
at t ri b u i re l o ro i l t rat t am en t o e l e p rero gat i v e p ro p ri e d ei gran d i
u ffi ci al i d el l o S t at o e l a "l i b ert à" d i s v o l gere l a l o ro at t i v i t à anche
fu o ri d al l e as s em b l ee d i carat t ere em i n ent em en t e p o l i t i co . E n t rare
a far parte dell'Accademia, oltre ad essere un grande onore,
garantisce uno stipendio mensile piuttosto elevato (3.000 lire, il
21
22
G . M ANGHE TTI, o p . c it. , p a g. 8 3 .
L'Académie Fran
aise fu fondata, sul modello di quella italiana del
Rinascimento, da Richelieu, che nel 1634, ufficializzò una società letteraria
già esistente, formata da diversi scrittori che si riunivano periodicamente
presso l'erudito Valentin Conrart. Compito dell'Accademia fu quello di
giudicare i nuovi scrittori e le nuove opere.
23
E. R. T ANNENBAUM, L'esperienza fascista. Cultura e società in Italia dal
1922 al 1945, Milano, Mursia, 1972.
19
triplo dello stipendio percepito da un impiegato), e l'abbonamento
ferroviario gratuito. Molti sono gli scrittori che vi fanno parte, tra
i q uali Baldini, Bacch e lli, Bonte mpe lli, Ce c c hi, D'Annunz io,
Marinetti, Ojetti, Papini, Pirandello, sebbene tutti non siano
convinti assertori del regime fascista. Il caso più emblematico è
quello di Pirandello che, prima di firmare il Manifesto degli
i n t el l et t u a l i f a s ci s t i 24, scrive una lettera al Congresso esprimendo
il suo apprez z amento per la creaz i one delle nuove istituz i oni
fasciste. Egli assicura che il suo appoggi o non è solo formale: "M i
adopero anch'i o, come voi, per dare ancora, secondo il mio potere,
nuova consistenz a alla realtà di un'It alia d'oggi , che per nostra
s al u t e e v o l o n t à, è u n 'It al i a v i v a". C o m e s o t t o l i n ea C arl o Bo,
q u es t a l et t era fu s cri t t a, i n v ari e fo rm e, d a m o l t i al t ri i n t el l et t u al i
ed esponenti della cultura come manifestaz ione di obbedienz a,
senz a dichiarare un'esplicita adesione. Lo stesso Pirandello,
p ro s s i m o al l a m o rt e, ri n n ega l a s u a ades i o n e al fas ci s m o ed
esprime il desiderio di una cerimonia funebre semplice,
defraudando cos” il fascismo di una cerimonia statale e della
p o s s i b i l i t à d i s ep p el l i rl o co n l a cam i ci a n era 25.
Un quadro chiaro di come fosse decaduta la dignità della
cultura viene fornito da Francesco Fl ora in un articolo apparso sul
”C orri ere del l l a sera” del 26 agosto 1943 dove sottolinea come
fosse difficile salvarsi "i n un'aura di menz ogna, che era il tono
fondamentale della vita cittadina, nella stampa, nella radio, nel
cinema, quando pareva che tutto ci fosse concesso per la clemenz a
24
Il Manifesto degli intellettuali fascisti, redatto da Giovanni Gentile nel
1925, fu sottoscritto da duecentocinquanta firmatari, tra i quali Pirandello,
Ungaretti, Malaparte, Panzini...In esso si rivendicava al fascismo, oltre
un'importanza politica, un carattere morale e religioso. Dieci giorni dopo ìIl
Mondo” di Giovanni Amendola, pubblicò in risposta il Manifesto degli
intellettuali italiani antifascisti , redatto da Benedetto Croce, con l'invito a
coloro che ne condividevano i concetti a comunicare la loro adesione; vi
aderirono Montale, Alvaro, Cecchi...
25
E. R. T ANNENBAUM, op. cit., pag. 315-316.
20
di uno solo, a cui dovevamo gratitudine eterna", se si voleva
l avorare com e professi oni st i era necessari o avere l a t essera del
p a r t i t o , ma il "m om ento più inde gno pe r gli uomini di c ultur a f u
quello in cui i professori universitari si recarono a prendere le
'd i ret t i v e' d a u n s egret ari o d el p art i t o " 26. C i ò n o n o s t a n t e , c o m e
osserva Langella, il fascismo non riusc” mai ad asservire
t o t al m en t e i p ro fes s i o n i s t i d el l a cul t u ra, t an t o che
poterono proseguire e radicarsi, in perfetta armonia, esperienze e indirizzi letterari
maturatisi prima della marcia su Roma, che quasi sembrarono ignorare, per tutto il
ventennio, l'esterno sconvolgimento delle istituzioni politiche. Non si può negare, tuttavia,
il notevole peso esercitato dalla dittatura nel condizionare ogni possibile reazione della
gente di cultura, proprio perché, se non altro, ne ridusse al minimo le possibilità di
manovra27
e chi non volle mettersi al serviz io degli organi di propaganda fu
costretto a eludere, quanto meno, la tematica proibita.
Schematicamente, proprio per quanto riguarda la classe dei
l et t erat i ci t ro v i am o d i fro n t e a com p o rt am en t i d i v ers i b en
i n d i v i d u ati da E ugenio G arin 28:
1. l'adesione di comodo, di superficie, di molti, senza che con questo i loro prodotti
intelletuali necessariamente esprimessero in modo organico il fascismo [è il caso di quei
letterati che, pur rispettando le direttive fasciste e rendendo omaggio pubblicamente al
regime, nel privato si comportavano diversamente scrivendo dei testi che non avevano
nulla a che fare con il fascismo]; 2. la presa di coscienza e la crisi di altri, specialmente più
giovani, ma non solo loro, che, individuato il carattere reazionario di fondo del fascismo,
26
Cfr. F. FLORA articolo apparso sul ìCorriere della Sera” del 26 agosto
1 9 4 3 , c ita to d a R. ZANGR ADI, I l lu n g o v ia g g io a ttra v e rso il fa sc ismo ,
Milano, Feltrinelli, 1962.
27
28
G. LANGELLA, Il seco lo d elle riviste, cit., pag. 23.
E . G AR IN, I n t e l l e t t u a l i i t a l i a n i d e l X X s e c o l o, R o ma , E d i t o r i R i uni t i ,
1974, pag. XVII-XVIII.
21
se ne staccarono fino a combatterlo, passando su posizioni opposte; 3. la precisazione di
un distacco da parte di quanti, legati alla tradizione degli ideali risorgimentali e fedeli alle
eredità liberali ottocentesche, presero energicamente le distanze dalle ideologie fasciste in
nome della religione della libertà, anche su posizioni conservatrici.
Giorgi o Lu ti fa notare in un suo testo che non si può parlare
p er gl i i n t el l et t u al i e gl i en t i d i cu l t u ra d i "fas ci s m o -an t i fas ci s m o "
nel senso pieno del termine, ma se mai si può sottilmente
distinguere tra spaz i di movimento e di az ione di volta in volta
differenz iabili anche a seconda dell'ambito in cui operavano gl i
enti culturali e i gruppi d'intelletuali che vi gravitavano,
stabilendo una mappa che ci conduce dalla progressiva
stabiliz z az i one del consenso a fenomeni di sotterranea e talvolta
c a pillare opposiz ione, a se ttor i be n individubili in c ui si
d et erm i n an o p o s i z i o n i d i aut o n o m i a n ei co n fro n t i d el l e d i ret t i v e
cu l t u ral i d el regi m e 29. In generale, invece, secondo Giuseppe
Langella, l'invadenz a del fascismo nel mondo della cultura
provoca una polariz z az i one dei ruoli, tra chi sceglie di sostenere
apertamente il regime, elaborandone l'apparato ideologi co, e chi
p referi s ce m et t ere d a p art e i l d i s co rs o p o l i t i co e ri fugi ars i n el l a
letteratura. La polariz z az i one delle scelte è dovuta al fatto che
l 'i n t el l et t u al e è rel egat o i n u n a p o s i z i o n e s u b al t erna, p ri v a d i
spaz i deci si onal i .
Q u es t o cl i m a d i am b i gui t à h a s u s ci t at o u n a p o l em i ca s u i
rapporti che intercorsero tra intellettuali e organiz z az i one
fas ci s t a, t ra cul t u ra d i él i t e e cul t u ra d i m as s a. Le p o s i z i o n i d egl i
studiosi sono essenz ialmente due: da una parte c'è chi, come
Norberto Bobbio, sostiene che durante il fascismo quando c'è stata
cultura non é stata fascista, e quando é stata fascista non é stata
cu l t u ra 30, o m egl i o ch e u n a cul t u ra fas ci s t a fat t a d a fas ci s t i
29
G . LUTI, Firen ze co rp o 8 . S c ritto ri-riviste-ed ito ri, F i r e nz e , V a l l e c c hi ,
1983, pag. 270.
30
N . B OB B IO, La cu ltu ra e il fa scismo , in AA. V V . , F a sc i sm o e so c i e t à
italiana, a cura di G. QUAZZA, T orino, Einaudi, 1973.
22
dichiarati o a contenuto fascista non riusc” mai, per quanti sforz i
fo s s ero com p i u t i , a p ren d ere form a i n i n i z i at i v e d u rat u re
storicamente rilevanti. Il fascismo, però, riusc” allo scopo di
ottenere un generale conformismo anche nei rigu ardi delle sue
formule culturali, non solo perché furono imposte, ma anche
perché trovarono un terreno particolarmente favorevole in una
t rad i z i o n e
di
cul t u ra
ret o ri ca,
s p i ri t u al i s t i ca,
al i m en t at a
d al l 'i d eal i s m o , ri s t ret t am en t e u m an i s t i ca, ch e s i era l i b erat a co n
u n ges t o d i fas t i d i o d al p o s i t i v i s m o ; ch e d i s p rez z av a i fat t i e s i
i n ebri ava i n cam bi o di parol e; e aveva sem pre avversat o l a
scienz a 31.
Dall'altra parte c'é chi, come Mario Is nenghi, analiz z ando il
rapporto attraverso indagi ni di tipo sociologico e antropologico,
m e t t e i n l u c e i l c o n d i z i o n a m e n t o s u b i t o d a gl i i n t e l l e t t u a l i .
Contrari alla tesi di Bobbio sono anche Nicola Tranfaglia, il quale
sostiene l'esistenz a di una cultura fascista che non fu positiva, ma
n egat i v a, e E n z o G o l i n o che am p l i a i l co n cet t o d i cul t u ra,
comprendendovi anche le istituz i oni fasciste utiliz z ate per
i n d o t t ri n are gl i i t al i an i . M an l i o C an co gn i , gi o rn al i s t a e
romanz iere che ha vissuto in prima persona l'esperienz a del
fascismo, si pone in una posiz ione più vicina a quella di Norberto
Bobbio; egli ritiene che l'intervento del fascismo sia stato pesante
e soffocant e a l i vel l o di scuol a el em ent are e m edi a i nferi ore ed a
l i v el l o d i cul t u ra d es t i n at a ai m ez z i d i co m u n i caz i o n e d i m as s a (i
gi ornali, la radio, il cinema), ma sia stato assai meno duro di
q u an t o s i ri t i en e v ers o l 'al t a cul t u ra. I n arrat o ri , i p o et i , gl i
artisti, sapevano benissimo di non dover toccare certi argomenti,
accettavano questo limite volentieri perché "l a nostra letteratura,
per t radi z i one, era est ranea al l a real t à cont i ngent e e badava ai
m o t i v i et ern i e al l a fo rm a" 32.
31
N . B OB B IO c i t a t i i n M . CANC OGNI-G . M ANAC OR DA, Lib ro e m o sc h e tto .
Dialogo sulla cultura italiana durante il fascismo, Torino, Edizioni Rai,
1979, pag. 10.
32
M. CANCOGNI -G. MANACORDA, op. cit., pag. 12.
23
Il problema fondamentale è l'ambito ristretto e chiuso
d en t ro i l q u al e i n o s t ri gi o v an i i n t el l et t u al i s i t ro v an o ad agi re;
infatti il fascismo isola il nostro paese anche dal punto di vista
culturale, gi udicando in modo negativo le esperienz e e le novità
che fioriscono nel resto d'Europa in nome di un rigi do
naz i onalismo. La letteratura ufficiale, voluta dal regime, celebra
i l gen i o i t al i co , i l p ri m at o d el l 'It al i a ed afferm a che "i n s en o
a l l 'It a l i a e s i s t o n o t u t t e l e p r e m e s s e e t u t t i i r i s u l t a t i a i q u a l i u n a
cul t ura m oderna pot eva am bi re" 33.
La cul t ura fasci s t a accogl i e i n sé l e t endenz e pi ù di sparat e,
dall'estetismo dannunz iano al conservatorismo laico e borghese,
dal novecent i s m o che concepi s ce i l fasci s m o com e part eci paz i one
al l a s p i n t a p i ù v i go ros a e i n t ernaz i o n al i s t a d el l a s o ci et à
industriale di massa, al populismo antiborghese 34, al fas ci s m o d i
si nistra gli esponenti de l qua le , c r e sc iuti a ll'inte r no de lle
istituz i oni culturali fasciste, approderanno all'antifascismo (è il
cas o d i Bi l en ch i e d i V i t t o ri n i ). L'art e o cci d en t al e m o d erna è
condannata come immorale e antipatriottica e si incoraggi a con
tutti i mez z i , dalla minaccia all'adulaz ione, la produz ione di opere
i t al i an e.
Il fas ci s m o t en d e a m o s t rare u n a s o ci et à p ri v a d i
contraddiz i oni dove tutto è perfetto; ma la realtà è ben diversa.
P er cap i re m egl i o l 'ev o l u z i o n e cul t u ral e i t al i an a d el
Novecento é necessario ricollegarsi al clima culturale che ha
caratteriz z ato gli ultimi decenni dell'Ottocento e cioè alla crisi
sociale e politica che ha trasformato profondamente il mondo
borgh ese. Romano Luperini, in un suo intervento su ”Problemi”,
33
34
E . SIC ILIANO, A n to lo g ia d i S o la ria , M ila no , Le r ic i, 1 9 5 8 , p a g 1 0 .
Si pensi alla rivista ìIl Selvaggio” fondata da Mino Maccari nel 1924,
portatrice dei valori ribellistici del fascismo e di quelli rivoluzionari dello
spirito paesano e nazionale, al movimento di Strapaese, lanciato sempre da
Maccari, in contrapposizione allo spirito moderno, industriale e cittadino a
cui fu attribuita l'etichetta di Stracittà. Quest'ultima tendenza era portata
avanti dalla rivista bontempelliana il ì900”, legata ad una visione del
fascismo proiettato verso il futuro.
24
m et t e i n l u ce com e l 'avanguardi a pri m o novecent esca i t al i ana
nasca
quando in presenza di nuove forze sociali (la moderna borghesia industriale e il
proletariato organizzato politicamente e sindacalmente) si imponeva per la classe
dominante il passaggio da una politica d'élite aristocartico-borghese (come era stato per il
periodo risorgimetale e per quello immmediatamente postunitario) ad una politica di massa
(infatti nel 1913 si terranno le prime elezioni a suffragio universale), volta a neutralizzare
la potenzialità rivoluzionaria del nuovo proletariato, sia con provvedimenti di forma e con
tentativi di inserimento nella logica dello stato liberale, sia con la contrapposizione degli
strati piccoli borghesi e delle masse contadine cattoliche al proletariato urbano [...]. E' in
questo passaggio che si rese necessaria una revisione della vecchia cultura di origine
illuministica e positivistica35.
L'affermaz ione
del
capitalismo
industriale,
quindi,
condiz i ona inevitabilmente il processo evolutivo della cultura
m ed i o -b o rgh es e
t rad i z i o n al m en t e
l egat a
al l e
sue
o ri gi n i
i l l u m i n i s t i ch e, fo rt em en t e ancorat a al l a fi l o s o fi a p o s i t i v i s t i ca,
alla fiducia nel processo scientifico. La nuova cultura, che si
afferma definitivamente agli iniz i del nuovo secolo, si esprime
nell'ambito di questa trasformaz ione negando e capovolgendo i
gran d i i d eal i raz i o n al i d el l a cul t u ra b o rghes e: i l p o s i t i v i s m o
fal l i s ce, l e l eggi s ci en t i fi ch e, n el l e q u al i s i era cred u t o , v en go n o
rel at i v i z z at e (s i p en s i al l a rel at i v i t à d i E i n s t ei n , al l a s co p ert a d i
geometrie non euclidee), e non si è più in grado di spiegare gl i
accadimenti del mondo e l'uomo stesso in senso deterministico,
ci o è i n b as e ad u n a ri gi d a s u cces s i o n e d i cau s e ed effet t i .
L'evoluz ione della letteratura e l'evoluz ione del pensiero
scientifico sono in stretto rapporto, come dimostra Giacomo
D eb en ed et t i n el s u o Il romanzo del N ovecent o 36. A l l 'art e d el l a
coscienz a borghese, secondo Debenedetti, accade quello che è gi a
35
R.
LUPE R INI,
citato
in
G.
LUTI,
Introduzione
alla
letteratura
Novecento, Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1985, pag.140.
36
G . DE B E NE DE TTI, I l ro m a n zo d e l No v e c e n t o , M ila no , G a r z a nti, 1 9 7 1 .
del
25
accadut o nel cam po del l e sci enz e al l a fi ne del secol o. Nel
p as s aggi o t ra i d u e s ecol i , com e è gi à s t at o d et t o , ent ra i n cri s i i l
concetto di scienz a positiva e alla fiducia nel rapporto di causa
effet t o s i s o s t i t u i s ce i l co n cet t o d i "pro b ab i l i t à". N el l ' art e
europea accade lo stesso fenomeno. All'arte naturalista, che
afferma la necessità di una riproduz ione oggettiva ed impersonale
della realtà, si sostituisce una nuova arte caratteriz z ata
d al l 'i n d agi n e e d al l 'anal i s i d i ci ò che s i cel a o l t re l e ap p aren z e.
Emblematiche di questa situaz ione di crisi e di incertez z a sono
due affermaz ioni, l'una di Musil, l'altra di Pirandello. Musil, ne
L ' u o m o s en z a q u a l i t à , osserva com e:
tutto si dissolve in sistemi di formule, in qualche modo collegate fra loro; e nel vasto mondo
non v'è che qualche dozzina di persone le quali, persino di una cosa semplice come l'acqua,
pensino allo stesso modo; tutti gli altri ne parlano in linguaggi che stan di casa in qualche
punto fra oggi e alcune migliaia di anni fa37.
P i randel l o, i nvece, i n Uno, nessuno e centomila, m et t e i n
l u ce com e l a real t à s i a u n a cos a p u ram ent e s o gget t i v a:
La realtà che io ho per voi è nella forma che voi mi date; ma è la realtà per voi e non per
me; la realtà che voi avete per me é nella forma che io vi dò; ma é la realtà per me e non per
voi; e per me stesso io non ho altra realtà se non nella forma che riesco a darmi38.
Q u es t a cri s i d i l agan t e cos t ri n ge l 'i n t el l et t u al e, form at o s i n el
cl i m a d el l a cul t u ra p o s i t i v a, ad effet t u are d el l e s cel t e: o i gn o rare
l a cri s i ed evadere dal l a real t à ed el aborare poet i che e
realiz z az i oni artistiche non più veristiche o naturalistiche, ma
carat t eri z z at e da una vocaz i one a t rasfi gurare i l real e, ad andare
oltre il fenomenico, sconfinando nel simbolo e nella dimensione
irraz i onale, o precipitare nella crisi fino alle estreme conseguenz e
37
R. M USIL, L'u o m o sen za q u a lità , T o r ino E ina ud i, 1 9 7 2 , vo l. I , p a g. 2 0 6 .
38
L. P IR ANDE LLO, U n o , n e ssu n o e c e n to m ila , M ila no , M o nd a d o r i, 1 9 8 7 , p a g.
60.
26
, cercandone le ragi oni e sviscerandone i connotati. In It alia
p rev al e l a l i n ea d i m i t i z z az i o n e d el l a cri s i b o rghes e carat t eri z z at a
dal
"s uperom ism o"
dannunz ia no
e
da llo
spir itua lismo
fogaz z ariano. Nella provincia, autori del calibro di Pirandello,
Svevo e Toz z i , per altro non apprez z ati dai contemporanei,
intraprendono la strada dell'indagi ne delle cause dell'inquietudine
u m an a. Q u es t a t ri ad e co n s ent e u n aggan ci o d el l a n arrat i v a i t al i an a
al contesto più avanz ato della nuova cultura d'oltralpe aprendo
u n a p ro s p et t i v a che ri s u l t erà v i n cent e s o l o m o l t i an n i p i ù t ardi ,
quando anche in It alia saranno penetrati gli esiti rinnovatori del
pensiero europeo nel campo della scienz a e della filosofia. In
ambito europeo, infatti, esistono degli autori che rompono gl i
schemi tradiz ionali della rappresentaz i one e sconvolgono la
n o z i o n e s t es s a d i p ers o n aggi o . E s s i i n d agan o n ei ri s v o l t i p i ù
segreti dell'uomo, svuotando la consistenz a dell'io e della realtà,
scomponendo e rovesciando i limiti dell'esperienza; ne nascono
grandi opere come quelle di Marcel Proust, Paul Valéry, J ames
J o yce, Thomas Mann; Thomas Stearn Eliot, Virginia W oolf,
Robert Musil. In poesia, a cavallo tra i due secoli, si fa strada una
t endenz a si m bol i ca che subi sce l 'accusa di i nt el l et t ual i s m o e
celebralismo col conseguente invito al rifiuto di tutto ciò che
p o s s a i n cen t i v are t al e t en d en z a al s i m b o l o art i s t i co , com e, p er
es em p i o , l a l et t erat u ra fran ces e e s o p rat t u t t o q u el l a d i cui erano
portatori Rimbaud e Valéry. In It alia queste novità gi ungono in
ritardo, ed i primi a parlarne sono i barettiani seguiti a ruota
proprio dai solariani, ai quali si deve anche il recupero di Svevo e
Toz z i , considerati i veri maestri della nuova narrativa italiana, in
chi ave europea.
La situaz ione della letteratura italiana è ben diversa, non si
riesce a sanare il divario e il contrasto tra tradiz ione e modernità,
il che provoca un profondo malessere nel mondo degl i
i n t el l et t u al i . U n 'an al i s i es auri ent e è cos t i t u i t a d a u n art i co l o d i
Leo Ferrero com parso su ”S ol ari a” 39, n el q u al e egl i i m p u t a i l
m al es s ere d ei l et t erat i a t re p ri n ci p al i ragi o n i : p ri m a, l a s o l i t u d i n e
39
L. FERRERO, Lieviti Letterari, in ìSolaria” III (1928), 7-8, .
27
nella quale opera il letterato. Infatti, a differenz a del mondo
francese dove i letterati hanno il senso del gruppo nel quale sono
co n fo rt at i e i n co raggi at i , i l l et t erat o i t al i an o è s o l o co n t ro t u t t i e
privo di lode, cosa fondamentale affinchè un intellettuale, graz ie
alle conferme, continui nel suo lavoro. Seconda ragi one è
l'esistenz a di una critica asettica, poco coinvolta nel processo
creat i v o ; t erz a, l 'es as p erat o i n d i v i d u al i s m o d el l et t erat o , i l q u al e
fa si che "ognuno di noi ha le radici in un mondo che gli altri non
conoscono e si fonda nei suoi gi udiz i sopra una esclusiva
definiz i one dell'universo" 40. R affael l o Franchi , i nvece, nel l o
s cri t t o p o l em i co , L ' e u r o p e o s e d e n t a r i o, osserva com e l a cri s i
d el l a n o s t ra l et t erat u ra ab b i a av u t o i n i z i o co n l 'event o p o l i t i co
d e l l'U nità d'It alia; il Ma nz oni, c on il suo r oma nz o, ha te nta to
l 'u nificaz ione linguistica , ma poc o dopo si sviluppa l'a r te
regi onale del Verga. Grandi esempi dello scrivere unitario sono
Dante, Ariosto, Manz oni e a quelli si vuole uniformare anche la
fo rm a d el rom an z o . "I rom an z i d i v i t e v i s s u t e i n t erre e fra col o ri
ben carat t eri st i ci sbi adi vano nel l o specchi o del l a l i ngua uni ca".
Secondo Franchi si deve capire che non c'é incompatibilità tra
regi onalismo ed europeismo; questo è, appunto, il grande risultato
di ”Solaria” aver pubblicato una trentina di libri "s tampati alla
buona, senz a trucchi ne stemperature tipografiche, sorti qua e là
d a s c r i t t o r i r a c c o l t i , a n a l i s t i , i m m u n i d i i s t r i o n i s m o " 41 .
”S ol ari a” cercherà di far front e soprat t ut t o al l a pri m a causa
d el m al es s ere d el i n eat o d a Ferrero , ci o è l 'i s o l am ent o i n t el l et t u al e,
aprendo le proprie porte all'Europa, soprattutto alla Francia, ma
prima di lei gi à altri periodici avevano tentato questa impresa.
1.2. Le principali riviste del "decennio" solariano
Il periodo storico sin qui delineato sembra avverso all
mondo della cultura, ma in realtà è caratteriz z ato dalla nascita di
centinaia di pubblicaz ioni periodiche, non solo fogli di regime,
40
ivi, pag. 31.
41
R. FR ANC HI, L' e u ro p e o se d e n ta rio , Fir e nz e , E d iz . d i So la r ia , 1 9 2 9 .
28
ma anche riviste di opposiz ione, o esclusivamente letterarie per
ev i t are q u al s i as i l egam e co n i l regi m e. A s s i s t i am o al cos t ant e
aumento dei periodici di argomento religioso, alla brusca caduta
delle riviste politiche nel 1926 e ad una loro ripresa negli anni
i m p eri al i , al l a n as ci t a d i ri v i s t e cul t u ral i , d i l et t erat u ra, d i
fi l o l o gi a, d i cri t i ca l et t erari a, d i s ci en z e s t o ri ch e e geo grafi che;
accanto a queste pubblicaz ioni esistono dei casi estremi di
distacco dal fascismo come ”Il Baretti” di Gobetti e la genovese
”P i et re”.
La nascita di un cos” gran numero di riviste altera le
co o rd i n at e s t es s e d el l a cul t u ra, n el l a m i s u ra i n cui s i p res t an o a
d ar fi at o a cert i s u o i as p et t i , a ri s v o l t i , a p reoccu p az i o n i e
attitudini che non avrebbero trovato accesso nelle vecchie
i s t i t u z i o n i . La r i v i s t a d i v e n t a n o n s o l o u n n u o v o s t r u m e n t o d i
co m u n i caz i o n e, m a an ch e e s o p rat t u t t o u n l u o go d i d i b at t i t o .
S co m p ars i gl i ant i ch i ci rco l i ari s t o crat i ci
e ri m as t i s o l o l e
U n i v ers i t à e gl i Is t i t u t i S u p eri o ri n el cam p o d el l a d o t t ri n a s eri a e
scientifica, la rivista si propone come la sede di un modo
alternativo di produrre e distribuire cultura. Come sottolinea
Langella, si afferma, proprio su queste pubblicaz ioni periodiche,
una cultura militante, come "altra" da quella accademica, fondata
su l l a modernità, sull'attualità , r ivolta a d un pubblic o più e ste so,
ma non massificato, colto e curioso "l a cui domanda di
promoz ione culturale muoveva da un bisogno di arricchimento
d el l 'es i s t ere, d i co m p l et am en t o d el l a p ers o n a s o ci al e, a m et à
st rada t ra chi aveva abbracci at o l a sapi enz a com e uni ca ri cchez z a
e occupaz i one assoluta, e chi all'opposto si rivolgeva ai suoi
p ro d o t t i p i ù d o z z i n al i i n cerca d i u n s em p l i ce l o i s i r" 42.
La maggi or parte delle riviste del Novecento è militante, ma
i l fat t o p i ù i n t eres s an t e è che l a cul t u ra, p eral t ro s eri a e
letterariamente impegnata, divulgata dalle riviste non è il frutto di
l u n gh i s i l en z i e m ed i t az i o n i n el l a s o l i t u d i n e d el l e b i b l i o t ech e, m a
n as ce a s egu i t o d i fi t t i s cam b i epi s t o l ari , o s u i t av o l i n i d ei caffè,
negli uffici di qualche casa editrice e persino in qualche locale di
p art i t o . La cul t u ra m i l i t an t e che p as s a at t ravers o l a ri v i s t e, è,
42
G. LANGELLA, Il seco lo d elle riviste, cit., pag. 5.
29
sp e sso, il prodotto d i r a ppor ti pe r sona li piuttosto c he di
s ch i eram en n t i ri gi d i p reco s t i t u i t i . C i ò fav o ri s ce l a m o b i l i t à d el l e
co l l ab o raz i o n i , e i l p as s aggi o d egl i s cri t t o ri d a u n a ri v i s t a
all'altra, persino da una testata di regime a una rivista
s q u i s i t am en t e l et t erari a.
Gli intellettuali sconfitti dalla prima guerra mondiale,
lasciata da parte ogni aspiraz i one al protagonismo-interventismo,
spent o ogni i m p et o m o ral i s t i co del l a pri m a ”Voce” nel l 'esperi enz a
tragica del fronte, sono costretti ad un processo di
ridimensionamento e di trasformaz ione.
Gli anni della guerra maturano una concez ione di cultura
non più attuabile in senso aggressivo, costretta a configurarsi
come difesa nei confronti di ciò che sta accadendo sul piano
p o l i t i co -s o ci al e. M en t re n el p ri m o v en t en n i o d el s ecol o s i d el i n ea
la tendenz a a conciliare l'arte con la società industriale in via di
sviluppo, e quindi l'arte perde la propria tradiz ione specifica,
negli anni in cui il fascismo da forz a di opposiz ione diviene forz a
di governo, configurandosi come "richiamo all'ordine", sul piano
cu l t u ral e s i as s i s t e al l a res t au raz i o n e l et t erari a d el l a ”R o n d a”:
l'arte torna ad essere una attività specifica, senza rapporti con
l 'o rd i n e p rat i co e p o l i t i co .
In quest i anni di ascesa del fasci s m o l e vecchi e avanguardi e
si normaliz z ano sotto una spinta politica che non concede più
spaz io a rivoluz ioni d'origine piccolo-borghese (si pensi al
futurismo, al mito della macchina, della velocità, sfruttate dal
regime per esaltare i valori di forz a e progresso che si proponeva
di rappresentare). Le caratteristiche del ritorno all'ordine
prospettato dal fascismo hanno delle conseguenz e negative sul
n o stro mondo culturale. Inna nz i tutto si pone f ine a i te nta tivi di
s p ro v i n ci al i z z az i o n e gi à at t u at i al l 'i n i z i o d el s eco l o , graz i e an ch e
all'attività di Marinetti che aveva intrecciato stretti rapporti col
mondo parigi no, con l'avanguardia francese, con il dadaismo e il
s u rreal i s m o ; n e co n s egu e che l a cul t u ra i t al i an a as s u m e u n a v es t e
p ro v i n ci al e ed au t arch i ca, e v i ene es cl u s a d al d i b at t i t o euro p eo .
La gu erra, come è gi à stato sottolineato, sconvolge il
panorama culturale italiano, rivoluz ionando la mappa geografica
30
dei centri culturali. Fi renz e, ad esempio, che nel primo decennio
del Novecento è uno dei centri intellettuali più vivaci, ospita
riviste come il ”Leonardo” e la ”Voce”, e nel decennio gi olittiano
diventa luogo di convergenz a della cultura militante, alla vigilia
della prima gu erra mondiale, rimane esclusa dalla rosa dei
protagonisti. Chiusa tra il nord industriale e la politica di Roma,
Fi ren z e cede l e arm i e i l d i b at t i t o cul t u ral e s i s p o s t a n ei cen t ri
eco n o m i ci e p o l i t i ci d el l 'az i o n e b o rghes e. S o l o n egl i an n i
immediatamente successivi al conflitto Fi renz e, città d'arte e di
salotti letterari, pur rimanendo isolata, riesce gradualmente a
recuperare la propria dignità culturale, fino a diventare un centro
sogn ato da molti intellettuali allorché i grandi centri economici
non consentiranno più l'indipendenz a culturale.
L'asse culturale, nel frattempo, si sposta a Torino, città
d'industrie e della tecnica, ove il rapporto politica-cultura,
i n t el l et t u al i -t ras fo rm az i o n e d el l o S t at o , s i s ci o gl i e n el l a ri cerca d i
form e al t ernat i ve al consenso e al l a cl asse dom i n ant e. E' l a Tori no
di Gramsci e di Gobetti che, con le loro pubblicaz ioni, lasciano un
s egn o i n d el eb i l e s u l l a com p l es s a fas e d el l e ri v i s t e d egl i an n i
T ren t a e Q u aran t a; s i p en s i al l ' apert u ra v ers o l 'E u ro p a,
al l 'accogl i enz a di aut ori com e P roust , J o yce e Kafka, che vengono
i n t r o d otti in It alia proprio da Gobe tti, se c ondo il qua le l'a gganc io
europeo è l'unico modo per tornare ad un concetto illuministico di
cultura. L'europeismo barettiano influenz a le riviste che intendono
far u s ci re l a l et t erat u ra i t al i an a d al l 'am b i t o p ro v i n ci al e; è i l cas o
di ”Pietre” (1926-1928), rivista genovese che tenta una sintesi di
motivi indigeni ed europei, e come vedremo, di ”Solaria”.
Un al t ro cent ro i m port ant e nel decenni o che precede l 'ascesa
del fascismo è Roma dove nasce e si sviluppa l'esperienz a
rondista. Mentre il fascismo prepara il campo per la sua ascesa,
al l a ro t t u ra fut u ri s t i ca e al l a s o p rav v i s s u t a cari ca m i t o l o gi ca
dell'estetismo dannunz iano si contrappone l'attendismo rondiano,
che es p ri m e l a v o l o n t à d i ri co s t ru i re u n o rd i n e e u n eq u i l i b ri o d i
alta marca borgh ese. Il movimento e le idee della ”Ronda” (19191922) si esauriscono con l'affermaz ione del fascismo, che dà
iniz io ad una nuova epoca nella quale era possibile o il lavoro
31
s o l i t ari o , che s arà i n t rap res o anche d a ”S o l ari a”, o l a l o t t a s en z a
quartiere e il sacrificio, strada intrapresa da ”Il Baretti” (19241 9 28) 43.
Dopo la stabiliz z az i one del regime fascista Roma, insieme a
Milano, diventa la sede delle riviste ufficiali del regime, da
”Gerarchia” (1922-1943), diretta dallo stesso Mussolini, a
”Civiltà fascista” (1923-1945), organo dell'Is tituto di cultura
fas ci s t a, d i ret t a d a G en t i l e, che s v o l ge p er u n v en t en n i o u n a
operaz i one di assorbimento non qualificato, limitandosi da un lato
a fav o ri re i n d i s cri m i n at am ent e q u al s i as i ades i o n e p o l i t i co
cul t u ral e al l a d es t ra, e d al l 'al t ro ad es p ri m ere d i v o l t a i n v o l t a
i n coerent i p ro gram m i l egat i al l e d i s p o s i z i o n i d egl i am b i en t i p i ù
reticenti del partito. Sulla scia di ”Civiltà fascista” si sviluppano
un gran numero di riviste incentrate sull'autarchismo della cultura
n az i o n al e, chi u s a n el l 'am b i t o p ro v i n ci al e, u t i l i z z at e d ai l o ro
d i ret t o ri , u ffi ci al m en t e l egat i al p art i t o , p er m et t ers i i n m o s t ra
polemiz z ando con la cultura dell'avanguardia ritenuta portatrice
dell'europeismo antinaz ionale. Queste riviste, sebbene abbiano
l 'am b i z i o n e d i rap p res ent are u ffi ci al m en t e l a cul t u ra d el p art i t o al
potere, in realtà non riescono a svolgere alcun programma unitario
ed effi cace i n sede naz i onal e. R i vi st e com e ”Idea fasci s t a”,
”R i vol uz i one fasci s t a”, ”Medi t erraneo”, ”Tevere”, ”Di fesa del l a
raz z a”
non
sono
altro
che
periodici
filofascisti
di
fiancheggi amento politico, che non pervengono ad una
el ab o raz i o n e d i u n a p o l i t i ca cul t u ral e i n grad o d i i n ci d ere s u l l a
cultura borghese. Tali organi esprimono solamente "una posiz ione
conformistica o di puro e scriteriato velleitarismo al cui confronto
l'attendismo rondiano e l'eccletismo solariano assumono oggi la
configuraz ione di un'autentica barriera difensiva" 44.
Sempre in ambito fascita, ben diversa è l'az ione promossa
da Giuseppe Bo ttai, prima ministro delle Corporaz ioni, poi
43
Alla ìRonda” di Cardarelli e a ìIl Baretti” di Gobetti verrà dedicato un
apposito capitolo, in quanto influenzeranno, l'una con la problematica dello
stile, l'altra con l'apertura all'Europa, ìSolaria”.
44
G . LUTI, La lettera tu ra n e l ven ten n io fa scista , c i t . , p a g. 1 4 4 .
32
dell'Educaz ione naz i onale, con ”Critica fascista” (1923-1943) che
s v o l ge p er l u n gh i an n i u n a p o l i t i ca cul t u ral e d i caut o at t en d i s m o ,
orientata secondo schemi di prudente convenz ionalismo. Bottai si
propone di dare agli organi di cultura dipendenti dal suo ministero
la possibilità di un'az ione individualiz zante che li ponga "come
strumento di scuola e di educaz ione al di fuori dello stretto
co n t ro l l o d egl i o rgan i p o l i t i ci d el p art i t o " 45. Più sfrontato è l'altro
esperimento di Bottai, ”Primato” (1940-1943), al quale
co l l ab o ran o s i a an t i fas ci s t i aut en t i ci e m i l i t an t i com e C arl o
E m i l i o G ad d a, A l es s an d ro Bo n s ant i , W al t er Bi n n i , S ergi o S o l m i ,
sia vecchi scrittori e critici fascisti come Bontempelli, Comisso e
Falqui. Con l'entrata in gu erra gli intellettuali dovettero scegliere
da che part e st are e cos” fi ni sce l 'esperi enz a di ”P ri m at o”, che
av ev a d at o v i t a ad u n a cul t u ra d i al t o l i v el l o , p o co acces s i b i l e al l e
masse.
C as o d el t u t t o p art i co l are è, a Fi ren z e, i l Fogl i o d 'o rd i n i
della federaz i one fascista fiorentina, ”Il Bargello”, nato nel 1929,
con la direz i one di Corrado Pavolini. Questa rivista, organo
politico di partito, raccoglie nelle sue pagi ne personaggi di
l ev at u ra n az i o n al e, co m e C ardarel l i , Ferrat a, G at t i , Franchi , e
gi ovani esponenti del fascismo di sinistra come Bilenchi, Pratolini
e Vittorini; quest'u ltimo, dal 1929 collaboratore di ”Solaria”,
ri v i s t a ap o l i t i ca, fat t a d a l et t erat i p u ri co n p ro p en s i o n e
al l 'i n t ern az i o n al i s m o l et t erari o , com i n ci a a col l ab o rare a ”Il
Bargello” nel 1931 tenendo una rubrica di recensioni; P ratolini si
i m p egn a s u q u es t i o n i p o l i t i ch e e s o ci al i e s u l l e p o l em i ch e p er u n a
cu l t u ra fas ci s t a; Bi l en ch i i n v ece p ro v i ene d al l e fi l e s t rap aes ane,
co n i s u o i carat t eri d i es al t az i o n e s q u ad ri s t i ca e d i cam p an i l i s m o
becero, ed è passat o anche at t raverso ”L'Uni versal e” di Bert o
Ricci. E' necessario notare come questi tre gi ovani, negli anni
della guerra spagnola, passino, a seguito di un lento processo di
autocritica, dal fascismo di sinistra al comunismo, ritenendo
q u es t 'u l t i m o l 'u n i ca v era al t ernat i v a al fas ci s m o .
Tornando all'asse Roma-Milano, vediamo che, oltre ad
essere cent ro di pot ere, si ri serva anche l a prerogat i ve di un'
45
ivi, pag. 146.
33
informaz ione letteraria di base, a vasto raggi o di utenz a, con
fi n al i t à d i v u l gat i v e. E ' i l cas o d el l a ”Fi era Let t erari a”, n at a a
Milano nel 1925 e trasferita a Roma nel 1929 dove assume il nome
di ”Italia Letteraria” (1929-1936) sotto la direz i one Pavolini; del
”Convegno” (1920-1939) di Ez io Ferrieri, sempre di Milano,
rivista ecclettica ed aperta all'europeismo; di ”Omnibus” (19371939) il settimanale di Longanesi che inaugura la formula dei
ro t o cal ch i d es t i n at i al l e cl as s i m ed i o b o rghes i .
Proprio verso questo pubblico non propriamente letterato si
rivolgono le riviste tipo la ”Fiera Letteraria”, in un'epoca "i n cui
per lo stadio ancora non avanz ato dei mass media il libro
co n t i n u av a ad o ccu p are u n a p o s i z i o n e d i s p i cco t ra i p ro d o t t i d i
svago. Non st upi sce che l a carat t eri st i ca com une a quest e rassegne
fos s e l 'ecl et t i s m o el ev at o a s i s t em a, e i l ri s u l t at o l a p u ra
es p o s i z i o n e cam p i o n ari a d ei p ro d o t t i " 46. Questa riduz ione del
lavoro letterario al piano dell'informaz ione, suggerita, se non
i m p o s t a, d al l e n eces s i t à o gget t i v e che o s t acol an o l e el ab o raz i o n i
teoriche coraggi ose e le esperienz e culturali di ispiraz i one
europea o mondiale,è ben rappresentato, come ho gi a accennato,
dalla ”Fiera Letteraria” di Umberto Fracchia. Il settimanale nasce
con una chiara contrapposiz ione tra la "t orre d'avorio" in cui il
letterato ama rinchiudersi e la "fiera" luogo di incontro dove è
p o s s i b i l e u t i l i z z are anche u n l i n guaggi o d i m ercant i e gi o co l i eri .
La ”Fi era” accet t a i l m o m ent o st ori co nel qual e vi ene a t rovarsi e
opera solo nel campo specifico letterario ritenendo quello politico
fuori della sua portata e nettamente separato dal primo. Ogni buon
cittadino, sottolinea Fracchia
se non è un uomo politico non deve tener dietro alle minuzie dell'azione politica militante,
ma semplicemente considerarsi un soldato della nazione, pronto ai suoi grandi richiami, per
il resto coltivare il proprio campo, qualunque esso sia, senza risparmio né di fede, né di
46
G. LANGELLA, Il seco lo d ella riviste, cit., pag. 84.
34
fatica, lasciando che gli uomini di politica assolvano il loro compito ed esercitino il loro
potere47.
Il regime, in questo periodo, cerca di convogliare tutti gl i
i n t el l et t u al i , an ch e i p i ù d i s i m p egn at i , n el l 'am b i t o d el l 'at t i v i t à
pubblicistica fascista, perché si rende conto della mancanz a di una
cul t u ra fasci s t a degn a di quest o nom e, e soffre di un com pl esso di
i n feri o ri t à ri s p et t o al l a cu l t u ra l et t erari a p i ù el et t a che p erco rre l e
vie autonomistiche indicate dalla ”Ronda”. Mentre a Roma e a
M i l an o è q u as i i m p o s s i b i l e at t u are u n d i b at t i t o cul t u ral e s en z a
i m b at t ers i n el l o s co n t ro co n l e d i ret t i v e t o t al i t ari e a cau s a d el l a
vicinanz a degli organi supremi di comando, a Fi renz e quelle
pressioni gi ungono alquanto graduate e prive di quel tono
i n t i m i d at o ri o ch e al t ro v e s i fa s en t i re; q u es t o p erm et t e l a n as ci t a
di una ri vi st a com e ”S ol ari a” che espri m e i l suo ant i fasci sm o i n
m o d o am biguo, ospitando c olla bor a tor i pr ove nie nti da lle
esperi enz e pi ù di sparat e (ex r o n d i s t i , ex b aret t i an i com e M o n t al e,
fas ci s t i d i s i n i s t ra co m e V i t t o ri n i ).
Fi renz e, "cent ro eret i co" 48 nel panorama della cultura
fascista, risorge nuovamente come centro culturale ricollegandosi
al l e fi l a i n t erro t t e d i u n d i s co rs o i n t rapres o n el l 'i m m ed i at o
dopoguerra, graz ie anche al fatto che il fascismo è maggi ormente
i n t eres s at o al co n t rol l o d ei gran d i cent ri eco n o m i ci . C o m e fa
notare Eugenio Garin:
le riviste e i gruppi gridatori, per usare un termine crociano, non erano morti [...]. Non qui,
nella confraternita dei convertiti [si riferisce ai futuristi], viveva la cultura fiorentina, ma
nell'esercizio della filologia e nel culto della poesia. Era un ritiro in cui ritrovava se stessa e
faceva penitenza del facile idealismo militante estraneo e male accetto [...]. I moti
iconoclasti e sovvertitori, che al principio del secolo si erano presentati come innovatori ed
47
U . FR AC C HIA, L' a llo c u zio n e d i Mu sso lin i, c i t a t o i n G . M ANAC OR DA, S to ria
della letteratura italiana tra le due guerre 1919-1943, Roma, Editori
Riuniti, 1980, pag. 114.
48
G. LANGELLA, Il seco lo d ella riviste, cit., pag. 87.
35
europei, mostrarono allora, nelle conseguenze, la propria inconsisitenza morale e il loro
inguaribile provincialismo, che il fascismo loro erede cercò di travestire da ideologia
universale. Fu il tempo in cui la resistenza al fascismo sul piano culturale si manifestò come
apertura alle voci del mondo che con la loro sola presenza svelavano tutta la fragilità di un'
assurda pretesa di primato. Fu il tempo di ”Solaria” e di Montale, ma anche di
un'isolamento quasi spasmodico nell'estetica pura e nella stilistica49.
Agl i i n i z i i l ri t o rno al vecchi o spi ri t o ri vol uz i onari o t rova
ospitalità nel fondo della provincia Toscana. E' proprio qui che ha
o ri gi n e l o s p i ri t o d i S t r a p a e s e, che ri v en d i ca u n i p o t et i co d i ri t t o
al riconoscimento della sua funz ione eversiva nei confronti della
vecchia società cittadina e borghese. Questa tendenz a,
rappresentata dal periodico fiorentino ”Il Selvaggi o” e dal
bolognese ”L'Italiano” si contrappone al movimento di S t r a ci t t à ,
abbracciato dalla rivista ”900” di Massimo Bontempelli. Strapaese
e Stracittà non si potrebbero capire al di fuori del quadro
contrassegnato dall'ambiguità sostanz i ale del fronte dei consensi e
d el t en t at i v o d i i n d i v i d u are n el l a co n fu s i o n e u n 'i d ent i t à cul t u ral e
p u ram ent e e p erfet t am en t e fas ci s t a. Q u es t i d u e m o v i m en t i
rappresentano le due anime dell'It alia: quella paesana provinciale
amante della tradiz ione e quella cittadina industriale borghese
consumistica ed europea. Secondo Raffaello Franchi le suddette
riviste testimoniano la necessità
di additare agli scrittori una meta o quanto meno una via comune; è necessario saper creare
un'atmosfera spirituale dove, liberi dal peso delle vecchie sottigliezze cerebrali, almeno le
intenzioni elementari degli uomini si riconoscano riposatamente e attingano, in codesti
riconoscimenti, la forza che deve poi soccorrere gli autori nei travagli individuali" ”Il
Selvaggio” e ”L'Italiano” sono sintomo di un bisogno rinnovato di libertà; "la libertà di
sbertare i trafficanti dell'arte e della politica, di ripurgare l'Italia, sia pure con purghe
leggere, dalle rinate incrostazioni della rettorica e del commercialismo50.
49
E . G AR IN, U n se c o l o d i c u l t u ra a F i re n ze d a P a sq u a l e V i l l a ri a P i e ro
Calamandrei, in La cultura italiana tra '800 e '900, Bari, Laterza, 1962,
pag. 99-101.
50
R. FR ANC HI, Alla rme , in ìSo la r ia ” ( 1 9 2 6 ) , I , 1 2 , p a g. 4 0 -4 1 .
36
N el com p l es s o i d u e fo gl i s em b ran o ri p ri s t i n are d u e v ecch i e
e nobili posiz ioni, rispettivamente quella di ”Lacerba” e della
”R onda”; anal i z z andol i nel part i col are, però, è evi dent e che ”i l
polemico tono lacerbiano del rondesco "L'Italiano" arrivi a
compromettersi nel senso di fare un'intransigente guardia d'onore
a ci ò che "Lacerba" ci present ava per art e; m ent re l a vet ri na
selvaggi a dei disegni e delle poesie, espone quell'arte e quella
letteratura con sussiego e perentorietà rondeschi” 51.
”Il Selvaggi o”, nato a Colle Val d'Elsa, appena un mese
dopo l'assassinio Matteotti, per volontà del r a s d i P o ggi b o n s i ,
Angi olo Bencini, presenta, iniz ialmente, connotati pesantemente
s q u ad ri s t i ci , agrari , i n ci t a al l a l o t t a co n t ro gl i ant i fas ci s t i
dell'Aventino ed è fortemente contrario al revisionismo di Bottai.
Questi motivi rimangono una costante anche del periodo
fiorentino, iniz iato nel 1926, quando Mino Maccari, prima
redattore della rivista e poi direttore, trasferisce la sede dal paese
alla città. Da questo momento in poi ”Il Selvaggi o” non fa altro
che ripetere i principi fondamentali del suo programma,
soprat t ut t o nel ”Gaz z et t i no uffi ci al e di S t rapaese” che Orco
Bi sorco, uno degli pseudonimi di Maccari, dirigerà di li a poco;
qui m o l t o chi aram ent e si afferm a che:
Strapaese è stato fatto apposta per difendere a spada tratta il carattere rurale e paesano della
gente italiana; vale a dire, oltreché l'espressione più genuina e schietta della razza,
l'ambiente, il clima e la mentalità ove son custodite, per istinto e amore, le più pure
tradizioni nostre. Strapaese si è eretto baluardo contro l'invasione delle mode, del pensiero
straniero e delle civiltà moderniste, in quanto tali mode, pensiero e civiltà minacciano di
reprimere, avvelenare a distruggere le qualità caratteristiche degli italiani52.
51
52
IVI,
pag. 41-42.
O R C O B ISOR C O, ì G a z z e t t i no U ffic i a l e d i S t r a p a e se ” , 4 ( 1 9 2 7 ) , 1 6 , 1
s e t t e mb r e , 6 1 , c i t a t o i n R . B E R TAC C HINI, L e riv i ste d e l No v e c e n t o , F i r e nz e ,
Le Monnier, 1984, pag. 170.
37
S u p erat a l a cri s i d el d el i t t o M at t eo t t i ed i n i z i at a l a
normaliz z az i one della vita pubblica, posto fine allo squadrismo
dissidente, l'obbiettivo del ”Il Selvaggi o” si specifica nel
tentativo di elevarsi a difensore della tradiz ione italiana
diventando una fonte ufficiale del fascismo. Con lo spostamento
della direz i one a Torino (30 gennaio-30 dicembre 1931) e poi a
Roma (31 marz o 1943-1943), e, con l'ampliarsi della polemica di
Maccari fino ai confini dello spaz io governativo, il carattere
regi onale della rivista viene sempre più attenuandosi, sostituito da
una feroce e spesso subdola satira naz i onale. Questi sono gli anni
in cui scompaiono le utopie "s elvatiche" lasciando il posto alla
frenetica fronda di Maccari, al gu sto per la battuta ironica che
feri s ce s em p re e s em p re s cen d e al co n cret o d ei fat t i , n el v i v o
del l a pi aga. Maccari , spent a l 'ant i ca spi n t a ri vol uz i onari a nel
progressivo conformismo della nuova classe politica, si sente
t rad i t o d al fas ci s m o ch e, o rm ai , s i è av v i at o s u l l a s t rad a d el l a
normaliz z az i one e dell'imborghesimento. Già nel 1929, da
polemista e moralista deluso, difende l'autonomia e l'indipendenz a
dell'arte rispetto al partito, e anche quando si rende conto di esser
stato sconfitto dagli eventi egli continua a denunciare i pericoli
del militarismo e la minaccia dell'ascesa del naz i smo. ”Il
S el v aggi o ”, al t em p o d el t ri o n fo i m p eri al e, ri m an e u n fat t o i s o l at o
ed anacroni st i co ed è cost ret t o al l a chi usura.
Il volto tradiz ionalmente contadino e autoctono del fascismo
vagh eggi at o da Maccari ha m ol t e affi ni t à col fasci s m o com unal e,
regi onalmente italiano "ancora carbonaro e garibaldino" 53 offert o
da ”L'Italiano” del romagnolo Leo Longanesi. Comuni alle due
r i v iste
sono
l'antie ur ope ismo,
l'a ntimode r niz z a z i one ,
l'antinovecentismo sia letterario che pittorico. Le affinità sono
evidenti nel programma firmato da Gherardo Casini, dove si
ribadisce il rifiuto delle novità provenienti dall'estero:
I popoli nordici hanno la nebbia, che va di pari passo con la democrazia, con gli occhiali,
col futurismo, con l'utopia, col suffragio universale, con la birra, con Boekling, con la
53
R. B E R TAC C HINI, o p . c it. , p a g. 1 7 3 .
38
caserma prussiana, col cattivo gusto, coi cinque pasti e la tisi marxista. L'Italia ha il sole, e
con il sole, non si può concepire che la Chiesa, il classicismo, Dante, l'entusiasmo,
l'armonia, la salute filosofica, il fascismo, l'antidemocrazia, Mussolini. Questo giornale
cercherà di dissipare le nebbie nordiche che sono scese in Italia per offuscare il sole che
Dio ci ha dato54.
”L'Italiano” si avvale non solo di collaboratori come
Alessansro Pavolini, Curz io Malaparte, Ardengo Soffici, ma anche
d i l e t t erati come G iuseppe Ra imondi, il qua le , ne l 1926 in un
art i co l o i n t i t o l at o s i gni fi cat i v am ent e DIfese della Ronda, dà
cal o ro s am en t e i l b en v en u t o n el l a ri v i s t a a V i n cenz o C ardarel l i .
Questa forte presenz a rondiana colloca la rivista in un ambito più
ci v i l e e p i ù i n t el l et t u al i z z at o ri s p et t o a ”Il S el v aggi o ”, d al l e cui
colonne Maccari evidenz i a le differenz e, nonostante la polemica
comune contro Stracittà, rivendicando per sé il diritto di definirsi
st rapaesano 55. La differenz a tra i due periodici riguarda non tanto
i contenuti polemici, quanto il modo di fare polemica e di
conseguenz a anche i settori e il pubblico su cui incidono: il
peri odi co di Maccari agi s ce at t raverso l a paesani t à e i l sapore
macchiaiolo, quello di Longanesi si propone di costruire un
italiano più raffinato dai caratteri regi onali anz i ché provinciali,
mediando la posiz ione di ”Lacerba” e della ”Ronda” e riducendo il
gesto anarchico all'ordine, ricomponendolo nella tradiz ione
classica in nome di uno stile e di un tono ironici, ma rispettosi.
Con il trasferimento della redaz i one a Roma nel 1936 comincia la
54
ìL'I ta lia no ” , 1 ( 1 9 2 6 ) , 1 4 ge nna io , c ita to in R. B E R TAC C HINI, o p . c it. , p a g.
173.
55
A questo proposito Maccari afferma che " strapaese
nato nel 1926 sul
ìSelvaggio” e quivi cresciuto e irrobustito, non come una formuletta
letteraria o artistica, ma come un'affermazione alta e sonora di mentalità e
sentimento in tutti i campi, come un modo di intender la vita, unitaria e
complessa della Nazione" . In
ì Il S e l v a g g i o ” ( 1 9 2 7 ) , 2 4 n o v e m b r e c i t a t o i n
A. P ANIC ALI, Le riv iste d e l p e rio d o fa sc ista , M e ssina -Fi r e nz e , G . D 'Anna ,
1978, pag.30.
39
parabola discendente della rivista anche perché Longanesi
co n cen t ra t u t t e l e s u e forz e a ”Om n i b u s ”, i l cap o s t i p i t e i n It al i a
d ei gi o rn al i a ro t o cal co carat t eri z z at i d al l a p rem i n enz a d el l e
immagi ni sul testo scritto che fu stroncato dalla censura nel 1939.
Sul versante, opposto si schiera il movimento stracittadino,
rappresentato dalla rivista romana di Massimo Bontempelli, ”900”
(1926-1929), attorno alla quale gravitano ”I Lupi” (1928),
”L'Interplanetario” (1928) e ”Duemila” (1929). Il ”900”, fondato
d a Bo n t em p el l i i n s i em e a C u rz i o M al ap art e 56 cerca di far confluire
in
una
di m ensi one
accet t abi l e
dal
regi m e
le
i s t anz e
d el l 'av an gu ard i a eu ro p ea n ei t erm i n i d i u n a l et t erat u ra d i
fi ancheggi am ent o . Bo n t em p el l i i n t en d e ri d u rre l a d i m en s i o n e
europea a quella italiana; si guarda cioè all'Europa per mostrare
che l'It alia può e deve avervi una parte da protagonista "i n quanto
p at ri a d el l e aq u i l e e d ei gagl i ardet t i co n u n a gran d e d i gni t à
ro m an a e i m p eri al e d a d i fen d ere" 57. Quindi cultura nuova che deve
servire come stimolo al rinnovamento della cultura fascista;
l'apertura all'Europa deve servire per la creaz i one di un
linguaggi o che il regime può e deve accettare con la piena
coscienz a della superiorità romana. Nonostante ciò, l'uscita del
primo quaderno di ”900”, scritto in francese e sottotitolato
”Cahiers d'It alie et d'Europe”, suscita grandi polemiche. La
redaz i one è internaz ionale e ospita Ramòn Gòmez de la Serna,
J ames J oyce, George Kaiser, Pierre Mac Orlan, ai quali si
aggi unge, a partire dal terz o quaderno, il sovietico J l ya
56
Pseudonimo di Kurt Erich Suckert. Egli, all'inizio della sua collaborazione
a ìL'Italiano”, annuncia di non chiamarsi più Suckert, ma Malaparte, perché
desidera essere italiano non solo nel cervello, nel fisico e nello spirito, ma
anche nella desinenza del nome. Dopo la militanza in ì900”, si impegna
politicamente dalla parte degli strapaesani; negli anni T renta entra in
sospetto
allo
stesso
regime
fascista.
Egli,
convinto
sostenitore
della
necessità di non arrestare il processo rivoluzionario contro il costume
borghese,
contrario all'istituzionalizzazione del regime, e, negli stessi
anni del ìBaretti”, fonda il periodico ìConquista dello Stato”.
57
G . LUTI, I n t ro d u zi o n e a l l a l e t t e ra t u ra d e l No v e c e n t o , c i t . , p a g. 1 4 0 .
40
Ehrenbourg. Il fatto di pubblicare in francese, lingu a ampiamente
conosciuta in Europa, rinunciando allo stile italiano, non significa
n egare l a t rad i z i o n e e i v al o ri d el l a cul t u ra i t al i an a, m a, al
contrario, risponde all'intento di portare e far conoscere l'It alia in
E u ro p a. Il d i s co rs o s u l fas ci s m o ri m an e m argi n al e; l a v o ce
"fasci sm o" vi ene accurat am ent e evi t at a, e l e poche al l usi oni
sembrano di circostanz a. Ulteriore obbiettivo di Bontempelli è
q u el l o d i i n s eri re l a fi gura d el l o s cri t t o re al l 'i n t ern o d el l a
struttura industriale; per fare questo, rinunciando alla forma e
all'introspez i one psicologica, egli dovrebbe creare nuovi miti,
personaggi , avventure che diffondano tra le masse il nuovo clima
d i m o d ern i t à. La s v al u t az i o n e d el l a form a è l egat a al l a
co n s ap ev o l ez z a d el l e l i m i t at e q u al i t à d el d es t i n at ari o -m as s a, m a
l 'u n i ca p o s s i b i l i t à p er rei n s eri re l a l et t erat u ra i t al i an a n el m ercat o
europeo è quella di puntare a un pubblico il più vasto, il più vario
e i l p i ù com p l et o p o s s i b i l e. D i q u i l 'i n t eres s e p er i l v ari et à, p er i l
ci n em a, i l j a z z e l o s p o rt , t u t t e m an i fes t az i o n i che at t i ran o u n
pubblico ampio e composito. Tutto questo provoca la reaz ione dei
"sel vaggi ", cont rari al l e t eori e novecent i s t e. C i ò che l i preoccupa
m aggi o rm en t e è i l fat t o ch e Bo n t em p el l i , an z i ch é es p o rt are l a
nostra cultura, importava la moda e i costumi di Parigi , di Mosca
e di New York. Emblematico è un articolo di Maccari dove egli
sostiene di non voler "abolire la modernità, non siamo i nostalgici
di nessun secolo passato; soltanto ci piacerebbe vedere la
m o d erni t à p i ù i t al i an a che am eri cana e t ed es ca, e i l n o s t ro s ecol o
p i ù i n armonia con lo spirito tr a diz iona le ita lia no, c oi c ostumi,
co n l a m en t al i t à, co n l e co n s u et u d i n i p ro p ri e d el l a n o s t ra gen t e e
radicate nelle nostre generaz i oni", e continua dicendo che la
modernità,
cos”
come
si
va
configurando
"b astarda,
i n t ernaz i onal e, est eri ore, m eccani ca, un i nt rugl i o m ani pol at o da
banchieri ebrei, da pederasti, da pescicani di gu erra, da tenutari di
b o rd el l i " 58, se accet t at a i nt egral m ent e pot rebbe corrom pere e
58
ìIl Selvaggio”, IV (1927), 2.
41
inquinare la raz z a italiana 59. Il novecent i s m o e i l paesani s m o
sono, secondo Franchi, "due tenutine grandi quanto un balocco da
ragaz z i "; bast a pensare a Mal apart e sem pre a cacci a di t em i
semplici, di paradossi e di "colori elementari per dare sfondo e
successo ai gi ochi del suo indiscutibile talento" 60.
Un altro bersaglio polemico di Maccari è costituito dalle
persone che hanno scelto, anz i ché la via della lotta e della
rivoluz ione provinciale, la facile strada del compromesso, i
fiancheggi atori della gl oria e del successo. Al centro della
p o l e m i c a s i c o l l o c a l 'a t t i v i t à d i O j e t t i , u o m o d o t a t o d i i n d u b b i e
capacità organiz z ative, e le sue riviste, ”Pegaso” (1929-1933) e
”Pan” (1933-1935) che Maccari critica aspramente: "Non c'è un
p en s i ero , u n a v eri t à s o l a, che em erga d a t u t t a l a l o ro [ s i ri feri s ce
ad Ojetti e a Borgese] congerie articolistica, novellistica, e
pseudo-critica, all'infuori di un gran bigi ume, di una meschinità
i n guant i gi al l i , e u n a l eggi adra b an al i t à" 61. O j e t t i , i n f a t t i , s i p o n e
sul versante opposto rispetto a quello dei "s elvaggi ", e
rappresenta non la faccia squadristica del regime, bens” quella
b en p en s ant e,
b o rghes e,
i s t i t u z i o n al i z z at a,
il
fas ci s m o
diplomatiz z ato e accademiz z ato. Le sue riviste sono caratteriz z ate
dall'eclettismo, sono il punto di incontro apparentemente neutro
d el l e v ari e l i n ee d el l a l et t erat u ra i t al i an a. O j et t i s i l i m i t a a
radunare attorno a sé presenz e gi à esistenti, provenienti dalle
ri v i s t e p i ù d i v ers e; ad es em p i o d a ”S o l ari a” Bo n s an t i , V i t t o ri n i ,
Montale, Tecchi, Lo ria, Comisso, dalla ”Ronda” Cecchi, da ”Il
Baretti” Ginz burg, Sapegno, da ”900” Bontempelli, dall'area
59
Questo, a mio parere, può essere considerato un attacco alla linea europea
seguita da ìSolaria”, che userà come modelli letterari esponenti ebrei della
letteratura europea ed italiana (vedi Saba e Svevo), e per questo sarà più
volte attaccata dai rappresentanti della cultura conservatrice.
60
R. FR ANC HI, F a c i l e A p o lo g ia d e l d i f f i c i l e, in ìSo la r ia ” ( 1 9 2 7 ) , I I , 7 -1 0 ,
pag. 51.
61
M . M AC C AR I, A rte e o rd in e a rtistic o , in ìI l Se lva ggio ” , I V ( 1 9 2 9 ) , 1 2 .
42
cro ci an a Fl o ra, d al l e fi l e fas ci s t e P el l i z z i , P i acent i n i e p o i
P i ran d el l o , M o rav i a, C i co gnani e m o l t i al t ri . D al l a p res enz a d i
questi collaboratori si capisce che sulle riviste di Ojetti non si fa
p o l i t i ca,
ma in nome di un progetto culturale simile a quello della ”Ronda” o della prima ”Solaria” in
cui l'isolamento dell'intellettuale corrispondeva ad un programma cosciente, ma per un
gesto, se non di viltà, certo di accettata rinuncia che si risolve in un indiretto
fiancheggiamento al regime compiuto nel modo più inconsapevole e indolore62.
O j et t i d a p er s co n t at o che i l fas ci s m o s i a u n fat t o
p erm anent e e d u rat u ro , u n a real t à p o s i t i v a, ch e M u s s o l i n i s i a u n
gran d e u o m o p o l i t i co e ch e l a cul t u ra d a s o s t enere s i a u n a cul t u ra
di armonia, di ordine, di tradiz ione.
E s i s t e u n a s eri e d i ri v i s t e, gran p art e d el l e q u al i gi o v an i l i ,
contemporanee e per certi aspetti cooperanti con ”Solaria”, che
acq u i s t an o ri l i ev o d al l a col l o caz i o n e ent ro u n d i al o go b en
accordato. Tale è la condiz i one della ”Libra” (1928-1930),
pubblicata per dodici numeri da un gruppo di gi ovani, sotto la
direz i one di Mario Bonfantini, alla quale collaborano solariani
come Noventa, Piovene, Raimondi e Debenedetti. Come ”Solaria”
nasce senz a un preciso programma, ma con "due convincimenti
che si riferiscono alle condiz i oni della presente letteratura" e cioè
che "s e l'arte nostra è sempre più povera ed esangue si deve
principalmente allo scadimento della persona morale degl i
s cri t t o ri , an ch e d ei p i ù al t i d 'i n gegn o " e che "nel l 'at t es a d el l a
s p erat a e fo rs e d a m o l t i s egni i m m i n ent e ri gen eraz i o n e, n o n
s areb b e gran m al e p er i p i ù m o d erni i l d ars i i n p i ena u m i l t à
d 'an i m o e cas t i t à d i m en t e a p ro l u n gat e e am o ro s e l et t u re d ei
n o s t r i b u o n i a n t i c h i " 63. Oltre a questo collegamento alla ”Ronda”,
62
G. MANACORDA, Storia della letteratura italiana tra le due guerre 1919-
1943, cit., pag. 226.
63
M . B ONFANTINI, ìLa lib r a ” , I ( 1 9 2 8 ) , 1 , r ip o r ta to d a A. FOLIN-M .
QUARANTA, Le riviste giovanili del periodo fascista, T reviso, Canova, 1977,
pag.74-76.
43
il rapporto con ”Solaria” è caratteriz z ato dal comune interesse per
la letteratura europea, con un occhio di rigu ardo per Parigi , dalla
volontà di superare la fase del "s aper scrivere troppo bene" nel
genere romanz esco. Altra rivista orbitante attorno a ”Solaria”, per
l a s i m i l ari t à d el l a cu l t u ra e d el gus t o e p er i n u m ero s i
co l l ab o rat o ri co m u n i (ad es em p i o D eb en ed et t i , Lori a, S o l m i ,
Raimondi) è la rivista romana ”Fronte”, diretta da un artista,
Marino Maz z acurati. Purtroppo, la rivista ha una vita
estremamente breve (due numeri dal gi ugno al dicembre 1931), ma
è
ugualmente
evidente
il
collegamento
alla
”Ronda”
n el l 'afferm az i o n e che i n l et t erat u ra s o l o l o s t i l e rap p res ent a i l
puro valore estetico, e nel suo addentrarsi nelle nascenti dispute
sul neorealismo, che saranno presenti anche in ”Solaria”.
U n 'al t ra ri v i s t a che i n i z i al m en t e s em b ra av v i ci n ars i a
”Solaria” e segu ire le sue orme è ”Occidente” (1932-1935), diretta
da Arnaldo Ghelardini; il suo programma è molto ambiz i oso e si
propone come obbiettivo di diventare la prima grande rivista
letteraria italiana di risonanz a universale. Il fatto di considerare il
co n t i n ent e com e d i m en s i o n e p o l i t i ca real e e l 'It al i a fas ci s t a co m e
"l 'elemento di più concreta realtà e di viva attraz ione" 64 d i s t i n gue
n et t am en t e l 'euro p ei s m o d i ”Occi d en t e” d a q u el l o m i t i co d i
Gobetti e di ”Solaria”. La rivista di Ghelardini propone un'arte
real i s t a e i m p egn at a co n i n t en t o d i fi ancheggi am ent o p o l i t i co al
regime, cosa che ”S olaria”, invece, non accetta mai, nemmeno
n egl i u l t i m i an n i d el l a s u a es i s t en z a.
Altro caso interessante è quello della rivista di poesia
”Circoli” (1931-1939), nata a Genova con la direz i one di Antonio
G ran d e e co n u n a red az i o n e com p o s t a d a M o n t al e, D eb en ed et t i ,
S o l m i , Bari l e, t u t t i col l ab o rat o ri d i ”S o l ari a”; t ras feri t as i a R o m a
nel 1934, da rivista esclusivamente di poesia e di frammenti di
p ro s a l i ri ca, chi u s a i n u n i s o l am en t o d i gn i t o s o , s i fas ci s t i z z a i n
pochi numeri, smantellando il vecchio gruppo redaz i onale,
64
Citato in G. MANACORDA, Storia della letteratura tra le due guerre, cit.,
pag. 215.
44
occupandosi sempre più dei fatti politici. Questa brusca
inversione di rotta desta non poca amarez z a e disappunto negl i
i n t el l et t u al i m en o as s ervi t i al regi m e; u n es em p i o è l a l et t era d el
1936 di Carocci a Tecchi:
Adesso in Italia non è rimasto veramente nulla. ”Pan” è morto, la ”Fiera” ridotta alla
vergogna, ”L'italiano” che non esce quasi più. ”Solaria” che cessa; ”Circoli” altrettanto
vergognoso quanto la ”Fiera”; il ”Convegno” passato nel limbo dei bambini65.
Sul versante opposto a ”Solaria” si colloca ”L'Universale”
(1931-1935, Fi renz e) di Berto Ricci, gi à curatore del ”Rosai”, e di
Dino Garrone, un gi ovane che deluso dal fascismo tenta la fuga
dalla provincia per un successivo recupero di essa attraverso la
mediaz ione della cultura europea. Il progamma che si propongono
è esposto chiaramente nel primo numero della rivista dove si
dichiarano liberi da ogni eredità del passato e sebbene rispettosi
di alcuni uomini degli ultimi trent'anni, ambiscono a superare
"l 'impressionismo e qualunque avanguardismo vecchio [ allusione
al futurismo] "; credono
nell'assoluto politico che è l'impero: aborriamo chi lo nomina invano. Oprano all'impero i
poeti, ma cantando i campi e gli amori, non con declamazioni sul fante. E con ciò non
chiediamo arte pura, impossibile separazione dalla politica: anzi vogliamo e avremo poesia
civile, ma in grande, degna di questa patria". Essi apirano ad essere universali, moderni e
senza idoli, "sta al nostro secolo ridare alla mente italiana l'abito della vastità, l'amore e
l'ardire, il dominio de' tempi e delle nazioni. Chi intende questo sarà con noi66.
Caso a parte è quello del mondo cattolico che, dopo i Patti
Lateranensi del 1929, ottiene una maggi ore libertà d'az ione
al l 'i n t ern o d el regi m e che i m m ed i at am en t e cerca d i s fru t t are p er
imporsi, non solo a livello di religione di stato, ma anche sul
65
G. MANACORDA, Lettere a Solaria, Roma, Editori Riuniti, 1990.
66
ìL'U nive r sa le ” , I ( 1 9 3 1 ) , 1 , r ip o r ta to d a A. FOLIN-M . Q UAR ANTA, o p . c it. ,
pag. 90-92.
45
piano culturale. Numerose sono le riviste militanti cattoliche, nate
s u l l 'o n d a d e l l 'e n t u s i a s m o s o l l e v a t o d a l l a r i s o l u z i o n e d e l l a
questione romana: l'itinerante ”Carroccio” (1922-1940), la
palermitana ”Tradiz i one” (1928-1939), la romana ”Sapienz a”
(1933) danno battaglia ai sostenitori della concez ione gentiliana
dello stato etico, autonomo e laico al quale la Chiesa è
sottomessa. La rivista cattolica che dal punto di vista letterario
riscuote maggi or successo, soprattutto nella media borghesia, è il
fiorentino ”Frontespiz i o” (1929-1940), che rispecchia la
coi n ci d en z a t ra s i t u az i o n e p o l i t i ca e cat t o l i ces i m o . Il s u o
programma prevede la revisione in senso cattolico della tradiz ione
cu l t u ral e i t al i an a, l 'el i m i n az i o n e d i o gn i an t i cl eri cal i s m o
r i s o r gi m e n t a l e e l 'a n t i p o s i t i v i s m o , m a l 'o b b i e t t i v o p i ù i m p o r t a n t e
è la conquista del favore di un pubblico ampio. Fatto alquanto
i n t eres s an t e è l 'o s p i t al i t à che q u es t a ri v i s t a cat t o l i ca co n cede agl i
erm et i ci m a, co m e s o t t o l i n ea Lut i 67, non si deve confondere
l'ermetismo, che ha s” radici nella lettura e conoscenz a della
tradiz ione e del cattolicesimo francese, con ”Frontespiz i o”, tanto
che gli ermetici ben presto avvertono il loro disagi o, fino a
costituirsi come gruppo a sé, che confluisce, più tardi, nella
fiorentina ”Campo di Marte” (1938-1939). Questa rivista,
s o t t o t i t o l at a ”q u i n d i ci n al e d i az i o n e l et t erari a e art i s t i ca”, red at t a
da Alfonso Gatto e Vasco Pratolini, riprende l'europeismo di
”S o l ari a” i n u n 'o t t i ca o rm ai d i v ers a; s i am o , i n fat t i , v i ci n i al l a
seconda guerra mondiale e l'Europa non è più un mito, ma la
realtà dei campi di battaglia. In ”Campo di Marte”, pur rimanendo
vivi i sintomi della necessità di un nuovo rapporto tra cultura e
soci et à, da edi fi carsi su basi apert e al fut u ro, preval e l a
dimensione privata, quella di un gruppo di amici che opera in un
an gol o fat i co s am ent e ri t agl i at o n el b o s co d el l a ret o ri ca i m p eran t e.
”Campo di Marte” si rivela il foglio più sensibile e inquieto della
letteratura italiana della fine degli anni Trenta; esso si propone di
essere un qui ndi ci nal e vi vace e pol em i co rappresent ant e i gi ovani
s cri t t o ri fi o ren t i n i , t es o a rap p res ent are e a d i fen d ere i l d i ri t t o
67
G . LUTI, La lettera tu ra n e l ven ten n io fa scista , c i t .
46
d el l a l et t erat u ra ad es i s t ere i n q u an t o t al e. A l l 'i n s egna d el l a
letteratura vi confluiscono i superstiti di ”Solaria”, fra i quali
Ferrata, e, come gi à detto, i transfughi del ”Frontespiz i o”.
”Campo di Marte”, quindi, si presenta come " il diario, il
brogliaccio, lo sfogo, addirittura il Li bro Segreto della gi ovane
generaz i one; ne mostrava a nudo gli scatti e le debolez z e umane,
non ne interpretava, se non raramente la situaz ione a livello di
gi udiz i o filosofico, storico-letterario o filologi co" 68.
Da questo quadro sintetico delle riviste più significative
pubblicate nel decennio solariano si capisce che il mondo
culturale, sebbene alcuni protagonisti abbiano preso posiz ione su
uno dei due versanti, fascista o antifascista, non sia costituito da
esperienz e isolate e restie ad ogni apporto esterno, ma
carat t eri z z at o d a p o l em i ch e, d i b at t i t i , s cam b i d i i d ee, graz i e al l a
libertà di spostamento dei collaboratori da una rivista all'altra.
Anche ”Solaria”, repubblica delle lettere per eccellenz a, si trova
i m m ers a i n q u es t o m are d i ri v i s t e e p ro m u ev erà avant i u n d i s co rs o
letterario non completamente sganciato dalla realtà circostante,
m a apert o al l e n o v i t à e al l a l et t erat u ra d i s t am p o euro p eo .
L'eccl et i s m o che ha carat t eri z z at o ”S ol ari a” è st at o real i z z abi l e i n
u n a Fi ren z e ch e era d i v en u t a i n q u egl i an n i i l cen t ro effet t i v o
della vita letteraria italiana. Il punto di incontro dell'intelligenz a
b o rgh es e s i era s p o s t at o d al P i em o n t e go b et t i an o e d al l a R o m a
rondiana alla Fi renz e del compromesso cattolico e della difesa
erm et i ca.
1.3 Antecedenti di ”Solaria”
A l fi n e d i com p ren d ere m egl i o l a col l o caz i o n e cul t u ral e, l e
scelte e lo sviluppo della rivista che qui intendiamo analiz z are, è
necessario parlare, sebbene in modo sintetico, di almeno due
riviste delle quali ”S olaria” raccoglierà l'eredità: la ”Ronda”,
fi o ren t i n a, e i l t o ri n es e ”Il Baret t i ”. C o m e s o t t o l i n ea G i o rgi o Lut i
68
R. J AC OB B I, ìCa m p o d i Ma rte ” tre n t' a n n i d o p o , Fir e nz e , V a l l e c c hi , 1 9 6 9 ,
c i t a t o d a A. P ANIC ALI, o p . c it. , p a g. 8 6 .
47
”"S o l ari a" ebbe l 'am bi z i one di raccogl i ere i l m egl i o del l a cul t ura
borghese, operando una sintesi attiva tra le antiche istanz e
d el l 'euro p ei s m o b aret t i an o e i l ri gore l et t erari o d i i m p o s t az i o n e
rondiana” 69. La convivenz a fra due tendenz e cos” diverse, la prima
t es a al l a co l l ab o raz i o n e e al l a p art eci p az i o n e n el l a s o ci et à, l a
seconda tesa alla purez z a letteraria, sarà tutt'altro che pacifica e
con il tempo porterà alla spaccatura del gruppo fondatore CarocciBonsanti, i quali daranno vita a due riviste, rispettivamente
”R i form a Let t erari a” e ”Let t erat ura”.
Iniz iamo dalla ”Ronda” (1919-1922), rivista diretta da
Vincenz o Cardarelli, nata a ridosso della prima gu erra mondiale
ad opera di un gruppo "coscientemente indiriz z ato" di cui fanno
parte Baldini, Barilli, Bacchelli, Cecchi; essa auspica un ritorno
a l l 'o r d i n e 70, una restauraz i one culturale da attuarsi mediante un
rinnovato legame con la tradiz ione italiana riconosciuta in
Leopardi , e con i cl assi ci e at t raverso una prem urosa at t enz i one ai
problemi dello stile e dell'eleganz a formale. Dopo l'esperienz a
bellica, che ha posto fine alle speranz e vociane, un ritorno
al l 'o rd i n e è n eces s ari o ed è at t u abi l e s o l o at t ravers o u n l ab o ri o s o
p ro ces s o d i recu p ero d el l a es s en z i al i t à e d el l a s p eci fi ci t à d el l a
fu n z i o n e d el l a p o l i t i ca e d i q u el l a d el l a cul t u ra e s u l l 'at t i v az i o n e
del potere nuovo della distinz i one, cioè di un potere moderno,
successi vo al l a cri s i pri m o novecent esca, e propri o di una
rinnovata unità statuale, capace di distinguersi nell'articolaz ione
autonoma delle sue funz ioni. Tale messaggi o non contiene alcun
riferimento politico, anz i tutti sono pienamente d'accordo sul fatto
che l'artista non debba avere alcun rapporto con la politica in
q u an t o q u es t o l o d i s t rarreb b e d al l a s u a at t i v i t à. La b at t agl i a
69
70
G . LUTI, La lettera tu ra n e l Ven ten n io fa scista , c i t . , 1 9 9 5 , p a g. 7 7 .
Il messaggio era implicito anche nel titolo, infatti il termine Ronda si
riferisce alla ronda militare, e ciò fa capire che i protagonisti della rivista
ritenevano necessario mettere ordine nella cultura contemporanea. Lo stesso
Bacchelli
nella
Dichiarazione
d'ordine e di interessi spirituali".
monarchica
dichiarava
" siamo
uomini
48
rondiana per una letteratura priva di impegni pratici, sostenuta da
una base di aul i ca ret ori ca di cui si cercavano gl i esem pi i n
Leopardi, è implicitamente anche una battaglia antidannunz iana,
co n t ro l a corruz i o n e d el rom an t i ci s m o i n d i rez i o n e d ecad en t i s t i ca,
ed è nello stesso tempo una volontà di rifiutare la spinta della
”Voce” prez z oliniana verso la cultura filosofica e il mondo
p o l i t i co e s o ci al e. Il ri chi am o al l 'o rd i n e q u i n d i s i es p l i ca n el
ri t o rn o al l a m i gl i o re t radi z i o n e l et t erari a e ri v el a l 'i m p u l s o ad u n
am p l i am en t o d el l 'o ri z z o n t e l et t erari o m ed i an t e l 'i n s eri m en t o d el l a
cultura italiana nella civiltà europea contemporanea. Il gruppo
d el l a ”R o n d a”, i n fat t i , n el P r o l o g o i n t r e p a r t i , sostiene di aver
i m parat o dai cl assi ci
per i quali, come per noi, l'arte non aveva altro scopo che il diletto, ad essere uomini prima
che letterati. Il vocabolo umanità lo vorremmo scrivere nobilmente con l'h, come lo si
scriveva ai tempi di Macchiavelli, perché si intendesse il preciso significato che noi diamo a
questa parola [...] Per ritrovare, in questo tempo, un simulacro di castità formale
ricorreremo a tutti gli inganni della logica, dell'ironia, del sentimento, ad ogni sorta di
astuzie.
Per i rondisti esiste dunque un preciso programma legato al
concet t o di una l et t erat ura "i nt esa com e eserci z i o di si nt eressat o e
ri s o l u z i o n e as s o l u t a d i u n q u al s i as i co n t en u t o i n t erm i n e d i s t i l e 71.
Ciò non significa rimanere vincolati ad uno stile e ad una
l i n gu a o rm ai m o rt i , m a ri m an ere n el l a t rad i z i o n e i t al i an a; s em p re
n e l s u d d e t t o P r o l o g o si dice:
Il nostro classicismo è metaforico e a doppio fondo. Seguitare a servirci con fiducia di uno
stile defunto non vorrà dire per noi altro che realizzare delle nuove eleganze, perpetuare
insomma, insensibilmente, la tradizione della nostra arte. E questo stimeremo essere
moderni alla maniera italiana, senza spatriarci72.
71
N . SAPE GNO c i t a t o i n G . LUTI, La lettera tu ra n e l ven ten n io fa scista , c i t . ,
pag. 21.
72
V . CAR DAR E LLI, P ro lo g o in tre p a rti , ìRo nd a ” ( 1 9 1 9 ) , 1 a p r ile .
49
L'esperienz a rondiana si chiude nella lettura di terz a pagi na,
nella scia di un gu sto di prosa d'arte che incontra il successo di un
pubblico che non domanda altro se non di dimenticare le
an gos ci o s e p erpl es s i t à p o l i t i ch e e s o ci al i . La t o rre d 'av o ri o d el
l et t erat o che ri fi u t a d i i m p egn ars i n el l 'i n t erp ret az i o n e d el l a
s o ci et à ch e l o h a p ro d o t t o , p reval e n egl i u l t i m i d u e an n i d el l a
rivista e conduce "ad una forma di attendismo cosciente che è
certo l'aspetto più evidente delle conclusioni rondiane" 73. Da ciò
si capisce che la rivista rifiuta "l 'agone storico in cui veniva
o b biettivam ente a trov a r si, r if ugi a ndosi in un limbo tutto
letterario dove l'artista compiva una sua insostituibile promoz ione
del reale separata da contesti di altro ordine" 74 ed elude il
p ro b l em a d el l 'i n s eri m en t o d el l a b o rghes i a n el l 'It al i a p o s t -b el l i ca
i n nom e di "un'ari s t o crat i ca rest auraz i one form al e" 75. La ”Ronda”
si conquista uno spaz io ideale che viene determinandosi in
antitesi alla retorica dominante, in un aristocratico distacco dalla
l o t t a p er l a s o p rav v i v en z a, i n u n co n fo rm i s t i co as s u efars i p o l i t i co ,
quasi che art e e cul t ura fossero aut o suffi ci ent i e pot essero i n
forz a della insopprimibile tradiz ione sottrarsi al problema vitale
del loro tempo: al rapporto tra società e cultura. La volontà e la
convinz ione di poter creare un'autonoma civiltà letteraria fuori da
ogni compromesso con la politica rimangono vive anche in
”S ol ari a” graz ie alla collaboraz ione di un nutrito gruppo di ex
rondisti, tra i quali i collaudati Riccardo Bacchelli e Antonio
Bal d i n i e i gi ovani Bonavent ura Tecchi , Art uro Lori a e Al essandro
Bo n s a n t i .
73
G . LUTI, La lettera tu ra n e l ven ten n io fa scista , c i t . , p a g. 3 0 -3 1 .
74
G. MANACORDA, Letteratura e cultura nel periodo fascista, cit., pag. 3.
75
G . I NNAM OR ATI, Tra critici e riviste d e l n o vecen to, F i r e nz e , V a l l e c c hi ,
1973, pag. 170.
50
S u as p et t i t o t al m en t e d i v ers i s i co n cen t ra l 'al t ra ri v i s t a d i
cui ”S ol ari a”, com e è gi à st at o det t o, accogl i e l 'eredi t à, ”Il
Baret t i ” .
Id eatore di questa rivista è un gi ovane intellettuale, Piero
Gobetti che ha in precedenz a fondato le riviste ”Energie nuove”
(1918) e ”Rivoluz ione Li berale” (1922), impegnate sul piano
p o l i t i co e m i rant i ad u n a s o l u z i o n e l i b eral e d ei p ro b l em i d el l a
s o ci et à i t al i an a. ”Il Baret t i ” 76, al contrario, è una rivista letteraria,
alla quale si affida "un compito di rottura e di opposiz ione in sede
s t ret t am en t e cu l t u ral e e l et t erari a" 77, che deve operare sul piano
della cultura militante, affrontando gli stessi temi che
”R i v o l u z i o n e Li b eral e” h a t rat t at o s u l p i an o p o l i t i co , m a agen d o
at t rav ers o l a p o l em i ca cu l t u ral e. G o b et t i h a i n p ro get t o q u es t a
rivista gi à da molto tempo, ma la realiz z a in un periodo cruciale
p er l a s t o ri a i t al i an a, t ra i l d el i t t o M at t eo t t i e i l d i s co rs o d i
Mussolini alle Camere, proprio quando il regime fascista mostra
l a s u a d eb o l ez z a, e s em b ra p i ù s em p l i ce al l argare i l fro n t e
d e l l 'o p p o s i z i o n e . S u l l 'o n d a t a d i s d e gn o s e gui t a a l d e l i t t o
Matteotti, Gobetti adotta la tattica di affrontare il nemico ancora
s c o s s o c o i n v o l gen d o gl i i n t e l l e t u a l i n e l f r o n t e m i l i t a n t e ,
incanalando le loro energi e e il loro prestigio in un'operaz i one
chi aram en t e ant i fas ci s t a. La ri v i s t a go b et t i an a s o s t i en e l 'i m p egn o
p o l i t i co e s o ci al e d el l a l et t erat u ra e l 'i m m ed i at a com p rom i s s i o n e
d el l e forz e i n t el l et t u al i e b o rghes i d i fro n t e al p eri col o d el l a fal s a
ri v o l u z i o n e fas ci s t a, l a d i fes a d el l a l et t erat u ra i n s i d i at a d al l a
politica "non per restaurare un'idealistica e rondesca autonomia
dell'arte, ma per attribuire alla letteratura nuove responsabilità
et i ch e e ci v i l i " 78, l a ri cerca d i u n cos t rut t i v o col l egam en t o
all'Europa che possa svecchiare la cultura naz i onale, perché
76
Con il titolo si fa esplicito riferimento a Giuseppe Baretti, fondatore de
ìLa Frusta Letteraria” (1763-1765), del quale Gobetti ammirava e riprendeva
il non-conformismo e l'apertura all'Europa.
77
G . LUTI, F ire n ze c o rp o 8 , c i t . , p a g. 2 2 9 .
78
R. B E R TAC C HINI, L e riv i ste d e l No v e c e n t o , c i t . , p a g. 1 3 2 .
51
riconosce l'assenz a di una omogenea cultura italiana. Da questa
d i s o m o gen ei t à d eri v a u n u l t eri o re i s o l am ent o d el l o s cri t t o re, che
nel frantumarsi della tradiz ione in tante tradiz ioni diverse, non
riesce più ad identificarsi in un passato riconoscibile 79. La coppia
barettiana Europa-provincia significa in realtà la coppia culturap o l i t i ca: i l ri fi u t o d el l a p ro v i n ci a è i l ri fi u t o d i t u t t o i l m o v i m en t o
ideologi co del Novecento italiano, nella complementare duplicità
p o l i t i ca d ei s u o i as p et t i , q u el l o v el l ei t ari o fal l i m en t are e q u el l o
che si va normaliz z ando nella trama organiz z ativa del fascismo.
”Il Baret t i ” p er co m b at t ere i l p ro v i n ci al i s m o d i ffus o i n It al i a
ri feri sce am pi am ent e sul l a l et t erat ura cl assi ca e cont em poranea,
su quel l a francese e russa 80, s u l l e corren t i fi l o s o fi che p i ù
moderne, sul cinema 81, s u l l e art i fi gurat i v e, graz i e al l a
collaboraz ione di personaggi come Eugenio Montale (scoperto
proprio da Gobetti, infatti la sua prima pubblicaz ione poetica,
Accordi apparve nel 1922 su ”Primo Tempo” e i l s u o p ri m o l i b ro,
O s s i d i S e p p i a, fu pubblicato per le ediz ioni Gobetti), Giacomo
79
c fr . L. M ANGONI, Le r iviste d e l '9 0 0 , c it.
80
Alcuni esempi sono il numero doppio dedicato alla cultura Francese (ìIl
Baretti”, II (1925), 6-7, aprile), quello sul teatro tedesco (ìIl Baretti”, II
(1925), 11, luglio) e sulla lirica tedesca (ìIl Baretti”, II (1925), 13,
settembre). Il panorama culturale trattato spazia da Rilke a Cechov, da
Proust a Stefan George, da Gide alla Woolf, da Joyce a Valéry, autori che
verranno ripresi e recensiti anche da ìSolaria”.
81
Questo argomento verrà trattato ampiamente anche da ìSolaria” che
dedicherà al cinema il terzo fascicolo dell'anno II; qui ospiterà contributi di
Debenedetti, Montale, Morra, Alberti, Baldini e molti altri. La maggior
parte é favorevolmente colpita da questa nuova forma d'arte che sembra
avere un diretto contatto con il pubblico; altri, come Montale, avanzano
delle perplessità, considerando il cinema un'arte elitaria, da pochi colta nel
suo
significato
profondo.
Altri
ancora,
come
Pancrazi,
ironizzano
sul
pubblico del cinematografo, costituito da quelli che domandavano a cattivi
scrittori cattive novelle e brutti romanzi.
52
Debenedetti, Umberto Morra, che dopo la chiusura della rivista
confluiscono, insieme ai più gi ovani Ferrero, Vittorini, Gadda,
Natoli, in ”Solaria”, e qui possono portare avanti il discorso sulla
cu l t u ra e s u l l a l et t erat u ra euro p ea. L'euro p ei s m o b aret t i an o è
s t ret t am en t e l egat o al l a co n cez i o n e go b et t i an a d i i l l u m i n i s m o gi à
presente nel comunicato stampa in cui si annuncia la prossima
pubblicaz ione del nuovo foglio. Qui si legge:
”Il Baretti” di fronte al provincialismo e alla retorica dilaganti intraprenderà una vera
battaglia di illuminismo e di stile europeo. Cos” tornare alle tradizioni e continuare i valori
più intangibili della nostra letteratura e della nostra cultura, vorrà anche dire metterci in
grado di intendere le manifestazioni più moderne di tutte le letterature e di farle nostre con
serenità e oggettività, senza lo stupore dei provinciali.
Questi concetti vengono r iba diti in modo più c r itic o ne l
corsivo di apertura dove si analiz z a la situaz ione della letteratura
co n t em p o ran ea. G o b et t i o s s erva che l a gen eraz i o n e p recedent e,
dopo la sconfitta del positivismo cerca la salvez z a nel ripristino
d egl i ant i ch i v al o ri , n ei p ro gram m i d i res t auraz i o n e n eo cl as s i ca e
n el l e fo rm u l az i o n i s p i ri t u al i s t i ch e, m a
tutte quelle formule erano espedienti personali; classicismo senza classici, misticismo
senza rinuncie, conversioni crepuscolari. Era naturale che gli uomini che nel relativismo
avevano cercata l'epica del provvisorio venissero cos” a perdere nelle crisi individuali il
senso dei valori più semplici di civiltà e illuminismo e rinunciassero anche alla difesa della
letteratura insidiata e minacciata dalla politica
lasciando che diventasse strumento della politica. ”Il Baretti”,
quindi, si propone di salvare "l a dignità prima che la genialità,
per ristabilire un tono decoroso [ ...] ; fissare degli ostacoli agli
improvvisatori, costruire delle difese per la nostra letteratura
rimasta troppo tempo preda apparecchiata ai più immodesti e abili
c o n q u i s t a t o r i " 82 e ricercare uno stile europeo. L'Europa, che nella
prospettiva gobettiana è la sede dell'economia e della democraz ia
82
P . G OB E TTI, I l l uminismo , i n ì I l B a r e t t i ” , I ( 1 9 2 4 ) , 1 .
53
neo liberale, è l'oriz z onte verso cui punta l'intellettuale
b a rettiano, in quanto se de e splic ita de ll'illuminismo, c ioè de lla
civiltà e di tutto quanto si oppone al fascismo.
Senz a l'esperienz a della rivista gobettiana non si
spiegherebbe la nascita di ”Solaria” che, pur mantenendo la
necessità del collegamento europeo e l'urgenz a del rinnovamento
n eces s ari o al l a cul t u ra n az i o n al e, p erde l 'affl at o ci v i l e b aret t i an o .
”Il Baretti”, nonostante questa affinità, accoglie in modo molto
brutale la nascita della rivista fiorentina, pubblicando un articolo
che l a defi ni sce cos”:
Raccolta cortese, tuttochè fiorentina, di prosette rondesche. La fa un "gruppo". "Senza un
programma preciso". Dice l'annunzio: "Ci siamo avvistati nei caffè". "Per noi Dostoyewski
è un grande scrittore". E scrivono cos” Dostoyewski come Ojetti, non sapendo di g aspirati
e di g gutturali, scrive Sollohub. Si dice che a Firenze i diretti non passino: ”Solaria” vi
porta ora ”La Ronda”. Proteste di Ferrieri: ”La Ronda” sono io. E quei di ”Solaria”, duri:
"la lentezza con cui Vincenzo Cardarelli rivela a sé e agli altri le proprie opere ha qualcosa
di necessario e di fatale". Sotto Bragaglia! 83
In effetti ”Solaria” sembra prendere l'avvio proprio da dove
si è fermata ”La Ronda” quattro anni prima, e dedica proprio a
C ard arel l i u n a p agi n a cri t i ca.
”Solaria” mostra di essere consapevole di questa duplice
eredi t à fi n d al p ri m o n u m ero ; è s u ffi ci ent e l eggere l 'art i co l o
i n t ro d u t t i v o s t i l at o d a C arocci :
”Solaria” nasce senza un preciso programma e con qualche spiacevole eredità. Forse l'una e
l'altra cosa debbono considerarsi di buon augurio in un momento sazio e invero poco
nostalgico di rivoluzioni, mentre anche la legittima aspirazione a un'originale fisionomia nel
campo della cultura si assoggetta, più che volentieri, alle inevitabili leggi naturali [...] Non
siamo idolatri di stilismi e purismi esagerati e se tra noi qualcuno sacrifica il bel ritmo di
una frase e magari la proprietà del linguaggio nel tentativo di dar fiato ad un'arte
singolarmente drammatica e umana gli perdoniamo in anticipo con passione. Per noi,
83
ìIl Baretti”, III (1926), 5, maggio.
54
insomma, Dostojevskij è un grande scrittore. Ma non perdoneremo nemmeno ai fraterni
ospiti le licenze che non sieno pienamente giustificate e in questo ci sentiamo rondeschi84.
Nella indicaz ione di un valore europeo articolato in un'arte
drammatica e umana, con riferimento a Dostoevskij si possono
ritrovare
le
linee
del
moralismo
barettiano,
mentre
nell'affermaz ione dell'aboliz ione di ogni licenz a possiamo
ritovare il rigo re critico rondesco e un'assicuraz i one di fedeltà
alla lez i one grammaticale della ”Ronda”, "anche se affiorano i
p ri m i s i n t o m i d i i n s o fferen z a n ei co n fro n t i d el l a p ro s a d 'art e
avvertita come eserciz i o di lingua non abbastanz a impegnato sul
p i a n o d ei contenuti" 85. Le r i v o l u z i o n i d i c u i n o n s i h a n o s t a l gi a
sono quelle dei vociani e dei futuristi d'anteguerra, ma anche
quelle che stanno sorgendo in seno alla cultura fascista,
s o t t o l i n ea ch e o gn i
s t rap aes ana e s t raci t t ad i n a. Bri o s i 86
volontarismo di impegno è bandito a vantaggi o di uno sforz o di
es s ere, s en z a p regi u d i z i e s en z a p ro gram m i , u o m i n i d el p ro p ri o
tempo, disponibili a sperimentare il nuovo su un fondo di
sicurez z a costituito dalla tradiz ione in cui affonda le proprie
radi ci .
Carocci, nell'introduz ione all'A n t o l o g i a d i S o l a r i a d i E n z o
Siciliano, ribadisce il fatto che non è possibile valutare la sua
rivista come l'espressione di un atteggi amento organico e
coerent e, perché ”S ol ari a”
ondeggiò tra richiami diversi e talora contrastanti, si soffermò di volta in volta ad elaborare
certi suoi temi a preferenza di altri. Essa non rappresentò una presa di posizione completa e
84
85
ìSolaria”, I (1926), 1, pag. 3-4.
G. LANGELLA, Il ro manzo a una svolta, in AA.VV., Da i S o la ria n i a g li
ermetici. Studi sulla letteratura
degli anni Venti e Trenta, a cura di F.
M ATTE SINI, M ila no , V ita e p e nsie r o , 1 9 8 9 , p a g. 1 9 1 .
86
S . B R IOSI, Il p ro b lema d e lla lettera tu ra in ìS o la ria ” , T o r i no , M ur si a ,
1976.
55
coerente di fronte all'ambiente, alla cultura, agli eventi storici entro i quali si trovò a
operare: fu essa l'espressione di una piccola 'polis' letteraria una società in nuce con tutte le
sue contraddizioni interne, i suoi dubbi, le sue esitazioni, col prevalere di volta in volta di
istanze contrastanti. D'altronde il titolo stesso della rivista volle indicare che essa era una
città (una città di utopia, evidentemente) non una scuola di pensiero. Questa fu ad un tempo
la sua debolezza e la sua forza87.
Per quanto rigu arda il significato del nome ”Solaria” è bene
ci t are anche l a t est i m oni anz a di Bonavent ura Tecchi , i l qual e
ricorda che quando Raffaello Franchi lo contattò per fondare la
r i v i s t a , s p i e gan d o i l t i t o l o gl i d i s s e : "S i gn i f i c a i l n o m e d i u n a
ci t t à i d eal e, che n o i i n v en t i am o , S o l e e A ri a, p ro b ab i l m en t e, e
i n s i em e u n che d i s o l i t ari o " 88. Queste due componenti eteree, che
singolarmente si oppongono alla coppia materiale del mondo
terracqueo, vanno poi intese come atmosfera intellettuale: "C hi ha
l 'ab i t u d i n e d i s fo gl i are l e ri v i s t e l et t erari a i t al i an e an co ra
l e ggi b i l i s c o r ger à t r a n o i p i ù d i u n v i s o n o n i gn o t o , gi u s t a p p u n t o
perché vogliamo vivere in un'aria di libertà e di consuetudini gi à
p ro v at e. M a p res t o i n q u es t a l u ce che a m o l t i p arrà s u b i t o
familiare, vorremmo farci riconoscere come gruppo" 89.
Già da queste due brevi citaz i oni appare evidente che
”Solaria” non pretende di attuare un programma di opposiz ione
politica al regime e neppure un'attività di opposiz ione sul piano
i d eol ogi co, m a accet t a l 'i s ol am ent o i n cui l a l et t erat ura uffi ci al e
la relega e si limita ad "una funz ione di obbiettore di coscienz a" 90
nei confronti delle pretese naz i onalistiche e autarchiche della
cultura di regime. ”Solaria” si propone come "il miglior punto di
87
E . SIC ILIANO, o p . c it. , p a g. 9 .
88
B . T E C C HI, V e n t ' a n n i d i ì S o l a ri a ”, i n ì Ri so r gi me nt o
marzo.
89
ìSolaria”, I, (1926) 1, pag. 3-4.
90
E . SIC ILIANO, o p . c it. , p a g. 1 0 .
liberale”, (1946), 3
56
ritrovo della nuova letteratura italiana" 91, cui possano chiedere
asilo quanti intendavano trovare un riparo dal quartiere
mussoliniano, un clima respirabile e nuove leggi . Cos”, in pieno
t em p o d i m o n arch i a e d i d i t t at u ra, corre t ra i s o l ari ani , p er
indicare il mondo che si sono prescelto, la formula di "repubblica
delle lettere", espressione che indica l'esistenz a di "un universo
p o p o l a to dagli uomini di cu ltur a e da lla gra vita z i one de l tutto
indipendente" 92. G i an carl o V i gorel l i , i n u n art i co l o ap p ars o s u
”L'Europa Letteraria”, afferma che la rivista "non solo non fu
fas ci s t a, m a a l eggerne i t es t i fu an t i ci p at am en t e an t i fas ci s t a, e
non a caso puntò le sue scelte letterarie e morali su Svevo, Saba,
M o n t al e, v i es o rd ” C arl o E m i l i o G ad d a, E l i o V i t t o ri n i , A rt u ro
Lo ri a" 93; ”S ol ari a” accogl i e l a m i s ura ret ri va del l a pura l et t erat ura
come unico strumento d'az ione e con questo pone in atto un
semplice schema difensivo che presuppone l'accettaz i one della
p ro p ri a
m argi n al i t à.
La
ri v i s t a
fi o rent i n a
d i fen d e
"l a
configuraz ione europea della nostra letteratura, la impone come
u n a real t à ch e ras en t a i l m i t o e l 'u t o p i a, s en z a real i z z are l a
co p ro m i s s i o n e
ci v i l e
al l a
q u al e
aveva
m i rat o
l 'az i o n e
94
go b et t i an a" . La b arri era l et t erari a che i s o l ari ani s i s o n o
innalz ati si incrina definitivamente quando il fascismo gi unge ad
un' afferm az i one sovranaz i onal e ed offre una sua real t à i m peri al e.
”S olaria” non coincide mai con il fascismo, ma, accettando una
situaz ione che sembra protrarsi per anni, cerca di mantenere
i n t at t a l 'au t en t i ca s u p eri o ri t à d el l 'i n t el l i genz a b o rghes e, l 'eredi t à
lasciata dall'attivismo barettiano e dall'attendismo rondiano.
91
ìSolaria” IV (1929), 11.
92
G. LANGELLA, Il seco lo d elle riviste, cit., pag. 93.
93
G.
V IGOR E LLI,
Le
riviste
letterarie
europee
nell'attuale
culturale e editoriale, in ìL'Europa Letteraria”, VI (1965), 35.
94
G . LUTI, F ire n ze c o rp o 8 , c i t . , p g. 2 3 7 .
situazione
CAPITOLO II
I L C O N C E T T O D E L L ' E U R O PA S O L A R I A N A E L E S U E
I MPL I CAZI O NI CO N L ' E VO L UZI O NE DE L L A FO RMA
ROMANZO
L'eu ro p ei s m o s o l ari an o è s o p rat t u t t o ri v o l t o v ers o i fat t i
l et t erari p ro v en i ent i d al l a Franci a, v ers o l a q u al e s i i n t en d e
cos ci en t em ent e co n s erv are q u el s al d o l egam e che fi n d al l 'i n i z i o
del secolo ha caratteriz z ato il nostro mondo artistico e letterario,
e, come in parte abbiamo gi à osservato, riprende e modifica il
co n cet t o b aret t i an o d i E u ro p a.
Nell'ambito solariano il rapporto con la letteratura europea,
e soprattutto con quella francese, è strettamente connesso alla
polemica ed all'evoluz ione del romanz o italiano, quindi si è
deciso di suddividere il capitolo in cinque parti. La prima parte
ri guard a i l co n cet t o d i euro p ei s m o p res ent e n egl i s cri t t i s o l ari ani ,
la seconda il fascino esercitato da Parigi e dalla Francia. Una
t erz a p art e co n cern e l a n as ci t a d el l a p o l em i ca s u l rom an z o e l a
trasformaz ione della forma-romanz o, e la quarta considera i
maggi ori narratori solariani, rapportando la loro esperienz a
all'influsso francese e all'evoluz ione della forma romanz o. La
quinta parte è dedicata al caso Svevo, alla rivalutaz i one effettuata
dai collaboratori di ”Solaria” in chiave europea.
2.1 Il concetto d'Europa
L'Europa solariana é il prodotto di una "t rasposiz ione in
t erm i n i m i t i ci e l et t erari d el l a d i m en s i o n e ci v i l e d el l 'E u ro p a
b aret t i an a" 95, infatti quell'Europa che per il gruppo torinese ha
rappresentato un concreto punto di riferimento ideologi co come
depositaria della civiltà, si sta trasformando rapidamente in un
m i t o l et t erari o . L'E u ro p a, co m e fa n o t are U m b ert o M o rra, i n t es a
n at u ral i s t i cam en t e d agl i U ral i al l 'Irl an d a
95
G . LUTI, La lettera tu ra n e l Ven ten n io fa scista , c i t . , p a g. 8 7 .
58
non dà senso; allora, mancando l'unità e l'essere stesso a quel
concetto,
se
ne
sostituisce
un
altro,
utopico,
che
può
essere
rappresentato dall'inventata lingua comune, o da forme di convivenza
astratte, leghe e unioni tentate o bandite ma senza costrutto. Ma nel
buono del vagheggiare, ci si accorge che l'Europa esiste nella mente
degli uomini, che molti degli statisti l'hanno sperimentata come realtà
e come aspirazione, che frasi dell'uso comune ne rispecchiano l'entità,
che a contrasto con il diverso e l'opposto il mondo europeo è un che a
96
cui tutti tengon fede, almeno in certi casi e momenti .
I solariani non tengono nel gi usto conto la realtà europea e
sembrano ignorare ogni aspetto di convergenz a tra Europa e
fascismo, e talvolta il platonismo europeistico della rivista
conduce a delle deformaz ioni per cui si intuisce come europeo ciò
che in realtà non é. Giorgi o Luti fa l'esempio della valutaz i one del
"gi d i s m o " 97 e d el l a s u a i n t erp ret az i o n e am b i gu a. L'at t en z i o n e
s o l ari ana s i ri feri s ce, i n fat t i , s i a agl i as p et t i p i ù evi d ent i d el
cam m i no europeo t ra Ot t o e Novecent o (l a poesi a da Verl ai ne a
Rimbaud, da Baudelaire a Mallarmé e a Valéry, il lavoro
p ro u s t i an o ) s i a al m o ral i s m o gi d i an o e al l a rot t u ra i d eol o gi ca d el
cl i m a cu l t u ral e. L'i n t erp ret az i o n e d i G i d e fat t a d a G i ans i ro Ferrat a
sposta l'attenz ione dal piano puramente letterario a quello della
real t à at t ual e ed ai ut a i sol ari ani ad usci re dal l a l oro "adol escenz a
forz osa" 98. Quest a cresci t a, quest a presa di cosci enz a, si col l oca
negli anni Trenta, quando ormai é imminente la rottura del gruppo
fondatore e siamo in quella che Luti definisce la "t erz a fase"
(1933-34) in cui si rinnova l'impegno ideologi co in sede
96
U. MORRA, Benedetto Croce, Storia d'Europa nel secolo XX, in ìSolaria”
VII (1932), 4, pag. 55.
97
98
G . LUTI, La lettera tu ra n e l Ven ten n io fa scista , c i t . p a g. 9 9 -1 0 1 .
G. FERRATA, ìSolaria”, ìLetteratura” e ìCampo di Marte”, in L'Otto-
Novecento, Firenze, Sansoni, 1957.
59
filosofico-moralistica con richiami assidui alla realtà del nuovo
tempo storico. In questo biennio si assiste all'ulteriore
consolidamento del potere del regime, all'inasprimento dei
co n t rol l i e d el l av o ro d el l a cens u ra, graz i e al l a creaz i o n e d el
Sottosegretario per la stampa e la Propaganda (1934), elevato a
Ministero l'anno seguente e successivamente denominato
Ministero per la Cultura Popolare. Siamo ormai gi unti nel periodo
d i t o t al e as s o gget t am en t o d el l 'at t i v i t à gi o rn al i s t i ca al l e d i ret t i v e
dall'alto, oramai non si può più accettare l'esistenz a di una rivista
come ”Solaria” che verrà sequestrata nel 1934 perché gli scritti
"d al t i t o l o L e f i g l i e d el g en er a l e , di Enri co Terraci ni e Il
g a r o f a n o r o s s o , d i E l i o V i t t o ri n i , p er es p res s i o n i l i cenz i o s e
riportate in varie pagi ne, e per il loro contenuto in genere sono
contrari alla morale e al buon costume" 99. D al l e l et t ere d i C arocci
a Ferrero, a Loria e agli altri solariani emerge in modo chiaro il
d i s i n t eres s e e i l d i s faci m en t o che al eggi a t ra gl i i n t el l et t u al i ,
l'unico che sembra salvarsi è il "grande vecchio" 100, Benedetto
C ro ce, che crede i n u n a v eri t à p er l a q u al e h a s p es o t u t t a l a s u a
v i t a.
A l d i l à d el s eq u es t ro , C arocci s t es s o s en t e l 'i n u t i l i t à d i u n a
rivista come ”Solaria”, egli medita una nuova rivista di idee che
facci a "opera di cost um e l et t erari o" 101 ed aus p i ca l a n as ci t a d i u n
ro m an z o d i ch i aro s ap o re n eo real i s t i co , i n cen t rat o s u l l a cri t i ca
soci al e, m oral e e ant i borghese. La rot t ura t ra C arocci e Bonsant i è
dovuta soprattutto al fatto che quest'u ltimo ritiene la posiz ione di
C arocci un com prom esso i deol ogi co nel l 'accet t are una qual s i asi
d i s cu s s i o n e col fas ci s m o . C arocci , d 'al t ra p art e, i n t u i s ce che i l
fascismo viene sempre più ponendosi come realtà concreta
nell'Europa moderna e che può durare chissà quanti anni. Da ciò
99
100
Decreto del sequestro di ìSolaria”, ìSolaria” IX (1934), 3.
G. MANACORDA, Momenti della letteratura
italiana degli anni trenta,
Foggia, Ediz. Bastogi, 1981, pag. 123.
101
G. MANACORDA, Lettere a ìSolaria”, cit., pag. 427.
60
deriva il tentativo di uscire dalla chiusura letteraria prendendo
coscienz a della realtà, anz i mettendosi in contatto con essa; per
Bonsant i , i nvece, se l 'et à i m peri al e ha t ol t o l a l i bert à, l a si deve
riconquistare in sede letteraria. E' su tali questioni che si opera il
di st acco t ra C arocci e Bonsant i , che port a al l a creaz i one di
”Riforma letteraria” (1936-1939) e ”Letteratura”.
P er quant o ri guarda l a pri m a ri vi st a a C arocci si affi anca
Giacomo Ca'Zorz i , meglio conosciuto, nell'ambiente letterario,
com e Gi acom o Novent a, che si è gi à m esso i n l uce sul l e pagi ne di
”Solaria” dove ha pubblicato Principi di una scienza nuova,
articolo nel quale polemiz z a con Croce e Gentile e attacca la
trilogi a dei poeti protagonisti di ”Solaria”, Montale, Saba e
Ungaretti. I tre poeti praticano, a parere di Noventa, una poesia
el i t ari a che d ev e es s ere ri fi u t at a. E gl i s o t t o l i n ea com e q u es t o t ri o
sia caratteriz z ato da un europeismo snobistico, in quanto
a nessuno di loro viene in mente che si possa girare il mondo per
imparare l'italiano per accrescere la nostra tradizione per crearsi una
lingua e uno stile [...]. Tornano colla loro piccola Europa e col loro
piccolo infinito in tasca dicendo " vedete! gli altri sono come noi:
tutti sono nati ieri nel mondo. Consoliamoci" . E parlano spesso di
artisti di romanzieri di poeti e di filosofi ma poco alla volta [...].
Mettono
i
loro
problemini
stranieri
accanto
ai
loro
problemini
italiani: ma gli uni non devono toccare gli altri: la loro Italia e la
loro
Europa
potrebbero
problemini un po' più gravi
diventare
102
un
po'
più
grandi
e
i
loro
.
Questa posiz ione di Noventa è in disaccordo con la
precedent e i m post az i one di ”S ol ari a”, che pri vi l egi ava l a
d i s cu s s i o n e t ecn i co -l et t erari a a q u el l a i d eol o gi ca, e carat t eri z z a
anche ”Riforma letteraria” dove si cerca di attuare il principio per
cui ogni artista non deve temere la realtà, anz i più questa è
difficile più la deve affrontare. In quest'ottica si capisce anche
l'apertura al fascismo seppure Noventa non si possa definire
102
G. NOVENTA, Principio di una scienza nuova, ìSolaria” (1934), IX, 4.
61
fas ci s t a; egl i anz i , cri t i ca i l regi m e, s i a p u re n el l i n guaggi o
cifrato degli schiavi, decretandone il tramonto, perché, con il
raggi ungimento della grandez z a conseguito in Etiopia, il regime
ha perso "quella componente romantica che ne indicava soltanto
l'aspiraz i one, cessava d'essere l'apologia della forz a astratta o
della violenz a [ ...] rinunciando a quella dottrina dei miti che lo
aveva fi no al l o ra carat t eri z z at o" 103. Mentre Carocci-Noventa,
s o p rat t u t t o i n s egui t o d el l 'i m p res a afri cana che s egna l 'av v en t o
dell'impero, cercano di avvicinare il mondo degli intellettuali a
q u el l o d el l a real t à p erch é o rm ai s em b ra i n at t u abi l e u n a
"repubblica
delle
lettere",
Bonsanti,
al
contrario,
con
”Letteratura” si propone di accentrare ”il prodotto più tipico,
scelto sopra una tastiera assai vasta, che poteva comprendere,
oltre al nucleo dei solariani, anche i disoccupati di "Frontespiz i o"
e di ri vi st e com e "P egaso" e com e "P an"” 104. E gl i s i p r o p o n e d i
ri l an ci are, i n u n can t u cci o p o co v i gi l at o d al regi m e, i l s o d al i z i o
letterario dell'ultima ”Solaria” e si offre come scialuppa di
s al v at aggi o p er q u egl i o n es t i u o m i n i d i l et t ere ri m as t i d i s o ccu p at i
e senz a sede dopo che il ciclone mortifero ha fatto chiudere, una
dopo l'altra, le loro riviste. A differenz a di ”Solaria”,
”Letteratura” abbandona ogni dialettica con la civiltà sociale nella
difesa ad oltranz a della letteratura; da ciò deriva uno stile
particolare, caratteriz z ato dalle pubblicaz ioni a puntate sia dei
racco n t i s i a d egl i art i co l i i m p egn at i . Il ri s u l t at o è q u el l o d i u n a
cultura offerta a piccoli dosi, che deve dare il senso di una lettura
piacevole, piuttosto che di un momento di apprendimento
culturale. La predilez i one per gli autori contemporanei e per una
letteratura fatta per essere letta da un gruppo ristretto di
intellettuali rimane viva fino alla vigilia della seconda guerra
mondiale, quando si fa strada l'interesse per il nostro passato a
p art i re d al l e o ri gi n i d el l a n o s t ra l et t erat u ra; ci ò s egna i l p as s aggi o
103
G. LANGELLA, Il seco lo d elle riviste, cit., pag. 141.
104
A. B ONSANTI, V e n t' a n n i d i ìLe tte ra tu ra ”, c i t a t o i n G . LANGE LLA, I l se c o l o
delle riviste, cit., pag. 115.
62
d a u n 'o p eraz i o n e cul t u ral e m i l i t an t e ad u n a d i s t am p o q u as i
accadem i co.
Le fasi precedenti sono incentrate sulla letteratura, l'una
(1926-1928) legata ancora all'eredità rondiana e all'impegno
moralistico di impronta barettiana, l'altra (1929-1933) impegnata
a recuperare e di vul gare l a l et t erat ura francese cont em poranea, l a
cul t u ra e l 'art e europea ed ex t raeuropea 105.
Per quanto riguarda la prima fase è da sottolineare la
dipendenz a dalla prosa di stile rondiano, per la prevalenz a nella
rivista di racconti brevi incentrati su un singolo personaggi o o su
una vicenda tratta dai ricordi dell'infanz ia e della gi ovinez z a (è il
caso di Carocci). ”Solaria”, trovandosi alle spalle l'esperienz a di
frammentismo e di prosa d'arte, le proposte vociane, che tendono
all'astratto, e quelle rondesche, che si soffermano sui problemi di
stile, propone una visione gl obale del romanz o, un ritorno alla
dimensione umana, una sintesi tra un ritorno al valore del
rom anz o t radi z i onal e da Verga, Fogaz z aro e Ni evo e l e ri cerche
recentemente tentate. Ma qui siamo gi a nella seconda fase che
iniz ia con la collaboraz ione di nuovi elementi gi ovani del
p an o ram a l et t erari o , com e V i t t o ri n i e Ferrat a, q u es t 'ul t i m o
i m p egn at o
n el l a
d i v u l gaz i o n e
d el l a
l et t erat u ra
fran ces e
contemporanea. In questa fase assistiamo al recupero di Svevo e
Toz z i , che non appare più forz ato, ma sembra un'operaz i one
l o gi ca, al co n s o l i d am en t o d i al cu n e s t rut t u re gen eral i com e l a
l et t erat ura che t orna ad essere l a base i deal e di un di scorso
p rat i co , l et t erat u ra i n t es a com e aggan ci o real e al l a v i t a euro p ea e
come gi ustificaz ione di ogni indagi ne nel tessuto storico.
Lasciamo da parte questa scansione cronologica e torniamo
al tema dell'europeismo. Leo Ferrero, nel famoso articolo Perché
l ' I t a l i a a b b i a u n a l e t t e r a t u r a e u r o p e a , esordi sce con
un'affermaz ione preoccupante "La letteratura italiana
ha
rinunz iato all'Europa; si è cinta, nel suo stesso continente, di un
largo silenz io" e prosegue in modo ancor più pessimistico,
a c c u sa n do gli intellettuali di e sse r si r inc hiusi ne lle lor o sple ndide
105
G . LUTI, La lettera tu ra n e l Ven ten n io fa scista , c i t.
63
città, nei loro caffè, e non aver partecipato agli eventi che hanno
t u rbat o l 'E u ro p a n egl i u l t i m i an n i . E gl i , v al e l a p en a d i ci t arl o ,
afferm a che:
Non siamo più europei, perché non siamo più italiani. Si chiama infatti letteratura europea e qui ci occupiamo soprattutto della romanzesca, e escludiamo la lirica - quella che dipinge
il proprio paese, sottintendendo gli altri. Lo scrittore europeo non deve dunque esiliarsi per
amore del forestiero, ma per acquistare, conoscendo il mondo, quello sottinteso. Ogni
giudizio è frutto di un paragone; e in ogni libro che dipinga grandiosamente l'Italia si deve
avere il presentimento del mondo". Ferrero polemizza con quegli intellettuali che si sono
chiusi in "torri d'avorio" e non si lasciano turbare dagli eventi del mondo. Questa è una
grave mancanza per molti letterati italiani che non sono più europei proprio perché "non
hanno la chiave della vita, non solo europea, ma universale, che è il sentimento morale.
Interessarsi al mondo vuol dire soprattutto, patirne106.
Il sentimento morale non è l'unica caratteristica che deve
avere una l et t erat ura per essere europea, deve esser present e anche
il senso della tradiz ione, infatti i letterati ogni volta che scrivono
un libro non devono pretendere di inaugu rare un nuovo genere
letterario, ma devono rinnovare le grandi tradiz ioni. Europa vuol
dire, dunque, prima ancor che modelli artistici e letterari, una
co rren t e che s p az z i v i a i l t ed i o d i u n am b i en t e as fi t t i co , ch e
spez z i le barriere delle fame domestiche e sappia portare i
fermenti che pullulano all'esterno, e, al contrario, restituire
n el l 'al v eo d el l a cul t u ra euro p ea l a n o s t ra t radi z i o n e. Q u es t o
europeismo prospettato da Ferrero, ex-barettiano, non è seguito da
m o l t i s o l ari ani , che ad o t t an o u n euro p ei s m o al l 'i n cro ci o t ra u n
bisogno analitico e spregi udicato di "s tudio e approfondimento
delle personalità" e l'intima, piena, abbandonata adesione al
"t ravaglio dell'epoca" 107.
106
L. FERRERO, Perché l'Italia abbia una letteratura europea, ìSolaria” III
(1928), 1, pag. 32-33.
107
A.
CONSIGLIO,
Europeismo,
ermetici, cit., pag. 231.
citato
in
AA.VV.,
Dai
Solariani
agli
64
Per Alberto Consiglio, l'europeismo è qualche cosa di
diverso. Nel suo Europeismo , recensi t o da Gi ansi ro Ferrat a 108,
egli analiz z a la crisi del mondo contemporaneo, imputandola alla
p erd i t a d el l o "s l an ci o al l 'az z u rro" v i v o n el l 'O t t o cen t o . E gl i
i n d i v i d ua nella violenz a di que sto sla nc io l'iniz io de lla c a duta , e
q u i n d i t en t a d i d el i n eare u n a guerra d el l a Fed e. Q u es t 'u l t i m a v i ene
i d en t i fi cat a co n i l M i s t i ci s m o , che v i ene u gu agl i at o a s u a v o l t a al
Romanticismo. Partendo dall'equaz i one "M isticismo eguale
R o m an t i ci s m o " s i cap i s ce com e, n el l 'o t t i ca d i C o n s i gl i o ,
l 'O t t o c e n t o s i s v i l u p p i s o t t o i l s e gn o d e l m i s t i c i s m o , e d i l
Novecento corrisponda al ripegarsi dell'intelligenz a e dell'umanità
su se stessa. C onsiglio, esamina ndo l'ope r a di Gide , di Rilke , di
Proust e di Valéry, mostra quanto egli parteggi per il modo attivo
di soffri re l a cri s i m i s t i ca, ed i l suo am or di pat ri a l o port a ad
es am i n are, com p i aci u t o , i co n t ri b u t i i t al i an i al l 'es p res s i o n e d el l a
c r i s i m i s t i c a . C o n s i gl i o , q u i n d i , i n t e r p r e t a l 'e u r o p e i s m o n o n d a l
punto di vista della letteratura, ma dal punto di vista della crisi,
ed afferm a che:
se qualche cosa accomuna i popoli di questo continente, se qualche cosa può veramente
chiamarsi europeismo, questa è il comune smarrimento spirituale, la comune crisi che non
è diplomatica, economica, politica, ma di ideologie, di coscienze e in qualche zona persino
di cuore109
e continua dicendo che "l o spirito dell'Europa contemporanea è
d i v e n u t o l a gen e r a l i z z az i o n e d e l l o s p i r i t o d i D o s t o e v s k i j , i l
m o rb o s o e s i n go l are i rraz i o n al i s m o d el l o s cri t t o re rus s o s 'è fat t o
108
G. FERRATA, A. Consiglio, Europeismo, in ìSolaria” V (1930), 1.
Purtroppo,
per
problemi
di
ordine
tecnico,
non
ho
potuto
consultare
direttamente il testo originale di A. Consiglio, posseduto, in copia unica,
dalla Biblioteca centrale di Palermo, quindi mi sono basata sulla recensione
di Ferrata e sulle numerose citazioni contenute in G. LANGELLA, Il ro manzo
a una svolta, cit.
109
G. FERRATA, A. Consiglio, Europeismo, cit.
65
stato d'animo generale" 110. S em pre Ferrat a fa l a recensi one a
S cr i t t o r i d ' E u r o p a 111 d i G i o v an Bat t i s t a A n gi o l et t i , n el l a q u al e
sostiene che per l'unità d'Europa ha fatto molto di più Valéry
Larbaud che non tutte le conferenz e gi nevrine, quindi, per
gi ungere all'unione Europea, sono molto più efficaci i capolavori
letterari e gli scrittori che li producono che i progetti politici.
L'E u ro p a i d eal e p er A n gi o l et t i s areb b e al l 'i n s egn a d el l a Bo v ary,
i n fat t i , com e s o t t o l i n ea Ferrat a, fra t u t t i gl i s cri t t o ri s t ran i eri egl i
p ri v i l egi a Fl au b ert . L'eu ro p ei s m o d i A n gi o l et t i è i l ri s u l t at o "di
uno stato d'animo realmente spontaneo" ed è affascinante perché,
nonostante tratti un tema europeo, la sua forma "è servita dallo
s t i l e, cro ci an am en t e l i m p i d o e s co rrev o l e. E ' b en i t al i an o q u es t o
l i b ro" 112. Altrettanto non si può dire di Bacchelli, scrittore amato
d a A l b ert o C o n s i gl i o , p er l a s u a s en s i b i l i t à acut a e l a ri cerca d el l a
realtà smarrita, gi unte a noi dalla Francia, che "s viluppa la
t rad i z i o n e i n u n b en d efi n i t o am b i ent e i t al i an o " 113. Bacchelli,
sottolinea il Consiglio, nonostante abbia viaggi ato, e sia a
conoscenz a dell'uso dell'analisi psicologica, non potrebbe
gi u n gere a d ei ri s u l t at i art i s t i ci p erch é
è un italiano integrale e, come tale, bada al processo evolutivo, per non dire degenerativo,
della sensibilità moderna. In Bacchelli vive lo spirito scettico e sperimentale del nostro
Rinascimento, non il vertiginoso intuizionismo del Romanticismo. E per questo, se egli
110
G. LANGELLA, Il ro manzo a una svolta , cit., pag. 225.
111
G. FERRATA, G. B. Angioletti, Scrittori d'Europa, in ìSolaria” III (1928),
12.
112
ivi, pag 54.
113
A. CONSIGLIO, B o na ve ntur a T e c c hi , I l v e n t o t r a l e c a s e , i n ì S o la r i a ” I I I
(1928), 12, pag. 46.
66
deve formare un pensiero, se deve esprimerlo in funzione di romanzo, non può sperare che
sulla somma bene e logicamente organizzata di quei risultati114.
I mediatori principali tra ”Solaria” e l'Europa sono Arturo
Loria (che, nel 1934 durante un suo soggi orno negli Stati Uniti,
ritenne non opportuno e poco conveniente per la rivista un numero
americano proprio quando si stava diffondendo il mito
dell'America) Leo Ferrero, Nino Frank, promotore del numero
solariano interamente dedicato a Svevo con un preciso schema di
collaboraz ioni italiane e straniere, non soltanto francesi.
Esaminando l' indice della rivista si può chiaramente vedere come
i l l o ro i n t eres s e p er l e cos e fu o ri d 'It al i a ri guard i l a Franci a e s i
limiti ad alcuni aspetti, che escludono, ad esempio, il dadaismo e
i l su r r e alism o. A ltri collabo r a tor i sono Consiglio e Ca pa sso, i
q u al i s i o ccu p an o s o p rat t u t t o d el l a l et t erat u ra fran ces e.
"Traduttori e studiosi di Valéry anche sulle pagi ne di Solaria,
l'uno, Consiglio, si adopera, nel gennaio 1928, per segnalare alla
rivista J acques Maritain, l'altro si esercita in una lunga serie di
recensioni in area francese da Giono a P aulhan, da Mauriac a
Gide, da Eluard a Larbaud etc., non senz a interventi saggi stici su
P roust e P ascal " 115.
Si capisce cos” che il filo conduttore all'interno delle
numerose tematiche trattate dall'ecclettica e composita ”Solaria” é
cos t i t u i t o , com e s i é
cercat o fi n o ra d i evi d enz i are,
d al l 'eu ro p ei s m o .
Solariano, nell'ambiente letterario di quegli anni, come
s o t t o l i n ea V i t t o ri n i n el D i a r i o i n p u b b l i c o , è sinonimo di
"an t i fas ci s t a, eu ro p ei s t a, u n i v ers al i s t a, ant i t radi z i o n al i s t a. C i
chi am avano anche sporchi g iude i p er l 'o s p i t al i t à che s i d av a a
s cri t t o ri d i rel i gi o n e eb rai ca e p er i l b en e che s i d i ceva d i K afka e
114
A. CONSIGLIO, R . B a c c he l l i , La città d e g li a m a n ti, in ìSo la r ia ” I V ( 1 9 2 9 ) ,
5.
115
G. MANACORDA, Lettere a ìSolaria”, cit.
67
di J o yce" 116. U n 'al t ra t es t i m o n i an z a è q u el l a l as ci at a d a M o n t al e,
anche egl i col l aborat ore del l a ri vi st a, che defi ni sce gl i anni del l a
d i rez i o n e C arocci -Ferrat a co m e i m i gl i o ri d el l a ri v i s t a,
perché vi si parlava di letteratura straniera, e di tanti argomenti,
evitando il tasto della politica. E questo destò molti sospetti, tanto che
una rivista che si faceva dall'altra parte, non alle Giubbe Rosse
117
, ma
a l P a s k o ws k i , i l c a f f é d i f r o n t e , s i c h i a m a v a l ' ” U n i v e r s a l e ” , d i r e t t a d a
Berto Ricci, ci attaccava violentemente, diceva che eravamo tutti bigi,
zoppi, e anche dubbi dal punto di vista morale
118
.
Altre accuse sono mosse ai solariani dal cattolico
”Frontespiz i o”, il quale lamentandosi del fatto che la letteratura
co n t em p o ranea è fu o ri d al l a p o rt at a d ei cat t o l i ci , afferm a:
La letteratura dei benpensanti non è cattolica. Con Italo Svevo (ebreo)
per caposcuola, con Alberto Moravia (ebreo) per rivelazione, con
”Solaria” (ebreizzata: Ferrero, Montale, Loria, Saba) per organetto,
con Guido da Verona (ebreo) per esponente della letteratura amena,
con Pitigrilli (ebreo) di quella amenissima [...] Bisognerebbe dunque
sbattezzarsi, per potersi mettere al passo con la letteratura
116
E . V ITTOR INI, D ia rio in p u b b lic o , M ila no , B o mp ia ni, 1 9 5 7 .
117
Il caff
119
.
delle Giubbe Rosse, in piazza Vittorio Emanuele, era il luogo
deputato per le riunioni diurne e serali di scrittori, critici e artisti; qui si
incontravano personaggi come Carocci, Bonsanti, Loria, Manzini, C. E.
Gadda, Vittorini e Montale, il quale esercitò "una sorta di socratico
magistero [...] serioso solo in apparenza, perché pervaso in realtà da una
costante carica di ironia, anche mimica e spesso feroce" . Questo magistero
attirò
Romano
Bilenchi
alle
Giubbe
Rosse
dal
caff
P a s z k o ws k i .
CAR E TTI, Mo n ta le , e a ltri, M o r a no E d ito r e , 1 9 8 7 , p a g. 1 7 -1 8 .
118
E . M o nta l e , i n M . CANC OGNI-G. M ANAC OR DA, o p . c it .
119
ìIl Frontespizio” (1929), 3.
L.
68
Barna Occhini, sempre nel ”Frontespiz i o”, afferma che "C hi
ama Proust non può amare la cultura italiana", ed allude ai
s o l ari an i d efi n en d o l i "eb ri n o s t rani ". T i t t a R o s a, d al ”C o rri ere
P a d a n o ”,
li
taccia
di
"cor idonismo",
di
"s e mitismo",
"d 'i nternaz i onalismo letterario", accuse che sembrano rivolte in
p art i co l are a M o n t al e, V i t t o ri n i e Ferrat a. Q u es t o t erz et t o
favorisce, come ha ricordato gi ustamenta Giorgi o Luti, un
s en s i b i l e "al l argam en t o d i p ro s p et t i v e i n d i rez i o n e i n t ernaz i o n al e"
fino a segnare una svolta, durante il biennio 1929-30 (direz ione di
C aro cci -Ferrat a e p o i C arocci Bo n s ant i ), "ri s p et t o ai l i m i t i
provinciali e rondeschi che avevano caratteriz z ato i primi numeri
d e l l r i v ista" 120. Il gruppo fiorentino, in particolare il terz etto
sopracitato al quale si possono aggi ungere Solmi, Debenedetti e
Consiglio, negato qualsiasi rapporto di discendenz a dalla nostra
tradiz ione, ha cercato Oltralpe dei punti di riferimento trovandoli
i n P ro u s t e i n J o yce ”e n el l a p l ei adi d i s cri t t o ri che o rb i t av an o
at t o rn o al l a "Nouvelle Revue Fran aise", in particolare Gide,
R adi gu et e C o ct eau” 121. A n che i l s em i t i s m o d i ”S o l ari a” h a l e s u e
i m p l i caz i o n i cu l t u ral i , s i p en s i al l 'o ri gi n e et n i ca d i col l ab o rat o ri
come Loria, Debenedetti, l'accoglienz a di Saba e dell' opera di
Svevo al quale vengono dedicati due numeri completi della
ri vi st a 122.
2.2 Il rapporto con la ”Nouvelle Revue Fran aise”
L'eccletismo che distingue ”S olaria”, accomunandola alla
più importante rivista letteraria francese fra le due gu erre, la
120
c fr . G . LUTI, Le p a ro le e il te m p o . P a ra g ra fi d i sto ria le tte ra ria d e l
Novecento, Firenze, Vallecchi, 1987.
121
G. LANGELLA, Il ro manzo a una svolta , cit., pag. 201-202.
122
Anno III (19218), 2 ospita il racconto sveviano Una burla riuscita ; Anno
IV (1929), 3-4 omaggio a Svevo.
69
”Nouvelle Revue Fan aise”, ha un denominatore comune: il
m o m en t o cent ral e è l a l et t erat u ra, "i n t es a com e p ro fes s i o n e d i
d i gni t à et i ca, com e t es t i m o n i anz a es i s t en z i al e e p erci ò ci v i l e" 123.
La l et t t erat u ra, co n cepi t a com e o rgan i s m o i n s é com p i u t o , p u ò
reputarsi autonoma, separata dai clamori politici italiani e al
tempo stesso parte della letteratura europea. La ”Nouvelle Revue
Fan ai s e”, l a m i t i ca ”N. R . F. ” d i ret t a d a J acq u es R i v i ère 124,
quindi, costituisce un punto di contatto europeo molto importante.
Giansiro Ferrata, ricordando l'importanz a dei fascicoli della
ri vi st a francese, scri ve:
Ricordo molto bene le impressioni di conforto e di appoggio che venivano da quei
fascicoli dove pareva rinnovarsi, volta per volta già in copertina, una chiarezza
intellettuale, fervida di ragioni artistiche e di contatti anche immediati con l'umano. Erano
un'immagine della letteratura organica, vigile sulle proprie autonomie ma ricca di
proiezione verso l'altro, e tutta solidale col movimento della cultura; sembravano intanto
connotare la complessità irregolare delle situazioni, dei fatti letterario-culturali e politici,
sociali nel mondo, dal passato al presente, con i loro lieviti di unità pensata o sognata.
Nell'ambiente in cui crebbero quelle riviste fiorentine, le rispondenze a tali aspetti furono
sempre più intense quanto più si espandevano le vitalità creative e i moti di conoscenza125.
La rivista, fondata nel 1909 da André Gide, J ean
Schlumberger e André Ruyt ers, riflette in modo chiaro lo spirito
d ei gi o v an i i n t el l et t u al i fran ces i . La carat t eri s t i ca p i ù s p i ccat a d el
movimento di pensiero ed arte che si diffonde nel periodo pre123
A. P ANIC ALI, o p . c it. , p a g. 7 0 .
124
Rivi
re entrò a farvi parte dal 1910 e fu il direttore fino alla sua morte
prematura (1925); egli
lo scopritore di Claudel e Gide. ìSolaria” (I, 1926,
3) pubblica un articolo di Titta Rosa, nel quale si elogiava la sua capacità e
la sua volontà di indagare la realtà, la sua predisposizione a ricercare la
verità. Rivi
125
re era intensamente assorbito da questioni etiche e religiose.
G. FERRATA, Prospettive dell'Otto-Novecento, Roma, Editori Riuniti,
1978, citato in G. MANACORDA, Storia della letteratura italiana tra le due
guerre, cit., pag. 182.
70
b el l i co , è i l ri t o rn o d el l 'u o m o al l 'i n t i m i t à d el l a s u a cos ci en z a, al
bisogno di scavarla, di ritrovare, dietro l'apparenz a, l'io autentico.
C o n cl u s a l 'es p eri enz a s i m b o l i s t a s i t rat t a d i racco gl i ern e i v al o ri
p o s i t i v i s o t t o m e t t e n d o a l l 'e s a m e d e l l 'i n t e l l i ge n z a t u t t i i m o t i d e l l a
s en s i b i l i t à m o d ern a p er es t rarn e form e es p res s i v e m ed i t at e e
controllate. La ”Nouvelle Revue Fan aise” si avvale di presenz e
i n t eres s an t i , com e T h i b au d et , G i d e, V al éry, D u Bo s , A l ai n e,
carat t eri z z at a d al l 'el ab o raz i o n e d i m o t i v i e s p u n t i b ergs o n i an i e
dall'assunz ione del modello e della lez i one proustiani, va
costituendo la trama culturale delle inquietudini e degli empirismi
solariani, rafforz ata dalle tematiche dell'individuo, della vita,
d al l e s u gges t i o n i e d agl i s t i m o l i d i u n a t en s i o n e cri t i co -l et t erari a
vol t a a penet rare e ad at t raversare l a ri cchez z a e l 'espansi vi t à
u m an o es i s t en z i al e d el l a creaz i o n e art i s t i ca. I gi o v an i s cri t t o ri
raccolti attorno alla ”N. R. F.” pretendono di riallacciare il loro
m o d erni s m o a cert e l i n ee t radi z i o n al i . A ccan t o a q u es t o
m o v i m e n t o s i s v i l u p p a , i n u n gru p p o d e l l 'A b b a z i a d i C r é t e i l ,
quello dell'unanimismo, che rifiuta l'individualismo e pone al
centro dei propri interessi un mondo collettivo, sentimenti
co l l et t i v i an al i z z at i e t rad o t t i i n p o es i a d a u n a p o t enz a creat ri ce.
Fra i fondatori c'è J ules Romains, al quale Consiglio dedica un
lungo articolo. In esso, prima di analiz z are l'opera di Romains,
mette in luce il periodo storico nel quale agisce e gli obbiettivi
d el m o v i m en t o u n an i m i s t a:
S'era nel tempo in cui l'arte d'avanguardia era ancora rappresentata dagli epigoni di
Mallarmé. Tra costoro alcuni manipolavano certa letteratura ancor più ermetica ed astratta
sotto nome di cubismo [...]. L'unanimismo, almeno secondo le incessanti affermazioni ed
esposizioni che ne va facendo il Romains, risulta dal capovolgimento di tutti gli idoli
letterari di quel periodo. I propugnatori di esso si proponevano di riformare ab imis la
mentalità corrente nei soui aspettifilosofici, letterrari e sociali126.
Il periodo post-bellico, al contrario, vede rifiorire la
l et t erat u ra: n el l e s cu o l e, n ei s al o t t i l et t erari , n ei t eat ri d i
126
A. CONSIGLIO, J u l e s R o m a i n s, in ìSo la r ia ” V I I I ( 1 9 3 3 ) , 2 -3 , p a g. 2 4 . .
71
M o n t m art re e d i M o n t p arnas s e, s i av v i cen d a u n a fol l a cos m o p o l i t a
d i art i s t i , gi o v an i i n t el l et t u al i , v i aggi at o ri , ri ch i am at i ed at t rat t i
d al l a fam a d el l a ci t t à che p are es s ere l a cap i t al e art i s t i ca e
intellettuale del mondo. L'esperienz a bellica ovviamente ha
segn ato profondamente gli animi della popolaz ione e degl i
i n t e l l e t t u a l i , i q u a l i s o n o s p i n t i v e r s o gl i s t u d i p s i c o l o gi c i , a d
i n t errogars i s u l v al o re d el l a cul t u ra e s u l l a n at u ra u m ana.
La situaz ione appena delineata influenz a anche la ”N. R.
F. ” che, dopo la guerra, si propone di rimanere "il più possibile
i m m une da i d ee a pri o ri ", di capi re "quel che succede, di spi egare
le cose cos” come sono. Guardare bene può parere una forma di
dilettantismo, ma in fondo è l'atteggi amento meno egoista e più
u t i l e al l a co m u n i t à" 127. C i ò carat t eri z z a i l cl as s i ci s m o n el l 'anal i s i
e nell'esploraz ione che domina , dal 1919, l'esperienz a della ”N.
R . F.”.
Per comprendere meglio il periodo nel quale agisce il
gruppo della ”N. R. F.” è di grande interesse l'articolo di
C o n siglio su A lain Fou r nie r , uno de i pr ota gonisti de lla r ivista .
E gl i i n i z i a co n u n a b reve s t o ri a d el l a l et t erat u ra fran ces e,
s o t t o l i n e a n d o c o m e i l r i n n o v a m e n t o d e gl i i d e a l i r o m a n t i c i l a
Francia "l o conquistò nell'assenzio dei maledetti e dei satanisti.
La vita è come la fenice: non si rinnova che nel fuoco distruttore,
risorgendo dalla sua cenere" 128, e i p o et i fran ces i d el l 'u l t i m o
O t t o cen t o s ep p ero p o rt are agl i es t rem i "l a rel i gi o n e ego t i s t a d ei
l o ro m aggi o ri ". A l l a m o ral e e al l a rel i gi o n e d el b en e s i
contrappone il mito del male, di Satana e della libertà sfrenata. Su
questo terreno si forma Alain Fourier, morto gi ovanissimo, a soli
v en t i s et t e an n i . La s u a fam a l a s i d ev e al l 'am i co R i v i ère, i l q u al e
compone l'introduz ione ai Mi racl es . Qui Rivière, più che
un'analisi critica, fa un documento di psicologia. Egli non
127
Sono parole scritte da Rivi
re a Schlumberger dal campo di prigionia.
C i t a t e i n P . H . SIM ON, La lettera tu ra fra n cese d e l 9 0 0 , P a r is, Co lin, 1 9 5 9 ,
traduz. M. G. Bellone.
128
A. CONSIGLIO, A la in F o u rn ie r, in ìSo la r ia ” V I I I ( 1 9 3 3 ) , 6 -7 .
72
capisce, secondo Consiglio, che Alain nel Grand Meaulnes
raggi u n ge u n 'es p res s i o n e s en t i m en t al e p erfet t am en t e co n cret a, ed
opera "una si nt esi net t am ent e effi cace t ra l a sua real t à,
(p a r t i cu l i er), e l a real t à uni versal e, (i d éal )". Il protagonista è un
chi aro esem pi o di enfant du sie c le , vi ve e soffre anche se oram ai
ha perso i mez z i per esprimere la propria sofferenz a. Alain, come
t u t t i i p o et i e gl i s cri t t o ri p re-b el l i ci , t em e l a real t à, n e h a p au ra e
C onsi gl i o afferm a che:
La sua dannazione più sottile, più irrimediabile, è nel divorzio della realtà, che sebbene
viva, presente, a portata di mano, non ha più senso. E non è una determinata particolare
realtà ad aver smarrito l'intimo valore, ma tutta la realtà. Chi guardi in fondo allo spirito di
quella generazione, vedrà che negli anni precedenti alla guerra era questo, appunto, il
tormento della vigilia. Una società sottilizzata, divenuta diafana e scarna nelle raffinate
eleganze. Un viver troppo facile, una saturazione di tutte le esperienze. Un'esistenza che
non aveva più senso, se non quello allucinante delle cose di cui si presenta la fine129.
Alain si salva dalla guerra facendo della letteratura la sua
u n i ca real t à. C o m e t u t t i gl i i n t el l et t u al i o rb i t an t i at t o rn o al l a
”N. R . F. ”, egl i s i co n cent ra s u l l 'ad o l es cen z a e s u l l 'i m m agi n az i o n e,
fonti di fascino e di dolore, "l 'una un indefinibile spaz io
temporale in cui perde ogni senso la fanciullez z a e non ha ancora
fo rm a l a m at u ri t à, l 'al t ra è l 'ant i t es i d el l a real t à e d el l a v i t a, i l
peccat o degl i i gnavi e degl i acci di osi " 130. Alain ha orrore della
vi t a e preferi s ce ri m anere ancorat o nel l 'adol escenz a
che è
ri m p i an t o d el l a fan ci u l l ez z a p erd u t a e p res agi o d el l a m at u ri t à. Il
mondo dell'adolescenz a è circonfuso dall'atmosfera lirica, la sua
prosa non è incentrata sull'analisi, come quella di Proust, ma è
una prosa "t rasparente che a volte sfiora la realtà più ordinaria, a
volte penetra la poesia più segreta dei bambini, di fanciulle, di
gi ovani eroi" 131.
129
ivi.
130
ivi.
131
P . H . SIM ON, o p . c it. , p a g. 9 6 .
73
Il grande fascino del mondo intellettuale francese subito dai
solariani, ovviamente, non è apprez z ato dal regime fascista, il
quale li rimprovera di aver fatto di Parigi la capitale d'It alia.
L' ap ert u ra al l a cul t u ra fran ces e ri s al e ai t em p i d el
”Leo n ard o ” e d e ”La V o ce”, m a a Fi ren z e, co n l a d i t t at u ra, as s u m e
un nuovo sign ificato. Il culto della ”N.R.F.”, iniz iatosi col
”Baret t i ”, p erm et t e a ”S o l ari a”, co n i t rans fu gh i D eb en ed et t i ,
Alberti, Morra, di proporre nuovi modelli etici e letterari, anche a
s cap i t o d i al t ri m o v i m en t i p ari gi n i q u al e i l s u rreal i s m o . A n che
Cajumi si lamenta della passione provata dalle "conventicole
l et t erari e" 132 per autori come Proust, Gide e Valéry. A questa
provocaz ione replica il Consiglio, il quale afferma che sbaglia chi
accusa l e gi ovani generaz i oni di rendere un "servi l e om aggi o" al l a
l et t erat ura francese. Egl i è consapevol e del fat t o che al cuni
ritengono dovere di un buon "p atriottismo non occuparsi della
l et t erat u ra d ei n o s t ri acri m o n i o s i cugi n i , che t ras curereb b ero d i
occuparsi della nostra" 133; m a l a real t à, s o t t o l i n ea s em p re i l
C o n s i gl i o , è b en d i v ers a. In Franci a es i s t e i n fat t i u n a ri v i s t a, L es
n o u vel l es l i t t er a i r es, che dedica abitualmente uno spaz io alle
n o v i t à ed i t o ri al i i t al i an e. In It al i a, al co n t rari o , p o ch i s s i m i s i
occupano di letteratura straniera, ma Valéry, Proust, Gide, J o yce
"rappresentano un clima artistico, una innovaz i one estetica, un
successo di pubblico e, quindi, esercitano una larga, riconosciuta
i n fl u en z a n el l a l et t erat u ra euro p ea" 134.
P ari gi , ci t t à am m i rat a d agl i i n t el l et t u al i p er l a s u a v i v aci t à
culturale, non sa, come si augura Leo Ferrero nel suo P a r i s ,
dernier modèle de l' Occident, ap p ro fi t t are d el l a s u a egem o n i a
culturale ed artistica per condurre una lotta ideologi ca offensiva a
132
A. CONSIGLIO, Ar r i go Ca j umi, Ga lleria , in ìSo la r ia ” V ( 1 9 3 0 ) , 9 -1 0 , p a g.
52.
133
ivi, pag. 52.
134
ivi, pag. 53.
74
fav o re d el l e d em o craz i e. P er d i m o s t rare l a s u p eri o ri t à d el l a ci v i l t à
p ari gi n a Ferrero s i ri fa al l a ci v i l t à d i t i p o "at en i es e" e a q u el l a d i
tipo "romano". Nella prima, secondo l'autore, gli uomini
sarebbero riflessivi, capaci di concepire dei principi, portati alla
finez z a indagatrice, cosmopoliti, mentre nella seconda sarebbero
di tipo conservatore, animati dallo spirito di conquista, sensibili
al l 'i d ea d i d i ri t t o , l eal i n el l e l o t t e d i d i ri t t o . La s i n t es i d i q u es t i
due modelli è costituita appunto da Parigi , "dernier model de
l'Occident" 135. Il Chiaromonte, autore di una esauriente recensione
al testo di Ferrero, trova patetico l'appello fatto ai parigi ni come
ai responsabili del destino dell'Occidente ed afferma che ciò
sarebbe st at o m ol t o pi ù t occant e se l 'aut ore:
fosse andato fino in fondo ai suoi stessi sentimenti, e avesse visto come essi finiscano per
riattaccarsi assai più ad un complesso di valori di civiltà in genere che a quelli parigini in
particolare: certo dello spirito, di finezza e d'esame, Parigi è tipicamente rappresentativa,
ma, (e mi sembra questo il punto, tanto più per un buon europeo) si tratta di qualità umana,
patrimonio della civiltà occidentale da Platone in poi. Le forme della vita parigina la
possono esprimere più vivamente che altre, ma, se è davvero un valore culturale, non si
può ammettere che lo esauriscano136.
Chiaromonte conclude dicendo che la concez ione di Parigi
com e m odel l o ha qual cosa di accadem i co, e rendere P ari gi
responsabile del destino dell'Occidente è schiaccciarla sotto il
peso di un "m oralismo storico da cui si è sempre tenuta
l ont ana" 137.
135
Non essendo riuscita a reperire il testo di L. FERRERO, Paris, dernier
mod
le de l'Occident, Parigi, Rieder, ho fatto riferimento allo studio di N.
CHIAR OM ONTE , P a rig i c o m e m o d e llo , in ìSo la r ia ” , V I I I ( 1 9 3 3 ) , 1 , p a g. 5 9 62.
136
N . CHIAR OM ONTE , P a rig i c o m e m o d e llo , in ìSo la r ia ” , V I I I ( 1 9 3 3 ) , 1 , p a g.
61.
137
ivi, pag. 62.
75
Anche secondo Umberto Morra Parigi , se i francesi lo
volessero, Parigi potrebbe essere il centro del mondo, la
q u i n t es s en z a d el l a ci v i l t à. La Fran ci a, n el l 'i d eal i z z az i o n e
compiuta dai solariani, è una naz i one superiore alle altre non solo
p er i l l i v el l o cu l t u ral e raggi u n t o , m a anche p erch é è ri u s ci t a a
t rasfi gu rare l 'am ore. Quest o concet t o, che di pri m o acchi t o appare
curioso, viene spiegato in modo esauriente da Leo Ferrero, il
q u al e fa u n p aral l el o t ra l 'It al i a, l 'Inghi l t erra e l a Franci a. In It al i a
l'amore coincide con la passione, con l'amore fisico, quindi è fine
a s e s t es s o , i n Inghi l t erra ri m an e chi u s o n el s u o s cenari o e ri m an e
solamente amore. La svolta la si ha solo in Francia, dove l'amore
viene trasfigurato. L'amore, e questo può accadere solamente in
una società raffinata e matura come quella parigi na, non è più
s em p l i ce d es i d eri o fi s i co , m a s i t ras form a i n art e, i n l et t erat u ra,
i n am b i z i o n e, i n az i o n e. D i q u es t o s en t i m en t o , ch e s cu o t e i s u o i
u o m i n i m i gl i o ri , l a Franci a "s 'è s ervi t a com e d i ferm ent o p er farl i
creare, p er farl i o p erare. S o t t o t u t t e l e o p ere d 'art e, s o t t o t u t t i i
romanz i, le poesie, sotto tutte le imprese guerresche [ ...] , sotto
t u t t e l e ep o p eee rel i gi o s e e fi l o s o fi che d el l a s u a v i t a s p i ri t u al e,
s o t t o t u t t i i gran d i fas t i d el l a s u a v i t a p o l i t i ca, c'è u n s o t t i n t es o
d 'am o re, c'è i l l i ev i t o d el l 'am o re" 138.
L'europeismo solariano, quindi, rappresenta la vigile
coscienz a della crisi dei valori tradiz ionali e uno spirito di
com p ren s i o n e d el l e d i fferen z e e d i l i b ero es am e che, n ei l i m i t i
el i t ari d el l 'i n d i v i d u al i s m o , cos t i t u i s ce al m en o u n ant i d o t o al
fas ci s m o , co n l a d eri s i o n e d el l a ret o ri ca n az i o n al i s t a e b el l i ci s t a
o ffert a d a C o ct eau e R ad i guet . L'i n fl u en z a d ei m o d el l i fran ces i
at t raverso l a m edi az i one di ”S ol ari a” va ol t re l 'arco del l a sua
es i s t en z a; Bos et t i fa gl i es em p i d el l e p o et i ch e d el l 'i n fan z i a d i
Pavese, Dess”, Bassani, Bilenchi, Pratolini, che sono in parte di
stampo ”N.R.F.” e più o meno di matrice solariana 139.
138
L. FERRERO, Trasfigurazione dell'Amore, in ìSolaria”, IV (1929) 7-8, pag.
51.
139
G . B OSE TTI, ìS o la ria ” e la cu ltu ra fra n cese: l'in flu en za d e i mo d e lli d e lla
ìN. R . F . ” su i n a rra to ri so la ria n i, i n G . M ANGHE TTI, o p . c it.
76
Il rapporto con la ”N.R.F.” influenz a profondamente i
n arrat o ri s o l ari ani e s o p rat t u t t o co n t ri b u s ce al l o s v ecchi am en t o
del romanz o italiano degli anni Trenta.
C o m e s o t t o l i n ea Bo s et t i , n el l 'art i co l o s o p raci t at o , i l et t erat i
di ”Solaria” avanz ano le stesse soluz i oni della rivista francese
al l a cri s i d el ro m an z o , p ercepi t a com e cri s i d el l a cos ci en z a
eu ro p ea e d el l 'u m an es i m o ; s i i n t en d e ri abi l i t are i l rom an z o q u al e
gen ere p o et i co , v al o ri z z are l 'i n fan z i a q u al e m i t o et i co e p o et i co .
P o c'anz i abbi am o vi st o che Al ai n Fourni er ri evoca i l t em p o
dell'infanz ia, non per rievocare il tempo perduto, ma per ritornare
al regno delle fate. Il modello proustiano della Recherche, però,
ha più successo, sia in ambito francese che italiano. L'influenz a di
Proust è immediata, ampia e profonda. Tutta la letteratura
successiva conserva l'impronta dell'impostaz i one della Recherche
, fondata sulla facoltà dei ricordi infantili di restituire il tempo
perduto, e risente dello studio delle anime, della presenz a di z one
d 'o m b ra t ra cos ci en z a e i n co s ci en z a. M o l t i d egl i ero i d ei ro m an z i
p ro d o t t i d agl i s cri t t o ri o rb i t an t i at t o rn o al l a ”N. R . F. ” s o n o
adolescenti che rifiutano la vecchia società e implicano un nuovo
i d eal e d i v i t a l egat o ai s o gni gen eros i e t al v o l t a ero i ci
dell'infanz ia. ”Solaria” tende a privilegi are nelle varie lez i oni dei
modelli francesi il motivo dell'adolescenz a che porta, appunto,
al l a m i t i z z az i o n e d el l 'i n fan z i a. U n al t ro fat t o re che gi o ca u n ru o l o
essenz iale a favore del romanz o imperniato sull'età evolutiva è la
tendenz a dei ragaz z i a costruire un mondo alternativo a quello
degli adulti, "chiudendosi nella camera del sogno ad occhi
apert i " 140. L'autore, graz ie alla rappresentaz i one del mondo
adolescenz i ale, caratteriz z ato dal rifiuto delle convenz ioni e da
una carica eversiva, può inventare un suo mito da opporre alla
v i t a n egat a e res p i n t a.
D u e aut o ri , m o l t o ap p rez z at i e recen s i t i s u l l e p agi n e d i
”S ol ari a”, che si occupano del l 'adol escenz a com e et à ri bel l e, t esa
a rifondare i codici dell'esistenz a, sono Cocteau e Radiguet, la
140
G. LANGELLA, Il ro manzo a una svolta , cit., pag. 258.
77
fam a dei qual i si è di ffusa a part i re dal l e recensi oni ne ”Il
Baret t i ” d ei fu t u ri s o l ari ani , p i u t t o s t o ri s ervat i d i fro n t e ai d u e
enfant s t erri bl es .
Cocteau e Radigu et, scrittori oppiomani ed omosessuali,
trasferiscono questi aspetti della vita reale nelle loro opere e
fanno dell'adolescenz a un mondo a parte, profondamente diverso
d a q u el l o d egl i ad u l t i , n el q u al e ri fu gi ars i . N egl i Les E n fan t s
terribles (1929) di Cocteau è evidente la contrapposiz ione tra il
gi oco, la poesia, l'inventiva degli enfants terribles e la piatta
s o ci et à d egl i ad u l t i , ai m argi n i d el l a q u al e i p ro t ago n i s t i s an n o
p res erv ars i l 'i s o l a m agi ca d el l a l o ro s t anz a.
Quando Morra accetta di recensire Opium di Cocteau al
p o s t o d i R a i m o n d i , d e f i n i s c e i l l i b r o "l 'ap o l o gi a d e l v i z i o d o s a t o e
rimediato" dove sono soffocate le grida del bisogno e della
passione. Morra nella sua recensione fa anche cenno agli Enfants
terribles , nei quali si scatena "qualche cosa di prepotente e quasi
i n u m a n o " 141 e ripropongono l'esperienz a dell'oppio e dei metodi di
disintossicaz ione. Secondo Bosetti la definiz i one che Morra dà,
nella recensione a L'Equilibrista di Franchi, alla predilez i one
dell'autore per una vita senz a confini, dove "l e cose e i costumi si
t rasform ano al t occo di una bacchet t a", e i personaggi sem brano
p ro n t i p er "l a fav o l a e p er i l m i t o " 142 s i ad d i ce p erfet t am en t e al l o
s t i l e d i C o ct eau.
E ' p ro p ri o l a m i t i z z az i o n e d el l 'i n fan z i a e l a s u a anal i s i ad
i n fl u i re m aggi o rm en t e s u gl i aut o ri s o l ari ani . Q u arant o t t o G am b i n i
é uno di quegli narratori che subisce l'influenz a degli E n f a n t s
terribles d i C o ct eau . C i ò è m es s o i n l u ce s em p re d a Bos et t i , i l
q u al e n o t a l a s o m i gl i an z a, n e I t r e cr o ci f i s s i , tra l'esploraz ione
n o t t u rna d el l a cas a d i s ab i t at a p er es o rci z z are l e p au re i n fan t i l i e
"l e dr™le de jeu pour un enfant" della passeggi ata quasi
sonnambula di Lafcadio nel castello dei Carpaz i 143.
141
U. MORRA, Jean Cocteau, Opium, in ìSolaria” VI (1931), 3.
142
U. MORRA, L'ultimo libro di Franchi, in ìSolaria” IX (1934), 1.
143
c fr . G . B OSE TTI, a rt . c i t . , p a g. 6 4 e se gg.
78
A n che A l b ert o C o n s i gl i o è at t rat t o d ai m o d el l i d el l a
”N.R.F.”, ciò è evidente in Una sera di novembre 144, d o v e i l
protagonista passa dai primi appuntamenti con le ragaz z e alla
co n s i d eraz i o n e d el l a guerra, com e l 'i o d e Le diable au corps , m a
s en z a i l ci n i s m o e s en z a i l gu s t o d el l a m i s t i fi caz i o n e t i p i ci d i
R ad i gu et . Il t em a d el l 'i n fan z i a è p res en t e an ch e i n Int erni 145, dove,
nonostante il protagonista adolescente sia immerso in una pessima
s i t u az i o n e fam i gl i are, am p i o s p az i o è d ed i cat o ai t u rbam ent i e al l e
fantasticherie del ragaz z o. L'infanz ia divisa tra angosciosa
s o l i t u d i n e e v i o l en t a fel i ci t à è l 'argom en t o d i S p i n a 146, dove
Consiglio descrive, graz ie ad un'acuta sensibilità, il mondo di una
b am b i n a m al t rat t at a d al l a z i a b aro n es s a e b i got t a.
G i o v an n i C o m i s s o , graz i e al l 'am i ci z i a co n C rem i eu x e
Lar b a u d , viene introdotto ne gli a mbie nti inte lle ttua li pa r igi ni .
Qui è affascinato dalla lez i one di Gide tanto che, dopo la
pubblicaz ione sulla ”N.R.F.” de Voyage au Congo e Retour du
T c h a d, ripete l'esperienz a gi diana con un viaggi o in Africa
settentrionale, che ha un valore iniz iatico. Tra Gide e Comisso, e
anche con Cocteau, esistono affinità esistenz iali e di sensibilità
che talvolta bastano per spiegare convergenz e tematiche. I modelli
fran ces i , co n i l l o ro an t i co n fo rm i s m o e l a l o ro l i b ert à creat i v a,
aiutano Comisso ad essere se stesso, una volta dissipata
l 'es p eri en z a fi u m an a ch e m as ch era l 'i n t o l l eran z a d el regi m e p er l a
sensivià individualistica dell'autore di G i o r n i d i g u e r r a .
Questi sono solo alcuni esempi di narratori che hanno subito
l 'i n fl u en z a d egl i s cri t t o ri fran ces i , m a s o l ari ani i l p i ù d el l e v o l t e
sono timidi discepoli della ”N.R.F.” nella rappresentaz i one degl i
aspetti più sovversivi dell'adolescenz a, soprattutto per quanto
ri gu arda l a quest i one sessual e. A l o ro pi ace evocare i l sogn o
d'evasione senz a la disinvoltura di Larbaud, l'audacia sacrilega di
144
A. CONSIGLIO, U n a se ra d i n o v e m b re , in ìSo la r ia ” I V ( 1 9 2 9 ) , 1 2 .
145
A. CONSIGLIO, I n t e rn i, in ìSo la r ia ” V ( 1 9 3 0 ) , 7 -8 .
146
A. CONSIGLIO, S p in a , in ìSo la r ia ” V I I I ( 1 9 3 3 ) , 1 .
79
G i d e o d i C o ct eau . C i ò , p ro b ab i l m en t e, d i p en d e d al cl i m a s t o ri co
italiano, profondamente diverso da quello francese. In It alia, non
lo si deve dimenticare, impera il fascismo e di anno in anno
diviene sempre più arduo superare lo scoglio della censura, che
certamente non avrebbe permesso la pubblicaz ione di racconti
caratteriz z ati da un linguaggi o schietto, a volte osceno,
spi ccat am ent e avverso al l a m oral e.
2.3 La questione del romanzo
In ”S ol ari a” è cent ral e l a quest i one del rom anz o e del l a
forma narrativa, tema che si ricollega ai suoi rapporti con la
letteratura di respiro europeo. Dai primi racconti pubblicati, di
stampo rondiano, si gi unge alla pubblicaz ione di un romanz o come
I l G a r o f a n o r o s s o di Vittorini che, secondo Bosetti, è i l p i ù
bell'esempio del modo in cui ”Solaria” ha assimilato la lez i one
della ”N.R.F.”, con la convergenz a tematica che privilegi a
l 'ad o l es cenz a e m i t i z z a l 'i n fan z i a, e co n t u t t e l e co n t rad d i z i o n i
etiche e stilistiche dei modelli francesi. Vi coesistono, infatti, il
ro m an t i ci s m o i d eal i s t a l arb al d i an o d el l 'an t egu erra co l ci n i s m o
gi d i a n o d e gl i enf ant es t erri bl es, e V i t t o ri n i al l a ri cerca d i u n
ro m an z o p o et i co es i t a an co ra t ra i l ro m an z o d el l a cri s i , e "l e
roman d'aventure" più costruito, sintetiz z ando l'europeismo
parigi no e la problematica solariana del romanz o 147. Già nei
racconti di Piccola Borghesia, pubblicato nel 1931 per le Ediz ioni
”Solaria”, è presente l'influsso degli scrittori francesi, non solo
q u el l a d el "fen o m en o cul t u ral e" P ro u s t , m a anche q u el l a d i al t ri
esponenti della ”N.R.F.”, come Larbaud e Gide 148. La l i n ea
147
c fr . G . B OSE TTI, a rt . c i t .
148
Come sottolinea Giovanni Saverio Santangelo, le tecniche narrative di
Vittorini subiscono l'influsso di derivazione francese, anche perché la sua
cultura
da
autodidatta
ha
radici
profonde
e
coscienti
nel
Novecento
letterario italiano e francese. Prendendo le mosse dall'esperienza giovanile
vissuta tra Nietzsche e i simbolisti francesi, Vittorini perviene a " quella che
Falqui definisce una sorta di liberazione ottenuta in virtù della lettura di
80
indicata da Vittorini, come nota Langella, è quella che punta alla
rappresentaz i one sempre più ravvicinata e disincantata delle
correnti sommerse che si muovono e si urtano sotto la superficie,
ap p aren t em ent e t ran q u i l l a, d el l a r o u t i n e quotidiana, e spiegano il
s o rd o m al es s ere d el l 'u o m o . V i t t o ri n i è co n s apev o l e d el l 'i n fl u en z a
d el l a l et t erat u ra euro p ea s u b i t a d a l u i e d agl i al t ri gi o v an i , m a n o n
dimentica la lez i one della ”Ronda”. A questo proposito è bene
ci t are p art e d el fam o s o Scarico di coscienza pubblic a to, ne l 1929,
s u ”L'It al i a l et t erari a”:
Allora la letteratura dei giovani [...] è nata da un incontro fortunato e peregrino della nostra
più pura originalità grammaticale con la grande tradizione europea [...]. Ci siamo sorpresi
[...] nella più stretta parentela con Proust, con Gide, con il pensiero europeo. [...] Proust è
il nostro maestro più genuino [...]. Per mezzo di Proust si è stabilito uno scambio effettivo
tra l'Europa e noi. E non siamo proustiani come non siamo rondeschi. Non siamo nemmeno
gidiani; non siamo né scolari di Joyce, né accoliti della ”N. R. F.”. L'aura che respiriamo è
di scambio e di rispondenze. Contemporaneamente l'Europa e Leopardi sono serviti alla
nostra educazione letteraria [...]. E Svevo ci ha giovato meglio che venti anni di pessima
letteratura. [...] Certo un debito noi abbiamo impagabile: ed è verso la ”Ronda”; ma verso
la letteratura europea un'amorosa intelligenza che non romperemo: ci sarà corrisposta [...]
149
.
G i u s ep p e Lan gel l a s o t t o l i n ea che i s o l ari ani s o p rat t u t t o d al
1929 in poi, con la direz i one di Ferrata, concentrano i loro sforz i
nel tentativo di superare l'i m p a s s e del frammentismo rondesco.
Giansiro Ferrata provoca una netta rottura nei confronti dei
residui rondeschi presenti nelle precedenti annate. Se, infatti, i
rondisti potevano credere alla possibilità di un libero e reciproco
vari filosofi (Kant, Hegel, James) fra i quali si stagliava, non ultima la
figura d i B ergso n" . Cfr. G. S. SANTANGELO, Vitto rin i e la cu ltu ra fra n cese,
in L. D E N AR DIS-G . S. SANTANGE LO, A i fu o c h i d i P a rig i, P a le r mo , P a lumb o ,
1988.
149
E . V ITTOR INI, S c a ric o d i c o sc ie n za , c i t a t o i n D ia rio in p u b b lic o , M i l a no ,
Bompiani, 1976, pag. 6.
81
rapporto tra società e civiltà, dopo il 1926, con l'affermarsi del
fas ci s m o l 'i l l u s i o n e è cad u t a. T u t t a l a s t o ri a d i ”S o l ari a”,
ripercorsa dal punto di vista dell'officina letteraria, non è altro
ch e i l fat i co s o t en t at i v o d i an d are o l t re l e angus t i e t em at i ch e e
d i m en s i o n al i , i n cui era cos t ret t a l a p ro s a d 'art e. La m i gl i o re
narrativa solariana si realiz z a "nella duplice direz i one di una
rivalutaz i one strutturale della narrativa e del riaccostamento ad un
p i ù v i v o c o n t e n u t i s m o " 150; si passa da pez z i narrativi brevi, da
esercitaz i oni calligrafiche a racconti di più ampio respiro, dalla
forma dell'elz eviro, "o rto concluso della periz i a formale", a quella
del racconto lungo, del romanz o, più funz ionali ad un'arte
"ri co n ci l i at a co n l e u m ane ragi o n i " 151. Li a Fava Guz z etta
sot t o l i n ea che i l l ent o di st acco dal l a prosa d'art e det erm i na l a
ricerca di una "narraz i one narrata, di una dimensione di parlato
che coincide con un arricchimento di contenuti umani e col
recupero di un più ampio oriz z onte di realtà. La narraz i one
sempre più va facendo strada a fatti e personaggi , e va assumendo
a contenuto di racconto anche una puntuale analisi d'ambiente" 152.
R i sultato di questa evolu z ione sono il gi à c ita to G a r o f a n o R o s s o,
e gl i am p i racco n t i d i Q u arant o t t o G am b i n i , I t r e cr o cef i s s i e Il
f a n te di spade. La presenz a di Gadda, quintessenz a dello
sp e rim entalism o, è una te stimonia nz a de lla disponibilità di
”Solaria” a tentare vie nuove, oltre le possibilità gi à sperimentate
della ”Ronda”.
”Solaria”, dunque, si trova alle spalle gli esiti delle
proposte narrative vociane e rondesche, esperienz e come il
frammentismo e la prosa d'arte. Il frammentismo vociano dipende
d al fat t o che i v o ci an i ri fi u t an o gl i o rgan i s m i l et t erari chi u s i ed
150
L. FAVA GUZZETTA, ìSolaria” e la narrativa italiana intorno al 1930,
Ravenna, Longo Editore, 1973.
151
G. LANGELLA, Il secolo delle riviste, cit., pag. 333.
152
L. FAVA GUZZETTA, ìSolaria” e la narrativa intorno al 1930, cit., pag.
46.
82
intendono scavare e far esplodere il linguagio nella sua sostanz a
ricavandone valori ed effetti espressi in forme brevi ed intense.
La ”R onda”, i nvece, cerca di dare al fram m ent o una durat a
o gget t i v a e d i ri av v i ci n am en t o al d i s co rs o , l o s p o gl i a d i
quell'intima necessità morale di cui l'aveva riempito la letteratura
vociana, lo rende essenz iale, ne fa un fine più che un modulo di
espressione 153. La prosa della ”Ronda”, quindi, è caratteriz z ata da
un frammentismo che poggi a su osservaz ioni e divagaz i oni attorno
a t em i s p es s o m argi n al i , s u s gu ardi v ers o p art i co l ari m i n u t i
d el l 'es i s t en z a, d el l a l et t erat u ra, d el cos t u m e i n t el l et t u al e. A l cu n i
esempi della prosa d'arte tipica della ”Ronda” vengono fatti da
D eb en ed et t i che, n e Il romanzo del N ovecent o, ricordando i
risultati dell'esperienz a rondiana, pensa agli
spunti episodici delle prose di Emilio Cecchi, più articolati in un tempo di racconto
potenziale, quasi germi di racconti; a un certo elegante, diffidente bozzettismo di Antonio
Baldini, il Maestro Pastoso, il Michelaccio, al tentativo di una cronaca interiore ancorata
ad una scansione diaristica che si nota nel Viaggio attraverso la gioventù di Lorenzo
Montano; per non dire di quel rondista eslege, dall'uniforme fuori ordinanza, quale si
rivelò quasi subito Riccardo Bacchelli con le Memorie del tempo presente [...] e poi alla
"favola mondana e filosofica", come egli la chiamò, di Lo sa il tonno, preludio al romanzo
in piena regola apparso qualche anno dopo, cioè quella narrazione storica e di costume che
è Il diavolo di Pontelungo 154.
Il gu sto del romanz o, secondo Debenedetti, si fa strada
nuovamente con la rivelaz i one e la valutaz i one, nel 1920, di
Toz z i , "il narratore che segna con l'orma più durevole la tappa
i n i z i a l e del nuovo romanz o ita lia no" 155 e i l l an ci o , effet t u at o d a
Bo rgese, della parola d'ordine "t empo di edificare", cioè tempo di
153
c fr . O . LOM B AR DI, La n a rra t i v a i t a l i a n a n e l l e c ri si d e l No v e c e n t o ,
Caltanissetta-Roma, Sciascia, 1971.
154
G . DE B E NE DE TTI, I l ro m a n zo d e l No v e c e n t o , cit. , p a g. 4 2 1 .
155
ivi, pag 284.
83
tornare alla costruz i one, all'impegno, alla responsabilità artistica
e umana del romanz o.
A Federigo Toz z i che, nonostante viva nella Toscana dei
primi del Novecento e le sue opere siano fortemente legate alla
s t rut t u ra d el rom an z o n at u ral i s t i co , cos t i t u i s ce u n p ri m o p as s o
verso la rappresentaz i one dell'inquietudine della provincia di
quegli anni ”Solaria”, nel decennale della sua morte (1930) dedica
un intero numero 156, nel qual e raccogl i e gl i i nt ervent i di C apasso,
Consiglio, Tecchi, Ferrata, che danno rilievo soprattutto al senso
nuovo dei procedimenti toz z i ani. Capasso parla di "s taticità della
narraz i one", e afferma che "l a grandez z a del suo genio sta, almeno
p er m o l t i d i n o i gi o v an i , n el l a s u p erba i rreal t à d el p aes e m al i gn o .
S i è s co n cert at i co m e d av an t i al l a i m m o b i l i t à d i u n a s cu l t u ra;
s t i l i z z az i o n e d el l a s t i l i z z az i o n e: en n es i m a p o t enz a d el l a
i n n at u ral e fi s s i t à es t et i ca" 157. C o n s i gl i o , i n v ece, p arl a d i "carn al i t à
della prosa [ ...] tal che, a proposito delle sue migliori pagi ne
q u al s i as i as p et t o d el co n cet t o d i l et t erat u ra è as s o l u t am en t e
i n ap p l i cabi l e" 158. P i o v en e, i n v ece, el o gi a l 'o ri gi n al i t à d i T o z z i ,
che consiste nel fatto di essere genuino e sincero in quanto non è
"s oggi aciuto a mode che, a freddo possiamo predicare anche noi,
m a a cui ci è i m possi bi l e credere se ci raccogl i am o i n noi
s t e s s i " 159, riferendosi con ciò all'imitaz i one che si è diffusa per
Bal z ac, D o s t o ev s k i j e Zol a.
L'opera di Toz z i non viene catalogata dai solariani con
l'etichetta di "p rosa d'arte" o "romanz o", perché ”Solaria”, in
quest'epoca, ha gi à individuato e scelto un tipo di romanz o che si
basa su una sintesi di frammento e narraz i one.
156
157
ìSolaria” V (1930), 5-6.
A. CAPASSO, Pietrificazione estetica, in ìSolaria” V (1930), 5-6, pag. 27.
158
A. CONSIGLIO, No ta su To zzi, in ìSo la r ia ” V ( 1 9 3 0 ) , 5 -6 , p a g. 3 1 .
159
G . P IOVE NE , S p u n to p e r u n sa g g io su To zzi, in ìSo la r ia ” V ( 1 9 3 0 ) , 5 -6 ,
pag. 39.
84
M a t o rni am o a d el i n eare l 'ev o l u z i o n e d el l a form a rom an z o .
A l l 'i n i z i o d egl i an n i T ren t a l a s t agi o n e d el fram m en t o è o rm ai
esaurita, alla ”Ronda” non si può più guardare se non come
simbolo
di
una
reaz ione
storica
al
dilettantismo
e
al l 'avanguardi sm o del pri m o Novecent o. In quest o cont est o
scoppia la polemica tra contenutisti e calligrafi che investe il
mondo della letteratura. La polemica è molto rumorosa e prende
voce su ”Solaria” nell'articolo di Alberto Consiglio, M e d i t a z i o n e
s u l p er d i t em p o . Egli iniz ia dicendo che la rivista "s embra
o rgo gl i o s am en t e co n fes s are n el s u o n o m e, q u el t al e cal l i grafi s m o ,
cui si vuole dare il bando, o del quale si esaltano le sottili
el eganz e" 160. S econdo C onsiglio la disputa tr a "ca lligr a f isti" e
"attualisti" è uno strascico della disputa tra Romanticismo e
Classicismo che ci si ostina a continuare. Alcuni si lamentano del
fat t o che l a l et t erat u ra i t al i an a co n t em p o ranea è p ri v a
dell'impronta del tempo, ossia non instaura alcun contatto con la
realtà circostante; altri, al contrario, difendono la bellez z a dello
stile e delle immagi ni, sostenendo che l'attualità di un'opera e la
partecipaz i one al proprio tempo è data "dalla particolare bellez z a
p o et i ca, d al l a d i fes a d el l a t rad i z i o n e s t i l i s t i ca" 161. Con il passare
del tempo il dissidio si è aggravato e le posiz ioni appena
delineate si sono risolte nella questione di contenuto, sostenuta
dai primi, e in quella di forma, sostenuta dai secondi. I cosiddetti
contenutisti sono, sempre secondo l'autore, i difensori
d el l 'i t al i an i t à d el l 'art e, d el n az i o n al i s m o d el l 'i s p i raz i o n e p o et i ca,
e non si rendono conto, "n ella loro buona fede, di fondare la loro
disputa su modelli stranieri che hanno lasciato troppo viva traccia
nel subcosciente" 162. Le l et t erat u re d egl i al t ri p aes i p art eci p an o ed
attingono alla vita pratica in modo visibilmente più intenso di
quella italiana. Chi, però, critica la nostra letteratura, accusandola
di non partecipare ai travagli del secolo, sbaglia in quanto il
160
A. CONSIGLIO, Med ita zio n e su l p e rd itemp o , in ìSo la r ia ” V I I I ( 1 9 3 3 ) , 2 -3 .
161
ivi, pag. 87.
162
ivi, pag. 88.
85
poeta"non segu e suo malgrado l'influenz a e l'autorità di un
periodo storico. Egli è, invece, uno dei principali fondatori e
creatori di esso. Infatti, è nella letteratura che gli storici vanno a
ricercare i precursori di una rivoluz ione o d'un rinascimento" 163.
D'altronde uno dei caratteri precipui dell'artista italiano è quello
di trascendere dalla cronaca e dal documento, ma una persona
at t en t a s a s em p re t ro v are n ei cap o l av o ri l 'aderenz a al t em p o .
Q u i n d i ch i am a u n 'art e i m m ed i at am ent e rap p res ent at i v a, i n v i d i a l e
gi ovani letterature straniere (inglesi, francesi, russe, tedesche)
immerse negli avvenimenti, e accusa la nostra produz ione
letteraria di assenz a dal mondo.
I formalisti, al contrario, sostengono che nella forma di
u n 'o p era "è i n d i s s o l u b i l m en t e fus o e ri s o l t o t u t t o i l co n t en u t o " 164
i l ch e d à o ri gi n e al gu s t o p er i l fram m en t i s m o . M o l t i , fra q u el l i
che auspicano un maggi or coinvolgimento della letteratura
contemporanea ai "t ravagli del tempo", accusano la ”Ronda” di
av er d at o o ri gi n e al l a m en t al i t à fram m en t i s t a. C o s t o ro
dimenticano l'importante ruolo svolto dalla rivista, quello di aver
fatto "d a ronda alla viva essenz a della nostra letteratura, l'aver
conservato la continuità in un medioevo di disordine" 165.
L'importante è non dimenticarsi mai che il nuovo, auspicato dalle
gi ovani generaz i oni, non nasce spontaneamente, ma nasce dal
vecchi o .
C'è chi, come Raffaello Franchi, è convinto che la polemica,
s o l l ev at a d ai cri t i ci , t ra co n t en u t i s t i e cal l i grafi , s i a s t at a ri s o l t a e
superata con ardore e persuasione d'arte da una donna, da una
scrittrice. Nessuno, sostiene il Franchi, è più "calligrafo, in senso
buono, ossia più artista, di Gianna Manz ini; nessuno, pù di lei, è
capace di t rascendere i l gust o est rem o del l a parol a, l 'assurdi t à
163
ivi, pag. 88.
164
ivi, pag. 89.
165
ivi, pag. 90.
86
felice dell'immagi ne, la completa astraz ione di un periodo, in
concretez z a di umanità e di commoz i one" 166.
”S ol ari a” auspi ca che i l rom anz o di vent i un'espressi one
autentica della società (cosa che non interessava agli esponenti
della ”Ronda”), ciò implica una visione gl obale del romanz o, e
co n t i en e i n s é l a p o s s i b i l i t à d i u n a p o l em i ca s u l l a s t rut t u ra o d i
u n a cri t i ca d el l a form a i n cu i s i era cri s t al l i z z at a, n el l e
teoriz z az i oni, l'espressione narrativa presolariana. Da ciò
deri vano al cuni at t acchi di ”S ol ari a” verso al cune esasperaz i oni
stilistiche. Le critiche che la rivista muove agli eccessi della
”Voce” e della ”Ronda” tendono a sottolineare i rischi di
accadem i s m o e di al l ont anam ent o da una di m ensi one um ana
presenti negli esempi rondeschi e vociani. Emblematici, a questo
p r o p o s i t o , s o n o i P a r a g r a f i d e l l o s c o n t e n t o di R affael l o Franchi ,
dove egli, consapevole dell'ambiz i one di ”Solaria” ad essere un
h o rt u s conclusus d el l a cri t i ca "ch e v a cercat a a d o m i ci l i o
dagl 'i nt eressat i ", si augura che:
per un po' di tempo non sia più una questione di lingua, di stile, di grammatica, di purezza,
di classicismo e di neoclassicismo, ma di vita, di miserabile calore vitale. Noi osserviamo
da un pezzo quanto poco seme di conclusione rechino certe discussioni sull'intima essenza
del vero stile [...] né la volontà delle nuove generazioni, tesa in adeguare codesta
medesima legittimità di stile a motivi di umanità più complessi, per giungere fino al
romanzo, rinnega le pagine della trepida poesia moderna. Ma se un passaggio deve
esistere, dev'essere da vita a vita, da fiamma a fiamma 167.
N o n è ch e i s o l ari an i ri get t i n o com p l et am en t e l a l ez i o n e d ei
loro predecessori, anz i , rimangono fedeli ai valori formali e alle
es i gen z e d i u n a l i n gua ari s t o crat i cam ent e s t rut t u rat a, m a s o n o
consapevoli della necessità di tener conto delle più recenti
166
R. FR ANC HI, G ia nna M a nz ini, B o sc o v i v o , in ìSo la r ia ” V I I ( 1 9 3 2 ) , 7 -8 ,
pag. 50.
167
R. FR ANC HI, P a ra g ra fi
33-34.
dello scontento, in ìSolaria” II (1927), 1, pag.
87
ri cerche anal ogi che e del l e novi t à t ecni co-st rut t ural i , e di
m an t enere apert o i l d i al o go t ra l a n o s t ra l et t erat u ra e l a l et t erat u ra
dei paesi liberi e democratici. La loro riconoscenz a verso le
esperienz e precedenti è chiara nella recensione di Giansiro Ferrata
al l 'ant o l o gi a S cr i t t o r i N u o vi d i Fal q u i e V i t t o ri n i , che v al e l a
pena di citare. Un grande spaz io, in quest'opera, nota il Ferrata, è
ri servat o al m ovi m ent o ”Lacerba”-”Voce” e a quel l o del l a
”Ronda”; queste ultime due riviste sono considerate dal recensore:
Le due spiccanti chiavi della modernità letteraria italiana, non in polemica, come
potrebbe credere l'osservatore superficiale, ma ripetuto sforzo, in diverse fasi, verso una
liberazione dagli ideali borghesi e provinciali e mercantili, o professorali ed aridi, a cui lo
spegnersi naturale del periodo Carducci-Verga-D'Annunzio ci avrebbe lasciato in balia. Si
parla tuttora del "frammentarismo" vociano? Della "gelidità" rondesca? Ma cosa può
contare questo di fronte alla convergente lezione di moralità letteraria che c'è venuta dalla
”Voce” e dalla ”Ronda”! Da un lato, una specie di fiducia spirituale ed etica concessa a
certe singolari "malattie" cos” profondamente vive nell'anima europea che bisognava
passarci, sotto pena d'esclusione da ogni cammino futuro...; dall'altro, una affermazione
definitiva della disinteressata nobiltà dello scrivere, e insieme, d'una possibilità sempre
aperta di salute e di misura168.
Da ciò si capisce che i solariani sono troppo letterati per
non capire quale ricchez z a per la narraz i one possa derivare dalle
acquisiz i oni della ”Ronda”. Essi comprendono che tale lez i one di
stile può essere riutiliz z ata nel processo della narraz i one, in un
co n t es t o d i s cri t t u ra p i ù s t rut t u rat a n el l a form a d el racco n t o e d el
ro m an z o . S i t rat t a d i m et t ere i n q u es t i o n e i l co n cet t o d i u n a
letteratura puramente di evasione e di individuare un nuovo ruolo
ed un'ulteriore funz ione che essa può avere, il che implica un
t en t at i v o d i aggan ci o d el fat t o l et t erari o al l a v i t a, ed u n a
s o s p en s i o n e d el l a s em p l i ce e p u ra o t t i ca form al e.
Il problema dell'evoluz ione e della rinascita della forma
romanz o è per ”Solaria”, non solo un dato da far emergere e
168
G. FERRATA, Srittori Nuovi, antologia italiana contemporanea di Falqui e
Vittorini, prefazione di G. B. Angioletti, in ìSolaria” V (1930), 4, pag. 55.
88
cogl i ere con at t enz i one i n ci ò che accade nel l a l et t erat u ra i t al i ana
e straniera, ma anche un'autentica proposta letteraria. ”Solaria”
i n t u i s ce i l v al o re m o d ern o d el l a form a rom an z o e d el l e s u e
p o s s i b i l i t à d i d i v en i re adegu at o m ez z o es p res s i v o d el l 'et à
contemporanea. I solariani, inoltre, si rendono conto che questo è
uno degli argomenti appassionati della critica del tempo. Questa
consapevolez z a è evidente nell'articolo di Alberto Consiglio,
D i a t ri ba sul rom anzo ed altre c ose, n el q u al e s o t t o l i n ea ch e d u e
sono gli argomenti che appassionano la critica militante:
l 'eu ro p ei s m o e l a p o s s i b i l i t à d el rom an z o . N el l o s t es s o art i co l o , i l
Consiglio delinea la situaz ione della letteratura nel periodo postb el l i co . M en t re i n E u ro p a, a s egui t o d el l o s m arri m en t o angos ci o s o
diffuso dalla gu erra, sbocciano "enormi e paradossali fiori
d e't ro p i ci " K ays erl i n g e S p engl er i n G erm an i a, M as s i s e M ari t ai n
i n Fran ci a, C h es t ert o n e Bel l o c i n Inghi l t erra, i n It al i a l 'u n i co
i n t erpret e eq u i l i b rat o d i q u es t a cri s i è P i ran d el l o . La cri s i è "cri s i
d el l a p ers o n al i t à, cri s i d el l a cos ci en z a, cri s i d el l a cert ez z a:
l'uomo, che s'era allontanato da Dio e successivamente
d al l 'u m ani t à, d al l a p at ri a, d al l a fam i gl i a, s i ri p i egava co n l o
stesso spirito corrosivo e scettico sopra di sé, colpendo delle
m edesi m e accuse e del l o st esso am l et i s m o i l suo foro i nt eri ore" 169.
Il p ro b l em a d el l a p ers o n al i t à, d a em b l em a d el l a cri s i d i v i ene t em a
cen t ral e d el l a l et t erat u ra d i s t am p o p s i co l o gi co . Q u es t o am o re
della personalità dà origine ad un nuovo gusto che iniz ia con
Proust e si sviluppa in letterati a lui contemporanei.
A G iovanni Papini, si de ve l'a vvio, ne l 1929, de lla
discussione attorno al romanz o. Egli non apprez z a il romanz o di
tipo psicologico che si va diffondendo anche in It alia e, anz i ché
intessere una discussione sul romanz o, sentenz i a, in modo
categorico, che sia il genere del romanz o sia quello del teatro,
169
A. CONSIGLIO, D ia trib a su l ro m a n zo e a ltre c o se , in ìSo la r ia ” I V ( 1 9 2 9 )
6, pag. 34.
Con i termini fede, patria, famiglia, secondo Briosi, non
del tutto
involontaria l'allusione ai pilastri del fascismo rispetto ai quali la civiltà
letteraria nuova si pone come alternativa.
89
s o n o i m p o s s s i b i l i a l l o s p i r i t o i t a l i a n o "es c l u s i v a m e n t e p o r t a t o
verso l'eloquenz a, la satira, il ragi onamento, l'opera di
pensiero" 170. T al e afferm az i o n e v i en e co n fu t at a d a O j et t i , i l q u al e
si sforz a di mostrare che, in It alia, esistono dei lavori con tutti i
requisiti necessari per essere qualificati come romanz o. Alla
d efi n i z i o n e p ap i n i ana d i rom an z o com e "art e n arrat i v a i n t i m a ed
analitica", Ojetti oppone la definizione della narrativa italiana
co m e "s egu i t o d i fat t i , anche m i n u t i m a t u t t i cert i o v e gl i aut o ri
colgono la cos” detta psigologia dei personaggi nei suoi momenti
es t ern i e p rat i ci q u an d 'es s a s i m u t a i n ges t i , i n d et t i , i n az i o n i " 171.
D a ci ò s i cap i s ce che O j et t i è co n t rari o al l a n arrat i v a
psicologistica ed analitica che si sta diffondendo anche in It alia e,
i n q u al i t à d i rap p res ent an t e d el l 'u ffi ci al i t à d el l a cul t u ra
benpensante, mostra di essere legato ad una concez ione di
romanz o di tipo verista che non si perde nei meandri della
fan t as i a e d el l a cos ci en z a u m ana. A n che i l et t erat i d el l a ”Li b ra”
so n o avversi alla m od a de llo psic ologismo, in spe c ia l modo
Giachino, il quale dichiara che "i figurini dell'ultima stagione, i
Pirandello, i Freud, gli Svevo e i J oyce destavano in lui scarso
i n t eres s e" 172. L'inclusione di Freud nell'elenco di questi autori non
d ev e s t u p i re, i n q u an t o i s u o i s t u d i p s i canal i t i ci s u l l e z o n e p i ù
oscure, inconsce e sfuggenti, hanno riscosso molto successo, e
sono alla base delle tecniche ardite di racconto messe a punto per
regi s t rare i l v i s s u t o . U n al t ro ant ago n i s t a d el gen ere p s i canal i t i co
è G i o v an n i T i t t a R o s a, i l q u al e n el s u o Invito al romanzo , s o s t i e n e
che uno scrittore deve "s entire la vita contemporanea nel modo
p i ù i n t i m o e i m p egn at i v o ; e d o m i n are i fat t i che i n es s a v ed e
scorrere, con un'alta e in ogni modo esauriente idea morale" 173.
170
171
ivi, pag. 34.
ivi, pag. 39.
172
G. LANGELLA, Il ro manzo ad una svolta , cit., pag. 205.
173
G . T ITTA ROSA, I n v ito a l ro m a n zo , M ila no , Cr ip p a e d ito r e , 1 9 3 0 .
90
E gl i è o s t i l e al l a t en d en z a d i ffus a t ra gl i s cri t t o ri co n t em p o ranei
ad o ccu p ars i d ei t rv agl i , d el l e m an i e d egl i u o m i n i , e p ri v i l egi a
l'idea romantica e verista del romanz o, come epopea degli umili,
consacrat a da I Promessi sposi de l Ma nz oni.
Consapevole della crisi che pervade il mondo intellettuale è
a n c h e C onsiglio, il quale, ne l più volte c ita to Europeismo ,
afferma che "gli intellettuali contemporanei mostrano, senz a
distinz i one di patria e di gu sto, di aver perduto se stessi" ed è per
questo che "consumano la loro vita nel contemplare il loro
interno". Il loro inquieto interrogarsi non è un compiacimento
n arci s i s t i co , m a t es t i m o n i a i l l i v el l o raggi u n t o d al l a cri s i che
"aveva fatto cadere ogni orgoglio nel concepire l'essenz a
dell'uomo, in favore di una profonda, infinita umiltà, dettata dal
sentimento storico di uno scacco, dalla verifica personale di
quanto inconsistenti fossero le smisurate ambiz i oni nutrite in
passato" 174. Il l av o ri o d i anal i s i com p i u t o i n anz i t u t t o d a P ro u s t , e
p o i d a al t ri i n t el l et t u al i , at t es t a l 'i n et t i t u d i n e "d el l o s p i ri t o ad
operare una sintesi" 175 accettabile del bagaglio di conoscenz e via
vi a accum u l at o. P roust , assi em e a Gi de e Val éry, com e afferm a
Ferrata, è un esempio dell'evoluz ione della storia del pensiero,
che t ende a ri scat t are "i grossi eccessi ot t ocent eschi ". La
Recherche può essere considerata una introspez i one, "n ella quale
si sal v a i l superom i s m o, sbocca e si corrom pe, e si sal va i l
naturalismo, e si arriva insieme, a un punto pienissimo di umanità
i l m i n u t o t r a v a s a r s i s i b i l l i n o , s p e s s o gel a t o i n d e f i n i t i v a , d i t a n t a
lirica squisita fin di secolo" 176.
Per capire meglio la funz ione del romanz o ed il suo rapporto
con la realtà, è interessante la definiz i one che ne dà Consiglio in
174
A. CONSIGLIO, E u ro p e ism o , i n G . LANGE LLA, I l ro m a n zo a u n a sv o lta ,
cit., pag. 227.
175
ivi, pag. 228.
176
G. FERRATA, Croce, il romanticismo e qualche giovane, in ìSolaria” IV
(1929), 12, pag. 42-43.
91
u n articolo nel quale s inte tiz z a le opinioni di c inque sc r ittor i,
apparse sulla rivista belga, ”Cahier du Nord”, diretta da Franz
Hellens. Egli oppone il romanz o alla poesia e ne dà due
d efi n i z i o n i d i s t i n t e. L'art i s t a o p era fu o ri d el l a v i t a, m a s em p re i n
presenz a di essa, fermo nel suo atteggi amento autoritario. Da
questo
soggettivismo
nascono
due
espressioni
artistiche
d i fferen t i : l a p o es i a p u ro el o gi o d el l a v i t a, el evat a a d i gni t à d i
m i to, e il romanz o. In que sto c a so l'uomo:
non interpreta la vita, non canta il dolore o la gioia che nasce dal suo incontro con essa.
Egli la esacra, la rifiuta, torce da essa gli occhi, si, ma ne sente vivo il bisogno. Ed allora,
come demiurgo, come dio, ne costruisce un'altra, a sua guisa, da opporre a quella che egli
nega. In altri termini, inventa un mito da opporre alla vita. Questo mito è il romanzo177.
L' idea di romanz o appena delineata è ravvicinabile a quella
d egl i s cri t t o ri o rb i t an t i at t o rn o al l a ”N. R . F.”. S i p en s i a C o ct eau
a a R adi gu et che, com e è st at o spi egat o nel paragrafo precedent e,
mitiz z ano l'infanz ia e la trasformano, a loro piacimento, in un
mondo a parte nel quale rifugi arsi.
Oltre all'idea che il fatto narrativo non possa essere
svincolato da problemi di vita e non debba porsi come semplice
letteratura, uno dei motivi costanti dei solariani è l'affermaz ione
del rom anz o com e possi bi l e vi a per accedere al l 'um ano: esso è
v al u t at o p o rp ri o i n o rd i n e a q u es t a p o s s i b i l i t à. R o m an z o , i n fat t i , è
un termine che i "buoni romanz ieri moderni sono andati sempre
più avvicinando ad un sign ificato tutto vivo di storia umana nel
s u o cors o s em p l i ce e t o t al e" 178. Per questo anche Svevo e J oyce
vengono accettati e discussi perché nei loro lavori tanto "i
s en t i m en t i s p i et at i ch e q u el l i gl o ri o s i ; l a m i s eri a d el l e o re d el u s e
come la dolcez z a delle ore felici; la bontà come il viz i o; e persino
177
A. CONSIGLIO, P ro b le m a d e l ro m a n zo , in ìSo la r ia ” I V ( 1 9 2 9 ) , 1 1 , p a g. 4 5 .
178
G. FERRATA, La casa dei doganieri, in ìSolaria” VII (1932), 12, pag. 17.
92
certe ragi oni fisiologiche possono convergere ad una verità umana
e quindi poetica" 179.
2.4 I narratori solariani
Per capire meglio il passaggi o di ”Solaria” da una
l et t erat u ra d i am b i t o p ro v i n ci al e, co l l egat a al l a t rad i z i o n e
rondesca, ad una di respiro europeo è necessario effettuare
u n 'an al i s i al m en o d ei m aggi o ri n arrat o ri s o l ari ani .
I narratori che si danno convegno attorno a ”Solaria” e,
dopo la sua chiusura, attorno a ”Letteratura”, ridanno vita al
nostro romanz o seguendo la linea sopra delineata, da Gadda a
Bonsanti, da Vittorini a Tecchi, dalla Manz ini a Li si, da Bilenchi
a Pratolini. L'analisi della nuova società, della nuova condiz i one
borgh ese ha come principali esponenti Carlo Emilio Gadda e
Svevo, interpreti della propria condiz i one contraddittoria fino alla
"ri v el az i o n e l u ci d a e i m p i et o s a d el l 'i m p o s s i b i l i t à d i co n ci l i are
real t à e i n v en z i o n e, s t o ri ci t à e l i b ert à ent ro l o s p az i o l et t erari o :
attuata dal primo, col capovolgere in rabbia distruttrice l'atto
d 'am o re i n i z i al e v ers o l 'o gget t i v i s s i m a real t à che h a gi à es p res s o
se stessa, dal secondo con la sua perpetua ironica e disperata
ri cerca d i u n d o m i n i o s u l t em p o e s u l l a p ro p ri a real t à p i ù
profonda" 180. La narrativa solariana nasce dallo sforz o di
i n t ro d u rre i m m o b i l i t à ed es at t ez z a d en t ro ad u n a rap res ent az i o n e
della vita colta al livello del suo muoversi più interno e libero.
Quest a è l a l i nea sol ari ana che, spesso, è accom pagnat a da
ricadute nella prosa d'arte rondesca e nel naturalismo.
Durante i primi anni di pubblicaz ione la linea narrativa da
segu ire, come si è più volte sottolineato, non è ancora ben messa a
fu o co , i l t i p o d i s cri t t u ra s p az i a d al l 'aut o b i o grafi a al d i ari o , al
179
A. SILIPO, G . B a t t i s t a Angio le t t i , S e rv izio d i g u a rd ia , i n ì S o la r i a ” V I I
(1932), 7-8, pag. 62.
180
S . B R IOSI, o p . c it. , p a g. 2 7 2 .
93
capitolo di pura divagaz i one, e la prosa risente ancora della
lez i one rondesca, dell'ambiz i one per la prosa raffinata. I narratori
legati a questo modulo narrativo rimangono esclusi dal nuovo
sviluppo narrativo di ”Solaria”, che porta all'apertura verso il
romanz o europeo.
Di tendenz a più rondesca che solariana sembrano i pez z i
narrativi di Giovanni Comisso, brevi relaz i oni di avventura di
mare, di guerra, dove rischia di cadere nel facile gusto della
mitiz z az i one. Mentre Franchi, recensendo I l p o r t o d e l l ' a m o r e, fa
n o t are ch e l a p reo ccu p az i o n e d 'u n i t à n el l o s t i l e "p o ggi a s o p ra u n
fondo scolastico" 181, Ferrat a m et t e i n l u ce l a capaci t à d i C o m i s s o
d i t ras m u t are co n s em p l i ci t à l a s o s t anz a d el l a v i t a i n l et t erat u ra e
lo paragona, per quanto riguarda A l v e n t o d e l l ' A d r i a t i c o, a
Conrad, alludendo con ciò alla presenz a in Comisso di una
s en s i b i l i t à an al i t i ca e d i u n a d i s p o s i z i o n e al l a fan t as i a i n t egral e,
d o v e i s e n t i m e n t i d i v e n go n o u m i l i " 182 modulaz ione di una gran
sinfonia terrestre. Con ciò si capisce che Comisso, da un iniz iale
i m postaz i one di stampo r ondia no, si a vvic ina a gli sviluppi
anal i t i ci d el l a l et t erat u ra.
Un primo passo verso il superamento della prosa d'arte è
co m p i u t o d a q u egl i aut o ri che s i i m p egn an o n el l a creaz i o n e,
nell'analisi e nel recupero di vicende di rapporti umani; fra i
p ri m i P i ero G ad d a, A l b ert o C arocci , G u gl i el m o A l b ert i .
Piero Gadda, ad esempio, esordisce con L ' ent u s i a s t i ca
es t a t e, pubblicato nel 1924 per le ediz ioni del ”Convegno”. Egli
inserisce nella sua narrativa una vena di esotismo, ed
un'api raz i one ai grandi ori z z ont i degl i oceani e dei cont i nent i , che
lo staccano dalla domesticità dei prosatori rondeschi, pur
rimanendo indeciso tra una narrativa di fatti ed un'accentuaz ione
preval ent em ent e l i ri ca. L'el em ent o del l 'avvent ura e del vi aggi o è
181
R. FR ANC HI, G i o va nni Co misso , I l p o rto d e ll' a m o re, in ìSo la r ia ” I ( 1 9 2 6 ) ,
7-8, pag. 54.
182
Cfr. le recensioni di G. Ferrata a Comisso, Giorni di guerra, in ìSolaria”
V (1930), 12 e Al vento dell'Adriatico, in ìSolaria” III (1928), 7-8.
94
presente in tutti i suoi racconti. Ad esempio in Acque chiare 183
narra le avventure di un gi ovane che trascorre la sua vita nel lusso
d egl i al b ergh i d i v ari e ci t t à, m a q u i l a n i t i d ez z a d el l e d es cri z i o n i
d'ambiente è ravvicinabile alla cura stilistica tipica dei rondisti.
Più in linea con la tendenz a di ”Solaria” è G i o r n o d i f i e r a 184,
dove analiz z a le emoz ioni infantili e l'inquietudine adolescenz i ale
del protagonista, un moz z o di quindici anni. Secondo Franchi,
Piero Gadda con la pubblicaz ione su il ”Convegno” di L i u b a , da
scrittore che sa "condurre caratteri e paesaggi a una materia
liscia, coerente, attraverso frasi ben connesse in tranquillità di
l i n gu a o s s i a d i s t i l e" 185 si trasforma in uno scrittore che soffre
d el l a cri s i che t ravagl i a l a co s ci en z a l et t erari a d egl i i t al i an i . La
crisi nasce dal fatto che non si comprende se il divenire europeo
d el l a n o s t ra l et t erat u ra, s i a u n o m aggi o al l e l et t erat u re s t ran i ere,
oppure l'evoluz ione dello spirito italiano. Oggi , asserisce Franchi,
chi non accetta che la nostra letteratura si sia evoluta in senso
eu ro p eo , e ri t i en e ch e s o l o i m o d el l i cl as s i ci s i an o fo n t e d i
sviluppo, "afferma che l'accademia e non la vita è padrona
d el l 'art e" 186. Piero Gadda con L i u b a esce dai confini provinciali
d el l a n o s t ra l et t erat u ra e s i ri co l l ega al l a t rad i z i o n e ru s s a d i
Cechov ed utiliz z a nomi e volti esotici, attarverso un apparente
s erv i l i s m o , p er es p ri m ere u n s en t i m en t o as s o l u t am en t e i n t i m o e
personale.
Un altro testimone dell'evoluz ione da una posiz ione lirica
all'apiraz ione al racconto è Alberto Carocci. La narrativa del
fondatore della rivista è caratteriz z ata dalla passione per l'analisi
psicologica, gi à presente nel suo primo racconto, Un giovane,
s t o ri a d ei d es i d eri , d el l e am b i z i o n i d i s i l l u s e d i u n gi o v an e
183
P. GADDA, Acque chiare, in ìSolaria” I (1926), 12.
184
P. GADDA, Giorno di fiera, in ìSolaria” III (1928), 3.
185
R. FR ANC HI, P ie r o G a d d a , Liu b a , in ìSo la r ia ” I ( 1 9 2 6 ) , 9 -1 0 , p a g. 5 5 .
186
ivi, pag. 56.
95
definito da Briosi un "R askolnikov solarianiz z ato", affidato ad un
linguaggi o secco e nitido. Nei suoi racconti, poi raccolti nelle
ed i z i o n i d i ”S o l ari a” co n l 'em b l em at i co t i t o l o I l p a r a d i s o p e r d u t o ,
l'io narrante cerca di ritrovare il proprio passato, e contrappone ai
t u rb am ent i ad o l es cenz i al i l a t ran q u i l l i t à d el l 'i n fan z i a 187. I s u o i
pez z i narrativi sono incentrati su ricordi d'infanz ia, ritorni al
passat o e per quest o è consi derat o com e l 'aut ore che i n ”S ol ari a”
ha prospettato un certo proustismo ed una valoriz z az ione della
m em ori a, anche se, com e not a Li a Fava Guz z et t a 188, spesso, le sue
rievocaz ioni appaiono troppo costruite in quanto non viene
s u p erat a l a t en t az i o n e d i s p i egare l a m o t i v az i o n i d el ri cord o e
l'uso che ne indende fare. In P e l l e g r i n a g g i
i l p r o t a go n i s t a
paragona il suo rapporto con i ricordi a quello con un amico, come
se i ri cordi fossero del l e presenz e vi ve ed afferm a che "i ri cordi
di tempi vicini, di tempi remoti [...] mi tenevano onesta
compagnia; ed io mi abbandonavo alla loro conversaz ione come
con un amico ritrovato" 189. Il protagonista si lascia andare ai
ricordi di infanz ia, della casa natia, luogo più volte presente nei
racconti di Carocci, quale luogo strettamente connesso alla nostra
origine, a cui sono legate le nostre esperienz e infantili, le quali
hanno il potere di condiz i onare la nostra vita futura 190.
187
I racconti solariani che contengono il mito dell'infanzia sono: Un giovane
I (1926), 1, Soldati I (1926), 2, Pellegrinaggi
I (1926), 7-8, Memorie del
tempo perduto I (1926), 9-10, Il giardino I (1926), 12, Ritorno alla villa di
un tempo II (1927), 11.
188
cfr. L. FAVA GUZZETTA, ìSolaria” e la narrativa italiana intorno al 1930,
cit.
189
190
A. CAR OC C I, P e lle g rin a g g i , in ìSo la r ia ” I ( 1 9 2 6 ) , 7 -8 , p a g. 2 0 .
Il tema della casa come fonte di ricordi e di reminiscenze e presente
anche
nella
poesia
montaliana.
Montale
si
concentra
sulla
cucina,
considerata il luogo più famigliare, legato alle esperienze di caccia e pasca
vissute durante la sua infanzia.
96
Vicino alla posiz ione di Carocci è quella diAlberto
C onsi gl i o, l a cui narrat i va è carat t eri z z at a da un'anal i s i
minuz iosa, dalla fluidità della pagi na, che aderisce perfettamente
agl i s t at i d 'ani m o ri ev o cat i e o gget t i v at i s en z a s p eri m en t al i s m i .
E gl i , com e ab b i m am o v i s t o n el p aragrafo p recedent e, s i ri col l ega
anche al l a narrat i va d'adol escenz a, che t ende ad anal i z z are e a
mitiz z are il periodo gi ovanile, come avevano insegnato i
collaboratori della ”Nouvelle Revue Fran aise”, più volte
recensiti sulla rivista.
L'i n fl u en z a d el p ro u s t i s m o , o s s i a l a t em at i ca d el l a m em o ri a
e d el t em p o p erd u t o , è p res ent e anche i n al t ri n arrat o ri s o l ari ani ,
ma prima è meglio fare un piccolo cenno alla fortuna di Proust in
It al i a.
A questo riguardo, molto importante è lo studio compiuto da
Giacomo Debenedetti. Il suo incontro con Proust risale al 1924, e
non è escluso che la lettura della Recherche abbia contribuito a
dar forma al canone della capacità o incapacità di un'opera a
creare nel lettore reminiscenz e. Il suo primo studio su Proust esce
su il ”Baretti” nel 1925, in cui lo spunto critico viene dal
problema dell'unità dell'opera. La Recherche è definita "u n
cap o l av o ro as s o l u t o d el n o s t ro s ecol o e p ro b ab i l m en t e d i t u t t a l a
l et t erat u ra a n o i n o t a" 191, che parte dalla rievocaz ione di un
ragaz z o che vorrebbe diventare un artista, ma si sente privo della
vocaz ione, non si sente in grado di scrivere "l 'unica realtà degna
di essere fi ssat a con l e parol e è l a form a l et t erari a", ci oè una
forma che una volta raggi unta sia in grado di riscattare la
dolorosa sensaz ione del tempo perduto, facendo in modo che
d i v e n t i tem po ritrovato. A ld o Ca pa sso, in un a r tic olo de l 1930,
el o gi a i t re s aggi cri t i ci d i D eb en ed et t i 192 su Proust, affermando
ch e D eb en ed et t i è l 'u n i co che s i a ri u s ci t o a d i m o s t rare che
191
S . B R IOSI, o p . c it. , p a g. 1 2 6 .
192
I tre saggi di Debenedetti su Proust, in ordine cronologico, sono: Proust,
in ìIl Baretti” II (1925), 6-7; Proust e la musica, in ìLa Rassegna musicale”
I (1928), 1; Commemorazione di Proust, in ìIl Convegno” IX (1928), 4-5.
97
"l 'opera proustiana possiede, a documentarne organicità e unità,
un suo tono musicale e vibrante" 193. Il cri t i co h a m o s t rat o com e i l
libro di Proust sia, non autobiografia, ma romanz o fantastico, di
cui "M arcel costituisce il tessuto connettivo dell'opera". Capasso,
nella sua recensione, attribuisce a Debenedetti il merito di aver
m o s t rat o l 'i m p o s s i b i l i t à "di o gn i co n fro n t o col Bal z ac, e i n
generale con i narratori, n o n i n t e r i o r i s t i (i l cors i v o è n el t es t o ),
del l e precedent i generaz i oni " 194. La grandez z a di Proust, secondo
Debenedetti, consiste nel fatto che egli non solo privilegi a un
i n d ividuo rispetto al gruppo soc ia le , ma di que sto individuo c i
svela la parte nascosta, inconfessabile.
In realtà, da uno studio di Giovanni Macchia 195 apprendiamo
che il primo "s copritore" italiano dell'universo proustiano è uno
scrittore quasi sconosciuto, Lu cio d'Ambra, pseudonimo di Renato
Manganella. Egli, gi à nel 1908, recense con grande elogio l'opera
d i P ro u s t e l o d efi n i s ce u n gran d e s cri t t o re, d i q u el l i che "l as ci ano
vedere ai contemporanei il posto che occupano per i posteri nella
s t o ri a d el l a l et t erat u ra" 196. In It al i a l 'o m b ra d i P ro u s t , s o t t o l i n ea
Giancarlo Maz z acurati, si distende dalla fine degli anni Venti, tra
il tempo di ”Solaria” e quello degli ermetici, dovunque la pratica
della letteratura debba proteggersi da un'aggressione, sotto forma
di censura o di coerciz i one propagandistica. Proust più che letto
v i ene s fi o rat o , q u i n d i s em i n a l 'i l l u s i o n e d i p o t er es s ere frui b i l e,
se non imitato, per dare dignità "alle coltivaz ioni private, dei
b arl u m i d i m em o ri a" 197 e ne nasce un proustismo diffuso e
abusivo.
193
A. CAPASSO, Debenedetti e Proust, in ìSolaria” V (1930), 1, pag. 26.
194
ivi, pag. 37.
195
G . M AC C HIA, P ro u st e d in to rn i, M ila no , M o nd a d o r i, 1 9 8 9 .
196
ivi, pag. 152.
197
G . M AZZAC UR ATI, P ira n d e llo n e l ro m a n zo e u ro p e o , B o l o gna , I l M ul i no ,
1995, pag. 36.
98
A n ch e G u gl i el m o A l b ert i è u n fervent e l et t o re d i P ro u s t fi n
d ai t em p i d el ”Baret t i ”. In Int erno 198 m et t e i n at t o i l p ro ces s o
d el l a rem i n i s cenz a, l a m o l l a che fa s cat t are i l ri cord o è l a s i n fo n i a
che il nonno suona al pianoforte. Egli dimostra di saper cogliere
l e em o z i o n i e i s en t i m en t i d el l a b i m b a ri m as t a s o l a n el l a gran d e
villa con il nonno, attraverso un'analisi sottile, aiutata da uno
s t i l e n arrat i v o ral l en t at o e i n t errot t o d a i n av v ert i t i f l a s h b a ck.
Bo s et t i s o t t o l i n ea che A l b ert i , a d i fferen z a d i P ro u s t , an z i ch é
ri pet ere l 'i t er della ricerca, dà per scontata l'esperienz a della
memoria involontaria e proietta il miracolo nel futuro in un tempo
da ritrovarsi.
C on quella di A lberti ha molti punti in c omune la pr osa di
Raffaello Franchi, il quale ha apprez z ato il saggi o di Debenedetti
su Proust, e nel racconto Personaggi 199, u s c i t o s u l p r i m o n u m e r o
d el l a ri v i s t a, ri es ce a cogl i ere i s en t i m en t i d egl i s p et t at o ri a
t eat ro , l a fel i ci t à, l a gel o s i a, ed u s a l e m et afore, t i p i ch e d e L a
recherche du t emps perdu, p er es p ri m ere i l fl u t t u are d ei ri cordi .
G l i el em en t i co s t i t u t i v i d el l a n arrat i v a d i Franchi s em b ran o es s ere
"pri m i t i v i s m o e raffi n at ez z a, anal i s m o e real i s m o " 200, el em ent i
ri t en u t i p o s i t i v i s o l o d a U m b ert o M o rra. La s u a p ro s a è u n
tentativo di portare a fusione elementi di racconto, come
personaggi , situaz ioni psicologiche, e consente al lettore di
entrare in certo modo nelle intenz ioni di tale narrativa, che
sembra preparare le prove di un più corposo realismo. Ferrata nel
recensi re P i a z z a n a t i a, o s s erva com e Franchi n ei s u o i p ri m i l av o ri
ab b i a el ab o rat o e co n s u m at o d en t ro d i s é l 'erd i t à d egl i u l t i m i
198
G . ALB E R TI, I n t e rn o , I V ( 1 9 2 9 ) , 1 . E gli iniz ia la sua c o lla b o r a z io ne a lla
rivista nel 1927, partecipando all'inchiesta sul cinema con l'articolo Lettera
sul cinema.
199
R. FR ANC HI, P e rso n a g g i, in ìSo la r ia ” I ( 1 9 2 6 ) , 1 .
200
S . B R IOSI, o p . c it. , p a g. 2 9 7 .
99
v o ci an i , m en t re i n q u es t 'ul t i m o es p ri m a "t u t t o i l s u cco
d ram m at i co che fa v i v ere art i s t i cam ent e l a s u a i n t i m a v i t a" 201.
Un altro esempio dell'evoluz ione del romanz o solariano è
Alessandro Bonsanti, condirettore della rivista dal novembre del
1930 al dicembre del 1932, ma collaboratore gi à nel 1928. La sua
narrativa è, come quella di Loria, l'esempio più rappresentativo di
com e ci si possa di st accare dal l a oram ai st at i ca prosa d'art e per
avvicinarsi ad un nuovo modo di narrare. La prosa bonsantiana è
l en t a, anal i t i ca, raffi n at a, ri cca d i d i gres s i o n i e f l a s h -b a ck ,
"co n t i en e u n s u o s o m m es s o cant o ", e t i en e p res ent i m o d el l i
illustri, come quello proustiano, "ed è caratteriz z ata da un dire
d i ffus o m a d i s cret o , che faci l m en t e t ro v ereb b e l a s u a
soddisfaz ione nella bella pagi na fine a se stessa, nella prosa
l i ri ca" 202. Il raccont o, i nvece, nasce propri o da quest o e si sot t rae
alla caduta nelle spire del bello stile. I suoi racconti, dai periodi
sintattici ampi e dal lessico ricercato, sono quasi tutti incentrati
su storie di un viaggi , di una partenz a o di una fuga, di una visita,
m a l a v i cen d a, an ch e s e ri d o t t a n ei fat t i , d i v en t a o ccas i o n e p er
uno svolgimento di un itinerario psicologico che ha un suo
dinamismo interiore. Da questo sviluppo interiore prendono corpo
anche i personaggi che, come le ambientaz i oni, appartengono
q u as i s em p re al p as s at o , ad am b i ent i n o b i l i ari 203. Bo n s a n t i è
proustiano soprattutto nella rievocaz ione del favoloso viaggi o
n o t t u r n o d i U n a p a r t e n z a c o n t r a s t a t a. 204, e proustiano è
201
G. FERRATA, Raffaello Franchi, Piazza
natia, in ìSolaria” V (1930), 2,
pag. 57.
202
G. MANACORDA, Storia della letteratura italiana tra le due guerre 1919-
1943, cit., pag. 197.
203
I titoli dei racconti di Bonsanti si riferiscono proprio a visite, viaggi,
fughe. Alcuni esempi: La fuga di Ottorino VII (1932), 9-10, Viaggio III
(1928), 11, Una partenza contrastata
IV (1929), 6, tutti pubblicati su
ìSolaria”.
204
A. B ONSANTI, U n a p a rte n za c o n tra sta ta , in ìSo la r ia ” I V ( 1 9 2 9 ) , 6 .
100
l'atteggi amento del protagonista di Fine dell' adolescenza, i l s u o
perpetuo rivolgersi indietro per godersi i ricordi o rimpiangere
l 'i rri p et i b i l e, l a s m ani a d i fi s s are l 'at t i m o d i v i t a n el l a p i en ez z a
ferm a del ri cordo "si accorgeva anche che l a vi t a è com post a di
episodi caduchi; gi à poteva annoverarne che le dettero pienez z a
un tempo, e adesso, se non dimenticati, gi à divenuti ricordo, e
d o m an i , l o p res ent i v a, n o s t al gi a" 205.
Anche Arturo Loria si forma su ”Solaria”, e qui pubblica,
tra il 1926 e il 1931, sette racconti che successivamente
confluiscono nei tre volumi Il ci eco e l a Bel l ona, F a n n i a s
Ventosca e L a s c u o l a d i b a l l o. I t e m i d a l u i t r a t t a t i s o n o m o l t o
diversi da quelli di Bonsanti, seguono la vena picaresca di stampo
europeo, quella di Lesage, di Fi elding, del D o n C h i s ci o t t e.
L'elemento picaresco e popolare, come osserva Briosi, adempie la
s t es s a fu n z i o n e ch e i n Bo n s ant i è s v o l t a d al l a s cel t a d egl i
am b i en t i n o b i l i ari o t t o cen t es ch i , ci o è q u el l a d i al l o n t anare l a
m at eri a "i n u n a s u a fi s s i t à co n ch i u s a d i fat t i gi à av v en u t a, ancor
m egl i o i n corni ci at i d a u n l i n guaggi o s o s t en u t am ent e l et t erari o e
s p es s o p at i n at o d i i ro n i ci p rez i o s i s m i ed arcai s m i " 206. C o n s i gl i o ,
nel l a recensi one a Fannias Ventosca , apparsa su ”Solaria”,
riconosce che l'arte di Loria è in evoluz ione ed afferma che essa
"cam m i n a v ers o u n a m et a: d al l a p erfez i o n e eq u i l i b rat a d ei p ri m i
racconti essa si evolve copiosa verso dimensioni e valori
rom anz eschi " 207. L'arte di questi racconti crea ,con i mez z i della
l et t erat u ra, l e t re d i m en s i o n i "del l o s p az i o fi s i co aggi u n t e al l a
pi ena pot enz a spi ri t ual e". Lo ri a si i n seri sce nei "rangh i "
euro p ei s t i ci graz i e anche al l egam e s p i ri t u al e co n E d gar A l l an
P o e; t al e l egam e è reso effi cace dal t em peram ent o art i s t i co del
Lo ri a, i l q u al e adat t a l 'u s o d el l a fan t as i a ai l i m i t i i t al i an i , o
205
A. B ONSANTI, F in e d e ll' a d o le sc e n za , in ìSo la r ia ” V I I I ( 1 9 3 4 ) , 4 .
206
S . B R IOSI, o p . c it. , p a g. 2 8 7 .
207
A. CONSIGLIO, Ar t ur o Lo r i a , F a n n ia s V e n to sc a , in ìSo la r ia ” V ( 1 9 3 0 ) , 4 .
101
meglio toscani, che sono "più brevi di quelli concessi alla fantasia
angl o-germ ani ca" 208.
Un al t ro narrat ore nat o i n ”S ol ari a” è P i er Ant oni o
Q u arant o t t i G am b i n i 209, del quale abbiamo gi à scritto a proposito
dell'influsso della ”N. R. F.”, autore di due racconti, I t r e
cr o ci f i s s i e Il fante di spade . Bri o s i m et t e i n l u ce co m e l a
cri t i ca, p er i n d i care l 'art e d i q u es t o s cri t t o re, ri corra ai t erm i n i d i
"eu ro p ei s m o "
e
"t ri es t i n i t à".
In
effet t i ,
com e
afferm a
210
Manacorda , Q uarantotti Ga mbini subisc e il f a sc ino di Sve vo, il
che è evidente nell'ironica descriz i one di ambienti piccoloborghesi, nelle allusioni freudiane nelle relaz i oni umane, in cui
prevalgono manie, complessi, introversioni. Inoltre, afferma
Bo s et t i , i n Q u aran t o t t o G am b i n i è p ercepi b i l e l a l ez i o n e d i P ro u s t ,
si pensi a La casa del melograno 211, dove l'intravedere tra il
fogliame la casa natia risuscita il ricordo del mondo materno del
reduce tornato dal fronte russo.
Anche Raimondi pubblica su ”Solaria” una rievocaz ione
d el l 'i n fan z i a, U n a p a r t i t a d i f o o t b a l l 212, dove alterna precise
notaz ioni ambientali e battute di dialogo a improvvise note di
colore che segn ano il distacco dal proprio nostalgico ricordare.
Secondo Fava Guz z etta, con le esperienz e narrative che
ab b i am o ap p en a d el i n eat o , ent ran o n el racco n t o as p et t i ed
elementi del vivere quotidiano, fatti, incontri, relaz i oni sociali,
co n fl i t t i m o ral i e i l n arrat o re s i o ri en t a v ers o u n a m aggi o re
208
ivi, pag. 59.
209
A quel tempo si firmava Quarantotto Gambini.
210
cfr. G. MANACORDA, Storia della letteratura italiana tra le due guerre
1919-1943, cit.
211
La casa del melograno
raccolta insieme a I tre crocifissi e Il fante di
spade nel primo volume stampato per le edizioni ìSolaria”, I nostri simili.
212
G . RAIM ONDI, U n a p a rt i t a d i f o o t b a ll, in ìSo la r ia ” V ( 1 9 3 0 ) , 4 .
102
referen z i al i t à. E m erge co s ” u n a d i m en s i o n e d i es p eri enz a d i v i t a,
al l a q u al e s i d à ri l ev an z a anche t ram i t e es p res s i o n i d i al et t al i .
Un esempio di questo rifarsi alla realtà è dato da
Bonavent ura Tecchi 213 che, pri m a di essere col l aborat ore di
”Solaria”, pubblica il volume Il nome sulla sabbia (1924), nel
q u al e è ev i d en t e i l s u o i n t eres s e p er i l rom an z o d i s t am p o
psicologico. Nel volume sopracitato manifesta chiaramente il
piacere dell'indugio sulla memoria, l'innata tendenz a a riprodurre
nel narrato la problematica etica della mediocrità del vivere,
dell'angoscia che corrodono l'esistenz a. I suoi racconti solariani
sono esempi interessanti di un realismo immediato, impegnato nel
fissare vicende minute, evidenz i ate con una tecnica di indagi ne
at t ravers o s o t t i l i t ram e p s i co l o gi ch e, v o l t e a ri l ev are i m o d i d i
vita di un gruppo sociale, o le abitudini e i pregiudiz i legati a
d et erm i n at i am b i ent i , m es s i al l o s co p ert o d a u n aut o re
criticamente atteggi ato e ironicamente umorista. L'attento studio
delle personalità che Tecchi effettua nei suoi racconti è colto da
C o n si glio, il quale, a proposito de gli uomini e de lle donne c he
popolano Il ven t o t r a l e ca s e, afferm a che:
Non sono tipici, caratteristici, costruzione meticolosa e sapiente del vecchio, dell'isterica,
del sordo, del sognatore, ma ognuna di queste figure vive realmente in una sfera superiore
ove i suoi sentimenti non parlano solo alla curiosità del lettore, ma suscitano le vibrazioni
della sua istessa sensibilità. Certamente in ognuno di questi esseri si proietta l'essere
tormentato dell'autore che li plasma romanticamente a sua somiglianza214.
Il temperamento analitico di Tecchi, il contenuto intimo dei
suoi racconti, è messo a dura prova dal suo vivo rispetto per la
t radi z i one i t al i ana, che i m p l i ca una prosa "pacat a, cost rui t a", che
213
Durante il suo periodo solariano (1926-1930) egli pubblica vari racconti
che confluiranno ne Il vento tra le case (1928) e ne La signora Ernestina
(1936).
214
A. CONSIGLIO, B o na ve ntur a T e c c hi , I l v e n t o t r a l e c a s e , i n ì S o la r i a ” I I I
(1928), 12, pag. 47.
103
non procede per metafore e per allusioni, ma riesce a contenere le
"s fum at u re s p i ri t u al i ".
La narrativa, soprattutto all'iniz io degli anni Trenta, dopo
l'affermaz ione del regime, diviene un modo per esprimere
v el at am en t e l e p ro p ri e i d ee, s en z a i m b at t ers i n egl i art i gl i d el l a
censura fasci s t a. ”S ol ari a” occogl i e anche l a voce di Bi no
Sanminiatelli che, secondo Giuseppe Aventi, ne L ' u r t o d ei s i m i l i ,
rispecchia le caratteristiche del racconto solariano. L ' u r t o d e i
s i m i l i ricorda, per "quel sapore di infanz ia vagheggi ato e triste
pieno d'uggi a e di fantasia" 215, Proust, ma non bisogna dimenticare
una fondamentale differenz a che separa il protagonista della
Recherche da quello de L ' u r t o d ei s i m i l i . Q u es t 'u l t i m o , S an t i
Macchia, figlio di un marchese, infatti, vive semplicemente di
ricordi e il processo dell'introspez i one si svolge su se stesso fino
a vanificarsi. I ricordi hanno la funz ione di proteggere e
rassicurare il ragaz z o che sta affrontando il difficile passaggi o
dall'adolescenz a all'età adulta, fino al loro declino nell'età adulta.
Guido Piovene, invece, mette a fuoco il conflitto interiore
d i u n u o m o i l q u al e av v ert e l a n eces s i t à d i u n i m p egn o p o l i t i co ,
an ch e a s cap i t o d el l a p ro p ri a v i t a. La ri v i s t a p as s a t aci t am en t e
q u es t i racco n t i , affi d an d o l i al l 'i n t el l i gen z a e al l a m at u ri t à d ei s u o i
lettori, non certo numerosi.
Con la collaboraz ione di C. E. Gadda si tende a proporre
u n a t en d en z a al l a s p eri m en t az i o n e t ecni ca l i n gui s t i ca s t rut t u ral e,
sugli esempi di quelli che diverranno i veri numi solariani, Svevo
e Toz z i e in rapporto alle influenz e dirette del romanz o europeo.
Ini z i al m en t e l a s u a v en a i ro n i ca s i ri s o l v e n el gus t o s em p l i ce
della macchietta o di rapidi ed imperfetti studi di carattere. Solo
con L a M a d o n n a d e i f i l o s o f i , pubblicata su ”Solaria” 216, la noia e
il disgusto per il mondo del dopoguerra sciatto e volgare,
dominato dai caffè concerto, popolato di villani, di donne e
215
G . AVE NTI, B ino S a nmi ni a t e l l i , L'u rto d e i simili, in ìSo la r ia ” V I ( 1 9 3 1 ) ,
12.
216
C. E. GADDA, La Madonna dei filosofi, in ìSolaria” III (1928), 9-10.
104
uomini analfabeti, gli si libera in una più precisa invenz ione
fantastica in cui gli umori accumulati non hanno più bisogno del
sostegno autobiografico. Sempre in ”Solaria” fa una categorica
d i chi araz i o n e d i s t i l e, che s o t t o l i n ea q u es t a s u a t en d en z a al l a
sperimentaz ione e alla deformaz ione: "Tendo a una brutale
deformaz ione dei temi che il destino s'è creduto di proponermi
come formate cose ed obbietti: come paragrafi immoti della
sapiente sua legge" 217. Questo atteggi amento beffardo diviene il
denominatore comune dell'iconoclastia gaddiana. Il primo studio
sullo stile gaddiano è pubblicato da Gianfranco Contini proprio su
”S o l ari a”; q u i , p er l a p ri m a v o l t a, s i d à u n a d efi n i z i o n e cri t i ca d i
Gadda e del suo p a s t i c h e l i n gui s t i co , i n t es o com e p ro s a i n cui
o gn i p ossibile apporto viene f uso e utiliz z ato a l ma ssimo de lla
tensione. Contini scrive:
Gadda ama passare per un calligrafista; e intanto serve a chiarire, proprio in linea di
principio, quanto di risentimento, di passione e di nevrastenia covidietro al fatto pastiche ;
per che immane sfogo pratico un autore si decida alle scritture mescidate, scandalose218.
Accant o a quest o speri m ent al i s m o est rem o si col l ocano,
spostati verso la sperimentazione di modi stilistici nuovi ed
eu ro p ei , l a M an z i n i e V i t t o ri n i , d el q u al e ab b i am o gi à t rat t at o
a l l 'i n i z i o d e l c a p i t o l o . G i a n n a M a n z i n i p u b b l i c a i s u o i s c r i t t i s u
”Solaria” dal 1929 al 1932, anni in cui la sua formaz ione gi unge a
r i su l t a t i maturi. A lla pubblic a z ione di Tempo Innamorato , Ferrat a
l'accoglie in modo caloroso, e la paragona a Catherine Mansfield,
ed aggi unge che quel che l a l et t erat u ra i n gl ese ha perso con l a sua
m o rt e
la letteratura sembra ben acquistarlo in Gianna Manzini il cui primo romanzo, senza far
nulla per corteggiare il lettore, supera di botto quanto le svariate ed onorate "corteggiatrici"
italiane ci hanno dato finora, per entrare in sfere d'arte assolutamente superiori. Con Tempo
217
C. E. GADDA, Tendo al mio fine, in ìSolaria” VI (1931), 12, pag. 46.
218
G . CONTINI, Ca rlo E m i l i o G a d d a o d e l p a si c h e, in ìSo la r ia ” I X ( 1 9 3 4 ) , 1 -
2.
105
Innamorato la Manzini entra a far parte della non amplissima cerchia dei nostri scrittori
d'avanguardia219.
Punti di riferimento della sua formaz ione sono Toz z i , per il
gu sto della parola ricercata e insieme popolare, per "l a musica e il
disegno dello stile" Rimbaud, per l'uso dell'analogia, e soprattutto
V i rgi n i a W o o l f, p er l a t ecni ca d el l 'anal i s i i n t eri o re "t o t al e e
t ras fi gu rat ri ce" 220, s o t t i l e, ral l en t at a, anal o gi ca. La M an z i n i ,
i n o l t re, ri s en t e d el l 'i n fl u en z a d ei s o l ari ani Franchi , C o n s i gl i o ,
A l b ert i , m a s o l o l ei ri es ce a p o rt are al l e p i ù coerent i co n s egu en z e
al cu n i el em en t i d i p o et i ca p res ent i i n t u t t i l o ro.
La l i nea uffi ci al e di ”S ol ari a”, quel l a di Bonsant i , del l a
M an z i n i , d el l a Ban t i v i ene d efi n i t a d a A n gi o l et t i d el l '"au ra
p o et i ca", a s i gni fi care l a t o n al i t à p ro p ri a d i u n a n arrat i v a che,
proustianamente, coniuga introspez i one memoriale e perfez i one
stilistica, secondo una riduz ione della realtà a tempo interiore, a
s t o ri a d el l a co s ci en z a e d el l 'i n t el l i genz a. G i ans i ro Ferrat a, p ro p ri o
su ”Solaria” riprende, per controbatterle, le affermaz ioni di
A n gi o l et t i , che, i n u n art i co l o s u l l a ”Fi era Let t erari a” i n t i t o l at o
221
,
at t acca
l 'anal i s m o
del l a
l et t erat ura
Aura
Poetica
contemporanea, accusandola di essere ancora legata al naturalismo
ottocentesco, e di confondere, nel suo psicologismo, scienz a e
vita. Per Ferrata, invece, la "m ania analitica", non esce dai
confini
della
poesia,
al
contrario,
sente
come
"ogni
approfondimento aggi unge al mistero, o, lo rifrange in minori
pez z etti luminosi e sordi da ricomporre secondo una legge
219
G. FERRATA, Giana Manzini, Tempo Innamorato, in ìSolaria” III (1928),
9-10, pag.72.
220
R. FR ANC HI, G i a na M a nz i ni , B o sc o v i v o , in ìSo la r ia ” V I I ( 1 9 3 2 ) , 7 -8 ,
pag.53.
221
G . B . ANGIOLE TTI, A u ra P o e t i c a , in ìFie r a Le tte r a r ia ” , 7 luglio 1 9 2 9 .
106
cara" 222. Questa è la linea che verrà ripresa e sviluppata da
”Let t arat ura” di Bonsant i .
A rn al d o Bo cel l i co l l o ca p ro p ri o n egl i an n i T rent a l a n as ci t a
della nuova tendenz a neorealistica nella nostra letteratura e
afferm a che:
Il neorealismo è una tendenza letteraria cominciata ad affermarsi in Italia intorno al 1930,
col sorgere di una nuova narrativa, che, all'autobiografismo critico-lirico dei
"frammentisti" e dei "saggisti" della ”Voce” e della ”Ronda” e ai modi evocativi, al
paesismo elegiaco della letteratura allora dominante, intendeva contrapporre la
rappresentazione strenuamente analitica, cruda, drammatica di una condizione umana
travagliata, fra volontà e velleità, dall'angoscia dei sensi, dalle convenzioni della vita
borghese, dalla vacuità e noia dell'esistenza. Le polemiche che negli anni successivi al
1930 si dibatteranno intorno al formalismo e contenutismo, sono strettamente congiunte
con l'affermarsi di cotesta tendenza223.
2.5 Svevo, ponte verso l'Europa
Di fondamentale importanz a per lo sviluppo della prosa
solariana, in chiave europea, è la riscoperta di Svevo e dei suoi
rapporti con la psicanalisi di Freud e con J oyce. Al "vecchio
p ro z i o " d el l a n o s t ra l et t erat u ra, com e l o d efi n i s ce Ivan G o l l 224,
viene dedicato l'intero numero 3-4 del 1929. ”Solaria” si era gi à
occupata di Svevo pubblicando U n a b u r l a r i u s c i a (III, 1928, 2)
ed i l Vecchi one (IV, 1929, 3-4). In quest'ultimo numero sono
raccolti i più svariati contributi su Svevo, uno dei pochi autori
222
G. FERRATA, Sull'" Aura Poetica", in ìSolaria” IV (1929), 9-10.
223
A. B OC E LLI, U n a d e f i n i z i o n e d i f f i c i l e . I n c h i e s t a s u l n e o re a l i s m o, a c ur a
di C. BO, Torino, 1951, pag. 23.
224
I. GOLL, Un vecchio Prozio, in ìSolaria” IV (1929), 3-4.
107
i t al i an i d i l ev at u ra eu ro p ea, ri col l egab i l e al l a m o d erni t à euro p ea e
paragonabile a Proust, Gide, Larbaud, J oyce, Musil e Mann 225.
Discussa è la paternità della scoperta della grandez z a di
S v evo. Tre anni dopo l'insuccesso seguito alla pubblicaz ione della
C o s c i e n z a d i Z e n o (1923), infatti, scoppia il caso Svevo, ossia la
riscoperta dello scrittore triestino. Non è del tutto chiaro se il
merito sia di Montale, il quale ne aveva parlato nel 1925
sull'”Esame”, oppure di Benjamin Cremieux , che diede al caso una
dimensione europea parlandone su ”Le Navir d'argent” nel 1926.
A sostegno del primo c'è la testimonianz a di Alberto Consiglio, il
quale sostiene che la prima segn alaz ione dell'opera sveviana non è
da attribuirsi a scrittori stranieri, ma ad "un poeta italiano, il
Montale; e la presentaz i one da parte di Larbaud e di Crémieux le
fu posteriore" 226. Secondo Manacorda, in realtà, Svevo,
lamentandosi con l'amico J oyce, per la cattiva accoglienz a
ricevuta, si è autoscoperto, lasciando agli altri il compito di
spiegare le ragi oni della validità dei suoi testi 227.
S v e v o , s o p r a t t u t t o c o n i l p r o t a go n i s t a d e l s u o u l t i m o
romanz o, Zeno, tocca il punto dolente della coscienz a dei suoi
contemporanei le cui migliori energi e vengono indiriz z ate alla sua
rimoz i one. Svevo (l'uomo), come afferma Briosi, siamo noi, e il
si gn i fi cat o apparent e è gi ust i fi cat o nel rendere accet t abi l e l a
verità, "riconducendo il messaggi o della coscienz a entro i confini
della sfera pratica, irresponsabile, anteriore alla parola, a rigore
inesistente della crociana biografia" 228.
225
c fr . N . CAC C IAGLIA-L. FAVA G UZZE TTA ( a c ur a d i ) , Ita lo S vevo S c ritto re
Europeo, Firenze, Olschki, 1994.
226
A. CONSIGLIO, I t a l o S v e v o . U n c l i m a , in ìSo la r ia ” , V I I ( 1 9 3 2 ) , 1 1 , p a g.
30.
227
cfr. G. MANACORDA, Storia della letteratura italiana tra le due guerre
1919-1943, cit.
228
S . B R IOSI, o p . c it. , p a g. 3 1 9 .
108
G i o v an Bat t i s t a A n gi o l et t i 229, in apertura del numero
solariano dedicato a Svevo, lo definisce un "uomo ben più in alto
della comune genia dei letterati", uno scrittore moderno che si
colloca nella grande corrente europea dedita, dopo la fine del
realismo, alla ricerca di una verità più intima, più povera e più
u m an a d i q u el l a che p ers egu i v an o i rom an t i ci . S v ev o s o s t i t u i s ce
al l a p o es i a d el l i n guaggi o l a "p al l i d a p o es i a d el l 'i n t el l i gen z a e
d e l l 'i st into". C onsiglio, inve c e , c onside r a Sve vo l'unic o sc r ittor e
che ha saputo trascendere dal "s eparatismo naz i onale in una sfera
europea serbando miracolosamente intatto quanto di essenz iale in
lui lo svelava italiano di buona e nobile raz z a" 230, ma quando
passa alla definiz i one della letteratura d'oggi e dei suoi valori
positivi, essa appare distaccata da ogni travaglio intimo, cos” che
i n e s s a m o l t i gi o v a n i a c q u i s t a n o n o b i l t à s v i l u p p a n d o "q u e s t o
amore per il terrestre". In conclusione Svevo finisce per essere
riconosciuto nel suo valore come "non letteratura".
Accanto a questi gi udiz i sull'uomo-scrittore, fondamentale è
la valutaz i one del tipo di romanz o che egli ha voluto scrivere,
defi ni t o da Ferrat a "rom anz o specchi o, rom anz o docum ent o,
eni gm i s gi u n t i d al l a s o l i t u d i n e ed o ffert i n el l a m u t ev o l e l o ro
moralità, senz 'altro suggerimento etico che verso il profondo" 231,
romanz o che è la sola religione di Svevo.
A S v ev o s i at t ri b u i s ce i l m eri t o d i es s ere s t at o
s i n go l ari s s i m o fra t u t t i i ro m an z i eri , cap ace d i ”m et t ere i n
progresso la storia letteraria di una naz i one. Per cui un
movimento come fu quello della "R onda" indietreggi a nel suo
gi u s t o p i an o (fi l o l o gi cam en t e e s o s t anz i al m en t e gi u s t o ) d el l a
buona opera poliz iesca” 232. Svevo, quindi, può essere una risposta
229
G . B . ANGIOLE TTI, S v e v o , in ìSo la r ia ” , I V ( 1 9 2 9 ) , 3 -4 .
230
A. CONSIGLIO, Ca ra t t e ri d i S v e v o , in ìSo la r ia ” , I V ( 1 9 2 9 ) , 3 -4 , p a g. 2 1 .
231
G. FERRATA, Svevo dopo Stendhal, in ìSolaria”, IV (1929), 3-4, pag. 37.
232
R. FR ANC HI, O m a g g i o a S v e v o , in ìSo la r ia ” , I V ( 1 9 2 9 ) , 3 -4 , p a g. 4 1 .
109
nuova e risolutiva ai problemi della generaz i one della ”Ronda”.
La singolarità di Svevo, nel panorama della letteratura italiana e
mondiale, è riconosciuta anche da Marcel Brion, secondo il quale
l'opera sveviana
explique la lonque ignorance dans laquelle on est resté de tout ce qu'apportaient d'original et
de neufdes livres comme Senilità, Una vita, La coscienza di Zeno. Ces livres qui
n'attiraientpoint par des différences extérieures l'attention sur la qualité rare et précieuse de
leur contenu, demeurent uniques et prestigieux233.
U n a d el l e carat t eri s t i ch e che col l egan o S v ev o al l a m o d erni t à
europea è il procedimento dell'introversione. Il romanz o non tratta
p i ù in primo luogo di a z ioni e d a vve nime nti e ste r ior i a lla
coscienz a del personaggi o, bens” di processi ed az ioni o drammi
mentali che si svolgono all'interno del personaggi o. Già in Una
vi t a, t i t o l o t i p i cam en t e o t t o cent es co , l a v i t a è v i s s u t a
nell'immagi naz i one. Nel romanzo successivo, S en i l i t à, i l t i t o l o
connota un certo stato di coscienz a, mentre il titolo L a cos ci en z a
d i Z e n o d en o t a u n s o gget t o n arrat i v o cos t i t u i t o es s en z i al m en t e d a
processi mentali. Il romanz o come descriz i one dei moti di
coscienz a, della sua realtà fluida e inafferrabile, è approvato e
sostenuto anche da Virginia W oolf, la quale afferma che:
Let us record the atoms as they fall upon the mind in the order in which they fall, let us
trace the pattern, however disconnected and incoherent in appearance, which each sight or
incident scores upon the consciousness234.
C h e S v ev o ri s en t a p o s i t i v am ent e d el l a t radi z i o n e euro p ea è
riconosciuto da tutti i suoi estimatori. Non bisogna dimenticare,
però, l'aspetto strettamente biografico di Svevo, elemento che
cont ri bui sce al l a sua col l ocaz i one europea e, com e fa not are
233
M . B R ION, I t a l o S v e v o , in ìSo la r ia ” , I V ( 1 9 2 9 ) , 3 -4 , p a g. 1 2 .
234
V. W OOLF, Modern Fictio n, citato in N. Cancaglia-L. Fava Guzzetta, o p .
cit., pag. 81.
110
Consiglio, partecipa a conferire una singolare veste esteriore ai
rom an z i s v ev i an i :
L'origine ebraica dell'autore, la sua professione di industriale, la sua qualità di triestino, la
sua prima educazione palesemente germanica, la sua italianità, - che nel periodo della sua
giovinezza era non solo ideale, ma anche atteggiamento elegante degli intellettuali
irridenti, - una certa vaga atmosfera di slavismo che si respirava e si respira tuttavia in
questo crocevia dell'Europa centrale, sono un cumulo di fattori esteriori che hanno
potentemente favorito la sviluppo del temperamento sveviano235.
Per quanto rigu arda la sua formaz ione è da sottolineare
l'educaz ione filosofico-morale dichiaratamente franco-tedesca,
ipotecata dalle idee di S hopenhauer e la conoscenz a delle teorie
p s i can al i t i ch e d i Freu d .
Ad esempio, secondo Rossi, Svevo si ricollega all'arte dei
ro m an z i eri d 'o cci d en t e, d egl i anal i s t i d i Franci a e d i Inghi l t erra, e
a quella dei novellatori d'Oriente. A questi ultimi si riallaccia per
quel che "d i desertico, che come un alone irradia intorno ai suoi
p ers o n aggi "; co n q u el l i d i O cci d en t e h a i n com u n e "q u el l 'am aro
potere di ritorno sul proprio divenire, di cogliere d'improvviso,
allo stato germinale, la propria figura nei suoi rapporti col
m o n d o " 236.
Altri referenti europei di fondamentale importanz a per
l'opera di Svevo sono le innovaz i oni creative di J oyce e di Proust,
i l ch e s i gni fi ca ri n fres care l a n arrat i v a i t al i an a al l e fo n t i d ei
contenuti più interiori, proporre una letteratura di analisi affidata
al l a m em ori a, ri al l acci are l a gi ovane narrat i va al l a m i gl i ore
tradiz ione. Proust e J oyce, come sottolinea Debenedetti, sono due
artisti profondamente diversi, ma che mirano entrambi
235
A. CONSIGLIO, I t a l o S v e v o . U n ' o p e ra , in ìSo la r ia ” , V I I ( 1 9 3 2 ) , 1 2 ,
pag.44.
236
A. ROSSI, I l l u o g o d i S v e v o , in ìSo la r ia ” , I V ( 1 9 2 9 ) , 3 -4 , p a g. 6 2 -6 3 .
111
ad afferrare lo stesso momento della realtà. Tutti e due considerano la realtà visibile,
afferrabile, palpabile, la realtà che si tocca con mano e si percepisce con gli occhi , come
un involucro di un segreto invisibile ed essenziale, quasi d'un anima che è la sola
depositaria, la sola detentrice del vero senso annunciato e insieme occultato dello
spettacolo della vita. L'artista, il romanziere in ispecie, è colui che riesce ad aprire in
quell'involucro un momentaneo spiraglio, da cui quel senso, quel segreto paiono per un
attimo diventare nostri237.
P er q u an t o ri gu ard a P ro u s t , D eb en ed et t i s o s t i en e che i
romanz i del francese sono l'opposto di quelli sveviani, in quanto
nella ricerca proustiana "quello che si è distrutto nel perpetuo
crollare del presente non mai abbastanz a vissuto in un passato che
non ci sarà mai più restituito, viene viceversa ricuperato,
attraverso l'opera d'arte, in un presente sottratto al tempo, un
present e et erno" 238, m en t re i n S v ev o i l p res ent e cro l l a
inesorabilmete in un passato che non può essere recuperato.
Q u es t o è i l t em p o d el l a cos ci en z a, che o s ci l l a t ra p as s at o e
presente, senz a la speranz a del futuro. Il tempo, quindi, è una
s t rut t u ra fl u i d a che s fu gge al l e l eggi o gget t i v e d i s u cces s i o n e
o rd i n at a e m i s u rab i l e, p er es s ere ri s u cch i at o n ei m ean d ri d el l a
coscienz a ed essere scandito secondo le esigenz e di questa 239. Da
qui, la presenz a della speranz a in Proust, la sua assenz a in Svevo,
co n u n p res en t e i n u t i l i z z at o e u n p as s at o i rrecu p erab i l e.
L'accost am ent o a J o yce, am i co di S v evo e m edi at ore del suo
successo, riporta il discorso alla psicanalisi, dato che il monologo
interiore è strettamente connesso ai processi psicanalitici. Lo
stream of consciousness , com e s p i ega J oyce s t es s o , i m m erge i l
lettore nel pensiero del personaggi o principale, cos” che possa
segu ire, attraverso lo svolgersi di questo pensiero, le vicende del
237
G . DE B E NE DE TTI, I l ro m a n zo d e l No v e c e n t o , cit. , p a g. 5 1 4 .
238
ivi.
239
Cfr . C. D E M ATTE IS, I l ro m a n zo i t a l i a n o d e l No v e c e n t o, S c a nd i c c i , La
Nuova Italia, 1984.
112
personaggi o stesso. Consiglio individua proprio nel carattere del
monologo interiore il successo de La coscienza di Zeno , perché il
carat t ere di recherche du t emps perdu, di minuta analisi
s en t i m en t al e "part eci p a al cl i m a s t o ri co " 240. Svevo, pur seguendo i
moti della coscienz a, non infrange la grammatica e la sintassi,
caratteristica del monologo interiore, ma ricerca una prosa che si
adat t i al fl u s s o d el l a cos ci en z a.
Quello della prosa è stato uno dei motivi dell'insuccesso
iniz iale dei romanz i di Svevo. Il pubblico e la critica non erano
ancora pronti a recepire uno stile innovativo, ed inoltre non
co n s i d eravan o che S v ev o era u n co s m o p o l i t a, ch e d u ran t e l a s u a
gi ovinez z a aveva parlato tedesco e, in conseguenz a, non poteva
avere una conoscenz a profonda e completa della lingua letteraria
i t al i an a. La p ro s a s v ev i an a q u i n d i , com e d i m o s t ra V i t t o ri n i , n o n
venne apprez z ata dai critici e dai letterati perché non teneva
conto di certe leggi di stile, di certi abbandoni e reticenze che la consuetudine calligrafica
ha reso cari al loro orecchio e ha stabilito nel gusto generale. Chi poteva avvedersi, in
pieno fogazzarismo o in pieno dannunzianesimo, di un giovane romanziere che non teneva
conto delle "leggi di stile, delle reticenze e degli abbandoni", cari ai buoni lettori e critici
dell'epoca? Egli si era mosso verso un solo obbiettivo che è poi stato il suo obbiettivo
definitivo: di scrivere sul serio (il corsivo è del testo). Di fronte ad una volontà di scrittura
cos” assoluta, creatrice ad ogni parola, rappresentatrice in ogni frase, necessaria e vitale
come il fango del buon Dio nella più piccola molecola, dovevano cadere regole e leggi di
stile, che se un bisogno improvviso di bellezza impone sul bianco foglio tuttavia si
prestano allo scherzo, favoriscono gli abbandoni, le reticenze, le leggerezze, e possono
trascinare nel giuoco. Il proposito di scriver sul serio [...] ripeteva la grande vocazione
stendhaliana della scrittura corsiva, dello stile da codice civile241.
Svevo cercava di dare alle parole un alto sign ificato umano,
"t ras cen d en t e l a l o ro b el l ez z a m at eri al e, m a che i m p ri gi o n as s e i n
240
A. CONSIGLIO, I t a l o S v e v o . U n ' o p e ra , in ìSo la r ia ” , V I I ( 1 9 3 2 ) , 1 2 , p a g.
36.
241
E . V ITTOR INI, I t a l o S ve vo , U n a v ita , in ìSo la r ia ” , V ( 1 9 3 0 ) , 1 2 , p a g. 4 8 .
113
ogni vi rgol a, i n ogni accent o una bel l ez z a assai pi ù pot ent e del
loro suono, una bellez z a che piuttosto lo imponesse loro un
suono, vivo di ironia, di commoz one, di dolore" 242. G l i o p p o s i t o r i
dell'opera sveviana, negandone o diminuendone l'importanz a,
s em b rav an o at t eggi ars i a d i fen s o ri d el l a t radi z i o n e i t al i an a,
"contro l'affermaz ione di una letteratura genericamente europea e
in troppo acre contrasto con lo spirito tipico della nostra
l et t erat u ra" 243.
Da un punto di vista strettamente idealista, sottolinea
Consiglio, è necessario respingere qualunque carattere naz i onale e
p art i co l ari s t i co d el l 'o p era d 'art e, m a è i n co n t es t ab i l e che i
prodotti artistici abbiano dei caratteri contingenti che inducono a
classificaz ioni empiriche. Queste divisioni, che non hanno alcun
valore estetico, possono diventare elemento di valore nella
discussione critica, mentre dovrebbero solamente indicare la linea
di tendenz a di un popolo. Da ciò segue che noi riconosciamo
un'opera come francese, o tedesca in base a dei caratteri esteriori
co n t i n gen t i . L'u n i ca l et t erat u ra che s i m an t i en e i n d i p en d en t e è
quella italiana. Si è parlato, per questo, dal movimento vociano in
p o i, di provincialismo ita lia no, ma , in r e a ltà , r iba disc e Consiglio,
si tratta o della tradiz ione che si fa sempre più passiva o di
t en t at i v i d i s u p erarl a. A n che i co n t ras t i s u s ci t at i d al cas o S v evo
sono un aspetto di questa faticosa e laboriosa "acclimataz i one".
L'opera di Svevo è incentrata sullo studio dell'"i nterno
umano" , per questo "m entre un gruppo di letterati stranieri
s co p ri v a i n U n a v i t a e i n S en i l i t à una vivace somiglianz a con il
p ro p ri o s p i ri t o , al t ri l et t erat i i t al i an i che, n el p ri m o q u i n d i cen n i o
della crisi del secolo avevano conquistato il gusto dell'analisi
interiori, vedevano in Svevo quasi il simbolo del loro morbido e
n u o v i s s i m o t o r m e n t o " 244.
242
ivi.
243
A. CONSIGLIO, I t a l o S v e v o . U n Cl i m a , in ìSo la r ia ” , V I I ( 1 9 3 2 ) , 1 1 , p a g.
35.
244
ivi, pag. 31.
114
Svevo, sottolinea Fava Guz z etta, diventa l'anello di
congiunz ione della letteratura italiana con le inquietudini del
tempo. Proprio attraverso questo aggancio egli viene riconosciuto
capace di det erm i nare i l passaggi o al l a m oderna narrat i va,
aprendo la strada ai tanti personaggi oscillanti tra l'ambiz i one e
l 'i n et t i t u d i n e, l a ri cerca d el s u cces s o e l a d ep res s i o n e. S i p u ò
concludere che i personaggi di Svevo sono i fratelli maggi ori
d egl i "i n d i fferen t i " d egl i an n i T rent a e d ei "nevrot i ci " d egl i an n i
sessanta.
CAPITOLO III
IL MITO AMERICANO
”S ol ari a”, com e abbi am o vi st o, è fort em ent e i nfl uenz at a
dalla letteratura europea, in special modo da quella francese, e
s em b ra p o co i n t eres s at a al n as cent e m i t o -am eri can o .
Il mito, in It alia, nasce nel 1930 con la pubblicaz ione del
saggi o di Pavese 245 s u S i n cl ai r Lew i s . P ri m a d i t al e d at a l a
l et t erat u ra am eri can a è u n argom en t o ri s ervat o agl i s p eci al i s t i ,
con l'eccez ione di W alt W hitman, di cui prima Papini, poi
Marinetti e i futurusti, hanno fatto l'eroe emblematico
dell'antiaccademismo e dell'antiletteratura.
Probabilmente senz a il mito popolare degli emigranti non
s areb b e n at o n em m en o i l m i t o col t o d egl i i n t el l et t u al i . Fi n
245
Il mito americano, secondo Dominique Fernandez, inizia con lo scritto di
Pavese,
Un
romanziere
americano,
Sinclair
Lewis,
pubblicato
in
ìLa
Cultura”, e termina con la sua morte (1950). Egli, assieme ad Elio Vittorini,
fu il più convinto sostenitore del mito americano, e cercò di ottenere, nel
1930, una borsa di studio per la Columbia University; questo progetto non
andò in porto e Pavese, come Vittorini, non mise mai piede in America.
Questo fatto
molto importante, perché si capisce che i principali fautori
del mito non conobbero mai de visu gli Stati Uniti e ciò favorì una visione
estremamente soggettiva di quel mondo e della sua cultura con conseguenze
che furono fantastiche prima ancora di essere scientifiche. La fine del mito
(1950) coincise con un cambiamento politico importante: dopo che l'accesso
all'America cessò di essere interdetto, e si pot
accedervi liberamente senza
cadere nella clandestinità, essa smise di essere un paradiso. Sia Vittorini
che Pavese, dopo il 1947, cesseranno di occuparsi di letteratura americana,
se non per esprimere i loro dubbi e ripensamenti. Pavese stesso dichiara:
" Sono finiti i tempi in cui scoprivamo l'America...Si può prevedere che per
qualche decennio non ci verrà più da quel popolo nulla di simile ai nomi e
alle rivelazioni che entusiasmarono la nostra giovinezza" . Citato in D.
FERNANDEZ, Il mito dell'America negli intellettuali italiani, CaltanissettaRoma, Ed. Sciascia, 1969, pag. 104.
116
d al l 'i n i z i o d el X X s ecol o l 'It al i a s i era ri v o l t a v ers o l 'A m eri ca,
v i s t a co m e l a p at ri a d el l a l i b ert à e d el l av o ro , e aveva s cel t o com e
m et e p ri v i l egi at e N ew Y o rk e C h i cago . N el l a p en i s o l a ci s i
gl o ri av a d i t u t t i q u el l i che avevan o raggi u n t o p o s i z i o n i d i
prestigio nella società americana, e se alcuni, come Al Capone,
dovevano la celebrità alle loro attività criminose, il caso SaccoV an z et t i 246 aveva dato dei martiri al popolo degli emigrati.
L'America nel corso dei secoli aveva subito una profonda
trasformaz ione: da "z ona" periferica dell'Europa, a segu ito della
scoperta del 1942 e della coloniz z az i one, divenne, alla fine del
X IX s ecol o , l a p at ri a d el capi t al i s m o . I m es s aggi ch e gi u n gev an o
d a o l t reo cean o ri fl et t ev an o chi aram en t e i l t ravagl i o e i m u t am en t i
che avevano port at o al l a creaz i one di una soci et à borghese. Il l oro
cont enut o, agl i occhi europei , ri specchi ava i l progressi vo
capovolgimento delle posiz ioni di potere, il fatto che la periferia
stava diventando centro. L'It alia, naz i one periferica dell'Europa, a
fine secolo, si trovava sommersa da notiz ie e testimonianz e sul
nuovo mondo oltreatlantico. La ricez ione di tali messaggi era
complessa e varia; ogni gruppo politico, o intellettuale filtrava le
notiz ie che più gli erano comprensibili, addattandole ai propri
fi ni . Ad esem pi o l a ri vi st a ”C ri t i ca S oci al e”, st rum ent o del l a
riflessione ideologi ca socialista, fondata nel 1891 da Filippo
T u r a t i , e s a l t a v a gl i S t a t i U n i t i , n a z i o n e m o d e l l o d e l l o s v i l u p p o
borgh ese; gli anarcosindacalisti puntavano sulle lotte operaie di
fine secolo, quale dimostraz i one della capacità organiz z ativa del
proletariato. Il vitalismo americano veniva ripreso come "volontà
di potenz a" da intellettuali che, in seguito, diventarono
naz i onalisti. L'Europa, dunque da centro diventava periferia, il
246
Il caso Sacco-Vanzetti può essere considerato una prova emblematica
della discriminazione attuata dagli americani nei confronti degli stranieri e
dei radicali. Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, due anarchici italiani
arrestati nel 1920 sotto l'imputazione di omicidio, furono infatti giustiziati
nel 1927, dopo un processo, distorto dall'intolleranza e dal pregiudizio, che
non aveva raggiunto la prove della loro colpevolezza.
117
feedback culturale si invertiva; il vecchio continente doveva
accettare il nuovo modello americano 247.
In It al i a l 'A m eri ca era co n s i d erat a l a p at ri a d el l a l i b ert à e
d el l e p o s s i b i l i t à e p er q u es t o s p es s o i s u o i s cri t t o ri , a v o l t e anche
al di la dei loro stessi meriti, venivano accolti come portatori di
una parola di liberaz ione, forse dai segni generici ma non per
quest o m eno i nci si vi i n un paese che di l i bert à aveva cert am ent e
n o s t al gi a. A t es t i m o n i an z a d i ci ò , P av es e ri cordava che "per m o l t a
gente l'incontro con Caldwell, Steinbeck, Saroyan, e persino col
vecchi o Lewi s, aperse i l pri m o spi ragl i o di l i bert à, i l pri m o
sospetto che non tutto nella cultura del mondo finisse coi fasci" 248.
Tornando al mondo della cultura italiana si deve riconoscere
ch e s en z a i l fas ci s m o e l a cen s u ra, l a p o l i t i ca d i au t arch i a
cu l t u ral e p ro m o s s a d al regi m e, gl i i n t el l et t u al i i t al i an i av reb b ero
l et t o i rom an z i am eri cani com e fecero i fran ces i e gl i i n gl es i ,
senz a passione e senz a trasformare quella terra lontana in un
ant i d o t o co n t ro l a d i t t at u ra. M o l t i u o m i n i d i cul t u ra i t al i an i
av v ers i a M u s s o l i n i , i m p regnat i d i m arx i s m o s cel s ero com e l o ro
p a t ria ideale, non la Russia c omunista , ma gli Sta ti Uniti ne l
momento in cui il crollo della borsa di New York (1929) e la
successsiva crisi economica svelarono le contraddiz i oni del
capitalismo. Nonostante la censura, le case editrici impegnate
n el l a d i ffu s i o n e d el l a l et t erat u ra am eri cana s i i n gran d i ro n o 249, m a
i principali autori americani furono conosciuti prima attraverso la
critica che attraverso le traduz ioni dei loro testi. Il pubblico
quindi, iniz ialmente, conobbe i romanz i americani non
247
T . BONATTI (a cura di), America-Europa: la circolazione delle idee,
Bologna, Il Mulino, 1976.
248
C. PAVESE, La letteratura americana e altri saggi , T orino, Einaudi,
1990, pag.194.
249
Ad esempio Valentino Bompiani fonda a Milano, nel 1929, le Edizioni
Bompiani
che
faranno
conoscere
James
Cain,
John
Steinbeck
e
pubblicheranno nel 1942 la famosa antologia Americana compilata da
Vittorini.
118
personalmente, ma attraverso le opinioni e le congetture dei
cri t i ci s p eci al i z z at i che ri u s ci v an o a p ro cu rars i i l t es t o o ri gi n al e o
la traduz ione francese. ”Solaria”, nonostante avesse fra i suoi
col l ab o rat o ri V i t t o ri n i , a d i fferen z a d i ri v i s t e com e ”La C u l t u ra”,
”P ègaso”, ”P an” o l a t erz a pagi na del quot i d i ano l a ”S t am p a”,
o s p i t ò p o ch i art i co l i d ed i cat i agl i s cri t t o ri am eri cani .
Uno di quest i è l a recensi one fat t a da Um bert o Morra a A
f a r ew el l t o a r m s d i H em i n gway. M o rra s t ro n cò i l l i b ro d el l o
scrittore americano accusandolo di ignorare la storia e di
snat urare l 'esperi enz a bel l i ca i t al i ana:
nel leggere il libro danno noia certe inaccuratezze tanto madornali che sembrano fatte, ma
non si capirebbe la ragione, apposta. Quello che più monta però è che l'autore sdegna e
disconosce la storia. I personaggi non hanno vicende, non ricordano passato; il tempo è
obbiettivamente preciso[...] ma non ha durata250.
Diversa era la posiz ione di Carlo Li nati, il quale
riconosceva che A f a r ew el l t o a r m s non era del tutto lusinghiero
p er gl i i t al i an i , m a l 'au t o re aveva es p res s o l a d i gni t à d el l a
"nost ra" sofferenz a 251. Dalla dura stroncatura di Morra, emergeva
i l s u o d i s p rez z o p er H em i n gway e p er gl i s cri t t o ri am eri cani
co n s i d erat i , d a al cu n i d ei n o s t ri cri t i ci , d ei "barb ari " p ri v i d i u n a
tradiz ione culturale; ad esempio Praz , recensendo Thorton W ilder,
si stupiva del successo che aveva ottenuto in Europa, definendolo
"un sapi ent e sel vaggi o che raccogl i e l e bri ci o l e del l a m ensa degl i
d e i " 252, da Merimée e da Madame de Sevigné.
La vecchia guardia costituita da Cecchi, Bo rgese, Praz , era
av v ers a al l a m i t i z z az i o n e d egl i S t at i U n i t i p er v ari m o t i v i ;
250
U . M O R R A , E r n e s t H e m i n g wa y , A f a r e w e l l t o a r m s , i n ì S o l a r i a ” , V ( 1 9 3 0 ) ,
2, pag. 47.
251
252
C. LINATI, S c ri t t o ri a n g l o a m e ri c a n i d ' o g g i, M i l a no , Co r t i c e l l i , 1 9 3 2 .
M. PRAZ, Thorton Wilder, in Cronache letterarie anglosassoni, Roma,
Ediz. di Storia e Letteratura, 1951, pag. 175-179.
119
i n anz i t u t t o p er l 'o rgogl i o d i s en t i rs i i t al i an i e p er l a s p et t aco l o
che l a real t à am eri cana offri va. Quest i i nt el l et t ual i erano ri m ast i
sconvolti dalla società americana, dai suoi costumi, dalla sua vita
profondamente diversa dalla nostra. In questo nuovo mondo gl i
intellettuali non provenivano necessariamente dall'alta società, ma
erano apprez z ati anche se provenienti dagli ambienti marginali
d el l a s o ci et à ed i l o ro s cri t t i eran o o ri gi n al i s en z a es s ere
i m p regnat i d i cl as s i ci s m i o ri p res e d al p as s at o . Q u es t 'u l t i m o
aspetto era apprez z ato ed elogiato dalla nuova generaz i one, in
p art i co l are d a P av es e e d a V i t t o ri n i , i l q u al e s o s t eneva che l a
l et t erat ura am eri cana era l 'uni ca che pot eva essere gi ust am ent e
d efi n i t a m o d ern a i n fat t i :
la letteratura americana è l'unica che coincida, dalla sua nascita, con l'età moderna e possa
chiamarsi completamente moderna. Tutte le altre letterature conservano, pur nei loro
aspetti contemporanei, carattere umanistici e medioevali. Scriverne è scrivere anche
dell'umanesimo e del medioevo, mentre scrivendo dell'americana si scrive soltanto dell'età
moderna e si può isolare la modernità in se stessa, coglierla come tale, studiarla come
soltanto tale253.
L'o ri gi n al i t à d egl i s cri t t o ri am eri can i ed i l l o ro es s ere al
passo con i t em p i , pi aceva anche a P avese e ci ò era evi dent e gi à
nell'articolo su Sinclair Lewis. Qui riconosceva quelli che
co n s i d erava i d u e m eri t i d i Lew i s : t u t t i i s u o i p ers o n aggi erano
provinciali e parlavano la nuova lingua americana, la s l a n g .
Pavese, oltre a ciò, aggi ungeva che una letteratura senz a i "s uoi
provinciali non ha nerbo" e delineava il proposito di rompere con
la tradiz ione accademica naz i onale, innestando il linguaggi o
p arl at o s u l l a l i n gua s cri t t a. L'i m p o rt an z a d ei carat t eri regi o n al i ,
veniva ripresa da Pavese in un articolo comparso su ”La
C u l t u ra” 254, nel qual e faceva un paral l el o t ra Am eri ca e It al i a.
253
E . V ITTOR INI, ìP o lite c nic o ” 1 9 4 6 , 3 3 -3 4 , c ita to in D . Fe r na nd e z , o p . c it. ,
pag. 53-54.
254
C. PAVESE, Sherwood Anderson, ripubblicato in La letteratura americana
e altri saggi ,cit.
120
L'It alia, e soprattutto il Piemonte, avevano tentato, vanamente, di
raggi ungere l'universale attraverso l'approfondimento dei caratteri
regi onali; obbiettivo, invece, centrato dagli scrittori americani
che per questo dovevano essere imitati. Gli europei, scriveva
Pavese sempre su ”La Cultura” 255, p er am o re d el fal s o p ri m i t i v o ,
erano disposti a rinnegare la cultura, mentre gli americani
arri v av an o al l a cu l t u ra at t ravers o l 'es p eri enz a p ri m i t i v a gi à
vissuta, raggi ungendo, cos”, un equilibrio quasi greco, agli
antipodi dei paradisi artificili dei neobarbari europei.
Il fat t o che l a l et t erat u ra am eri can a fo s s e s v i n co l at a d a
m o d el l i e t radi z i o n i l a ren d ev a b arbara e p ri m i t i v a agl i o cchi d i
ch i ri t en ev a n et t am en t e s u p eri o re l a ci v i l t à euro p ea i n q u an t o
aveva alle spalle migliaia di anni di storia, di rivoluz ioni, di
battaglie, di ideologi e ed un passato ricco di opere d'arte. Una
frecci at a pol em i ca nei confront i di chi di sprez z ava l a cul t ura
americana proveniva da Pavese, il quale sosteneva che non si
dovevano considerare gli americani dei parvenus s o l o p er i l l o ro
desiderio di avere una cultura propria, perché "avere una
tradiz ione è meno che nulla, è soltanto cercandola che si può
viverla" 256. L'at t acco era di ret t o, chi aram ent e, cont ro i l fasci s m o
che si gl ori ava del l 'eredi t à rom ana, m a anche cont ro gl i
am eri cani s t i di vecchi o st am po che, senz a essere fasci s t i , o
negavano all'America ogni cultura e trattavano i suoi abitanti da
selvaggi , o non le riconoscevano che una cultura importata,
d eri v at a d al l 'E u ro p a. Fra q u es t i u l t i m i s i col l o cav an o P raz e
Cecchi, i quali si impegnarono a dimostrare la discendenz a
europea degl i am eri cani si a per el ogi arl i , si a per sot t ol i neare i l
limite della loro originalità. Cecchi, ad esempio, elogiava
Melville, accostando il mito della balena bianca ai miti greci
dell'Id ra, della Medusa, del Minotauro; nella prefaz ione
255
C. PAVESE, Hermann Melville, ripubblicato in La letteratura americana e
altri saggi , cit.
256
C. PAVESE, prefazione a H. Melville, Moby Dick, in La letteratura
americana e dltri saggi, cit., pag. 84-89.
121
al l 'ant o l o gi a Americana, i nvece, faceva not are che anche i pi ù
brutali tra i nuovi autori americani si erano formati sugli scrittori
più letterati del mondo, e portava come esempi Hemingway
formatosi su Hamsun e Cechov, Faulkner su Fl aubert e Conrad;
l'esempio più clamoroso era quello di Thomas Stearn Eliot che,
apprez z ato da tutti, si trasfer” in Europa perché uno scrittore che
avesse bisogno di radici non poteva trovarle che in Europa.
La polemica tra sostenitori e oppositori del mito non ebbe
molta risonanz a su ”Solaria”. Il fatto può sembrare strano, in
quanto alla rivista vi collaborarono vari personaggi partecipi al
m i t o am eri can o ; fra q u es t i , o l t re a V i t t o ri n i , è d a s egnal are l a
presenz a di Eugenio Montale.
Il m aggi o r p o et a d 'It al i a as s i em e ad U n garet t i , d i v en n e
am eri cani s t a per due ragi oni . La pri m a est eri ore e prat i ca, ed era
che doveva guadagnarsi da vivere e ciò era possibile con le
traduz ioni fra le quali Steinbeck, Melville, Faulkner. La seconda
i n t eri o re ed era cos t i t u i t a d al l egam e co n T h o m as S t earn E l i o t .
Mont al e aveva scopert o El i ot , ne aveva t radot t o e com m ent at o
al cu n e p o es i e, e as s i m i l at o l a t ecni ca d el correl at i v o o gget t i v o 257.
L'al t ro l egam e d i M o n t al e co n gl i S t at i U n i t i era cos t i t u i t o d a u n a
donna, Irma Brandeis, italianista americana studiosa di Dante,
fi gu ra cent ral e del l e Occasi oni e d el l a Bufera, presente con il
senhal d i C l i z i a 258. In ”S o l ari a” l 'apert u ra m o n t al i an a al l 'A m eri ca
257
La tecnica del correlativo-oggettivo
poesie (emblematica
usata da Montale in molte sue
Arsenio, pubblicata su ìSolaria” II (1927), 6). Questa
tecnica consiste nell'eliminare nella poesia tutto ciò che
descrizione
esteriore e interiore, per rappresentare i sentimenti e le emozioni negli
oggetti dai quali il poeta
partito. L'oggetto, quindi, dovrebbe essere
imbevuto delle emozioni che il poeta esprime solo presentando l'oggetto. La
ripresa di Eliot da parte di Montale
evidente anche nel titolo della prima
raccolta montaliana, Ossi di Seppia, che indica un universo arido e desolato
come quello di The waste land.
258
c fr . R. LUPE R INI, S to ria d i Mo n ta le , B a r i, La te r z a , 1 9 9 2 , e F. ZAM B ON,
L'iride nel fango. L'anguillla di Eugenio Montale, Parma, Pratiche, 1994.
122
non traspare in nessun articolo, qui egli pubblicò poesie e
recensioni ad autori italiani, come Angi oletti, Li nati, Saba e Praz .
Anche Guido Piovene, un altro solariano, si occupò della
l et t erat u ra am eri can a al d i fu o ri d el l a ri v i s t a col l ab o ran d o
al l 'an t o l o gi a Americana con la traduz ione di J ames Cabell.
”Solaria” venne attratta maggi ormente dalla produz ione
cinematografica americana. Il cinema, arte nuova e diversa, aveva
suscitato la curiosità anche del mondo intellettuale italiano. Non
tutti apprez z avano la nuova arte cinematografica, c'era chi, come
Georges Duhamel, la disprez z ava; egli definiva il cinema "un
d i v ert i m en t o d a i l o t i , u n p as s at em p o d a i l l et t erat i , d a creat u re
m i se r a b ili rintontite dai lor o bisogni e da i lor o dispia c e r i, [ ...]
non è un'arte, non è l'arte" 259. Cecchi, pur non formulando un
gi udiz i o cos” negativo, constatava come il cinema, dopo
l'introduz ione del sonoro, avesse subito un abbassamento di tono.
Il primo a riconoscere al cinema americano la dignità di un'arte a
s e s t an t e fu M ari o S o l d at i i l q u al e afferm av a ch e, m en t re i n
Europa non si conosceva che il teatro filmato, negli Stati Uniti
avevano creato un gu sto nuovo, una nuova estetica.
Il cinema, ormai, aveva preso posto stabile nel novero
convenz ionale delle arti e non mancavano le opere che, per la loro
s t es s a es i s t en z a, d i m o s t rav an o l e p o s s i b i l i t à d i ri s cat t o p o et i co d i
quest'arte nuova. ”Solaria”, come ha fatto notare Verdone, non
apri va
le porte all'arte del film, che si era già affermata ed aveva già interessato intellettuali ed
avanguardie, ma piuttosto alla valutazione cosciente dei caratteri e dei valori dei film, e
quindi la sua funzione attiva si esercitava soprattutto nei confronti della critica
cinematografica, i cui titoli fino ad allora erano stati cos” scarsi, tanto da farla ritenere, da
parte di molti, come inesistente260.
259
G. DUHAMEL, citato in D. FERNANDEZ, op. cit., pag. 78.
260
M. VERDONE, ìSolaria” e il cinema, in G. Manghetti, op. cit., pag. 175.
123
Tra il 1926 e il 1927 riviste letterarie come ”Il Baretti”, ”Il
Convegno”, ”La fiera letteraria” e la stessa ”Solaria”si
affacciarono sui problemi estetici del film. Nel 1927, ”Solaria”
dedicava un intero numero (il numero 2) al cinematografo,
organiz z ando un'inchiesta sul cinema fra i letterati, proseguita
anche i n al cuni num eri successi vi . Il fasci col o si apri va con
questa dichiaraz i one:
L'esistenza del cinematografo e il fatto che persone intelligenti - né si allude ai soli
aeropagiti di ”Solaria” - vi si interessino, ci ha dato lo spunto per questo fascicolo. Qui
però, nello soglia, lo scrupolo ci consiglia questa precauzione e questo titolo: affinché
l'incauto lettore non abbia a cercare in queste pagine le intenzioni di un contributo per
un'estetica del cinematografo, ma semplicemente una galleria di opinioni, senza eccessive
pretese costrittive, un mazzo, soprattutto, di fresche impressioni letterarie261.
Gli scrittori che vi aderirono non erano tutti favorevoli alla
nuova arte del cinema, e ci fu anche chi, come Pietro Pancraz i ,
asseri va i roni cam ent e che:
Il cinematografo ha certo un merito grande verso la letteratura: s'è preso per sé tutt'un
pubblico che domandava ai cattivi scrittori cattive novelle, brutti romanzi, peggiori
drammi. Questo pubblico ora in compenso ha buoni e ottimi films. E quei cattivi scrittori,
senza più pubblico, sono al bivio: o rinsavire o star zitti262.
Un altro contributo interessante sul cinema è quello di
G u gl i el m o A l b ert i , L et t er a t i a l ci n em a 263, dove esaltava le
cap aci t à art i s t i ch e d i C h apl i n , i l s o l o che s ap ev a v al ers i , s en z a
incertez z a, dei mez z i di cui disponeva, il solo ad aver capito che
i l "ci n em at o grafo t i en p i ù as s ai d el l 'art e d el rom an z o che d i
quella del teatro, ma d'altro canto è un romanz o fatto pura visione
261
N.D.R., Letterati al cinema, in ìSolaria” II (1927), 3, pag. 3.
262
P . P ANC R AZI, Un a vo lta i lettera ti, in ìSo la r ia ” I I ( 1 9 2 7 ) , 3 , p a g. 6 3 .
263
G . ALB E R TI, L e t t e r a t i a l c i n e m a , in ìSo la r ia ” I I ( 1 9 2 7 ) , 3 .
124
e che richiede la connivenz a dello spettatore più tutto quello che
suggerisce e non dice" 264. A n t o n i o Bal d i n i ader” al l 'i n chi es t a con
un articolo sulle cinematografie americane, dichiarando fin dal
t i t o l o d i am arl e. E gl i afferm ava d i i n v i d i are i gi o v an i che
potevano godere di questo spettacolo, della visione di ampi
squarci nat ural i , prat eri e e bi sont i e scene ri cche di sereni t à
fan ci u l l es ca; am m i rava p i ù d i t u t t i D o u gl as Fai rb an k s e C h arl o t , e
scriveva: "per Douglas farei delle paz z i e. Alla visione di R o b i n
Hood credevo di uscir dalla pelle, tanto era l'entusiasmo" 265.
Continuava dicendo di non apprez z are la produz ione francese e
nemmeno
quella
tedesca
e
italiana,
ed
asseriva
che,
probabilmente, per ottenere buoni risultati nel cinematografo
bisogna essere "divinamente e crudelmente ragaz z i come sono gl i
am eri cani " 266. Al fatto che il popolo americano non avesse
tradiz ioni e fosse un popolo gi ovane faceva riferimento l'articolo
di Antonio Grande, il quale riprendeva un'affermaz ione di
Bo n t em p el l i : "La s u p eri o ri t à d el ci n em a am eri can o d eri v a
esclusivamente dal fatto che le genti di laggi ù non hanno alcuna
t radi z i one l at t erari a a cui at t accarsi " 267. Bo n t em p el l i t em ev a che i l
cinematografo, graz ie alla sua popolarità, soppiantasse il teatro,
m a G ran d e s o t t o l i n eav a co m e l 'art e d el ci n em a fos s e, s i , d es t i n at a
ad imporsi e divenire "l a più potente espressione ed educaz ione di
una raz z a", ma questo valesse solamente per l'America, perché
l 'Europa aveva una sal da t radi z i one l et t erari a. Mont al e, i nvece,
come Gerbi, riteneva il cinema una nuova tecnica che poteva
264
ivi, pag. 5.
265
A. B ALIDINI, A m o le c in e m a to g ra fie a m e ric a n e , in ìSo la r ia ” I I ( 1 9 2 7 ) , 3 ,
pag. 10.
266
ivi, pag. 10. Ciò mi sembra un chiaro riferimento allo spirito primitivo e
libero che molti critici attribuivano alla popolazione americana.
267
M . B ONTE M PE LLI, c i t a t o d a A. GR ANDE , Cin e m a to g ra fo , i n ì S o la r i a ” I I
(1927), 3, pag. 37.
125
essere padroneggi ata con risultati d'arte, e d'arte s u i g e n e r i s. Un
caso em bl em at i co era quel l o del l a Febbre dell' oro d i C h arl o t , i l
risultato, fino ad ora, più perfetto. Chaplin 268, però, secondo
Montale, era un artista difficile, "il fondo ebraico della sua arte e
della sua tristez z a indubitabile, la natura del suo humor a doppia
e tripla faccia poco accessibile al pubblico" 269. A n che V i t t o ri n i
consi derava C hapl i n l 'uni co at t ore-regi st a che avesse raggi unt o
risultati eccellenti; per questi film si poteva tranquillamente
parlare di "vera e propria grandez z a d'opera d'arte" ed era
si gni fi cat i vo che "un'assol ut a grandez z a si a st at a raggi unt a, i n
ci nem at ografi a, sol o da un regi st a, si nora, che è anche at t o re e
p ers o n aggi o d en t ro i l p ro p ri o fi l m " 270.
La s cars a p res en z a i n ”S o l ari a” d i recen s i o n i e d i b at t i t i
sulla letteratura americana probabilmente è dovuta al fatto che il
cu l m i n e d el l a d i ffus i o n e d el m i t o am eri can o l o s i h a, com e
abbiamo visto, a partire dal 1930. A nulla è servita la presenz a tra
i col l aborat ori di ”S ol ari a” di am eri cani s t i com e Mont al e i
V i t t o ri n i , i q u al i s em b ran o t en ere s ep arat e l e l o ro d u e at t i v i t à;
i n fat t i s e co n s u l t i am o l 'i n d i ce p o s s i am o v ed ere chi aram en t e com e
i loro interventi siano costituiti da recensioni ad autori
p rev al en t em en t e i t al i an i e i n m i n i m a p art e fran ces i . P er q u an t o
rigu arda Montale, è da notare che egli pubblica sulla rivista vari
t es t i p o et i ci n ei q u al i è p res ent e l a l ez i o n e d el l 'am eri can o T . S .
Eliot, che gi unge in questo modo indiretto alla popolaz ione dei
letterati. Pavese, l'altro iniz iatore del mito, non collabora a
268
Charlie Chaplin, di origine inglese,
una figura indissolubilmente legata
alla storia del cinema . Egli era un mimo, un commentatore, un umorista, un
critico sociale. Nelle esperienze di Chaplin ogni uomo ritrova i propri sogni,
le proprie illusioni, i propri dolori e le proprie gioie.
269
E. MONTALE, Esp resso su l cin ema, in ìSolaria” II (1927), 3, pag. 57.
270
E . V ITTOR INI, A tu tt' o g g i: q u e llo c h e il c in e m a c i h a d a to d i n o n
transitori, ìL'Italia letteraria” (1933) 4, riportato in Diario in pubblico, op.
cit.
126
”S ol ari a” con art i col i , m a concede al l e edi z i oni del l a ri vi st a l a
pubblicaz ione di Lavorare stanca.
In questo periodo la rivista, inoltre, è ormai impegnata nella
ricerca e nell'elaboraz ione di una forma romanz o che armoniz z i
la rappresentaz i one della realtà con una forma ad essa adeguata.
Per realiz z are il suddetto progetto apre i propri oriz z onti sulle
esperi enz e europee, speci al m ent e francesi , al l e qual i si sent e
maggi ormente affine. Oltre a ciò non si deve scordare che, a
part i re dagl i anni Trent a, ”S ol ari a” è cost ret t a ad affront are l a
n as cen t e cri s i t ra i d eol o gi e l et t erat i ch e, co m e ab b i am o gi à
s p i egat o n el capi t o l o s u l l 'eu ro p ei s m o , p o rt a al l a s p accat u ra t ra
C arocci e Bonsant i ed al l a chi usura del l a ri vi st a.
PARTE II
INDICE DEI COLLABORATORI
SAGGI POLEMICI, D'ARTE, DI ANALISI:
G U G L I E L M O A L B E R T I -O R E S T E
Quattro vedute con figu re obbligate (O R E S T E )
I (1926), 1
Let t era i n t o rno a una recent e rappresent az i one (O R E S T E )
I (1926), 4
Lettera sul cinemaII (1927), 3
GIOVANNI BATTISTA ANGIOLETTI
Cinematografo ................................ II (1927), 3
Svevo ............................................ IV (1929), 3-4
GIACOMO ANTONINI
Gogo l ............................................ IX (1934), 2
A p p u n t i s u R e m i z o v . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . IX ( 1 9 3 4 ) , 4
GIUSEPPE AVENTI
D el R om anticis mo ........................... VI ( 1931) , 12
In t erp ret az i o n i arb i t rari e, A m l et o,
dramma politico .............................. VII (1932), 1
RICCARDO BACCHELLI
Se non sono male informato
II (1927), 3
BACCIO MARIA BACCI
Sul Cinematografo
II (1927), 4
Adriano Cecioni scultore
II (1927), 5
N o t a s u l l a t rad i z i o n e i t al i an a e C o rot (i n t re p art i )
III (1928), 1; III (1928), 3; III (1928), 4
L'O t t o cent o i t al i an o e l a s cu o l a d i P ari gi al l a X V I
Bi en n al e
d i Ven ez i a
III (1928), 78
Masacci o vi vent e
III (1928), 12
Michetti e Gemito
IV (1929), 5
Emile Antoine Bourdelle 1861-1929 IV (1929), 11
N o t e s u l m o m en t o at t u al e d el l a p i t t u ra i n It al i a
V (1930), 4
Commemoriamo Andrea Del Sarto
V (1930), 11
130
Elogio di Mancini
VI (1931), 4
L'arte e la crisi
VII (1932), 6
ANTONIO BALDINI
Amo le cinematografie americane
II (1927), 3
ANGELO BARILE
Raccordo Goethe-Tolstoi
VII (1932), 7-8
GIANNOTTO BASTIANELLI
Gian Francesco Malipiero
II (1927), 2
Contro le illusioni cinematografiche II (1927), 3
E s ageraz i o n i d el l a cri t i ca m u s i cal e m et o d i s t a
II (1927), 5
SILVIO BENCO
C h i aro s cu ro d i Um b ert o S aba
III (1928), 5
UGO BETTI
I nostri tempi
II (1927), 3
ALESSANDRO BONSANTI
Giulio Pacher
VII (1932), 11
ANTON GIULIO BRAGAGLIA
Teatro e cinematografo
II (1927), 3
MARCEL BRION
It alo Svevo
IV (1929), 3-4
JACQUES BULENGERS
Sur Zeno
IV (1929), 3-4
PIERO BURRESI
Commento alle prose di Paul Valéry (I e II parte)
I (1926), 7-8; I (1926), 9-10
FILIPPO BURZIO
P ro b l em a d el d em i u rgo
III (1928), 4
Piem onte
V ( 1930) , 2
D em i u rgo e D em o s , I A n t ago n i s m o e d em i u rgi a
VI (1931), 3
Freu d e i l d em i u rgo
VIII (1933), 1
ALDO CAPASSO
Debenedetti e Proust
Pietrificaz ione estetica
Umberto Fracchia
V (1930), 1
V (1930), 5-6
VI (1931), 2
131
Difesa dei critici estetici
S ull'arte di Bonaventura Tecchi
Il Tasso lirico (I, II)
P as cal q u al e ci appare oggi
P o es i a m aggi o re e poes i a m aggi ore
VI (1931), 11
VII (1932), 3
VII (1932), 5 e 6
VIII (1933), 4-5
VIII (1933), 7-10
ANDRÉ CASTAGNOU
Les quatres
VII (1932), 12
JUOAN CHABAS
It alo Svevo
IV (1929), 3-4
NICOLA CHIAROMONTE
Id ee e fi gu re i n André M al raux
VIII (1933), 1
N o t a s u l l a ci v i l t à e l e u t o p i e
VIII (1933), 4-5
An d ré M al rau x e C ondi t i on hum ai ne VIII (1933), 11
GIOVANNI COLACICCHI CAETANI
E nnio P oz z i pittor e
I ( 1926) , 1
ALBERTO CONSIGLIO, TRISTANO
No t e s u l m ari t enes i m o
III (1928), 7-8
Eu gen i o M o n t al e
III (1928), 11
Caratteri di Svevo
IV (1929), 3-4
Diatriba sul romanz o e altre cose
IV (1929), 6
Problema del romanz o
IV (1929), 11
Nota su Toz z i
V (1930), 5-6
Corrado Alvaro
VI (1931), 4
It alo Svevo I. Un clima
VII (1932), 11
It alo Svevo II. Un'opera
VII (1932), 12
J u l es R o m ai n s
VIII (1933), 2-3
M ed i t az i o n e s u l perdi t em po
VIII (1933), 2-3
G i o rn al e d i u n cri t i co
VIII (1933), 4-5
Al ai n Fo u rn i er
VIII (1933), 6-7
Senso della misura (T R I S T A N O )
VIII (1933), 8-10
GIANFRANCO CONTINI
Carlo Emilio Gadda o del pastiche
La verità sul caso Cardarelli
RAFFAELE CONTU
Lettera su Eupalino
BENJAMIN CREMIEUX
IX (1934), 1-2
IX (1934), 3
VII (1932), 11
132
It alo Svevo
IV (1929), 3-4
BINGHAM DAI
Le carat t eri s t i ch e es s en z i al i d el l a cul t u ra ci n es e
VII (1933), 2-3
GIACOMO DEBENEDETTI
Cinematografo
II (1927), 3
P er S ab a an co ra
III (1928), 5
Let t era a C aro cci i n t o rn o a S v ev o e S ch m i t z
IV (1929), 3-4
Commemoraz i one di Francesco De Sanctis
IX (1934), 3
ANICETO DEL MASSA
Parole su Renato Serra
I (1926), 5
Su Vincenz o Gioberti
I (1926), 9-10
Renato Serra
I (1926), 11
ILIA EH R E M B O U R G
In contro con Svevo
IV (1929), 3-4
BRUNO FALLACI
Parabasi. Della chiarez z a I
V (1930), 3
Parabasi. Della chiarez z a I
V (1930), 4
GIANSIRO FERRATA
C en t en ari o d i To l s t oi
III (1928), 12
Svevo dopo Stendhal
IV (1929), 3-4
Sull'aura poetica
IV (1929), 9-10
Federico Toz z i
IV (1929), 11
Croce, il romanticismo e qualche gi ovane
IV (1929), 12
Un modo di saturaz i one
V (1930), 1
Omaggi o a Modigliani
V (1930), 2
It alia e cinematografo
V (1930), 3
Permanenz a di Toz z i
V (1930), 5-6
A proposito di tendenz e
VI (1931), 7-8
Torniamoci sopra
VI (1931), 11
Ancora su Goethe, la Natura e la Li bertà
VII (1932), 5
La casa dei doganieri
VII (1932), 12
133
Appunto su ”Pages de journal” di André Gide
IX (1934), 4
LEO FER R ER O
Appunti su Saba
I (1926), 7-8
Appunti sul metodo della Divina Commedia
I (1926), 12
D ialogo sull'ombr a
II ( 1927) , 3
Come un attore può arrivare allo stile II (1927), 4
Il valore del silenz io
II (1927), 6
Commemoraz i one di Macchiavelli
II (1927), 7-10
Commento all'evasione di Arsenio
II (1927), 7-10
Perché l'It alia abbia una letteratura europea
III (1928), 1
Commento all'ouverture dell'Egmont di Beethoven
III (1928), 1
Li ev i t i l et t erari
III (1928), 7-8
Visita a Svevo
IV (1929), 3-4
Trasfiguraz i one dell'amore
IV (1929), 7-8
Lettera a Adriano Tilhger
VI (1931), 7-8
RAFFAELLO FRANCHI
Vincenz o Cardarelli
I (1926), 2
Piero Gobetti
I (1926), 3
Leopardi francese
I (1926), 4
I quaderni di Gide
I (1926), 5
A proposito delle opere di Mario Calderoni, pubbliacate
dalla ”Voce” in Firenz e
I (1926), 5
Li nati Suos le brouillard de satan
I (1926), 7-8
Bacchelli, scrittore fluviale
I (1926), 9-10
Allarme
I (1926), 12
Paragrafi dello scontento
II (1927), 1
Cinema e, per esmpio, pittura
II (1927), 3
Fantasia su Slataper
II (1927), 4
Oreste
II (1927), 4
Giannotto Bastianelli, in memoriam II (1927), 7-10
Facile apologia del difficile
II (1927), 7-10
Art e p o et i ca d i S aba
III (1928), 5
134
Al d o P al az z es ch i
III (1928), 6
Agar p o et es s a
III (1928), 12
Ungaretti
IV (1929), 1
Omaggi o a Svevo
IV (1929), 3-4
Caffé letterario
IV (1929), 9-10
Enrico Pea
V (1930), 2
Il personalismo toz z iano
V (1930), 5-6
Taccuino
V (1930), 11
CARLO EMILIO GADDA
Apologia manz oniana
II (1927), 1
I viaggi , la morte (I,II)
II (1927), 2 e 4
Le belle lettere e i contributi espressivi delle tecniche
IV (1929), 5
Tendo al mio fine
VI (1931), 12
PIERO GADDA
Cinema e accompagnamento musicale II (1927), 3
Questioni di parole
II (1927), 4
Im m agi n e d el l a p o es i a di S aba
III (1928), 5
Let t u r a d i S e n i l i t à
IV ( 1 9 2 9 ) , 3 - 4
ALDO GAROSCI
Note sull'eloquenz a di Beccaria
VII (1932), 4
La cu l t u ra e l 'i s p i raz i o n e d el P ri ci p e d i Li gne
VIII (1933), 6-7
STUART GILBERT
E olo, episodio di Ulisse
V ( 1930) , 3
IVAN GOLL
Un vecchio proz io
IV (1929), 3-4
ADRIANO GRANDE
Cinematografo
MARIO GROMO
Cinematografo e teatro
SILVIO GUARNIERI
Aldo Palaz z eschi
FRANZ HELLENS
Notes sur Zeno
JAMES JOYCE
II (1927), 3
II (1927), 3
IX (1934), 5-6
IV (1929), 3-4
135
Lettera a Carocci
IV (1929), 3-4
VALÉRY LARBAUD
It alo Svevo romancier
IV (1929), 3-4
FERNANDO LIUZZI
Mario Castelnuovo Tedesco
II (1927), 11
C ESAR E VIC O LODOVICI
Svevo al ”Quindicinale”
IV (1929), 3-4
C ESAR E LOMBROSO
Osservaz ioni sul mondo esterno e sull'io
VI (1931), 11
ARTURO LORIA
R i cordo di Li bero Andreot t i
VIII (1933), 4-5
ALB ER TO LUCHINI
Lettera sul cinematografo
II (1927), 3
S EBASTIANO LUCIANI
Difesa sul cinema
II (1927), 3
PAUL HENRY MICHEL
Una burla riuscita
IV (1929), 3-4
ADRIENNE MONNIER
Petit salut à It alo Svevo
IV (1929), 3-4
EUGENIO MONTALE
Espresso sul cinema
II (1927), 3
R agi o n i d i Um b ert o S aba
III (1928), 5
Leggenda e verità di Svevo
IV (1929), 3-4
UMBERTO MORRA
Cinematografo
II (1927), 3
Geo rge M o o re
VIII (1933), 6-7
GLAUCO NATOLI
Nota sul De l'Amour
IX (1934), 1
N. D .R
GIACOMO
Let t erat i al ci n em a
NOVENTA
A proposito di un traduttore di Heine IX (1934), 3
Principio di una scienz a nuova
IX (1934), 4
Principio di una scienz a nuova (II, III)IX (1934), 5-6
PIERO OPERTI
136
R i cordo di Leo Ferrero
JOSE ORTEGA Y GASSET
L'ori gi ne s port i va del l o s t at o
ALDO PALAZZESCHI
Un vero artista
PIETRO PANCRAZI
Una volta i letterati
ECKART PETERICH
Teodoro DŠubler
La vita del Conte di Kapodistrias
dopo la
sua morte (I, II, III)
12, VII
DŠubler e Rilke
ENRICO PICENI
E m i l y Bro n t ‘
GUIDO PIOVENE
Spunto per un saggi o su Toz z i
RENATO POGGIOLI
Vladimiro Majakovskij
Ascenbach, Kroeger e C.
In margine alla prosa di Puskin
Classicità e barbarie di Svejk
G l i es i l i at i d el l a cul t u ra
Gl o s s ari o
Mitologi a di Franz Kafka
SALVATORE PUGLIATTI
Interpretare la poesia
GIUSEPPE RAIMONDI
Noterella per Senilità
ALDO ROMANO
Appunti
ALBERTO ROSSI
Il luogo
SERGIO SOLMI
A ppunti
Ricordo
VIII (1933), 11-12
VIII (1933), 8-10
IV (1929), 3-4
II (1927), 3
V (1930), 11
narrata cento anni
VI
(1931),
(1932), 1 e 2
IX (1934), 2
I (1926), 4
V (1930), 5-6
V (1930), 7-8
VI (1931), 7-8
VII (1932), 2
VII (1932), 9-10
VIII (1933), 1
VIII (1933), 6-7
IX (1934), 2
VII (1932), 1
IV (1929), 3-4
su Sorel
VIII (1933), 4-5
di Svevo
IV (1929), 3-4
sulla poesia di Sa ba
di Svevo
III (1928), 5
IV (1929), 3-4
137
PHILIPPE
Pensieri sull'arte
SOUPAULT
La simplicité de Svevo
IV (1929), 118
IV (1929), 3-4
GIANI STUPARICH
It alo Svevo sei mesi prima della morte IV (1929), 3-4
BONAVENTURA TECCHI
W ackenroder
I (1926), 3
Svevo in tedesco
IV (1929), 3-4
Notarella su Toz z i
V (1930), 5-6
ANDRÉ THERIVE
Sur Zeno
IV (1929), 3-4
ADRIANO TILGHER
Arte e vita, risposta a Leo Ferrero
VI (1931), 9-10
SEBASTIANO TIMPANARO
Il dovere della critica
VI (1931), 4
Uomini interi
VI (1931), 9-10
Pensiero su Goethe e Leonardo
VII (1932), 4
GIOVANNI TITTA ROSA
E logio di R ivie r e
I ( 1926) , 3
Opinioni sul cinema
II ( 1 9 2 7 ) , 5
ARTUR VAN SCHENDEL
Svevo
IV (1929), 3-4
LIONELLO VENTUR I
Per una critica dell'arte contemporaneaVII (1932), 3
ELIO VITTORINI
Tendo al diario intimo
VI (1931), 9-10
138
RE CE NS IONI:
G U G L I E L M O A L B E R T I -O R E S T E
Alberto Moravia, Gli Indifferenti
IV (1929), 9-10
GIUSEPPE AVENTI
V. Cardarelli, Parliamo dell'It alia
VI (1931), 4
Corrado Tumiati, I Tetti Rossi
VI (1931), 5
Bi n o S a n m i n i a t e l l i , L'u r t o d e i s i m i l i V I ( 1 9 3 1 ) , 1 2
Bruno Cicogn ani, Villa Beatrice
VII (1932), 3
M e d i e v a l i s m o d i Bu o n a i u t i
VIII (1933), 4-5
Il Marc'Aurelio
IX (1934), 5-6
BACCIO MARIA BACCI
E m i l i o S z i t t ya, E rn es t o d e Fi o ri
III (1928), 6
R Franchi, La pittura italiana dell'800 IV (1929), 1
Ferruccio Ferraz z i , Arte moderna italiana
IV (1929), 7-8
Pierre Courthon, Gino Severini
V (1930), 5-6
G. Scheiwiller, Mario Sironi
V (1930), 11
Cipriano E. Oppo, Mostri figure e paesaggi
VI (1931), 1
ANGELO BARILE
Il Santo di Lope
IX (1934), 5-6
PIERO BURRESI
Benedetto Croce, Contributo alla critica di me stesso
I (1926), 5
ALDO CAPASSO
Léon Paul Fargue, Espaces
IV (1929), 12
Paul Valery, Leonard et les philosophes
V (1930), 1
J ean Giono, Un des Baumougnes
V (1930), 2
Giuseppe Rensi, Spinoz a
V (1930), 3
Adriano Grande, La tomba verde
V (1930), 4
Pierre J eanne J ouve, Poemes de la folie de Holderlin
V (1930), 5-6
Kostantin Fedin, I fratelli
V (1930), 11
J ean Paulhan, Le gu errier applique
V (1930), 12
139
ALBERTO
Fran ois Mauriac, Ce qui était perdu VI (1931), 1
Pietro Zanfragnini, Az ione e contemplaz ione
VI (1931), 3
J acques Chardonne, Eva ou le journal interrompu
VI (1931), 3
J ean Giraudoux , Aventures de J erome Bardini
VI (1931), 5
André Gide, Oedipe
VI (1931), 7-8
J ean Cossou, Mémoires de l'ogre
VI (1931), 9-10
Giuseppe Ungaretti, L'Allegria
VI (1931), 11
Angelo Conti, San Francesco
VI (1931), 12
J ean Pallu, Port d'escale
VII (1932), 1
J ean Schlumberger, Saint Saturnin
VII (1932), 2
Paul Eluard, L'amour de la poesie
VII (1932), 6
A ntonio Baldini, Amic i a llo spie do VII ( 1932) , 7- 8
Valéry Larbaud, Tecnique
VII (1932), 9-10
P i erre M ac O rl an e i l ro m an z o p o l i z i es co
VII (1932), 11
Marcel J ouhandeau, L'amateur imprudences
VII (1932), 12
CAROCCI
La vita, di Fabio Tombari
V (1930), 12
NICOLA CHIAROMONTE
P ari gi co m e m o del l o
VIII (1933), 1
Dan t e ad u s o d ei pi t occhi
VIII (1933), 6-7
A L B E R T O C O N S I G L I O -T R I S T A N O
Di n o C am p an a, C ant i orfi ci
III (1928), 9-10
Riccardo Bacchelli, Bella It alia
III (1928), 11
B. Tecchi , Il vent o t ra l e case
III (1928), 12
G.Papini, Gli operai della vign a
IV (1929), 1
G i o v a n n i T i t t a R o s a , Idi l l i R u s t i c i
IV ( 1 9 2 9 ) , 1
Ardengo Soffici, Periplo dell'arte; Richiamo all'ordine
IV (1929), 2
Lui gi S al v at o rel l i , S an Ben ed et t o e l 'It al i a d el s u o t em p o
IV (1929), 2
R. Bacchelli, La citta degli amanti
IV (1929), 5
140
Corrado Pavolini, Odor di Terra
IV (1929), 6
M. Bonfantini, Charles Baudelaire
IV (1929), 7-8
Ugo Betti, La padrona
IV (1929), 11
Problema di Leonardo
V (1930), 1
Studi verghiani a cura di Li na Perroni
V (1930), 2
Raffaello Franchi, Piaz z a natia
V (1930), 2
Arturo Loria, Fannias Ventosca
V (1930), 4
Bruno Cicognani, S t rada facendo
V (1930), 5-6
Arrigo Cajumi, Galleria
V (1930), 9-10
Giovanni Papini, Gog
VI (1931), 1
Mario Praz , La carne, la morte e il diavolo nella
letteratura
romantica
VI (1931), 910
ANICETO DEL MASSA
Sul significato dell'a r te mode r nissima
I ( 1926) , 1
Curz io Malaparte, It alia Barbara
I (1926), 2
Giovanni Maria Guyay
I (1926), 2
Frances co D e S an ct i s , A n t o l o gi a cri t i ca s u gl i s cri t t o ri
d'It alia
I (1926), 3
Leo n e V i v an t e, N o t a s o p ra l 'o ri gi n al i t à d el p en s i ero
I (1926), 3
Cantideva
I (1926), 5
Giuseppe Zonita, L'anima dell'800
I (1926), 11
Enrico Turolla, Giovanni Pascoli
II (1927), 1
GIANSIRO FERRATA
Commiato a Piero Burresi
II (1927), 2
Appunti parigi ni
II (1927), 12
G. Duham el , Le voyage de M os cou
III (1928), 1
Aux fontaines du desir, Henry de Montherland
III (1928), 1
Ramon Gomez de la Serna, La vedova bianca e nera
III (1928), 3
Fran o i s M u ri ac, Des t i ns
III (1928), 4
G. P ram p o l i n i , Dal l 'al t o del s i l enz i o III (1928), 4
Leo n i d e R ep aci , L'u l t i m o C i ren eo
III (1928), 6
C at h eri n e M an s fi el d, Fel i ci t e
III (1928), 6
141
C am i l l o S b arb aro , Li q u i d az i o n e
III (1928), 7-8
G. C o m i s s o , Al vent o del l 'Adri at i co III (1928), 7-8
Ben j am i n C rem i eu x , P an o ram a d e l a l i t t erat u re i t al i en n e
III (1928), 7-8
Gi an n a M an z i ni , Tem po i nnam orat o III (1928), 9-10
Giuseppe Raimondi, Domenico Giordani; Testa o Croce
III (1928), 11
G . B. A n gi o l et t i , S cri t t o ri d 'E u ro p a
III (1928), 12
Giuseppe Menasse, Esageraz ioni
IV (1929), 1
A. Maurois, Aspects de la biographie IV (1929), 6
Nicola Evreinoff, Il teatro nella vita IV (1929), 6
Le p i ù b el l e p agi n e d i Ip p o l i t o N i ev o s cel t e d a R i ccard o
Bacchelli
IV
(1929),
11
Filippo Burz io, Discorso sul demiurgo IV (1929), 11
A l b ert o C o n s i gl i o , E u ro p ei s m o ; It i n erari o rom an t i co
V (1930), 1
S crittori nuovi, a ntologi a di E. Falqui e E. Vittor ini
V (1930), 4
R. Bacchelli, Una passione coniugale V (1930), 5-6
Rainer Maria Rilke, Li riche
V (1930), 9-10
G . C om isso, G ior ni di gue r r a e L. Bar tolini, Ritor no sul
Carso
V (1930), 12
Viva il calcio
VI (1931), 3
Adriano Greco, Remo Maun, avvocato VI (1931), 5
Aldo Capasso, Traduz ione poetica ed esegesi della J eune
Parque
VI (1931), 5
Nino Savarese, La goccia sulla pietra; Storia di un
b ri gant e
VI (1931), 6
D.H. Lawrence, L'am ant de Lady C h at t erl ey
VII (1932), 5
Salvatore Quasimodo, Oboe Sommerso
VII (1932), 6
R affael e C arri eri , Fam e a Mont parnasse
VII (1932), 7-8
142
LEO FER R ER O
Fi orenz a Pertinucci dei Giudici, Ali e catene
I (1926), 6
G iovanni C avicchioli, La mor te ne l polla io
I (1926), 7-8
Guido Ludovico Luz z ato, Brunellesch
I (1926), 12
Ritorno al mistero
II (1927), 1
Ada Negri, La strada
II (1927), 1
Corrado Alvaro, Uomo nel labirinto II (1927), 6
Louis Martin Chauffier, J eux De l'aimeII (1927), 6
Luigi Pirandello, Diana e la Tuda
II (1927), 6
J ean Pellerin, Tetes de re change
II (1927), 6
It alo S vevo, Senilità
II ( 1927) , 7- 10
Roberto Longhi, Piero della Francesca II (1927), 12
Adolfo Venturi, Studi dal vero
II (1927), 12
A d o l fo V en t u ri , La p i t t u ra d el '5 0 0 III (1928), 6
Fau s t o M ari a M art i n i , Il v o l t o d el fi gl i o
III (1928), 6
Lui gi P a gan o , La f i o n d a d i D a v i d e
III (1928), 6
Bernard G ras s et , R em arq u es s u r l 'act i o n
III (1928), 7-8
A n t o n el l o G erbi , La p o l i t i ca n el '7 0 0 III (1928), 9-10
M au ri ce Bari n g, C onfort l es s m em ory III (1928), 9-10
P h i l i p p e S o u p a u l t , Les d e r n i e r s n u i t s d e P a r i s
III (1928), 9-10
R. Gian, L'estetica nei pensieri di G. Leopardi
III (1928), 12
R obert de Traz , L'écorché
III (1928), 12
Olindo Malagodi, P oesie vecchie e nuove
IV (1929), 1
Benjamin Cremiaux ,Une conspiratrice en 1830
IV (1929), 5
J ean Lu chaire, Une génération réaliste IV (1929), 9-10
André Malraux , La voie royale
VI (1931), 1
Leon Tolstoi, La guerre et la paix
VII (1932), 4
Drieu La Rochelle, L'Europe contre le patries
143
VII (1932), 5
RAFFAELLO FRANCHI
Eugenio Montale, Ossi di seppia
I (1926), 1
Ugo Ojetti, Scrittori che si confessano
I (1926), 2
Lo renz o Viani, Parigi
I (1926), 2
Sergio Ortolani, Rufino protomartire I (1926), 2
Riccardo ArtuffoL'isola
I (1926), 3
Giuseppe Sciortino, Ventura
I (1926), 3
Lu ca Pign ato, Pietre
I (1926), 3
Voto a Sibilla Aleramo per un seggi o accademico
I (1926), 3
G. Raimondi, Notiz ia su Baudelaire I (1926), 4
Giovanni Papini, Pane e vino
I (1926), 5
G. de Robertis, Poeti del XIX secolo I (1926), 5
Tantalo
I (1926), 6
Guglielmo Ferrero, Le due verità
I (1926), 6
G. Raimondi, Galileo o dell'aria
I (1926), 6
Mario Gromo, Costaz z urra
I (1926), 6
El i s abet t a Foerst er Ni et z s che, Ni et z s che gi ovane
I (1926), 6
Li b ero A n d reot t i , T ren t a t av o l e e p refaz i o n e d el l 'art i s t a
I (1926), 6
Raffaello Giolli, Felice Casorati
I (1926), 6
E milio C ecchi, La pittur a ita lia na de ll'Ottoc e nto
I (1926), 7-8
G i acom o D eb en ed et t i , A m edeo e al t ri racco n t i
I (1926), 7-8
Giovanni Comisso, Il porto dell'amore I (1926), 7-8
Enrico Barfucci, Il libro delle consolaz ioni
I (1926), 7-8
Delia Benco, Creature
I (1926), 7-8
Piero Gadda, Li uba
I (1926), 9-10
N. Sapegno, Frate J acopone
I (1926), 11
Bl aise Cendrars, Moravagi ne
I (1926), 11
T eofilo G autier , Gli a mor i impossibili
I ( 1926) , 11
It alo Testa, Ombre e figu re
I (1926), 11
144
Matei Roussou, Et nous nous sommea aimés là
I (1926), 11
Fernando Li uz z i , J az z
II (1927), 2
Michele Bi ancale, Ubaldo Oppi
II (1927), 2
Sibilla Aleramo, Amo dunque sono
II (1927), 6
Riccardo Bacchelli, Il diavolo di Pontelungo
II (1927), 6
G. Ferrero, La rivolta del figlio
II (1927), 6
G. Scheiwiller, Amedeo Modigliani II (1927), 6
M ari o G ro m o , C at al o go l et t erari o d egl i edi t o ri
II (1927), 12
Matteo Marangoni, Arte barocca
II (1927), 12
Ad ri an o Gran d e, Avvent ure
III (1928), 1
Bi no Sanminiatelli, Bocca Mariana
III (1928), 1
Giuseppe Sciortino, Esperienz e antidannunz iane
III (1928), 3
Ferdinando Padieri, Uomini
III (1928), 3
C arl o Li nat i , Due
III (1928), 4
Boris Ternovetz , Giorgi o de Chirico III (1928), 4
U go O jetti, T intore tto,Ca nova , Fattor i III (1928), 11
Vi n cen z o d e S i m o ne, I cant i di Arbel l o III (1928), 12
El p i d i o Ien co , No t t urni rom ant i ci
III (1928), 12
Sergio Ortolani, Selva
IV (1929), 2
Beniamino J oppolo, I canti dei sensi e dell'idea
IV (1929), 7-8
Li onello Venturi, Pretesti di critica IV (1929), 12
Lam b e r t o V i t a l i , D i s e gn i d i M o d i gl i a n i IV ( 1 9 2 9 ) , 1 2
A ttilio Bertolucci, Sir io
IV ( 1929) , 12
Vincenz o Cardarelli, Il sole a picco V (1930), 1
Antonio Baldini, La dolce calamita
V (1930), 1
Giuseppe Sciortino, Confidenz a
V (1930), 3
G.B. Angi oletti, Il buon veliero
V (1930), 7-8
Sergio Solmi, Il pensiero di Alain
V (1930), 9-10
A rd en go S o ffi ci , R i cordi d i v i t a art i s t i ca e l et t erari a
VI (1931), 3
Enrico Pea, Il servitore del diavolo
VII (1932), 1
145
Giorgi o Vigolo, Canto fermo
VII (1932), 1
Aldo Palaz z eschi, Stampe dell'800
VII (1932), 6
Gianna Manz ini, Boscovivo
VII (1932), 7-8
CARLO EMILIO GADDA
U go Bet t i , C ai n o
III (1928), 7-8
Lui gi T o n e l l i , M a n z o n i
IV ( 1 9 2 9 ) , 1
Paola Masino, Monte Ignoso
VI (1931), 7-8
Riccardo Bacchelli, La congiura di Don Giulio d'Este
VI (1931), 11
Giani Stuparich, Guerra del '15
VII (1932), 2
Silvio Benco, ”Il Piccolo” di Trieste VII (1932), 6
PIERO GADDA
A ppunti su Lo s a il tonno di Ric c a r do Bac c he lli
II (1927), 2
Giuseppe Ravagnani, Antologi a delle novelle catalane
II (1927), 4
Paolo Vita Fi nz i, Antologi a apogrifa II (1927), 11
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C. Li nati, La principessa delle stelle IV (1929), 9-10
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Dino Terra, Profonda notte
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Arnaldo Frateili, Capogiro
VII (1932), 5
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Giovanni CavicchioliLe noz z e di Fi garo
VII (1932), 11
E n ri co E m an u el l i , R ad i o grafi a d i u n a n o t t e
VII (1932), 12
Marcello Gallian, Pugilatore
VII (1932), 12
GIULIO MARZOT
Mario Marcaz z an, Didimo Chierico
ANTONIO MIOTTO
Vi s i o n e d i M ad ari aga
EUGENIO MONTALE
Carlo Li nati, Pubertà e altre storie
VI (1931), 2
VIII (1933), 2-3
II (1927), 6
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J . Supervielle, Oleron sainte Marie
II (1927), 2
G . B. A n gi o l et t i , Il gi o rn o d el gi u d i z i o III (1928), 1
M ari o P raz , P en i s ol a P ent agonal e
III (1928), 3
A t t i l i o M o m i gl i a n o , Im p r e s s i o n i d i u n l e t t o r e
co n t em p o ran eo
III (1928), 6
Pietro Mignosi, La poesia italiana di questo secolo
IV (1929), 5
Giani Stuparich, Racconti
V (1930) 3
Giulio Marz ot, L'arte del Verga
VI (1931), 1
Bruno Barilli, Il paese del melodramma
VI (1931), 3
UMBERTO MORRA
Benedetto Croce, Storia d'It alia dal 1791 al 1915
III (1928), 3
Virginia W oolf, Orlando
IV (1929), 5
Colette, Le voyage egoiste
IV (1929), 7-8
C am i l l o P el i z z i , Le l et t ere i t al i an e d el n o s t ro s ecol o
IV (1929), 9-10
Charles du Bo s, Ex traits du journal IV (1929), 9-10
E. Hemingway, A farewell to arms
V (1930), 2
Ramon Fernandez , Vie de Moliere
V (1930), 3
N. Papafava, L'idealismo assoluto
V (1930), 9-10
Aldous Hux l ey, Brief candles
VI (1931), 2
J ean Cocteau, Opium
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Scipio Slataper, Lettere
VI (1931), 12
Emilio Cecchi, Qualche cosa
VII (1932), 2
Benedetto Croce, Storia d'Europa del secolo XX
VII (1932), 12
Nello Rosselli, Carlo Pisacane
VII (1932), 12
J o s e Ort ega y Gas s et
VIII (1933), 8-10
L'ultimo libro di Franchi
IX (1934), 1
Alberto Albertini, Due anni
IX (1934), 3
GLAUCO NATOLI
147
ALBERTO
Arnold Zweig, La questione del sargente Grischa
VI (1931), 5
Angelo Gatti, Ilia e Alberto
VI (1931), 9-10
Guido Piovene, La vedova allegra
VII (1932), 1
Gustavo Fl aubert, Corrispondenz a a cura di G. B.
Angi oletti
VII (1932), 4
Orio Vergani, Domenica in mare
VII (1932), 11
NEPPI
Mario Puccini, La vera colpevole
I (1926), 9-10
GIULIO PACHER
Vittorio Rossi, Le streghe del mare
Vittorio G. Rossi, Tassoni
ALESSANDRO PAVOLINI
Leo ferrero, La chioma di Berenice
ECKART PETERICH
Lettere di Rainer Maria Rilke
Teatromania berlinese
Charles Baudelaire, Li riche scelte
Theodor Daudler, Die Gottin mit der
V (1930), 5-6
VI (1931), 4
I (1926), 5
VI (1931),
VI (1931),
VI (1931),
fackel
VI (1931),
1
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11
11
DOMENICO PETRINI
Benedetto Croce, Storia dell'età barocca in It alia
IV (1929), 2
GUIDO PIOVENE
I due romanz i di J acobsen
V (1930), 9-10
Pietro Solari, Cuoringo la
VI (1931), 4
RENATO POGGIOLI
Ramon Perez de Ayala, Bellarmino e Apollonio
VI (1931), 9-10
SALVATORE PUGLIATTI
Eugenio Montale, Ossi di seppia
VI (1931), 9-10
GIUSEPPE RAIMONDI
Raym ond Radiguet, Les joues en feu I (1926), 2
Carlo Li nati, Storie di bestie e di fantasmi
I (1926), 4
Commerce
I (1926), 4
148
W aldemar George, Filippo De Pisis IV (1929), 1
Ernst Glaeser, Classe 1902
V (1930), 5-6
Cesare Giardini, Racconti magi ci
V (1930), 11
V. Roz anov, L'apocalypse de notre temps
VI (1931), 2
ALDO ROMANO
Lo renz o Giusso, Tre profili
VII (1932), 9-10
Alberto Consiglio, Edoardo Scarfoglio e altri studi
romantici
VII (1932), 11
LUIGI S CARAVELLI
Schopenhauer, Frammenti di storia e di filosofia
II (1927), 1
ALFONSO SILIPO
Domenico Bu ratti, Paese e Galera
V (1930), 11
A. Aniante, Ultime notti a Taormina
VI (1931), 3
Edwin Cerio, L'approdo
VI (1931), 5
Aldo Capasso, Il passo del cigno
VII (1932), 3
G. B. Angi oletti, Serviz io di guardia VII (1932), 7-8
SERGIO SOLMI
Piero Gadda, Moz z o
V (1930), 2
Paul Valéry, Charmes comments pour Alain
V (1930), 3
Giuseppe Lanz a, Esilio e Ritorni
V (1930), 7-8
Pietro Pancraz i , L'esopo moderno
VI (1931), 1
BONAVENTURA TECCHI
L'anima moderna
I (1926), 1
Alfredo Fabietti, La casa sul colle
I (1926), 3
Raffaello Franchi, La maschera
I (1926), 7-8
M. Dandolo, Il dono dell'innocente I (1926), 11
G ino S aviotti, G iovine z z a mia
I ( 1926) , 12
La vi a del l e s t el l e di P i et ro M as t ri
M arco M arch i n i , M am el i
Mario Gromo, Guida sentimentale
Scrittori contemporanei di M. Gromo
Gianna Manz ini, Incontro col falco
III
III
IV
IV
IV
(1928),
(1928),
(1929),
(1929),
(1929),
1
6
1
2
6
149
SEBASTIANO TIMPANARO
E n ri co Fal q u i , A n t o l o gi a d el l a p ro s a s ci en t i fi ca i t al i an a
del
'600
VI (1931), 1
Eurialo de Michelis, Adamo
VI (1931), 2
Piero Gadda, A gonfie vele
VI (1931), 6
C. Zavattini, Parliamo tanto di me
VI (1931), 9-10
Eurialo de Michelis, Bugi e
VII (1932), 4
ELIO VITTORINI
Angi oletti, Ritrato del mio paese
IV (1929), 9-10
Mario S o ldati, S almace
IV (1929), 12
U. Fracchia, La stella del nord
V (1930), 2
G. Ravegn ani, I contemporanei
V (1930), 3
Corrado Alvaro, L'amata alla finestra, Gente in
Aspromonte
V (1930), 5-6
It alo Svevo, Una vita
V (1930), 12
C. Malaparte, In telligenza di Lenin VI (1931), 2
CESARE ZAVATTINI
Marcel Brion, Ruyard Kipling
IV (1929), 12
150
RACCONT I, ROMANZI A PUNT AT E :
FERNANDO AGNOLETTI
Sospiri di C alandrino
I ( 1926) , 6
Supercinema
I (1926), 9-10
ANTONIO ANIANTE
Consalvo e Candida
VII (1932), 6
ALESSANDRO BONSANTI
Vi aggi o
III (1928), 11
L'Adriana
IV (1929), 2
Una partenz a contrastata
IV (1929), 6
Una visita mattutina
VI (1931), 7-8
Fu ga di Ottorino
VII (1932), 9-10
Fi ne dell'adolescenz a
IX (1934), 4
ATTILIO BORGOGNONI
Retrobottega
VII (1932), 11
ERNESTO BRUNETTA
Il cavallo
V (1930), 5-6
GIANI CALDERONE
Romanz i
I (1926), 12
ALBERTO CAROCCI
P res en t az i o n e P ro gram m at i ca, s en z a t i t o l o
I (1926), 1
Un gi ovane
I (1926), 1
Soldati
I (1926), 2
Tre sorelle
I (1926), 3
Lugl i o
I (1926), 4
Cose
I (1926), 5
A v v en t u ra s en t i m en t al e co n M ad am e Bo v ary
I (1926), 6
Pellegrinaggi
I (1926), 7-8
Memorie del tempo perduto
I (1926), 9-10
Favole della fanciullez z a. Il gi ardino I (1926), 12
R itorno alla vita di un te mpo
II ( 1927) , 11
Cose
III (1928), 12
GIOVANNI COMISSO
151
Una città di pescatori
Enrico Somaré, Signorini
Lungo un'isola
La donna sul mare
P art en z a d a u n a rada
Ritorno a casa
Durante un temporale
A L B E R T O C O N S I G L I O -T R I S T A N O
Dialogo delle belle donne
Una sera di Novembre
Interni
L'angelo
Don Leo
Luna
Spina
GIACOMO DEBENEDETTI
Due capitoli di un romanz o inedito
GIANSIRO FERRATA
Amici
LEO FER R ER O
Giornale di viaggi o
La cascata del Reno
RAFFAELLO FRANCHI
Personaggi
Le soste del cuore
La bicicletta
Il gen eral e
Gi aci n t a
Il vecchio montanaro
Novelle d'amore
Otto gi orni di vela (I-IV)
CARLO EMILIO GADDA
Studi imperfetti
Teatro
I (1926), 9-10
I (1926), 12
I ( 1926) , 12
II (1927), 4
III (1928), 6
IV (1929), 12
V (1930), 11
III (1928), 6
IV (1929), 12
V (1930), 7-8
VI (1931), 3
VI (1931), 11
VII (1932), 5
VIII (1933), 1
IX (1934), 5-6
V (1930), 2
V (1930), 1
V (1930), 7-8
I (1926), 1
I (1926), 4
II (1927), 11
III (1928), 7-8
III (1928), 11
IV (1929), 7-8
V (1930), 4
VI (1931), 7-8; 910; 11
I ( 1926) , 6
II (1927), 6
152
C i n em a
La madonna dei filosofi
San Giorgi o in casa Brocchi
La meccanica
PIERO GADDA
Voci dall'uliveto
Bi bi - Eybat
Acque chiare
Gi o rn o d i fi era
EUGENIO LINO GALVANO
La vita beata
NEVRA GARATTI
Una conoscenz a
Tras fo rm az i o n e
ACHILLE GEREMICCA
Le rime del gi ovane Piscopo
PIERO GIGLI
Ritorno
ADRIANO GRANDE
Scandagl i
S i l en z i o
C i t t à n o t t u rna
MARIO GROMO
Tramonto e temporale
S al o t t o
GIUSEPPE LANZA
L'avventura di Nina
La buona semenz a
NATALIA LEVI
I bambini
Giulietta
C ESAR E VIC O LODOVICI
Ruota
ARTURO LORIA
Il diavolo z oppo
La tromba
III (1928), 3
III (1928), 9-10
VI (1931), 6
VII (1932), 7-8
I (1926), 3
I (1926), 7-8
I (1926), 12
III (1928), 4
VI (1931), 4
VII (1932), 4
VIII (1933), 1
I (1926), 9-10
I (1926), 2
II (1927), 7-10
III (1928), 7-8
III (1928), 7-8
I (1926), 11
III (1928), 3
VII (1932), 1
IX (1934), 1
IX (1934), 1
IX (1934), 5-6
VII (1932), 6
I (1926), 11
II (1927), 1
153
La lez i one di anatomia
L'appuntamento
Il regi stro
Il t es o ro
Il falco
Le sirene
L'inondaz i one
La parrucca
Il caffé arabo
GIAC OMO LUMBROSO
Bambagia e Buricche
GIANNA MANZINI
Passeggi ata
Un'ora e un gi orno
Giornata di Don Giovanni
Giocattolo
GIUSEPPE MENASSE
Il ri t o rn o d i Do ra
ALFREDO MEZIO
S p et t aco l o al P rat ovecchi o
Carte da gi ouco
Quartieri
ENRICO MOROVICH
Un compagno di scuola
L'osteria di Simeone
Sulla strada maestra
Nel bosco
Lo z i ngaro
Ritorno a casa
Un gi ovine cane
VIERI NANNETTI
II (1927), 4
II (1927), 6
II (1927), 11
III (1928), 1
IV (1929), 1
IV (1929), 7-8
V (1930), 1
V (1930), 9-10
VI (1931), 1
M al s em e
La notte che incontrai Charlot
Baroccio di coda
Sosta sulle sponde dell'Huck
Dalle cronache di Monte Catterina
I (1926), 5
IV (1929), 2
V (1930), 2
VI (1931), 2
VII (1932), 5
III (1928), 4
III (1928), 9-10
IV (1929), 2
IV (1929), 11
IV (1929), 6
V (1930), 5-6
VI (1931), 3
VII (1932), 3
VIII (1933), 2-3
IX (1934), 1
IX (1934), 4
III (1928), 3
IV (1929), 5
IV (1929), 5
VI (1931), 12
VII (1932), 7-8
154
Stagione di gu erra
Comandare
Borghesi
Marciare
GLAUCO NATOLI
Chiaro di luna
Una notte d'ottobre
Fuga nell'isola
JOSE ORTEGA Y GASSET
S o t t o p o r t i c i e p i o ggi a
Id eee dei cast el l i
V i t al i t à an i m a s p i ri t o
DARIO ORTOLANI
Soldati
Tristez z a
Sbornia triste
GIULIO PACHER
Commiato
Nuovi e vecchi compagni
Fi ne del marinaio Garcia
Serviz io di dogana
La morte della vecchia sconosciuta
ALESSANDRO PAVOLINI
Un gi orno a Batavia
GUIDO PIOVENE
Asceti
Il prodigo esoso
PIER ANTONIO QUARANTOTTO GAMBINI
GIUSEPPE
I t re cro ci fi s s i (I, II, III)
Il fan t e d i s p ad e (I, II, III)
RAIMONDI
Destino dei fiori
Studio per un dialogo
Emilia
Un a v i s i t a a m o n t e C uccol i
Una piccola fabbrica
IX
IX
IX
IX
(1934),
(1934),
(1934),
(1934),
4
4
4
4
VII (1932), 12
IX (1934), 3
IX (1934), 5-6
VIII (1933), 8-10
VIII (1933), 8-10
VIII (1933), 8-10
VII (1932), 2
VII (1932), 2
VII (1932), 9-10
IV ( 1 9 2 9 ) , 7 - 8
V (1930), 1
V (1930), 7-8
VII (1932), 11
VII (1932), 12
II (1927), 5
V (1930), 7-8
VI (1931), 9-10
VI (1931), 4, 5, 6
VII (1932), 2, 3, 4
I (1926), 1
I (1926), 3
I (1926), 5
III (1928), 7-8
IV (1929), 11
155
GIUSEPPE
Una partita di Football
Un vecchio in gamba
RAVEGNANI
C ittà
ENRICO ROSSI
S am u el e P al l as e l a s ua fel i ci t à
BRUNO SANMINIATELLI
Do m en i ca i n col l egi o
JOHN MILLINGTON SINGE
La cavalcata al mare
SERGIO SOLMI
Le bisce acquaiole
GIANI STUPARICH
Disarmonia
Scirocco
Una mattinata di marz o a Miramare
La via del Purgatorio
La casa tranquilla
ITALO S VEVO
Un a b u rl a ri u s ci t a
Il vecchione
Frammenti
BONAVENTURA TECCHI
La catena
Neve, ovvero il critico d'arte
La certez z a
Non ci pensare
La tempestosa
Orsella
Arri v o al cam po di C el l e
La signora Ernestina
ENRICO TERRACINI
Manovre
P res u n t a d i s erz i one
Le figlie del generale
FEDERICO TOZZI
V (1930), 4
V (1930), 12
I ( 1926) , 12
III (1928), 9-10
VIII (1933), 4-5
IV (1929), 9-10
IV (1929), 2
I (1926), 7-8
I (1926), 7-8
IV (1929), 5
V (1930), 12
VII (1932), 1
III (1928), 2
IV (1929), 3-4
IV (1929), 3-4
I (1926), 2
I (1926), 5
I (1926), 11
II (1927), 2
II (1927), 4
II (1927), 12
III (1928), 12
V (1930), 5-6
VII (1932), 12
VIII (1933), 8-10
IX (1934), 2
156
Lettere a **
DIEGO VALERI
San Giovanni degli Eremiti
ORIO VERGANI
Momenti di una memoria
ELIO VITTORINI
Introduz ione alla vita di Adolfo
10
Educaz ione di Adolfo
Dieci minuti di ritardo
La signora della staz ione
Gi o rn i d i M are
Il garo fan o ro s s o (I-VIII)
3/116
GIUSEPPE ZOPPI
Graz z i ella
La cantoria
V (1930), 5-6
II (1927), 4
V (1930), 5-6
IV (1929), 9V (1930), 3
V (1930), 11
VI (1931), 5
VIII (1933), 1
VIII
(1933),
212; IX ( 1934) , 2/5-
I (1926), 7-8
I (1926), 7-8
157
PO E S I A:
G U G L I E L M O A L B E R T I -O R E S T E
Arte poetica
II (1927), 7-10
A utunno
III (1928), 6
In terno
IV (1929), 1
SIBILLA ALERAMO
Aurora
I (1926), 4
RICCARDO BACCHELLI
Pioggi a d'Aprile
II (1927), 7-10
ANGELO BARILE
Transito
V (1930), 4
Ninfea
V (1930), 11
R osario dei nostr i mor ti
V ( 1930) , 11
L'Esclusa
VI (1931), 7-8
Il pianto di Xenia
VII (1932), 4
Il figlio morto
VII (1932), 4
Salmastro
VII (1932), 9-10
UGO BETTI
Canz one dell'allegro gi ramondo
I (1926), 3
La terra
I (1926), 3
L'ort o s ot t o i ci pres s i
III (1928), 1
Bal l o dei saccheggi at ori
III (1928), 1
C al o re
III (1928), 11
I magri
V (1930), 4
ALDO CAPASSO
Un infinito roco
V (1930), 9-10
Donna e pioggi a
V (1930), 9-10
Amore della poesia
VI (1931), 7-8
Nuvola Nivea
VII (1932), 1
Una poesia
VII (1932), 9-10
MARIO CASALINO
In risaia
GIOVANNI COLACICCHI CAETANI
Mattinata
Meriggi o
II (1927), 4
II (1927), 4
II (1927), 4
158
Ev o caz i o n e P o n t i n a
III (1928), 11
M at t i n at a
III (1928), 11
S t an ch ez z a
III (1928), 11
S o n et t o
III (1928), 11
Distacco
V (1930), 12
In morte di Francesco Franchetti
VI (1931), 12
Frances co Franchet t i D an z a i n fi gura d i re S al o m o n e
VI (1931), 12
Sonetti
VII (1932), 4
A lla solitudine
VII ( 1932) , 4
GUIDO DEVESCOVI
L'ombra
THOMAS STEARNS ELIOT
Canto di Simeone
ALFREDO FABIETTI
Accensioni
LEO FER R ER O
Abbandono
Lumi alle finestre
Amore di donna
Preghiera dell'artista
Al mare
Alla primavera
Al destino
A Bi s an z i o
Sunnio
Des t i n i i n co m p i u t i
U l t i m e l et t ere al l a fam i gl i a
CARLO EMILIO GADDA
Autunno
PIERO GADDA
Due liriche dalla pineta
CESARE GIARDINI
Canz one di settembre
PIERO GIGLI
Composizione
I (1926), 9-10
IV ( 1 9 2 9 ) , 1 2
I (1926), 4
I (1926), 6
I (1926), 6
I (1926), 6
I (1926), 6
II (1927), 5
II (1927), 11
II (1927), 11
III (1928), 4
VII ( 1932) , 5
VIII (1933), 11-12
VIII (1933), 11-12
VII (1932), 3
I (1926), 4
II (1927), 1
I (1926), 2
159
Sera rivierasca
Immacolata
Annunciaz i one
C an t o d 'u s i gn ol o
I (1926), 6
I (1926), 6
II (1927), 12
III (1928), 12
EMIR GILLIACUS
Ark as e Aret e
III (1928), 6
VIRGILIO GIOTTI
Fanciullo in mare
I (1926), 7-8
La vita serena
I (1926), 7-8
Primavera
I (1926), 7-8
Le case
I (1926), 7-8
Con Bolaffio
V (1930), 11
Sonadina per un marted” grasso
V (1930), 11
Usei in z i el
VII (1932), 1
Canz on d'istà
VII (1932), 1
Fi nal d'istà
VII ( 1932) , 1
Album di primavera: Marz o
VII (1932), 4
Una poesia dialettale
VII (1932), 4
Album di primavera: Una putela
VII (1932), 4
ADRIANO
Album di primavera: Sul vial
Album di primavera: Fi nal
La vecia e la morte
Le Stagion
GRANDE
Simpatia
Vitanova
Sosta
Notte d'estate
Cantare
Notturno
Cala
Adolescenz a
Vecchi accenti
MABEL DODGE LUHAN
Un ingl ese a Fi renz e
VII
VII
VII
VII
(1932),
(1932),
(1932),
(1932),
4
4
4
4
I (1926), 7-8
I (1926), 7-8
II ( 1 9 2 7 ) , 5
II (1927), 5
IV (1929), 5
IV (1929), 12
V (1930), 5-6
VI (1931), 3
VII (1932), 2
VII (1932), 12
160
OSIP MANDELSTAM
Sole e miele
Phèdre
EUGENIO MONTALE
Versi (I, II)
Arsenio
Vecchi versi
Stanz e
GLAUCO NATOLI
Paese
Morte del fanciullo
ALVARO ORTOLANI
Solipsismo
SERGIO ORTOLANI
Poesia
La notte flegrea
GIULIO PACHER
Melinconia del doganiere
ALESSANDRO PAVOLINI
A mare bianco
CORRADO PAVOLINI
Eco
Dafne
Siringa
Un sogno
Un ricordo
Frammento di un Inno alla poesia
ENRICO PEA
VI (1931), 1
VI (1931), 1
I (1926), 12
II (1927), 6
IV (1929), 2
IV (1929), 11
VII (1932), 3
VII (1932), 6
VI ( 1 9 3 1 ) , 4
V (1930), 12
VII (1932), 7-8
VII (1932), 11
VII (1932), 2
I (1926), 2
II (1927), 2
II (1927), 2
V (1930), 7-8
V (1930), 7-8
VI (1931), 11
Strambotto di ninna nanna per il bimbo e per S. Anna
VI (1931), 6
SANDRO PENNA
Favola
Falsa primavera
GIACOMO PRAMPOLINI
Lembi
Poesia
VII (1932), 12
VII (1932), 12
IV (1929), 7-8
VII (1932), 5
161
SALVATORE QUASIMODO
Albero
V (1930), 3
Prima volta
V (1930), 3
Angeli
V (1930), 3
Seme
VI (1931), 1
Destarsi
VI (1931), 1
Un sepolto in me canta
VI (1931), 1
Alla mia terra
VI (1931), 5
Lamentaz ioni d'un fraticello d'Icona VI (1931), 11
Alberto Malnato
VI (1931), 11
GIUSEPPE RAVEGNANI
Da Sottovoce
III (1928), 4
RAINER MARIA RILKE
W i r S ager R ei n hert
VIII (1933), 8-10
Les anges ai m ent
VIII (1933), 8-10
UMBERTO SABA
Due felicità
I (1926), 5
Favoletta
I (1926), 11
Il caffelatte
I (1926), 11
Colloquio
I (1926), 11
Apologo
II (1927), 12
L'uom o
III (1928), 5
Lat t eri a
III (1928), 9-10
Ammoniz i one
IV (1929), 1
Progetto per un'epigrafe di Svevo
IV (1929), 3-4
Fanciulla ammalata
IV (1929), 9-10
Berto
V (1930), 2
Vacanz e
V (1930), 9-10
Il piccolo Berto
VI (1931), 2
SERGIO SOLMI
GIUSEPPE
Canto del convalescente
Sole d'ottobre
Se pur fatiche e sogn i
Amore
UNGARETTI
S i ren e
VI (1931), 9-10
VI (1931), 9-10
VI (1931), 9-10
VII (1932), 7-8
III (1928), 12
162
O notte
DIEGO VALERI
Frammento
RUTH WALKER
Assedio
ANTONIO ZAMPIGHI
Mattutino
CESARE ZAVATTINI
Tre
V (1930), 1
I (1926), 11
II (1927), 1
II (1927), 7-10
IV (1929), 12
163
INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI
Li bero Andreotti
Disegni
I (1926), 7-8, pag. 25
II (1927), 12, pag. 47
III (1928), 9-10, pag. 47
III (1928), 9-10, pag. 47
Bacci o Mari a Bacci
Disegn i
ALVARO BELLANDI
S i l o grafi a,
S i l o grafi a,
BRUNO BRAMANTI
S i l o grafi a,
S i l o grafi a,
S i l o grafi a,
ALBERTO CALIGIANI
Disegn i
I (1926), 6, pag. 29
IV (1929), 1, pag. 13
Campagna
Strada
I (1926), 6, pag. 46
I (1926), 6, pag. 47
Donne alla fonte
Lavandaie
Paese
I (1926), 2, pag. 17
I (1926), 3, pag. 33
II (1927), 1, pag. 23
FELICE CARENA
Disegn i
GIUSEPPE CESETTI
Disegn o
FRANCESCO CHIAPPELLI
Di s egn o
GIOVANNI COLACICCHI CAETANI
Disegni
I (1926), 12, pag. 13
I (1926), 12, pag. 35
I (1926), 6, pag. 31
I (1926), 6, pag. 33
II (1927), 12, pag. 15
III (1928), 7-8, pag. 21
III (1928), 7-8, pag. 27
VII (1932), 3, pag. 35
III (1928), 3, pag. 27
I (1926), 7-8, pag. 27
II (1927), 6, pag. 17
II (1927), 6, pag. 19
III (1928), 3, pag. 25
164
Silografie
FRANCO DANI
Disegni
RAFFAELE DE GRADA
Disegno
FILIPPO DE PISIS
Di s egn i
t es t o
VIERI FRECCIA
Disegn o
ITALO GR IS ELLI
Disegno, Madre
Disegno
MOSES LEVY
Disegn o
MARINO MARINI
Di s egn i
ONOFRIO MARTINELLI
Disegn i
AMEDEO MODIGLIANI
Disegno
t es t o
GIORGIO MORANDI
IV (1929), 1, pag. 39
V (1930), 5-6, pag. 85
I (1926), 12, pag. 45
II (1927), 1, pag. 37
I (1926), 9-10, pag. 29
I (1926), 9-10, pag. 31
III (1928), 12, pag. 25
III (1928), 12, pag. 33
II (1927), 7-10, pag. 33
III (1928), 4, pag. 13
V (1930), 4, pag. 27
VI (1931), 7-8, fuori
IV (1929), 6, pag. 31
II (1927), 7-10, pag. 9
VI (1931), 3, fuori testo
VII (1932), 4, pag. 31
III (1928), 4, pag. 27
IV (1929), 2, pag. 81
IV (1929), 7-8, pag. 33
V (1930), 3, pag. 25
VI (1931), 11, pag. 49
IV (1929), 9-10, pag. 17
IV (1929), 9-10, pag. 35
V
(1930),
9-10,fuori
165
Disegno, Arl ecchi n o
PIETRO PARIGI
S i l o grafi a, S et t em b r e
GUIDO PEYRON
Disegn i
ENNIO POZZI
Tavola,
Tavola,
Tavola,
Tavola,
Disegn i
I (1926), 3, pag. 17
I (1926), 4, pag. 2
IV (1929), 5, pag. 17
IV (1929), 6, pag. 51
VII (1932), 1, pag. 29
I (1926), 1, fuori testo
Ritratto
I (1926), 1, fuori testo
R i t r a t t o d el l a m a d r e
I (1926), 1, fuori testo
Ma t er n i t à
I (1926), 1, fuori testo
Figura
I (1926), 11, pag. 29
I (1926), 11, pag. 31
III (1928), 11, pag. 21
III (1928), 11, pag. 27
ROMANO ROMANELLI
Disegno, Idea della Pietà
I (1926), 6, pag. 35
GINO CARLO SENSANI
Disegn i
I (1926), 5, pag. 17
I (1926), 5, pag. 29
III (1928), 6, pag. 17
Silografia
IV (1929), 5, pag. 29
WALTER SQUARISE
Silografie
I (1926), 7-8, pag.41
I (1926), 7-8, pag. 47
GIANNI VAGNETTI
Disegn i
EVA VEDRES
Disegn o
FO T O GRAFIE E D AUT OGRAFI
II (1927), 11, pag. 71
III (1928), 6, pag. 23
V (1930), 4, pag. 49
166
Due ritratti ed un autografo di It alo Svevo IV (1929), 3-4, fuori
t es t o
Un autografo di Federigo Toz z i
V (1930), 5-6, pag. 14
Un ritratto di Teodoro Daubler
V (1930), 11, fuori testo
Una Lauda di J acopone da Todi
VI (1931), 5, fuori testo
Un ri t rat t o di Leo Ferrero
VIII (1933), 11-12, fuori
t es t o
167
”SOLARIA”: INDICAZIONI PER LA CONSULTAZIONE DELL'INDICE
”Solaria”, rivista mensile che va da 10 a 12 fascicoli
annuali, ha un contenuto in gran parte letterario e, come si può
v ed ere n el l 'i n d i ce, s p az i a d a s t ral ci d i rom an z i , racco n t i , art i co l i
di critica letteraria, recensioni a opere straniere e italiane, ad
art i co l i che s i o ccu p an o d i art e (pi t t u ra, s cu l t u ra). Ferrat a h a
sottolineato come "”Solaria” non fu una rivista antologi ca né
obbed” a qualche idea innata, la nutrirono invace opere e
t est i m oni anz e che veni vano ad offri re i n m ovi m ent o i t em i per
un'unità sempre da rifare" 271. La r ivista c hiude i ba tte nti ne l 1934,
ma i numeri 3, 4, 5-6 di questa annata (IX) usciranno più tardi
rispettivamente nel novembre del '34, il 31 marzo 1935 e il 31
marz o 1936.
Dal punto di vista tipografico è immediata la differenz a dal
s u o d i ret t o referen t e, ”Il Baret t i ”. M en t re i l fogl i o go b et t i an o era
composto, su modello vociano, da quattro facciate, con articoli su
quattro colonne dall'aspetto semplice, pratico, consumabile nel
quotidiano, la rivista del gruppo fiorentino era costituita da
fascicoli mensili, formato quaderno, di una sessantina di pagi ne,
graficamente raffinati, con copertina cartonata, per le Ediz ioni
P arent i . L'aspet t o est eri ore era un i ndi z i o che scoraggi ava i l
lettore da un consumo veloce, elevando il proprio contenuto al
rango del l e opere da conservare i n una bi bl i o t eca. "C on l a
tipografia di ”Solaria” andiamo verso il breviario, il libro
personale, il taccuino segreto; verso l'intimità di una fruiz ione
est et i ca, rarefat t a, e pacat a" 272.
I contributi sono divisi: prima i racconti, o i romanzi a
puntate, poi gli articoli di critica di una certa rilevanz a, ed infine
le recensioni o brevi articoli di critica raccolti nello Zi baldone.
Questa disposiz ione rimane inalterata fino alla svolta del 1933,
segn ata dall'abbandono della condirez i one di Bonsanti, che dà
271
G. FERRATA, ìSolaria”, ìLetteratura” e ìCampo di Marte”, citato da G.
LANGELLA, Il seco lo d elle riviste, cit., pag. 94.
272
G. LANGELLA, Il seco lo d elle riviste, cit., pag. 77.
168
iniz io alla crisi definitiva della rivista. La poesia, con l'eccez ione
di Saba, viene bandita dalla rivista, il Sommario viene posto in
co p ert i n a, p er avere u n ri s co n t ro i m m ed i at o d el co n t en u t o ,
scompare lo Zi baldone e i contributi critici e letterari si
susseguono in disordine.
Il nostro indice della rivista è strutturato in vari campi cos”
suddivisi:
ZIBALDONE: presente dal nr. 1 della annata I al nr. 12
dell'annata VII. Lo Zi baldone é costituito principalmente da
recensioni, di appunti di lettura. Gli articoli inclusi in esso sono
segn alati dalla abbreviaz i one ZIB. posta nel campo PAGINA.
AUTOR E: cognom e e nom e del l 'aut ore del l o scri t t o. Le si gl e e gl i
pseudonimi sono stati completati e risolti tra parentesi quadre,
segu endo le indicaz i oni di Pier Paolo Carnaroli. Per quanto
ri gu ard a l a grafi a, s i a d i au t o ri s t ran i eri che i t al i an i , h o u t i l i z z at o
l a grafi a at t u al e, s en s i b i l m en t e d i v ers a d a q u el l a u s at a d ai
redattori di ”Solaria”, soprattutto per quanto riguarda i nomi degl i
aut o ri russi .
T IT O LO: S i é s em p re m an t en u t o i l s o t t o t i t o l o , e l 'event u al e
dedica. Nel riportare il titolo dei testi recensiti si é seguito
l 'o r d i n e attuale, m ettento prima il luogo di e diz ione , poi la c a sa
editrice, ed in fine, l'anno della pubblicaz ione. Ove queste voci
fossero assenti viene segnalato, utiliz z ando s l (s i n e l o co), s d (si ne
data). In questo campo viene mantenuta la grafia originale. Spesso
s i é ri l ev at a u n a n o t ev o l e d i s crep an z a fra i t i t o l i p res ent i n el
S o m m ari o , q u el l i i n apert u ra d el l 'art i co l o e q u el l i p res ent at i
nell'indice dell'annata, quindi si é pensato di considerare valido il
t i t o l o p o s t o a fro n t e d el l av o ro .
SOGGETTO: indicaz ione sintetica dell'argomento trattato (ad
esempio: racconto, romanz o, recensione, pittura...).
NOMI: Quest o cam po i n cl ude N o me e C o g n o m e d egl i aut o ri ci t at i
nell'articolo e in parentesi rotonda la pagi na in cui essi si trovano.
S e accant o al l a pagi na com p are l a l et t era n. si gni fi ca che,
n el l 'art i co l o , l 'aut o re è ci t at o i n n o t a. Le p aren t es i q u ad re
indicano che il nome non era presente o era incompleto. Alcuni
a r t i c o l i s o n o a n o n i m i , q u i n d i h o u t i l i z z at o l a s i gl a N . d . R.
169
prendendo lo spunto da Pier Paolo Carnaroli. Si sono verificati
cas i , s o p rat t u t t o n egl i art i co l i s u l l a p i t t u ra d i Bacci Bacci o
Maria, in cui ci sono stati problemi di spazio, quindi sono state
s egnal at e s o l o l e i n i z i al i d el n o m e 273. S p es s o gl i art i co l i s t i
italianiz z ano il nome degli autori stranieri (ad es. Federico
Nietz s che, Francesco Bacone, Leone Tolstoi...) o utiliz z ano delle
forme desuete (Michelagnolo); in questo caso, ove possibile,
p ri m a s i é m es s o l a form a co rret t a e p o i q u el l a u t i l i z z at a n el l a
ci t az i o n e.
AUTORI E LIBR I: In questo campo, oltre ai titoli di romanz i,
poesie o novelle sono inclusi anche i nomi delle riviste, delle
t es t at e gi o rn al i s t i ch e, e d el l e o p ere d 'art e (di p i n t i , s cu l t u re). N el
cas o i n cu i i l t es t o s i a s t at o ci t at o i n n o t a, accan t o al l a p agi n a è
p o s t a l a l et t era n . P er faci l i t are l a ri cerca d el t es t o s i é u t i l i z z at a
l a grafi a at t u al e. In quest o cam po l a ri cerca è possi bi l e anche
inserendo il nome o il cognome dell'autore.
ILLUS T R A ZIO N I: Q u es t a v o ce i n cl u d e i d i s egn i e l e fo t o grefi e
p u bblicati in ”S olaria”; le illustr a z i oni spe sso sono f uor i te sto,
cosa segn alata fra parentesi accanto al titolo dell' opera o della
fot o .
ELENCO DEGLI ARTICOLI NEI QUALI SI SONO VERIFICATI
PROBLEMI DI SPAZIO:
L'el enco s o t t o s t ant e i n d i ca gl i art i co l i n ei q u al i i n o m i ci t at i
sono numerosissimi. Come si può chiaramente notare la maggi or
parte sono articoli di Baccio Maria Bacci riguardanti il mondo
d el l 'art e, p art i co l arm en t e q u el l o d el l a p i t t u ra. L'aut o re s i s o fferm a
ad elencare i nomi degli artisti raggruppandoli a seconda della
tendenz a a cui appartengono. Dove possibile abbiamo elencato
s o l o i c o gn o m i s e n z a i n i z i a l i d e l n o m e , i n a l t r i p u r t r o p p o è s t a t o
necessario spostare i nomi nel campo degli AUTORI E LIBR I.
Q u es t o com p l i ca l 'at t i v i t à d i ri cerca q u i n d i v errà forni t o u n el enco
s c r i t t o d e i n o m i p r e s e n t i n e i s u d d e t t i record.
273
Per l'elenco degli articoli e dei rispettivi record si consulti l'elenco
redatto in fondo a queste indicazioni.
170
•
II
(1927), 5, B A C C I O M A R I A B A C C I , Adriano Ce c ioni
s c u l t o r e; rec. 189 (Mancano i nomi e le iniz iali);
•
III (1928), 1, B A C C I O M A R I A B A C C I , N o t e s u l l a t r a d i z i o n e
i t a l i a n a e C o r o t (I), rec. 235 (Sono presenti solo iniz iali dei
n o m i );
•
III (1928), 3, B A C C I O M A R I A B A C C I , N o t e s u l l a t r a d i z i o n e
i t a l i a n a e C o r o t : i v e d u t i s t i i t a l i a n i (I), rec. 247 (Sono presenti
s o l o i n i z i al i d ei n o m i ) ;
•
III (1928), 4, B A C C I O M A R I A B A C C I , N o t e s u l l a t r a d i z i o n e
i t a l i a n a e C orot. III parte: Camillo Corot , rec. 258 (Sono presenti
solo i nomi senz a riferimento alla pagi na per la quale si deve fare
ri feri m ent o al l 'el enco forni t o a part e);
•
III (1928), 7, B A C C I O M A R I A B A C C I , L ' O t t o c e n t o i t a l i a n o e
la scuola di Parigi alla XVI Biennale di Venezia , rec. 288
(M an can o i n o m i e l e i n i z i al i );
•
IV (1929), 6, A L B E R T O C O N S I G L I O , D i a t r i b a s u l r o m a n z o e
al t r e cose, rec. 399 (Sono presenti solo i nomi senz a riferimento
alla pagi na per la quale si deve fare riferimento all'elenco fornito
a part e);
•
V (1930), 4, G I A N S I R O F E R R A T A , S c r i t t o r i n u o v i , ant o l o gi a
co n t em p o ran ea d i Fal q u i e V i t t o ri n i , p refaz . d i G . B. A n gi o l et t i ,
Lanciano, Carabba, 1930, rec. 495 (Sono presenti solo i nomi
senz a riferimento alla pagi na per la quale si deve fare riferimento
al l 'el enco forni t o a part e);
•
VIII (1933), 1, R E N A T O P O G G I O L I , G l i es i l i a t i d el l a cul t u r a,
rec. 775 (Sono presenti solo i cognomi);
•
IX (1934), 4, G I A C O M O N O V E N T A , Princ ipio d' una sc ie nza
nuova, rec.835 (Sono presenti solo i cognomi, confronta l'elenco);
•
IX (1934), 5-6, G I A C O M O N O V enta, Principio d'una scienz a
nuova (II e III), rec.844 (Sono pr e se nti solo i c ognomi, c onf r onta
l 'el enco).
Nel sottostante record il problema di spaz io riguarda non il
cam p o d ei N o m i ci t at i , m a q u el l o d el l e o p ere ci t at e. P er ri s o l v ere
i l p ro b l em a ab b i am o m es s o s o l o l 'i n i z i al e d el n o m e d el l 'aut o re e,
anz i ché mettere la pagi na accanto ad ogni titolo, le abbiamo
raggruppate per pagi na ad esempio:
171
C. Alvaro: 33-> Bo ccadoro, Ventiquattrore (34) il numero tra
parentesi indica che il titolo, accanto al quale è posto, è presente
anche a pagi na 34.
•
VI (1931), 4, Alberto Consiglio, Corrado Alvaro, rec.592;
•
VIII (1933), 2-3, Alberto Consiglio, J ules Romains, rec. 779
(Sono presenti solo i titoli delle opere, le pagi ne sono segn alate
nel l 'el enco segu ent e).
Nel seguente gruppo di record, i nvece, i l probl em a ri guarda
il campo del TITOLO. Il problema si è presentato solo nel caso di
recensioni a più opere, ma è stato facilmente risolto mettendo nel
campo TITOLO solo il testo recensito, tralasciando la casa
editrice, il luogo di ediz ione e la data, che sono stati riportati
interamente nel campo SOGGETTO.
•
IV (1929), 7-8, Baccio Maria Bacci, Lewelin Ll oyd, La
pittura italiana dell'Ottocento, Fi renz e, Nemi, 1929, rec. 412;
•
IV (1929), 9-10, Umberto Morra, Charles du Bos, Ex traits
d'un journal, 1908-28, s.l., Edition de la Pleiade, s.d., rec. 422;
•
V (1930), 11, Raimondi Giuseppe, Cesare Giardini, Racconti
magi ci, Decadenz a dell'eleganz a, S i sifo P rocuste e C., rec.545;
•
VI (1931), 5, Giansiro Ferrata, Aldo Capasso, Traduz ione
poetica ed esegesi della J eune Parque, segu ita da una Nota
sull'Aria di Semiramide e preceduta da una prefaz ione inedita di
Paul Valéry, Torino, F. lli Buratti, 1930, rec.607;
•
VI (1931), 6, Giansiro Ferrata, Nino Savarese, La goccia
sulla pietra (pensieri e allegorie), Torino, F.lli Buratti, 1930,
Storia di un brigante, Milano, Ceschina, 1931, rec.614.
172
ELENCO DEI RECORD SEGNALATI:
•
Bacci o Mari a Bacci , Not e sul l a t radi z i one i t al i ana e C orot .
III part e: C am i l l o C o rot , III (1928), 4, rec. 258:
Francesco Guardi (43, 52, 57); [ ] Simonson (43); Ricci (43, 48);
[ Antonio Canal] Canaletto (43, 49, 50, 57); [ ] Breugh el (44);
[ Eugene] Fromentin (44); A[ ] van Heveredingen (44); J [ ] van
Ruys dael (44, 45, 50, 51); [ M eindert] Hobbema (44, 45, 50, 51);
O[ ] Crome (45); [ J ohn] Constable (45, 46, 54); [ ] Tuther (45);
[ Francesco Giuseppe] Casanova (45); [ ] Turner (45); [ ]
Bonninghton (45, 46); [ Eugene] Delacroix (46, 59); C[ ] di Lorena
(46); [ Nicolas] Poussin (46, 53, 55); [ ] Le Brun (46); [ ] Van der
Meulen (46, 51); [ ] Millet (46); [ ] Patel (46); [ Alex ander
Fran ois] Desportes (46, 48); [ ] Nicasius (46); [ J ean Baptise
Camille] Corot (46, 49-62); [ Luca] Carlevarijs (47); [ ] Pannini
(47-49); J [ ] B[ ] Oudry (48); [ ] Sneyders (48); [ Gustave] Courbet
(48, 58, 59); Tiz i ano [ Vecellio] (48); [ ] Largiller (48); [ Fran ois]
Boucher (48); [ ] Servandoni (48); [ ] De Machis (48); [ ] Manglard
(48); [ ] Poitreau (48); [ ] Vernet (49); H[ ] Robert (49); B[ ]
Fergioni (49); [ ] W i ck (49); [ J ean Baptise Simeon] Chardin (50;
5 2 ); [ ] Lan t ara (5 0 ); M o reau l ’A i n é (5 0 ); [ P i erre A n t o i n e]
Demachy (50); J [ ean] L[ ouis] de Marne (50); [ ] Crepin (50);
[ P ierre Henri de] Valenciennes (50); [ ] Dagnan (50); [ J ean Victor]
Bertin (50); [ Leon Mathieu] Cocherau (50); [ J acques Luis] David
(51, 52, 56); [ ] W i nckelman (51); [ Narcisse] Diaz (51); [ ] Troyon
(51); [ ] Dupré (51); [ ] Rousseau (51, 60); [ C harles] Daubigny
(5 1 ); G i am b at t i s t a T i ep o l o (5 2 ); [ Fran ci s co d e] G o ya (5 2 ); [ J ean
Augu ste Dominique] Ingres (53, 59); [ ] Michallon (53); [ Eduard]
Bert i n (5 3 ); [ ] D 'A l i gn y (5 6 ); [ Bern ard o ] Bel l o t t o (5 7 ); [ J ean
J o s ep h X av i er] Bi d au l d (5 7 ); C h arl es Bau d el ai re (6 0 ); M i l l et (6 0 );
Gluck (60); Paul Cez anne (61), Giovanni Fattori (61, 62);
Serafino de Tivoli (62); Nino Costa (62);
•
Al b ert o C o n s i gl i o Diatriba sul romanzo e altre cose : IV
(1929), 6, rec. 399:
[ ] Kays erling (34); [ ] Spengl er (34, 35); [ ] Massis (34, 35, 38,
43); J acques Maritain (34,43); [ ] Chesterton (34); [ ] Belloc (34);
173
Paul Valéry (34); Luigi Pirandello (34, 35); Adriano Tilgher (35);
[ ] Giraudoux (35); Virginia W oolf (35); Giovanni Papini (36-39,
42, 43, 46, 48, 49); Giosué Carducci (36); Gabriele D’Annunz io
(36, 47); Ugo Ojetti (36, 38, 39, 42, 43, 46, 48); Friedrich
Nietz s che (36); [ ] Ruskin (36); [ ] Crispi (36); Giuseppe Verdi
(36); Benedetto Croce (37); [ ] Marchi (37, 38); [ ] Bainville (38,
43); F‘dor Michajlovic Dostoevskij (38, 45); Henry Beyl e
Stendhal (38); Charles Dickens (38); Honore de Balz ac (38, 39);
Gustave Fl aubert (38); Alessandro Manz oni (38,46,47); Giovanni
Verga (38,44,45); Antonio Fogaz z aro (38); Matilde Serao (38); [ ]
Rovetta (38); Federico De Roberto (38); Edoardo Calandra (38);
W i l l i am S h akes p eare (3 9 ); P l at o n e (4 0 ); C ari t o n e d ’A fro d i s i a
(40); Longo Sofista (40); J ean J acques Rousseau (40); Martin
Lu tero (41); Melantone (41); [ ] Daudet (43); [ ] Maurras (43); [ ]
J acob (43); J ean Cocteau (43); [ ] Green (43); Bruno Cicogn ani
(44, 49); Riccardo Bacchelli (44, 49); Cesare Pascarella (44);
Salvatore Di Giacomo (44); Renato Fucini (44); Anton Pavlovic
Cechov (44); Hamsum (44); J ames J oyce (44); It alo Svevo (44,
45, 49); [ ] Undset (44); Benjamin Cremieux (45); [ ] Oriani (45);
[ ] M i s s i rol i (4 5 ); P i ero G o b et t i (4 5 ); C u rz i o M al ap art e (4 5 );
Francesco Petrarca (46,47); Michelangelo Buonarroti (46);
Giuseppe Parini (46); Ugo Foscolo (46); Giacomo Leopardi
(46,47); Giuseppe Antonio Borgese (49); Corrado Alvaro (49);
Gi anna Manz i ni (49); Bonavent ura Tecchi (49); Art uro Lori a (49);
Lo renz o Montano (49);
•
Gi an s i ro Ferrat a S cr i t t o r i N u o vi ant ol ogi a cont em poranea di
Falqui e Vittorini, V (1930), 4, rec. 495:
E n r i c o Fal q u i ( 5 4 , 5 7 ) ; E l i o V i t t o r i n i ( 5 4 , 5 7 ) ; A n t o n i o Bal d i n i
(5 5 ); G i o v an Bat t i s t a A n gi o l et t i (5 5 -5 7 ); G i u s ep p e U n garet t i (5 5 ,
56); It alo Svevo (55, 56); Riccardo Bacchelli (55); Eugenio
M o n t al e (5 5 -5 7 ); M as s i m o Bo n t em p el l i (5 5 ); V i n cenz o C ardarel l i
(55); Alberto Moravia (55, 56); Arturo Loria (55, 56); Ardengo
S o ffi ci (5 5 ); U go O j et t i (5 5 ); A l fred o P an z i n i (5 5 ); Lui gi
Pirandello (55); Giuseppe Antonio Borgese (55); Gabriele
D’Annunz io (55); Aldo Palaz z eschi (55); Dino Campana (55);
C am i l l o S b arb aro (5 5 ); E n ri co P ea (5 5 ); C arl o M i chel s t aed t er
174
(55); Giovanni Papini (55); Giovanni Boine (55, 57); Clemente
Rébora (55); [ ] Bernasconi (55); Emilio Cecchi (55,57); [ ] Burz io
(55); Bruno Barilli (55); [ ] Cora (55); [ C esare] Angelini (55);
Alberto Savinio (55); Lorenz o Montano (55); Alfredo Gargiulo
(55); Giovanni Verga (55); Giosuè Carducci (55); Umberto Saba
(56, 57); Benedetto Croce (56); Guglielmo Alberti (56); Corrado
Alvaro (56); Alberto Carocci (56); Giovanni Comisso (56);
Giacomo Debenedetti (56); Umberto Fracchia (56); Raffaello
Franchi (56); Carlo Emilio Gadda (56,57); Antonio Grande (56);
Mario Gromo (56); Leo Longanesi (56, 57); Curz io Malaparte
(56,57); Gianna Manz ini (56); Arturo Onofri (56); Corrado
P a v o l i n i (56); G iacom o Prampolini ( 56) ; Giuse ppe Ra imondi ( 56) ;
Mario Soldati (56); Sergio Solmi (56); Bonaventura Tecchi (56);
Orio Vergani (56); Alessandro Bonsanti (57); Federigo Toz z i
(57); Giani Stuparich (57); Silvia Benco (57);
•
R enat o P o ggi ol i , G l i es i l i a t i d el l a cul t u r a, VIII (1933), 1,
rec. 775:
[ F‘ d o r M . ] D o s t o e v s k i j ( 4 5 - 4 8 ) ; Lev T o l s t o i ( 4 5 ) ; M o s è
(45);[ Anton P.] Cechov (45, 46, 51); Euripide (45); Aristofane
(45); Aleksandr Bl ok (47-50, 52); [ Valerij Brjusov] Briusov (47,
4 8 ) ; [ Ko s t a n t i n ] Bal m o n t ( 4 7 ) ; [ F‘ d o r ] S o l l o gu b ( 4 7 ) ; [ M i c h a i l ]
Kuz min (47); [ Dmitrij] Merez kovskij (47); [ Lev] Scestov (47);
[ Friedrich] Nietz s che (47, 48); [ Vassili] Roz anov (47, 48);
[ Aleksej] Remiz ov (47); [ Nikolaj] Leskov (48); [ ] Vrubel (48);
[ S ergej] Diaghilew (48); [ ] Bakst (48); [ ] Benois (48); [ Henrik]
Ib sen (48); [ C harles] Baudelaire (48); [ R ichard] W agner (48);
[ M aksim Gorkij] Gor’kij
(48); [ Ivan] Bunin (48); [ Leonid]
Andreev (48); Andrea Bi ely (48, 49); [ Vjaceslav] Iv anov (48, 50,
5 2 ) ; [ ] S oloviov (48); P latone ( 50) ; [ August] Str indbe r g ( 50) ;
[ N i k o l ai G u m i l j o v ] G ym i l ev (5 2 ); [ ] J es s en i n (5 2 5 3 ); [ V l ad i m i r
Vladimirovic] Majakovskij (52, 53); Anna Achnatova (53); Saffo
(53); [ ] Chodasevic (54); [ Osip Emil'ovic] Mandel' stam (54);
[ Boris] Pasternak (54).
•
G I A C O M O N O V E N T A , Principio d' una scienza nuova, IX
(1934), 4, rec.835
175
Caio Giulio Cesare (45, 46, 52); Marco Tullio Cicerone (45, 46,
52); [ Umberto] Saba (45-48, 51, 52, 54); [ Eugenio] Montale (4548, 51, 52); [ Giuseppe] Ungaretti (45-48, 51, 52); Giosuè
Carducci (46, 48, 50-53, 56-58); Giacomo Debenedetti (48, 53,
55, 67); Dante [ Alighieri] (49-51, 52, 54, 58, 59, 68); [ Francesco]
Petrarca (49, 50, 52, 54, 59); Francesco Gaeta (49, 50, 52, 53);
Benedetto Croce (50-54, 56-59, 67, 68); Gabriele D’Annunz io
(50-52, 56, 57, 59, 61, 64); [ Francesco] De Sanctis (50, 52-54, 58,
59, 66, 67); Torquato Tasso (51); [ Vittorio] Alfieri (51, 57);
[ Ugo ] Fo scolo (51); [ Guido] Goz z ano (51, 52, 56, 56); [ S alvatore]
Di Giacomo (52, 57); Mario Soldati (52); [ Felix ] MendelssohnBartholdy (52 n); [ Giovanni] Gentile (54, 60, 68); [ M arcel] Proust
(55); Plutarco (57); [ C amillo Benso] Cavour (57); [ Giuseppe]
Maz z i ni (57); [ Giuseppe] Garibaldi (57); [ J ohann W olfgang von]
Goethe (58); [ P ierre de] Ronsard (59, 66, 67); Socrate (60);
[ Georg W ilhelm Friedrich] Hegel (60); [ Giovanni] Papini (61-63);
[ Heinrich] Heine (63); [ M ario] Andreis (63); [ Nicolas] Boileau
(66); [ Ludovico] Ariosto (66); [ Vilfredo] Pareto (67, 68);
[ Friedrich] Gundolf (68); [ M artin] Heidegger (68); [ ] De Man
(68); [ ] Celine (68); [ Andre] Malraux (68).
•
G I A C O M O N O V E N T A , Principio d' una scienza nuova (II e III),
IX (1934), 5-6, rec.844
Sainte Beuve (18, 20-21, 23-24, 30, 44-45); Cohen (19);
Champion (19, 21); G. de Nerval (20, 23); Neri (21); Ronsard (23,
24, 30, 44); P. de Nolhac (23); Ariosto (24); Papini (24, 49- 50);
Croce (24, 33, 44, 45, 48-49, 51n); W ilde (24); Saba (24, 33);
Ungaretti (24); Montale (24); Freud (30); Gentile (33, 48-49,
51n); Marx (37, 49); Carlyl e (39); Goethe (44-46); Gundolf (44);
Dante (45, 46); G. Bertoni (46); Heine (46); M. Andreis (46);
Gobineau (46, 49); Bergson (47); Cecchi (49, 50); Bacchelli (49,
51n); Baldini (49); Soffici (49, 50 n); Palaz z eschi (49, 50n);
Pancraz i (49); Panz ini (49); Bontempelli (49, 50 n); Carlini (49);
Casotti (49); Caramella (49); Sapegno (49); Pirandello (49, 51 n);
De Ruggi ero (49, 51 n); Prez z olini (49); Pareto (50n); Niccomedi
(50n); Burkhardt (51n); Shakespeare (51 n);
176
•
VIII (1933), 2-3, A L B E R T O C O N S I G L I O , Ju l es R o m a i n s, rec.
779.
J u l es R o m ai n s : Les hommes de bonne volonté (24, 40, 41 43-45),
Le 6 Octobre (24, 41), L e cr i m e d e Q u i n et t e (24, 41-43), L a vi e
unanime (25), Un t r e en marche (26), Odes et Pri ères (26), Ame
des Hommes (26), Mort de quelqu’un (27, 30, 34, 35, 37, 38, 40,
45), L e C o p a i n s (29, 30, 38- 40), L e vi n b l a n c d e l a V i l l et t e (30,
40, 45), Chants des dix années (30), Europe (30), L a q u a t r e
s a i s o n s (30), Amour couleur de Paris (30), Ode geneoise (30), L e
p o t e a u f r o n t i è r e (31), Psyché (32, 34, 35, 37, 44, 45), Lucienne
(33, 34, 37, 45), Di eu des corps (34, 35, 37, 38), Manuel de
d éi f i ca t i o n (35, 39), C r omedeyre l e vi ei l (37, 38, 40), Monsieur
Le Trouhadec saisi par la debauche (37, 39), Knok ou le triomphe
de la médicine (37), Le mariage de Monsieur Le Trouhadec (37),
A r t d r a m a t i q u e (38), Le dictateur (38), Amédée ou L es Messi eurs
en rang (39), Jean le Maufranc (39, 40), Puissances de Paris (44,
45);
J u l es R o m ai n s e C h ennevi ère: P et i t e t r a i t é d e ver s i f i ca t i o n (24);
G u i l l au m e A p o l l i n ai re : A lcools (26);
Georges Duhamel: Vi es des mart yres (27);
[ Honore de] Balz ac: Eugénie Grandet (34);
[ M . P r o u s t ] : A l a recerche du t emps perdu ( 40) ; J ea n Cr istophe
(40) .
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