INDICE INFORMATICO DI ”SOLARIA”
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INDICE INFORMATICO DI ”SOLARIA”
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRENTO FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA CORSO DI LAUREA IN LETTERE MODERNE TESI DI LAUREA INDICE INFORMATICO DI ”SOLARIA” Relatore: Prof. Corrado Donati Laureanda: Nardelli Romina 2 INDICE INFORMATICO DI ”SOLARIA” Anche se la tesi consta di tre parti su supporto cartaceo, il nucleo essenziale è costituito da un data base informatico, sviluppato su applicazione filemaker pro v 2.0, contenente l'indice completo della rivista fiorentina ”Solaria” delle annate 1926-1934. Nella prima parte si è cercato di inquadrare storicamente la rivista di Alberto Carocci, la quale nasce e muore nel corso di un decennio molto drammatico per la storia italiana. Come è risaputo il fascismo, con la sua impostazione gerarchica e la creazione di leggi volte ad ottenere il controllo di ogni aspetto (politico e sociale) della vita del popolo italiano, condiziona inevitabilmente anche il mondo della cultura. Il regime cerca di plasmare il mondo intellettuale dando vita a delle istituzioni accademiche e non, atte a promuovere una cultura ed un sapere facilmente controllabili dall'alto. Nonostante le riviste dichiaratamente fasciste sorte in questo periodo fra gli intellettuali prevale un dissenso cifrato, non espresso apertamente, se si esclude il caso del gobettiano ”Baretti” e quello delle riviste politiche, per altro in gran parte soppresse o costrette alla clandestinità (cfr. Capitolo I Il "decennio" di ”Solaria” e la storia italiana). ”Solaria” si colloca nel novero del primo gruppo di riviste, infatti essa si propone di rimanere super partes accettando una posizione ai margini del potere, adatta ad una rivista che non accetta il compromesso con la storia e preferisce proseguire il suo cammino letterario verso la soluzione dell'annosa questione del romanzo. Tale problema diviene centrale a partire dal 1929 con la direzione di Giansiro Ferrata. Per i solariani è fondamentale liberare la forma del romanzo dal provincialismo italiano, o meglio superare la lezione del frammentismo vociano e della prosa d'arte rondesca presente nei primi numeri pubblicati (cfr. 1.3 Antecedenti di ”Solaria”). Per rinnovare la tradizione italiana, che non viene mai rinnegata, ”Solaria” rivolge la propria attenzione ai risultati raggiunti dalla letteratura europea, al romanzo psicologico, a Joyce, alla Recherche proustiana e soprattutto all'esperienza maturata attorno alla rivista francese diretta da Jacques Riviére, la ”Nouvelle Revue Française” (cfr. 2.2 Il rapporto con la ”Nouvelle Revue Française”). Grazie ai rapporti con la Francia, al recupero 3 di Svevo in chiave europea (cfr. 2.6 Svevo, ponte verso l'Europa) e alla sua apertura culturale ”Solaria” comprende l'importanza dell'idea che il fatto narrativo non possa essere svincolato dai problemi della vita e non debba porsi come semplice letteratura. Infatti uno dei motivi costanti dei solariani è l'affermazione del romanzo come possibile via per accedere all'umano: esso è valutato proprio in ordine a questa possibilità. Romanzo, come sottolinea Ferrata, è un termine che "i buoni romanzieri moderni sono andati sempre più avvicinando ad un signiticato tutto vivo di storia umana nel suo corso semplice e totale" (cfr. 2.1 Il concetto d'Europa, 2.3 La questione del romanzo). ”Solaria” è riuscita a dare nuova vita al nostro romanzo e la sua lezione ha influenzato gli scrittori italiani posteriori agli anni Trenta. Diversa, come si nota nel paragrafo 2.4 Fedeltà di ”Solaria” al romanzo europeo, è la posizione solariana verso la letteratura americana. Il nascente mito americano, promosso da Pavese e Vittorini, non sembra interessare i collaboratori di ”Solaria” che si sentono maggiormente legati al continente europeo, a loro più affine, che al mondo americano privo di una tradizione. La seconda parte della tesi è un corollario all'indice informatico. Essa è costituita da un indice alfabetico dei collaboratori di ”Solaria”, ulteriormente suddivisi per tema: saggi, recensioni, racconti, poesia. A questi si aggiungono gli artisti, i pittori, gli incisori che hanno pubblicato i loro disegni sulla rivista. La terza parte contiene l'indice informatico di ”Solaria” e le istruzioni necessarie all'uso. Per realizzare l'indice si è utilizzato un data base costituito da record , ognuno dei quali costituisce un articolo. Con indice informatico si intende un indice pratico che ha lo scopo di fornire immediatamente, premendo un tasto, qualsiasi informazione, servendosi di campi tematici (autori, titoli, autori e opere, illustrazioni) predisposti per una schedatura completa del periodico prescelto digitandone il titolo nell'apposito campo. Il completamento ideale di questo tipo di indice sarebbe la riproduzione anastatica delle pagine della rivista per la consultazione diretta dei luoghi della scrittura a cui l'indice rimanda. Si potrebbe cos” ottenere un prodotto multimediale che permetta innanzi tutto la conservazione della rivista che, essendo un pezzo raro di antiquariato, ad ogni consultazione è 4 soggetta ad una rapida deperibilità, nonché la disponibilità immediata di un materiale letterario, critico e creativo, spesso difficilmente reperibile. 5 SOMMARIO PARTE I INTRODUZIONE A ”SOLARIA” Capitolo I Il "decennio" di ”Solaria” e la storia italiana 1.1 Il fascismo e il mondo della cultura 1.2 Le riviste del "decennio" solariano 1.3 Antecedenti di ”Solaria” 1 17 33 Capitolo II Il concetto dell'Europa solariana e le sue implicazioni con l'evoluzione della forma romanzo 2.1 Il concetto d'Europa 2.2 Il rapporto con la ”Nouvelle Revue Fran aise” 2.3 La questione del romanzo 2.4 I narratori solariani 2.5 Svevo, ponte verso l'Europa Capitolo III Il mito dell'America 42 51 60 71 82 89 PARTE II INDICE INFORMATICO DI ”SOLARIA” II. 1 Indicazioni per la consultazione dell'Indice informatico II. 2 Indice di ”Solaria” 99 PARTE III INDICE DEI COLLABORATORI E DELLE ILLUSTRAZIONI 6 III. 1 Indice tematico dei colaboratori III 1.1 Saggi polemici, critici, d'arte III 1.2 Recensioni III 1.3 Racconti III 1.4 Poesia III. 2 Indice delle illustrazioni Bibliografia 107 PARTE PRIMA INTRODUZIONE A ”SOLARIA” CAPITOLO I IL "DECENNIO" DI ”SOLARIA” E LA STORIA ITALIANA ”Solaria”, rivista ideata e fondata nel 1926 1 da un gruppo di i n t el l et t u al i cap eggi at i d a A l b ert o C arocci , n as ce com e s o ci et à d i amici, come incontro di un gruppo di intellettuali con qualche idea in comune, col bisogno di fare i conti col passato, di ri p ren d ere u n a t rad i z i o n e cul t u ral e che al l 'i n i z i o d el s ecol o aveva mosso le acque collegando la provincia italiana alla più avanz ata di m ensi one europea del l 'avanguardi a euro-l et t erari a 2. La s ua pubblicaz ione, che si colloca tra l'iniz io della costruz i one del regime e il punto massimo della sua ascesa, copre un decennio fondamentale per la storia italiana poiché iniz ia l'anno seguente l'emanaz ione delle leggi repressive sulla stampa e si protrae fino alla conclusione della gu erra d'Abissinia che apre "l a novissima s t o ri a i m p eri al e d 'It al i a" 3. 1.1 Il fascismo e il mondo della cultura 1 ìSolaria” apparve nel gennaio 1926, con periodicità mensile; nell'estate del 1928 Carocci, rinunciando alla proprietà della rivista e della casa editrice per problemi economici, costituisce una società in accomandita semplice della durata di cinque anni con Carlo Parenti, quale socio accomandatario e con Bonsanti, Ferrero, Tecchi, Debenedetti, Loria, Ferrata, Consiglio, quali soci accomandanti. Il rinnovamento continuò nel novembre del 1929 quando si associò a Carocci nella direzione Giansiro Ferrata, sostituito nel novembre del '30 da Alessandro Bonsanti. Nel '33 Carocci tornava ad essere l'unico direttore fino agli ultimi numeri che, datati 1934, furono pubblicati nel '36. Con decreto prefettizio il secondo fascicolo (marzo-aprile 1934) fu sequestrato con l'accussa di contenuto contrario alla morale e al buon costume di due scritti, Le figlie del generale di Enrico T erracini e Il garofano Rosso di Elio Vittorini. 2 G . M ANGHE TTI, G li a n n i d i S o la ria , V e r o na B i & G i E d ito r i, 1 9 8 6 . 3 A. HERMET, La ventura delle riviste, Firenze, Vallecchi, 1987, pag. 322. 10 Dal punto di vista storico l'Europa stava vivendo uno dei p eri o d i p eggi o ri . In It al i a s i d efi n ” e s i co n s o l i d ò l a d i t t at u ra fascista, ma questo lo vedremo tra un po'. Hitler e i naz i sti, con le elez ioni del 1933, conquistarono la G e r m a n i a , e s u b i t o d o p o i l FŸh r e r , l i q u i d a t o l o S t a t o d i d i r i t t o attraverso il regime del partito unico, si fece accordare i pieni poteri (23 marz o 1933) da un Parlamento epurato dai deputati del p art i t o co m u n i s t a, o rm ai fu o ri l egge. La Francia, nonostante fosse uscita gravemente danneggi ata dalla Prima guerra mondiale, tra il 1919 e il 1930 ebbe una rinascita rapida, caratteriz z ata da un'eccez ionale crescita industriale favorita da forti investimenti, ma non riusc” a far fro n t e al p ro b l em a d el l 'i n s t ab i l i t à d e go v ern o . N el p art i t o com u n i s t a d el l 'U n i o n e S o v i et i ca s i afferm ò l a linea di Stalin. Dopo la morte di Lenin erano sorti, all'interno del gruppo dirigente del partito comunista, orientamenti contrastanti s u l l a v i t a i n t ern a d el p art i t o , s u l s i gni fi cat o d el l a N E P 4, aggravat i dal problema della successione di Lenin. Stalin, considerato iniz ialmente una figu ra secondaria, riusc” a sgominare gl i oppositori alla sua teoria del "s ocialismo per un paese solo", cioè l a p o s s i b i l i t à d i real i z z are i l s o ci al i s m o anche i n u n p aes e capitalisticamente povero, ma dalle grandi risorse naturali. Stalin, u n a v o l t a al p o t ere, real i z z ò u n a p o l i t i ca aut o ri t ari a, b as at a s u l cu l t o d el l a s u a p ers o n al i t à e s u u n ri gi d o co n t rol l o d el l a popolaz ione. Ciò ebbe riflessi negativi sul mondo della cultura e p o rt ò ad u n s ev ero co n t rol l o s u t u t t e l e m an i fes t az i o n i d el l a v i t a intellettuale, che inevitabilmente si inarid”. Nonostante questo clima di repressione e violenz a nascono grandi voci nella poesia, come quella di Aleksandr Bl ok e Vladimir Majakovskij. Il primo 4 La NEP, Nuova politica economica, era stata introdotta da Lenin nel 1921 per porre fine al comunismo di guerra. La NEP era una serie di adattamenti alla situazione concreta che, prendendo atto degli ostacoli che impedivano la realizzazione integrale del socialismo, mirava ad una riconciliazione tra il potere e il mondo contadino. 11 fu per vent'anni "il poeta di Pitroburgo " 5, il secondo fu artefice di una poesia oratoria, di propaganda, che necessitava di un pubblico per essere valoriz z ata. La poesia di Majakovskij era "come un opera drammatica che sia teatro puro e che quindi non si possa gi udicare astraendo dalla scenografia, la recitaz i one, gl i applausi" 6. Con Stalin si operò il passaggi o da un regime di p art i t o o l i garch i co a u n regi m e aut o crat i co i n cui l a v o l o n t à d i uno solo diventava legge. Anche l a m onarchi a spagnol a ent rò i n cri s i . La S pagna era un paese i n gran part e basat o su un agri col t ura arret rat a, di t i po semifeudale. Per cercare di moderniz z are il paese, nel 1923, Miguel Primo de Rivera introdusse, d'accordo con il re Alfonso XII (1902-31), un regime dittatoriale di stampo corporativo, che p revedeva l 'i n t ervent o d el l o S t at o n el l 'eco n o m i a. A caus a d el l a crisi economica mondiale il regime non ottenne i risultati sperati quindi Migu el Primo de Rivera fu costretto a dimettersi (1930). La cad u t a d el l a d i t t at u ra t ras ci n ò co n s é anche l a m o n arch i a, e con le elez ioni municipali del 1931 e la vittoria dei partiti repubblicani venne dichiarata la Repubblica ed il re fu costretto ad an d are i n es i l i o . Nel 1929 crollò la borsa di New York che mandò in crisi l'economia americana. La fine del mito dell'opulenz a dimostrò l 'i n co m p et en z a d ei ci rco l i i m p ren d i t o ri al i e s co s s e l a fi d u ci a n el partito repubblicano tanto che, nelle elezioni del 1932, vinse il can d i d at o d em o crat i co Fran k l i n D el an o R o o s evel t . A b i l e s t at i s t a attuò il New Deal, un programma di ripresa , per far uscire il paese dal torpore e dargli un nuovo slancio economico ed industriale. In India Gandhi promosse la resistenz a non violenta, basata su lla disobbedienz a civ ile , ossia il r if iuto de ll'obbe die nz a a lle l eggi i ngi ust e e l 'accet t az i one paci fi ca del l e sanz i oni previ s t e per la loro violaz ione. In India ottenne uno straordinario successo 5 R. P OGGIOLI, Gli esilia ti d e lla cu ltu ra , in ìSo la r ia ” V I I I ( 1 9 3 3 ) , 1 , p a g. 47. 6 R. P OGGIOLI, V l a d i m i ro M a j a k o v sk i j, in ìSo la r ia ” V ( 1 9 3 0 ) , 7 -8 , p a g. 5 6 . 12 popolare e fece del naz i onalismo indiano un movimento di massa. Dopo lunghi anni, quando il movimento naz i onalista aveva assunto proporz i oni enormi, il governo ingl ese emanò, nel 1935, una nuova Costituz i one, che prevedeva la trasformaz ione del paese in una federaz i one. Il Giappone, dopo la prima guerra mondiale, alla quale aveva partecipato a fianco degli alleati, avanz ò nuove ambiz i oni espansionistiche e rafforz ò il suo peso internaz ionale. La crescent e pressi one dem ografi ca, l 'acui rsi del l a carenz a di m at eri e prime, le ripercussioni della crisi del 1929 che allargarono la disoccupaz i one, spinsero il governo gi apponese a risolvere i propri problemi interni cercando degli sbocchi e fonti di approvigi onamento nel continente asiatico. La repubblica cinese (nata nel 1912) era ancora troppo debole per opporsi all'ondata espansionistica del Giappone, ma molto determinata nel farlo. La situaz ione culturale di questo decennio è caratteriz z ata da un profondo turbamento, dall'inquietudine, dall'incertez z a, ma i l d i b a t t i t o e gl i s c a m b i c u l t u r a l i , n o n o s t a n t e gl i o s t a c o l i p o s t i alla libera circolaz ione delle idee, sono assai vivaci. P er q u an t o ri gu ard a l a s i t u az i o n e i t al i an a, i l fas ci s m o , gi unto al potere nel 1922, iniz ialmente non elabora un preciso p ro gram m a cul t u ral e, m a s i co n cent ra s o p rat u t t o s u l l e i s t i t u z i o n i politiche e sul popolo italiano. Ciò, probabilmente, è dovuto al fatto che il fascismo non possiede un pensiero originale. Come fa notare Norberto Bobbio, in un suo articolo comparso su ”Al t ernat i v e”, t u t t o ci ò che cos t i t u i s ce i l m at eri al e d i cui s i s erve la propaganda di regime è gi à formato prima del fascismo, da D'Annunz io a Corradini, da Oriani a Gentile, da Sorel a Pareto; "cu l t u ral m en t e i l fas ci s m o v i v e d i ren d i t a. E ' u n cro ci cchi o i n cui si incontrano tutte le strade che provengono dalla cultura della destra conservatrice e reaz ionaria; da Hegel (un certo Hegel) a Ni et z s che (un cert o Ni et z s che), dal l ' A c t i o n f r a n a i s e 7 al l o 7 L'Action Fran aise, più che un partito politico, era una scuola che influenzò, non solo gli ambienti monarchici, ma tutta la destra francese. Essa appoggiò i movimenti di estrema destra, formatisi in Francia negli anni Venti. Queste organizzazioni, formate per lo più da ex combattenti e giovani 13 spiritualismo cattolico (dopo il Concordato)" 8. Gli unici che si dedicano ad un'elaboraz ione culturale sono Bottai, Rocco e S p i ri t o , m a p er avere u n a fi l o s o fi a o rgan i ca, i l fas ci s m o d ev e far s u o i , p ri m a, n egl i an n i V en t i , l 'at t u al i s m o gen t i l i an o 9 gi à messo a punto ai tempi della gu erra e, in un secondo momento, dopo il C o n co rd at o , l a s aggez z a m i l l en ari a d el l a C h i es a. P ro p ri o G en t i l e s i as s u m e i l com p i t o d i d efi n i re l a d o t t ri n a fas ci s t a al l 'i n t ern o d i u n 'i m p o s t az i o n e s p i ri t u al i s t i ca che u n i fi ca t eo ri a e p rat i ca, res p i n ge com e d i s v al o ri s o ci al i s m o e d em o craz i a, e col l ega strettamente il fascismo al Risorgimento, visto come periodo di maturaz i one del senso dello Stato. Al vertice della costruz i one di Gentile si colloca infatti lo Stato, uno Stato forte, "realtà morale, etica, e non naturale che subordina a sé ogni esistenz a e interesse i n d ividuale, non soppr ime ndoli, ma r ic onosc e ndoli c ome real i z z az i o n i d el l a s t es s a p ers o n al i t à s t at u al e" 10. S o l o i n s egu i t o al d el i t t o M at t eo t t i 11 del 1924, causa di una profonda crisi di governo, superata graz ie all'abilità di Mussolini intellettuali, facevano leva su una demagogica esaltazione delle capacità delle classi popolari. 8 N . B OB B IO, S e sia e si st i t a u n a c u l t u ra f a sc i st a , in ìAlte r na tive ” , I ( 1 9 7 5 ) , 6, pag. 60. 9 L'idealismo gentiliano chiamato attualismo in quanto la filosofia dell'atto puro tende ad assorbire qualsiasi espressione vitale nella pura soggettività dello spirito, ad abolire ogni distinzione tra pensiero e realtà, tra soggetto e oggetto, a concepire la cultura e la storia, il passato e il presente, come un continuo atto in cui lo spirito esplica la propria forza. 10 F. DELLA P ERUTA, Storia del No vecento. Dalla " g rande guerra " ai giorni nostri, Firenze, Le Monnier, 1991, pag. 195. 11 Dopo la marcia su Roma, il fascismo sino al gennaio 1925 non operò sul piano istituzionale una rottura brusca con le forme dello stato liberale; Mussolini, dopo aver esautorato le Camere, acquisì maggiore autorità e il coronamento del suo successo fu la legge elettorale elaborata dal 14 che si assicura l'appoggi o del Vaticano (si pensi al Concordato 12 d e l 1 9 2 9) e dell'industria 13, si dà avvio ad una vera e propria "fas ci s t i z z az i one" . L'i n t ervent o d el R egi m e è m as s i cci o e m i ra ad u n co n t ro l l o totale della popolaz ione attraverso i mez z i di comunicaz i one; in u n b rev e l as s o d i t em p o s i as s i cura i l co n t rol l o d el l 'ent e radiofonico e delle sue trasmissioni, dei maggi ori organi di s t am p a (ad es em p i o i l q u o t i d i an o m i l an es e ”C o rri ere d el l a sera” e l a t o ri n es e ”S t am p a”, al l 'ep o ca i p i ù i m p o rt an t i gi o rn al i i t al i an i , sottosegratario Giacomo Acerbo. La legge Acerbo con l'adozione del principio maggioritario, mirava ad eliminare le opposizioni parlamentari e ad assicurare la maggioranza al Pnf. Le elezioni si tennero nel 1924, dopo una campagna elettorale caratterizzata da intimidazioni e violenze. Giacomo Matteotti denunciò i brogli e le continue illegalità che avevano caratterizzato le elezioni e per questo venne rapito e ucciso da una squadra di sicari fascisti. Il delitto causò una profonda crisi di governo, le opposizioni abbandonarono i lavori parlamentari e si rivolsero a Vittorio Emanuele III affinch ordinasse nuove elezioni. Quest'ultimo riconfermò la fiducia a Mussolini, e il fascismo poté risalire la corrente grazie anche all'appoggio del Vaticano e dei Conservatori. 12 I Patti Lateranensi, sottoscritti l'11 febbraio del 1929 tra lo Stato italiano e la Santa Sede guidata da Pio IX, avevano lo scopo di allargare le basi del consenso al regime, e posero fine all'annosa questione romana. La Chiesa riconosceva lo Stato italiano con Roma capitale, e si costituiva lo Stato della Città del Vaticano, al quale vennero assicurate ampie garanzie in campo nazionale e internazionale. Inoltre si riaffermava il carattere cattolico dello Stato italiano, e si assicurava alla Santa Sede il libero esercizio del potere spirituale. Altre innovazioni introdotte dal Concordato furono il riconoscimento indissolubile e degli l'introduzione effetti civili dell'insegnamento al matrimonio religioso religioso nelle scuole secondarie. 13 G . LUTI, La le tte ra tu ra n e l V e n te n n io fa sc ista , c ro n a c h e le tte ra rie tra le due guerre 1920-1940, Firenze, La Nuova Italia, 1995, pag.77. 15 avendo mantenuto un atteggi amento antifascista, sono costretti a cam b i are d i ret t o re e ad adegu ars i al l e d i ret t i v e d el go v erno 14), d el l e s cu o l e, d ei l et t erat i , d el ci n em a (s i ri co rd i l a creaz i o n e d el l 'Is t i t u t o N az i o n al e Luce, al q u al e è affi d at o i l com p i t o d i provvedere in esclusiva alla propaganda cinematografica e alla d i ffu s i o n e d i p el l i co l e ed u cat i v e, d i d at t i ch e, s ci en t i fi ch e; l a manifestaz ione più vistosa della sua attività è la produz ione di cinegi ornali che regi strano, sempre in tono di esaltaz i one, le at t i v i t à d el p art i t o o d el go v ern o ), d el l e u n i v ers i t à. Fi n d al p ri n ci p i o i l regi m e capi s ce l 'i m p o rt an z a d i avere a disposiz ione un mez z o di comunicaz ione, semplice ed efficace, con il quale raggi ungere e coinvolgere ampi strati di popolaz ione. La radio, anche se poco diffusa, sembra il mez z o ideale, quindi si cerca di pubbliciz z arla e diffonderla il più possibile. La co s t i t u z i o n e d el l 'E IA R (En t e It al i an o A u d i z i o n i R ad i o fo n i che) n el 1927 sancisce l'iniz io del controllo fascista sulla radiofonia 15. Le trasmissioni del palinsesto radiofonico mirano a conquistare la fiducia dell'ascoltatore medio, e sono dedicate agli uomini e alle d o nne del popolo ed a i lor o f igli; e mble ma tic he sono le t ras m i s s i o n i d ed i cat e al l e cas al i n ghe co n co n s i gl i s u l l a v i t a domestica, le fiabe e i gi ochi per i bambini. Filo conduttore di q u es t e t ras m i s s i o n i è l 'es al t az i o n e d el regi m e (s i p en s i al l a rubrica delle cronache del regime, ai telegi ornali che diffondono l e "ges t a" d i M u s s o l i n i e d en i gran o l a p o l i t i ca e l o s t i l e d i v i t a delle naz i oni nemiche) e dei valori da rispettare per essere un 14 15 F. DELLA P ERUTA, op. cit., pag.189. Non nostro compito trattare la trasformazione della radio da apparecchio riservato ad un'elite di appassionati a mezzo di comunicazione di massa. Il percorso complesso ed impegnò a fondo il regime. Per una trattazione esauriente del problema e per ulteriori indicazioni bibliografiche cfr. G. ISOLA, Abbassa la tua radio per favore...Storia radiofonico nell'Italia fascista, Firenze, La Nuova Italia, 1990. dell'ascolto 16 buon fascista: patria, famiglia, prole, lavoro, obbedienz a al Duce e fi si co sano 16. Per quanto concerne la stampa il suo controllo iniz ia gi à nel 1923 con il Regi o Decreto del 15 luglio 17, graz i e al q u al e i l prefetto, agente del potere esecutivo, ha la facoltà di dichiarare 16 Il desiderio di avere un popolo sano, forte, atletico, fece si che il Partito si interessasse all'attività sportiva. La promozione dello sport, inoltre, era un modo per coinvolgere un numero elevato di persone in manifestazioni controllate ed organizzate dal regime. Negli anni '20 inizia, infatti, a farsi sentire l'ingerenza dello Stato. Nel 1927 viene emanato dal segretario del Partito nazionale fascista il nuovo statuto del Coni grazie al quale l'ente passa alle dipendenze del Pnf. In Italia il primo Comitato Olimpico fu istituito nel 1907 per organizzare la partecipazione alle Olimpiadi di Londra. Soltanto nel 1914 si costituì un'organizzazione più complessa a carattere permanente, avente natura giuridica privata, che non si limitò a curare la preparazione e la partecipazione degli atleti alle Olimpiadi, ma assunse compiti di indirizzo, coordinamento e di controllo su tutta l'attività sportiva svolta in Italia, rivestendo nel contempo la qualità di soggetto dell'ordinamento sportivo internazionale, quale ente fiduciario del CIO. Cfr. R. Caprioli, Le federazioni sportive nazionali tra diritto pubblico e diritto privato, in ìDiritto e Giurisprudenza”, 1989, 1. 17 Articolo 2 del suddetto decreto recitava che il gerente di un giornale deve essere dichiarato decaduto: a) se il giornale o la pubblicazione periodica, con notizie tendenziose, rechi intralcio all' azione diplomatica del Governo nei rapporti con l'estero o danneggi il credito nazionale all'interno o all'estero, o desti ingiustificato allarme nella popolazione, ovvero in qualsiasi modo turbi l'ordine pubblico; b) se il giornale o la pubblicazione periodica con articoli, commenti, note, illustrazioni o vignette ecciti a commettere reati o all'odio di classe o alla disobbedienza alle leggi e agli ordini delle autorità o turbi la disciplina degli addetti ad un pubblico servizio o favorisca gli interessi di Stati, enti o privati stranieri a danno degli interessi italiani ovvero vilipenda la Patria, il Re, la Real Famiglia, il Sommo Pontefice, la religione dello stato, le Istituzioni e i poteri dello Stato o le Potenze amiche. 17 d ecad u t o i l d i ret t o re d i u n gi o rn al e s e q u es t o i n t ral ci l 'at t i v i t à d el Governo, o con articoli incitati al reato e alla disobbedienz a. La s i t u az i o n e i n s egu i t o p eggi o ra co n l 'em anaz i o n e d el l e l eggi d el dicembre 1925 con le quali si consente l'eserciz i o della p ro fes s i o n e gi o rn al i s t i ca s o l o agl i i s cri t t i n egl i al b i d el l 'o rd i n e d e i gi ornalisti, nel qua le non sono a mme ssi gli a ntif a sc isti 18. Q u es t o m i n u z i o s o co n t rol l o go v ernat i v o evi d enz i a com e M u s s o l i n i ed il suo gruppo politico concepiscano la stampa non come strumento di informaz ione, bens” come organo di propaganda e di indottrinamento politico; a tal proposito illuminanti sono le carat t eri s t i ch e d el l a s t am p a fas ci s t a d el i n eat e d a M u s s o l i n i : "In u n regi m e t o t al i t ari o , com e d ev e es s ere u n regi m e s o rt o d a u n a rivoluz ione trionfante, la stampa è un elemento di questo regime, una forz a al serviz io di questo regime" 19. Pe r que sto motivo p reoccu p az i o n e cos t ant e d el fas ci s m o è q u el l a d i cos t i t u i re u n a categoria di intellettuali asservita, che ripudi la noz ione e il ruolo di "fam i gerat o Quart o P ot ere" 20 e si consegni nelle mani dello S t at o-regi m e. L'intervento sull' Università ha proprio lo scopo di attirare n el l e fi l e d el fas ci s m o gl i u o m i n i d i cul t u ra e s i i n augura co n l a creaz i o n e d el l a Facol t à d i S ci en z e p o l i t i ch e, al l a q u al e s egu e i l co n t ro l l o d egl i i s t i t u t i s t o ri ci , p i ù s en s i b i l i a t em at i ch e ci v i l i e politiche. Il regime crea anche degli istituti che svolgono un ruolo di cerniera tra il vecchio e il nuovo in funz ione dell'adesione d egl i i n t el l et t u al i al fas ci s m o . U n a d el l e p ri m e i n i z i at i v e cu l t u ral i avallate dal governo, che avrebbe portato ad un vasto 18 Cfr . V . CASTR ONOVO-N . T R ANFAGLIA ( a c ur a d i ) , La sta m p a ita lia n a nell'età fascista, Bari, Laterza, 1980, pag. 8-9; G. MANACORDA, Letteratura e cultura del periodo fascista, Milano, Principato, 1974. 19 G. Langella, Il secolo delle riviste. Lo statuto letterario dal "Baretti" a "Primato", Milano, Vita e Pensiero, 1982, pag. 10. 20 E. Animucci, Il giornalismo nel Regime fascista, citato in G. Langella, Il secolo delle riviste, cit., pag.12. 18 coinvolgimento degli intellettuali, è la creaz i one, sempre ad opera di Gentile, dell'Is tituto Treccani per la compilaz i one di una gran d e en ci cl o p ed i a i t al i an a. G en t i l e s i i m p adro n i s ce d i q u es t o progetto, gi à in cantiere dal 1919, affidando il programma agli Is t i t u t i Fas ci s t i d i cul t u ra. E gl i s t es s o d i v i ene d i ret t o re dell'impresa e, nonostante le proteste del fascismo più estremista, ch i ed e l 'i n t erv en t o e l a col l ab o raz i o n e anche d i i n t el l et t u al i av v ers i al regi m e. L'al l argam ent o d el cam p o d ei col l ab o rat o ri conferisce all'opera una dignità ineccepibile, relegando in poche e i n ev i t ab i l i v o ci l 'ap o l o gi a d el regi m e. Tra gli altri istituti creati dal regime vanno ricordati quello N az i o n al e fas ci s t a d i cul t u ra d i ret t o d a G en t i l e, l 'Is t i t u t o d i s t u d i ro m an i d i ret t o d a G al as s i P al u z z i , e l 'A ccad em i a d 'It al i a. Q u e s t 'u l t i m a , i s t i t u i t a n e l 1 9 2 6 "co n i l c o m p i t o d i c o n s e r v a r e p u r o il carattere naz i onale, secondo il genio e la tradiz ioni della stirpe e di favorirne l'espansione e l'influsso oltre i confini dello S t at o " 21, negli intenti dei suoi f onda tor i dovr e bbe , c ome l 'Accadem i a di Franci a 22 fondata tre secoli prima dal cardinale R i ch el i eu , es al t are gl i "i m m o rt al i d el l a n az i o n e" 23, e si propone di accogl i ere i nt el l et t ual i di scuol e di verse, con l a prom essa di at t ri b u i re l o ro i l t rat t am en t o e l e p rero gat i v e p ro p ri e d ei gran d i u ffi ci al i d el l o S t at o e l a "l i b ert à" d i s v o l gere l a l o ro at t i v i t à anche fu o ri d al l e as s em b l ee d i carat t ere em i n ent em en t e p o l i t i co . E n t rare a far parte dell'Accademia, oltre ad essere un grande onore, garantisce uno stipendio mensile piuttosto elevato (3.000 lire, il 21 22 G . M ANGHE TTI, o p . c it. , p a g. 8 3 . L'Académie Fran aise fu fondata, sul modello di quella italiana del Rinascimento, da Richelieu, che nel 1634, ufficializzò una società letteraria già esistente, formata da diversi scrittori che si riunivano periodicamente presso l'erudito Valentin Conrart. Compito dell'Accademia fu quello di giudicare i nuovi scrittori e le nuove opere. 23 E. R. T ANNENBAUM, L'esperienza fascista. Cultura e società in Italia dal 1922 al 1945, Milano, Mursia, 1972. 19 triplo dello stipendio percepito da un impiegato), e l'abbonamento ferroviario gratuito. Molti sono gli scrittori che vi fanno parte, tra i q uali Baldini, Bacch e lli, Bonte mpe lli, Ce c c hi, D'Annunz io, Marinetti, Ojetti, Papini, Pirandello, sebbene tutti non siano convinti assertori del regime fascista. Il caso più emblematico è quello di Pirandello che, prima di firmare il Manifesto degli i n t el l et t u a l i f a s ci s t i 24, scrive una lettera al Congresso esprimendo il suo apprez z amento per la creaz i one delle nuove istituz i oni fasciste. Egli assicura che il suo appoggi o non è solo formale: "M i adopero anch'i o, come voi, per dare ancora, secondo il mio potere, nuova consistenz a alla realtà di un'It alia d'oggi , che per nostra s al u t e e v o l o n t à, è u n 'It al i a v i v a". C o m e s o t t o l i n ea C arl o Bo, q u es t a l et t era fu s cri t t a, i n v ari e fo rm e, d a m o l t i al t ri i n t el l et t u al i ed esponenti della cultura come manifestaz ione di obbedienz a, senz a dichiarare un'esplicita adesione. Lo stesso Pirandello, p ro s s i m o al l a m o rt e, ri n n ega l a s u a ades i o n e al fas ci s m o ed esprime il desiderio di una cerimonia funebre semplice, defraudando cos” il fascismo di una cerimonia statale e della p o s s i b i l i t à d i s ep p el l i rl o co n l a cam i ci a n era 25. Un quadro chiaro di come fosse decaduta la dignità della cultura viene fornito da Francesco Fl ora in un articolo apparso sul ”C orri ere del l l a sera” del 26 agosto 1943 dove sottolinea come fosse difficile salvarsi "i n un'aura di menz ogna, che era il tono fondamentale della vita cittadina, nella stampa, nella radio, nel cinema, quando pareva che tutto ci fosse concesso per la clemenz a 24 Il Manifesto degli intellettuali fascisti, redatto da Giovanni Gentile nel 1925, fu sottoscritto da duecentocinquanta firmatari, tra i quali Pirandello, Ungaretti, Malaparte, Panzini...In esso si rivendicava al fascismo, oltre un'importanza politica, un carattere morale e religioso. Dieci giorni dopo ìIl Mondo” di Giovanni Amendola, pubblicò in risposta il Manifesto degli intellettuali italiani antifascisti , redatto da Benedetto Croce, con l'invito a coloro che ne condividevano i concetti a comunicare la loro adesione; vi aderirono Montale, Alvaro, Cecchi... 25 E. R. T ANNENBAUM, op. cit., pag. 315-316. 20 di uno solo, a cui dovevamo gratitudine eterna", se si voleva l avorare com e professi oni st i era necessari o avere l a t essera del p a r t i t o , ma il "m om ento più inde gno pe r gli uomini di c ultur a f u quello in cui i professori universitari si recarono a prendere le 'd i ret t i v e' d a u n s egret ari o d el p art i t o " 26. C i ò n o n o s t a n t e , c o m e osserva Langella, il fascismo non riusc” mai ad asservire t o t al m en t e i p ro fes s i o n i s t i d el l a cul t u ra, t an t o che poterono proseguire e radicarsi, in perfetta armonia, esperienze e indirizzi letterari maturatisi prima della marcia su Roma, che quasi sembrarono ignorare, per tutto il ventennio, l'esterno sconvolgimento delle istituzioni politiche. Non si può negare, tuttavia, il notevole peso esercitato dalla dittatura nel condizionare ogni possibile reazione della gente di cultura, proprio perché, se non altro, ne ridusse al minimo le possibilità di manovra27 e chi non volle mettersi al serviz io degli organi di propaganda fu costretto a eludere, quanto meno, la tematica proibita. Schematicamente, proprio per quanto riguarda la classe dei l et t erat i ci t ro v i am o d i fro n t e a com p o rt am en t i d i v ers i b en i n d i v i d u ati da E ugenio G arin 28: 1. l'adesione di comodo, di superficie, di molti, senza che con questo i loro prodotti intelletuali necessariamente esprimessero in modo organico il fascismo [è il caso di quei letterati che, pur rispettando le direttive fasciste e rendendo omaggio pubblicamente al regime, nel privato si comportavano diversamente scrivendo dei testi che non avevano nulla a che fare con il fascismo]; 2. la presa di coscienza e la crisi di altri, specialmente più giovani, ma non solo loro, che, individuato il carattere reazionario di fondo del fascismo, 26 Cfr. F. FLORA articolo apparso sul ìCorriere della Sera” del 26 agosto 1 9 4 3 , c ita to d a R. ZANGR ADI, I l lu n g o v ia g g io a ttra v e rso il fa sc ismo , Milano, Feltrinelli, 1962. 27 28 G. LANGELLA, Il seco lo d elle riviste, cit., pag. 23. E . G AR IN, I n t e l l e t t u a l i i t a l i a n i d e l X X s e c o l o, R o ma , E d i t o r i R i uni t i , 1974, pag. XVII-XVIII. 21 se ne staccarono fino a combatterlo, passando su posizioni opposte; 3. la precisazione di un distacco da parte di quanti, legati alla tradizione degli ideali risorgimentali e fedeli alle eredità liberali ottocentesche, presero energicamente le distanze dalle ideologie fasciste in nome della religione della libertà, anche su posizioni conservatrici. Giorgi o Lu ti fa notare in un suo testo che non si può parlare p er gl i i n t el l et t u al i e gl i en t i d i cu l t u ra d i "fas ci s m o -an t i fas ci s m o " nel senso pieno del termine, ma se mai si può sottilmente distinguere tra spaz i di movimento e di az ione di volta in volta differenz iabili anche a seconda dell'ambito in cui operavano gl i enti culturali e i gruppi d'intelletuali che vi gravitavano, stabilendo una mappa che ci conduce dalla progressiva stabiliz z az i one del consenso a fenomeni di sotterranea e talvolta c a pillare opposiz ione, a se ttor i be n individubili in c ui si d et erm i n an o p o s i z i o n i d i aut o n o m i a n ei co n fro n t i d el l e d i ret t i v e cu l t u ral i d el regi m e 29. In generale, invece, secondo Giuseppe Langella, l'invadenz a del fascismo nel mondo della cultura provoca una polariz z az i one dei ruoli, tra chi sceglie di sostenere apertamente il regime, elaborandone l'apparato ideologi co, e chi p referi s ce m et t ere d a p art e i l d i s co rs o p o l i t i co e ri fugi ars i n el l a letteratura. La polariz z az i one delle scelte è dovuta al fatto che l 'i n t el l et t u al e è rel egat o i n u n a p o s i z i o n e s u b al t erna, p ri v a d i spaz i deci si onal i . Q u es t o cl i m a d i am b i gui t à h a s u s ci t at o u n a p o l em i ca s u i rapporti che intercorsero tra intellettuali e organiz z az i one fas ci s t a, t ra cul t u ra d i él i t e e cul t u ra d i m as s a. Le p o s i z i o n i d egl i studiosi sono essenz ialmente due: da una parte c'è chi, come Norberto Bobbio, sostiene che durante il fascismo quando c'è stata cultura non é stata fascista, e quando é stata fascista non é stata cu l t u ra 30, o m egl i o ch e u n a cul t u ra fas ci s t a fat t a d a fas ci s t i 29 G . LUTI, Firen ze co rp o 8 . S c ritto ri-riviste-ed ito ri, F i r e nz e , V a l l e c c hi , 1983, pag. 270. 30 N . B OB B IO, La cu ltu ra e il fa scismo , in AA. V V . , F a sc i sm o e so c i e t à italiana, a cura di G. QUAZZA, T orino, Einaudi, 1973. 22 dichiarati o a contenuto fascista non riusc” mai, per quanti sforz i fo s s ero com p i u t i , a p ren d ere form a i n i n i z i at i v e d u rat u re storicamente rilevanti. Il fascismo, però, riusc” allo scopo di ottenere un generale conformismo anche nei rigu ardi delle sue formule culturali, non solo perché furono imposte, ma anche perché trovarono un terreno particolarmente favorevole in una t rad i z i o n e di cul t u ra ret o ri ca, s p i ri t u al i s t i ca, al i m en t at a d al l 'i d eal i s m o , ri s t ret t am en t e u m an i s t i ca, ch e s i era l i b erat a co n u n ges t o d i fas t i d i o d al p o s i t i v i s m o ; ch e d i s p rez z av a i fat t i e s i i n ebri ava i n cam bi o di parol e; e aveva sem pre avversat o l a scienz a 31. Dall'altra parte c'é chi, come Mario Is nenghi, analiz z ando il rapporto attraverso indagi ni di tipo sociologico e antropologico, m e t t e i n l u c e i l c o n d i z i o n a m e n t o s u b i t o d a gl i i n t e l l e t t u a l i . Contrari alla tesi di Bobbio sono anche Nicola Tranfaglia, il quale sostiene l'esistenz a di una cultura fascista che non fu positiva, ma n egat i v a, e E n z o G o l i n o che am p l i a i l co n cet t o d i cul t u ra, comprendendovi anche le istituz i oni fasciste utiliz z ate per i n d o t t ri n are gl i i t al i an i . M an l i o C an co gn i , gi o rn al i s t a e romanz iere che ha vissuto in prima persona l'esperienz a del fascismo, si pone in una posiz ione più vicina a quella di Norberto Bobbio; egli ritiene che l'intervento del fascismo sia stato pesante e soffocant e a l i vel l o di scuol a el em ent are e m edi a i nferi ore ed a l i v el l o d i cul t u ra d es t i n at a ai m ez z i d i co m u n i caz i o n e d i m as s a (i gi ornali, la radio, il cinema), ma sia stato assai meno duro di q u an t o s i ri t i en e v ers o l 'al t a cul t u ra. I n arrat o ri , i p o et i , gl i artisti, sapevano benissimo di non dover toccare certi argomenti, accettavano questo limite volentieri perché "l a nostra letteratura, per t radi z i one, era est ranea al l a real t à cont i ngent e e badava ai m o t i v i et ern i e al l a fo rm a" 32. 31 N . B OB B IO c i t a t i i n M . CANC OGNI-G . M ANAC OR DA, Lib ro e m o sc h e tto . Dialogo sulla cultura italiana durante il fascismo, Torino, Edizioni Rai, 1979, pag. 10. 32 M. CANCOGNI -G. MANACORDA, op. cit., pag. 12. 23 Il problema fondamentale è l'ambito ristretto e chiuso d en t ro i l q u al e i n o s t ri gi o v an i i n t el l et t u al i s i t ro v an o ad agi re; infatti il fascismo isola il nostro paese anche dal punto di vista culturale, gi udicando in modo negativo le esperienz e e le novità che fioriscono nel resto d'Europa in nome di un rigi do naz i onalismo. La letteratura ufficiale, voluta dal regime, celebra i l gen i o i t al i co , i l p ri m at o d el l 'It al i a ed afferm a che "i n s en o a l l 'It a l i a e s i s t o n o t u t t e l e p r e m e s s e e t u t t i i r i s u l t a t i a i q u a l i u n a cul t ura m oderna pot eva am bi re" 33. La cul t ura fasci s t a accogl i e i n sé l e t endenz e pi ù di sparat e, dall'estetismo dannunz iano al conservatorismo laico e borghese, dal novecent i s m o che concepi s ce i l fasci s m o com e part eci paz i one al l a s p i n t a p i ù v i go ros a e i n t ernaz i o n al i s t a d el l a s o ci et à industriale di massa, al populismo antiborghese 34, al fas ci s m o d i si nistra gli esponenti de l qua le , c r e sc iuti a ll'inte r no de lle istituz i oni culturali fasciste, approderanno all'antifascismo (è il cas o d i Bi l en ch i e d i V i t t o ri n i ). L'art e o cci d en t al e m o d erna è condannata come immorale e antipatriottica e si incoraggi a con tutti i mez z i , dalla minaccia all'adulaz ione, la produz ione di opere i t al i an e. Il fas ci s m o t en d e a m o s t rare u n a s o ci et à p ri v a d i contraddiz i oni dove tutto è perfetto; ma la realtà è ben diversa. P er cap i re m egl i o l 'ev o l u z i o n e cul t u ral e i t al i an a d el Novecento é necessario ricollegarsi al clima culturale che ha caratteriz z ato gli ultimi decenni dell'Ottocento e cioè alla crisi sociale e politica che ha trasformato profondamente il mondo borgh ese. Romano Luperini, in un suo intervento su ”Problemi”, 33 34 E . SIC ILIANO, A n to lo g ia d i S o la ria , M ila no , Le r ic i, 1 9 5 8 , p a g 1 0 . Si pensi alla rivista ìIl Selvaggio” fondata da Mino Maccari nel 1924, portatrice dei valori ribellistici del fascismo e di quelli rivoluzionari dello spirito paesano e nazionale, al movimento di Strapaese, lanciato sempre da Maccari, in contrapposizione allo spirito moderno, industriale e cittadino a cui fu attribuita l'etichetta di Stracittà. Quest'ultima tendenza era portata avanti dalla rivista bontempelliana il ì900”, legata ad una visione del fascismo proiettato verso il futuro. 24 m et t e i n l u ce com e l 'avanguardi a pri m o novecent esca i t al i ana nasca quando in presenza di nuove forze sociali (la moderna borghesia industriale e il proletariato organizzato politicamente e sindacalmente) si imponeva per la classe dominante il passaggio da una politica d'élite aristocartico-borghese (come era stato per il periodo risorgimetale e per quello immmediatamente postunitario) ad una politica di massa (infatti nel 1913 si terranno le prime elezioni a suffragio universale), volta a neutralizzare la potenzialità rivoluzionaria del nuovo proletariato, sia con provvedimenti di forma e con tentativi di inserimento nella logica dello stato liberale, sia con la contrapposizione degli strati piccoli borghesi e delle masse contadine cattoliche al proletariato urbano [...]. E' in questo passaggio che si rese necessaria una revisione della vecchia cultura di origine illuministica e positivistica35. L'affermaz ione del capitalismo industriale, quindi, condiz i ona inevitabilmente il processo evolutivo della cultura m ed i o -b o rgh es e t rad i z i o n al m en t e l egat a al l e sue o ri gi n i i l l u m i n i s t i ch e, fo rt em en t e ancorat a al l a fi l o s o fi a p o s i t i v i s t i ca, alla fiducia nel processo scientifico. La nuova cultura, che si afferma definitivamente agli iniz i del nuovo secolo, si esprime nell'ambito di questa trasformaz ione negando e capovolgendo i gran d i i d eal i raz i o n al i d el l a cul t u ra b o rghes e: i l p o s i t i v i s m o fal l i s ce, l e l eggi s ci en t i fi ch e, n el l e q u al i s i era cred u t o , v en go n o rel at i v i z z at e (s i p en s i al l a rel at i v i t à d i E i n s t ei n , al l a s co p ert a d i geometrie non euclidee), e non si è più in grado di spiegare gl i accadimenti del mondo e l'uomo stesso in senso deterministico, ci o è i n b as e ad u n a ri gi d a s u cces s i o n e d i cau s e ed effet t i . L'evoluz ione della letteratura e l'evoluz ione del pensiero scientifico sono in stretto rapporto, come dimostra Giacomo D eb en ed et t i n el s u o Il romanzo del N ovecent o 36. A l l 'art e d el l a coscienz a borghese, secondo Debenedetti, accade quello che è gi a 35 R. LUPE R INI, citato in G. LUTI, Introduzione alla letteratura Novecento, Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1985, pag.140. 36 G . DE B E NE DE TTI, I l ro m a n zo d e l No v e c e n t o , M ila no , G a r z a nti, 1 9 7 1 . del 25 accadut o nel cam po del l e sci enz e al l a fi ne del secol o. Nel p as s aggi o t ra i d u e s ecol i , com e è gi à s t at o d et t o , ent ra i n cri s i i l concetto di scienz a positiva e alla fiducia nel rapporto di causa effet t o s i s o s t i t u i s ce i l co n cet t o d i "pro b ab i l i t à". N el l ' art e europea accade lo stesso fenomeno. All'arte naturalista, che afferma la necessità di una riproduz ione oggettiva ed impersonale della realtà, si sostituisce una nuova arte caratteriz z ata d al l 'i n d agi n e e d al l 'anal i s i d i ci ò che s i cel a o l t re l e ap p aren z e. Emblematiche di questa situaz ione di crisi e di incertez z a sono due affermaz ioni, l'una di Musil, l'altra di Pirandello. Musil, ne L ' u o m o s en z a q u a l i t à , osserva com e: tutto si dissolve in sistemi di formule, in qualche modo collegate fra loro; e nel vasto mondo non v'è che qualche dozzina di persone le quali, persino di una cosa semplice come l'acqua, pensino allo stesso modo; tutti gli altri ne parlano in linguaggi che stan di casa in qualche punto fra oggi e alcune migliaia di anni fa37. P i randel l o, i nvece, i n Uno, nessuno e centomila, m et t e i n l u ce com e l a real t à s i a u n a cos a p u ram ent e s o gget t i v a: La realtà che io ho per voi è nella forma che voi mi date; ma è la realtà per voi e non per me; la realtà che voi avete per me é nella forma che io vi dò; ma é la realtà per me e non per voi; e per me stesso io non ho altra realtà se non nella forma che riesco a darmi38. Q u es t a cri s i d i l agan t e cos t ri n ge l 'i n t el l et t u al e, form at o s i n el cl i m a d el l a cul t u ra p o s i t i v a, ad effet t u are d el l e s cel t e: o i gn o rare l a cri s i ed evadere dal l a real t à ed el aborare poet i che e realiz z az i oni artistiche non più veristiche o naturalistiche, ma carat t eri z z at e da una vocaz i one a t rasfi gurare i l real e, ad andare oltre il fenomenico, sconfinando nel simbolo e nella dimensione irraz i onale, o precipitare nella crisi fino alle estreme conseguenz e 37 R. M USIL, L'u o m o sen za q u a lità , T o r ino E ina ud i, 1 9 7 2 , vo l. I , p a g. 2 0 6 . 38 L. P IR ANDE LLO, U n o , n e ssu n o e c e n to m ila , M ila no , M o nd a d o r i, 1 9 8 7 , p a g. 60. 26 , cercandone le ragi oni e sviscerandone i connotati. In It alia p rev al e l a l i n ea d i m i t i z z az i o n e d el l a cri s i b o rghes e carat t eri z z at a dal "s uperom ism o" dannunz ia no e da llo spir itua lismo fogaz z ariano. Nella provincia, autori del calibro di Pirandello, Svevo e Toz z i , per altro non apprez z ati dai contemporanei, intraprendono la strada dell'indagi ne delle cause dell'inquietudine u m an a. Q u es t a t ri ad e co n s ent e u n aggan ci o d el l a n arrat i v a i t al i an a al contesto più avanz ato della nuova cultura d'oltralpe aprendo u n a p ro s p et t i v a che ri s u l t erà v i n cent e s o l o m o l t i an n i p i ù t ardi , quando anche in It alia saranno penetrati gli esiti rinnovatori del pensiero europeo nel campo della scienz a e della filosofia. In ambito europeo, infatti, esistono degli autori che rompono gl i schemi tradiz ionali della rappresentaz i one e sconvolgono la n o z i o n e s t es s a d i p ers o n aggi o . E s s i i n d agan o n ei ri s v o l t i p i ù segreti dell'uomo, svuotando la consistenz a dell'io e della realtà, scomponendo e rovesciando i limiti dell'esperienza; ne nascono grandi opere come quelle di Marcel Proust, Paul Valéry, J ames J o yce, Thomas Mann; Thomas Stearn Eliot, Virginia W oolf, Robert Musil. In poesia, a cavallo tra i due secoli, si fa strada una t endenz a si m bol i ca che subi sce l 'accusa di i nt el l et t ual i s m o e celebralismo col conseguente invito al rifiuto di tutto ciò che p o s s a i n cen t i v are t al e t en d en z a al s i m b o l o art i s t i co , com e, p er es em p i o , l a l et t erat u ra fran ces e e s o p rat t u t t o q u el l a d i cui erano portatori Rimbaud e Valéry. In It alia queste novità gi ungono in ritardo, ed i primi a parlarne sono i barettiani seguiti a ruota proprio dai solariani, ai quali si deve anche il recupero di Svevo e Toz z i , considerati i veri maestri della nuova narrativa italiana, in chi ave europea. La situaz ione della letteratura italiana è ben diversa, non si riesce a sanare il divario e il contrasto tra tradiz ione e modernità, il che provoca un profondo malessere nel mondo degl i i n t el l et t u al i . U n 'an al i s i es auri ent e è cos t i t u i t a d a u n art i co l o d i Leo Ferrero com parso su ”S ol ari a” 39, n el q u al e egl i i m p u t a i l m al es s ere d ei l et t erat i a t re p ri n ci p al i ragi o n i : p ri m a, l a s o l i t u d i n e 39 L. FERRERO, Lieviti Letterari, in ìSolaria” III (1928), 7-8, . 27 nella quale opera il letterato. Infatti, a differenz a del mondo francese dove i letterati hanno il senso del gruppo nel quale sono co n fo rt at i e i n co raggi at i , i l l et t erat o i t al i an o è s o l o co n t ro t u t t i e privo di lode, cosa fondamentale affinchè un intellettuale, graz ie alle conferme, continui nel suo lavoro. Seconda ragi one è l'esistenz a di una critica asettica, poco coinvolta nel processo creat i v o ; t erz a, l 'es as p erat o i n d i v i d u al i s m o d el l et t erat o , i l q u al e fa si che "ognuno di noi ha le radici in un mondo che gli altri non conoscono e si fonda nei suoi gi udiz i sopra una esclusiva definiz i one dell'universo" 40. R affael l o Franchi , i nvece, nel l o s cri t t o p o l em i co , L ' e u r o p e o s e d e n t a r i o, osserva com e l a cri s i d el l a n o s t ra l et t erat u ra ab b i a av u t o i n i z i o co n l 'event o p o l i t i co d e l l'U nità d'It alia; il Ma nz oni, c on il suo r oma nz o, ha te nta to l 'u nificaz ione linguistica , ma poc o dopo si sviluppa l'a r te regi onale del Verga. Grandi esempi dello scrivere unitario sono Dante, Ariosto, Manz oni e a quelli si vuole uniformare anche la fo rm a d el rom an z o . "I rom an z i d i v i t e v i s s u t e i n t erre e fra col o ri ben carat t eri st i ci sbi adi vano nel l o specchi o del l a l i ngua uni ca". Secondo Franchi si deve capire che non c'é incompatibilità tra regi onalismo ed europeismo; questo è, appunto, il grande risultato di ”Solaria” aver pubblicato una trentina di libri "s tampati alla buona, senz a trucchi ne stemperature tipografiche, sorti qua e là d a s c r i t t o r i r a c c o l t i , a n a l i s t i , i m m u n i d i i s t r i o n i s m o " 41 . ”S ol ari a” cercherà di far front e soprat t ut t o al l a pri m a causa d el m al es s ere d el i n eat o d a Ferrero , ci o è l 'i s o l am ent o i n t el l et t u al e, aprendo le proprie porte all'Europa, soprattutto alla Francia, ma prima di lei gi à altri periodici avevano tentato questa impresa. 1.2. Le principali riviste del "decennio" solariano Il periodo storico sin qui delineato sembra avverso all mondo della cultura, ma in realtà è caratteriz z ato dalla nascita di centinaia di pubblicaz ioni periodiche, non solo fogli di regime, 40 ivi, pag. 31. 41 R. FR ANC HI, L' e u ro p e o se d e n ta rio , Fir e nz e , E d iz . d i So la r ia , 1 9 2 9 . 28 ma anche riviste di opposiz ione, o esclusivamente letterarie per ev i t are q u al s i as i l egam e co n i l regi m e. A s s i s t i am o al cos t ant e aumento dei periodici di argomento religioso, alla brusca caduta delle riviste politiche nel 1926 e ad una loro ripresa negli anni i m p eri al i , al l a n as ci t a d i ri v i s t e cul t u ral i , d i l et t erat u ra, d i fi l o l o gi a, d i cri t i ca l et t erari a, d i s ci en z e s t o ri ch e e geo grafi che; accanto a queste pubblicaz ioni esistono dei casi estremi di distacco dal fascismo come ”Il Baretti” di Gobetti e la genovese ”P i et re”. La nascita di un cos” gran numero di riviste altera le co o rd i n at e s t es s e d el l a cul t u ra, n el l a m i s u ra i n cui s i p res t an o a d ar fi at o a cert i s u o i as p et t i , a ri s v o l t i , a p reoccu p az i o n i e attitudini che non avrebbero trovato accesso nelle vecchie i s t i t u z i o n i . La r i v i s t a d i v e n t a n o n s o l o u n n u o v o s t r u m e n t o d i co m u n i caz i o n e, m a an ch e e s o p rat t u t t o u n l u o go d i d i b at t i t o . S co m p ars i gl i ant i ch i ci rco l i ari s t o crat i ci e ri m as t i s o l o l e U n i v ers i t à e gl i Is t i t u t i S u p eri o ri n el cam p o d el l a d o t t ri n a s eri a e scientifica, la rivista si propone come la sede di un modo alternativo di produrre e distribuire cultura. Come sottolinea Langella, si afferma, proprio su queste pubblicaz ioni periodiche, una cultura militante, come "altra" da quella accademica, fondata su l l a modernità, sull'attualità , r ivolta a d un pubblic o più e ste so, ma non massificato, colto e curioso "l a cui domanda di promoz ione culturale muoveva da un bisogno di arricchimento d el l 'es i s t ere, d i co m p l et am en t o d el l a p ers o n a s o ci al e, a m et à st rada t ra chi aveva abbracci at o l a sapi enz a com e uni ca ri cchez z a e occupaz i one assoluta, e chi all'opposto si rivolgeva ai suoi p ro d o t t i p i ù d o z z i n al i i n cerca d i u n s em p l i ce l o i s i r" 42. La maggi or parte delle riviste del Novecento è militante, ma i l fat t o p i ù i n t eres s an t e è che l a cul t u ra, p eral t ro s eri a e letterariamente impegnata, divulgata dalle riviste non è il frutto di l u n gh i s i l en z i e m ed i t az i o n i n el l a s o l i t u d i n e d el l e b i b l i o t ech e, m a n as ce a s egu i t o d i fi t t i s cam b i epi s t o l ari , o s u i t av o l i n i d ei caffè, negli uffici di qualche casa editrice e persino in qualche locale di p art i t o . La cul t u ra m i l i t an t e che p as s a at t ravers o l a ri v i s t e, è, 42 G. LANGELLA, Il seco lo d elle riviste, cit., pag. 5. 29 sp e sso, il prodotto d i r a ppor ti pe r sona li piuttosto c he di s ch i eram en n t i ri gi d i p reco s t i t u i t i . C i ò fav o ri s ce l a m o b i l i t à d el l e co l l ab o raz i o n i , e i l p as s aggi o d egl i s cri t t o ri d a u n a ri v i s t a all'altra, persino da una testata di regime a una rivista s q u i s i t am en t e l et t erari a. Gli intellettuali sconfitti dalla prima guerra mondiale, lasciata da parte ogni aspiraz i one al protagonismo-interventismo, spent o ogni i m p et o m o ral i s t i co del l a pri m a ”Voce” nel l 'esperi enz a tragica del fronte, sono costretti ad un processo di ridimensionamento e di trasformaz ione. Gli anni della guerra maturano una concez ione di cultura non più attuabile in senso aggressivo, costretta a configurarsi come difesa nei confronti di ciò che sta accadendo sul piano p o l i t i co -s o ci al e. M en t re n el p ri m o v en t en n i o d el s ecol o s i d el i n ea la tendenz a a conciliare l'arte con la società industriale in via di sviluppo, e quindi l'arte perde la propria tradiz ione specifica, negli anni in cui il fascismo da forz a di opposiz ione diviene forz a di governo, configurandosi come "richiamo all'ordine", sul piano cu l t u ral e s i as s i s t e al l a res t au raz i o n e l et t erari a d el l a ”R o n d a”: l'arte torna ad essere una attività specifica, senza rapporti con l 'o rd i n e p rat i co e p o l i t i co . In quest i anni di ascesa del fasci s m o l e vecchi e avanguardi e si normaliz z ano sotto una spinta politica che non concede più spaz io a rivoluz ioni d'origine piccolo-borghese (si pensi al futurismo, al mito della macchina, della velocità, sfruttate dal regime per esaltare i valori di forz a e progresso che si proponeva di rappresentare). Le caratteristiche del ritorno all'ordine prospettato dal fascismo hanno delle conseguenz e negative sul n o stro mondo culturale. Inna nz i tutto si pone f ine a i te nta tivi di s p ro v i n ci al i z z az i o n e gi à at t u at i al l 'i n i z i o d el s eco l o , graz i e an ch e all'attività di Marinetti che aveva intrecciato stretti rapporti col mondo parigi no, con l'avanguardia francese, con il dadaismo e il s u rreal i s m o ; n e co n s egu e che l a cul t u ra i t al i an a as s u m e u n a v es t e p ro v i n ci al e ed au t arch i ca, e v i ene es cl u s a d al d i b at t i t o euro p eo . La gu erra, come è gi à stato sottolineato, sconvolge il panorama culturale italiano, rivoluz ionando la mappa geografica 30 dei centri culturali. Fi renz e, ad esempio, che nel primo decennio del Novecento è uno dei centri intellettuali più vivaci, ospita riviste come il ”Leonardo” e la ”Voce”, e nel decennio gi olittiano diventa luogo di convergenz a della cultura militante, alla vigilia della prima gu erra mondiale, rimane esclusa dalla rosa dei protagonisti. Chiusa tra il nord industriale e la politica di Roma, Fi ren z e cede l e arm i e i l d i b at t i t o cul t u ral e s i s p o s t a n ei cen t ri eco n o m i ci e p o l i t i ci d el l 'az i o n e b o rghes e. S o l o n egl i an n i immediatamente successivi al conflitto Fi renz e, città d'arte e di salotti letterari, pur rimanendo isolata, riesce gradualmente a recuperare la propria dignità culturale, fino a diventare un centro sogn ato da molti intellettuali allorché i grandi centri economici non consentiranno più l'indipendenz a culturale. L'asse culturale, nel frattempo, si sposta a Torino, città d'industrie e della tecnica, ove il rapporto politica-cultura, i n t el l et t u al i -t ras fo rm az i o n e d el l o S t at o , s i s ci o gl i e n el l a ri cerca d i form e al t ernat i ve al consenso e al l a cl asse dom i n ant e. E' l a Tori no di Gramsci e di Gobetti che, con le loro pubblicaz ioni, lasciano un s egn o i n d el eb i l e s u l l a com p l es s a fas e d el l e ri v i s t e d egl i an n i T ren t a e Q u aran t a; s i p en s i al l ' apert u ra v ers o l 'E u ro p a, al l 'accogl i enz a di aut ori com e P roust , J o yce e Kafka, che vengono i n t r o d otti in It alia proprio da Gobe tti, se c ondo il qua le l'a gganc io europeo è l'unico modo per tornare ad un concetto illuministico di cultura. L'europeismo barettiano influenz a le riviste che intendono far u s ci re l a l et t erat u ra i t al i an a d al l 'am b i t o p ro v i n ci al e; è i l cas o di ”Pietre” (1926-1928), rivista genovese che tenta una sintesi di motivi indigeni ed europei, e come vedremo, di ”Solaria”. Un al t ro cent ro i m port ant e nel decenni o che precede l 'ascesa del fascismo è Roma dove nasce e si sviluppa l'esperienz a rondista. Mentre il fascismo prepara il campo per la sua ascesa, al l a ro t t u ra fut u ri s t i ca e al l a s o p rav v i s s u t a cari ca m i t o l o gi ca dell'estetismo dannunz iano si contrappone l'attendismo rondiano, che es p ri m e l a v o l o n t à d i ri co s t ru i re u n o rd i n e e u n eq u i l i b ri o d i alta marca borgh ese. Il movimento e le idee della ”Ronda” (19191922) si esauriscono con l'affermaz ione del fascismo, che dà iniz io ad una nuova epoca nella quale era possibile o il lavoro 31 s o l i t ari o , che s arà i n t rap res o anche d a ”S o l ari a”, o l a l o t t a s en z a quartiere e il sacrificio, strada intrapresa da ”Il Baretti” (19241 9 28) 43. Dopo la stabiliz z az i one del regime fascista Roma, insieme a Milano, diventa la sede delle riviste ufficiali del regime, da ”Gerarchia” (1922-1943), diretta dallo stesso Mussolini, a ”Civiltà fascista” (1923-1945), organo dell'Is tituto di cultura fas ci s t a, d i ret t a d a G en t i l e, che s v o l ge p er u n v en t en n i o u n a operaz i one di assorbimento non qualificato, limitandosi da un lato a fav o ri re i n d i s cri m i n at am ent e q u al s i as i ades i o n e p o l i t i co cul t u ral e al l a d es t ra, e d al l 'al t ro ad es p ri m ere d i v o l t a i n v o l t a i n coerent i p ro gram m i l egat i al l e d i s p o s i z i o n i d egl i am b i en t i p i ù reticenti del partito. Sulla scia di ”Civiltà fascista” si sviluppano un gran numero di riviste incentrate sull'autarchismo della cultura n az i o n al e, chi u s a n el l 'am b i t o p ro v i n ci al e, u t i l i z z at e d ai l o ro d i ret t o ri , u ffi ci al m en t e l egat i al p art i t o , p er m et t ers i i n m o s t ra polemiz z ando con la cultura dell'avanguardia ritenuta portatrice dell'europeismo antinaz ionale. Queste riviste, sebbene abbiano l 'am b i z i o n e d i rap p res ent are u ffi ci al m en t e l a cul t u ra d el p art i t o al potere, in realtà non riescono a svolgere alcun programma unitario ed effi cace i n sede naz i onal e. R i vi st e com e ”Idea fasci s t a”, ”R i vol uz i one fasci s t a”, ”Medi t erraneo”, ”Tevere”, ”Di fesa del l a raz z a” non sono altro che periodici filofascisti di fiancheggi amento politico, che non pervengono ad una el ab o raz i o n e d i u n a p o l i t i ca cul t u ral e i n grad o d i i n ci d ere s u l l a cultura borghese. Tali organi esprimono solamente "una posiz ione conformistica o di puro e scriteriato velleitarismo al cui confronto l'attendismo rondiano e l'eccletismo solariano assumono oggi la configuraz ione di un'autentica barriera difensiva" 44. Sempre in ambito fascita, ben diversa è l'az ione promossa da Giuseppe Bo ttai, prima ministro delle Corporaz ioni, poi 43 Alla ìRonda” di Cardarelli e a ìIl Baretti” di Gobetti verrà dedicato un apposito capitolo, in quanto influenzeranno, l'una con la problematica dello stile, l'altra con l'apertura all'Europa, ìSolaria”. 44 G . LUTI, La lettera tu ra n e l ven ten n io fa scista , c i t . , p a g. 1 4 4 . 32 dell'Educaz ione naz i onale, con ”Critica fascista” (1923-1943) che s v o l ge p er l u n gh i an n i u n a p o l i t i ca cul t u ral e d i caut o at t en d i s m o , orientata secondo schemi di prudente convenz ionalismo. Bottai si propone di dare agli organi di cultura dipendenti dal suo ministero la possibilità di un'az ione individualiz zante che li ponga "come strumento di scuola e di educaz ione al di fuori dello stretto co n t ro l l o d egl i o rgan i p o l i t i ci d el p art i t o " 45. Più sfrontato è l'altro esperimento di Bottai, ”Primato” (1940-1943), al quale co l l ab o ran o s i a an t i fas ci s t i aut en t i ci e m i l i t an t i com e C arl o E m i l i o G ad d a, A l es s an d ro Bo n s ant i , W al t er Bi n n i , S ergi o S o l m i , sia vecchi scrittori e critici fascisti come Bontempelli, Comisso e Falqui. Con l'entrata in gu erra gli intellettuali dovettero scegliere da che part e st are e cos” fi ni sce l 'esperi enz a di ”P ri m at o”, che av ev a d at o v i t a ad u n a cul t u ra d i al t o l i v el l o , p o co acces s i b i l e al l e masse. C as o d el t u t t o p art i co l are è, a Fi ren z e, i l Fogl i o d 'o rd i n i della federaz i one fascista fiorentina, ”Il Bargello”, nato nel 1929, con la direz i one di Corrado Pavolini. Questa rivista, organo politico di partito, raccoglie nelle sue pagi ne personaggi di l ev at u ra n az i o n al e, co m e C ardarel l i , Ferrat a, G at t i , Franchi , e gi ovani esponenti del fascismo di sinistra come Bilenchi, Pratolini e Vittorini; quest'u ltimo, dal 1929 collaboratore di ”Solaria”, ri v i s t a ap o l i t i ca, fat t a d a l et t erat i p u ri co n p ro p en s i o n e al l 'i n t ern az i o n al i s m o l et t erari o , com i n ci a a col l ab o rare a ”Il Bargello” nel 1931 tenendo una rubrica di recensioni; P ratolini si i m p egn a s u q u es t i o n i p o l i t i ch e e s o ci al i e s u l l e p o l em i ch e p er u n a cu l t u ra fas ci s t a; Bi l en ch i i n v ece p ro v i ene d al l e fi l e s t rap aes ane, co n i s u o i carat t eri d i es al t az i o n e s q u ad ri s t i ca e d i cam p an i l i s m o becero, ed è passat o anche at t raverso ”L'Uni versal e” di Bert o Ricci. E' necessario notare come questi tre gi ovani, negli anni della guerra spagnola, passino, a seguito di un lento processo di autocritica, dal fascismo di sinistra al comunismo, ritenendo q u es t 'u l t i m o l 'u n i ca v era al t ernat i v a al fas ci s m o . Tornando all'asse Roma-Milano, vediamo che, oltre ad essere cent ro di pot ere, si ri serva anche l a prerogat i ve di un' 45 ivi, pag. 146. 33 informaz ione letteraria di base, a vasto raggi o di utenz a, con fi n al i t à d i v u l gat i v e. E ' i l cas o d el l a ”Fi era Let t erari a”, n at a a Milano nel 1925 e trasferita a Roma nel 1929 dove assume il nome di ”Italia Letteraria” (1929-1936) sotto la direz i one Pavolini; del ”Convegno” (1920-1939) di Ez io Ferrieri, sempre di Milano, rivista ecclettica ed aperta all'europeismo; di ”Omnibus” (19371939) il settimanale di Longanesi che inaugura la formula dei ro t o cal ch i d es t i n at i al l e cl as s i m ed i o b o rghes i . Proprio verso questo pubblico non propriamente letterato si rivolgono le riviste tipo la ”Fiera Letteraria”, in un'epoca "i n cui per lo stadio ancora non avanz ato dei mass media il libro co n t i n u av a ad o ccu p are u n a p o s i z i o n e d i s p i cco t ra i p ro d o t t i d i svago. Non st upi sce che l a carat t eri st i ca com une a quest e rassegne fos s e l 'ecl et t i s m o el ev at o a s i s t em a, e i l ri s u l t at o l a p u ra es p o s i z i o n e cam p i o n ari a d ei p ro d o t t i " 46. Questa riduz ione del lavoro letterario al piano dell'informaz ione, suggerita, se non i m p o s t a, d al l e n eces s i t à o gget t i v e che o s t acol an o l e el ab o raz i o n i teoriche coraggi ose e le esperienz e culturali di ispiraz i one europea o mondiale,è ben rappresentato, come ho gi a accennato, dalla ”Fiera Letteraria” di Umberto Fracchia. Il settimanale nasce con una chiara contrapposiz ione tra la "t orre d'avorio" in cui il letterato ama rinchiudersi e la "fiera" luogo di incontro dove è p o s s i b i l e u t i l i z z are anche u n l i n guaggi o d i m ercant i e gi o co l i eri . La ”Fi era” accet t a i l m o m ent o st ori co nel qual e vi ene a t rovarsi e opera solo nel campo specifico letterario ritenendo quello politico fuori della sua portata e nettamente separato dal primo. Ogni buon cittadino, sottolinea Fracchia se non è un uomo politico non deve tener dietro alle minuzie dell'azione politica militante, ma semplicemente considerarsi un soldato della nazione, pronto ai suoi grandi richiami, per il resto coltivare il proprio campo, qualunque esso sia, senza risparmio né di fede, né di 46 G. LANGELLA, Il seco lo d ella riviste, cit., pag. 84. 34 fatica, lasciando che gli uomini di politica assolvano il loro compito ed esercitino il loro potere47. Il regime, in questo periodo, cerca di convogliare tutti gl i i n t el l et t u al i , an ch e i p i ù d i s i m p egn at i , n el l 'am b i t o d el l 'at t i v i t à pubblicistica fascista, perché si rende conto della mancanz a di una cul t u ra fasci s t a degn a di quest o nom e, e soffre di un com pl esso di i n feri o ri t à ri s p et t o al l a cu l t u ra l et t erari a p i ù el et t a che p erco rre l e vie autonomistiche indicate dalla ”Ronda”. Mentre a Roma e a M i l an o è q u as i i m p o s s i b i l e at t u are u n d i b at t i t o cul t u ral e s en z a i m b at t ers i n el l o s co n t ro co n l e d i ret t i v e t o t al i t ari e a cau s a d el l a vicinanz a degli organi supremi di comando, a Fi renz e quelle pressioni gi ungono alquanto graduate e prive di quel tono i n t i m i d at o ri o ch e al t ro v e s i fa s en t i re; q u es t o p erm et t e l a n as ci t a di una ri vi st a com e ”S ol ari a” che espri m e i l suo ant i fasci sm o i n m o d o am biguo, ospitando c olla bor a tor i pr ove nie nti da lle esperi enz e pi ù di sparat e (ex r o n d i s t i , ex b aret t i an i com e M o n t al e, fas ci s t i d i s i n i s t ra co m e V i t t o ri n i ). Fi renz e, "cent ro eret i co" 48 nel panorama della cultura fascista, risorge nuovamente come centro culturale ricollegandosi al l e fi l a i n t erro t t e d i u n d i s co rs o i n t rapres o n el l 'i m m ed i at o dopoguerra, graz ie anche al fatto che il fascismo è maggi ormente i n t eres s at o al co n t rol l o d ei gran d i cent ri eco n o m i ci . C o m e fa notare Eugenio Garin: le riviste e i gruppi gridatori, per usare un termine crociano, non erano morti [...]. Non qui, nella confraternita dei convertiti [si riferisce ai futuristi], viveva la cultura fiorentina, ma nell'esercizio della filologia e nel culto della poesia. Era un ritiro in cui ritrovava se stessa e faceva penitenza del facile idealismo militante estraneo e male accetto [...]. I moti iconoclasti e sovvertitori, che al principio del secolo si erano presentati come innovatori ed 47 U . FR AC C HIA, L' a llo c u zio n e d i Mu sso lin i, c i t a t o i n G . M ANAC OR DA, S to ria della letteratura italiana tra le due guerre 1919-1943, Roma, Editori Riuniti, 1980, pag. 114. 48 G. LANGELLA, Il seco lo d ella riviste, cit., pag. 87. 35 europei, mostrarono allora, nelle conseguenze, la propria inconsisitenza morale e il loro inguaribile provincialismo, che il fascismo loro erede cercò di travestire da ideologia universale. Fu il tempo in cui la resistenza al fascismo sul piano culturale si manifestò come apertura alle voci del mondo che con la loro sola presenza svelavano tutta la fragilità di un' assurda pretesa di primato. Fu il tempo di ”Solaria” e di Montale, ma anche di un'isolamento quasi spasmodico nell'estetica pura e nella stilistica49. Agl i i n i z i i l ri t o rno al vecchi o spi ri t o ri vol uz i onari o t rova ospitalità nel fondo della provincia Toscana. E' proprio qui che ha o ri gi n e l o s p i ri t o d i S t r a p a e s e, che ri v en d i ca u n i p o t et i co d i ri t t o al riconoscimento della sua funz ione eversiva nei confronti della vecchia società cittadina e borghese. Questa tendenz a, rappresentata dal periodico fiorentino ”Il Selvaggi o” e dal bolognese ”L'Italiano” si contrappone al movimento di S t r a ci t t à , abbracciato dalla rivista ”900” di Massimo Bontempelli. Strapaese e Stracittà non si potrebbero capire al di fuori del quadro contrassegnato dall'ambiguità sostanz i ale del fronte dei consensi e d el t en t at i v o d i i n d i v i d u are n el l a co n fu s i o n e u n 'i d ent i t à cul t u ral e p u ram ent e e p erfet t am en t e fas ci s t a. Q u es t i d u e m o v i m en t i rappresentano le due anime dell'It alia: quella paesana provinciale amante della tradiz ione e quella cittadina industriale borghese consumistica ed europea. Secondo Raffaello Franchi le suddette riviste testimoniano la necessità di additare agli scrittori una meta o quanto meno una via comune; è necessario saper creare un'atmosfera spirituale dove, liberi dal peso delle vecchie sottigliezze cerebrali, almeno le intenzioni elementari degli uomini si riconoscano riposatamente e attingano, in codesti riconoscimenti, la forza che deve poi soccorrere gli autori nei travagli individuali" ”Il Selvaggio” e ”L'Italiano” sono sintomo di un bisogno rinnovato di libertà; "la libertà di sbertare i trafficanti dell'arte e della politica, di ripurgare l'Italia, sia pure con purghe leggere, dalle rinate incrostazioni della rettorica e del commercialismo50. 49 E . G AR IN, U n se c o l o d i c u l t u ra a F i re n ze d a P a sq u a l e V i l l a ri a P i e ro Calamandrei, in La cultura italiana tra '800 e '900, Bari, Laterza, 1962, pag. 99-101. 50 R. FR ANC HI, Alla rme , in ìSo la r ia ” ( 1 9 2 6 ) , I , 1 2 , p a g. 4 0 -4 1 . 36 N el com p l es s o i d u e fo gl i s em b ran o ri p ri s t i n are d u e v ecch i e e nobili posiz ioni, rispettivamente quella di ”Lacerba” e della ”R onda”; anal i z z andol i nel part i col are, però, è evi dent e che ”i l polemico tono lacerbiano del rondesco "L'Italiano" arrivi a compromettersi nel senso di fare un'intransigente guardia d'onore a ci ò che "Lacerba" ci present ava per art e; m ent re l a vet ri na selvaggi a dei disegni e delle poesie, espone quell'arte e quella letteratura con sussiego e perentorietà rondeschi” 51. ”Il Selvaggi o”, nato a Colle Val d'Elsa, appena un mese dopo l'assassinio Matteotti, per volontà del r a s d i P o ggi b o n s i , Angi olo Bencini, presenta, iniz ialmente, connotati pesantemente s q u ad ri s t i ci , agrari , i n ci t a al l a l o t t a co n t ro gl i ant i fas ci s t i dell'Aventino ed è fortemente contrario al revisionismo di Bottai. Questi motivi rimangono una costante anche del periodo fiorentino, iniz iato nel 1926, quando Mino Maccari, prima redattore della rivista e poi direttore, trasferisce la sede dal paese alla città. Da questo momento in poi ”Il Selvaggi o” non fa altro che ripetere i principi fondamentali del suo programma, soprat t ut t o nel ”Gaz z et t i no uffi ci al e di S t rapaese” che Orco Bi sorco, uno degli pseudonimi di Maccari, dirigerà di li a poco; qui m o l t o chi aram ent e si afferm a che: Strapaese è stato fatto apposta per difendere a spada tratta il carattere rurale e paesano della gente italiana; vale a dire, oltreché l'espressione più genuina e schietta della razza, l'ambiente, il clima e la mentalità ove son custodite, per istinto e amore, le più pure tradizioni nostre. Strapaese si è eretto baluardo contro l'invasione delle mode, del pensiero straniero e delle civiltà moderniste, in quanto tali mode, pensiero e civiltà minacciano di reprimere, avvelenare a distruggere le qualità caratteristiche degli italiani52. 51 52 IVI, pag. 41-42. O R C O B ISOR C O, ì G a z z e t t i no U ffic i a l e d i S t r a p a e se ” , 4 ( 1 9 2 7 ) , 1 6 , 1 s e t t e mb r e , 6 1 , c i t a t o i n R . B E R TAC C HINI, L e riv i ste d e l No v e c e n t o , F i r e nz e , Le Monnier, 1984, pag. 170. 37 S u p erat a l a cri s i d el d el i t t o M at t eo t t i ed i n i z i at a l a normaliz z az i one della vita pubblica, posto fine allo squadrismo dissidente, l'obbiettivo del ”Il Selvaggi o” si specifica nel tentativo di elevarsi a difensore della tradiz ione italiana diventando una fonte ufficiale del fascismo. Con lo spostamento della direz i one a Torino (30 gennaio-30 dicembre 1931) e poi a Roma (31 marz o 1943-1943), e, con l'ampliarsi della polemica di Maccari fino ai confini dello spaz io governativo, il carattere regi onale della rivista viene sempre più attenuandosi, sostituito da una feroce e spesso subdola satira naz i onale. Questi sono gli anni in cui scompaiono le utopie "s elvatiche" lasciando il posto alla frenetica fronda di Maccari, al gu sto per la battuta ironica che feri s ce s em p re e s em p re s cen d e al co n cret o d ei fat t i , n el v i v o del l a pi aga. Maccari , spent a l 'ant i ca spi n t a ri vol uz i onari a nel progressivo conformismo della nuova classe politica, si sente t rad i t o d al fas ci s m o ch e, o rm ai , s i è av v i at o s u l l a s t rad a d el l a normaliz z az i one e dell'imborghesimento. Già nel 1929, da polemista e moralista deluso, difende l'autonomia e l'indipendenz a dell'arte rispetto al partito, e anche quando si rende conto di esser stato sconfitto dagli eventi egli continua a denunciare i pericoli del militarismo e la minaccia dell'ascesa del naz i smo. ”Il S el v aggi o ”, al t em p o d el t ri o n fo i m p eri al e, ri m an e u n fat t o i s o l at o ed anacroni st i co ed è cost ret t o al l a chi usura. Il volto tradiz ionalmente contadino e autoctono del fascismo vagh eggi at o da Maccari ha m ol t e affi ni t à col fasci s m o com unal e, regi onalmente italiano "ancora carbonaro e garibaldino" 53 offert o da ”L'Italiano” del romagnolo Leo Longanesi. Comuni alle due r i v iste sono l'antie ur ope ismo, l'a ntimode r niz z a z i one , l'antinovecentismo sia letterario che pittorico. Le affinità sono evidenti nel programma firmato da Gherardo Casini, dove si ribadisce il rifiuto delle novità provenienti dall'estero: I popoli nordici hanno la nebbia, che va di pari passo con la democrazia, con gli occhiali, col futurismo, con l'utopia, col suffragio universale, con la birra, con Boekling, con la 53 R. B E R TAC C HINI, o p . c it. , p a g. 1 7 3 . 38 caserma prussiana, col cattivo gusto, coi cinque pasti e la tisi marxista. L'Italia ha il sole, e con il sole, non si può concepire che la Chiesa, il classicismo, Dante, l'entusiasmo, l'armonia, la salute filosofica, il fascismo, l'antidemocrazia, Mussolini. Questo giornale cercherà di dissipare le nebbie nordiche che sono scese in Italia per offuscare il sole che Dio ci ha dato54. ”L'Italiano” si avvale non solo di collaboratori come Alessansro Pavolini, Curz io Malaparte, Ardengo Soffici, ma anche d i l e t t erati come G iuseppe Ra imondi, il qua le , ne l 1926 in un art i co l o i n t i t o l at o s i gni fi cat i v am ent e DIfese della Ronda, dà cal o ro s am en t e i l b en v en u t o n el l a ri v i s t a a V i n cenz o C ardarel l i . Questa forte presenz a rondiana colloca la rivista in un ambito più ci v i l e e p i ù i n t el l et t u al i z z at o ri s p et t o a ”Il S el v aggi o ”, d al l e cui colonne Maccari evidenz i a le differenz e, nonostante la polemica comune contro Stracittà, rivendicando per sé il diritto di definirsi st rapaesano 55. La differenz a tra i due periodici riguarda non tanto i contenuti polemici, quanto il modo di fare polemica e di conseguenz a anche i settori e il pubblico su cui incidono: il peri odi co di Maccari agi s ce at t raverso l a paesani t à e i l sapore macchiaiolo, quello di Longanesi si propone di costruire un italiano più raffinato dai caratteri regi onali anz i ché provinciali, mediando la posiz ione di ”Lacerba” e della ”Ronda” e riducendo il gesto anarchico all'ordine, ricomponendolo nella tradiz ione classica in nome di uno stile e di un tono ironici, ma rispettosi. Con il trasferimento della redaz i one a Roma nel 1936 comincia la 54 ìL'I ta lia no ” , 1 ( 1 9 2 6 ) , 1 4 ge nna io , c ita to in R. B E R TAC C HINI, o p . c it. , p a g. 173. 55 A questo proposito Maccari afferma che " strapaese nato nel 1926 sul ìSelvaggio” e quivi cresciuto e irrobustito, non come una formuletta letteraria o artistica, ma come un'affermazione alta e sonora di mentalità e sentimento in tutti i campi, come un modo di intender la vita, unitaria e complessa della Nazione" . In ì Il S e l v a g g i o ” ( 1 9 2 7 ) , 2 4 n o v e m b r e c i t a t o i n A. P ANIC ALI, Le riv iste d e l p e rio d o fa sc ista , M e ssina -Fi r e nz e , G . D 'Anna , 1978, pag.30. 39 parabola discendente della rivista anche perché Longanesi co n cen t ra t u t t e l e s u e forz e a ”Om n i b u s ”, i l cap o s t i p i t e i n It al i a d ei gi o rn al i a ro t o cal co carat t eri z z at i d al l a p rem i n enz a d el l e immagi ni sul testo scritto che fu stroncato dalla censura nel 1939. Sul versante, opposto si schiera il movimento stracittadino, rappresentato dalla rivista romana di Massimo Bontempelli, ”900” (1926-1929), attorno alla quale gravitano ”I Lupi” (1928), ”L'Interplanetario” (1928) e ”Duemila” (1929). Il ”900”, fondato d a Bo n t em p el l i i n s i em e a C u rz i o M al ap art e 56 cerca di far confluire in una di m ensi one accet t abi l e dal regi m e le i s t anz e d el l 'av an gu ard i a eu ro p ea n ei t erm i n i d i u n a l et t erat u ra d i fi ancheggi am ent o . Bo n t em p el l i i n t en d e ri d u rre l a d i m en s i o n e europea a quella italiana; si guarda cioè all'Europa per mostrare che l'It alia può e deve avervi una parte da protagonista "i n quanto p at ri a d el l e aq u i l e e d ei gagl i ardet t i co n u n a gran d e d i gni t à ro m an a e i m p eri al e d a d i fen d ere" 57. Quindi cultura nuova che deve servire come stimolo al rinnovamento della cultura fascista; l'apertura all'Europa deve servire per la creaz i one di un linguaggi o che il regime può e deve accettare con la piena coscienz a della superiorità romana. Nonostante ciò, l'uscita del primo quaderno di ”900”, scritto in francese e sottotitolato ”Cahiers d'It alie et d'Europe”, suscita grandi polemiche. La redaz i one è internaz ionale e ospita Ramòn Gòmez de la Serna, J ames J oyce, George Kaiser, Pierre Mac Orlan, ai quali si aggi unge, a partire dal terz o quaderno, il sovietico J l ya 56 Pseudonimo di Kurt Erich Suckert. Egli, all'inizio della sua collaborazione a ìL'Italiano”, annuncia di non chiamarsi più Suckert, ma Malaparte, perché desidera essere italiano non solo nel cervello, nel fisico e nello spirito, ma anche nella desinenza del nome. Dopo la militanza in ì900”, si impegna politicamente dalla parte degli strapaesani; negli anni T renta entra in sospetto allo stesso regime fascista. Egli, convinto sostenitore della necessità di non arrestare il processo rivoluzionario contro il costume borghese, contrario all'istituzionalizzazione del regime, e, negli stessi anni del ìBaretti”, fonda il periodico ìConquista dello Stato”. 57 G . LUTI, I n t ro d u zi o n e a l l a l e t t e ra t u ra d e l No v e c e n t o , c i t . , p a g. 1 4 0 . 40 Ehrenbourg. Il fatto di pubblicare in francese, lingu a ampiamente conosciuta in Europa, rinunciando allo stile italiano, non significa n egare l a t rad i z i o n e e i v al o ri d el l a cul t u ra i t al i an a, m a, al contrario, risponde all'intento di portare e far conoscere l'It alia in E u ro p a. Il d i s co rs o s u l fas ci s m o ri m an e m argi n al e; l a v o ce "fasci sm o" vi ene accurat am ent e evi t at a, e l e poche al l usi oni sembrano di circostanz a. Ulteriore obbiettivo di Bontempelli è q u el l o d i i n s eri re l a fi gura d el l o s cri t t o re al l 'i n t ern o d el l a struttura industriale; per fare questo, rinunciando alla forma e all'introspez i one psicologica, egli dovrebbe creare nuovi miti, personaggi , avventure che diffondano tra le masse il nuovo clima d i m o d ern i t à. La s v al u t az i o n e d el l a form a è l egat a al l a co n s ap ev o l ez z a d el l e l i m i t at e q u al i t à d el d es t i n at ari o -m as s a, m a l 'u n i ca p o s s i b i l i t à p er rei n s eri re l a l et t erat u ra i t al i an a n el m ercat o europeo è quella di puntare a un pubblico il più vasto, il più vario e i l p i ù com p l et o p o s s i b i l e. D i q u i l 'i n t eres s e p er i l v ari et à, p er i l ci n em a, i l j a z z e l o s p o rt , t u t t e m an i fes t az i o n i che at t i ran o u n pubblico ampio e composito. Tutto questo provoca la reaz ione dei "sel vaggi ", cont rari al l e t eori e novecent i s t e. C i ò che l i preoccupa m aggi o rm en t e è i l fat t o ch e Bo n t em p el l i , an z i ch é es p o rt are l a nostra cultura, importava la moda e i costumi di Parigi , di Mosca e di New York. Emblematico è un articolo di Maccari dove egli sostiene di non voler "abolire la modernità, non siamo i nostalgici di nessun secolo passato; soltanto ci piacerebbe vedere la m o d erni t à p i ù i t al i an a che am eri cana e t ed es ca, e i l n o s t ro s ecol o p i ù i n armonia con lo spirito tr a diz iona le ita lia no, c oi c ostumi, co n l a m en t al i t à, co n l e co n s u et u d i n i p ro p ri e d el l a n o s t ra gen t e e radicate nelle nostre generaz i oni", e continua dicendo che la modernità, cos” come si va configurando "b astarda, i n t ernaz i onal e, est eri ore, m eccani ca, un i nt rugl i o m ani pol at o da banchieri ebrei, da pederasti, da pescicani di gu erra, da tenutari di b o rd el l i " 58, se accet t at a i nt egral m ent e pot rebbe corrom pere e 58 ìIl Selvaggio”, IV (1927), 2. 41 inquinare la raz z a italiana 59. Il novecent i s m o e i l paesani s m o sono, secondo Franchi, "due tenutine grandi quanto un balocco da ragaz z i "; bast a pensare a Mal apart e sem pre a cacci a di t em i semplici, di paradossi e di "colori elementari per dare sfondo e successo ai gi ochi del suo indiscutibile talento" 60. Un altro bersaglio polemico di Maccari è costituito dalle persone che hanno scelto, anz i ché la via della lotta e della rivoluz ione provinciale, la facile strada del compromesso, i fiancheggi atori della gl oria e del successo. Al centro della p o l e m i c a s i c o l l o c a l 'a t t i v i t à d i O j e t t i , u o m o d o t a t o d i i n d u b b i e capacità organiz z ative, e le sue riviste, ”Pegaso” (1929-1933) e ”Pan” (1933-1935) che Maccari critica aspramente: "Non c'è un p en s i ero , u n a v eri t à s o l a, che em erga d a t u t t a l a l o ro [ s i ri feri s ce ad Ojetti e a Borgese] congerie articolistica, novellistica, e pseudo-critica, all'infuori di un gran bigi ume, di una meschinità i n guant i gi al l i , e u n a l eggi adra b an al i t à" 61. O j e t t i , i n f a t t i , s i p o n e sul versante opposto rispetto a quello dei "s elvaggi ", e rappresenta non la faccia squadristica del regime, bens” quella b en p en s ant e, b o rghes e, i s t i t u z i o n al i z z at a, il fas ci s m o diplomatiz z ato e accademiz z ato. Le sue riviste sono caratteriz z ate dall'eclettismo, sono il punto di incontro apparentemente neutro d el l e v ari e l i n ee d el l a l et t erat u ra i t al i an a. O j et t i s i l i m i t a a radunare attorno a sé presenz e gi à esistenti, provenienti dalle ri v i s t e p i ù d i v ers e; ad es em p i o d a ”S o l ari a” Bo n s an t i , V i t t o ri n i , Montale, Tecchi, Lo ria, Comisso, dalla ”Ronda” Cecchi, da ”Il Baretti” Ginz burg, Sapegno, da ”900” Bontempelli, dall'area 59 Questo, a mio parere, può essere considerato un attacco alla linea europea seguita da ìSolaria”, che userà come modelli letterari esponenti ebrei della letteratura europea ed italiana (vedi Saba e Svevo), e per questo sarà più volte attaccata dai rappresentanti della cultura conservatrice. 60 R. FR ANC HI, F a c i l e A p o lo g ia d e l d i f f i c i l e, in ìSo la r ia ” ( 1 9 2 7 ) , I I , 7 -1 0 , pag. 51. 61 M . M AC C AR I, A rte e o rd in e a rtistic o , in ìI l Se lva ggio ” , I V ( 1 9 2 9 ) , 1 2 . 42 cro ci an a Fl o ra, d al l e fi l e fas ci s t e P el l i z z i , P i acent i n i e p o i P i ran d el l o , M o rav i a, C i co gnani e m o l t i al t ri . D al l a p res enz a d i questi collaboratori si capisce che sulle riviste di Ojetti non si fa p o l i t i ca, ma in nome di un progetto culturale simile a quello della ”Ronda” o della prima ”Solaria” in cui l'isolamento dell'intellettuale corrispondeva ad un programma cosciente, ma per un gesto, se non di viltà, certo di accettata rinuncia che si risolve in un indiretto fiancheggiamento al regime compiuto nel modo più inconsapevole e indolore62. O j et t i d a p er s co n t at o che i l fas ci s m o s i a u n fat t o p erm anent e e d u rat u ro , u n a real t à p o s i t i v a, ch e M u s s o l i n i s i a u n gran d e u o m o p o l i t i co e ch e l a cul t u ra d a s o s t enere s i a u n a cul t u ra di armonia, di ordine, di tradiz ione. E s i s t e u n a s eri e d i ri v i s t e, gran p art e d el l e q u al i gi o v an i l i , contemporanee e per certi aspetti cooperanti con ”Solaria”, che acq u i s t an o ri l i ev o d al l a col l o caz i o n e ent ro u n d i al o go b en accordato. Tale è la condiz i one della ”Libra” (1928-1930), pubblicata per dodici numeri da un gruppo di gi ovani, sotto la direz i one di Mario Bonfantini, alla quale collaborano solariani come Noventa, Piovene, Raimondi e Debenedetti. Come ”Solaria” nasce senz a un preciso programma, ma con "due convincimenti che si riferiscono alle condiz i oni della presente letteratura" e cioè che "s e l'arte nostra è sempre più povera ed esangue si deve principalmente allo scadimento della persona morale degl i s cri t t o ri , an ch e d ei p i ù al t i d 'i n gegn o " e che "nel l 'at t es a d el l a s p erat a e fo rs e d a m o l t i s egni i m m i n ent e ri gen eraz i o n e, n o n s areb b e gran m al e p er i p i ù m o d erni i l d ars i i n p i ena u m i l t à d 'an i m o e cas t i t à d i m en t e a p ro l u n gat e e am o ro s e l et t u re d ei n o s t r i b u o n i a n t i c h i " 63. Oltre a questo collegamento alla ”Ronda”, 62 G. MANACORDA, Storia della letteratura italiana tra le due guerre 1919- 1943, cit., pag. 226. 63 M . B ONFANTINI, ìLa lib r a ” , I ( 1 9 2 8 ) , 1 , r ip o r ta to d a A. FOLIN-M . QUARANTA, Le riviste giovanili del periodo fascista, T reviso, Canova, 1977, pag.74-76. 43 il rapporto con ”Solaria” è caratteriz z ato dal comune interesse per la letteratura europea, con un occhio di rigu ardo per Parigi , dalla volontà di superare la fase del "s aper scrivere troppo bene" nel genere romanz esco. Altra rivista orbitante attorno a ”Solaria”, per l a s i m i l ari t à d el l a cu l t u ra e d el gus t o e p er i n u m ero s i co l l ab o rat o ri co m u n i (ad es em p i o D eb en ed et t i , Lori a, S o l m i , Raimondi) è la rivista romana ”Fronte”, diretta da un artista, Marino Maz z acurati. Purtroppo, la rivista ha una vita estremamente breve (due numeri dal gi ugno al dicembre 1931), ma è ugualmente evidente il collegamento alla ”Ronda” n el l 'afferm az i o n e che i n l et t erat u ra s o l o l o s t i l e rap p res ent a i l puro valore estetico, e nel suo addentrarsi nelle nascenti dispute sul neorealismo, che saranno presenti anche in ”Solaria”. U n 'al t ra ri v i s t a che i n i z i al m en t e s em b ra av v i ci n ars i a ”Solaria” e segu ire le sue orme è ”Occidente” (1932-1935), diretta da Arnaldo Ghelardini; il suo programma è molto ambiz i oso e si propone come obbiettivo di diventare la prima grande rivista letteraria italiana di risonanz a universale. Il fatto di considerare il co n t i n ent e com e d i m en s i o n e p o l i t i ca real e e l 'It al i a fas ci s t a co m e "l 'elemento di più concreta realtà e di viva attraz ione" 64 d i s t i n gue n et t am en t e l 'euro p ei s m o d i ”Occi d en t e” d a q u el l o m i t i co d i Gobetti e di ”Solaria”. La rivista di Ghelardini propone un'arte real i s t a e i m p egn at a co n i n t en t o d i fi ancheggi am ent o p o l i t i co al regime, cosa che ”S olaria”, invece, non accetta mai, nemmeno n egl i u l t i m i an n i d el l a s u a es i s t en z a. Altro caso interessante è quello della rivista di poesia ”Circoli” (1931-1939), nata a Genova con la direz i one di Antonio G ran d e e co n u n a red az i o n e com p o s t a d a M o n t al e, D eb en ed et t i , S o l m i , Bari l e, t u t t i col l ab o rat o ri d i ”S o l ari a”; t ras feri t as i a R o m a nel 1934, da rivista esclusivamente di poesia e di frammenti di p ro s a l i ri ca, chi u s a i n u n i s o l am en t o d i gn i t o s o , s i fas ci s t i z z a i n pochi numeri, smantellando il vecchio gruppo redaz i onale, 64 Citato in G. MANACORDA, Storia della letteratura tra le due guerre, cit., pag. 215. 44 occupandosi sempre più dei fatti politici. Questa brusca inversione di rotta desta non poca amarez z a e disappunto negl i i n t el l et t u al i m en o as s ervi t i al regi m e; u n es em p i o è l a l et t era d el 1936 di Carocci a Tecchi: Adesso in Italia non è rimasto veramente nulla. ”Pan” è morto, la ”Fiera” ridotta alla vergogna, ”L'italiano” che non esce quasi più. ”Solaria” che cessa; ”Circoli” altrettanto vergognoso quanto la ”Fiera”; il ”Convegno” passato nel limbo dei bambini65. Sul versante opposto a ”Solaria” si colloca ”L'Universale” (1931-1935, Fi renz e) di Berto Ricci, gi à curatore del ”Rosai”, e di Dino Garrone, un gi ovane che deluso dal fascismo tenta la fuga dalla provincia per un successivo recupero di essa attraverso la mediaz ione della cultura europea. Il progamma che si propongono è esposto chiaramente nel primo numero della rivista dove si dichiarano liberi da ogni eredità del passato e sebbene rispettosi di alcuni uomini degli ultimi trent'anni, ambiscono a superare "l 'impressionismo e qualunque avanguardismo vecchio [ allusione al futurismo] "; credono nell'assoluto politico che è l'impero: aborriamo chi lo nomina invano. Oprano all'impero i poeti, ma cantando i campi e gli amori, non con declamazioni sul fante. E con ciò non chiediamo arte pura, impossibile separazione dalla politica: anzi vogliamo e avremo poesia civile, ma in grande, degna di questa patria". Essi apirano ad essere universali, moderni e senza idoli, "sta al nostro secolo ridare alla mente italiana l'abito della vastità, l'amore e l'ardire, il dominio de' tempi e delle nazioni. Chi intende questo sarà con noi66. Caso a parte è quello del mondo cattolico che, dopo i Patti Lateranensi del 1929, ottiene una maggi ore libertà d'az ione al l 'i n t ern o d el regi m e che i m m ed i at am en t e cerca d i s fru t t are p er imporsi, non solo a livello di religione di stato, ma anche sul 65 G. MANACORDA, Lettere a Solaria, Roma, Editori Riuniti, 1990. 66 ìL'U nive r sa le ” , I ( 1 9 3 1 ) , 1 , r ip o r ta to d a A. FOLIN-M . Q UAR ANTA, o p . c it. , pag. 90-92. 45 piano culturale. Numerose sono le riviste militanti cattoliche, nate s u l l 'o n d a d e l l 'e n t u s i a s m o s o l l e v a t o d a l l a r i s o l u z i o n e d e l l a questione romana: l'itinerante ”Carroccio” (1922-1940), la palermitana ”Tradiz i one” (1928-1939), la romana ”Sapienz a” (1933) danno battaglia ai sostenitori della concez ione gentiliana dello stato etico, autonomo e laico al quale la Chiesa è sottomessa. La rivista cattolica che dal punto di vista letterario riscuote maggi or successo, soprattutto nella media borghesia, è il fiorentino ”Frontespiz i o” (1929-1940), che rispecchia la coi n ci d en z a t ra s i t u az i o n e p o l i t i ca e cat t o l i ces i m o . Il s u o programma prevede la revisione in senso cattolico della tradiz ione cu l t u ral e i t al i an a, l 'el i m i n az i o n e d i o gn i an t i cl eri cal i s m o r i s o r gi m e n t a l e e l 'a n t i p o s i t i v i s m o , m a l 'o b b i e t t i v o p i ù i m p o r t a n t e è la conquista del favore di un pubblico ampio. Fatto alquanto i n t eres s an t e è l 'o s p i t al i t à che q u es t a ri v i s t a cat t o l i ca co n cede agl i erm et i ci m a, co m e s o t t o l i n ea Lut i 67, non si deve confondere l'ermetismo, che ha s” radici nella lettura e conoscenz a della tradiz ione e del cattolicesimo francese, con ”Frontespiz i o”, tanto che gli ermetici ben presto avvertono il loro disagi o, fino a costituirsi come gruppo a sé, che confluisce, più tardi, nella fiorentina ”Campo di Marte” (1938-1939). Questa rivista, s o t t o t i t o l at a ”q u i n d i ci n al e d i az i o n e l et t erari a e art i s t i ca”, red at t a da Alfonso Gatto e Vasco Pratolini, riprende l'europeismo di ”S o l ari a” i n u n 'o t t i ca o rm ai d i v ers a; s i am o , i n fat t i , v i ci n i al l a seconda guerra mondiale e l'Europa non è più un mito, ma la realtà dei campi di battaglia. In ”Campo di Marte”, pur rimanendo vivi i sintomi della necessità di un nuovo rapporto tra cultura e soci et à, da edi fi carsi su basi apert e al fut u ro, preval e l a dimensione privata, quella di un gruppo di amici che opera in un an gol o fat i co s am ent e ri t agl i at o n el b o s co d el l a ret o ri ca i m p eran t e. ”Campo di Marte” si rivela il foglio più sensibile e inquieto della letteratura italiana della fine degli anni Trenta; esso si propone di essere un qui ndi ci nal e vi vace e pol em i co rappresent ant e i gi ovani s cri t t o ri fi o ren t i n i , t es o a rap p res ent are e a d i fen d ere i l d i ri t t o 67 G . LUTI, La lettera tu ra n e l ven ten n io fa scista , c i t . 46 d el l a l et t erat u ra ad es i s t ere i n q u an t o t al e. A l l 'i n s egna d el l a letteratura vi confluiscono i superstiti di ”Solaria”, fra i quali Ferrata, e, come gi à detto, i transfughi del ”Frontespiz i o”. ”Campo di Marte”, quindi, si presenta come " il diario, il brogliaccio, lo sfogo, addirittura il Li bro Segreto della gi ovane generaz i one; ne mostrava a nudo gli scatti e le debolez z e umane, non ne interpretava, se non raramente la situaz ione a livello di gi udiz i o filosofico, storico-letterario o filologi co" 68. Da questo quadro sintetico delle riviste più significative pubblicate nel decennio solariano si capisce che il mondo culturale, sebbene alcuni protagonisti abbiano preso posiz ione su uno dei due versanti, fascista o antifascista, non sia costituito da esperienz e isolate e restie ad ogni apporto esterno, ma carat t eri z z at o d a p o l em i ch e, d i b at t i t i , s cam b i d i i d ee, graz i e al l a libertà di spostamento dei collaboratori da una rivista all'altra. Anche ”Solaria”, repubblica delle lettere per eccellenz a, si trova i m m ers a i n q u es t o m are d i ri v i s t e e p ro m u ev erà avant i u n d i s co rs o letterario non completamente sganciato dalla realtà circostante, m a apert o al l e n o v i t à e al l a l et t erat u ra d i s t am p o euro p eo . L'eccl et i s m o che ha carat t eri z z at o ”S ol ari a” è st at o real i z z abi l e i n u n a Fi ren z e ch e era d i v en u t a i n q u egl i an n i i l cen t ro effet t i v o della vita letteraria italiana. Il punto di incontro dell'intelligenz a b o rgh es e s i era s p o s t at o d al P i em o n t e go b et t i an o e d al l a R o m a rondiana alla Fi renz e del compromesso cattolico e della difesa erm et i ca. 1.3 Antecedenti di ”Solaria” A l fi n e d i com p ren d ere m egl i o l a col l o caz i o n e cul t u ral e, l e scelte e lo sviluppo della rivista che qui intendiamo analiz z are, è necessario parlare, sebbene in modo sintetico, di almeno due riviste delle quali ”S olaria” raccoglierà l'eredità: la ”Ronda”, fi o ren t i n a, e i l t o ri n es e ”Il Baret t i ”. C o m e s o t t o l i n ea G i o rgi o Lut i 68 R. J AC OB B I, ìCa m p o d i Ma rte ” tre n t' a n n i d o p o , Fir e nz e , V a l l e c c hi , 1 9 6 9 , c i t a t o d a A. P ANIC ALI, o p . c it. , p a g. 8 6 . 47 ”"S o l ari a" ebbe l 'am bi z i one di raccogl i ere i l m egl i o del l a cul t ura borghese, operando una sintesi attiva tra le antiche istanz e d el l 'euro p ei s m o b aret t i an o e i l ri gore l et t erari o d i i m p o s t az i o n e rondiana” 69. La convivenz a fra due tendenz e cos” diverse, la prima t es a al l a co l l ab o raz i o n e e al l a p art eci p az i o n e n el l a s o ci et à, l a seconda tesa alla purez z a letteraria, sarà tutt'altro che pacifica e con il tempo porterà alla spaccatura del gruppo fondatore CarocciBonsanti, i quali daranno vita a due riviste, rispettivamente ”R i form a Let t erari a” e ”Let t erat ura”. Iniz iamo dalla ”Ronda” (1919-1922), rivista diretta da Vincenz o Cardarelli, nata a ridosso della prima gu erra mondiale ad opera di un gruppo "coscientemente indiriz z ato" di cui fanno parte Baldini, Barilli, Bacchelli, Cecchi; essa auspica un ritorno a l l 'o r d i n e 70, una restauraz i one culturale da attuarsi mediante un rinnovato legame con la tradiz ione italiana riconosciuta in Leopardi , e con i cl assi ci e at t raverso una prem urosa at t enz i one ai problemi dello stile e dell'eleganz a formale. Dopo l'esperienz a bellica, che ha posto fine alle speranz e vociane, un ritorno al l 'o rd i n e è n eces s ari o ed è at t u abi l e s o l o at t ravers o u n l ab o ri o s o p ro ces s o d i recu p ero d el l a es s en z i al i t à e d el l a s p eci fi ci t à d el l a fu n z i o n e d el l a p o l i t i ca e d i q u el l a d el l a cul t u ra e s u l l 'at t i v az i o n e del potere nuovo della distinz i one, cioè di un potere moderno, successi vo al l a cri s i pri m o novecent esca, e propri o di una rinnovata unità statuale, capace di distinguersi nell'articolaz ione autonoma delle sue funz ioni. Tale messaggi o non contiene alcun riferimento politico, anz i tutti sono pienamente d'accordo sul fatto che l'artista non debba avere alcun rapporto con la politica in q u an t o q u es t o l o d i s t rarreb b e d al l a s u a at t i v i t à. La b at t agl i a 69 70 G . LUTI, La lettera tu ra n e l Ven ten n io fa scista , c i t . , 1 9 9 5 , p a g. 7 7 . Il messaggio era implicito anche nel titolo, infatti il termine Ronda si riferisce alla ronda militare, e ciò fa capire che i protagonisti della rivista ritenevano necessario mettere ordine nella cultura contemporanea. Lo stesso Bacchelli nella Dichiarazione d'ordine e di interessi spirituali". monarchica dichiarava " siamo uomini 48 rondiana per una letteratura priva di impegni pratici, sostenuta da una base di aul i ca ret ori ca di cui si cercavano gl i esem pi i n Leopardi, è implicitamente anche una battaglia antidannunz iana, co n t ro l a corruz i o n e d el rom an t i ci s m o i n d i rez i o n e d ecad en t i s t i ca, ed è nello stesso tempo una volontà di rifiutare la spinta della ”Voce” prez z oliniana verso la cultura filosofica e il mondo p o l i t i co e s o ci al e. Il ri chi am o al l 'o rd i n e q u i n d i s i es p l i ca n el ri t o rn o al l a m i gl i o re t radi z i o n e l et t erari a e ri v el a l 'i m p u l s o ad u n am p l i am en t o d el l 'o ri z z o n t e l et t erari o m ed i an t e l 'i n s eri m en t o d el l a cultura italiana nella civiltà europea contemporanea. Il gruppo d el l a ”R o n d a”, i n fat t i , n el P r o l o g o i n t r e p a r t i , sostiene di aver i m parat o dai cl assi ci per i quali, come per noi, l'arte non aveva altro scopo che il diletto, ad essere uomini prima che letterati. Il vocabolo umanità lo vorremmo scrivere nobilmente con l'h, come lo si scriveva ai tempi di Macchiavelli, perché si intendesse il preciso significato che noi diamo a questa parola [...] Per ritrovare, in questo tempo, un simulacro di castità formale ricorreremo a tutti gli inganni della logica, dell'ironia, del sentimento, ad ogni sorta di astuzie. Per i rondisti esiste dunque un preciso programma legato al concet t o di una l et t erat ura "i nt esa com e eserci z i o di si nt eressat o e ri s o l u z i o n e as s o l u t a d i u n q u al s i as i co n t en u t o i n t erm i n e d i s t i l e 71. Ciò non significa rimanere vincolati ad uno stile e ad una l i n gu a o rm ai m o rt i , m a ri m an ere n el l a t rad i z i o n e i t al i an a; s em p re n e l s u d d e t t o P r o l o g o si dice: Il nostro classicismo è metaforico e a doppio fondo. Seguitare a servirci con fiducia di uno stile defunto non vorrà dire per noi altro che realizzare delle nuove eleganze, perpetuare insomma, insensibilmente, la tradizione della nostra arte. E questo stimeremo essere moderni alla maniera italiana, senza spatriarci72. 71 N . SAPE GNO c i t a t o i n G . LUTI, La lettera tu ra n e l ven ten n io fa scista , c i t . , pag. 21. 72 V . CAR DAR E LLI, P ro lo g o in tre p a rti , ìRo nd a ” ( 1 9 1 9 ) , 1 a p r ile . 49 L'esperienz a rondiana si chiude nella lettura di terz a pagi na, nella scia di un gu sto di prosa d'arte che incontra il successo di un pubblico che non domanda altro se non di dimenticare le an gos ci o s e p erpl es s i t à p o l i t i ch e e s o ci al i . La t o rre d 'av o ri o d el l et t erat o che ri fi u t a d i i m p egn ars i n el l 'i n t erp ret az i o n e d el l a s o ci et à ch e l o h a p ro d o t t o , p reval e n egl i u l t i m i d u e an n i d el l a rivista e conduce "ad una forma di attendismo cosciente che è certo l'aspetto più evidente delle conclusioni rondiane" 73. Da ciò si capisce che la rivista rifiuta "l 'agone storico in cui veniva o b biettivam ente a trov a r si, r if ugi a ndosi in un limbo tutto letterario dove l'artista compiva una sua insostituibile promoz ione del reale separata da contesti di altro ordine" 74 ed elude il p ro b l em a d el l 'i n s eri m en t o d el l a b o rghes i a n el l 'It al i a p o s t -b el l i ca i n nom e di "un'ari s t o crat i ca rest auraz i one form al e" 75. La ”Ronda” si conquista uno spaz io ideale che viene determinandosi in antitesi alla retorica dominante, in un aristocratico distacco dalla l o t t a p er l a s o p rav v i v en z a, i n u n co n fo rm i s t i co as s u efars i p o l i t i co , quasi che art e e cul t ura fossero aut o suffi ci ent i e pot essero i n forz a della insopprimibile tradiz ione sottrarsi al problema vitale del loro tempo: al rapporto tra società e cultura. La volontà e la convinz ione di poter creare un'autonoma civiltà letteraria fuori da ogni compromesso con la politica rimangono vive anche in ”S ol ari a” graz ie alla collaboraz ione di un nutrito gruppo di ex rondisti, tra i quali i collaudati Riccardo Bacchelli e Antonio Bal d i n i e i gi ovani Bonavent ura Tecchi , Art uro Lori a e Al essandro Bo n s a n t i . 73 G . LUTI, La lettera tu ra n e l ven ten n io fa scista , c i t . , p a g. 3 0 -3 1 . 74 G. MANACORDA, Letteratura e cultura nel periodo fascista, cit., pag. 3. 75 G . I NNAM OR ATI, Tra critici e riviste d e l n o vecen to, F i r e nz e , V a l l e c c hi , 1973, pag. 170. 50 S u as p et t i t o t al m en t e d i v ers i s i co n cen t ra l 'al t ra ri v i s t a d i cui ”S ol ari a”, com e è gi à st at o det t o, accogl i e l 'eredi t à, ”Il Baret t i ” . Id eatore di questa rivista è un gi ovane intellettuale, Piero Gobetti che ha in precedenz a fondato le riviste ”Energie nuove” (1918) e ”Rivoluz ione Li berale” (1922), impegnate sul piano p o l i t i co e m i rant i ad u n a s o l u z i o n e l i b eral e d ei p ro b l em i d el l a s o ci et à i t al i an a. ”Il Baret t i ” 76, al contrario, è una rivista letteraria, alla quale si affida "un compito di rottura e di opposiz ione in sede s t ret t am en t e cu l t u ral e e l et t erari a" 77, che deve operare sul piano della cultura militante, affrontando gli stessi temi che ”R i v o l u z i o n e Li b eral e” h a t rat t at o s u l p i an o p o l i t i co , m a agen d o at t rav ers o l a p o l em i ca cu l t u ral e. G o b et t i h a i n p ro get t o q u es t a rivista gi à da molto tempo, ma la realiz z a in un periodo cruciale p er l a s t o ri a i t al i an a, t ra i l d el i t t o M at t eo t t i e i l d i s co rs o d i Mussolini alle Camere, proprio quando il regime fascista mostra l a s u a d eb o l ez z a, e s em b ra p i ù s em p l i ce al l argare i l fro n t e d e l l 'o p p o s i z i o n e . S u l l 'o n d a t a d i s d e gn o s e gui t a a l d e l i t t o Matteotti, Gobetti adotta la tattica di affrontare il nemico ancora s c o s s o c o i n v o l gen d o gl i i n t e l l e t u a l i n e l f r o n t e m i l i t a n t e , incanalando le loro energi e e il loro prestigio in un'operaz i one chi aram en t e ant i fas ci s t a. La ri v i s t a go b et t i an a s o s t i en e l 'i m p egn o p o l i t i co e s o ci al e d el l a l et t erat u ra e l 'i m m ed i at a com p rom i s s i o n e d el l e forz e i n t el l et t u al i e b o rghes i d i fro n t e al p eri col o d el l a fal s a ri v o l u z i o n e fas ci s t a, l a d i fes a d el l a l et t erat u ra i n s i d i at a d al l a politica "non per restaurare un'idealistica e rondesca autonomia dell'arte, ma per attribuire alla letteratura nuove responsabilità et i ch e e ci v i l i " 78, l a ri cerca d i u n cos t rut t i v o col l egam en t o all'Europa che possa svecchiare la cultura naz i onale, perché 76 Con il titolo si fa esplicito riferimento a Giuseppe Baretti, fondatore de ìLa Frusta Letteraria” (1763-1765), del quale Gobetti ammirava e riprendeva il non-conformismo e l'apertura all'Europa. 77 G . LUTI, F ire n ze c o rp o 8 , c i t . , p a g. 2 2 9 . 78 R. B E R TAC C HINI, L e riv i ste d e l No v e c e n t o , c i t . , p a g. 1 3 2 . 51 riconosce l'assenz a di una omogenea cultura italiana. Da questa d i s o m o gen ei t à d eri v a u n u l t eri o re i s o l am ent o d el l o s cri t t o re, che nel frantumarsi della tradiz ione in tante tradiz ioni diverse, non riesce più ad identificarsi in un passato riconoscibile 79. La coppia barettiana Europa-provincia significa in realtà la coppia culturap o l i t i ca: i l ri fi u t o d el l a p ro v i n ci a è i l ri fi u t o d i t u t t o i l m o v i m en t o ideologi co del Novecento italiano, nella complementare duplicità p o l i t i ca d ei s u o i as p et t i , q u el l o v el l ei t ari o fal l i m en t are e q u el l o che si va normaliz z ando nella trama organiz z ativa del fascismo. ”Il Baret t i ” p er co m b at t ere i l p ro v i n ci al i s m o d i ffus o i n It al i a ri feri sce am pi am ent e sul l a l et t erat ura cl assi ca e cont em poranea, su quel l a francese e russa 80, s u l l e corren t i fi l o s o fi che p i ù moderne, sul cinema 81, s u l l e art i fi gurat i v e, graz i e al l a collaboraz ione di personaggi come Eugenio Montale (scoperto proprio da Gobetti, infatti la sua prima pubblicaz ione poetica, Accordi apparve nel 1922 su ”Primo Tempo” e i l s u o p ri m o l i b ro, O s s i d i S e p p i a, fu pubblicato per le ediz ioni Gobetti), Giacomo 79 c fr . L. M ANGONI, Le r iviste d e l '9 0 0 , c it. 80 Alcuni esempi sono il numero doppio dedicato alla cultura Francese (ìIl Baretti”, II (1925), 6-7, aprile), quello sul teatro tedesco (ìIl Baretti”, II (1925), 11, luglio) e sulla lirica tedesca (ìIl Baretti”, II (1925), 13, settembre). Il panorama culturale trattato spazia da Rilke a Cechov, da Proust a Stefan George, da Gide alla Woolf, da Joyce a Valéry, autori che verranno ripresi e recensiti anche da ìSolaria”. 81 Questo argomento verrà trattato ampiamente anche da ìSolaria” che dedicherà al cinema il terzo fascicolo dell'anno II; qui ospiterà contributi di Debenedetti, Montale, Morra, Alberti, Baldini e molti altri. La maggior parte é favorevolmente colpita da questa nuova forma d'arte che sembra avere un diretto contatto con il pubblico; altri, come Montale, avanzano delle perplessità, considerando il cinema un'arte elitaria, da pochi colta nel suo significato profondo. Altri ancora, come Pancrazi, ironizzano sul pubblico del cinematografo, costituito da quelli che domandavano a cattivi scrittori cattive novelle e brutti romanzi. 52 Debenedetti, Umberto Morra, che dopo la chiusura della rivista confluiscono, insieme ai più gi ovani Ferrero, Vittorini, Gadda, Natoli, in ”Solaria”, e qui possono portare avanti il discorso sulla cu l t u ra e s u l l a l et t erat u ra euro p ea. L'euro p ei s m o b aret t i an o è s t ret t am en t e l egat o al l a co n cez i o n e go b et t i an a d i i l l u m i n i s m o gi à presente nel comunicato stampa in cui si annuncia la prossima pubblicaz ione del nuovo foglio. Qui si legge: ”Il Baretti” di fronte al provincialismo e alla retorica dilaganti intraprenderà una vera battaglia di illuminismo e di stile europeo. Cos” tornare alle tradizioni e continuare i valori più intangibili della nostra letteratura e della nostra cultura, vorrà anche dire metterci in grado di intendere le manifestazioni più moderne di tutte le letterature e di farle nostre con serenità e oggettività, senza lo stupore dei provinciali. Questi concetti vengono r iba diti in modo più c r itic o ne l corsivo di apertura dove si analiz z a la situaz ione della letteratura co n t em p o ran ea. G o b et t i o s s erva che l a gen eraz i o n e p recedent e, dopo la sconfitta del positivismo cerca la salvez z a nel ripristino d egl i ant i ch i v al o ri , n ei p ro gram m i d i res t auraz i o n e n eo cl as s i ca e n el l e fo rm u l az i o n i s p i ri t u al i s t i ch e, m a tutte quelle formule erano espedienti personali; classicismo senza classici, misticismo senza rinuncie, conversioni crepuscolari. Era naturale che gli uomini che nel relativismo avevano cercata l'epica del provvisorio venissero cos” a perdere nelle crisi individuali il senso dei valori più semplici di civiltà e illuminismo e rinunciassero anche alla difesa della letteratura insidiata e minacciata dalla politica lasciando che diventasse strumento della politica. ”Il Baretti”, quindi, si propone di salvare "l a dignità prima che la genialità, per ristabilire un tono decoroso [ ...] ; fissare degli ostacoli agli improvvisatori, costruire delle difese per la nostra letteratura rimasta troppo tempo preda apparecchiata ai più immodesti e abili c o n q u i s t a t o r i " 82 e ricercare uno stile europeo. L'Europa, che nella prospettiva gobettiana è la sede dell'economia e della democraz ia 82 P . G OB E TTI, I l l uminismo , i n ì I l B a r e t t i ” , I ( 1 9 2 4 ) , 1 . 53 neo liberale, è l'oriz z onte verso cui punta l'intellettuale b a rettiano, in quanto se de e splic ita de ll'illuminismo, c ioè de lla civiltà e di tutto quanto si oppone al fascismo. Senz a l'esperienz a della rivista gobettiana non si spiegherebbe la nascita di ”Solaria” che, pur mantenendo la necessità del collegamento europeo e l'urgenz a del rinnovamento n eces s ari o al l a cul t u ra n az i o n al e, p erde l 'affl at o ci v i l e b aret t i an o . ”Il Baretti”, nonostante questa affinità, accoglie in modo molto brutale la nascita della rivista fiorentina, pubblicando un articolo che l a defi ni sce cos”: Raccolta cortese, tuttochè fiorentina, di prosette rondesche. La fa un "gruppo". "Senza un programma preciso". Dice l'annunzio: "Ci siamo avvistati nei caffè". "Per noi Dostoyewski è un grande scrittore". E scrivono cos” Dostoyewski come Ojetti, non sapendo di g aspirati e di g gutturali, scrive Sollohub. Si dice che a Firenze i diretti non passino: ”Solaria” vi porta ora ”La Ronda”. Proteste di Ferrieri: ”La Ronda” sono io. E quei di ”Solaria”, duri: "la lentezza con cui Vincenzo Cardarelli rivela a sé e agli altri le proprie opere ha qualcosa di necessario e di fatale". Sotto Bragaglia! 83 In effetti ”Solaria” sembra prendere l'avvio proprio da dove si è fermata ”La Ronda” quattro anni prima, e dedica proprio a C ard arel l i u n a p agi n a cri t i ca. ”Solaria” mostra di essere consapevole di questa duplice eredi t à fi n d al p ri m o n u m ero ; è s u ffi ci ent e l eggere l 'art i co l o i n t ro d u t t i v o s t i l at o d a C arocci : ”Solaria” nasce senza un preciso programma e con qualche spiacevole eredità. Forse l'una e l'altra cosa debbono considerarsi di buon augurio in un momento sazio e invero poco nostalgico di rivoluzioni, mentre anche la legittima aspirazione a un'originale fisionomia nel campo della cultura si assoggetta, più che volentieri, alle inevitabili leggi naturali [...] Non siamo idolatri di stilismi e purismi esagerati e se tra noi qualcuno sacrifica il bel ritmo di una frase e magari la proprietà del linguaggio nel tentativo di dar fiato ad un'arte singolarmente drammatica e umana gli perdoniamo in anticipo con passione. Per noi, 83 ìIl Baretti”, III (1926), 5, maggio. 54 insomma, Dostojevskij è un grande scrittore. Ma non perdoneremo nemmeno ai fraterni ospiti le licenze che non sieno pienamente giustificate e in questo ci sentiamo rondeschi84. Nella indicaz ione di un valore europeo articolato in un'arte drammatica e umana, con riferimento a Dostoevskij si possono ritrovare le linee del moralismo barettiano, mentre nell'affermaz ione dell'aboliz ione di ogni licenz a possiamo ritovare il rigo re critico rondesco e un'assicuraz i one di fedeltà alla lez i one grammaticale della ”Ronda”, "anche se affiorano i p ri m i s i n t o m i d i i n s o fferen z a n ei co n fro n t i d el l a p ro s a d 'art e avvertita come eserciz i o di lingua non abbastanz a impegnato sul p i a n o d ei contenuti" 85. Le r i v o l u z i o n i d i c u i n o n s i h a n o s t a l gi a sono quelle dei vociani e dei futuristi d'anteguerra, ma anche quelle che stanno sorgendo in seno alla cultura fascista, s o t t o l i n ea ch e o gn i s t rap aes ana e s t raci t t ad i n a. Bri o s i 86 volontarismo di impegno è bandito a vantaggi o di uno sforz o di es s ere, s en z a p regi u d i z i e s en z a p ro gram m i , u o m i n i d el p ro p ri o tempo, disponibili a sperimentare il nuovo su un fondo di sicurez z a costituito dalla tradiz ione in cui affonda le proprie radi ci . Carocci, nell'introduz ione all'A n t o l o g i a d i S o l a r i a d i E n z o Siciliano, ribadisce il fatto che non è possibile valutare la sua rivista come l'espressione di un atteggi amento organico e coerent e, perché ”S ol ari a” ondeggiò tra richiami diversi e talora contrastanti, si soffermò di volta in volta ad elaborare certi suoi temi a preferenza di altri. Essa non rappresentò una presa di posizione completa e 84 85 ìSolaria”, I (1926), 1, pag. 3-4. G. LANGELLA, Il ro manzo a una svolta, in AA.VV., Da i S o la ria n i a g li ermetici. Studi sulla letteratura degli anni Venti e Trenta, a cura di F. M ATTE SINI, M ila no , V ita e p e nsie r o , 1 9 8 9 , p a g. 1 9 1 . 86 S . B R IOSI, Il p ro b lema d e lla lettera tu ra in ìS o la ria ” , T o r i no , M ur si a , 1976. 55 coerente di fronte all'ambiente, alla cultura, agli eventi storici entro i quali si trovò a operare: fu essa l'espressione di una piccola 'polis' letteraria una società in nuce con tutte le sue contraddizioni interne, i suoi dubbi, le sue esitazioni, col prevalere di volta in volta di istanze contrastanti. D'altronde il titolo stesso della rivista volle indicare che essa era una città (una città di utopia, evidentemente) non una scuola di pensiero. Questa fu ad un tempo la sua debolezza e la sua forza87. Per quanto rigu arda il significato del nome ”Solaria” è bene ci t are anche l a t est i m oni anz a di Bonavent ura Tecchi , i l qual e ricorda che quando Raffaello Franchi lo contattò per fondare la r i v i s t a , s p i e gan d o i l t i t o l o gl i d i s s e : "S i gn i f i c a i l n o m e d i u n a ci t t à i d eal e, che n o i i n v en t i am o , S o l e e A ri a, p ro b ab i l m en t e, e i n s i em e u n che d i s o l i t ari o " 88. Queste due componenti eteree, che singolarmente si oppongono alla coppia materiale del mondo terracqueo, vanno poi intese come atmosfera intellettuale: "C hi ha l 'ab i t u d i n e d i s fo gl i are l e ri v i s t e l et t erari a i t al i an e an co ra l e ggi b i l i s c o r ger à t r a n o i p i ù d i u n v i s o n o n i gn o t o , gi u s t a p p u n t o perché vogliamo vivere in un'aria di libertà e di consuetudini gi à p ro v at e. M a p res t o i n q u es t a l u ce che a m o l t i p arrà s u b i t o familiare, vorremmo farci riconoscere come gruppo" 89. Già da queste due brevi citaz i oni appare evidente che ”Solaria” non pretende di attuare un programma di opposiz ione politica al regime e neppure un'attività di opposiz ione sul piano i d eol ogi co, m a accet t a l 'i s ol am ent o i n cui l a l et t erat ura uffi ci al e la relega e si limita ad "una funz ione di obbiettore di coscienz a" 90 nei confronti delle pretese naz i onalistiche e autarchiche della cultura di regime. ”Solaria” si propone come "il miglior punto di 87 E . SIC ILIANO, o p . c it. , p a g. 9 . 88 B . T E C C HI, V e n t ' a n n i d i ì S o l a ri a ”, i n ì Ri so r gi me nt o marzo. 89 ìSolaria”, I, (1926) 1, pag. 3-4. 90 E . SIC ILIANO, o p . c it. , p a g. 1 0 . liberale”, (1946), 3 56 ritrovo della nuova letteratura italiana" 91, cui possano chiedere asilo quanti intendavano trovare un riparo dal quartiere mussoliniano, un clima respirabile e nuove leggi . Cos”, in pieno t em p o d i m o n arch i a e d i d i t t at u ra, corre t ra i s o l ari ani , p er indicare il mondo che si sono prescelto, la formula di "repubblica delle lettere", espressione che indica l'esistenz a di "un universo p o p o l a to dagli uomini di cu ltur a e da lla gra vita z i one de l tutto indipendente" 92. G i an carl o V i gorel l i , i n u n art i co l o ap p ars o s u ”L'Europa Letteraria”, afferma che la rivista "non solo non fu fas ci s t a, m a a l eggerne i t es t i fu an t i ci p at am en t e an t i fas ci s t a, e non a caso puntò le sue scelte letterarie e morali su Svevo, Saba, M o n t al e, v i es o rd ” C arl o E m i l i o G ad d a, E l i o V i t t o ri n i , A rt u ro Lo ri a" 93; ”S ol ari a” accogl i e l a m i s ura ret ri va del l a pura l et t erat ura come unico strumento d'az ione e con questo pone in atto un semplice schema difensivo che presuppone l'accettaz i one della p ro p ri a m argi n al i t à. La ri v i s t a fi o rent i n a d i fen d e "l a configuraz ione europea della nostra letteratura, la impone come u n a real t à ch e ras en t a i l m i t o e l 'u t o p i a, s en z a real i z z are l a co p ro m i s s i o n e ci v i l e al l a q u al e aveva m i rat o l 'az i o n e 94 go b et t i an a" . La b arri era l et t erari a che i s o l ari ani s i s o n o innalz ati si incrina definitivamente quando il fascismo gi unge ad un' afferm az i one sovranaz i onal e ed offre una sua real t à i m peri al e. ”S olaria” non coincide mai con il fascismo, ma, accettando una situaz ione che sembra protrarsi per anni, cerca di mantenere i n t at t a l 'au t en t i ca s u p eri o ri t à d el l 'i n t el l i genz a b o rghes e, l 'eredi t à lasciata dall'attivismo barettiano e dall'attendismo rondiano. 91 ìSolaria” IV (1929), 11. 92 G. LANGELLA, Il seco lo d elle riviste, cit., pag. 93. 93 G. V IGOR E LLI, Le riviste letterarie europee nell'attuale culturale e editoriale, in ìL'Europa Letteraria”, VI (1965), 35. 94 G . LUTI, F ire n ze c o rp o 8 , c i t . , p g. 2 3 7 . situazione CAPITOLO II I L C O N C E T T O D E L L ' E U R O PA S O L A R I A N A E L E S U E I MPL I CAZI O NI CO N L ' E VO L UZI O NE DE L L A FO RMA ROMANZO L'eu ro p ei s m o s o l ari an o è s o p rat t u t t o ri v o l t o v ers o i fat t i l et t erari p ro v en i ent i d al l a Franci a, v ers o l a q u al e s i i n t en d e cos ci en t em ent e co n s erv are q u el s al d o l egam e che fi n d al l 'i n i z i o del secolo ha caratteriz z ato il nostro mondo artistico e letterario, e, come in parte abbiamo gi à osservato, riprende e modifica il co n cet t o b aret t i an o d i E u ro p a. Nell'ambito solariano il rapporto con la letteratura europea, e soprattutto con quella francese, è strettamente connesso alla polemica ed all'evoluz ione del romanz o italiano, quindi si è deciso di suddividere il capitolo in cinque parti. La prima parte ri guard a i l co n cet t o d i euro p ei s m o p res ent e n egl i s cri t t i s o l ari ani , la seconda il fascino esercitato da Parigi e dalla Francia. Una t erz a p art e co n cern e l a n as ci t a d el l a p o l em i ca s u l rom an z o e l a trasformaz ione della forma-romanz o, e la quarta considera i maggi ori narratori solariani, rapportando la loro esperienz a all'influsso francese e all'evoluz ione della forma romanz o. La quinta parte è dedicata al caso Svevo, alla rivalutaz i one effettuata dai collaboratori di ”Solaria” in chiave europea. 2.1 Il concetto d'Europa L'Europa solariana é il prodotto di una "t rasposiz ione in t erm i n i m i t i ci e l et t erari d el l a d i m en s i o n e ci v i l e d el l 'E u ro p a b aret t i an a" 95, infatti quell'Europa che per il gruppo torinese ha rappresentato un concreto punto di riferimento ideologi co come depositaria della civiltà, si sta trasformando rapidamente in un m i t o l et t erari o . L'E u ro p a, co m e fa n o t are U m b ert o M o rra, i n t es a n at u ral i s t i cam en t e d agl i U ral i al l 'Irl an d a 95 G . LUTI, La lettera tu ra n e l Ven ten n io fa scista , c i t . , p a g. 8 7 . 58 non dà senso; allora, mancando l'unità e l'essere stesso a quel concetto, se ne sostituisce un altro, utopico, che può essere rappresentato dall'inventata lingua comune, o da forme di convivenza astratte, leghe e unioni tentate o bandite ma senza costrutto. Ma nel buono del vagheggiare, ci si accorge che l'Europa esiste nella mente degli uomini, che molti degli statisti l'hanno sperimentata come realtà e come aspirazione, che frasi dell'uso comune ne rispecchiano l'entità, che a contrasto con il diverso e l'opposto il mondo europeo è un che a 96 cui tutti tengon fede, almeno in certi casi e momenti . I solariani non tengono nel gi usto conto la realtà europea e sembrano ignorare ogni aspetto di convergenz a tra Europa e fascismo, e talvolta il platonismo europeistico della rivista conduce a delle deformaz ioni per cui si intuisce come europeo ciò che in realtà non é. Giorgi o Luti fa l'esempio della valutaz i one del "gi d i s m o " 97 e d el l a s u a i n t erp ret az i o n e am b i gu a. L'at t en z i o n e s o l ari ana s i ri feri s ce, i n fat t i , s i a agl i as p et t i p i ù evi d ent i d el cam m i no europeo t ra Ot t o e Novecent o (l a poesi a da Verl ai ne a Rimbaud, da Baudelaire a Mallarmé e a Valéry, il lavoro p ro u s t i an o ) s i a al m o ral i s m o gi d i an o e al l a rot t u ra i d eol o gi ca d el cl i m a cu l t u ral e. L'i n t erp ret az i o n e d i G i d e fat t a d a G i ans i ro Ferrat a sposta l'attenz ione dal piano puramente letterario a quello della real t à at t ual e ed ai ut a i sol ari ani ad usci re dal l a l oro "adol escenz a forz osa" 98. Quest a cresci t a, quest a presa di cosci enz a, si col l oca negli anni Trenta, quando ormai é imminente la rottura del gruppo fondatore e siamo in quella che Luti definisce la "t erz a fase" (1933-34) in cui si rinnova l'impegno ideologi co in sede 96 U. MORRA, Benedetto Croce, Storia d'Europa nel secolo XX, in ìSolaria” VII (1932), 4, pag. 55. 97 98 G . LUTI, La lettera tu ra n e l Ven ten n io fa scista , c i t . p a g. 9 9 -1 0 1 . G. FERRATA, ìSolaria”, ìLetteratura” e ìCampo di Marte”, in L'Otto- Novecento, Firenze, Sansoni, 1957. 59 filosofico-moralistica con richiami assidui alla realtà del nuovo tempo storico. In questo biennio si assiste all'ulteriore consolidamento del potere del regime, all'inasprimento dei co n t rol l i e d el l av o ro d el l a cens u ra, graz i e al l a creaz i o n e d el Sottosegretario per la stampa e la Propaganda (1934), elevato a Ministero l'anno seguente e successivamente denominato Ministero per la Cultura Popolare. Siamo ormai gi unti nel periodo d i t o t al e as s o gget t am en t o d el l 'at t i v i t à gi o rn al i s t i ca al l e d i ret t i v e dall'alto, oramai non si può più accettare l'esistenz a di una rivista come ”Solaria” che verrà sequestrata nel 1934 perché gli scritti "d al t i t o l o L e f i g l i e d el g en er a l e , di Enri co Terraci ni e Il g a r o f a n o r o s s o , d i E l i o V i t t o ri n i , p er es p res s i o n i l i cenz i o s e riportate in varie pagi ne, e per il loro contenuto in genere sono contrari alla morale e al buon costume" 99. D al l e l et t ere d i C arocci a Ferrero, a Loria e agli altri solariani emerge in modo chiaro il d i s i n t eres s e e i l d i s faci m en t o che al eggi a t ra gl i i n t el l et t u al i , l'unico che sembra salvarsi è il "grande vecchio" 100, Benedetto C ro ce, che crede i n u n a v eri t à p er l a q u al e h a s p es o t u t t a l a s u a v i t a. A l d i l à d el s eq u es t ro , C arocci s t es s o s en t e l 'i n u t i l i t à d i u n a rivista come ”Solaria”, egli medita una nuova rivista di idee che facci a "opera di cost um e l et t erari o" 101 ed aus p i ca l a n as ci t a d i u n ro m an z o d i ch i aro s ap o re n eo real i s t i co , i n cen t rat o s u l l a cri t i ca soci al e, m oral e e ant i borghese. La rot t ura t ra C arocci e Bonsant i è dovuta soprattutto al fatto che quest'u ltimo ritiene la posiz ione di C arocci un com prom esso i deol ogi co nel l 'accet t are una qual s i asi d i s cu s s i o n e col fas ci s m o . C arocci , d 'al t ra p art e, i n t u i s ce che i l fascismo viene sempre più ponendosi come realtà concreta nell'Europa moderna e che può durare chissà quanti anni. Da ciò 99 100 Decreto del sequestro di ìSolaria”, ìSolaria” IX (1934), 3. G. MANACORDA, Momenti della letteratura italiana degli anni trenta, Foggia, Ediz. Bastogi, 1981, pag. 123. 101 G. MANACORDA, Lettere a ìSolaria”, cit., pag. 427. 60 deriva il tentativo di uscire dalla chiusura letteraria prendendo coscienz a della realtà, anz i mettendosi in contatto con essa; per Bonsant i , i nvece, se l 'et à i m peri al e ha t ol t o l a l i bert à, l a si deve riconquistare in sede letteraria. E' su tali questioni che si opera il di st acco t ra C arocci e Bonsant i , che port a al l a creaz i one di ”Riforma letteraria” (1936-1939) e ”Letteratura”. P er quant o ri guarda l a pri m a ri vi st a a C arocci si affi anca Giacomo Ca'Zorz i , meglio conosciuto, nell'ambiente letterario, com e Gi acom o Novent a, che si è gi à m esso i n l uce sul l e pagi ne di ”Solaria” dove ha pubblicato Principi di una scienza nuova, articolo nel quale polemiz z a con Croce e Gentile e attacca la trilogi a dei poeti protagonisti di ”Solaria”, Montale, Saba e Ungaretti. I tre poeti praticano, a parere di Noventa, una poesia el i t ari a che d ev e es s ere ri fi u t at a. E gl i s o t t o l i n ea com e q u es t o t ri o sia caratteriz z ato da un europeismo snobistico, in quanto a nessuno di loro viene in mente che si possa girare il mondo per imparare l'italiano per accrescere la nostra tradizione per crearsi una lingua e uno stile [...]. Tornano colla loro piccola Europa e col loro piccolo infinito in tasca dicendo " vedete! gli altri sono come noi: tutti sono nati ieri nel mondo. Consoliamoci" . E parlano spesso di artisti di romanzieri di poeti e di filosofi ma poco alla volta [...]. Mettono i loro problemini stranieri accanto ai loro problemini italiani: ma gli uni non devono toccare gli altri: la loro Italia e la loro Europa potrebbero problemini un po' più gravi diventare 102 un po' più grandi e i loro . Questa posiz ione di Noventa è in disaccordo con la precedent e i m post az i one di ”S ol ari a”, che pri vi l egi ava l a d i s cu s s i o n e t ecn i co -l et t erari a a q u el l a i d eol o gi ca, e carat t eri z z a anche ”Riforma letteraria” dove si cerca di attuare il principio per cui ogni artista non deve temere la realtà, anz i più questa è difficile più la deve affrontare. In quest'ottica si capisce anche l'apertura al fascismo seppure Noventa non si possa definire 102 G. NOVENTA, Principio di una scienza nuova, ìSolaria” (1934), IX, 4. 61 fas ci s t a; egl i anz i , cri t i ca i l regi m e, s i a p u re n el l i n guaggi o cifrato degli schiavi, decretandone il tramonto, perché, con il raggi ungimento della grandez z a conseguito in Etiopia, il regime ha perso "quella componente romantica che ne indicava soltanto l'aspiraz i one, cessava d'essere l'apologia della forz a astratta o della violenz a [ ...] rinunciando a quella dottrina dei miti che lo aveva fi no al l o ra carat t eri z z at o" 103. Mentre Carocci-Noventa, s o p rat t u t t o i n s egui t o d el l 'i m p res a afri cana che s egna l 'av v en t o dell'impero, cercano di avvicinare il mondo degli intellettuali a q u el l o d el l a real t à p erch é o rm ai s em b ra i n at t u abi l e u n a "repubblica delle lettere", Bonsanti, al contrario, con ”Letteratura” si propone di accentrare ”il prodotto più tipico, scelto sopra una tastiera assai vasta, che poteva comprendere, oltre al nucleo dei solariani, anche i disoccupati di "Frontespiz i o" e di ri vi st e com e "P egaso" e com e "P an"” 104. E gl i s i p r o p o n e d i ri l an ci are, i n u n can t u cci o p o co v i gi l at o d al regi m e, i l s o d al i z i o letterario dell'ultima ”Solaria” e si offre come scialuppa di s al v at aggi o p er q u egl i o n es t i u o m i n i d i l et t ere ri m as t i d i s o ccu p at i e senz a sede dopo che il ciclone mortifero ha fatto chiudere, una dopo l'altra, le loro riviste. A differenz a di ”Solaria”, ”Letteratura” abbandona ogni dialettica con la civiltà sociale nella difesa ad oltranz a della letteratura; da ciò deriva uno stile particolare, caratteriz z ato dalle pubblicaz ioni a puntate sia dei racco n t i s i a d egl i art i co l i i m p egn at i . Il ri s u l t at o è q u el l o d i u n a cultura offerta a piccoli dosi, che deve dare il senso di una lettura piacevole, piuttosto che di un momento di apprendimento culturale. La predilez i one per gli autori contemporanei e per una letteratura fatta per essere letta da un gruppo ristretto di intellettuali rimane viva fino alla vigilia della seconda guerra mondiale, quando si fa strada l'interesse per il nostro passato a p art i re d al l e o ri gi n i d el l a n o s t ra l et t erat u ra; ci ò s egna i l p as s aggi o 103 G. LANGELLA, Il seco lo d elle riviste, cit., pag. 141. 104 A. B ONSANTI, V e n t' a n n i d i ìLe tte ra tu ra ”, c i t a t o i n G . LANGE LLA, I l se c o l o delle riviste, cit., pag. 115. 62 d a u n 'o p eraz i o n e cul t u ral e m i l i t an t e ad u n a d i s t am p o q u as i accadem i co. Le fasi precedenti sono incentrate sulla letteratura, l'una (1926-1928) legata ancora all'eredità rondiana e all'impegno moralistico di impronta barettiana, l'altra (1929-1933) impegnata a recuperare e di vul gare l a l et t erat ura francese cont em poranea, l a cul t u ra e l 'art e europea ed ex t raeuropea 105. Per quanto riguarda la prima fase è da sottolineare la dipendenz a dalla prosa di stile rondiano, per la prevalenz a nella rivista di racconti brevi incentrati su un singolo personaggi o o su una vicenda tratta dai ricordi dell'infanz ia e della gi ovinez z a (è il caso di Carocci). ”Solaria”, trovandosi alle spalle l'esperienz a di frammentismo e di prosa d'arte, le proposte vociane, che tendono all'astratto, e quelle rondesche, che si soffermano sui problemi di stile, propone una visione gl obale del romanz o, un ritorno alla dimensione umana, una sintesi tra un ritorno al valore del rom anz o t radi z i onal e da Verga, Fogaz z aro e Ni evo e l e ri cerche recentemente tentate. Ma qui siamo gi a nella seconda fase che iniz ia con la collaboraz ione di nuovi elementi gi ovani del p an o ram a l et t erari o , com e V i t t o ri n i e Ferrat a, q u es t 'ul t i m o i m p egn at o n el l a d i v u l gaz i o n e d el l a l et t erat u ra fran ces e contemporanea. In questa fase assistiamo al recupero di Svevo e Toz z i , che non appare più forz ato, ma sembra un'operaz i one l o gi ca, al co n s o l i d am en t o d i al cu n e s t rut t u re gen eral i com e l a l et t erat ura che t orna ad essere l a base i deal e di un di scorso p rat i co , l et t erat u ra i n t es a com e aggan ci o real e al l a v i t a euro p ea e come gi ustificaz ione di ogni indagi ne nel tessuto storico. Lasciamo da parte questa scansione cronologica e torniamo al tema dell'europeismo. Leo Ferrero, nel famoso articolo Perché l ' I t a l i a a b b i a u n a l e t t e r a t u r a e u r o p e a , esordi sce con un'affermaz ione preoccupante "La letteratura italiana ha rinunz iato all'Europa; si è cinta, nel suo stesso continente, di un largo silenz io" e prosegue in modo ancor più pessimistico, a c c u sa n do gli intellettuali di e sse r si r inc hiusi ne lle lor o sple ndide 105 G . LUTI, La lettera tu ra n e l Ven ten n io fa scista , c i t. 63 città, nei loro caffè, e non aver partecipato agli eventi che hanno t u rbat o l 'E u ro p a n egl i u l t i m i an n i . E gl i , v al e l a p en a d i ci t arl o , afferm a che: Non siamo più europei, perché non siamo più italiani. Si chiama infatti letteratura europea e qui ci occupiamo soprattutto della romanzesca, e escludiamo la lirica - quella che dipinge il proprio paese, sottintendendo gli altri. Lo scrittore europeo non deve dunque esiliarsi per amore del forestiero, ma per acquistare, conoscendo il mondo, quello sottinteso. Ogni giudizio è frutto di un paragone; e in ogni libro che dipinga grandiosamente l'Italia si deve avere il presentimento del mondo". Ferrero polemizza con quegli intellettuali che si sono chiusi in "torri d'avorio" e non si lasciano turbare dagli eventi del mondo. Questa è una grave mancanza per molti letterati italiani che non sono più europei proprio perché "non hanno la chiave della vita, non solo europea, ma universale, che è il sentimento morale. Interessarsi al mondo vuol dire soprattutto, patirne106. Il sentimento morale non è l'unica caratteristica che deve avere una l et t erat ura per essere europea, deve esser present e anche il senso della tradiz ione, infatti i letterati ogni volta che scrivono un libro non devono pretendere di inaugu rare un nuovo genere letterario, ma devono rinnovare le grandi tradiz ioni. Europa vuol dire, dunque, prima ancor che modelli artistici e letterari, una co rren t e che s p az z i v i a i l t ed i o d i u n am b i en t e as fi t t i co , ch e spez z i le barriere delle fame domestiche e sappia portare i fermenti che pullulano all'esterno, e, al contrario, restituire n el l 'al v eo d el l a cul t u ra euro p ea l a n o s t ra t radi z i o n e. Q u es t o europeismo prospettato da Ferrero, ex-barettiano, non è seguito da m o l t i s o l ari ani , che ad o t t an o u n euro p ei s m o al l 'i n cro ci o t ra u n bisogno analitico e spregi udicato di "s tudio e approfondimento delle personalità" e l'intima, piena, abbandonata adesione al "t ravaglio dell'epoca" 107. 106 L. FERRERO, Perché l'Italia abbia una letteratura europea, ìSolaria” III (1928), 1, pag. 32-33. 107 A. CONSIGLIO, Europeismo, ermetici, cit., pag. 231. citato in AA.VV., Dai Solariani agli 64 Per Alberto Consiglio, l'europeismo è qualche cosa di diverso. Nel suo Europeismo , recensi t o da Gi ansi ro Ferrat a 108, egli analiz z a la crisi del mondo contemporaneo, imputandola alla p erd i t a d el l o "s l an ci o al l 'az z u rro" v i v o n el l 'O t t o cen t o . E gl i i n d i v i d ua nella violenz a di que sto sla nc io l'iniz io de lla c a duta , e q u i n d i t en t a d i d el i n eare u n a guerra d el l a Fed e. Q u es t 'u l t i m a v i ene i d en t i fi cat a co n i l M i s t i ci s m o , che v i ene u gu agl i at o a s u a v o l t a al Romanticismo. Partendo dall'equaz i one "M isticismo eguale R o m an t i ci s m o " s i cap i s ce com e, n el l 'o t t i ca d i C o n s i gl i o , l 'O t t o c e n t o s i s v i l u p p i s o t t o i l s e gn o d e l m i s t i c i s m o , e d i l Novecento corrisponda al ripegarsi dell'intelligenz a e dell'umanità su se stessa. C onsiglio, esamina ndo l'ope r a di Gide , di Rilke , di Proust e di Valéry, mostra quanto egli parteggi per il modo attivo di soffri re l a cri s i m i s t i ca, ed i l suo am or di pat ri a l o port a ad es am i n are, com p i aci u t o , i co n t ri b u t i i t al i an i al l 'es p res s i o n e d el l a c r i s i m i s t i c a . C o n s i gl i o , q u i n d i , i n t e r p r e t a l 'e u r o p e i s m o n o n d a l punto di vista della letteratura, ma dal punto di vista della crisi, ed afferm a che: se qualche cosa accomuna i popoli di questo continente, se qualche cosa può veramente chiamarsi europeismo, questa è il comune smarrimento spirituale, la comune crisi che non è diplomatica, economica, politica, ma di ideologie, di coscienze e in qualche zona persino di cuore109 e continua dicendo che "l o spirito dell'Europa contemporanea è d i v e n u t o l a gen e r a l i z z az i o n e d e l l o s p i r i t o d i D o s t o e v s k i j , i l m o rb o s o e s i n go l are i rraz i o n al i s m o d el l o s cri t t o re rus s o s 'è fat t o 108 G. FERRATA, A. Consiglio, Europeismo, in ìSolaria” V (1930), 1. Purtroppo, per problemi di ordine tecnico, non ho potuto consultare direttamente il testo originale di A. Consiglio, posseduto, in copia unica, dalla Biblioteca centrale di Palermo, quindi mi sono basata sulla recensione di Ferrata e sulle numerose citazioni contenute in G. LANGELLA, Il ro manzo a una svolta, cit. 109 G. FERRATA, A. Consiglio, Europeismo, cit. 65 stato d'animo generale" 110. S em pre Ferrat a fa l a recensi one a S cr i t t o r i d ' E u r o p a 111 d i G i o v an Bat t i s t a A n gi o l et t i , n el l a q u al e sostiene che per l'unità d'Europa ha fatto molto di più Valéry Larbaud che non tutte le conferenz e gi nevrine, quindi, per gi ungere all'unione Europea, sono molto più efficaci i capolavori letterari e gli scrittori che li producono che i progetti politici. L'E u ro p a i d eal e p er A n gi o l et t i s areb b e al l 'i n s egn a d el l a Bo v ary, i n fat t i , com e s o t t o l i n ea Ferrat a, fra t u t t i gl i s cri t t o ri s t ran i eri egl i p ri v i l egi a Fl au b ert . L'eu ro p ei s m o d i A n gi o l et t i è i l ri s u l t at o "di uno stato d'animo realmente spontaneo" ed è affascinante perché, nonostante tratti un tema europeo, la sua forma "è servita dallo s t i l e, cro ci an am en t e l i m p i d o e s co rrev o l e. E ' b en i t al i an o q u es t o l i b ro" 112. Altrettanto non si può dire di Bacchelli, scrittore amato d a A l b ert o C o n s i gl i o , p er l a s u a s en s i b i l i t à acut a e l a ri cerca d el l a realtà smarrita, gi unte a noi dalla Francia, che "s viluppa la t rad i z i o n e i n u n b en d efi n i t o am b i ent e i t al i an o " 113. Bacchelli, sottolinea il Consiglio, nonostante abbia viaggi ato, e sia a conoscenz a dell'uso dell'analisi psicologica, non potrebbe gi u n gere a d ei ri s u l t at i art i s t i ci p erch é è un italiano integrale e, come tale, bada al processo evolutivo, per non dire degenerativo, della sensibilità moderna. In Bacchelli vive lo spirito scettico e sperimentale del nostro Rinascimento, non il vertiginoso intuizionismo del Romanticismo. E per questo, se egli 110 G. LANGELLA, Il ro manzo a una svolta , cit., pag. 225. 111 G. FERRATA, G. B. Angioletti, Scrittori d'Europa, in ìSolaria” III (1928), 12. 112 ivi, pag 54. 113 A. CONSIGLIO, B o na ve ntur a T e c c hi , I l v e n t o t r a l e c a s e , i n ì S o la r i a ” I I I (1928), 12, pag. 46. 66 deve formare un pensiero, se deve esprimerlo in funzione di romanzo, non può sperare che sulla somma bene e logicamente organizzata di quei risultati114. I mediatori principali tra ”Solaria” e l'Europa sono Arturo Loria (che, nel 1934 durante un suo soggi orno negli Stati Uniti, ritenne non opportuno e poco conveniente per la rivista un numero americano proprio quando si stava diffondendo il mito dell'America) Leo Ferrero, Nino Frank, promotore del numero solariano interamente dedicato a Svevo con un preciso schema di collaboraz ioni italiane e straniere, non soltanto francesi. Esaminando l' indice della rivista si può chiaramente vedere come i l l o ro i n t eres s e p er l e cos e fu o ri d 'It al i a ri guard i l a Franci a e s i limiti ad alcuni aspetti, che escludono, ad esempio, il dadaismo e i l su r r e alism o. A ltri collabo r a tor i sono Consiglio e Ca pa sso, i q u al i s i o ccu p an o s o p rat t u t t o d el l a l et t erat u ra fran ces e. "Traduttori e studiosi di Valéry anche sulle pagi ne di Solaria, l'uno, Consiglio, si adopera, nel gennaio 1928, per segnalare alla rivista J acques Maritain, l'altro si esercita in una lunga serie di recensioni in area francese da Giono a P aulhan, da Mauriac a Gide, da Eluard a Larbaud etc., non senz a interventi saggi stici su P roust e P ascal " 115. Si capisce cos” che il filo conduttore all'interno delle numerose tematiche trattate dall'ecclettica e composita ”Solaria” é cos t i t u i t o , com e s i é cercat o fi n o ra d i evi d enz i are, d al l 'eu ro p ei s m o . Solariano, nell'ambiente letterario di quegli anni, come s o t t o l i n ea V i t t o ri n i n el D i a r i o i n p u b b l i c o , è sinonimo di "an t i fas ci s t a, eu ro p ei s t a, u n i v ers al i s t a, ant i t radi z i o n al i s t a. C i chi am avano anche sporchi g iude i p er l 'o s p i t al i t à che s i d av a a s cri t t o ri d i rel i gi o n e eb rai ca e p er i l b en e che s i d i ceva d i K afka e 114 A. CONSIGLIO, R . B a c c he l l i , La città d e g li a m a n ti, in ìSo la r ia ” I V ( 1 9 2 9 ) , 5. 115 G. MANACORDA, Lettere a ìSolaria”, cit. 67 di J o yce" 116. U n 'al t ra t es t i m o n i an z a è q u el l a l as ci at a d a M o n t al e, anche egl i col l aborat ore del l a ri vi st a, che defi ni sce gl i anni del l a d i rez i o n e C arocci -Ferrat a co m e i m i gl i o ri d el l a ri v i s t a, perché vi si parlava di letteratura straniera, e di tanti argomenti, evitando il tasto della politica. E questo destò molti sospetti, tanto che una rivista che si faceva dall'altra parte, non alle Giubbe Rosse 117 , ma a l P a s k o ws k i , i l c a f f é d i f r o n t e , s i c h i a m a v a l ' ” U n i v e r s a l e ” , d i r e t t a d a Berto Ricci, ci attaccava violentemente, diceva che eravamo tutti bigi, zoppi, e anche dubbi dal punto di vista morale 118 . Altre accuse sono mosse ai solariani dal cattolico ”Frontespiz i o”, il quale lamentandosi del fatto che la letteratura co n t em p o ranea è fu o ri d al l a p o rt at a d ei cat t o l i ci , afferm a: La letteratura dei benpensanti non è cattolica. Con Italo Svevo (ebreo) per caposcuola, con Alberto Moravia (ebreo) per rivelazione, con ”Solaria” (ebreizzata: Ferrero, Montale, Loria, Saba) per organetto, con Guido da Verona (ebreo) per esponente della letteratura amena, con Pitigrilli (ebreo) di quella amenissima [...] Bisognerebbe dunque sbattezzarsi, per potersi mettere al passo con la letteratura 116 E . V ITTOR INI, D ia rio in p u b b lic o , M ila no , B o mp ia ni, 1 9 5 7 . 117 Il caff 119 . delle Giubbe Rosse, in piazza Vittorio Emanuele, era il luogo deputato per le riunioni diurne e serali di scrittori, critici e artisti; qui si incontravano personaggi come Carocci, Bonsanti, Loria, Manzini, C. E. Gadda, Vittorini e Montale, il quale esercitò "una sorta di socratico magistero [...] serioso solo in apparenza, perché pervaso in realtà da una costante carica di ironia, anche mimica e spesso feroce" . Questo magistero attirò Romano Bilenchi alle Giubbe Rosse dal caff P a s z k o ws k i . CAR E TTI, Mo n ta le , e a ltri, M o r a no E d ito r e , 1 9 8 7 , p a g. 1 7 -1 8 . 118 E . M o nta l e , i n M . CANC OGNI-G. M ANAC OR DA, o p . c it . 119 ìIl Frontespizio” (1929), 3. L. 68 Barna Occhini, sempre nel ”Frontespiz i o”, afferma che "C hi ama Proust non può amare la cultura italiana", ed allude ai s o l ari an i d efi n en d o l i "eb ri n o s t rani ". T i t t a R o s a, d al ”C o rri ere P a d a n o ”, li taccia di "cor idonismo", di "s e mitismo", "d 'i nternaz i onalismo letterario", accuse che sembrano rivolte in p art i co l are a M o n t al e, V i t t o ri n i e Ferrat a. Q u es t o t erz et t o favorisce, come ha ricordato gi ustamenta Giorgi o Luti, un s en s i b i l e "al l argam en t o d i p ro s p et t i v e i n d i rez i o n e i n t ernaz i o n al e" fino a segnare una svolta, durante il biennio 1929-30 (direz ione di C aro cci -Ferrat a e p o i C arocci Bo n s ant i ), "ri s p et t o ai l i m i t i provinciali e rondeschi che avevano caratteriz z ato i primi numeri d e l l r i v ista" 120. Il gruppo fiorentino, in particolare il terz etto sopracitato al quale si possono aggi ungere Solmi, Debenedetti e Consiglio, negato qualsiasi rapporto di discendenz a dalla nostra tradiz ione, ha cercato Oltralpe dei punti di riferimento trovandoli i n P ro u s t e i n J o yce ”e n el l a p l ei adi d i s cri t t o ri che o rb i t av an o at t o rn o al l a "Nouvelle Revue Fran aise", in particolare Gide, R adi gu et e C o ct eau” 121. A n che i l s em i t i s m o d i ”S o l ari a” h a l e s u e i m p l i caz i o n i cu l t u ral i , s i p en s i al l 'o ri gi n e et n i ca d i col l ab o rat o ri come Loria, Debenedetti, l'accoglienz a di Saba e dell' opera di Svevo al quale vengono dedicati due numeri completi della ri vi st a 122. 2.2 Il rapporto con la ”Nouvelle Revue Fran aise” L'eccletismo che distingue ”S olaria”, accomunandola alla più importante rivista letteraria francese fra le due gu erre, la 120 c fr . G . LUTI, Le p a ro le e il te m p o . P a ra g ra fi d i sto ria le tte ra ria d e l Novecento, Firenze, Vallecchi, 1987. 121 G. LANGELLA, Il ro manzo a una svolta , cit., pag. 201-202. 122 Anno III (19218), 2 ospita il racconto sveviano Una burla riuscita ; Anno IV (1929), 3-4 omaggio a Svevo. 69 ”Nouvelle Revue Fan aise”, ha un denominatore comune: il m o m en t o cent ral e è l a l et t erat u ra, "i n t es a com e p ro fes s i o n e d i d i gni t à et i ca, com e t es t i m o n i anz a es i s t en z i al e e p erci ò ci v i l e" 123. La l et t t erat u ra, co n cepi t a com e o rgan i s m o i n s é com p i u t o , p u ò reputarsi autonoma, separata dai clamori politici italiani e al tempo stesso parte della letteratura europea. La ”Nouvelle Revue Fan ai s e”, l a m i t i ca ”N. R . F. ” d i ret t a d a J acq u es R i v i ère 124, quindi, costituisce un punto di contatto europeo molto importante. Giansiro Ferrata, ricordando l'importanz a dei fascicoli della ri vi st a francese, scri ve: Ricordo molto bene le impressioni di conforto e di appoggio che venivano da quei fascicoli dove pareva rinnovarsi, volta per volta già in copertina, una chiarezza intellettuale, fervida di ragioni artistiche e di contatti anche immediati con l'umano. Erano un'immagine della letteratura organica, vigile sulle proprie autonomie ma ricca di proiezione verso l'altro, e tutta solidale col movimento della cultura; sembravano intanto connotare la complessità irregolare delle situazioni, dei fatti letterario-culturali e politici, sociali nel mondo, dal passato al presente, con i loro lieviti di unità pensata o sognata. Nell'ambiente in cui crebbero quelle riviste fiorentine, le rispondenze a tali aspetti furono sempre più intense quanto più si espandevano le vitalità creative e i moti di conoscenza125. La rivista, fondata nel 1909 da André Gide, J ean Schlumberger e André Ruyt ers, riflette in modo chiaro lo spirito d ei gi o v an i i n t el l et t u al i fran ces i . La carat t eri s t i ca p i ù s p i ccat a d el movimento di pensiero ed arte che si diffonde nel periodo pre123 A. P ANIC ALI, o p . c it. , p a g. 7 0 . 124 Rivi re entrò a farvi parte dal 1910 e fu il direttore fino alla sua morte prematura (1925); egli lo scopritore di Claudel e Gide. ìSolaria” (I, 1926, 3) pubblica un articolo di Titta Rosa, nel quale si elogiava la sua capacità e la sua volontà di indagare la realtà, la sua predisposizione a ricercare la verità. Rivi 125 re era intensamente assorbito da questioni etiche e religiose. G. FERRATA, Prospettive dell'Otto-Novecento, Roma, Editori Riuniti, 1978, citato in G. MANACORDA, Storia della letteratura italiana tra le due guerre, cit., pag. 182. 70 b el l i co , è i l ri t o rn o d el l 'u o m o al l 'i n t i m i t à d el l a s u a cos ci en z a, al bisogno di scavarla, di ritrovare, dietro l'apparenz a, l'io autentico. C o n cl u s a l 'es p eri enz a s i m b o l i s t a s i t rat t a d i racco gl i ern e i v al o ri p o s i t i v i s o t t o m e t t e n d o a l l 'e s a m e d e l l 'i n t e l l i ge n z a t u t t i i m o t i d e l l a s en s i b i l i t à m o d ern a p er es t rarn e form e es p res s i v e m ed i t at e e controllate. La ”Nouvelle Revue Fan aise” si avvale di presenz e i n t eres s an t i , com e T h i b au d et , G i d e, V al éry, D u Bo s , A l ai n e, carat t eri z z at a d al l 'el ab o raz i o n e d i m o t i v i e s p u n t i b ergs o n i an i e dall'assunz ione del modello e della lez i one proustiani, va costituendo la trama culturale delle inquietudini e degli empirismi solariani, rafforz ata dalle tematiche dell'individuo, della vita, d al l e s u gges t i o n i e d agl i s t i m o l i d i u n a t en s i o n e cri t i co -l et t erari a vol t a a penet rare e ad at t raversare l a ri cchez z a e l 'espansi vi t à u m an o es i s t en z i al e d el l a creaz i o n e art i s t i ca. I gi o v an i s cri t t o ri raccolti attorno alla ”N. R. F.” pretendono di riallacciare il loro m o d erni s m o a cert e l i n ee t radi z i o n al i . A ccan t o a q u es t o m o v i m e n t o s i s v i l u p p a , i n u n gru p p o d e l l 'A b b a z i a d i C r é t e i l , quello dell'unanimismo, che rifiuta l'individualismo e pone al centro dei propri interessi un mondo collettivo, sentimenti co l l et t i v i an al i z z at i e t rad o t t i i n p o es i a d a u n a p o t enz a creat ri ce. Fra i fondatori c'è J ules Romains, al quale Consiglio dedica un lungo articolo. In esso, prima di analiz z are l'opera di Romains, mette in luce il periodo storico nel quale agisce e gli obbiettivi d el m o v i m en t o u n an i m i s t a: S'era nel tempo in cui l'arte d'avanguardia era ancora rappresentata dagli epigoni di Mallarmé. Tra costoro alcuni manipolavano certa letteratura ancor più ermetica ed astratta sotto nome di cubismo [...]. L'unanimismo, almeno secondo le incessanti affermazioni ed esposizioni che ne va facendo il Romains, risulta dal capovolgimento di tutti gli idoli letterari di quel periodo. I propugnatori di esso si proponevano di riformare ab imis la mentalità corrente nei soui aspettifilosofici, letterrari e sociali126. Il periodo post-bellico, al contrario, vede rifiorire la l et t erat u ra: n el l e s cu o l e, n ei s al o t t i l et t erari , n ei t eat ri d i 126 A. CONSIGLIO, J u l e s R o m a i n s, in ìSo la r ia ” V I I I ( 1 9 3 3 ) , 2 -3 , p a g. 2 4 . . 71 M o n t m art re e d i M o n t p arnas s e, s i av v i cen d a u n a fol l a cos m o p o l i t a d i art i s t i , gi o v an i i n t el l et t u al i , v i aggi at o ri , ri ch i am at i ed at t rat t i d al l a fam a d el l a ci t t à che p are es s ere l a cap i t al e art i s t i ca e intellettuale del mondo. L'esperienz a bellica ovviamente ha segn ato profondamente gli animi della popolaz ione e degl i i n t e l l e t t u a l i , i q u a l i s o n o s p i n t i v e r s o gl i s t u d i p s i c o l o gi c i , a d i n t errogars i s u l v al o re d el l a cul t u ra e s u l l a n at u ra u m ana. La situaz ione appena delineata influenz a anche la ”N. R. F. ” che, dopo la guerra, si propone di rimanere "il più possibile i m m une da i d ee a pri o ri ", di capi re "quel che succede, di spi egare le cose cos” come sono. Guardare bene può parere una forma di dilettantismo, ma in fondo è l'atteggi amento meno egoista e più u t i l e al l a co m u n i t à" 127. C i ò carat t eri z z a i l cl as s i ci s m o n el l 'anal i s i e nell'esploraz ione che domina , dal 1919, l'esperienz a della ”N. R . F.”. Per comprendere meglio il periodo nel quale agisce il gruppo della ”N. R. F.” è di grande interesse l'articolo di C o n siglio su A lain Fou r nie r , uno de i pr ota gonisti de lla r ivista . E gl i i n i z i a co n u n a b reve s t o ri a d el l a l et t erat u ra fran ces e, s o t t o l i n e a n d o c o m e i l r i n n o v a m e n t o d e gl i i d e a l i r o m a n t i c i l a Francia "l o conquistò nell'assenzio dei maledetti e dei satanisti. La vita è come la fenice: non si rinnova che nel fuoco distruttore, risorgendo dalla sua cenere" 128, e i p o et i fran ces i d el l 'u l t i m o O t t o cen t o s ep p ero p o rt are agl i es t rem i "l a rel i gi o n e ego t i s t a d ei l o ro m aggi o ri ". A l l a m o ral e e al l a rel i gi o n e d el b en e s i contrappone il mito del male, di Satana e della libertà sfrenata. Su questo terreno si forma Alain Fourier, morto gi ovanissimo, a soli v en t i s et t e an n i . La s u a fam a l a s i d ev e al l 'am i co R i v i ère, i l q u al e compone l'introduz ione ai Mi racl es . Qui Rivière, più che un'analisi critica, fa un documento di psicologia. Egli non 127 Sono parole scritte da Rivi re a Schlumberger dal campo di prigionia. C i t a t e i n P . H . SIM ON, La lettera tu ra fra n cese d e l 9 0 0 , P a r is, Co lin, 1 9 5 9 , traduz. M. G. Bellone. 128 A. CONSIGLIO, A la in F o u rn ie r, in ìSo la r ia ” V I I I ( 1 9 3 3 ) , 6 -7 . 72 capisce, secondo Consiglio, che Alain nel Grand Meaulnes raggi u n ge u n 'es p res s i o n e s en t i m en t al e p erfet t am en t e co n cret a, ed opera "una si nt esi net t am ent e effi cace t ra l a sua real t à, (p a r t i cu l i er), e l a real t à uni versal e, (i d éal )". Il protagonista è un chi aro esem pi o di enfant du sie c le , vi ve e soffre anche se oram ai ha perso i mez z i per esprimere la propria sofferenz a. Alain, come t u t t i i p o et i e gl i s cri t t o ri p re-b el l i ci , t em e l a real t à, n e h a p au ra e C onsi gl i o afferm a che: La sua dannazione più sottile, più irrimediabile, è nel divorzio della realtà, che sebbene viva, presente, a portata di mano, non ha più senso. E non è una determinata particolare realtà ad aver smarrito l'intimo valore, ma tutta la realtà. Chi guardi in fondo allo spirito di quella generazione, vedrà che negli anni precedenti alla guerra era questo, appunto, il tormento della vigilia. Una società sottilizzata, divenuta diafana e scarna nelle raffinate eleganze. Un viver troppo facile, una saturazione di tutte le esperienze. Un'esistenza che non aveva più senso, se non quello allucinante delle cose di cui si presenta la fine129. Alain si salva dalla guerra facendo della letteratura la sua u n i ca real t à. C o m e t u t t i gl i i n t el l et t u al i o rb i t an t i at t o rn o al l a ”N. R . F. ”, egl i s i co n cent ra s u l l 'ad o l es cen z a e s u l l 'i m m agi n az i o n e, fonti di fascino e di dolore, "l 'una un indefinibile spaz io temporale in cui perde ogni senso la fanciullez z a e non ha ancora fo rm a l a m at u ri t à, l 'al t ra è l 'ant i t es i d el l a real t à e d el l a v i t a, i l peccat o degl i i gnavi e degl i acci di osi " 130. Alain ha orrore della vi t a e preferi s ce ri m anere ancorat o nel l 'adol escenz a che è ri m p i an t o d el l a fan ci u l l ez z a p erd u t a e p res agi o d el l a m at u ri t à. Il mondo dell'adolescenz a è circonfuso dall'atmosfera lirica, la sua prosa non è incentrata sull'analisi, come quella di Proust, ma è una prosa "t rasparente che a volte sfiora la realtà più ordinaria, a volte penetra la poesia più segreta dei bambini, di fanciulle, di gi ovani eroi" 131. 129 ivi. 130 ivi. 131 P . H . SIM ON, o p . c it. , p a g. 9 6 . 73 Il grande fascino del mondo intellettuale francese subito dai solariani, ovviamente, non è apprez z ato dal regime fascista, il quale li rimprovera di aver fatto di Parigi la capitale d'It alia. L' ap ert u ra al l a cul t u ra fran ces e ri s al e ai t em p i d el ”Leo n ard o ” e d e ”La V o ce”, m a a Fi ren z e, co n l a d i t t at u ra, as s u m e un nuovo sign ificato. Il culto della ”N.R.F.”, iniz iatosi col ”Baret t i ”, p erm et t e a ”S o l ari a”, co n i t rans fu gh i D eb en ed et t i , Alberti, Morra, di proporre nuovi modelli etici e letterari, anche a s cap i t o d i al t ri m o v i m en t i p ari gi n i q u al e i l s u rreal i s m o . A n che Cajumi si lamenta della passione provata dalle "conventicole l et t erari e" 132 per autori come Proust, Gide e Valéry. A questa provocaz ione replica il Consiglio, il quale afferma che sbaglia chi accusa l e gi ovani generaz i oni di rendere un "servi l e om aggi o" al l a l et t erat ura francese. Egl i è consapevol e del fat t o che al cuni ritengono dovere di un buon "p atriottismo non occuparsi della l et t erat u ra d ei n o s t ri acri m o n i o s i cugi n i , che t ras curereb b ero d i occuparsi della nostra" 133; m a l a real t à, s o t t o l i n ea s em p re i l C o n s i gl i o , è b en d i v ers a. In Franci a es i s t e i n fat t i u n a ri v i s t a, L es n o u vel l es l i t t er a i r es, che dedica abitualmente uno spaz io alle n o v i t à ed i t o ri al i i t al i an e. In It al i a, al co n t rari o , p o ch i s s i m i s i occupano di letteratura straniera, ma Valéry, Proust, Gide, J o yce "rappresentano un clima artistico, una innovaz i one estetica, un successo di pubblico e, quindi, esercitano una larga, riconosciuta i n fl u en z a n el l a l et t erat u ra euro p ea" 134. P ari gi , ci t t à am m i rat a d agl i i n t el l et t u al i p er l a s u a v i v aci t à culturale, non sa, come si augura Leo Ferrero nel suo P a r i s , dernier modèle de l' Occident, ap p ro fi t t are d el l a s u a egem o n i a culturale ed artistica per condurre una lotta ideologi ca offensiva a 132 A. CONSIGLIO, Ar r i go Ca j umi, Ga lleria , in ìSo la r ia ” V ( 1 9 3 0 ) , 9 -1 0 , p a g. 52. 133 ivi, pag. 52. 134 ivi, pag. 53. 74 fav o re d el l e d em o craz i e. P er d i m o s t rare l a s u p eri o ri t à d el l a ci v i l t à p ari gi n a Ferrero s i ri fa al l a ci v i l t à d i t i p o "at en i es e" e a q u el l a d i tipo "romano". Nella prima, secondo l'autore, gli uomini sarebbero riflessivi, capaci di concepire dei principi, portati alla finez z a indagatrice, cosmopoliti, mentre nella seconda sarebbero di tipo conservatore, animati dallo spirito di conquista, sensibili al l 'i d ea d i d i ri t t o , l eal i n el l e l o t t e d i d i ri t t o . La s i n t es i d i q u es t i due modelli è costituita appunto da Parigi , "dernier model de l'Occident" 135. Il Chiaromonte, autore di una esauriente recensione al testo di Ferrero, trova patetico l'appello fatto ai parigi ni come ai responsabili del destino dell'Occidente ed afferma che ciò sarebbe st at o m ol t o pi ù t occant e se l 'aut ore: fosse andato fino in fondo ai suoi stessi sentimenti, e avesse visto come essi finiscano per riattaccarsi assai più ad un complesso di valori di civiltà in genere che a quelli parigini in particolare: certo dello spirito, di finezza e d'esame, Parigi è tipicamente rappresentativa, ma, (e mi sembra questo il punto, tanto più per un buon europeo) si tratta di qualità umana, patrimonio della civiltà occidentale da Platone in poi. Le forme della vita parigina la possono esprimere più vivamente che altre, ma, se è davvero un valore culturale, non si può ammettere che lo esauriscano136. Chiaromonte conclude dicendo che la concez ione di Parigi com e m odel l o ha qual cosa di accadem i co, e rendere P ari gi responsabile del destino dell'Occidente è schiaccciarla sotto il peso di un "m oralismo storico da cui si è sempre tenuta l ont ana" 137. 135 Non essendo riuscita a reperire il testo di L. FERRERO, Paris, dernier mod le de l'Occident, Parigi, Rieder, ho fatto riferimento allo studio di N. CHIAR OM ONTE , P a rig i c o m e m o d e llo , in ìSo la r ia ” , V I I I ( 1 9 3 3 ) , 1 , p a g. 5 9 62. 136 N . CHIAR OM ONTE , P a rig i c o m e m o d e llo , in ìSo la r ia ” , V I I I ( 1 9 3 3 ) , 1 , p a g. 61. 137 ivi, pag. 62. 75 Anche secondo Umberto Morra Parigi , se i francesi lo volessero, Parigi potrebbe essere il centro del mondo, la q u i n t es s en z a d el l a ci v i l t à. La Fran ci a, n el l 'i d eal i z z az i o n e compiuta dai solariani, è una naz i one superiore alle altre non solo p er i l l i v el l o cu l t u ral e raggi u n t o , m a anche p erch é è ri u s ci t a a t rasfi gu rare l 'am ore. Quest o concet t o, che di pri m o acchi t o appare curioso, viene spiegato in modo esauriente da Leo Ferrero, il q u al e fa u n p aral l el o t ra l 'It al i a, l 'Inghi l t erra e l a Franci a. In It al i a l'amore coincide con la passione, con l'amore fisico, quindi è fine a s e s t es s o , i n Inghi l t erra ri m an e chi u s o n el s u o s cenari o e ri m an e solamente amore. La svolta la si ha solo in Francia, dove l'amore viene trasfigurato. L'amore, e questo può accadere solamente in una società raffinata e matura come quella parigi na, non è più s em p l i ce d es i d eri o fi s i co , m a s i t ras form a i n art e, i n l et t erat u ra, i n am b i z i o n e, i n az i o n e. D i q u es t o s en t i m en t o , ch e s cu o t e i s u o i u o m i n i m i gl i o ri , l a Franci a "s 'è s ervi t a com e d i ferm ent o p er farl i creare, p er farl i o p erare. S o t t o t u t t e l e o p ere d 'art e, s o t t o t u t t i i romanz i, le poesie, sotto tutte le imprese guerresche [ ...] , sotto t u t t e l e ep o p eee rel i gi o s e e fi l o s o fi che d el l a s u a v i t a s p i ri t u al e, s o t t o t u t t i i gran d i fas t i d el l a s u a v i t a p o l i t i ca, c'è u n s o t t i n t es o d 'am o re, c'è i l l i ev i t o d el l 'am o re" 138. L'europeismo solariano, quindi, rappresenta la vigile coscienz a della crisi dei valori tradiz ionali e uno spirito di com p ren s i o n e d el l e d i fferen z e e d i l i b ero es am e che, n ei l i m i t i el i t ari d el l 'i n d i v i d u al i s m o , cos t i t u i s ce al m en o u n ant i d o t o al fas ci s m o , co n l a d eri s i o n e d el l a ret o ri ca n az i o n al i s t a e b el l i ci s t a o ffert a d a C o ct eau e R ad i guet . L'i n fl u en z a d ei m o d el l i fran ces i at t raverso l a m edi az i one di ”S ol ari a” va ol t re l 'arco del l a sua es i s t en z a; Bos et t i fa gl i es em p i d el l e p o et i ch e d el l 'i n fan z i a d i Pavese, Dess”, Bassani, Bilenchi, Pratolini, che sono in parte di stampo ”N.R.F.” e più o meno di matrice solariana 139. 138 L. FERRERO, Trasfigurazione dell'Amore, in ìSolaria”, IV (1929) 7-8, pag. 51. 139 G . B OSE TTI, ìS o la ria ” e la cu ltu ra fra n cese: l'in flu en za d e i mo d e lli d e lla ìN. R . F . ” su i n a rra to ri so la ria n i, i n G . M ANGHE TTI, o p . c it. 76 Il rapporto con la ”N.R.F.” influenz a profondamente i n arrat o ri s o l ari ani e s o p rat t u t t o co n t ri b u s ce al l o s v ecchi am en t o del romanz o italiano degli anni Trenta. C o m e s o t t o l i n ea Bo s et t i , n el l 'art i co l o s o p raci t at o , i l et t erat i di ”Solaria” avanz ano le stesse soluz i oni della rivista francese al l a cri s i d el ro m an z o , p ercepi t a com e cri s i d el l a cos ci en z a eu ro p ea e d el l 'u m an es i m o ; s i i n t en d e ri abi l i t are i l rom an z o q u al e gen ere p o et i co , v al o ri z z are l 'i n fan z i a q u al e m i t o et i co e p o et i co . P o c'anz i abbi am o vi st o che Al ai n Fourni er ri evoca i l t em p o dell'infanz ia, non per rievocare il tempo perduto, ma per ritornare al regno delle fate. Il modello proustiano della Recherche, però, ha più successo, sia in ambito francese che italiano. L'influenz a di Proust è immediata, ampia e profonda. Tutta la letteratura successiva conserva l'impronta dell'impostaz i one della Recherche , fondata sulla facoltà dei ricordi infantili di restituire il tempo perduto, e risente dello studio delle anime, della presenz a di z one d 'o m b ra t ra cos ci en z a e i n co s ci en z a. M o l t i d egl i ero i d ei ro m an z i p ro d o t t i d agl i s cri t t o ri o rb i t an t i at t o rn o al l a ”N. R . F. ” s o n o adolescenti che rifiutano la vecchia società e implicano un nuovo i d eal e d i v i t a l egat o ai s o gni gen eros i e t al v o l t a ero i ci dell'infanz ia. ”Solaria” tende a privilegi are nelle varie lez i oni dei modelli francesi il motivo dell'adolescenz a che porta, appunto, al l a m i t i z z az i o n e d el l 'i n fan z i a. U n al t ro fat t o re che gi o ca u n ru o l o essenz iale a favore del romanz o imperniato sull'età evolutiva è la tendenz a dei ragaz z i a costruire un mondo alternativo a quello degli adulti, "chiudendosi nella camera del sogno ad occhi apert i " 140. L'autore, graz ie alla rappresentaz i one del mondo adolescenz i ale, caratteriz z ato dal rifiuto delle convenz ioni e da una carica eversiva, può inventare un suo mito da opporre alla v i t a n egat a e res p i n t a. D u e aut o ri , m o l t o ap p rez z at i e recen s i t i s u l l e p agi n e d i ”S ol ari a”, che si occupano del l 'adol escenz a com e et à ri bel l e, t esa a rifondare i codici dell'esistenz a, sono Cocteau e Radiguet, la 140 G. LANGELLA, Il ro manzo a una svolta , cit., pag. 258. 77 fam a dei qual i si è di ffusa a part i re dal l e recensi oni ne ”Il Baret t i ” d ei fu t u ri s o l ari ani , p i u t t o s t o ri s ervat i d i fro n t e ai d u e enfant s t erri bl es . Cocteau e Radigu et, scrittori oppiomani ed omosessuali, trasferiscono questi aspetti della vita reale nelle loro opere e fanno dell'adolescenz a un mondo a parte, profondamente diverso d a q u el l o d egl i ad u l t i , n el q u al e ri fu gi ars i . N egl i Les E n fan t s terribles (1929) di Cocteau è evidente la contrapposiz ione tra il gi oco, la poesia, l'inventiva degli enfants terribles e la piatta s o ci et à d egl i ad u l t i , ai m argi n i d el l a q u al e i p ro t ago n i s t i s an n o p res erv ars i l 'i s o l a m agi ca d el l a l o ro s t anz a. Quando Morra accetta di recensire Opium di Cocteau al p o s t o d i R a i m o n d i , d e f i n i s c e i l l i b r o "l 'ap o l o gi a d e l v i z i o d o s a t o e rimediato" dove sono soffocate le grida del bisogno e della passione. Morra nella sua recensione fa anche cenno agli Enfants terribles , nei quali si scatena "qualche cosa di prepotente e quasi i n u m a n o " 141 e ripropongono l'esperienz a dell'oppio e dei metodi di disintossicaz ione. Secondo Bosetti la definiz i one che Morra dà, nella recensione a L'Equilibrista di Franchi, alla predilez i one dell'autore per una vita senz a confini, dove "l e cose e i costumi si t rasform ano al t occo di una bacchet t a", e i personaggi sem brano p ro n t i p er "l a fav o l a e p er i l m i t o " 142 s i ad d i ce p erfet t am en t e al l o s t i l e d i C o ct eau. E ' p ro p ri o l a m i t i z z az i o n e d el l 'i n fan z i a e l a s u a anal i s i ad i n fl u i re m aggi o rm en t e s u gl i aut o ri s o l ari ani . Q u arant o t t o G am b i n i é uno di quegli narratori che subisce l'influenz a degli E n f a n t s terribles d i C o ct eau . C i ò è m es s o i n l u ce s em p re d a Bos et t i , i l q u al e n o t a l a s o m i gl i an z a, n e I t r e cr o ci f i s s i , tra l'esploraz ione n o t t u rna d el l a cas a d i s ab i t at a p er es o rci z z are l e p au re i n fan t i l i e "l e dr™le de jeu pour un enfant" della passeggi ata quasi sonnambula di Lafcadio nel castello dei Carpaz i 143. 141 U. MORRA, Jean Cocteau, Opium, in ìSolaria” VI (1931), 3. 142 U. MORRA, L'ultimo libro di Franchi, in ìSolaria” IX (1934), 1. 143 c fr . G . B OSE TTI, a rt . c i t . , p a g. 6 4 e se gg. 78 A n che A l b ert o C o n s i gl i o è at t rat t o d ai m o d el l i d el l a ”N.R.F.”, ciò è evidente in Una sera di novembre 144, d o v e i l protagonista passa dai primi appuntamenti con le ragaz z e alla co n s i d eraz i o n e d el l a guerra, com e l 'i o d e Le diable au corps , m a s en z a i l ci n i s m o e s en z a i l gu s t o d el l a m i s t i fi caz i o n e t i p i ci d i R ad i gu et . Il t em a d el l 'i n fan z i a è p res en t e an ch e i n Int erni 145, dove, nonostante il protagonista adolescente sia immerso in una pessima s i t u az i o n e fam i gl i are, am p i o s p az i o è d ed i cat o ai t u rbam ent i e al l e fantasticherie del ragaz z o. L'infanz ia divisa tra angosciosa s o l i t u d i n e e v i o l en t a fel i ci t à è l 'argom en t o d i S p i n a 146, dove Consiglio descrive, graz ie ad un'acuta sensibilità, il mondo di una b am b i n a m al t rat t at a d al l a z i a b aro n es s a e b i got t a. G i o v an n i C o m i s s o , graz i e al l 'am i ci z i a co n C rem i eu x e Lar b a u d , viene introdotto ne gli a mbie nti inte lle ttua li pa r igi ni . Qui è affascinato dalla lez i one di Gide tanto che, dopo la pubblicaz ione sulla ”N.R.F.” de Voyage au Congo e Retour du T c h a d, ripete l'esperienz a gi diana con un viaggi o in Africa settentrionale, che ha un valore iniz iatico. Tra Gide e Comisso, e anche con Cocteau, esistono affinità esistenz iali e di sensibilità che talvolta bastano per spiegare convergenz e tematiche. I modelli fran ces i , co n i l l o ro an t i co n fo rm i s m o e l a l o ro l i b ert à creat i v a, aiutano Comisso ad essere se stesso, una volta dissipata l 'es p eri en z a fi u m an a ch e m as ch era l 'i n t o l l eran z a d el regi m e p er l a sensivià individualistica dell'autore di G i o r n i d i g u e r r a . Questi sono solo alcuni esempi di narratori che hanno subito l 'i n fl u en z a d egl i s cri t t o ri fran ces i , m a s o l ari ani i l p i ù d el l e v o l t e sono timidi discepoli della ”N.R.F.” nella rappresentaz i one degl i aspetti più sovversivi dell'adolescenz a, soprattutto per quanto ri gu arda l a quest i one sessual e. A l o ro pi ace evocare i l sogn o d'evasione senz a la disinvoltura di Larbaud, l'audacia sacrilega di 144 A. CONSIGLIO, U n a se ra d i n o v e m b re , in ìSo la r ia ” I V ( 1 9 2 9 ) , 1 2 . 145 A. CONSIGLIO, I n t e rn i, in ìSo la r ia ” V ( 1 9 3 0 ) , 7 -8 . 146 A. CONSIGLIO, S p in a , in ìSo la r ia ” V I I I ( 1 9 3 3 ) , 1 . 79 G i d e o d i C o ct eau . C i ò , p ro b ab i l m en t e, d i p en d e d al cl i m a s t o ri co italiano, profondamente diverso da quello francese. In It alia, non lo si deve dimenticare, impera il fascismo e di anno in anno diviene sempre più arduo superare lo scoglio della censura, che certamente non avrebbe permesso la pubblicaz ione di racconti caratteriz z ati da un linguaggi o schietto, a volte osceno, spi ccat am ent e avverso al l a m oral e. 2.3 La questione del romanzo In ”S ol ari a” è cent ral e l a quest i one del rom anz o e del l a forma narrativa, tema che si ricollega ai suoi rapporti con la letteratura di respiro europeo. Dai primi racconti pubblicati, di stampo rondiano, si gi unge alla pubblicaz ione di un romanz o come I l G a r o f a n o r o s s o di Vittorini che, secondo Bosetti, è i l p i ù bell'esempio del modo in cui ”Solaria” ha assimilato la lez i one della ”N.R.F.”, con la convergenz a tematica che privilegi a l 'ad o l es cenz a e m i t i z z a l 'i n fan z i a, e co n t u t t e l e co n t rad d i z i o n i etiche e stilistiche dei modelli francesi. Vi coesistono, infatti, il ro m an t i ci s m o i d eal i s t a l arb al d i an o d el l 'an t egu erra co l ci n i s m o gi d i a n o d e gl i enf ant es t erri bl es, e V i t t o ri n i al l a ri cerca d i u n ro m an z o p o et i co es i t a an co ra t ra i l ro m an z o d el l a cri s i , e "l e roman d'aventure" più costruito, sintetiz z ando l'europeismo parigi no e la problematica solariana del romanz o 147. Già nei racconti di Piccola Borghesia, pubblicato nel 1931 per le Ediz ioni ”Solaria”, è presente l'influsso degli scrittori francesi, non solo q u el l a d el "fen o m en o cul t u ral e" P ro u s t , m a anche q u el l a d i al t ri esponenti della ”N.R.F.”, come Larbaud e Gide 148. La l i n ea 147 c fr . G . B OSE TTI, a rt . c i t . 148 Come sottolinea Giovanni Saverio Santangelo, le tecniche narrative di Vittorini subiscono l'influsso di derivazione francese, anche perché la sua cultura da autodidatta ha radici profonde e coscienti nel Novecento letterario italiano e francese. Prendendo le mosse dall'esperienza giovanile vissuta tra Nietzsche e i simbolisti francesi, Vittorini perviene a " quella che Falqui definisce una sorta di liberazione ottenuta in virtù della lettura di 80 indicata da Vittorini, come nota Langella, è quella che punta alla rappresentaz i one sempre più ravvicinata e disincantata delle correnti sommerse che si muovono e si urtano sotto la superficie, ap p aren t em ent e t ran q u i l l a, d el l a r o u t i n e quotidiana, e spiegano il s o rd o m al es s ere d el l 'u o m o . V i t t o ri n i è co n s apev o l e d el l 'i n fl u en z a d el l a l et t erat u ra euro p ea s u b i t a d a l u i e d agl i al t ri gi o v an i , m a n o n dimentica la lez i one della ”Ronda”. A questo proposito è bene ci t are p art e d el fam o s o Scarico di coscienza pubblic a to, ne l 1929, s u ”L'It al i a l et t erari a”: Allora la letteratura dei giovani [...] è nata da un incontro fortunato e peregrino della nostra più pura originalità grammaticale con la grande tradizione europea [...]. Ci siamo sorpresi [...] nella più stretta parentela con Proust, con Gide, con il pensiero europeo. [...] Proust è il nostro maestro più genuino [...]. Per mezzo di Proust si è stabilito uno scambio effettivo tra l'Europa e noi. E non siamo proustiani come non siamo rondeschi. Non siamo nemmeno gidiani; non siamo né scolari di Joyce, né accoliti della ”N. R. F.”. L'aura che respiriamo è di scambio e di rispondenze. Contemporaneamente l'Europa e Leopardi sono serviti alla nostra educazione letteraria [...]. E Svevo ci ha giovato meglio che venti anni di pessima letteratura. [...] Certo un debito noi abbiamo impagabile: ed è verso la ”Ronda”; ma verso la letteratura europea un'amorosa intelligenza che non romperemo: ci sarà corrisposta [...] 149 . G i u s ep p e Lan gel l a s o t t o l i n ea che i s o l ari ani s o p rat t u t t o d al 1929 in poi, con la direz i one di Ferrata, concentrano i loro sforz i nel tentativo di superare l'i m p a s s e del frammentismo rondesco. Giansiro Ferrata provoca una netta rottura nei confronti dei residui rondeschi presenti nelle precedenti annate. Se, infatti, i rondisti potevano credere alla possibilità di un libero e reciproco vari filosofi (Kant, Hegel, James) fra i quali si stagliava, non ultima la figura d i B ergso n" . Cfr. G. S. SANTANGELO, Vitto rin i e la cu ltu ra fra n cese, in L. D E N AR DIS-G . S. SANTANGE LO, A i fu o c h i d i P a rig i, P a le r mo , P a lumb o , 1988. 149 E . V ITTOR INI, S c a ric o d i c o sc ie n za , c i t a t o i n D ia rio in p u b b lic o , M i l a no , Bompiani, 1976, pag. 6. 81 rapporto tra società e civiltà, dopo il 1926, con l'affermarsi del fas ci s m o l 'i l l u s i o n e è cad u t a. T u t t a l a s t o ri a d i ”S o l ari a”, ripercorsa dal punto di vista dell'officina letteraria, non è altro ch e i l fat i co s o t en t at i v o d i an d are o l t re l e angus t i e t em at i ch e e d i m en s i o n al i , i n cui era cos t ret t a l a p ro s a d 'art e. La m i gl i o re narrativa solariana si realiz z a "nella duplice direz i one di una rivalutaz i one strutturale della narrativa e del riaccostamento ad un p i ù v i v o c o n t e n u t i s m o " 150; si passa da pez z i narrativi brevi, da esercitaz i oni calligrafiche a racconti di più ampio respiro, dalla forma dell'elz eviro, "o rto concluso della periz i a formale", a quella del racconto lungo, del romanz o, più funz ionali ad un'arte "ri co n ci l i at a co n l e u m ane ragi o n i " 151. Li a Fava Guz z etta sot t o l i n ea che i l l ent o di st acco dal l a prosa d'art e det erm i na l a ricerca di una "narraz i one narrata, di una dimensione di parlato che coincide con un arricchimento di contenuti umani e col recupero di un più ampio oriz z onte di realtà. La narraz i one sempre più va facendo strada a fatti e personaggi , e va assumendo a contenuto di racconto anche una puntuale analisi d'ambiente" 152. R i sultato di questa evolu z ione sono il gi à c ita to G a r o f a n o R o s s o, e gl i am p i racco n t i d i Q u arant o t t o G am b i n i , I t r e cr o cef i s s i e Il f a n te di spade. La presenz a di Gadda, quintessenz a dello sp e rim entalism o, è una te stimonia nz a de lla disponibilità di ”Solaria” a tentare vie nuove, oltre le possibilità gi à sperimentate della ”Ronda”. ”Solaria”, dunque, si trova alle spalle gli esiti delle proposte narrative vociane e rondesche, esperienz e come il frammentismo e la prosa d'arte. Il frammentismo vociano dipende d al fat t o che i v o ci an i ri fi u t an o gl i o rgan i s m i l et t erari chi u s i ed 150 L. FAVA GUZZETTA, ìSolaria” e la narrativa italiana intorno al 1930, Ravenna, Longo Editore, 1973. 151 G. LANGELLA, Il secolo delle riviste, cit., pag. 333. 152 L. FAVA GUZZETTA, ìSolaria” e la narrativa intorno al 1930, cit., pag. 46. 82 intendono scavare e far esplodere il linguagio nella sua sostanz a ricavandone valori ed effetti espressi in forme brevi ed intense. La ”R onda”, i nvece, cerca di dare al fram m ent o una durat a o gget t i v a e d i ri av v i ci n am en t o al d i s co rs o , l o s p o gl i a d i quell'intima necessità morale di cui l'aveva riempito la letteratura vociana, lo rende essenz iale, ne fa un fine più che un modulo di espressione 153. La prosa della ”Ronda”, quindi, è caratteriz z ata da un frammentismo che poggi a su osservaz ioni e divagaz i oni attorno a t em i s p es s o m argi n al i , s u s gu ardi v ers o p art i co l ari m i n u t i d el l 'es i s t en z a, d el l a l et t erat u ra, d el cos t u m e i n t el l et t u al e. A l cu n i esempi della prosa d'arte tipica della ”Ronda” vengono fatti da D eb en ed et t i che, n e Il romanzo del N ovecent o, ricordando i risultati dell'esperienz a rondiana, pensa agli spunti episodici delle prose di Emilio Cecchi, più articolati in un tempo di racconto potenziale, quasi germi di racconti; a un certo elegante, diffidente bozzettismo di Antonio Baldini, il Maestro Pastoso, il Michelaccio, al tentativo di una cronaca interiore ancorata ad una scansione diaristica che si nota nel Viaggio attraverso la gioventù di Lorenzo Montano; per non dire di quel rondista eslege, dall'uniforme fuori ordinanza, quale si rivelò quasi subito Riccardo Bacchelli con le Memorie del tempo presente [...] e poi alla "favola mondana e filosofica", come egli la chiamò, di Lo sa il tonno, preludio al romanzo in piena regola apparso qualche anno dopo, cioè quella narrazione storica e di costume che è Il diavolo di Pontelungo 154. Il gu sto del romanz o, secondo Debenedetti, si fa strada nuovamente con la rivelaz i one e la valutaz i one, nel 1920, di Toz z i , "il narratore che segna con l'orma più durevole la tappa i n i z i a l e del nuovo romanz o ita lia no" 155 e i l l an ci o , effet t u at o d a Bo rgese, della parola d'ordine "t empo di edificare", cioè tempo di 153 c fr . O . LOM B AR DI, La n a rra t i v a i t a l i a n a n e l l e c ri si d e l No v e c e n t o , Caltanissetta-Roma, Sciascia, 1971. 154 G . DE B E NE DE TTI, I l ro m a n zo d e l No v e c e n t o , cit. , p a g. 4 2 1 . 155 ivi, pag 284. 83 tornare alla costruz i one, all'impegno, alla responsabilità artistica e umana del romanz o. A Federigo Toz z i che, nonostante viva nella Toscana dei primi del Novecento e le sue opere siano fortemente legate alla s t rut t u ra d el rom an z o n at u ral i s t i co , cos t i t u i s ce u n p ri m o p as s o verso la rappresentaz i one dell'inquietudine della provincia di quegli anni ”Solaria”, nel decennale della sua morte (1930) dedica un intero numero 156, nel qual e raccogl i e gl i i nt ervent i di C apasso, Consiglio, Tecchi, Ferrata, che danno rilievo soprattutto al senso nuovo dei procedimenti toz z i ani. Capasso parla di "s taticità della narraz i one", e afferma che "l a grandez z a del suo genio sta, almeno p er m o l t i d i n o i gi o v an i , n el l a s u p erba i rreal t à d el p aes e m al i gn o . S i è s co n cert at i co m e d av an t i al l a i m m o b i l i t à d i u n a s cu l t u ra; s t i l i z z az i o n e d el l a s t i l i z z az i o n e: en n es i m a p o t enz a d el l a i n n at u ral e fi s s i t à es t et i ca" 157. C o n s i gl i o , i n v ece, p arl a d i "carn al i t à della prosa [ ...] tal che, a proposito delle sue migliori pagi ne q u al s i as i as p et t o d el co n cet t o d i l et t erat u ra è as s o l u t am en t e i n ap p l i cabi l e" 158. P i o v en e, i n v ece, el o gi a l 'o ri gi n al i t à d i T o z z i , che consiste nel fatto di essere genuino e sincero in quanto non è "s oggi aciuto a mode che, a freddo possiamo predicare anche noi, m a a cui ci è i m possi bi l e credere se ci raccogl i am o i n noi s t e s s i " 159, riferendosi con ciò all'imitaz i one che si è diffusa per Bal z ac, D o s t o ev s k i j e Zol a. L'opera di Toz z i non viene catalogata dai solariani con l'etichetta di "p rosa d'arte" o "romanz o", perché ”Solaria”, in quest'epoca, ha gi à individuato e scelto un tipo di romanz o che si basa su una sintesi di frammento e narraz i one. 156 157 ìSolaria” V (1930), 5-6. A. CAPASSO, Pietrificazione estetica, in ìSolaria” V (1930), 5-6, pag. 27. 158 A. CONSIGLIO, No ta su To zzi, in ìSo la r ia ” V ( 1 9 3 0 ) , 5 -6 , p a g. 3 1 . 159 G . P IOVE NE , S p u n to p e r u n sa g g io su To zzi, in ìSo la r ia ” V ( 1 9 3 0 ) , 5 -6 , pag. 39. 84 M a t o rni am o a d el i n eare l 'ev o l u z i o n e d el l a form a rom an z o . A l l 'i n i z i o d egl i an n i T ren t a l a s t agi o n e d el fram m en t o è o rm ai esaurita, alla ”Ronda” non si può più guardare se non come simbolo di una reaz ione storica al dilettantismo e al l 'avanguardi sm o del pri m o Novecent o. In quest o cont est o scoppia la polemica tra contenutisti e calligrafi che investe il mondo della letteratura. La polemica è molto rumorosa e prende voce su ”Solaria” nell'articolo di Alberto Consiglio, M e d i t a z i o n e s u l p er d i t em p o . Egli iniz ia dicendo che la rivista "s embra o rgo gl i o s am en t e co n fes s are n el s u o n o m e, q u el t al e cal l i grafi s m o , cui si vuole dare il bando, o del quale si esaltano le sottili el eganz e" 160. S econdo C onsiglio la disputa tr a "ca lligr a f isti" e "attualisti" è uno strascico della disputa tra Romanticismo e Classicismo che ci si ostina a continuare. Alcuni si lamentano del fat t o che l a l et t erat u ra i t al i an a co n t em p o ranea è p ri v a dell'impronta del tempo, ossia non instaura alcun contatto con la realtà circostante; altri, al contrario, difendono la bellez z a dello stile e delle immagi ni, sostenendo che l'attualità di un'opera e la partecipaz i one al proprio tempo è data "dalla particolare bellez z a p o et i ca, d al l a d i fes a d el l a t rad i z i o n e s t i l i s t i ca" 161. Con il passare del tempo il dissidio si è aggravato e le posiz ioni appena delineate si sono risolte nella questione di contenuto, sostenuta dai primi, e in quella di forma, sostenuta dai secondi. I cosiddetti contenutisti sono, sempre secondo l'autore, i difensori d el l 'i t al i an i t à d el l 'art e, d el n az i o n al i s m o d el l 'i s p i raz i o n e p o et i ca, e non si rendono conto, "n ella loro buona fede, di fondare la loro disputa su modelli stranieri che hanno lasciato troppo viva traccia nel subcosciente" 162. Le l et t erat u re d egl i al t ri p aes i p art eci p an o ed attingono alla vita pratica in modo visibilmente più intenso di quella italiana. Chi, però, critica la nostra letteratura, accusandola di non partecipare ai travagli del secolo, sbaglia in quanto il 160 A. CONSIGLIO, Med ita zio n e su l p e rd itemp o , in ìSo la r ia ” V I I I ( 1 9 3 3 ) , 2 -3 . 161 ivi, pag. 87. 162 ivi, pag. 88. 85 poeta"non segu e suo malgrado l'influenz a e l'autorità di un periodo storico. Egli è, invece, uno dei principali fondatori e creatori di esso. Infatti, è nella letteratura che gli storici vanno a ricercare i precursori di una rivoluz ione o d'un rinascimento" 163. D'altronde uno dei caratteri precipui dell'artista italiano è quello di trascendere dalla cronaca e dal documento, ma una persona at t en t a s a s em p re t ro v are n ei cap o l av o ri l 'aderenz a al t em p o . Q u i n d i ch i am a u n 'art e i m m ed i at am ent e rap p res ent at i v a, i n v i d i a l e gi ovani letterature straniere (inglesi, francesi, russe, tedesche) immerse negli avvenimenti, e accusa la nostra produz ione letteraria di assenz a dal mondo. I formalisti, al contrario, sostengono che nella forma di u n 'o p era "è i n d i s s o l u b i l m en t e fus o e ri s o l t o t u t t o i l co n t en u t o " 164 i l ch e d à o ri gi n e al gu s t o p er i l fram m en t i s m o . M o l t i , fra q u el l i che auspicano un maggi or coinvolgimento della letteratura contemporanea ai "t ravagli del tempo", accusano la ”Ronda” di av er d at o o ri gi n e al l a m en t al i t à fram m en t i s t a. C o s t o ro dimenticano l'importante ruolo svolto dalla rivista, quello di aver fatto "d a ronda alla viva essenz a della nostra letteratura, l'aver conservato la continuità in un medioevo di disordine" 165. L'importante è non dimenticarsi mai che il nuovo, auspicato dalle gi ovani generaz i oni, non nasce spontaneamente, ma nasce dal vecchi o . C'è chi, come Raffaello Franchi, è convinto che la polemica, s o l l ev at a d ai cri t i ci , t ra co n t en u t i s t i e cal l i grafi , s i a s t at a ri s o l t a e superata con ardore e persuasione d'arte da una donna, da una scrittrice. Nessuno, sostiene il Franchi, è più "calligrafo, in senso buono, ossia più artista, di Gianna Manz ini; nessuno, pù di lei, è capace di t rascendere i l gust o est rem o del l a parol a, l 'assurdi t à 163 ivi, pag. 88. 164 ivi, pag. 89. 165 ivi, pag. 90. 86 felice dell'immagi ne, la completa astraz ione di un periodo, in concretez z a di umanità e di commoz i one" 166. ”S ol ari a” auspi ca che i l rom anz o di vent i un'espressi one autentica della società (cosa che non interessava agli esponenti della ”Ronda”), ciò implica una visione gl obale del romanz o, e co n t i en e i n s é l a p o s s i b i l i t à d i u n a p o l em i ca s u l l a s t rut t u ra o d i u n a cri t i ca d el l a form a i n cu i s i era cri s t al l i z z at a, n el l e teoriz z az i oni, l'espressione narrativa presolariana. Da ciò deri vano al cuni at t acchi di ”S ol ari a” verso al cune esasperaz i oni stilistiche. Le critiche che la rivista muove agli eccessi della ”Voce” e della ”Ronda” tendono a sottolineare i rischi di accadem i s m o e di al l ont anam ent o da una di m ensi one um ana presenti negli esempi rondeschi e vociani. Emblematici, a questo p r o p o s i t o , s o n o i P a r a g r a f i d e l l o s c o n t e n t o di R affael l o Franchi , dove egli, consapevole dell'ambiz i one di ”Solaria” ad essere un h o rt u s conclusus d el l a cri t i ca "ch e v a cercat a a d o m i ci l i o dagl 'i nt eressat i ", si augura che: per un po' di tempo non sia più una questione di lingua, di stile, di grammatica, di purezza, di classicismo e di neoclassicismo, ma di vita, di miserabile calore vitale. Noi osserviamo da un pezzo quanto poco seme di conclusione rechino certe discussioni sull'intima essenza del vero stile [...] né la volontà delle nuove generazioni, tesa in adeguare codesta medesima legittimità di stile a motivi di umanità più complessi, per giungere fino al romanzo, rinnega le pagine della trepida poesia moderna. Ma se un passaggio deve esistere, dev'essere da vita a vita, da fiamma a fiamma 167. N o n è ch e i s o l ari an i ri get t i n o com p l et am en t e l a l ez i o n e d ei loro predecessori, anz i , rimangono fedeli ai valori formali e alle es i gen z e d i u n a l i n gua ari s t o crat i cam ent e s t rut t u rat a, m a s o n o consapevoli della necessità di tener conto delle più recenti 166 R. FR ANC HI, G ia nna M a nz ini, B o sc o v i v o , in ìSo la r ia ” V I I ( 1 9 3 2 ) , 7 -8 , pag. 50. 167 R. FR ANC HI, P a ra g ra fi 33-34. dello scontento, in ìSolaria” II (1927), 1, pag. 87 ri cerche anal ogi che e del l e novi t à t ecni co-st rut t ural i , e di m an t enere apert o i l d i al o go t ra l a n o s t ra l et t erat u ra e l a l et t erat u ra dei paesi liberi e democratici. La loro riconoscenz a verso le esperienz e precedenti è chiara nella recensione di Giansiro Ferrata al l 'ant o l o gi a S cr i t t o r i N u o vi d i Fal q u i e V i t t o ri n i , che v al e l a pena di citare. Un grande spaz io, in quest'opera, nota il Ferrata, è ri servat o al m ovi m ent o ”Lacerba”-”Voce” e a quel l o del l a ”Ronda”; queste ultime due riviste sono considerate dal recensore: Le due spiccanti chiavi della modernità letteraria italiana, non in polemica, come potrebbe credere l'osservatore superficiale, ma ripetuto sforzo, in diverse fasi, verso una liberazione dagli ideali borghesi e provinciali e mercantili, o professorali ed aridi, a cui lo spegnersi naturale del periodo Carducci-Verga-D'Annunzio ci avrebbe lasciato in balia. Si parla tuttora del "frammentarismo" vociano? Della "gelidità" rondesca? Ma cosa può contare questo di fronte alla convergente lezione di moralità letteraria che c'è venuta dalla ”Voce” e dalla ”Ronda”! Da un lato, una specie di fiducia spirituale ed etica concessa a certe singolari "malattie" cos” profondamente vive nell'anima europea che bisognava passarci, sotto pena d'esclusione da ogni cammino futuro...; dall'altro, una affermazione definitiva della disinteressata nobiltà dello scrivere, e insieme, d'una possibilità sempre aperta di salute e di misura168. Da ciò si capisce che i solariani sono troppo letterati per non capire quale ricchez z a per la narraz i one possa derivare dalle acquisiz i oni della ”Ronda”. Essi comprendono che tale lez i one di stile può essere riutiliz z ata nel processo della narraz i one, in un co n t es t o d i s cri t t u ra p i ù s t rut t u rat a n el l a form a d el racco n t o e d el ro m an z o . S i t rat t a d i m et t ere i n q u es t i o n e i l co n cet t o d i u n a letteratura puramente di evasione e di individuare un nuovo ruolo ed un'ulteriore funz ione che essa può avere, il che implica un t en t at i v o d i aggan ci o d el fat t o l et t erari o al l a v i t a, ed u n a s o s p en s i o n e d el l a s em p l i ce e p u ra o t t i ca form al e. Il problema dell'evoluz ione e della rinascita della forma romanz o è per ”Solaria”, non solo un dato da far emergere e 168 G. FERRATA, Srittori Nuovi, antologia italiana contemporanea di Falqui e Vittorini, prefazione di G. B. Angioletti, in ìSolaria” V (1930), 4, pag. 55. 88 cogl i ere con at t enz i one i n ci ò che accade nel l a l et t erat u ra i t al i ana e straniera, ma anche un'autentica proposta letteraria. ”Solaria” i n t u i s ce i l v al o re m o d ern o d el l a form a rom an z o e d el l e s u e p o s s i b i l i t à d i d i v en i re adegu at o m ez z o es p res s i v o d el l 'et à contemporanea. I solariani, inoltre, si rendono conto che questo è uno degli argomenti appassionati della critica del tempo. Questa consapevolez z a è evidente nell'articolo di Alberto Consiglio, D i a t ri ba sul rom anzo ed altre c ose, n el q u al e s o t t o l i n ea ch e d u e sono gli argomenti che appassionano la critica militante: l 'eu ro p ei s m o e l a p o s s i b i l i t à d el rom an z o . N el l o s t es s o art i co l o , i l Consiglio delinea la situaz ione della letteratura nel periodo postb el l i co . M en t re i n E u ro p a, a s egui t o d el l o s m arri m en t o angos ci o s o diffuso dalla gu erra, sbocciano "enormi e paradossali fiori d e't ro p i ci " K ays erl i n g e S p engl er i n G erm an i a, M as s i s e M ari t ai n i n Fran ci a, C h es t ert o n e Bel l o c i n Inghi l t erra, i n It al i a l 'u n i co i n t erpret e eq u i l i b rat o d i q u es t a cri s i è P i ran d el l o . La cri s i è "cri s i d el l a p ers o n al i t à, cri s i d el l a cos ci en z a, cri s i d el l a cert ez z a: l'uomo, che s'era allontanato da Dio e successivamente d al l 'u m ani t à, d al l a p at ri a, d al l a fam i gl i a, s i ri p i egava co n l o stesso spirito corrosivo e scettico sopra di sé, colpendo delle m edesi m e accuse e del l o st esso am l et i s m o i l suo foro i nt eri ore" 169. Il p ro b l em a d el l a p ers o n al i t à, d a em b l em a d el l a cri s i d i v i ene t em a cen t ral e d el l a l et t erat u ra d i s t am p o p s i co l o gi co . Q u es t o am o re della personalità dà origine ad un nuovo gusto che iniz ia con Proust e si sviluppa in letterati a lui contemporanei. A G iovanni Papini, si de ve l'a vvio, ne l 1929, de lla discussione attorno al romanz o. Egli non apprez z a il romanz o di tipo psicologico che si va diffondendo anche in It alia e, anz i ché intessere una discussione sul romanz o, sentenz i a, in modo categorico, che sia il genere del romanz o sia quello del teatro, 169 A. CONSIGLIO, D ia trib a su l ro m a n zo e a ltre c o se , in ìSo la r ia ” I V ( 1 9 2 9 ) 6, pag. 34. Con i termini fede, patria, famiglia, secondo Briosi, non del tutto involontaria l'allusione ai pilastri del fascismo rispetto ai quali la civiltà letteraria nuova si pone come alternativa. 89 s o n o i m p o s s s i b i l i a l l o s p i r i t o i t a l i a n o "es c l u s i v a m e n t e p o r t a t o verso l'eloquenz a, la satira, il ragi onamento, l'opera di pensiero" 170. T al e afferm az i o n e v i en e co n fu t at a d a O j et t i , i l q u al e si sforz a di mostrare che, in It alia, esistono dei lavori con tutti i requisiti necessari per essere qualificati come romanz o. Alla d efi n i z i o n e p ap i n i ana d i rom an z o com e "art e n arrat i v a i n t i m a ed analitica", Ojetti oppone la definizione della narrativa italiana co m e "s egu i t o d i fat t i , anche m i n u t i m a t u t t i cert i o v e gl i aut o ri colgono la cos” detta psigologia dei personaggi nei suoi momenti es t ern i e p rat i ci q u an d 'es s a s i m u t a i n ges t i , i n d et t i , i n az i o n i " 171. D a ci ò s i cap i s ce che O j et t i è co n t rari o al l a n arrat i v a psicologistica ed analitica che si sta diffondendo anche in It alia e, i n q u al i t à d i rap p res ent an t e d el l 'u ffi ci al i t à d el l a cul t u ra benpensante, mostra di essere legato ad una concez ione di romanz o di tipo verista che non si perde nei meandri della fan t as i a e d el l a cos ci en z a u m ana. A n che i l et t erat i d el l a ”Li b ra” so n o avversi alla m od a de llo psic ologismo, in spe c ia l modo Giachino, il quale dichiara che "i figurini dell'ultima stagione, i Pirandello, i Freud, gli Svevo e i J oyce destavano in lui scarso i n t eres s e" 172. L'inclusione di Freud nell'elenco di questi autori non d ev e s t u p i re, i n q u an t o i s u o i s t u d i p s i canal i t i ci s u l l e z o n e p i ù oscure, inconsce e sfuggenti, hanno riscosso molto successo, e sono alla base delle tecniche ardite di racconto messe a punto per regi s t rare i l v i s s u t o . U n al t ro ant ago n i s t a d el gen ere p s i canal i t i co è G i o v an n i T i t t a R o s a, i l q u al e n el s u o Invito al romanzo , s o s t i e n e che uno scrittore deve "s entire la vita contemporanea nel modo p i ù i n t i m o e i m p egn at i v o ; e d o m i n are i fat t i che i n es s a v ed e scorrere, con un'alta e in ogni modo esauriente idea morale" 173. 170 171 ivi, pag. 34. ivi, pag. 39. 172 G. LANGELLA, Il ro manzo ad una svolta , cit., pag. 205. 173 G . T ITTA ROSA, I n v ito a l ro m a n zo , M ila no , Cr ip p a e d ito r e , 1 9 3 0 . 90 E gl i è o s t i l e al l a t en d en z a d i ffus a t ra gl i s cri t t o ri co n t em p o ranei ad o ccu p ars i d ei t rv agl i , d el l e m an i e d egl i u o m i n i , e p ri v i l egi a l'idea romantica e verista del romanz o, come epopea degli umili, consacrat a da I Promessi sposi de l Ma nz oni. Consapevole della crisi che pervade il mondo intellettuale è a n c h e C onsiglio, il quale, ne l più volte c ita to Europeismo , afferma che "gli intellettuali contemporanei mostrano, senz a distinz i one di patria e di gu sto, di aver perduto se stessi" ed è per questo che "consumano la loro vita nel contemplare il loro interno". Il loro inquieto interrogarsi non è un compiacimento n arci s i s t i co , m a t es t i m o n i a i l l i v el l o raggi u n t o d al l a cri s i che "aveva fatto cadere ogni orgoglio nel concepire l'essenz a dell'uomo, in favore di una profonda, infinita umiltà, dettata dal sentimento storico di uno scacco, dalla verifica personale di quanto inconsistenti fossero le smisurate ambiz i oni nutrite in passato" 174. Il l av o ri o d i anal i s i com p i u t o i n anz i t u t t o d a P ro u s t , e p o i d a al t ri i n t el l et t u al i , at t es t a l 'i n et t i t u d i n e "d el l o s p i ri t o ad operare una sintesi" 175 accettabile del bagaglio di conoscenz e via vi a accum u l at o. P roust , assi em e a Gi de e Val éry, com e afferm a Ferrata, è un esempio dell'evoluz ione della storia del pensiero, che t ende a ri scat t are "i grossi eccessi ot t ocent eschi ". La Recherche può essere considerata una introspez i one, "n ella quale si sal v a i l superom i s m o, sbocca e si corrom pe, e si sal va i l naturalismo, e si arriva insieme, a un punto pienissimo di umanità i l m i n u t o t r a v a s a r s i s i b i l l i n o , s p e s s o gel a t o i n d e f i n i t i v a , d i t a n t a lirica squisita fin di secolo" 176. Per capire meglio la funz ione del romanz o ed il suo rapporto con la realtà, è interessante la definiz i one che ne dà Consiglio in 174 A. CONSIGLIO, E u ro p e ism o , i n G . LANGE LLA, I l ro m a n zo a u n a sv o lta , cit., pag. 227. 175 ivi, pag. 228. 176 G. FERRATA, Croce, il romanticismo e qualche giovane, in ìSolaria” IV (1929), 12, pag. 42-43. 91 u n articolo nel quale s inte tiz z a le opinioni di c inque sc r ittor i, apparse sulla rivista belga, ”Cahier du Nord”, diretta da Franz Hellens. Egli oppone il romanz o alla poesia e ne dà due d efi n i z i o n i d i s t i n t e. L'art i s t a o p era fu o ri d el l a v i t a, m a s em p re i n presenz a di essa, fermo nel suo atteggi amento autoritario. Da questo soggettivismo nascono due espressioni artistiche d i fferen t i : l a p o es i a p u ro el o gi o d el l a v i t a, el evat a a d i gni t à d i m i to, e il romanz o. In que sto c a so l'uomo: non interpreta la vita, non canta il dolore o la gioia che nasce dal suo incontro con essa. Egli la esacra, la rifiuta, torce da essa gli occhi, si, ma ne sente vivo il bisogno. Ed allora, come demiurgo, come dio, ne costruisce un'altra, a sua guisa, da opporre a quella che egli nega. In altri termini, inventa un mito da opporre alla vita. Questo mito è il romanzo177. L' idea di romanz o appena delineata è ravvicinabile a quella d egl i s cri t t o ri o rb i t an t i at t o rn o al l a ”N. R . F.”. S i p en s i a C o ct eau a a R adi gu et che, com e è st at o spi egat o nel paragrafo precedent e, mitiz z ano l'infanz ia e la trasformano, a loro piacimento, in un mondo a parte nel quale rifugi arsi. Oltre all'idea che il fatto narrativo non possa essere svincolato da problemi di vita e non debba porsi come semplice letteratura, uno dei motivi costanti dei solariani è l'affermaz ione del rom anz o com e possi bi l e vi a per accedere al l 'um ano: esso è v al u t at o p o rp ri o i n o rd i n e a q u es t a p o s s i b i l i t à. R o m an z o , i n fat t i , è un termine che i "buoni romanz ieri moderni sono andati sempre più avvicinando ad un sign ificato tutto vivo di storia umana nel s u o cors o s em p l i ce e t o t al e" 178. Per questo anche Svevo e J oyce vengono accettati e discussi perché nei loro lavori tanto "i s en t i m en t i s p i et at i ch e q u el l i gl o ri o s i ; l a m i s eri a d el l e o re d el u s e come la dolcez z a delle ore felici; la bontà come il viz i o; e persino 177 A. CONSIGLIO, P ro b le m a d e l ro m a n zo , in ìSo la r ia ” I V ( 1 9 2 9 ) , 1 1 , p a g. 4 5 . 178 G. FERRATA, La casa dei doganieri, in ìSolaria” VII (1932), 12, pag. 17. 92 certe ragi oni fisiologiche possono convergere ad una verità umana e quindi poetica" 179. 2.4 I narratori solariani Per capire meglio il passaggi o di ”Solaria” da una l et t erat u ra d i am b i t o p ro v i n ci al e, co l l egat a al l a t rad i z i o n e rondesca, ad una di respiro europeo è necessario effettuare u n 'an al i s i al m en o d ei m aggi o ri n arrat o ri s o l ari ani . I narratori che si danno convegno attorno a ”Solaria” e, dopo la sua chiusura, attorno a ”Letteratura”, ridanno vita al nostro romanz o seguendo la linea sopra delineata, da Gadda a Bonsanti, da Vittorini a Tecchi, dalla Manz ini a Li si, da Bilenchi a Pratolini. L'analisi della nuova società, della nuova condiz i one borgh ese ha come principali esponenti Carlo Emilio Gadda e Svevo, interpreti della propria condiz i one contraddittoria fino alla "ri v el az i o n e l u ci d a e i m p i et o s a d el l 'i m p o s s i b i l i t à d i co n ci l i are real t à e i n v en z i o n e, s t o ri ci t à e l i b ert à ent ro l o s p az i o l et t erari o : attuata dal primo, col capovolgere in rabbia distruttrice l'atto d 'am o re i n i z i al e v ers o l 'o gget t i v i s s i m a real t à che h a gi à es p res s o se stessa, dal secondo con la sua perpetua ironica e disperata ri cerca d i u n d o m i n i o s u l t em p o e s u l l a p ro p ri a real t à p i ù profonda" 180. La narrativa solariana nasce dallo sforz o di i n t ro d u rre i m m o b i l i t à ed es at t ez z a d en t ro ad u n a rap res ent az i o n e della vita colta al livello del suo muoversi più interno e libero. Quest a è l a l i nea sol ari ana che, spesso, è accom pagnat a da ricadute nella prosa d'arte rondesca e nel naturalismo. Durante i primi anni di pubblicaz ione la linea narrativa da segu ire, come si è più volte sottolineato, non è ancora ben messa a fu o co , i l t i p o d i s cri t t u ra s p az i a d al l 'aut o b i o grafi a al d i ari o , al 179 A. SILIPO, G . B a t t i s t a Angio le t t i , S e rv izio d i g u a rd ia , i n ì S o la r i a ” V I I (1932), 7-8, pag. 62. 180 S . B R IOSI, o p . c it. , p a g. 2 7 2 . 93 capitolo di pura divagaz i one, e la prosa risente ancora della lez i one rondesca, dell'ambiz i one per la prosa raffinata. I narratori legati a questo modulo narrativo rimangono esclusi dal nuovo sviluppo narrativo di ”Solaria”, che porta all'apertura verso il romanz o europeo. Di tendenz a più rondesca che solariana sembrano i pez z i narrativi di Giovanni Comisso, brevi relaz i oni di avventura di mare, di guerra, dove rischia di cadere nel facile gusto della mitiz z az i one. Mentre Franchi, recensendo I l p o r t o d e l l ' a m o r e, fa n o t are ch e l a p reo ccu p az i o n e d 'u n i t à n el l o s t i l e "p o ggi a s o p ra u n fondo scolastico" 181, Ferrat a m et t e i n l u ce l a capaci t à d i C o m i s s o d i t ras m u t are co n s em p l i ci t à l a s o s t anz a d el l a v i t a i n l et t erat u ra e lo paragona, per quanto riguarda A l v e n t o d e l l ' A d r i a t i c o, a Conrad, alludendo con ciò alla presenz a in Comisso di una s en s i b i l i t à an al i t i ca e d i u n a d i s p o s i z i o n e al l a fan t as i a i n t egral e, d o v e i s e n t i m e n t i d i v e n go n o u m i l i " 182 modulaz ione di una gran sinfonia terrestre. Con ciò si capisce che Comisso, da un iniz iale i m postaz i one di stampo r ondia no, si a vvic ina a gli sviluppi anal i t i ci d el l a l et t erat u ra. Un primo passo verso il superamento della prosa d'arte è co m p i u t o d a q u egl i aut o ri che s i i m p egn an o n el l a creaz i o n e, nell'analisi e nel recupero di vicende di rapporti umani; fra i p ri m i P i ero G ad d a, A l b ert o C arocci , G u gl i el m o A l b ert i . Piero Gadda, ad esempio, esordisce con L ' ent u s i a s t i ca es t a t e, pubblicato nel 1924 per le ediz ioni del ”Convegno”. Egli inserisce nella sua narrativa una vena di esotismo, ed un'api raz i one ai grandi ori z z ont i degl i oceani e dei cont i nent i , che lo staccano dalla domesticità dei prosatori rondeschi, pur rimanendo indeciso tra una narrativa di fatti ed un'accentuaz ione preval ent em ent e l i ri ca. L'el em ent o del l 'avvent ura e del vi aggi o è 181 R. FR ANC HI, G i o va nni Co misso , I l p o rto d e ll' a m o re, in ìSo la r ia ” I ( 1 9 2 6 ) , 7-8, pag. 54. 182 Cfr. le recensioni di G. Ferrata a Comisso, Giorni di guerra, in ìSolaria” V (1930), 12 e Al vento dell'Adriatico, in ìSolaria” III (1928), 7-8. 94 presente in tutti i suoi racconti. Ad esempio in Acque chiare 183 narra le avventure di un gi ovane che trascorre la sua vita nel lusso d egl i al b ergh i d i v ari e ci t t à, m a q u i l a n i t i d ez z a d el l e d es cri z i o n i d'ambiente è ravvicinabile alla cura stilistica tipica dei rondisti. Più in linea con la tendenz a di ”Solaria” è G i o r n o d i f i e r a 184, dove analiz z a le emoz ioni infantili e l'inquietudine adolescenz i ale del protagonista, un moz z o di quindici anni. Secondo Franchi, Piero Gadda con la pubblicaz ione su il ”Convegno” di L i u b a , da scrittore che sa "condurre caratteri e paesaggi a una materia liscia, coerente, attraverso frasi ben connesse in tranquillità di l i n gu a o s s i a d i s t i l e" 185 si trasforma in uno scrittore che soffre d el l a cri s i che t ravagl i a l a co s ci en z a l et t erari a d egl i i t al i an i . La crisi nasce dal fatto che non si comprende se il divenire europeo d el l a n o s t ra l et t erat u ra, s i a u n o m aggi o al l e l et t erat u re s t ran i ere, oppure l'evoluz ione dello spirito italiano. Oggi , asserisce Franchi, chi non accetta che la nostra letteratura si sia evoluta in senso eu ro p eo , e ri t i en e ch e s o l o i m o d el l i cl as s i ci s i an o fo n t e d i sviluppo, "afferma che l'accademia e non la vita è padrona d el l 'art e" 186. Piero Gadda con L i u b a esce dai confini provinciali d el l a n o s t ra l et t erat u ra e s i ri co l l ega al l a t rad i z i o n e ru s s a d i Cechov ed utiliz z a nomi e volti esotici, attarverso un apparente s erv i l i s m o , p er es p ri m ere u n s en t i m en t o as s o l u t am en t e i n t i m o e personale. Un altro testimone dell'evoluz ione da una posiz ione lirica all'apiraz ione al racconto è Alberto Carocci. La narrativa del fondatore della rivista è caratteriz z ata dalla passione per l'analisi psicologica, gi à presente nel suo primo racconto, Un giovane, s t o ri a d ei d es i d eri , d el l e am b i z i o n i d i s i l l u s e d i u n gi o v an e 183 P. GADDA, Acque chiare, in ìSolaria” I (1926), 12. 184 P. GADDA, Giorno di fiera, in ìSolaria” III (1928), 3. 185 R. FR ANC HI, P ie r o G a d d a , Liu b a , in ìSo la r ia ” I ( 1 9 2 6 ) , 9 -1 0 , p a g. 5 5 . 186 ivi, pag. 56. 95 definito da Briosi un "R askolnikov solarianiz z ato", affidato ad un linguaggi o secco e nitido. Nei suoi racconti, poi raccolti nelle ed i z i o n i d i ”S o l ari a” co n l 'em b l em at i co t i t o l o I l p a r a d i s o p e r d u t o , l'io narrante cerca di ritrovare il proprio passato, e contrappone ai t u rb am ent i ad o l es cenz i al i l a t ran q u i l l i t à d el l 'i n fan z i a 187. I s u o i pez z i narrativi sono incentrati su ricordi d'infanz ia, ritorni al passat o e per quest o è consi derat o com e l 'aut ore che i n ”S ol ari a” ha prospettato un certo proustismo ed una valoriz z az ione della m em ori a, anche se, com e not a Li a Fava Guz z et t a 188, spesso, le sue rievocaz ioni appaiono troppo costruite in quanto non viene s u p erat a l a t en t az i o n e d i s p i egare l a m o t i v az i o n i d el ri cord o e l'uso che ne indende fare. In P e l l e g r i n a g g i i l p r o t a go n i s t a paragona il suo rapporto con i ricordi a quello con un amico, come se i ri cordi fossero del l e presenz e vi ve ed afferm a che "i ri cordi di tempi vicini, di tempi remoti [...] mi tenevano onesta compagnia; ed io mi abbandonavo alla loro conversaz ione come con un amico ritrovato" 189. Il protagonista si lascia andare ai ricordi di infanz ia, della casa natia, luogo più volte presente nei racconti di Carocci, quale luogo strettamente connesso alla nostra origine, a cui sono legate le nostre esperienz e infantili, le quali hanno il potere di condiz i onare la nostra vita futura 190. 187 I racconti solariani che contengono il mito dell'infanzia sono: Un giovane I (1926), 1, Soldati I (1926), 2, Pellegrinaggi I (1926), 7-8, Memorie del tempo perduto I (1926), 9-10, Il giardino I (1926), 12, Ritorno alla villa di un tempo II (1927), 11. 188 cfr. L. FAVA GUZZETTA, ìSolaria” e la narrativa italiana intorno al 1930, cit. 189 190 A. CAR OC C I, P e lle g rin a g g i , in ìSo la r ia ” I ( 1 9 2 6 ) , 7 -8 , p a g. 2 0 . Il tema della casa come fonte di ricordi e di reminiscenze e presente anche nella poesia montaliana. Montale si concentra sulla cucina, considerata il luogo più famigliare, legato alle esperienze di caccia e pasca vissute durante la sua infanzia. 96 Vicino alla posiz ione di Carocci è quella diAlberto C onsi gl i o, l a cui narrat i va è carat t eri z z at a da un'anal i s i minuz iosa, dalla fluidità della pagi na, che aderisce perfettamente agl i s t at i d 'ani m o ri ev o cat i e o gget t i v at i s en z a s p eri m en t al i s m i . E gl i , com e ab b i m am o v i s t o n el p aragrafo p recedent e, s i ri col l ega anche al l a narrat i va d'adol escenz a, che t ende ad anal i z z are e a mitiz z are il periodo gi ovanile, come avevano insegnato i collaboratori della ”Nouvelle Revue Fran aise”, più volte recensiti sulla rivista. L'i n fl u en z a d el p ro u s t i s m o , o s s i a l a t em at i ca d el l a m em o ri a e d el t em p o p erd u t o , è p res ent e anche i n al t ri n arrat o ri s o l ari ani , ma prima è meglio fare un piccolo cenno alla fortuna di Proust in It al i a. A questo riguardo, molto importante è lo studio compiuto da Giacomo Debenedetti. Il suo incontro con Proust risale al 1924, e non è escluso che la lettura della Recherche abbia contribuito a dar forma al canone della capacità o incapacità di un'opera a creare nel lettore reminiscenz e. Il suo primo studio su Proust esce su il ”Baretti” nel 1925, in cui lo spunto critico viene dal problema dell'unità dell'opera. La Recherche è definita "u n cap o l av o ro as s o l u t o d el n o s t ro s ecol o e p ro b ab i l m en t e d i t u t t a l a l et t erat u ra a n o i n o t a" 191, che parte dalla rievocaz ione di un ragaz z o che vorrebbe diventare un artista, ma si sente privo della vocaz ione, non si sente in grado di scrivere "l 'unica realtà degna di essere fi ssat a con l e parol e è l a form a l et t erari a", ci oè una forma che una volta raggi unta sia in grado di riscattare la dolorosa sensaz ione del tempo perduto, facendo in modo che d i v e n t i tem po ritrovato. A ld o Ca pa sso, in un a r tic olo de l 1930, el o gi a i t re s aggi cri t i ci d i D eb en ed et t i 192 su Proust, affermando ch e D eb en ed et t i è l 'u n i co che s i a ri u s ci t o a d i m o s t rare che 191 S . B R IOSI, o p . c it. , p a g. 1 2 6 . 192 I tre saggi di Debenedetti su Proust, in ordine cronologico, sono: Proust, in ìIl Baretti” II (1925), 6-7; Proust e la musica, in ìLa Rassegna musicale” I (1928), 1; Commemorazione di Proust, in ìIl Convegno” IX (1928), 4-5. 97 "l 'opera proustiana possiede, a documentarne organicità e unità, un suo tono musicale e vibrante" 193. Il cri t i co h a m o s t rat o com e i l libro di Proust sia, non autobiografia, ma romanz o fantastico, di cui "M arcel costituisce il tessuto connettivo dell'opera". Capasso, nella sua recensione, attribuisce a Debenedetti il merito di aver m o s t rat o l 'i m p o s s i b i l i t à "di o gn i co n fro n t o col Bal z ac, e i n generale con i narratori, n o n i n t e r i o r i s t i (i l cors i v o è n el t es t o ), del l e precedent i generaz i oni " 194. La grandez z a di Proust, secondo Debenedetti, consiste nel fatto che egli non solo privilegi a un i n d ividuo rispetto al gruppo soc ia le , ma di que sto individuo c i svela la parte nascosta, inconfessabile. In realtà, da uno studio di Giovanni Macchia 195 apprendiamo che il primo "s copritore" italiano dell'universo proustiano è uno scrittore quasi sconosciuto, Lu cio d'Ambra, pseudonimo di Renato Manganella. Egli, gi à nel 1908, recense con grande elogio l'opera d i P ro u s t e l o d efi n i s ce u n gran d e s cri t t o re, d i q u el l i che "l as ci ano vedere ai contemporanei il posto che occupano per i posteri nella s t o ri a d el l a l et t erat u ra" 196. In It al i a l 'o m b ra d i P ro u s t , s o t t o l i n ea Giancarlo Maz z acurati, si distende dalla fine degli anni Venti, tra il tempo di ”Solaria” e quello degli ermetici, dovunque la pratica della letteratura debba proteggersi da un'aggressione, sotto forma di censura o di coerciz i one propagandistica. Proust più che letto v i ene s fi o rat o , q u i n d i s em i n a l 'i l l u s i o n e d i p o t er es s ere frui b i l e, se non imitato, per dare dignità "alle coltivaz ioni private, dei b arl u m i d i m em o ri a" 197 e ne nasce un proustismo diffuso e abusivo. 193 A. CAPASSO, Debenedetti e Proust, in ìSolaria” V (1930), 1, pag. 26. 194 ivi, pag. 37. 195 G . M AC C HIA, P ro u st e d in to rn i, M ila no , M o nd a d o r i, 1 9 8 9 . 196 ivi, pag. 152. 197 G . M AZZAC UR ATI, P ira n d e llo n e l ro m a n zo e u ro p e o , B o l o gna , I l M ul i no , 1995, pag. 36. 98 A n ch e G u gl i el m o A l b ert i è u n fervent e l et t o re d i P ro u s t fi n d ai t em p i d el ”Baret t i ”. In Int erno 198 m et t e i n at t o i l p ro ces s o d el l a rem i n i s cenz a, l a m o l l a che fa s cat t are i l ri cord o è l a s i n fo n i a che il nonno suona al pianoforte. Egli dimostra di saper cogliere l e em o z i o n i e i s en t i m en t i d el l a b i m b a ri m as t a s o l a n el l a gran d e villa con il nonno, attraverso un'analisi sottile, aiutata da uno s t i l e n arrat i v o ral l en t at o e i n t errot t o d a i n av v ert i t i f l a s h b a ck. Bo s et t i s o t t o l i n ea che A l b ert i , a d i fferen z a d i P ro u s t , an z i ch é ri pet ere l 'i t er della ricerca, dà per scontata l'esperienz a della memoria involontaria e proietta il miracolo nel futuro in un tempo da ritrovarsi. C on quella di A lberti ha molti punti in c omune la pr osa di Raffaello Franchi, il quale ha apprez z ato il saggi o di Debenedetti su Proust, e nel racconto Personaggi 199, u s c i t o s u l p r i m o n u m e r o d el l a ri v i s t a, ri es ce a cogl i ere i s en t i m en t i d egl i s p et t at o ri a t eat ro , l a fel i ci t à, l a gel o s i a, ed u s a l e m et afore, t i p i ch e d e L a recherche du t emps perdu, p er es p ri m ere i l fl u t t u are d ei ri cordi . G l i el em en t i co s t i t u t i v i d el l a n arrat i v a d i Franchi s em b ran o es s ere "pri m i t i v i s m o e raffi n at ez z a, anal i s m o e real i s m o " 200, el em ent i ri t en u t i p o s i t i v i s o l o d a U m b ert o M o rra. La s u a p ro s a è u n tentativo di portare a fusione elementi di racconto, come personaggi , situaz ioni psicologiche, e consente al lettore di entrare in certo modo nelle intenz ioni di tale narrativa, che sembra preparare le prove di un più corposo realismo. Ferrata nel recensi re P i a z z a n a t i a, o s s erva com e Franchi n ei s u o i p ri m i l av o ri ab b i a el ab o rat o e co n s u m at o d en t ro d i s é l 'erd i t à d egl i u l t i m i 198 G . ALB E R TI, I n t e rn o , I V ( 1 9 2 9 ) , 1 . E gli iniz ia la sua c o lla b o r a z io ne a lla rivista nel 1927, partecipando all'inchiesta sul cinema con l'articolo Lettera sul cinema. 199 R. FR ANC HI, P e rso n a g g i, in ìSo la r ia ” I ( 1 9 2 6 ) , 1 . 200 S . B R IOSI, o p . c it. , p a g. 2 9 7 . 99 v o ci an i , m en t re i n q u es t 'ul t i m o es p ri m a "t u t t o i l s u cco d ram m at i co che fa v i v ere art i s t i cam ent e l a s u a i n t i m a v i t a" 201. Un altro esempio dell'evoluz ione del romanz o solariano è Alessandro Bonsanti, condirettore della rivista dal novembre del 1930 al dicembre del 1932, ma collaboratore gi à nel 1928. La sua narrativa è, come quella di Loria, l'esempio più rappresentativo di com e ci si possa di st accare dal l a oram ai st at i ca prosa d'art e per avvicinarsi ad un nuovo modo di narrare. La prosa bonsantiana è l en t a, anal i t i ca, raffi n at a, ri cca d i d i gres s i o n i e f l a s h -b a ck , "co n t i en e u n s u o s o m m es s o cant o ", e t i en e p res ent i m o d el l i illustri, come quello proustiano, "ed è caratteriz z ata da un dire d i ffus o m a d i s cret o , che faci l m en t e t ro v ereb b e l a s u a soddisfaz ione nella bella pagi na fine a se stessa, nella prosa l i ri ca" 202. Il raccont o, i nvece, nasce propri o da quest o e si sot t rae alla caduta nelle spire del bello stile. I suoi racconti, dai periodi sintattici ampi e dal lessico ricercato, sono quasi tutti incentrati su storie di un viaggi , di una partenz a o di una fuga, di una visita, m a l a v i cen d a, an ch e s e ri d o t t a n ei fat t i , d i v en t a o ccas i o n e p er uno svolgimento di un itinerario psicologico che ha un suo dinamismo interiore. Da questo sviluppo interiore prendono corpo anche i personaggi che, come le ambientaz i oni, appartengono q u as i s em p re al p as s at o , ad am b i ent i n o b i l i ari 203. Bo n s a n t i è proustiano soprattutto nella rievocaz ione del favoloso viaggi o n o t t u r n o d i U n a p a r t e n z a c o n t r a s t a t a. 204, e proustiano è 201 G. FERRATA, Raffaello Franchi, Piazza natia, in ìSolaria” V (1930), 2, pag. 57. 202 G. MANACORDA, Storia della letteratura italiana tra le due guerre 1919- 1943, cit., pag. 197. 203 I titoli dei racconti di Bonsanti si riferiscono proprio a visite, viaggi, fughe. Alcuni esempi: La fuga di Ottorino VII (1932), 9-10, Viaggio III (1928), 11, Una partenza contrastata IV (1929), 6, tutti pubblicati su ìSolaria”. 204 A. B ONSANTI, U n a p a rte n za c o n tra sta ta , in ìSo la r ia ” I V ( 1 9 2 9 ) , 6 . 100 l'atteggi amento del protagonista di Fine dell' adolescenza, i l s u o perpetuo rivolgersi indietro per godersi i ricordi o rimpiangere l 'i rri p et i b i l e, l a s m ani a d i fi s s are l 'at t i m o d i v i t a n el l a p i en ez z a ferm a del ri cordo "si accorgeva anche che l a vi t a è com post a di episodi caduchi; gi à poteva annoverarne che le dettero pienez z a un tempo, e adesso, se non dimenticati, gi à divenuti ricordo, e d o m an i , l o p res ent i v a, n o s t al gi a" 205. Anche Arturo Loria si forma su ”Solaria”, e qui pubblica, tra il 1926 e il 1931, sette racconti che successivamente confluiscono nei tre volumi Il ci eco e l a Bel l ona, F a n n i a s Ventosca e L a s c u o l a d i b a l l o. I t e m i d a l u i t r a t t a t i s o n o m o l t o diversi da quelli di Bonsanti, seguono la vena picaresca di stampo europeo, quella di Lesage, di Fi elding, del D o n C h i s ci o t t e. L'elemento picaresco e popolare, come osserva Briosi, adempie la s t es s a fu n z i o n e ch e i n Bo n s ant i è s v o l t a d al l a s cel t a d egl i am b i en t i n o b i l i ari o t t o cen t es ch i , ci o è q u el l a d i al l o n t anare l a m at eri a "i n u n a s u a fi s s i t à co n ch i u s a d i fat t i gi à av v en u t a, ancor m egl i o i n corni ci at i d a u n l i n guaggi o s o s t en u t am ent e l et t erari o e s p es s o p at i n at o d i i ro n i ci p rez i o s i s m i ed arcai s m i " 206. C o n s i gl i o , nel l a recensi one a Fannias Ventosca , apparsa su ”Solaria”, riconosce che l'arte di Loria è in evoluz ione ed afferma che essa "cam m i n a v ers o u n a m et a: d al l a p erfez i o n e eq u i l i b rat a d ei p ri m i racconti essa si evolve copiosa verso dimensioni e valori rom anz eschi " 207. L'arte di questi racconti crea ,con i mez z i della l et t erat u ra, l e t re d i m en s i o n i "del l o s p az i o fi s i co aggi u n t e al l a pi ena pot enz a spi ri t ual e". Lo ri a si i n seri sce nei "rangh i " euro p ei s t i ci graz i e anche al l egam e s p i ri t u al e co n E d gar A l l an P o e; t al e l egam e è reso effi cace dal t em peram ent o art i s t i co del Lo ri a, i l q u al e adat t a l 'u s o d el l a fan t as i a ai l i m i t i i t al i an i , o 205 A. B ONSANTI, F in e d e ll' a d o le sc e n za , in ìSo la r ia ” V I I I ( 1 9 3 4 ) , 4 . 206 S . B R IOSI, o p . c it. , p a g. 2 8 7 . 207 A. CONSIGLIO, Ar t ur o Lo r i a , F a n n ia s V e n to sc a , in ìSo la r ia ” V ( 1 9 3 0 ) , 4 . 101 meglio toscani, che sono "più brevi di quelli concessi alla fantasia angl o-germ ani ca" 208. Un al t ro narrat ore nat o i n ”S ol ari a” è P i er Ant oni o Q u arant o t t i G am b i n i 209, del quale abbiamo gi à scritto a proposito dell'influsso della ”N. R. F.”, autore di due racconti, I t r e cr o ci f i s s i e Il fante di spade . Bri o s i m et t e i n l u ce co m e l a cri t i ca, p er i n d i care l 'art e d i q u es t o s cri t t o re, ri corra ai t erm i n i d i "eu ro p ei s m o " e "t ri es t i n i t à". In effet t i , com e afferm a 210 Manacorda , Q uarantotti Ga mbini subisc e il f a sc ino di Sve vo, il che è evidente nell'ironica descriz i one di ambienti piccoloborghesi, nelle allusioni freudiane nelle relaz i oni umane, in cui prevalgono manie, complessi, introversioni. Inoltre, afferma Bo s et t i , i n Q u aran t o t t o G am b i n i è p ercepi b i l e l a l ez i o n e d i P ro u s t , si pensi a La casa del melograno 211, dove l'intravedere tra il fogliame la casa natia risuscita il ricordo del mondo materno del reduce tornato dal fronte russo. Anche Raimondi pubblica su ”Solaria” una rievocaz ione d el l 'i n fan z i a, U n a p a r t i t a d i f o o t b a l l 212, dove alterna precise notaz ioni ambientali e battute di dialogo a improvvise note di colore che segn ano il distacco dal proprio nostalgico ricordare. Secondo Fava Guz z etta, con le esperienz e narrative che ab b i am o ap p en a d el i n eat o , ent ran o n el racco n t o as p et t i ed elementi del vivere quotidiano, fatti, incontri, relaz i oni sociali, co n fl i t t i m o ral i e i l n arrat o re s i o ri en t a v ers o u n a m aggi o re 208 ivi, pag. 59. 209 A quel tempo si firmava Quarantotto Gambini. 210 cfr. G. MANACORDA, Storia della letteratura italiana tra le due guerre 1919-1943, cit. 211 La casa del melograno raccolta insieme a I tre crocifissi e Il fante di spade nel primo volume stampato per le edizioni ìSolaria”, I nostri simili. 212 G . RAIM ONDI, U n a p a rt i t a d i f o o t b a ll, in ìSo la r ia ” V ( 1 9 3 0 ) , 4 . 102 referen z i al i t à. E m erge co s ” u n a d i m en s i o n e d i es p eri enz a d i v i t a, al l a q u al e s i d à ri l ev an z a anche t ram i t e es p res s i o n i d i al et t al i . Un esempio di questo rifarsi alla realtà è dato da Bonavent ura Tecchi 213 che, pri m a di essere col l aborat ore di ”Solaria”, pubblica il volume Il nome sulla sabbia (1924), nel q u al e è ev i d en t e i l s u o i n t eres s e p er i l rom an z o d i s t am p o psicologico. Nel volume sopracitato manifesta chiaramente il piacere dell'indugio sulla memoria, l'innata tendenz a a riprodurre nel narrato la problematica etica della mediocrità del vivere, dell'angoscia che corrodono l'esistenz a. I suoi racconti solariani sono esempi interessanti di un realismo immediato, impegnato nel fissare vicende minute, evidenz i ate con una tecnica di indagi ne at t ravers o s o t t i l i t ram e p s i co l o gi ch e, v o l t e a ri l ev are i m o d i d i vita di un gruppo sociale, o le abitudini e i pregiudiz i legati a d et erm i n at i am b i ent i , m es s i al l o s co p ert o d a u n aut o re criticamente atteggi ato e ironicamente umorista. L'attento studio delle personalità che Tecchi effettua nei suoi racconti è colto da C o n si glio, il quale, a proposito de gli uomini e de lle donne c he popolano Il ven t o t r a l e ca s e, afferm a che: Non sono tipici, caratteristici, costruzione meticolosa e sapiente del vecchio, dell'isterica, del sordo, del sognatore, ma ognuna di queste figure vive realmente in una sfera superiore ove i suoi sentimenti non parlano solo alla curiosità del lettore, ma suscitano le vibrazioni della sua istessa sensibilità. Certamente in ognuno di questi esseri si proietta l'essere tormentato dell'autore che li plasma romanticamente a sua somiglianza214. Il temperamento analitico di Tecchi, il contenuto intimo dei suoi racconti, è messo a dura prova dal suo vivo rispetto per la t radi z i one i t al i ana, che i m p l i ca una prosa "pacat a, cost rui t a", che 213 Durante il suo periodo solariano (1926-1930) egli pubblica vari racconti che confluiranno ne Il vento tra le case (1928) e ne La signora Ernestina (1936). 214 A. CONSIGLIO, B o na ve ntur a T e c c hi , I l v e n t o t r a l e c a s e , i n ì S o la r i a ” I I I (1928), 12, pag. 47. 103 non procede per metafore e per allusioni, ma riesce a contenere le "s fum at u re s p i ri t u al i ". La narrativa, soprattutto all'iniz io degli anni Trenta, dopo l'affermaz ione del regime, diviene un modo per esprimere v el at am en t e l e p ro p ri e i d ee, s en z a i m b at t ers i n egl i art i gl i d el l a censura fasci s t a. ”S ol ari a” occogl i e anche l a voce di Bi no Sanminiatelli che, secondo Giuseppe Aventi, ne L ' u r t o d ei s i m i l i , rispecchia le caratteristiche del racconto solariano. L ' u r t o d e i s i m i l i ricorda, per "quel sapore di infanz ia vagheggi ato e triste pieno d'uggi a e di fantasia" 215, Proust, ma non bisogna dimenticare una fondamentale differenz a che separa il protagonista della Recherche da quello de L ' u r t o d ei s i m i l i . Q u es t 'u l t i m o , S an t i Macchia, figlio di un marchese, infatti, vive semplicemente di ricordi e il processo dell'introspez i one si svolge su se stesso fino a vanificarsi. I ricordi hanno la funz ione di proteggere e rassicurare il ragaz z o che sta affrontando il difficile passaggi o dall'adolescenz a all'età adulta, fino al loro declino nell'età adulta. Guido Piovene, invece, mette a fuoco il conflitto interiore d i u n u o m o i l q u al e av v ert e l a n eces s i t à d i u n i m p egn o p o l i t i co , an ch e a s cap i t o d el l a p ro p ri a v i t a. La ri v i s t a p as s a t aci t am en t e q u es t i racco n t i , affi d an d o l i al l 'i n t el l i gen z a e al l a m at u ri t à d ei s u o i lettori, non certo numerosi. Con la collaboraz ione di C. E. Gadda si tende a proporre u n a t en d en z a al l a s p eri m en t az i o n e t ecni ca l i n gui s t i ca s t rut t u ral e, sugli esempi di quelli che diverranno i veri numi solariani, Svevo e Toz z i e in rapporto alle influenz e dirette del romanz o europeo. Ini z i al m en t e l a s u a v en a i ro n i ca s i ri s o l v e n el gus t o s em p l i ce della macchietta o di rapidi ed imperfetti studi di carattere. Solo con L a M a d o n n a d e i f i l o s o f i , pubblicata su ”Solaria” 216, la noia e il disgusto per il mondo del dopoguerra sciatto e volgare, dominato dai caffè concerto, popolato di villani, di donne e 215 G . AVE NTI, B ino S a nmi ni a t e l l i , L'u rto d e i simili, in ìSo la r ia ” V I ( 1 9 3 1 ) , 12. 216 C. E. GADDA, La Madonna dei filosofi, in ìSolaria” III (1928), 9-10. 104 uomini analfabeti, gli si libera in una più precisa invenz ione fantastica in cui gli umori accumulati non hanno più bisogno del sostegno autobiografico. Sempre in ”Solaria” fa una categorica d i chi araz i o n e d i s t i l e, che s o t t o l i n ea q u es t a s u a t en d en z a al l a sperimentaz ione e alla deformaz ione: "Tendo a una brutale deformaz ione dei temi che il destino s'è creduto di proponermi come formate cose ed obbietti: come paragrafi immoti della sapiente sua legge" 217. Questo atteggi amento beffardo diviene il denominatore comune dell'iconoclastia gaddiana. Il primo studio sullo stile gaddiano è pubblicato da Gianfranco Contini proprio su ”S o l ari a”; q u i , p er l a p ri m a v o l t a, s i d à u n a d efi n i z i o n e cri t i ca d i Gadda e del suo p a s t i c h e l i n gui s t i co , i n t es o com e p ro s a i n cui o gn i p ossibile apporto viene f uso e utiliz z ato a l ma ssimo de lla tensione. Contini scrive: Gadda ama passare per un calligrafista; e intanto serve a chiarire, proprio in linea di principio, quanto di risentimento, di passione e di nevrastenia covidietro al fatto pastiche ; per che immane sfogo pratico un autore si decida alle scritture mescidate, scandalose218. Accant o a quest o speri m ent al i s m o est rem o si col l ocano, spostati verso la sperimentazione di modi stilistici nuovi ed eu ro p ei , l a M an z i n i e V i t t o ri n i , d el q u al e ab b i am o gi à t rat t at o a l l 'i n i z i o d e l c a p i t o l o . G i a n n a M a n z i n i p u b b l i c a i s u o i s c r i t t i s u ”Solaria” dal 1929 al 1932, anni in cui la sua formaz ione gi unge a r i su l t a t i maturi. A lla pubblic a z ione di Tempo Innamorato , Ferrat a l'accoglie in modo caloroso, e la paragona a Catherine Mansfield, ed aggi unge che quel che l a l et t erat u ra i n gl ese ha perso con l a sua m o rt e la letteratura sembra ben acquistarlo in Gianna Manzini il cui primo romanzo, senza far nulla per corteggiare il lettore, supera di botto quanto le svariate ed onorate "corteggiatrici" italiane ci hanno dato finora, per entrare in sfere d'arte assolutamente superiori. Con Tempo 217 C. E. GADDA, Tendo al mio fine, in ìSolaria” VI (1931), 12, pag. 46. 218 G . CONTINI, Ca rlo E m i l i o G a d d a o d e l p a si c h e, in ìSo la r ia ” I X ( 1 9 3 4 ) , 1 - 2. 105 Innamorato la Manzini entra a far parte della non amplissima cerchia dei nostri scrittori d'avanguardia219. Punti di riferimento della sua formaz ione sono Toz z i , per il gu sto della parola ricercata e insieme popolare, per "l a musica e il disegno dello stile" Rimbaud, per l'uso dell'analogia, e soprattutto V i rgi n i a W o o l f, p er l a t ecni ca d el l 'anal i s i i n t eri o re "t o t al e e t ras fi gu rat ri ce" 220, s o t t i l e, ral l en t at a, anal o gi ca. La M an z i n i , i n o l t re, ri s en t e d el l 'i n fl u en z a d ei s o l ari ani Franchi , C o n s i gl i o , A l b ert i , m a s o l o l ei ri es ce a p o rt are al l e p i ù coerent i co n s egu en z e al cu n i el em en t i d i p o et i ca p res ent i i n t u t t i l o ro. La l i nea uffi ci al e di ”S ol ari a”, quel l a di Bonsant i , del l a M an z i n i , d el l a Ban t i v i ene d efi n i t a d a A n gi o l et t i d el l '"au ra p o et i ca", a s i gni fi care l a t o n al i t à p ro p ri a d i u n a n arrat i v a che, proustianamente, coniuga introspez i one memoriale e perfez i one stilistica, secondo una riduz ione della realtà a tempo interiore, a s t o ri a d el l a co s ci en z a e d el l 'i n t el l i genz a. G i ans i ro Ferrat a, p ro p ri o su ”Solaria” riprende, per controbatterle, le affermaz ioni di A n gi o l et t i , che, i n u n art i co l o s u l l a ”Fi era Let t erari a” i n t i t o l at o 221 , at t acca l 'anal i s m o del l a l et t erat ura Aura Poetica contemporanea, accusandola di essere ancora legata al naturalismo ottocentesco, e di confondere, nel suo psicologismo, scienz a e vita. Per Ferrata, invece, la "m ania analitica", non esce dai confini della poesia, al contrario, sente come "ogni approfondimento aggi unge al mistero, o, lo rifrange in minori pez z etti luminosi e sordi da ricomporre secondo una legge 219 G. FERRATA, Giana Manzini, Tempo Innamorato, in ìSolaria” III (1928), 9-10, pag.72. 220 R. FR ANC HI, G i a na M a nz i ni , B o sc o v i v o , in ìSo la r ia ” V I I ( 1 9 3 2 ) , 7 -8 , pag.53. 221 G . B . ANGIOLE TTI, A u ra P o e t i c a , in ìFie r a Le tte r a r ia ” , 7 luglio 1 9 2 9 . 106 cara" 222. Questa è la linea che verrà ripresa e sviluppata da ”Let t arat ura” di Bonsant i . A rn al d o Bo cel l i co l l o ca p ro p ri o n egl i an n i T rent a l a n as ci t a della nuova tendenz a neorealistica nella nostra letteratura e afferm a che: Il neorealismo è una tendenza letteraria cominciata ad affermarsi in Italia intorno al 1930, col sorgere di una nuova narrativa, che, all'autobiografismo critico-lirico dei "frammentisti" e dei "saggisti" della ”Voce” e della ”Ronda” e ai modi evocativi, al paesismo elegiaco della letteratura allora dominante, intendeva contrapporre la rappresentazione strenuamente analitica, cruda, drammatica di una condizione umana travagliata, fra volontà e velleità, dall'angoscia dei sensi, dalle convenzioni della vita borghese, dalla vacuità e noia dell'esistenza. Le polemiche che negli anni successivi al 1930 si dibatteranno intorno al formalismo e contenutismo, sono strettamente congiunte con l'affermarsi di cotesta tendenza223. 2.5 Svevo, ponte verso l'Europa Di fondamentale importanz a per lo sviluppo della prosa solariana, in chiave europea, è la riscoperta di Svevo e dei suoi rapporti con la psicanalisi di Freud e con J oyce. Al "vecchio p ro z i o " d el l a n o s t ra l et t erat u ra, com e l o d efi n i s ce Ivan G o l l 224, viene dedicato l'intero numero 3-4 del 1929. ”Solaria” si era gi à occupata di Svevo pubblicando U n a b u r l a r i u s c i a (III, 1928, 2) ed i l Vecchi one (IV, 1929, 3-4). In quest'ultimo numero sono raccolti i più svariati contributi su Svevo, uno dei pochi autori 222 G. FERRATA, Sull'" Aura Poetica", in ìSolaria” IV (1929), 9-10. 223 A. B OC E LLI, U n a d e f i n i z i o n e d i f f i c i l e . I n c h i e s t a s u l n e o re a l i s m o, a c ur a di C. BO, Torino, 1951, pag. 23. 224 I. GOLL, Un vecchio Prozio, in ìSolaria” IV (1929), 3-4. 107 i t al i an i d i l ev at u ra eu ro p ea, ri col l egab i l e al l a m o d erni t à euro p ea e paragonabile a Proust, Gide, Larbaud, J oyce, Musil e Mann 225. Discussa è la paternità della scoperta della grandez z a di S v evo. Tre anni dopo l'insuccesso seguito alla pubblicaz ione della C o s c i e n z a d i Z e n o (1923), infatti, scoppia il caso Svevo, ossia la riscoperta dello scrittore triestino. Non è del tutto chiaro se il merito sia di Montale, il quale ne aveva parlato nel 1925 sull'”Esame”, oppure di Benjamin Cremieux , che diede al caso una dimensione europea parlandone su ”Le Navir d'argent” nel 1926. A sostegno del primo c'è la testimonianz a di Alberto Consiglio, il quale sostiene che la prima segn alaz ione dell'opera sveviana non è da attribuirsi a scrittori stranieri, ma ad "un poeta italiano, il Montale; e la presentaz i one da parte di Larbaud e di Crémieux le fu posteriore" 226. Secondo Manacorda, in realtà, Svevo, lamentandosi con l'amico J oyce, per la cattiva accoglienz a ricevuta, si è autoscoperto, lasciando agli altri il compito di spiegare le ragi oni della validità dei suoi testi 227. S v e v o , s o p r a t t u t t o c o n i l p r o t a go n i s t a d e l s u o u l t i m o romanz o, Zeno, tocca il punto dolente della coscienz a dei suoi contemporanei le cui migliori energi e vengono indiriz z ate alla sua rimoz i one. Svevo (l'uomo), come afferma Briosi, siamo noi, e il si gn i fi cat o apparent e è gi ust i fi cat o nel rendere accet t abi l e l a verità, "riconducendo il messaggi o della coscienz a entro i confini della sfera pratica, irresponsabile, anteriore alla parola, a rigore inesistente della crociana biografia" 228. 225 c fr . N . CAC C IAGLIA-L. FAVA G UZZE TTA ( a c ur a d i ) , Ita lo S vevo S c ritto re Europeo, Firenze, Olschki, 1994. 226 A. CONSIGLIO, I t a l o S v e v o . U n c l i m a , in ìSo la r ia ” , V I I ( 1 9 3 2 ) , 1 1 , p a g. 30. 227 cfr. G. MANACORDA, Storia della letteratura italiana tra le due guerre 1919-1943, cit. 228 S . B R IOSI, o p . c it. , p a g. 3 1 9 . 108 G i o v an Bat t i s t a A n gi o l et t i 229, in apertura del numero solariano dedicato a Svevo, lo definisce un "uomo ben più in alto della comune genia dei letterati", uno scrittore moderno che si colloca nella grande corrente europea dedita, dopo la fine del realismo, alla ricerca di una verità più intima, più povera e più u m an a d i q u el l a che p ers egu i v an o i rom an t i ci . S v ev o s o s t i t u i s ce al l a p o es i a d el l i n guaggi o l a "p al l i d a p o es i a d el l 'i n t el l i gen z a e d e l l 'i st into". C onsiglio, inve c e , c onside r a Sve vo l'unic o sc r ittor e che ha saputo trascendere dal "s eparatismo naz i onale in una sfera europea serbando miracolosamente intatto quanto di essenz iale in lui lo svelava italiano di buona e nobile raz z a" 230, ma quando passa alla definiz i one della letteratura d'oggi e dei suoi valori positivi, essa appare distaccata da ogni travaglio intimo, cos” che i n e s s a m o l t i gi o v a n i a c q u i s t a n o n o b i l t à s v i l u p p a n d o "q u e s t o amore per il terrestre". In conclusione Svevo finisce per essere riconosciuto nel suo valore come "non letteratura". Accanto a questi gi udiz i sull'uomo-scrittore, fondamentale è la valutaz i one del tipo di romanz o che egli ha voluto scrivere, defi ni t o da Ferrat a "rom anz o specchi o, rom anz o docum ent o, eni gm i s gi u n t i d al l a s o l i t u d i n e ed o ffert i n el l a m u t ev o l e l o ro moralità, senz 'altro suggerimento etico che verso il profondo" 231, romanz o che è la sola religione di Svevo. A S v ev o s i at t ri b u i s ce i l m eri t o d i es s ere s t at o s i n go l ari s s i m o fra t u t t i i ro m an z i eri , cap ace d i ”m et t ere i n progresso la storia letteraria di una naz i one. Per cui un movimento come fu quello della "R onda" indietreggi a nel suo gi u s t o p i an o (fi l o l o gi cam en t e e s o s t anz i al m en t e gi u s t o ) d el l a buona opera poliz iesca” 232. Svevo, quindi, può essere una risposta 229 G . B . ANGIOLE TTI, S v e v o , in ìSo la r ia ” , I V ( 1 9 2 9 ) , 3 -4 . 230 A. CONSIGLIO, Ca ra t t e ri d i S v e v o , in ìSo la r ia ” , I V ( 1 9 2 9 ) , 3 -4 , p a g. 2 1 . 231 G. FERRATA, Svevo dopo Stendhal, in ìSolaria”, IV (1929), 3-4, pag. 37. 232 R. FR ANC HI, O m a g g i o a S v e v o , in ìSo la r ia ” , I V ( 1 9 2 9 ) , 3 -4 , p a g. 4 1 . 109 nuova e risolutiva ai problemi della generaz i one della ”Ronda”. La singolarità di Svevo, nel panorama della letteratura italiana e mondiale, è riconosciuta anche da Marcel Brion, secondo il quale l'opera sveviana explique la lonque ignorance dans laquelle on est resté de tout ce qu'apportaient d'original et de neufdes livres comme Senilità, Una vita, La coscienza di Zeno. Ces livres qui n'attiraientpoint par des différences extérieures l'attention sur la qualité rare et précieuse de leur contenu, demeurent uniques et prestigieux233. U n a d el l e carat t eri s t i ch e che col l egan o S v ev o al l a m o d erni t à europea è il procedimento dell'introversione. Il romanz o non tratta p i ù in primo luogo di a z ioni e d a vve nime nti e ste r ior i a lla coscienz a del personaggi o, bens” di processi ed az ioni o drammi mentali che si svolgono all'interno del personaggi o. Già in Una vi t a, t i t o l o t i p i cam en t e o t t o cent es co , l a v i t a è v i s s u t a nell'immagi naz i one. Nel romanzo successivo, S en i l i t à, i l t i t o l o connota un certo stato di coscienz a, mentre il titolo L a cos ci en z a d i Z e n o d en o t a u n s o gget t o n arrat i v o cos t i t u i t o es s en z i al m en t e d a processi mentali. Il romanz o come descriz i one dei moti di coscienz a, della sua realtà fluida e inafferrabile, è approvato e sostenuto anche da Virginia W oolf, la quale afferma che: Let us record the atoms as they fall upon the mind in the order in which they fall, let us trace the pattern, however disconnected and incoherent in appearance, which each sight or incident scores upon the consciousness234. C h e S v ev o ri s en t a p o s i t i v am ent e d el l a t radi z i o n e euro p ea è riconosciuto da tutti i suoi estimatori. Non bisogna dimenticare, però, l'aspetto strettamente biografico di Svevo, elemento che cont ri bui sce al l a sua col l ocaz i one europea e, com e fa not are 233 M . B R ION, I t a l o S v e v o , in ìSo la r ia ” , I V ( 1 9 2 9 ) , 3 -4 , p a g. 1 2 . 234 V. W OOLF, Modern Fictio n, citato in N. Cancaglia-L. Fava Guzzetta, o p . cit., pag. 81. 110 Consiglio, partecipa a conferire una singolare veste esteriore ai rom an z i s v ev i an i : L'origine ebraica dell'autore, la sua professione di industriale, la sua qualità di triestino, la sua prima educazione palesemente germanica, la sua italianità, - che nel periodo della sua giovinezza era non solo ideale, ma anche atteggiamento elegante degli intellettuali irridenti, - una certa vaga atmosfera di slavismo che si respirava e si respira tuttavia in questo crocevia dell'Europa centrale, sono un cumulo di fattori esteriori che hanno potentemente favorito la sviluppo del temperamento sveviano235. Per quanto rigu arda la sua formaz ione è da sottolineare l'educaz ione filosofico-morale dichiaratamente franco-tedesca, ipotecata dalle idee di S hopenhauer e la conoscenz a delle teorie p s i can al i t i ch e d i Freu d . Ad esempio, secondo Rossi, Svevo si ricollega all'arte dei ro m an z i eri d 'o cci d en t e, d egl i anal i s t i d i Franci a e d i Inghi l t erra, e a quella dei novellatori d'Oriente. A questi ultimi si riallaccia per quel che "d i desertico, che come un alone irradia intorno ai suoi p ers o n aggi "; co n q u el l i d i O cci d en t e h a i n com u n e "q u el l 'am aro potere di ritorno sul proprio divenire, di cogliere d'improvviso, allo stato germinale, la propria figura nei suoi rapporti col m o n d o " 236. Altri referenti europei di fondamentale importanz a per l'opera di Svevo sono le innovaz i oni creative di J oyce e di Proust, i l ch e s i gni fi ca ri n fres care l a n arrat i v a i t al i an a al l e fo n t i d ei contenuti più interiori, proporre una letteratura di analisi affidata al l a m em ori a, ri al l acci are l a gi ovane narrat i va al l a m i gl i ore tradiz ione. Proust e J oyce, come sottolinea Debenedetti, sono due artisti profondamente diversi, ma che mirano entrambi 235 A. CONSIGLIO, I t a l o S v e v o . U n ' o p e ra , in ìSo la r ia ” , V I I ( 1 9 3 2 ) , 1 2 , pag.44. 236 A. ROSSI, I l l u o g o d i S v e v o , in ìSo la r ia ” , I V ( 1 9 2 9 ) , 3 -4 , p a g. 6 2 -6 3 . 111 ad afferrare lo stesso momento della realtà. Tutti e due considerano la realtà visibile, afferrabile, palpabile, la realtà che si tocca con mano e si percepisce con gli occhi , come un involucro di un segreto invisibile ed essenziale, quasi d'un anima che è la sola depositaria, la sola detentrice del vero senso annunciato e insieme occultato dello spettacolo della vita. L'artista, il romanziere in ispecie, è colui che riesce ad aprire in quell'involucro un momentaneo spiraglio, da cui quel senso, quel segreto paiono per un attimo diventare nostri237. P er q u an t o ri gu ard a P ro u s t , D eb en ed et t i s o s t i en e che i romanz i del francese sono l'opposto di quelli sveviani, in quanto nella ricerca proustiana "quello che si è distrutto nel perpetuo crollare del presente non mai abbastanz a vissuto in un passato che non ci sarà mai più restituito, viene viceversa ricuperato, attraverso l'opera d'arte, in un presente sottratto al tempo, un present e et erno" 238, m en t re i n S v ev o i l p res ent e cro l l a inesorabilmete in un passato che non può essere recuperato. Q u es t o è i l t em p o d el l a cos ci en z a, che o s ci l l a t ra p as s at o e presente, senz a la speranz a del futuro. Il tempo, quindi, è una s t rut t u ra fl u i d a che s fu gge al l e l eggi o gget t i v e d i s u cces s i o n e o rd i n at a e m i s u rab i l e, p er es s ere ri s u cch i at o n ei m ean d ri d el l a coscienz a ed essere scandito secondo le esigenz e di questa 239. Da qui, la presenz a della speranz a in Proust, la sua assenz a in Svevo, co n u n p res en t e i n u t i l i z z at o e u n p as s at o i rrecu p erab i l e. L'accost am ent o a J o yce, am i co di S v evo e m edi at ore del suo successo, riporta il discorso alla psicanalisi, dato che il monologo interiore è strettamente connesso ai processi psicanalitici. Lo stream of consciousness , com e s p i ega J oyce s t es s o , i m m erge i l lettore nel pensiero del personaggi o principale, cos” che possa segu ire, attraverso lo svolgersi di questo pensiero, le vicende del 237 G . DE B E NE DE TTI, I l ro m a n zo d e l No v e c e n t o , cit. , p a g. 5 1 4 . 238 ivi. 239 Cfr . C. D E M ATTE IS, I l ro m a n zo i t a l i a n o d e l No v e c e n t o, S c a nd i c c i , La Nuova Italia, 1984. 112 personaggi o stesso. Consiglio individua proprio nel carattere del monologo interiore il successo de La coscienza di Zeno , perché il carat t ere di recherche du t emps perdu, di minuta analisi s en t i m en t al e "part eci p a al cl i m a s t o ri co " 240. Svevo, pur seguendo i moti della coscienz a, non infrange la grammatica e la sintassi, caratteristica del monologo interiore, ma ricerca una prosa che si adat t i al fl u s s o d el l a cos ci en z a. Quello della prosa è stato uno dei motivi dell'insuccesso iniz iale dei romanz i di Svevo. Il pubblico e la critica non erano ancora pronti a recepire uno stile innovativo, ed inoltre non co n s i d eravan o che S v ev o era u n co s m o p o l i t a, ch e d u ran t e l a s u a gi ovinez z a aveva parlato tedesco e, in conseguenz a, non poteva avere una conoscenz a profonda e completa della lingua letteraria i t al i an a. La p ro s a s v ev i an a q u i n d i , com e d i m o s t ra V i t t o ri n i , n o n venne apprez z ata dai critici e dai letterati perché non teneva conto di certe leggi di stile, di certi abbandoni e reticenze che la consuetudine calligrafica ha reso cari al loro orecchio e ha stabilito nel gusto generale. Chi poteva avvedersi, in pieno fogazzarismo o in pieno dannunzianesimo, di un giovane romanziere che non teneva conto delle "leggi di stile, delle reticenze e degli abbandoni", cari ai buoni lettori e critici dell'epoca? Egli si era mosso verso un solo obbiettivo che è poi stato il suo obbiettivo definitivo: di scrivere sul serio (il corsivo è del testo). Di fronte ad una volontà di scrittura cos” assoluta, creatrice ad ogni parola, rappresentatrice in ogni frase, necessaria e vitale come il fango del buon Dio nella più piccola molecola, dovevano cadere regole e leggi di stile, che se un bisogno improvviso di bellezza impone sul bianco foglio tuttavia si prestano allo scherzo, favoriscono gli abbandoni, le reticenze, le leggerezze, e possono trascinare nel giuoco. Il proposito di scriver sul serio [...] ripeteva la grande vocazione stendhaliana della scrittura corsiva, dello stile da codice civile241. Svevo cercava di dare alle parole un alto sign ificato umano, "t ras cen d en t e l a l o ro b el l ez z a m at eri al e, m a che i m p ri gi o n as s e i n 240 A. CONSIGLIO, I t a l o S v e v o . U n ' o p e ra , in ìSo la r ia ” , V I I ( 1 9 3 2 ) , 1 2 , p a g. 36. 241 E . V ITTOR INI, I t a l o S ve vo , U n a v ita , in ìSo la r ia ” , V ( 1 9 3 0 ) , 1 2 , p a g. 4 8 . 113 ogni vi rgol a, i n ogni accent o una bel l ez z a assai pi ù pot ent e del loro suono, una bellez z a che piuttosto lo imponesse loro un suono, vivo di ironia, di commoz one, di dolore" 242. G l i o p p o s i t o r i dell'opera sveviana, negandone o diminuendone l'importanz a, s em b rav an o at t eggi ars i a d i fen s o ri d el l a t radi z i o n e i t al i an a, "contro l'affermaz ione di una letteratura genericamente europea e in troppo acre contrasto con lo spirito tipico della nostra l et t erat u ra" 243. Da un punto di vista strettamente idealista, sottolinea Consiglio, è necessario respingere qualunque carattere naz i onale e p art i co l ari s t i co d el l 'o p era d 'art e, m a è i n co n t es t ab i l e che i prodotti artistici abbiano dei caratteri contingenti che inducono a classificaz ioni empiriche. Queste divisioni, che non hanno alcun valore estetico, possono diventare elemento di valore nella discussione critica, mentre dovrebbero solamente indicare la linea di tendenz a di un popolo. Da ciò segue che noi riconosciamo un'opera come francese, o tedesca in base a dei caratteri esteriori co n t i n gen t i . L'u n i ca l et t erat u ra che s i m an t i en e i n d i p en d en t e è quella italiana. Si è parlato, per questo, dal movimento vociano in p o i, di provincialismo ita lia no, ma , in r e a ltà , r iba disc e Consiglio, si tratta o della tradiz ione che si fa sempre più passiva o di t en t at i v i d i s u p erarl a. A n che i co n t ras t i s u s ci t at i d al cas o S v evo sono un aspetto di questa faticosa e laboriosa "acclimataz i one". L'opera di Svevo è incentrata sullo studio dell'"i nterno umano" , per questo "m entre un gruppo di letterati stranieri s co p ri v a i n U n a v i t a e i n S en i l i t à una vivace somiglianz a con il p ro p ri o s p i ri t o , al t ri l et t erat i i t al i an i che, n el p ri m o q u i n d i cen n i o della crisi del secolo avevano conquistato il gusto dell'analisi interiori, vedevano in Svevo quasi il simbolo del loro morbido e n u o v i s s i m o t o r m e n t o " 244. 242 ivi. 243 A. CONSIGLIO, I t a l o S v e v o . U n Cl i m a , in ìSo la r ia ” , V I I ( 1 9 3 2 ) , 1 1 , p a g. 35. 244 ivi, pag. 31. 114 Svevo, sottolinea Fava Guz z etta, diventa l'anello di congiunz ione della letteratura italiana con le inquietudini del tempo. Proprio attraverso questo aggancio egli viene riconosciuto capace di det erm i nare i l passaggi o al l a m oderna narrat i va, aprendo la strada ai tanti personaggi oscillanti tra l'ambiz i one e l 'i n et t i t u d i n e, l a ri cerca d el s u cces s o e l a d ep res s i o n e. S i p u ò concludere che i personaggi di Svevo sono i fratelli maggi ori d egl i "i n d i fferen t i " d egl i an n i T rent a e d ei "nevrot i ci " d egl i an n i sessanta. CAPITOLO III IL MITO AMERICANO ”S ol ari a”, com e abbi am o vi st o, è fort em ent e i nfl uenz at a dalla letteratura europea, in special modo da quella francese, e s em b ra p o co i n t eres s at a al n as cent e m i t o -am eri can o . Il mito, in It alia, nasce nel 1930 con la pubblicaz ione del saggi o di Pavese 245 s u S i n cl ai r Lew i s . P ri m a d i t al e d at a l a l et t erat u ra am eri can a è u n argom en t o ri s ervat o agl i s p eci al i s t i , con l'eccez ione di W alt W hitman, di cui prima Papini, poi Marinetti e i futurusti, hanno fatto l'eroe emblematico dell'antiaccademismo e dell'antiletteratura. Probabilmente senz a il mito popolare degli emigranti non s areb b e n at o n em m en o i l m i t o col t o d egl i i n t el l et t u al i . Fi n 245 Il mito americano, secondo Dominique Fernandez, inizia con lo scritto di Pavese, Un romanziere americano, Sinclair Lewis, pubblicato in ìLa Cultura”, e termina con la sua morte (1950). Egli, assieme ad Elio Vittorini, fu il più convinto sostenitore del mito americano, e cercò di ottenere, nel 1930, una borsa di studio per la Columbia University; questo progetto non andò in porto e Pavese, come Vittorini, non mise mai piede in America. Questo fatto molto importante, perché si capisce che i principali fautori del mito non conobbero mai de visu gli Stati Uniti e ciò favorì una visione estremamente soggettiva di quel mondo e della sua cultura con conseguenze che furono fantastiche prima ancora di essere scientifiche. La fine del mito (1950) coincise con un cambiamento politico importante: dopo che l'accesso all'America cessò di essere interdetto, e si pot accedervi liberamente senza cadere nella clandestinità, essa smise di essere un paradiso. Sia Vittorini che Pavese, dopo il 1947, cesseranno di occuparsi di letteratura americana, se non per esprimere i loro dubbi e ripensamenti. Pavese stesso dichiara: " Sono finiti i tempi in cui scoprivamo l'America...Si può prevedere che per qualche decennio non ci verrà più da quel popolo nulla di simile ai nomi e alle rivelazioni che entusiasmarono la nostra giovinezza" . Citato in D. FERNANDEZ, Il mito dell'America negli intellettuali italiani, CaltanissettaRoma, Ed. Sciascia, 1969, pag. 104. 116 d al l 'i n i z i o d el X X s ecol o l 'It al i a s i era ri v o l t a v ers o l 'A m eri ca, v i s t a co m e l a p at ri a d el l a l i b ert à e d el l av o ro , e aveva s cel t o com e m et e p ri v i l egi at e N ew Y o rk e C h i cago . N el l a p en i s o l a ci s i gl o ri av a d i t u t t i q u el l i che avevan o raggi u n t o p o s i z i o n i d i prestigio nella società americana, e se alcuni, come Al Capone, dovevano la celebrità alle loro attività criminose, il caso SaccoV an z et t i 246 aveva dato dei martiri al popolo degli emigrati. L'America nel corso dei secoli aveva subito una profonda trasformaz ione: da "z ona" periferica dell'Europa, a segu ito della scoperta del 1942 e della coloniz z az i one, divenne, alla fine del X IX s ecol o , l a p at ri a d el capi t al i s m o . I m es s aggi ch e gi u n gev an o d a o l t reo cean o ri fl et t ev an o chi aram en t e i l t ravagl i o e i m u t am en t i che avevano port at o al l a creaz i one di una soci et à borghese. Il l oro cont enut o, agl i occhi europei , ri specchi ava i l progressi vo capovolgimento delle posiz ioni di potere, il fatto che la periferia stava diventando centro. L'It alia, naz i one periferica dell'Europa, a fine secolo, si trovava sommersa da notiz ie e testimonianz e sul nuovo mondo oltreatlantico. La ricez ione di tali messaggi era complessa e varia; ogni gruppo politico, o intellettuale filtrava le notiz ie che più gli erano comprensibili, addattandole ai propri fi ni . Ad esem pi o l a ri vi st a ”C ri t i ca S oci al e”, st rum ent o del l a riflessione ideologi ca socialista, fondata nel 1891 da Filippo T u r a t i , e s a l t a v a gl i S t a t i U n i t i , n a z i o n e m o d e l l o d e l l o s v i l u p p o borgh ese; gli anarcosindacalisti puntavano sulle lotte operaie di fine secolo, quale dimostraz i one della capacità organiz z ativa del proletariato. Il vitalismo americano veniva ripreso come "volontà di potenz a" da intellettuali che, in seguito, diventarono naz i onalisti. L'Europa, dunque da centro diventava periferia, il 246 Il caso Sacco-Vanzetti può essere considerato una prova emblematica della discriminazione attuata dagli americani nei confronti degli stranieri e dei radicali. Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, due anarchici italiani arrestati nel 1920 sotto l'imputazione di omicidio, furono infatti giustiziati nel 1927, dopo un processo, distorto dall'intolleranza e dal pregiudizio, che non aveva raggiunto la prove della loro colpevolezza. 117 feedback culturale si invertiva; il vecchio continente doveva accettare il nuovo modello americano 247. In It al i a l 'A m eri ca era co n s i d erat a l a p at ri a d el l a l i b ert à e d el l e p o s s i b i l i t à e p er q u es t o s p es s o i s u o i s cri t t o ri , a v o l t e anche al di la dei loro stessi meriti, venivano accolti come portatori di una parola di liberaz ione, forse dai segni generici ma non per quest o m eno i nci si vi i n un paese che di l i bert à aveva cert am ent e n o s t al gi a. A t es t i m o n i an z a d i ci ò , P av es e ri cordava che "per m o l t a gente l'incontro con Caldwell, Steinbeck, Saroyan, e persino col vecchi o Lewi s, aperse i l pri m o spi ragl i o di l i bert à, i l pri m o sospetto che non tutto nella cultura del mondo finisse coi fasci" 248. Tornando al mondo della cultura italiana si deve riconoscere ch e s en z a i l fas ci s m o e l a cen s u ra, l a p o l i t i ca d i au t arch i a cu l t u ral e p ro m o s s a d al regi m e, gl i i n t el l et t u al i i t al i an i av reb b ero l et t o i rom an z i am eri cani com e fecero i fran ces i e gl i i n gl es i , senz a passione e senz a trasformare quella terra lontana in un ant i d o t o co n t ro l a d i t t at u ra. M o l t i u o m i n i d i cul t u ra i t al i an i av v ers i a M u s s o l i n i , i m p regnat i d i m arx i s m o s cel s ero com e l o ro p a t ria ideale, non la Russia c omunista , ma gli Sta ti Uniti ne l momento in cui il crollo della borsa di New York (1929) e la successsiva crisi economica svelarono le contraddiz i oni del capitalismo. Nonostante la censura, le case editrici impegnate n el l a d i ffu s i o n e d el l a l et t erat u ra am eri cana s i i n gran d i ro n o 249, m a i principali autori americani furono conosciuti prima attraverso la critica che attraverso le traduz ioni dei loro testi. Il pubblico quindi, iniz ialmente, conobbe i romanz i americani non 247 T . BONATTI (a cura di), America-Europa: la circolazione delle idee, Bologna, Il Mulino, 1976. 248 C. PAVESE, La letteratura americana e altri saggi , T orino, Einaudi, 1990, pag.194. 249 Ad esempio Valentino Bompiani fonda a Milano, nel 1929, le Edizioni Bompiani che faranno conoscere James Cain, John Steinbeck e pubblicheranno nel 1942 la famosa antologia Americana compilata da Vittorini. 118 personalmente, ma attraverso le opinioni e le congetture dei cri t i ci s p eci al i z z at i che ri u s ci v an o a p ro cu rars i i l t es t o o ri gi n al e o la traduz ione francese. ”Solaria”, nonostante avesse fra i suoi col l ab o rat o ri V i t t o ri n i , a d i fferen z a d i ri v i s t e com e ”La C u l t u ra”, ”P ègaso”, ”P an” o l a t erz a pagi na del quot i d i ano l a ”S t am p a”, o s p i t ò p o ch i art i co l i d ed i cat i agl i s cri t t o ri am eri cani . Uno di quest i è l a recensi one fat t a da Um bert o Morra a A f a r ew el l t o a r m s d i H em i n gway. M o rra s t ro n cò i l l i b ro d el l o scrittore americano accusandolo di ignorare la storia e di snat urare l 'esperi enz a bel l i ca i t al i ana: nel leggere il libro danno noia certe inaccuratezze tanto madornali che sembrano fatte, ma non si capirebbe la ragione, apposta. Quello che più monta però è che l'autore sdegna e disconosce la storia. I personaggi non hanno vicende, non ricordano passato; il tempo è obbiettivamente preciso[...] ma non ha durata250. Diversa era la posiz ione di Carlo Li nati, il quale riconosceva che A f a r ew el l t o a r m s non era del tutto lusinghiero p er gl i i t al i an i , m a l 'au t o re aveva es p res s o l a d i gni t à d el l a "nost ra" sofferenz a 251. Dalla dura stroncatura di Morra, emergeva i l s u o d i s p rez z o p er H em i n gway e p er gl i s cri t t o ri am eri cani co n s i d erat i , d a al cu n i d ei n o s t ri cri t i ci , d ei "barb ari " p ri v i d i u n a tradiz ione culturale; ad esempio Praz , recensendo Thorton W ilder, si stupiva del successo che aveva ottenuto in Europa, definendolo "un sapi ent e sel vaggi o che raccogl i e l e bri ci o l e del l a m ensa degl i d e i " 252, da Merimée e da Madame de Sevigné. La vecchia guardia costituita da Cecchi, Bo rgese, Praz , era av v ers a al l a m i t i z z az i o n e d egl i S t at i U n i t i p er v ari m o t i v i ; 250 U . M O R R A , E r n e s t H e m i n g wa y , A f a r e w e l l t o a r m s , i n ì S o l a r i a ” , V ( 1 9 3 0 ) , 2, pag. 47. 251 252 C. LINATI, S c ri t t o ri a n g l o a m e ri c a n i d ' o g g i, M i l a no , Co r t i c e l l i , 1 9 3 2 . M. PRAZ, Thorton Wilder, in Cronache letterarie anglosassoni, Roma, Ediz. di Storia e Letteratura, 1951, pag. 175-179. 119 i n anz i t u t t o p er l 'o rgogl i o d i s en t i rs i i t al i an i e p er l a s p et t aco l o che l a real t à am eri cana offri va. Quest i i nt el l et t ual i erano ri m ast i sconvolti dalla società americana, dai suoi costumi, dalla sua vita profondamente diversa dalla nostra. In questo nuovo mondo gl i intellettuali non provenivano necessariamente dall'alta società, ma erano apprez z ati anche se provenienti dagli ambienti marginali d el l a s o ci et à ed i l o ro s cri t t i eran o o ri gi n al i s en z a es s ere i m p regnat i d i cl as s i ci s m i o ri p res e d al p as s at o . Q u es t 'u l t i m o aspetto era apprez z ato ed elogiato dalla nuova generaz i one, in p art i co l are d a P av es e e d a V i t t o ri n i , i l q u al e s o s t eneva che l a l et t erat ura am eri cana era l 'uni ca che pot eva essere gi ust am ent e d efi n i t a m o d ern a i n fat t i : la letteratura americana è l'unica che coincida, dalla sua nascita, con l'età moderna e possa chiamarsi completamente moderna. Tutte le altre letterature conservano, pur nei loro aspetti contemporanei, carattere umanistici e medioevali. Scriverne è scrivere anche dell'umanesimo e del medioevo, mentre scrivendo dell'americana si scrive soltanto dell'età moderna e si può isolare la modernità in se stessa, coglierla come tale, studiarla come soltanto tale253. L'o ri gi n al i t à d egl i s cri t t o ri am eri can i ed i l l o ro es s ere al passo con i t em p i , pi aceva anche a P avese e ci ò era evi dent e gi à nell'articolo su Sinclair Lewis. Qui riconosceva quelli che co n s i d erava i d u e m eri t i d i Lew i s : t u t t i i s u o i p ers o n aggi erano provinciali e parlavano la nuova lingua americana, la s l a n g . Pavese, oltre a ciò, aggi ungeva che una letteratura senz a i "s uoi provinciali non ha nerbo" e delineava il proposito di rompere con la tradiz ione accademica naz i onale, innestando il linguaggi o p arl at o s u l l a l i n gua s cri t t a. L'i m p o rt an z a d ei carat t eri regi o n al i , veniva ripresa da Pavese in un articolo comparso su ”La C u l t u ra” 254, nel qual e faceva un paral l el o t ra Am eri ca e It al i a. 253 E . V ITTOR INI, ìP o lite c nic o ” 1 9 4 6 , 3 3 -3 4 , c ita to in D . Fe r na nd e z , o p . c it. , pag. 53-54. 254 C. PAVESE, Sherwood Anderson, ripubblicato in La letteratura americana e altri saggi ,cit. 120 L'It alia, e soprattutto il Piemonte, avevano tentato, vanamente, di raggi ungere l'universale attraverso l'approfondimento dei caratteri regi onali; obbiettivo, invece, centrato dagli scrittori americani che per questo dovevano essere imitati. Gli europei, scriveva Pavese sempre su ”La Cultura” 255, p er am o re d el fal s o p ri m i t i v o , erano disposti a rinnegare la cultura, mentre gli americani arri v av an o al l a cu l t u ra at t ravers o l 'es p eri enz a p ri m i t i v a gi à vissuta, raggi ungendo, cos”, un equilibrio quasi greco, agli antipodi dei paradisi artificili dei neobarbari europei. Il fat t o che l a l et t erat u ra am eri can a fo s s e s v i n co l at a d a m o d el l i e t radi z i o n i l a ren d ev a b arbara e p ri m i t i v a agl i o cchi d i ch i ri t en ev a n et t am en t e s u p eri o re l a ci v i l t à euro p ea i n q u an t o aveva alle spalle migliaia di anni di storia, di rivoluz ioni, di battaglie, di ideologi e ed un passato ricco di opere d'arte. Una frecci at a pol em i ca nei confront i di chi di sprez z ava l a cul t ura americana proveniva da Pavese, il quale sosteneva che non si dovevano considerare gli americani dei parvenus s o l o p er i l l o ro desiderio di avere una cultura propria, perché "avere una tradiz ione è meno che nulla, è soltanto cercandola che si può viverla" 256. L'at t acco era di ret t o, chi aram ent e, cont ro i l fasci s m o che si gl ori ava del l 'eredi t à rom ana, m a anche cont ro gl i am eri cani s t i di vecchi o st am po che, senz a essere fasci s t i , o negavano all'America ogni cultura e trattavano i suoi abitanti da selvaggi , o non le riconoscevano che una cultura importata, d eri v at a d al l 'E u ro p a. Fra q u es t i u l t i m i s i col l o cav an o P raz e Cecchi, i quali si impegnarono a dimostrare la discendenz a europea degl i am eri cani si a per el ogi arl i , si a per sot t ol i neare i l limite della loro originalità. Cecchi, ad esempio, elogiava Melville, accostando il mito della balena bianca ai miti greci dell'Id ra, della Medusa, del Minotauro; nella prefaz ione 255 C. PAVESE, Hermann Melville, ripubblicato in La letteratura americana e altri saggi , cit. 256 C. PAVESE, prefazione a H. Melville, Moby Dick, in La letteratura americana e dltri saggi, cit., pag. 84-89. 121 al l 'ant o l o gi a Americana, i nvece, faceva not are che anche i pi ù brutali tra i nuovi autori americani si erano formati sugli scrittori più letterati del mondo, e portava come esempi Hemingway formatosi su Hamsun e Cechov, Faulkner su Fl aubert e Conrad; l'esempio più clamoroso era quello di Thomas Stearn Eliot che, apprez z ato da tutti, si trasfer” in Europa perché uno scrittore che avesse bisogno di radici non poteva trovarle che in Europa. La polemica tra sostenitori e oppositori del mito non ebbe molta risonanz a su ”Solaria”. Il fatto può sembrare strano, in quanto alla rivista vi collaborarono vari personaggi partecipi al m i t o am eri can o ; fra q u es t i , o l t re a V i t t o ri n i , è d a s egnal are l a presenz a di Eugenio Montale. Il m aggi o r p o et a d 'It al i a as s i em e ad U n garet t i , d i v en n e am eri cani s t a per due ragi oni . La pri m a est eri ore e prat i ca, ed era che doveva guadagnarsi da vivere e ciò era possibile con le traduz ioni fra le quali Steinbeck, Melville, Faulkner. La seconda i n t eri o re ed era cos t i t u i t a d al l egam e co n T h o m as S t earn E l i o t . Mont al e aveva scopert o El i ot , ne aveva t radot t o e com m ent at o al cu n e p o es i e, e as s i m i l at o l a t ecni ca d el correl at i v o o gget t i v o 257. L'al t ro l egam e d i M o n t al e co n gl i S t at i U n i t i era cos t i t u i t o d a u n a donna, Irma Brandeis, italianista americana studiosa di Dante, fi gu ra cent ral e del l e Occasi oni e d el l a Bufera, presente con il senhal d i C l i z i a 258. In ”S o l ari a” l 'apert u ra m o n t al i an a al l 'A m eri ca 257 La tecnica del correlativo-oggettivo poesie (emblematica usata da Montale in molte sue Arsenio, pubblicata su ìSolaria” II (1927), 6). Questa tecnica consiste nell'eliminare nella poesia tutto ciò che descrizione esteriore e interiore, per rappresentare i sentimenti e le emozioni negli oggetti dai quali il poeta partito. L'oggetto, quindi, dovrebbe essere imbevuto delle emozioni che il poeta esprime solo presentando l'oggetto. La ripresa di Eliot da parte di Montale evidente anche nel titolo della prima raccolta montaliana, Ossi di Seppia, che indica un universo arido e desolato come quello di The waste land. 258 c fr . R. LUPE R INI, S to ria d i Mo n ta le , B a r i, La te r z a , 1 9 9 2 , e F. ZAM B ON, L'iride nel fango. L'anguillla di Eugenio Montale, Parma, Pratiche, 1994. 122 non traspare in nessun articolo, qui egli pubblicò poesie e recensioni ad autori italiani, come Angi oletti, Li nati, Saba e Praz . Anche Guido Piovene, un altro solariano, si occupò della l et t erat u ra am eri can a al d i fu o ri d el l a ri v i s t a col l ab o ran d o al l 'an t o l o gi a Americana con la traduz ione di J ames Cabell. ”Solaria” venne attratta maggi ormente dalla produz ione cinematografica americana. Il cinema, arte nuova e diversa, aveva suscitato la curiosità anche del mondo intellettuale italiano. Non tutti apprez z avano la nuova arte cinematografica, c'era chi, come Georges Duhamel, la disprez z ava; egli definiva il cinema "un d i v ert i m en t o d a i l o t i , u n p as s at em p o d a i l l et t erat i , d a creat u re m i se r a b ili rintontite dai lor o bisogni e da i lor o dispia c e r i, [ ...] non è un'arte, non è l'arte" 259. Cecchi, pur non formulando un gi udiz i o cos” negativo, constatava come il cinema, dopo l'introduz ione del sonoro, avesse subito un abbassamento di tono. Il primo a riconoscere al cinema americano la dignità di un'arte a s e s t an t e fu M ari o S o l d at i i l q u al e afferm av a ch e, m en t re i n Europa non si conosceva che il teatro filmato, negli Stati Uniti avevano creato un gu sto nuovo, una nuova estetica. Il cinema, ormai, aveva preso posto stabile nel novero convenz ionale delle arti e non mancavano le opere che, per la loro s t es s a es i s t en z a, d i m o s t rav an o l e p o s s i b i l i t à d i ri s cat t o p o et i co d i quest'arte nuova. ”Solaria”, come ha fatto notare Verdone, non apri va le porte all'arte del film, che si era già affermata ed aveva già interessato intellettuali ed avanguardie, ma piuttosto alla valutazione cosciente dei caratteri e dei valori dei film, e quindi la sua funzione attiva si esercitava soprattutto nei confronti della critica cinematografica, i cui titoli fino ad allora erano stati cos” scarsi, tanto da farla ritenere, da parte di molti, come inesistente260. 259 G. DUHAMEL, citato in D. FERNANDEZ, op. cit., pag. 78. 260 M. VERDONE, ìSolaria” e il cinema, in G. Manghetti, op. cit., pag. 175. 123 Tra il 1926 e il 1927 riviste letterarie come ”Il Baretti”, ”Il Convegno”, ”La fiera letteraria” e la stessa ”Solaria”si affacciarono sui problemi estetici del film. Nel 1927, ”Solaria” dedicava un intero numero (il numero 2) al cinematografo, organiz z ando un'inchiesta sul cinema fra i letterati, proseguita anche i n al cuni num eri successi vi . Il fasci col o si apri va con questa dichiaraz i one: L'esistenza del cinematografo e il fatto che persone intelligenti - né si allude ai soli aeropagiti di ”Solaria” - vi si interessino, ci ha dato lo spunto per questo fascicolo. Qui però, nello soglia, lo scrupolo ci consiglia questa precauzione e questo titolo: affinché l'incauto lettore non abbia a cercare in queste pagine le intenzioni di un contributo per un'estetica del cinematografo, ma semplicemente una galleria di opinioni, senza eccessive pretese costrittive, un mazzo, soprattutto, di fresche impressioni letterarie261. Gli scrittori che vi aderirono non erano tutti favorevoli alla nuova arte del cinema, e ci fu anche chi, come Pietro Pancraz i , asseri va i roni cam ent e che: Il cinematografo ha certo un merito grande verso la letteratura: s'è preso per sé tutt'un pubblico che domandava ai cattivi scrittori cattive novelle, brutti romanzi, peggiori drammi. Questo pubblico ora in compenso ha buoni e ottimi films. E quei cattivi scrittori, senza più pubblico, sono al bivio: o rinsavire o star zitti262. Un altro contributo interessante sul cinema è quello di G u gl i el m o A l b ert i , L et t er a t i a l ci n em a 263, dove esaltava le cap aci t à art i s t i ch e d i C h apl i n , i l s o l o che s ap ev a v al ers i , s en z a incertez z a, dei mez z i di cui disponeva, il solo ad aver capito che i l "ci n em at o grafo t i en p i ù as s ai d el l 'art e d el rom an z o che d i quella del teatro, ma d'altro canto è un romanz o fatto pura visione 261 N.D.R., Letterati al cinema, in ìSolaria” II (1927), 3, pag. 3. 262 P . P ANC R AZI, Un a vo lta i lettera ti, in ìSo la r ia ” I I ( 1 9 2 7 ) , 3 , p a g. 6 3 . 263 G . ALB E R TI, L e t t e r a t i a l c i n e m a , in ìSo la r ia ” I I ( 1 9 2 7 ) , 3 . 124 e che richiede la connivenz a dello spettatore più tutto quello che suggerisce e non dice" 264. A n t o n i o Bal d i n i ader” al l 'i n chi es t a con un articolo sulle cinematografie americane, dichiarando fin dal t i t o l o d i am arl e. E gl i afferm ava d i i n v i d i are i gi o v an i che potevano godere di questo spettacolo, della visione di ampi squarci nat ural i , prat eri e e bi sont i e scene ri cche di sereni t à fan ci u l l es ca; am m i rava p i ù d i t u t t i D o u gl as Fai rb an k s e C h arl o t , e scriveva: "per Douglas farei delle paz z i e. Alla visione di R o b i n Hood credevo di uscir dalla pelle, tanto era l'entusiasmo" 265. Continuava dicendo di non apprez z are la produz ione francese e nemmeno quella tedesca e italiana, ed asseriva che, probabilmente, per ottenere buoni risultati nel cinematografo bisogna essere "divinamente e crudelmente ragaz z i come sono gl i am eri cani " 266. Al fatto che il popolo americano non avesse tradiz ioni e fosse un popolo gi ovane faceva riferimento l'articolo di Antonio Grande, il quale riprendeva un'affermaz ione di Bo n t em p el l i : "La s u p eri o ri t à d el ci n em a am eri can o d eri v a esclusivamente dal fatto che le genti di laggi ù non hanno alcuna t radi z i one l at t erari a a cui at t accarsi " 267. Bo n t em p el l i t em ev a che i l cinematografo, graz ie alla sua popolarità, soppiantasse il teatro, m a G ran d e s o t t o l i n eav a co m e l 'art e d el ci n em a fos s e, s i , d es t i n at a ad imporsi e divenire "l a più potente espressione ed educaz ione di una raz z a", ma questo valesse solamente per l'America, perché l 'Europa aveva una sal da t radi z i one l et t erari a. Mont al e, i nvece, come Gerbi, riteneva il cinema una nuova tecnica che poteva 264 ivi, pag. 5. 265 A. B ALIDINI, A m o le c in e m a to g ra fie a m e ric a n e , in ìSo la r ia ” I I ( 1 9 2 7 ) , 3 , pag. 10. 266 ivi, pag. 10. Ciò mi sembra un chiaro riferimento allo spirito primitivo e libero che molti critici attribuivano alla popolazione americana. 267 M . B ONTE M PE LLI, c i t a t o d a A. GR ANDE , Cin e m a to g ra fo , i n ì S o la r i a ” I I (1927), 3, pag. 37. 125 essere padroneggi ata con risultati d'arte, e d'arte s u i g e n e r i s. Un caso em bl em at i co era quel l o del l a Febbre dell' oro d i C h arl o t , i l risultato, fino ad ora, più perfetto. Chaplin 268, però, secondo Montale, era un artista difficile, "il fondo ebraico della sua arte e della sua tristez z a indubitabile, la natura del suo humor a doppia e tripla faccia poco accessibile al pubblico" 269. A n che V i t t o ri n i consi derava C hapl i n l 'uni co at t ore-regi st a che avesse raggi unt o risultati eccellenti; per questi film si poteva tranquillamente parlare di "vera e propria grandez z a d'opera d'arte" ed era si gni fi cat i vo che "un'assol ut a grandez z a si a st at a raggi unt a, i n ci nem at ografi a, sol o da un regi st a, si nora, che è anche at t o re e p ers o n aggi o d en t ro i l p ro p ri o fi l m " 270. La s cars a p res en z a i n ”S o l ari a” d i recen s i o n i e d i b at t i t i sulla letteratura americana probabilmente è dovuta al fatto che il cu l m i n e d el l a d i ffus i o n e d el m i t o am eri can o l o s i h a, com e abbiamo visto, a partire dal 1930. A nulla è servita la presenz a tra i col l aborat ori di ”S ol ari a” di am eri cani s t i com e Mont al e i V i t t o ri n i , i q u al i s em b ran o t en ere s ep arat e l e l o ro d u e at t i v i t à; i n fat t i s e co n s u l t i am o l 'i n d i ce p o s s i am o v ed ere chi aram en t e com e i loro interventi siano costituiti da recensioni ad autori p rev al en t em en t e i t al i an i e i n m i n i m a p art e fran ces i . P er q u an t o rigu arda Montale, è da notare che egli pubblica sulla rivista vari t es t i p o et i ci n ei q u al i è p res ent e l a l ez i o n e d el l 'am eri can o T . S . Eliot, che gi unge in questo modo indiretto alla popolaz ione dei letterati. Pavese, l'altro iniz iatore del mito, non collabora a 268 Charlie Chaplin, di origine inglese, una figura indissolubilmente legata alla storia del cinema . Egli era un mimo, un commentatore, un umorista, un critico sociale. Nelle esperienze di Chaplin ogni uomo ritrova i propri sogni, le proprie illusioni, i propri dolori e le proprie gioie. 269 E. MONTALE, Esp resso su l cin ema, in ìSolaria” II (1927), 3, pag. 57. 270 E . V ITTOR INI, A tu tt' o g g i: q u e llo c h e il c in e m a c i h a d a to d i n o n transitori, ìL'Italia letteraria” (1933) 4, riportato in Diario in pubblico, op. cit. 126 ”S ol ari a” con art i col i , m a concede al l e edi z i oni del l a ri vi st a l a pubblicaz ione di Lavorare stanca. In questo periodo la rivista, inoltre, è ormai impegnata nella ricerca e nell'elaboraz ione di una forma romanz o che armoniz z i la rappresentaz i one della realtà con una forma ad essa adeguata. Per realiz z are il suddetto progetto apre i propri oriz z onti sulle esperi enz e europee, speci al m ent e francesi , al l e qual i si sent e maggi ormente affine. Oltre a ciò non si deve scordare che, a part i re dagl i anni Trent a, ”S ol ari a” è cost ret t a ad affront are l a n as cen t e cri s i t ra i d eol o gi e l et t erat i ch e, co m e ab b i am o gi à s p i egat o n el capi t o l o s u l l 'eu ro p ei s m o , p o rt a al l a s p accat u ra t ra C arocci e Bonsant i ed al l a chi usura del l a ri vi st a. PARTE II INDICE DEI COLLABORATORI SAGGI POLEMICI, D'ARTE, DI ANALISI: G U G L I E L M O A L B E R T I -O R E S T E Quattro vedute con figu re obbligate (O R E S T E ) I (1926), 1 Let t era i n t o rno a una recent e rappresent az i one (O R E S T E ) I (1926), 4 Lettera sul cinemaII (1927), 3 GIOVANNI BATTISTA ANGIOLETTI Cinematografo ................................ II (1927), 3 Svevo ............................................ IV (1929), 3-4 GIACOMO ANTONINI Gogo l ............................................ IX (1934), 2 A p p u n t i s u R e m i z o v . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . IX ( 1 9 3 4 ) , 4 GIUSEPPE AVENTI D el R om anticis mo ........................... VI ( 1931) , 12 In t erp ret az i o n i arb i t rari e, A m l et o, dramma politico .............................. VII (1932), 1 RICCARDO BACCHELLI Se non sono male informato II (1927), 3 BACCIO MARIA BACCI Sul Cinematografo II (1927), 4 Adriano Cecioni scultore II (1927), 5 N o t a s u l l a t rad i z i o n e i t al i an a e C o rot (i n t re p art i ) III (1928), 1; III (1928), 3; III (1928), 4 L'O t t o cent o i t al i an o e l a s cu o l a d i P ari gi al l a X V I Bi en n al e d i Ven ez i a III (1928), 78 Masacci o vi vent e III (1928), 12 Michetti e Gemito IV (1929), 5 Emile Antoine Bourdelle 1861-1929 IV (1929), 11 N o t e s u l m o m en t o at t u al e d el l a p i t t u ra i n It al i a V (1930), 4 Commemoriamo Andrea Del Sarto V (1930), 11 130 Elogio di Mancini VI (1931), 4 L'arte e la crisi VII (1932), 6 ANTONIO BALDINI Amo le cinematografie americane II (1927), 3 ANGELO BARILE Raccordo Goethe-Tolstoi VII (1932), 7-8 GIANNOTTO BASTIANELLI Gian Francesco Malipiero II (1927), 2 Contro le illusioni cinematografiche II (1927), 3 E s ageraz i o n i d el l a cri t i ca m u s i cal e m et o d i s t a II (1927), 5 SILVIO BENCO C h i aro s cu ro d i Um b ert o S aba III (1928), 5 UGO BETTI I nostri tempi II (1927), 3 ALESSANDRO BONSANTI Giulio Pacher VII (1932), 11 ANTON GIULIO BRAGAGLIA Teatro e cinematografo II (1927), 3 MARCEL BRION It alo Svevo IV (1929), 3-4 JACQUES BULENGERS Sur Zeno IV (1929), 3-4 PIERO BURRESI Commento alle prose di Paul Valéry (I e II parte) I (1926), 7-8; I (1926), 9-10 FILIPPO BURZIO P ro b l em a d el d em i u rgo III (1928), 4 Piem onte V ( 1930) , 2 D em i u rgo e D em o s , I A n t ago n i s m o e d em i u rgi a VI (1931), 3 Freu d e i l d em i u rgo VIII (1933), 1 ALDO CAPASSO Debenedetti e Proust Pietrificaz ione estetica Umberto Fracchia V (1930), 1 V (1930), 5-6 VI (1931), 2 131 Difesa dei critici estetici S ull'arte di Bonaventura Tecchi Il Tasso lirico (I, II) P as cal q u al e ci appare oggi P o es i a m aggi o re e poes i a m aggi ore VI (1931), 11 VII (1932), 3 VII (1932), 5 e 6 VIII (1933), 4-5 VIII (1933), 7-10 ANDRÉ CASTAGNOU Les quatres VII (1932), 12 JUOAN CHABAS It alo Svevo IV (1929), 3-4 NICOLA CHIAROMONTE Id ee e fi gu re i n André M al raux VIII (1933), 1 N o t a s u l l a ci v i l t à e l e u t o p i e VIII (1933), 4-5 An d ré M al rau x e C ondi t i on hum ai ne VIII (1933), 11 GIOVANNI COLACICCHI CAETANI E nnio P oz z i pittor e I ( 1926) , 1 ALBERTO CONSIGLIO, TRISTANO No t e s u l m ari t enes i m o III (1928), 7-8 Eu gen i o M o n t al e III (1928), 11 Caratteri di Svevo IV (1929), 3-4 Diatriba sul romanz o e altre cose IV (1929), 6 Problema del romanz o IV (1929), 11 Nota su Toz z i V (1930), 5-6 Corrado Alvaro VI (1931), 4 It alo Svevo I. Un clima VII (1932), 11 It alo Svevo II. Un'opera VII (1932), 12 J u l es R o m ai n s VIII (1933), 2-3 M ed i t az i o n e s u l perdi t em po VIII (1933), 2-3 G i o rn al e d i u n cri t i co VIII (1933), 4-5 Al ai n Fo u rn i er VIII (1933), 6-7 Senso della misura (T R I S T A N O ) VIII (1933), 8-10 GIANFRANCO CONTINI Carlo Emilio Gadda o del pastiche La verità sul caso Cardarelli RAFFAELE CONTU Lettera su Eupalino BENJAMIN CREMIEUX IX (1934), 1-2 IX (1934), 3 VII (1932), 11 132 It alo Svevo IV (1929), 3-4 BINGHAM DAI Le carat t eri s t i ch e es s en z i al i d el l a cul t u ra ci n es e VII (1933), 2-3 GIACOMO DEBENEDETTI Cinematografo II (1927), 3 P er S ab a an co ra III (1928), 5 Let t era a C aro cci i n t o rn o a S v ev o e S ch m i t z IV (1929), 3-4 Commemoraz i one di Francesco De Sanctis IX (1934), 3 ANICETO DEL MASSA Parole su Renato Serra I (1926), 5 Su Vincenz o Gioberti I (1926), 9-10 Renato Serra I (1926), 11 ILIA EH R E M B O U R G In contro con Svevo IV (1929), 3-4 BRUNO FALLACI Parabasi. Della chiarez z a I V (1930), 3 Parabasi. Della chiarez z a I V (1930), 4 GIANSIRO FERRATA C en t en ari o d i To l s t oi III (1928), 12 Svevo dopo Stendhal IV (1929), 3-4 Sull'aura poetica IV (1929), 9-10 Federico Toz z i IV (1929), 11 Croce, il romanticismo e qualche gi ovane IV (1929), 12 Un modo di saturaz i one V (1930), 1 Omaggi o a Modigliani V (1930), 2 It alia e cinematografo V (1930), 3 Permanenz a di Toz z i V (1930), 5-6 A proposito di tendenz e VI (1931), 7-8 Torniamoci sopra VI (1931), 11 Ancora su Goethe, la Natura e la Li bertà VII (1932), 5 La casa dei doganieri VII (1932), 12 133 Appunto su ”Pages de journal” di André Gide IX (1934), 4 LEO FER R ER O Appunti su Saba I (1926), 7-8 Appunti sul metodo della Divina Commedia I (1926), 12 D ialogo sull'ombr a II ( 1927) , 3 Come un attore può arrivare allo stile II (1927), 4 Il valore del silenz io II (1927), 6 Commemoraz i one di Macchiavelli II (1927), 7-10 Commento all'evasione di Arsenio II (1927), 7-10 Perché l'It alia abbia una letteratura europea III (1928), 1 Commento all'ouverture dell'Egmont di Beethoven III (1928), 1 Li ev i t i l et t erari III (1928), 7-8 Visita a Svevo IV (1929), 3-4 Trasfiguraz i one dell'amore IV (1929), 7-8 Lettera a Adriano Tilhger VI (1931), 7-8 RAFFAELLO FRANCHI Vincenz o Cardarelli I (1926), 2 Piero Gobetti I (1926), 3 Leopardi francese I (1926), 4 I quaderni di Gide I (1926), 5 A proposito delle opere di Mario Calderoni, pubbliacate dalla ”Voce” in Firenz e I (1926), 5 Li nati Suos le brouillard de satan I (1926), 7-8 Bacchelli, scrittore fluviale I (1926), 9-10 Allarme I (1926), 12 Paragrafi dello scontento II (1927), 1 Cinema e, per esmpio, pittura II (1927), 3 Fantasia su Slataper II (1927), 4 Oreste II (1927), 4 Giannotto Bastianelli, in memoriam II (1927), 7-10 Facile apologia del difficile II (1927), 7-10 Art e p o et i ca d i S aba III (1928), 5 134 Al d o P al az z es ch i III (1928), 6 Agar p o et es s a III (1928), 12 Ungaretti IV (1929), 1 Omaggi o a Svevo IV (1929), 3-4 Caffé letterario IV (1929), 9-10 Enrico Pea V (1930), 2 Il personalismo toz z iano V (1930), 5-6 Taccuino V (1930), 11 CARLO EMILIO GADDA Apologia manz oniana II (1927), 1 I viaggi , la morte (I,II) II (1927), 2 e 4 Le belle lettere e i contributi espressivi delle tecniche IV (1929), 5 Tendo al mio fine VI (1931), 12 PIERO GADDA Cinema e accompagnamento musicale II (1927), 3 Questioni di parole II (1927), 4 Im m agi n e d el l a p o es i a di S aba III (1928), 5 Let t u r a d i S e n i l i t à IV ( 1 9 2 9 ) , 3 - 4 ALDO GAROSCI Note sull'eloquenz a di Beccaria VII (1932), 4 La cu l t u ra e l 'i s p i raz i o n e d el P ri ci p e d i Li gne VIII (1933), 6-7 STUART GILBERT E olo, episodio di Ulisse V ( 1930) , 3 IVAN GOLL Un vecchio proz io IV (1929), 3-4 ADRIANO GRANDE Cinematografo MARIO GROMO Cinematografo e teatro SILVIO GUARNIERI Aldo Palaz z eschi FRANZ HELLENS Notes sur Zeno JAMES JOYCE II (1927), 3 II (1927), 3 IX (1934), 5-6 IV (1929), 3-4 135 Lettera a Carocci IV (1929), 3-4 VALÉRY LARBAUD It alo Svevo romancier IV (1929), 3-4 FERNANDO LIUZZI Mario Castelnuovo Tedesco II (1927), 11 C ESAR E VIC O LODOVICI Svevo al ”Quindicinale” IV (1929), 3-4 C ESAR E LOMBROSO Osservaz ioni sul mondo esterno e sull'io VI (1931), 11 ARTURO LORIA R i cordo di Li bero Andreot t i VIII (1933), 4-5 ALB ER TO LUCHINI Lettera sul cinematografo II (1927), 3 S EBASTIANO LUCIANI Difesa sul cinema II (1927), 3 PAUL HENRY MICHEL Una burla riuscita IV (1929), 3-4 ADRIENNE MONNIER Petit salut à It alo Svevo IV (1929), 3-4 EUGENIO MONTALE Espresso sul cinema II (1927), 3 R agi o n i d i Um b ert o S aba III (1928), 5 Leggenda e verità di Svevo IV (1929), 3-4 UMBERTO MORRA Cinematografo II (1927), 3 Geo rge M o o re VIII (1933), 6-7 GLAUCO NATOLI Nota sul De l'Amour IX (1934), 1 N. D .R GIACOMO Let t erat i al ci n em a NOVENTA A proposito di un traduttore di Heine IX (1934), 3 Principio di una scienz a nuova IX (1934), 4 Principio di una scienz a nuova (II, III)IX (1934), 5-6 PIERO OPERTI 136 R i cordo di Leo Ferrero JOSE ORTEGA Y GASSET L'ori gi ne s port i va del l o s t at o ALDO PALAZZESCHI Un vero artista PIETRO PANCRAZI Una volta i letterati ECKART PETERICH Teodoro DŠubler La vita del Conte di Kapodistrias dopo la sua morte (I, II, III) 12, VII DŠubler e Rilke ENRICO PICENI E m i l y Bro n t ‘ GUIDO PIOVENE Spunto per un saggi o su Toz z i RENATO POGGIOLI Vladimiro Majakovskij Ascenbach, Kroeger e C. In margine alla prosa di Puskin Classicità e barbarie di Svejk G l i es i l i at i d el l a cul t u ra Gl o s s ari o Mitologi a di Franz Kafka SALVATORE PUGLIATTI Interpretare la poesia GIUSEPPE RAIMONDI Noterella per Senilità ALDO ROMANO Appunti ALBERTO ROSSI Il luogo SERGIO SOLMI A ppunti Ricordo VIII (1933), 11-12 VIII (1933), 8-10 IV (1929), 3-4 II (1927), 3 V (1930), 11 narrata cento anni VI (1931), (1932), 1 e 2 IX (1934), 2 I (1926), 4 V (1930), 5-6 V (1930), 7-8 VI (1931), 7-8 VII (1932), 2 VII (1932), 9-10 VIII (1933), 1 VIII (1933), 6-7 IX (1934), 2 VII (1932), 1 IV (1929), 3-4 su Sorel VIII (1933), 4-5 di Svevo IV (1929), 3-4 sulla poesia di Sa ba di Svevo III (1928), 5 IV (1929), 3-4 137 PHILIPPE Pensieri sull'arte SOUPAULT La simplicité de Svevo IV (1929), 118 IV (1929), 3-4 GIANI STUPARICH It alo Svevo sei mesi prima della morte IV (1929), 3-4 BONAVENTURA TECCHI W ackenroder I (1926), 3 Svevo in tedesco IV (1929), 3-4 Notarella su Toz z i V (1930), 5-6 ANDRÉ THERIVE Sur Zeno IV (1929), 3-4 ADRIANO TILGHER Arte e vita, risposta a Leo Ferrero VI (1931), 9-10 SEBASTIANO TIMPANARO Il dovere della critica VI (1931), 4 Uomini interi VI (1931), 9-10 Pensiero su Goethe e Leonardo VII (1932), 4 GIOVANNI TITTA ROSA E logio di R ivie r e I ( 1926) , 3 Opinioni sul cinema II ( 1 9 2 7 ) , 5 ARTUR VAN SCHENDEL Svevo IV (1929), 3-4 LIONELLO VENTUR I Per una critica dell'arte contemporaneaVII (1932), 3 ELIO VITTORINI Tendo al diario intimo VI (1931), 9-10 138 RE CE NS IONI: G U G L I E L M O A L B E R T I -O R E S T E Alberto Moravia, Gli Indifferenti IV (1929), 9-10 GIUSEPPE AVENTI V. Cardarelli, Parliamo dell'It alia VI (1931), 4 Corrado Tumiati, I Tetti Rossi VI (1931), 5 Bi n o S a n m i n i a t e l l i , L'u r t o d e i s i m i l i V I ( 1 9 3 1 ) , 1 2 Bruno Cicogn ani, Villa Beatrice VII (1932), 3 M e d i e v a l i s m o d i Bu o n a i u t i VIII (1933), 4-5 Il Marc'Aurelio IX (1934), 5-6 BACCIO MARIA BACCI E m i l i o S z i t t ya, E rn es t o d e Fi o ri III (1928), 6 R Franchi, La pittura italiana dell'800 IV (1929), 1 Ferruccio Ferraz z i , Arte moderna italiana IV (1929), 7-8 Pierre Courthon, Gino Severini V (1930), 5-6 G. Scheiwiller, Mario Sironi V (1930), 11 Cipriano E. Oppo, Mostri figure e paesaggi VI (1931), 1 ANGELO BARILE Il Santo di Lope IX (1934), 5-6 PIERO BURRESI Benedetto Croce, Contributo alla critica di me stesso I (1926), 5 ALDO CAPASSO Léon Paul Fargue, Espaces IV (1929), 12 Paul Valery, Leonard et les philosophes V (1930), 1 J ean Giono, Un des Baumougnes V (1930), 2 Giuseppe Rensi, Spinoz a V (1930), 3 Adriano Grande, La tomba verde V (1930), 4 Pierre J eanne J ouve, Poemes de la folie de Holderlin V (1930), 5-6 Kostantin Fedin, I fratelli V (1930), 11 J ean Paulhan, Le gu errier applique V (1930), 12 139 ALBERTO Fran ois Mauriac, Ce qui était perdu VI (1931), 1 Pietro Zanfragnini, Az ione e contemplaz ione VI (1931), 3 J acques Chardonne, Eva ou le journal interrompu VI (1931), 3 J ean Giraudoux , Aventures de J erome Bardini VI (1931), 5 André Gide, Oedipe VI (1931), 7-8 J ean Cossou, Mémoires de l'ogre VI (1931), 9-10 Giuseppe Ungaretti, L'Allegria VI (1931), 11 Angelo Conti, San Francesco VI (1931), 12 J ean Pallu, Port d'escale VII (1932), 1 J ean Schlumberger, Saint Saturnin VII (1932), 2 Paul Eluard, L'amour de la poesie VII (1932), 6 A ntonio Baldini, Amic i a llo spie do VII ( 1932) , 7- 8 Valéry Larbaud, Tecnique VII (1932), 9-10 P i erre M ac O rl an e i l ro m an z o p o l i z i es co VII (1932), 11 Marcel J ouhandeau, L'amateur imprudences VII (1932), 12 CAROCCI La vita, di Fabio Tombari V (1930), 12 NICOLA CHIAROMONTE P ari gi co m e m o del l o VIII (1933), 1 Dan t e ad u s o d ei pi t occhi VIII (1933), 6-7 A L B E R T O C O N S I G L I O -T R I S T A N O Di n o C am p an a, C ant i orfi ci III (1928), 9-10 Riccardo Bacchelli, Bella It alia III (1928), 11 B. Tecchi , Il vent o t ra l e case III (1928), 12 G.Papini, Gli operai della vign a IV (1929), 1 G i o v a n n i T i t t a R o s a , Idi l l i R u s t i c i IV ( 1 9 2 9 ) , 1 Ardengo Soffici, Periplo dell'arte; Richiamo all'ordine IV (1929), 2 Lui gi S al v at o rel l i , S an Ben ed et t o e l 'It al i a d el s u o t em p o IV (1929), 2 R. Bacchelli, La citta degli amanti IV (1929), 5 140 Corrado Pavolini, Odor di Terra IV (1929), 6 M. Bonfantini, Charles Baudelaire IV (1929), 7-8 Ugo Betti, La padrona IV (1929), 11 Problema di Leonardo V (1930), 1 Studi verghiani a cura di Li na Perroni V (1930), 2 Raffaello Franchi, Piaz z a natia V (1930), 2 Arturo Loria, Fannias Ventosca V (1930), 4 Bruno Cicognani, S t rada facendo V (1930), 5-6 Arrigo Cajumi, Galleria V (1930), 9-10 Giovanni Papini, Gog VI (1931), 1 Mario Praz , La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica VI (1931), 910 ANICETO DEL MASSA Sul significato dell'a r te mode r nissima I ( 1926) , 1 Curz io Malaparte, It alia Barbara I (1926), 2 Giovanni Maria Guyay I (1926), 2 Frances co D e S an ct i s , A n t o l o gi a cri t i ca s u gl i s cri t t o ri d'It alia I (1926), 3 Leo n e V i v an t e, N o t a s o p ra l 'o ri gi n al i t à d el p en s i ero I (1926), 3 Cantideva I (1926), 5 Giuseppe Zonita, L'anima dell'800 I (1926), 11 Enrico Turolla, Giovanni Pascoli II (1927), 1 GIANSIRO FERRATA Commiato a Piero Burresi II (1927), 2 Appunti parigi ni II (1927), 12 G. Duham el , Le voyage de M os cou III (1928), 1 Aux fontaines du desir, Henry de Montherland III (1928), 1 Ramon Gomez de la Serna, La vedova bianca e nera III (1928), 3 Fran o i s M u ri ac, Des t i ns III (1928), 4 G. P ram p o l i n i , Dal l 'al t o del s i l enz i o III (1928), 4 Leo n i d e R ep aci , L'u l t i m o C i ren eo III (1928), 6 C at h eri n e M an s fi el d, Fel i ci t e III (1928), 6 141 C am i l l o S b arb aro , Li q u i d az i o n e III (1928), 7-8 G. C o m i s s o , Al vent o del l 'Adri at i co III (1928), 7-8 Ben j am i n C rem i eu x , P an o ram a d e l a l i t t erat u re i t al i en n e III (1928), 7-8 Gi an n a M an z i ni , Tem po i nnam orat o III (1928), 9-10 Giuseppe Raimondi, Domenico Giordani; Testa o Croce III (1928), 11 G . B. A n gi o l et t i , S cri t t o ri d 'E u ro p a III (1928), 12 Giuseppe Menasse, Esageraz ioni IV (1929), 1 A. Maurois, Aspects de la biographie IV (1929), 6 Nicola Evreinoff, Il teatro nella vita IV (1929), 6 Le p i ù b el l e p agi n e d i Ip p o l i t o N i ev o s cel t e d a R i ccard o Bacchelli IV (1929), 11 Filippo Burz io, Discorso sul demiurgo IV (1929), 11 A l b ert o C o n s i gl i o , E u ro p ei s m o ; It i n erari o rom an t i co V (1930), 1 S crittori nuovi, a ntologi a di E. Falqui e E. Vittor ini V (1930), 4 R. Bacchelli, Una passione coniugale V (1930), 5-6 Rainer Maria Rilke, Li riche V (1930), 9-10 G . C om isso, G ior ni di gue r r a e L. Bar tolini, Ritor no sul Carso V (1930), 12 Viva il calcio VI (1931), 3 Adriano Greco, Remo Maun, avvocato VI (1931), 5 Aldo Capasso, Traduz ione poetica ed esegesi della J eune Parque VI (1931), 5 Nino Savarese, La goccia sulla pietra; Storia di un b ri gant e VI (1931), 6 D.H. Lawrence, L'am ant de Lady C h at t erl ey VII (1932), 5 Salvatore Quasimodo, Oboe Sommerso VII (1932), 6 R affael e C arri eri , Fam e a Mont parnasse VII (1932), 7-8 142 LEO FER R ER O Fi orenz a Pertinucci dei Giudici, Ali e catene I (1926), 6 G iovanni C avicchioli, La mor te ne l polla io I (1926), 7-8 Guido Ludovico Luz z ato, Brunellesch I (1926), 12 Ritorno al mistero II (1927), 1 Ada Negri, La strada II (1927), 1 Corrado Alvaro, Uomo nel labirinto II (1927), 6 Louis Martin Chauffier, J eux De l'aimeII (1927), 6 Luigi Pirandello, Diana e la Tuda II (1927), 6 J ean Pellerin, Tetes de re change II (1927), 6 It alo S vevo, Senilità II ( 1927) , 7- 10 Roberto Longhi, Piero della Francesca II (1927), 12 Adolfo Venturi, Studi dal vero II (1927), 12 A d o l fo V en t u ri , La p i t t u ra d el '5 0 0 III (1928), 6 Fau s t o M ari a M art i n i , Il v o l t o d el fi gl i o III (1928), 6 Lui gi P a gan o , La f i o n d a d i D a v i d e III (1928), 6 Bernard G ras s et , R em arq u es s u r l 'act i o n III (1928), 7-8 A n t o n el l o G erbi , La p o l i t i ca n el '7 0 0 III (1928), 9-10 M au ri ce Bari n g, C onfort l es s m em ory III (1928), 9-10 P h i l i p p e S o u p a u l t , Les d e r n i e r s n u i t s d e P a r i s III (1928), 9-10 R. Gian, L'estetica nei pensieri di G. Leopardi III (1928), 12 R obert de Traz , L'écorché III (1928), 12 Olindo Malagodi, P oesie vecchie e nuove IV (1929), 1 Benjamin Cremiaux ,Une conspiratrice en 1830 IV (1929), 5 J ean Lu chaire, Une génération réaliste IV (1929), 9-10 André Malraux , La voie royale VI (1931), 1 Leon Tolstoi, La guerre et la paix VII (1932), 4 Drieu La Rochelle, L'Europe contre le patries 143 VII (1932), 5 RAFFAELLO FRANCHI Eugenio Montale, Ossi di seppia I (1926), 1 Ugo Ojetti, Scrittori che si confessano I (1926), 2 Lo renz o Viani, Parigi I (1926), 2 Sergio Ortolani, Rufino protomartire I (1926), 2 Riccardo ArtuffoL'isola I (1926), 3 Giuseppe Sciortino, Ventura I (1926), 3 Lu ca Pign ato, Pietre I (1926), 3 Voto a Sibilla Aleramo per un seggi o accademico I (1926), 3 G. Raimondi, Notiz ia su Baudelaire I (1926), 4 Giovanni Papini, Pane e vino I (1926), 5 G. de Robertis, Poeti del XIX secolo I (1926), 5 Tantalo I (1926), 6 Guglielmo Ferrero, Le due verità I (1926), 6 G. Raimondi, Galileo o dell'aria I (1926), 6 Mario Gromo, Costaz z urra I (1926), 6 El i s abet t a Foerst er Ni et z s che, Ni et z s che gi ovane I (1926), 6 Li b ero A n d reot t i , T ren t a t av o l e e p refaz i o n e d el l 'art i s t a I (1926), 6 Raffaello Giolli, Felice Casorati I (1926), 6 E milio C ecchi, La pittur a ita lia na de ll'Ottoc e nto I (1926), 7-8 G i acom o D eb en ed et t i , A m edeo e al t ri racco n t i I (1926), 7-8 Giovanni Comisso, Il porto dell'amore I (1926), 7-8 Enrico Barfucci, Il libro delle consolaz ioni I (1926), 7-8 Delia Benco, Creature I (1926), 7-8 Piero Gadda, Li uba I (1926), 9-10 N. Sapegno, Frate J acopone I (1926), 11 Bl aise Cendrars, Moravagi ne I (1926), 11 T eofilo G autier , Gli a mor i impossibili I ( 1926) , 11 It alo Testa, Ombre e figu re I (1926), 11 144 Matei Roussou, Et nous nous sommea aimés là I (1926), 11 Fernando Li uz z i , J az z II (1927), 2 Michele Bi ancale, Ubaldo Oppi II (1927), 2 Sibilla Aleramo, Amo dunque sono II (1927), 6 Riccardo Bacchelli, Il diavolo di Pontelungo II (1927), 6 G. Ferrero, La rivolta del figlio II (1927), 6 G. Scheiwiller, Amedeo Modigliani II (1927), 6 M ari o G ro m o , C at al o go l et t erari o d egl i edi t o ri II (1927), 12 Matteo Marangoni, Arte barocca II (1927), 12 Ad ri an o Gran d e, Avvent ure III (1928), 1 Bi no Sanminiatelli, Bocca Mariana III (1928), 1 Giuseppe Sciortino, Esperienz e antidannunz iane III (1928), 3 Ferdinando Padieri, Uomini III (1928), 3 C arl o Li nat i , Due III (1928), 4 Boris Ternovetz , Giorgi o de Chirico III (1928), 4 U go O jetti, T intore tto,Ca nova , Fattor i III (1928), 11 Vi n cen z o d e S i m o ne, I cant i di Arbel l o III (1928), 12 El p i d i o Ien co , No t t urni rom ant i ci III (1928), 12 Sergio Ortolani, Selva IV (1929), 2 Beniamino J oppolo, I canti dei sensi e dell'idea IV (1929), 7-8 Li onello Venturi, Pretesti di critica IV (1929), 12 Lam b e r t o V i t a l i , D i s e gn i d i M o d i gl i a n i IV ( 1 9 2 9 ) , 1 2 A ttilio Bertolucci, Sir io IV ( 1929) , 12 Vincenz o Cardarelli, Il sole a picco V (1930), 1 Antonio Baldini, La dolce calamita V (1930), 1 Giuseppe Sciortino, Confidenz a V (1930), 3 G.B. Angi oletti, Il buon veliero V (1930), 7-8 Sergio Solmi, Il pensiero di Alain V (1930), 9-10 A rd en go S o ffi ci , R i cordi d i v i t a art i s t i ca e l et t erari a VI (1931), 3 Enrico Pea, Il servitore del diavolo VII (1932), 1 145 Giorgi o Vigolo, Canto fermo VII (1932), 1 Aldo Palaz z eschi, Stampe dell'800 VII (1932), 6 Gianna Manz ini, Boscovivo VII (1932), 7-8 CARLO EMILIO GADDA U go Bet t i , C ai n o III (1928), 7-8 Lui gi T o n e l l i , M a n z o n i IV ( 1 9 2 9 ) , 1 Paola Masino, Monte Ignoso VI (1931), 7-8 Riccardo Bacchelli, La congiura di Don Giulio d'Este VI (1931), 11 Giani Stuparich, Guerra del '15 VII (1932), 2 Silvio Benco, ”Il Piccolo” di Trieste VII (1932), 6 PIERO GADDA A ppunti su Lo s a il tonno di Ric c a r do Bac c he lli II (1927), 2 Giuseppe Ravagnani, Antologi a delle novelle catalane II (1927), 4 Paolo Vita Fi nz i, Antologi a apogrifa II (1927), 11 Alessandro Pavolini, Giro d'It alia IV (1929), 1 C. Li nati, La principessa delle stelle IV (1929), 9-10 SILVIO GUARNIERI R au l R ad i ce, L'ed u caz i o n e s en t i m en t al e VI (1931), 12 Dino Terra, Profonda notte VII (1932), 3 Arnaldo Frateili, Capogiro VII (1932), 5 Lo renz o Viani, Il bava VII (1932), 9-10 Giovanni CavicchioliLe noz z e di Fi garo VII (1932), 11 E n ri co E m an u el l i , R ad i o grafi a d i u n a n o t t e VII (1932), 12 Marcello Gallian, Pugilatore VII (1932), 12 GIULIO MARZOT Mario Marcaz z an, Didimo Chierico ANTONIO MIOTTO Vi s i o n e d i M ad ari aga EUGENIO MONTALE Carlo Li nati, Pubertà e altre storie VI (1931), 2 VIII (1933), 2-3 II (1927), 6 146 J . Supervielle, Oleron sainte Marie II (1927), 2 G . B. A n gi o l et t i , Il gi o rn o d el gi u d i z i o III (1928), 1 M ari o P raz , P en i s ol a P ent agonal e III (1928), 3 A t t i l i o M o m i gl i a n o , Im p r e s s i o n i d i u n l e t t o r e co n t em p o ran eo III (1928), 6 Pietro Mignosi, La poesia italiana di questo secolo IV (1929), 5 Giani Stuparich, Racconti V (1930) 3 Giulio Marz ot, L'arte del Verga VI (1931), 1 Bruno Barilli, Il paese del melodramma VI (1931), 3 UMBERTO MORRA Benedetto Croce, Storia d'It alia dal 1791 al 1915 III (1928), 3 Virginia W oolf, Orlando IV (1929), 5 Colette, Le voyage egoiste IV (1929), 7-8 C am i l l o P el i z z i , Le l et t ere i t al i an e d el n o s t ro s ecol o IV (1929), 9-10 Charles du Bo s, Ex traits du journal IV (1929), 9-10 E. Hemingway, A farewell to arms V (1930), 2 Ramon Fernandez , Vie de Moliere V (1930), 3 N. Papafava, L'idealismo assoluto V (1930), 9-10 Aldous Hux l ey, Brief candles VI (1931), 2 J ean Cocteau, Opium VI (1931), 3 Ugo Ojetti, Cose viste VI (1931), 4 G.Gentile, La filosofia dell'arte VI (1931), 6 Scipio Slataper, Lettere VI (1931), 12 Emilio Cecchi, Qualche cosa VII (1932), 2 Benedetto Croce, Storia d'Europa del secolo XX VII (1932), 12 Nello Rosselli, Carlo Pisacane VII (1932), 12 J o s e Ort ega y Gas s et VIII (1933), 8-10 L'ultimo libro di Franchi IX (1934), 1 Alberto Albertini, Due anni IX (1934), 3 GLAUCO NATOLI 147 ALBERTO Arnold Zweig, La questione del sargente Grischa VI (1931), 5 Angelo Gatti, Ilia e Alberto VI (1931), 9-10 Guido Piovene, La vedova allegra VII (1932), 1 Gustavo Fl aubert, Corrispondenz a a cura di G. B. Angi oletti VII (1932), 4 Orio Vergani, Domenica in mare VII (1932), 11 NEPPI Mario Puccini, La vera colpevole I (1926), 9-10 GIULIO PACHER Vittorio Rossi, Le streghe del mare Vittorio G. Rossi, Tassoni ALESSANDRO PAVOLINI Leo ferrero, La chioma di Berenice ECKART PETERICH Lettere di Rainer Maria Rilke Teatromania berlinese Charles Baudelaire, Li riche scelte Theodor Daudler, Die Gottin mit der V (1930), 5-6 VI (1931), 4 I (1926), 5 VI (1931), VI (1931), VI (1931), fackel VI (1931), 1 4 11 11 DOMENICO PETRINI Benedetto Croce, Storia dell'età barocca in It alia IV (1929), 2 GUIDO PIOVENE I due romanz i di J acobsen V (1930), 9-10 Pietro Solari, Cuoringo la VI (1931), 4 RENATO POGGIOLI Ramon Perez de Ayala, Bellarmino e Apollonio VI (1931), 9-10 SALVATORE PUGLIATTI Eugenio Montale, Ossi di seppia VI (1931), 9-10 GIUSEPPE RAIMONDI Raym ond Radiguet, Les joues en feu I (1926), 2 Carlo Li nati, Storie di bestie e di fantasmi I (1926), 4 Commerce I (1926), 4 148 W aldemar George, Filippo De Pisis IV (1929), 1 Ernst Glaeser, Classe 1902 V (1930), 5-6 Cesare Giardini, Racconti magi ci V (1930), 11 V. Roz anov, L'apocalypse de notre temps VI (1931), 2 ALDO ROMANO Lo renz o Giusso, Tre profili VII (1932), 9-10 Alberto Consiglio, Edoardo Scarfoglio e altri studi romantici VII (1932), 11 LUIGI S CARAVELLI Schopenhauer, Frammenti di storia e di filosofia II (1927), 1 ALFONSO SILIPO Domenico Bu ratti, Paese e Galera V (1930), 11 A. Aniante, Ultime notti a Taormina VI (1931), 3 Edwin Cerio, L'approdo VI (1931), 5 Aldo Capasso, Il passo del cigno VII (1932), 3 G. B. Angi oletti, Serviz io di guardia VII (1932), 7-8 SERGIO SOLMI Piero Gadda, Moz z o V (1930), 2 Paul Valéry, Charmes comments pour Alain V (1930), 3 Giuseppe Lanz a, Esilio e Ritorni V (1930), 7-8 Pietro Pancraz i , L'esopo moderno VI (1931), 1 BONAVENTURA TECCHI L'anima moderna I (1926), 1 Alfredo Fabietti, La casa sul colle I (1926), 3 Raffaello Franchi, La maschera I (1926), 7-8 M. Dandolo, Il dono dell'innocente I (1926), 11 G ino S aviotti, G iovine z z a mia I ( 1926) , 12 La vi a del l e s t el l e di P i et ro M as t ri M arco M arch i n i , M am el i Mario Gromo, Guida sentimentale Scrittori contemporanei di M. Gromo Gianna Manz ini, Incontro col falco III III IV IV IV (1928), (1928), (1929), (1929), (1929), 1 6 1 2 6 149 SEBASTIANO TIMPANARO E n ri co Fal q u i , A n t o l o gi a d el l a p ro s a s ci en t i fi ca i t al i an a del '600 VI (1931), 1 Eurialo de Michelis, Adamo VI (1931), 2 Piero Gadda, A gonfie vele VI (1931), 6 C. Zavattini, Parliamo tanto di me VI (1931), 9-10 Eurialo de Michelis, Bugi e VII (1932), 4 ELIO VITTORINI Angi oletti, Ritrato del mio paese IV (1929), 9-10 Mario S o ldati, S almace IV (1929), 12 U. Fracchia, La stella del nord V (1930), 2 G. Ravegn ani, I contemporanei V (1930), 3 Corrado Alvaro, L'amata alla finestra, Gente in Aspromonte V (1930), 5-6 It alo Svevo, Una vita V (1930), 12 C. Malaparte, In telligenza di Lenin VI (1931), 2 CESARE ZAVATTINI Marcel Brion, Ruyard Kipling IV (1929), 12 150 RACCONT I, ROMANZI A PUNT AT E : FERNANDO AGNOLETTI Sospiri di C alandrino I ( 1926) , 6 Supercinema I (1926), 9-10 ANTONIO ANIANTE Consalvo e Candida VII (1932), 6 ALESSANDRO BONSANTI Vi aggi o III (1928), 11 L'Adriana IV (1929), 2 Una partenz a contrastata IV (1929), 6 Una visita mattutina VI (1931), 7-8 Fu ga di Ottorino VII (1932), 9-10 Fi ne dell'adolescenz a IX (1934), 4 ATTILIO BORGOGNONI Retrobottega VII (1932), 11 ERNESTO BRUNETTA Il cavallo V (1930), 5-6 GIANI CALDERONE Romanz i I (1926), 12 ALBERTO CAROCCI P res en t az i o n e P ro gram m at i ca, s en z a t i t o l o I (1926), 1 Un gi ovane I (1926), 1 Soldati I (1926), 2 Tre sorelle I (1926), 3 Lugl i o I (1926), 4 Cose I (1926), 5 A v v en t u ra s en t i m en t al e co n M ad am e Bo v ary I (1926), 6 Pellegrinaggi I (1926), 7-8 Memorie del tempo perduto I (1926), 9-10 Favole della fanciullez z a. Il gi ardino I (1926), 12 R itorno alla vita di un te mpo II ( 1927) , 11 Cose III (1928), 12 GIOVANNI COMISSO 151 Una città di pescatori Enrico Somaré, Signorini Lungo un'isola La donna sul mare P art en z a d a u n a rada Ritorno a casa Durante un temporale A L B E R T O C O N S I G L I O -T R I S T A N O Dialogo delle belle donne Una sera di Novembre Interni L'angelo Don Leo Luna Spina GIACOMO DEBENEDETTI Due capitoli di un romanz o inedito GIANSIRO FERRATA Amici LEO FER R ER O Giornale di viaggi o La cascata del Reno RAFFAELLO FRANCHI Personaggi Le soste del cuore La bicicletta Il gen eral e Gi aci n t a Il vecchio montanaro Novelle d'amore Otto gi orni di vela (I-IV) CARLO EMILIO GADDA Studi imperfetti Teatro I (1926), 9-10 I (1926), 12 I ( 1926) , 12 II (1927), 4 III (1928), 6 IV (1929), 12 V (1930), 11 III (1928), 6 IV (1929), 12 V (1930), 7-8 VI (1931), 3 VI (1931), 11 VII (1932), 5 VIII (1933), 1 IX (1934), 5-6 V (1930), 2 V (1930), 1 V (1930), 7-8 I (1926), 1 I (1926), 4 II (1927), 11 III (1928), 7-8 III (1928), 11 IV (1929), 7-8 V (1930), 4 VI (1931), 7-8; 910; 11 I ( 1926) , 6 II (1927), 6 152 C i n em a La madonna dei filosofi San Giorgi o in casa Brocchi La meccanica PIERO GADDA Voci dall'uliveto Bi bi - Eybat Acque chiare Gi o rn o d i fi era EUGENIO LINO GALVANO La vita beata NEVRA GARATTI Una conoscenz a Tras fo rm az i o n e ACHILLE GEREMICCA Le rime del gi ovane Piscopo PIERO GIGLI Ritorno ADRIANO GRANDE Scandagl i S i l en z i o C i t t à n o t t u rna MARIO GROMO Tramonto e temporale S al o t t o GIUSEPPE LANZA L'avventura di Nina La buona semenz a NATALIA LEVI I bambini Giulietta C ESAR E VIC O LODOVICI Ruota ARTURO LORIA Il diavolo z oppo La tromba III (1928), 3 III (1928), 9-10 VI (1931), 6 VII (1932), 7-8 I (1926), 3 I (1926), 7-8 I (1926), 12 III (1928), 4 VI (1931), 4 VII (1932), 4 VIII (1933), 1 I (1926), 9-10 I (1926), 2 II (1927), 7-10 III (1928), 7-8 III (1928), 7-8 I (1926), 11 III (1928), 3 VII (1932), 1 IX (1934), 1 IX (1934), 1 IX (1934), 5-6 VII (1932), 6 I (1926), 11 II (1927), 1 153 La lez i one di anatomia L'appuntamento Il regi stro Il t es o ro Il falco Le sirene L'inondaz i one La parrucca Il caffé arabo GIAC OMO LUMBROSO Bambagia e Buricche GIANNA MANZINI Passeggi ata Un'ora e un gi orno Giornata di Don Giovanni Giocattolo GIUSEPPE MENASSE Il ri t o rn o d i Do ra ALFREDO MEZIO S p et t aco l o al P rat ovecchi o Carte da gi ouco Quartieri ENRICO MOROVICH Un compagno di scuola L'osteria di Simeone Sulla strada maestra Nel bosco Lo z i ngaro Ritorno a casa Un gi ovine cane VIERI NANNETTI II (1927), 4 II (1927), 6 II (1927), 11 III (1928), 1 IV (1929), 1 IV (1929), 7-8 V (1930), 1 V (1930), 9-10 VI (1931), 1 M al s em e La notte che incontrai Charlot Baroccio di coda Sosta sulle sponde dell'Huck Dalle cronache di Monte Catterina I (1926), 5 IV (1929), 2 V (1930), 2 VI (1931), 2 VII (1932), 5 III (1928), 4 III (1928), 9-10 IV (1929), 2 IV (1929), 11 IV (1929), 6 V (1930), 5-6 VI (1931), 3 VII (1932), 3 VIII (1933), 2-3 IX (1934), 1 IX (1934), 4 III (1928), 3 IV (1929), 5 IV (1929), 5 VI (1931), 12 VII (1932), 7-8 154 Stagione di gu erra Comandare Borghesi Marciare GLAUCO NATOLI Chiaro di luna Una notte d'ottobre Fuga nell'isola JOSE ORTEGA Y GASSET S o t t o p o r t i c i e p i o ggi a Id eee dei cast el l i V i t al i t à an i m a s p i ri t o DARIO ORTOLANI Soldati Tristez z a Sbornia triste GIULIO PACHER Commiato Nuovi e vecchi compagni Fi ne del marinaio Garcia Serviz io di dogana La morte della vecchia sconosciuta ALESSANDRO PAVOLINI Un gi orno a Batavia GUIDO PIOVENE Asceti Il prodigo esoso PIER ANTONIO QUARANTOTTO GAMBINI GIUSEPPE I t re cro ci fi s s i (I, II, III) Il fan t e d i s p ad e (I, II, III) RAIMONDI Destino dei fiori Studio per un dialogo Emilia Un a v i s i t a a m o n t e C uccol i Una piccola fabbrica IX IX IX IX (1934), (1934), (1934), (1934), 4 4 4 4 VII (1932), 12 IX (1934), 3 IX (1934), 5-6 VIII (1933), 8-10 VIII (1933), 8-10 VIII (1933), 8-10 VII (1932), 2 VII (1932), 2 VII (1932), 9-10 IV ( 1 9 2 9 ) , 7 - 8 V (1930), 1 V (1930), 7-8 VII (1932), 11 VII (1932), 12 II (1927), 5 V (1930), 7-8 VI (1931), 9-10 VI (1931), 4, 5, 6 VII (1932), 2, 3, 4 I (1926), 1 I (1926), 3 I (1926), 5 III (1928), 7-8 IV (1929), 11 155 GIUSEPPE Una partita di Football Un vecchio in gamba RAVEGNANI C ittà ENRICO ROSSI S am u el e P al l as e l a s ua fel i ci t à BRUNO SANMINIATELLI Do m en i ca i n col l egi o JOHN MILLINGTON SINGE La cavalcata al mare SERGIO SOLMI Le bisce acquaiole GIANI STUPARICH Disarmonia Scirocco Una mattinata di marz o a Miramare La via del Purgatorio La casa tranquilla ITALO S VEVO Un a b u rl a ri u s ci t a Il vecchione Frammenti BONAVENTURA TECCHI La catena Neve, ovvero il critico d'arte La certez z a Non ci pensare La tempestosa Orsella Arri v o al cam po di C el l e La signora Ernestina ENRICO TERRACINI Manovre P res u n t a d i s erz i one Le figlie del generale FEDERICO TOZZI V (1930), 4 V (1930), 12 I ( 1926) , 12 III (1928), 9-10 VIII (1933), 4-5 IV (1929), 9-10 IV (1929), 2 I (1926), 7-8 I (1926), 7-8 IV (1929), 5 V (1930), 12 VII (1932), 1 III (1928), 2 IV (1929), 3-4 IV (1929), 3-4 I (1926), 2 I (1926), 5 I (1926), 11 II (1927), 2 II (1927), 4 II (1927), 12 III (1928), 12 V (1930), 5-6 VII (1932), 12 VIII (1933), 8-10 IX (1934), 2 156 Lettere a ** DIEGO VALERI San Giovanni degli Eremiti ORIO VERGANI Momenti di una memoria ELIO VITTORINI Introduz ione alla vita di Adolfo 10 Educaz ione di Adolfo Dieci minuti di ritardo La signora della staz ione Gi o rn i d i M are Il garo fan o ro s s o (I-VIII) 3/116 GIUSEPPE ZOPPI Graz z i ella La cantoria V (1930), 5-6 II (1927), 4 V (1930), 5-6 IV (1929), 9V (1930), 3 V (1930), 11 VI (1931), 5 VIII (1933), 1 VIII (1933), 212; IX ( 1934) , 2/5- I (1926), 7-8 I (1926), 7-8 157 PO E S I A: G U G L I E L M O A L B E R T I -O R E S T E Arte poetica II (1927), 7-10 A utunno III (1928), 6 In terno IV (1929), 1 SIBILLA ALERAMO Aurora I (1926), 4 RICCARDO BACCHELLI Pioggi a d'Aprile II (1927), 7-10 ANGELO BARILE Transito V (1930), 4 Ninfea V (1930), 11 R osario dei nostr i mor ti V ( 1930) , 11 L'Esclusa VI (1931), 7-8 Il pianto di Xenia VII (1932), 4 Il figlio morto VII (1932), 4 Salmastro VII (1932), 9-10 UGO BETTI Canz one dell'allegro gi ramondo I (1926), 3 La terra I (1926), 3 L'ort o s ot t o i ci pres s i III (1928), 1 Bal l o dei saccheggi at ori III (1928), 1 C al o re III (1928), 11 I magri V (1930), 4 ALDO CAPASSO Un infinito roco V (1930), 9-10 Donna e pioggi a V (1930), 9-10 Amore della poesia VI (1931), 7-8 Nuvola Nivea VII (1932), 1 Una poesia VII (1932), 9-10 MARIO CASALINO In risaia GIOVANNI COLACICCHI CAETANI Mattinata Meriggi o II (1927), 4 II (1927), 4 II (1927), 4 158 Ev o caz i o n e P o n t i n a III (1928), 11 M at t i n at a III (1928), 11 S t an ch ez z a III (1928), 11 S o n et t o III (1928), 11 Distacco V (1930), 12 In morte di Francesco Franchetti VI (1931), 12 Frances co Franchet t i D an z a i n fi gura d i re S al o m o n e VI (1931), 12 Sonetti VII (1932), 4 A lla solitudine VII ( 1932) , 4 GUIDO DEVESCOVI L'ombra THOMAS STEARNS ELIOT Canto di Simeone ALFREDO FABIETTI Accensioni LEO FER R ER O Abbandono Lumi alle finestre Amore di donna Preghiera dell'artista Al mare Alla primavera Al destino A Bi s an z i o Sunnio Des t i n i i n co m p i u t i U l t i m e l et t ere al l a fam i gl i a CARLO EMILIO GADDA Autunno PIERO GADDA Due liriche dalla pineta CESARE GIARDINI Canz one di settembre PIERO GIGLI Composizione I (1926), 9-10 IV ( 1 9 2 9 ) , 1 2 I (1926), 4 I (1926), 6 I (1926), 6 I (1926), 6 I (1926), 6 II (1927), 5 II (1927), 11 II (1927), 11 III (1928), 4 VII ( 1932) , 5 VIII (1933), 11-12 VIII (1933), 11-12 VII (1932), 3 I (1926), 4 II (1927), 1 I (1926), 2 159 Sera rivierasca Immacolata Annunciaz i one C an t o d 'u s i gn ol o I (1926), 6 I (1926), 6 II (1927), 12 III (1928), 12 EMIR GILLIACUS Ark as e Aret e III (1928), 6 VIRGILIO GIOTTI Fanciullo in mare I (1926), 7-8 La vita serena I (1926), 7-8 Primavera I (1926), 7-8 Le case I (1926), 7-8 Con Bolaffio V (1930), 11 Sonadina per un marted” grasso V (1930), 11 Usei in z i el VII (1932), 1 Canz on d'istà VII (1932), 1 Fi nal d'istà VII ( 1932) , 1 Album di primavera: Marz o VII (1932), 4 Una poesia dialettale VII (1932), 4 Album di primavera: Una putela VII (1932), 4 ADRIANO Album di primavera: Sul vial Album di primavera: Fi nal La vecia e la morte Le Stagion GRANDE Simpatia Vitanova Sosta Notte d'estate Cantare Notturno Cala Adolescenz a Vecchi accenti MABEL DODGE LUHAN Un ingl ese a Fi renz e VII VII VII VII (1932), (1932), (1932), (1932), 4 4 4 4 I (1926), 7-8 I (1926), 7-8 II ( 1 9 2 7 ) , 5 II (1927), 5 IV (1929), 5 IV (1929), 12 V (1930), 5-6 VI (1931), 3 VII (1932), 2 VII (1932), 12 160 OSIP MANDELSTAM Sole e miele Phèdre EUGENIO MONTALE Versi (I, II) Arsenio Vecchi versi Stanz e GLAUCO NATOLI Paese Morte del fanciullo ALVARO ORTOLANI Solipsismo SERGIO ORTOLANI Poesia La notte flegrea GIULIO PACHER Melinconia del doganiere ALESSANDRO PAVOLINI A mare bianco CORRADO PAVOLINI Eco Dafne Siringa Un sogno Un ricordo Frammento di un Inno alla poesia ENRICO PEA VI (1931), 1 VI (1931), 1 I (1926), 12 II (1927), 6 IV (1929), 2 IV (1929), 11 VII (1932), 3 VII (1932), 6 VI ( 1 9 3 1 ) , 4 V (1930), 12 VII (1932), 7-8 VII (1932), 11 VII (1932), 2 I (1926), 2 II (1927), 2 II (1927), 2 V (1930), 7-8 V (1930), 7-8 VI (1931), 11 Strambotto di ninna nanna per il bimbo e per S. Anna VI (1931), 6 SANDRO PENNA Favola Falsa primavera GIACOMO PRAMPOLINI Lembi Poesia VII (1932), 12 VII (1932), 12 IV (1929), 7-8 VII (1932), 5 161 SALVATORE QUASIMODO Albero V (1930), 3 Prima volta V (1930), 3 Angeli V (1930), 3 Seme VI (1931), 1 Destarsi VI (1931), 1 Un sepolto in me canta VI (1931), 1 Alla mia terra VI (1931), 5 Lamentaz ioni d'un fraticello d'Icona VI (1931), 11 Alberto Malnato VI (1931), 11 GIUSEPPE RAVEGNANI Da Sottovoce III (1928), 4 RAINER MARIA RILKE W i r S ager R ei n hert VIII (1933), 8-10 Les anges ai m ent VIII (1933), 8-10 UMBERTO SABA Due felicità I (1926), 5 Favoletta I (1926), 11 Il caffelatte I (1926), 11 Colloquio I (1926), 11 Apologo II (1927), 12 L'uom o III (1928), 5 Lat t eri a III (1928), 9-10 Ammoniz i one IV (1929), 1 Progetto per un'epigrafe di Svevo IV (1929), 3-4 Fanciulla ammalata IV (1929), 9-10 Berto V (1930), 2 Vacanz e V (1930), 9-10 Il piccolo Berto VI (1931), 2 SERGIO SOLMI GIUSEPPE Canto del convalescente Sole d'ottobre Se pur fatiche e sogn i Amore UNGARETTI S i ren e VI (1931), 9-10 VI (1931), 9-10 VI (1931), 9-10 VII (1932), 7-8 III (1928), 12 162 O notte DIEGO VALERI Frammento RUTH WALKER Assedio ANTONIO ZAMPIGHI Mattutino CESARE ZAVATTINI Tre V (1930), 1 I (1926), 11 II (1927), 1 II (1927), 7-10 IV (1929), 12 163 INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI Li bero Andreotti Disegni I (1926), 7-8, pag. 25 II (1927), 12, pag. 47 III (1928), 9-10, pag. 47 III (1928), 9-10, pag. 47 Bacci o Mari a Bacci Disegn i ALVARO BELLANDI S i l o grafi a, S i l o grafi a, BRUNO BRAMANTI S i l o grafi a, S i l o grafi a, S i l o grafi a, ALBERTO CALIGIANI Disegn i I (1926), 6, pag. 29 IV (1929), 1, pag. 13 Campagna Strada I (1926), 6, pag. 46 I (1926), 6, pag. 47 Donne alla fonte Lavandaie Paese I (1926), 2, pag. 17 I (1926), 3, pag. 33 II (1927), 1, pag. 23 FELICE CARENA Disegn i GIUSEPPE CESETTI Disegn o FRANCESCO CHIAPPELLI Di s egn o GIOVANNI COLACICCHI CAETANI Disegni I (1926), 12, pag. 13 I (1926), 12, pag. 35 I (1926), 6, pag. 31 I (1926), 6, pag. 33 II (1927), 12, pag. 15 III (1928), 7-8, pag. 21 III (1928), 7-8, pag. 27 VII (1932), 3, pag. 35 III (1928), 3, pag. 27 I (1926), 7-8, pag. 27 II (1927), 6, pag. 17 II (1927), 6, pag. 19 III (1928), 3, pag. 25 164 Silografie FRANCO DANI Disegni RAFFAELE DE GRADA Disegno FILIPPO DE PISIS Di s egn i t es t o VIERI FRECCIA Disegn o ITALO GR IS ELLI Disegno, Madre Disegno MOSES LEVY Disegn o MARINO MARINI Di s egn i ONOFRIO MARTINELLI Disegn i AMEDEO MODIGLIANI Disegno t es t o GIORGIO MORANDI IV (1929), 1, pag. 39 V (1930), 5-6, pag. 85 I (1926), 12, pag. 45 II (1927), 1, pag. 37 I (1926), 9-10, pag. 29 I (1926), 9-10, pag. 31 III (1928), 12, pag. 25 III (1928), 12, pag. 33 II (1927), 7-10, pag. 33 III (1928), 4, pag. 13 V (1930), 4, pag. 27 VI (1931), 7-8, fuori IV (1929), 6, pag. 31 II (1927), 7-10, pag. 9 VI (1931), 3, fuori testo VII (1932), 4, pag. 31 III (1928), 4, pag. 27 IV (1929), 2, pag. 81 IV (1929), 7-8, pag. 33 V (1930), 3, pag. 25 VI (1931), 11, pag. 49 IV (1929), 9-10, pag. 17 IV (1929), 9-10, pag. 35 V (1930), 9-10,fuori 165 Disegno, Arl ecchi n o PIETRO PARIGI S i l o grafi a, S et t em b r e GUIDO PEYRON Disegn i ENNIO POZZI Tavola, Tavola, Tavola, Tavola, Disegn i I (1926), 3, pag. 17 I (1926), 4, pag. 2 IV (1929), 5, pag. 17 IV (1929), 6, pag. 51 VII (1932), 1, pag. 29 I (1926), 1, fuori testo Ritratto I (1926), 1, fuori testo R i t r a t t o d el l a m a d r e I (1926), 1, fuori testo Ma t er n i t à I (1926), 1, fuori testo Figura I (1926), 11, pag. 29 I (1926), 11, pag. 31 III (1928), 11, pag. 21 III (1928), 11, pag. 27 ROMANO ROMANELLI Disegno, Idea della Pietà I (1926), 6, pag. 35 GINO CARLO SENSANI Disegn i I (1926), 5, pag. 17 I (1926), 5, pag. 29 III (1928), 6, pag. 17 Silografia IV (1929), 5, pag. 29 WALTER SQUARISE Silografie I (1926), 7-8, pag.41 I (1926), 7-8, pag. 47 GIANNI VAGNETTI Disegn i EVA VEDRES Disegn o FO T O GRAFIE E D AUT OGRAFI II (1927), 11, pag. 71 III (1928), 6, pag. 23 V (1930), 4, pag. 49 166 Due ritratti ed un autografo di It alo Svevo IV (1929), 3-4, fuori t es t o Un autografo di Federigo Toz z i V (1930), 5-6, pag. 14 Un ritratto di Teodoro Daubler V (1930), 11, fuori testo Una Lauda di J acopone da Todi VI (1931), 5, fuori testo Un ri t rat t o di Leo Ferrero VIII (1933), 11-12, fuori t es t o 167 ”SOLARIA”: INDICAZIONI PER LA CONSULTAZIONE DELL'INDICE ”Solaria”, rivista mensile che va da 10 a 12 fascicoli annuali, ha un contenuto in gran parte letterario e, come si può v ed ere n el l 'i n d i ce, s p az i a d a s t ral ci d i rom an z i , racco n t i , art i co l i di critica letteraria, recensioni a opere straniere e italiane, ad art i co l i che s i o ccu p an o d i art e (pi t t u ra, s cu l t u ra). Ferrat a h a sottolineato come "”Solaria” non fu una rivista antologi ca né obbed” a qualche idea innata, la nutrirono invace opere e t est i m oni anz e che veni vano ad offri re i n m ovi m ent o i t em i per un'unità sempre da rifare" 271. La r ivista c hiude i ba tte nti ne l 1934, ma i numeri 3, 4, 5-6 di questa annata (IX) usciranno più tardi rispettivamente nel novembre del '34, il 31 marzo 1935 e il 31 marz o 1936. Dal punto di vista tipografico è immediata la differenz a dal s u o d i ret t o referen t e, ”Il Baret t i ”. M en t re i l fogl i o go b et t i an o era composto, su modello vociano, da quattro facciate, con articoli su quattro colonne dall'aspetto semplice, pratico, consumabile nel quotidiano, la rivista del gruppo fiorentino era costituita da fascicoli mensili, formato quaderno, di una sessantina di pagi ne, graficamente raffinati, con copertina cartonata, per le Ediz ioni P arent i . L'aspet t o est eri ore era un i ndi z i o che scoraggi ava i l lettore da un consumo veloce, elevando il proprio contenuto al rango del l e opere da conservare i n una bi bl i o t eca. "C on l a tipografia di ”Solaria” andiamo verso il breviario, il libro personale, il taccuino segreto; verso l'intimità di una fruiz ione est et i ca, rarefat t a, e pacat a" 272. I contributi sono divisi: prima i racconti, o i romanzi a puntate, poi gli articoli di critica di una certa rilevanz a, ed infine le recensioni o brevi articoli di critica raccolti nello Zi baldone. Questa disposiz ione rimane inalterata fino alla svolta del 1933, segn ata dall'abbandono della condirez i one di Bonsanti, che dà 271 G. FERRATA, ìSolaria”, ìLetteratura” e ìCampo di Marte”, citato da G. LANGELLA, Il seco lo d elle riviste, cit., pag. 94. 272 G. LANGELLA, Il seco lo d elle riviste, cit., pag. 77. 168 iniz io alla crisi definitiva della rivista. La poesia, con l'eccez ione di Saba, viene bandita dalla rivista, il Sommario viene posto in co p ert i n a, p er avere u n ri s co n t ro i m m ed i at o d el co n t en u t o , scompare lo Zi baldone e i contributi critici e letterari si susseguono in disordine. Il nostro indice della rivista è strutturato in vari campi cos” suddivisi: ZIBALDONE: presente dal nr. 1 della annata I al nr. 12 dell'annata VII. Lo Zi baldone é costituito principalmente da recensioni, di appunti di lettura. Gli articoli inclusi in esso sono segn alati dalla abbreviaz i one ZIB. posta nel campo PAGINA. AUTOR E: cognom e e nom e del l 'aut ore del l o scri t t o. Le si gl e e gl i pseudonimi sono stati completati e risolti tra parentesi quadre, segu endo le indicaz i oni di Pier Paolo Carnaroli. Per quanto ri gu ard a l a grafi a, s i a d i au t o ri s t ran i eri che i t al i an i , h o u t i l i z z at o l a grafi a at t u al e, s en s i b i l m en t e d i v ers a d a q u el l a u s at a d ai redattori di ”Solaria”, soprattutto per quanto riguarda i nomi degl i aut o ri russi . T IT O LO: S i é s em p re m an t en u t o i l s o t t o t i t o l o , e l 'event u al e dedica. Nel riportare il titolo dei testi recensiti si é seguito l 'o r d i n e attuale, m ettento prima il luogo di e diz ione , poi la c a sa editrice, ed in fine, l'anno della pubblicaz ione. Ove queste voci fossero assenti viene segnalato, utiliz z ando s l (s i n e l o co), s d (si ne data). In questo campo viene mantenuta la grafia originale. Spesso s i é ri l ev at a u n a n o t ev o l e d i s crep an z a fra i t i t o l i p res ent i n el S o m m ari o , q u el l i i n apert u ra d el l 'art i co l o e q u el l i p res ent at i nell'indice dell'annata, quindi si é pensato di considerare valido il t i t o l o p o s t o a fro n t e d el l av o ro . SOGGETTO: indicaz ione sintetica dell'argomento trattato (ad esempio: racconto, romanz o, recensione, pittura...). NOMI: Quest o cam po i n cl ude N o me e C o g n o m e d egl i aut o ri ci t at i nell'articolo e in parentesi rotonda la pagi na in cui essi si trovano. S e accant o al l a pagi na com p are l a l et t era n. si gni fi ca che, n el l 'art i co l o , l 'aut o re è ci t at o i n n o t a. Le p aren t es i q u ad re indicano che il nome non era presente o era incompleto. Alcuni a r t i c o l i s o n o a n o n i m i , q u i n d i h o u t i l i z z at o l a s i gl a N . d . R. 169 prendendo lo spunto da Pier Paolo Carnaroli. Si sono verificati cas i , s o p rat t u t t o n egl i art i co l i s u l l a p i t t u ra d i Bacci Bacci o Maria, in cui ci sono stati problemi di spazio, quindi sono state s egnal at e s o l o l e i n i z i al i d el n o m e 273. S p es s o gl i art i co l i s t i italianiz z ano il nome degli autori stranieri (ad es. Federico Nietz s che, Francesco Bacone, Leone Tolstoi...) o utiliz z ano delle forme desuete (Michelagnolo); in questo caso, ove possibile, p ri m a s i é m es s o l a form a co rret t a e p o i q u el l a u t i l i z z at a n el l a ci t az i o n e. AUTORI E LIBR I: In questo campo, oltre ai titoli di romanz i, poesie o novelle sono inclusi anche i nomi delle riviste, delle t es t at e gi o rn al i s t i ch e, e d el l e o p ere d 'art e (di p i n t i , s cu l t u re). N el cas o i n cu i i l t es t o s i a s t at o ci t at o i n n o t a, accan t o al l a p agi n a è p o s t a l a l et t era n . P er faci l i t are l a ri cerca d el t es t o s i é u t i l i z z at a l a grafi a at t u al e. In quest o cam po l a ri cerca è possi bi l e anche inserendo il nome o il cognome dell'autore. ILLUS T R A ZIO N I: Q u es t a v o ce i n cl u d e i d i s egn i e l e fo t o grefi e p u bblicati in ”S olaria”; le illustr a z i oni spe sso sono f uor i te sto, cosa segn alata fra parentesi accanto al titolo dell' opera o della fot o . ELENCO DEGLI ARTICOLI NEI QUALI SI SONO VERIFICATI PROBLEMI DI SPAZIO: L'el enco s o t t o s t ant e i n d i ca gl i art i co l i n ei q u al i i n o m i ci t at i sono numerosissimi. Come si può chiaramente notare la maggi or parte sono articoli di Baccio Maria Bacci riguardanti il mondo d el l 'art e, p art i co l arm en t e q u el l o d el l a p i t t u ra. L'aut o re s i s o fferm a ad elencare i nomi degli artisti raggruppandoli a seconda della tendenz a a cui appartengono. Dove possibile abbiamo elencato s o l o i c o gn o m i s e n z a i n i z i a l i d e l n o m e , i n a l t r i p u r t r o p p o è s t a t o necessario spostare i nomi nel campo degli AUTORI E LIBR I. Q u es t o com p l i ca l 'at t i v i t à d i ri cerca q u i n d i v errà forni t o u n el enco s c r i t t o d e i n o m i p r e s e n t i n e i s u d d e t t i record. 273 Per l'elenco degli articoli e dei rispettivi record si consulti l'elenco redatto in fondo a queste indicazioni. 170 • II (1927), 5, B A C C I O M A R I A B A C C I , Adriano Ce c ioni s c u l t o r e; rec. 189 (Mancano i nomi e le iniz iali); • III (1928), 1, B A C C I O M A R I A B A C C I , N o t e s u l l a t r a d i z i o n e i t a l i a n a e C o r o t (I), rec. 235 (Sono presenti solo iniz iali dei n o m i ); • III (1928), 3, B A C C I O M A R I A B A C C I , N o t e s u l l a t r a d i z i o n e i t a l i a n a e C o r o t : i v e d u t i s t i i t a l i a n i (I), rec. 247 (Sono presenti s o l o i n i z i al i d ei n o m i ) ; • III (1928), 4, B A C C I O M A R I A B A C C I , N o t e s u l l a t r a d i z i o n e i t a l i a n a e C orot. III parte: Camillo Corot , rec. 258 (Sono presenti solo i nomi senz a riferimento alla pagi na per la quale si deve fare ri feri m ent o al l 'el enco forni t o a part e); • III (1928), 7, B A C C I O M A R I A B A C C I , L ' O t t o c e n t o i t a l i a n o e la scuola di Parigi alla XVI Biennale di Venezia , rec. 288 (M an can o i n o m i e l e i n i z i al i ); • IV (1929), 6, A L B E R T O C O N S I G L I O , D i a t r i b a s u l r o m a n z o e al t r e cose, rec. 399 (Sono presenti solo i nomi senz a riferimento alla pagi na per la quale si deve fare riferimento all'elenco fornito a part e); • V (1930), 4, G I A N S I R O F E R R A T A , S c r i t t o r i n u o v i , ant o l o gi a co n t em p o ran ea d i Fal q u i e V i t t o ri n i , p refaz . d i G . B. A n gi o l et t i , Lanciano, Carabba, 1930, rec. 495 (Sono presenti solo i nomi senz a riferimento alla pagi na per la quale si deve fare riferimento al l 'el enco forni t o a part e); • VIII (1933), 1, R E N A T O P O G G I O L I , G l i es i l i a t i d el l a cul t u r a, rec. 775 (Sono presenti solo i cognomi); • IX (1934), 4, G I A C O M O N O V E N T A , Princ ipio d' una sc ie nza nuova, rec.835 (Sono presenti solo i cognomi, confronta l'elenco); • IX (1934), 5-6, G I A C O M O N O V enta, Principio d'una scienz a nuova (II e III), rec.844 (Sono pr e se nti solo i c ognomi, c onf r onta l 'el enco). Nel sottostante record il problema di spaz io riguarda non il cam p o d ei N o m i ci t at i , m a q u el l o d el l e o p ere ci t at e. P er ri s o l v ere i l p ro b l em a ab b i am o m es s o s o l o l 'i n i z i al e d el n o m e d el l 'aut o re e, anz i ché mettere la pagi na accanto ad ogni titolo, le abbiamo raggruppate per pagi na ad esempio: 171 C. Alvaro: 33-> Bo ccadoro, Ventiquattrore (34) il numero tra parentesi indica che il titolo, accanto al quale è posto, è presente anche a pagi na 34. • VI (1931), 4, Alberto Consiglio, Corrado Alvaro, rec.592; • VIII (1933), 2-3, Alberto Consiglio, J ules Romains, rec. 779 (Sono presenti solo i titoli delle opere, le pagi ne sono segn alate nel l 'el enco segu ent e). Nel seguente gruppo di record, i nvece, i l probl em a ri guarda il campo del TITOLO. Il problema si è presentato solo nel caso di recensioni a più opere, ma è stato facilmente risolto mettendo nel campo TITOLO solo il testo recensito, tralasciando la casa editrice, il luogo di ediz ione e la data, che sono stati riportati interamente nel campo SOGGETTO. • IV (1929), 7-8, Baccio Maria Bacci, Lewelin Ll oyd, La pittura italiana dell'Ottocento, Fi renz e, Nemi, 1929, rec. 412; • IV (1929), 9-10, Umberto Morra, Charles du Bos, Ex traits d'un journal, 1908-28, s.l., Edition de la Pleiade, s.d., rec. 422; • V (1930), 11, Raimondi Giuseppe, Cesare Giardini, Racconti magi ci, Decadenz a dell'eleganz a, S i sifo P rocuste e C., rec.545; • VI (1931), 5, Giansiro Ferrata, Aldo Capasso, Traduz ione poetica ed esegesi della J eune Parque, segu ita da una Nota sull'Aria di Semiramide e preceduta da una prefaz ione inedita di Paul Valéry, Torino, F. lli Buratti, 1930, rec.607; • VI (1931), 6, Giansiro Ferrata, Nino Savarese, La goccia sulla pietra (pensieri e allegorie), Torino, F.lli Buratti, 1930, Storia di un brigante, Milano, Ceschina, 1931, rec.614. 172 ELENCO DEI RECORD SEGNALATI: • Bacci o Mari a Bacci , Not e sul l a t radi z i one i t al i ana e C orot . III part e: C am i l l o C o rot , III (1928), 4, rec. 258: Francesco Guardi (43, 52, 57); [ ] Simonson (43); Ricci (43, 48); [ Antonio Canal] Canaletto (43, 49, 50, 57); [ ] Breugh el (44); [ Eugene] Fromentin (44); A[ ] van Heveredingen (44); J [ ] van Ruys dael (44, 45, 50, 51); [ M eindert] Hobbema (44, 45, 50, 51); O[ ] Crome (45); [ J ohn] Constable (45, 46, 54); [ ] Tuther (45); [ Francesco Giuseppe] Casanova (45); [ ] Turner (45); [ ] Bonninghton (45, 46); [ Eugene] Delacroix (46, 59); C[ ] di Lorena (46); [ Nicolas] Poussin (46, 53, 55); [ ] Le Brun (46); [ ] Van der Meulen (46, 51); [ ] Millet (46); [ ] Patel (46); [ Alex ander Fran ois] Desportes (46, 48); [ ] Nicasius (46); [ J ean Baptise Camille] Corot (46, 49-62); [ Luca] Carlevarijs (47); [ ] Pannini (47-49); J [ ] B[ ] Oudry (48); [ ] Sneyders (48); [ Gustave] Courbet (48, 58, 59); Tiz i ano [ Vecellio] (48); [ ] Largiller (48); [ Fran ois] Boucher (48); [ ] Servandoni (48); [ ] De Machis (48); [ ] Manglard (48); [ ] Poitreau (48); [ ] Vernet (49); H[ ] Robert (49); B[ ] Fergioni (49); [ ] W i ck (49); [ J ean Baptise Simeon] Chardin (50; 5 2 ); [ ] Lan t ara (5 0 ); M o reau l ’A i n é (5 0 ); [ P i erre A n t o i n e] Demachy (50); J [ ean] L[ ouis] de Marne (50); [ ] Crepin (50); [ P ierre Henri de] Valenciennes (50); [ ] Dagnan (50); [ J ean Victor] Bertin (50); [ Leon Mathieu] Cocherau (50); [ J acques Luis] David (51, 52, 56); [ ] W i nckelman (51); [ Narcisse] Diaz (51); [ ] Troyon (51); [ ] Dupré (51); [ ] Rousseau (51, 60); [ C harles] Daubigny (5 1 ); G i am b at t i s t a T i ep o l o (5 2 ); [ Fran ci s co d e] G o ya (5 2 ); [ J ean Augu ste Dominique] Ingres (53, 59); [ ] Michallon (53); [ Eduard] Bert i n (5 3 ); [ ] D 'A l i gn y (5 6 ); [ Bern ard o ] Bel l o t t o (5 7 ); [ J ean J o s ep h X av i er] Bi d au l d (5 7 ); C h arl es Bau d el ai re (6 0 ); M i l l et (6 0 ); Gluck (60); Paul Cez anne (61), Giovanni Fattori (61, 62); Serafino de Tivoli (62); Nino Costa (62); • Al b ert o C o n s i gl i o Diatriba sul romanzo e altre cose : IV (1929), 6, rec. 399: [ ] Kays erling (34); [ ] Spengl er (34, 35); [ ] Massis (34, 35, 38, 43); J acques Maritain (34,43); [ ] Chesterton (34); [ ] Belloc (34); 173 Paul Valéry (34); Luigi Pirandello (34, 35); Adriano Tilgher (35); [ ] Giraudoux (35); Virginia W oolf (35); Giovanni Papini (36-39, 42, 43, 46, 48, 49); Giosué Carducci (36); Gabriele D’Annunz io (36, 47); Ugo Ojetti (36, 38, 39, 42, 43, 46, 48); Friedrich Nietz s che (36); [ ] Ruskin (36); [ ] Crispi (36); Giuseppe Verdi (36); Benedetto Croce (37); [ ] Marchi (37, 38); [ ] Bainville (38, 43); F‘dor Michajlovic Dostoevskij (38, 45); Henry Beyl e Stendhal (38); Charles Dickens (38); Honore de Balz ac (38, 39); Gustave Fl aubert (38); Alessandro Manz oni (38,46,47); Giovanni Verga (38,44,45); Antonio Fogaz z aro (38); Matilde Serao (38); [ ] Rovetta (38); Federico De Roberto (38); Edoardo Calandra (38); W i l l i am S h akes p eare (3 9 ); P l at o n e (4 0 ); C ari t o n e d ’A fro d i s i a (40); Longo Sofista (40); J ean J acques Rousseau (40); Martin Lu tero (41); Melantone (41); [ ] Daudet (43); [ ] Maurras (43); [ ] J acob (43); J ean Cocteau (43); [ ] Green (43); Bruno Cicogn ani (44, 49); Riccardo Bacchelli (44, 49); Cesare Pascarella (44); Salvatore Di Giacomo (44); Renato Fucini (44); Anton Pavlovic Cechov (44); Hamsum (44); J ames J oyce (44); It alo Svevo (44, 45, 49); [ ] Undset (44); Benjamin Cremieux (45); [ ] Oriani (45); [ ] M i s s i rol i (4 5 ); P i ero G o b et t i (4 5 ); C u rz i o M al ap art e (4 5 ); Francesco Petrarca (46,47); Michelangelo Buonarroti (46); Giuseppe Parini (46); Ugo Foscolo (46); Giacomo Leopardi (46,47); Giuseppe Antonio Borgese (49); Corrado Alvaro (49); Gi anna Manz i ni (49); Bonavent ura Tecchi (49); Art uro Lori a (49); Lo renz o Montano (49); • Gi an s i ro Ferrat a S cr i t t o r i N u o vi ant ol ogi a cont em poranea di Falqui e Vittorini, V (1930), 4, rec. 495: E n r i c o Fal q u i ( 5 4 , 5 7 ) ; E l i o V i t t o r i n i ( 5 4 , 5 7 ) ; A n t o n i o Bal d i n i (5 5 ); G i o v an Bat t i s t a A n gi o l et t i (5 5 -5 7 ); G i u s ep p e U n garet t i (5 5 , 56); It alo Svevo (55, 56); Riccardo Bacchelli (55); Eugenio M o n t al e (5 5 -5 7 ); M as s i m o Bo n t em p el l i (5 5 ); V i n cenz o C ardarel l i (55); Alberto Moravia (55, 56); Arturo Loria (55, 56); Ardengo S o ffi ci (5 5 ); U go O j et t i (5 5 ); A l fred o P an z i n i (5 5 ); Lui gi Pirandello (55); Giuseppe Antonio Borgese (55); Gabriele D’Annunz io (55); Aldo Palaz z eschi (55); Dino Campana (55); C am i l l o S b arb aro (5 5 ); E n ri co P ea (5 5 ); C arl o M i chel s t aed t er 174 (55); Giovanni Papini (55); Giovanni Boine (55, 57); Clemente Rébora (55); [ ] Bernasconi (55); Emilio Cecchi (55,57); [ ] Burz io (55); Bruno Barilli (55); [ ] Cora (55); [ C esare] Angelini (55); Alberto Savinio (55); Lorenz o Montano (55); Alfredo Gargiulo (55); Giovanni Verga (55); Giosuè Carducci (55); Umberto Saba (56, 57); Benedetto Croce (56); Guglielmo Alberti (56); Corrado Alvaro (56); Alberto Carocci (56); Giovanni Comisso (56); Giacomo Debenedetti (56); Umberto Fracchia (56); Raffaello Franchi (56); Carlo Emilio Gadda (56,57); Antonio Grande (56); Mario Gromo (56); Leo Longanesi (56, 57); Curz io Malaparte (56,57); Gianna Manz ini (56); Arturo Onofri (56); Corrado P a v o l i n i (56); G iacom o Prampolini ( 56) ; Giuse ppe Ra imondi ( 56) ; Mario Soldati (56); Sergio Solmi (56); Bonaventura Tecchi (56); Orio Vergani (56); Alessandro Bonsanti (57); Federigo Toz z i (57); Giani Stuparich (57); Silvia Benco (57); • R enat o P o ggi ol i , G l i es i l i a t i d el l a cul t u r a, VIII (1933), 1, rec. 775: [ F‘ d o r M . ] D o s t o e v s k i j ( 4 5 - 4 8 ) ; Lev T o l s t o i ( 4 5 ) ; M o s è (45);[ Anton P.] Cechov (45, 46, 51); Euripide (45); Aristofane (45); Aleksandr Bl ok (47-50, 52); [ Valerij Brjusov] Briusov (47, 4 8 ) ; [ Ko s t a n t i n ] Bal m o n t ( 4 7 ) ; [ F‘ d o r ] S o l l o gu b ( 4 7 ) ; [ M i c h a i l ] Kuz min (47); [ Dmitrij] Merez kovskij (47); [ Lev] Scestov (47); [ Friedrich] Nietz s che (47, 48); [ Vassili] Roz anov (47, 48); [ Aleksej] Remiz ov (47); [ Nikolaj] Leskov (48); [ ] Vrubel (48); [ S ergej] Diaghilew (48); [ ] Bakst (48); [ ] Benois (48); [ Henrik] Ib sen (48); [ C harles] Baudelaire (48); [ R ichard] W agner (48); [ M aksim Gorkij] Gor’kij (48); [ Ivan] Bunin (48); [ Leonid] Andreev (48); Andrea Bi ely (48, 49); [ Vjaceslav] Iv anov (48, 50, 5 2 ) ; [ ] S oloviov (48); P latone ( 50) ; [ August] Str indbe r g ( 50) ; [ N i k o l ai G u m i l j o v ] G ym i l ev (5 2 ); [ ] J es s en i n (5 2 5 3 ); [ V l ad i m i r Vladimirovic] Majakovskij (52, 53); Anna Achnatova (53); Saffo (53); [ ] Chodasevic (54); [ Osip Emil'ovic] Mandel' stam (54); [ Boris] Pasternak (54). • G I A C O M O N O V E N T A , Principio d' una scienza nuova, IX (1934), 4, rec.835 175 Caio Giulio Cesare (45, 46, 52); Marco Tullio Cicerone (45, 46, 52); [ Umberto] Saba (45-48, 51, 52, 54); [ Eugenio] Montale (4548, 51, 52); [ Giuseppe] Ungaretti (45-48, 51, 52); Giosuè Carducci (46, 48, 50-53, 56-58); Giacomo Debenedetti (48, 53, 55, 67); Dante [ Alighieri] (49-51, 52, 54, 58, 59, 68); [ Francesco] Petrarca (49, 50, 52, 54, 59); Francesco Gaeta (49, 50, 52, 53); Benedetto Croce (50-54, 56-59, 67, 68); Gabriele D’Annunz io (50-52, 56, 57, 59, 61, 64); [ Francesco] De Sanctis (50, 52-54, 58, 59, 66, 67); Torquato Tasso (51); [ Vittorio] Alfieri (51, 57); [ Ugo ] Fo scolo (51); [ Guido] Goz z ano (51, 52, 56, 56); [ S alvatore] Di Giacomo (52, 57); Mario Soldati (52); [ Felix ] MendelssohnBartholdy (52 n); [ Giovanni] Gentile (54, 60, 68); [ M arcel] Proust (55); Plutarco (57); [ C amillo Benso] Cavour (57); [ Giuseppe] Maz z i ni (57); [ Giuseppe] Garibaldi (57); [ J ohann W olfgang von] Goethe (58); [ P ierre de] Ronsard (59, 66, 67); Socrate (60); [ Georg W ilhelm Friedrich] Hegel (60); [ Giovanni] Papini (61-63); [ Heinrich] Heine (63); [ M ario] Andreis (63); [ Nicolas] Boileau (66); [ Ludovico] Ariosto (66); [ Vilfredo] Pareto (67, 68); [ Friedrich] Gundolf (68); [ M artin] Heidegger (68); [ ] De Man (68); [ ] Celine (68); [ Andre] Malraux (68). • G I A C O M O N O V E N T A , Principio d' una scienza nuova (II e III), IX (1934), 5-6, rec.844 Sainte Beuve (18, 20-21, 23-24, 30, 44-45); Cohen (19); Champion (19, 21); G. de Nerval (20, 23); Neri (21); Ronsard (23, 24, 30, 44); P. de Nolhac (23); Ariosto (24); Papini (24, 49- 50); Croce (24, 33, 44, 45, 48-49, 51n); W ilde (24); Saba (24, 33); Ungaretti (24); Montale (24); Freud (30); Gentile (33, 48-49, 51n); Marx (37, 49); Carlyl e (39); Goethe (44-46); Gundolf (44); Dante (45, 46); G. Bertoni (46); Heine (46); M. Andreis (46); Gobineau (46, 49); Bergson (47); Cecchi (49, 50); Bacchelli (49, 51n); Baldini (49); Soffici (49, 50 n); Palaz z eschi (49, 50n); Pancraz i (49); Panz ini (49); Bontempelli (49, 50 n); Carlini (49); Casotti (49); Caramella (49); Sapegno (49); Pirandello (49, 51 n); De Ruggi ero (49, 51 n); Prez z olini (49); Pareto (50n); Niccomedi (50n); Burkhardt (51n); Shakespeare (51 n); 176 • VIII (1933), 2-3, A L B E R T O C O N S I G L I O , Ju l es R o m a i n s, rec. 779. J u l es R o m ai n s : Les hommes de bonne volonté (24, 40, 41 43-45), Le 6 Octobre (24, 41), L e cr i m e d e Q u i n et t e (24, 41-43), L a vi e unanime (25), Un t r e en marche (26), Odes et Pri ères (26), Ame des Hommes (26), Mort de quelqu’un (27, 30, 34, 35, 37, 38, 40, 45), L e C o p a i n s (29, 30, 38- 40), L e vi n b l a n c d e l a V i l l et t e (30, 40, 45), Chants des dix années (30), Europe (30), L a q u a t r e s a i s o n s (30), Amour couleur de Paris (30), Ode geneoise (30), L e p o t e a u f r o n t i è r e (31), Psyché (32, 34, 35, 37, 44, 45), Lucienne (33, 34, 37, 45), Di eu des corps (34, 35, 37, 38), Manuel de d éi f i ca t i o n (35, 39), C r omedeyre l e vi ei l (37, 38, 40), Monsieur Le Trouhadec saisi par la debauche (37, 39), Knok ou le triomphe de la médicine (37), Le mariage de Monsieur Le Trouhadec (37), A r t d r a m a t i q u e (38), Le dictateur (38), Amédée ou L es Messi eurs en rang (39), Jean le Maufranc (39, 40), Puissances de Paris (44, 45); J u l es R o m ai n s e C h ennevi ère: P et i t e t r a i t é d e ver s i f i ca t i o n (24); G u i l l au m e A p o l l i n ai re : A lcools (26); Georges Duhamel: Vi es des mart yres (27); [ Honore de] Balz ac: Eugénie Grandet (34); [ M . P r o u s t ] : A l a recerche du t emps perdu ( 40) ; J ea n Cr istophe (40) . 177 BIBLIOGRAFIA • LETTERATURE G E O F F R E Y B R E R E T O N , B r eve s t o r i a d el l a l et t er a t u r a f r a n ces e, traduz . di M I R E L L A B R A N C O L I N I , Milano, Il Saggi atore, 1961. GIULIO FERRONI, Profilo Milano, Einaudi, 1992. s t o r i co d el l a l et t er a t u r a i t a l i a n a, E L I O G I O A N O L A , St ori a l et t erari a del N ovecent o i n It al i a, Torino, Società editrice internaz ionale, 1988. G U G L I E L M I N O -H E R M A N N SALVATORE l et t er a r i o, Milano, Principa to, 1989. G I O V A N N I M A C C H I A , L a l et t er a t u r a Bi bl i ot eca Uni versal e R i z z o l i . ROBERTO GROSSER, f r a n ces e. 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