Contributo - Cooperazione Italiana
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Contributo - Cooperazione Italiana
Lineamenti di storia del Consorzio Agricolo Piemontese per Agroforniture e Cereali Leopoldo Cassibba1 Introduzione L’elaborato ripercorre l’evoluzione del CAPAC (Consorzio Agricolo Piemontese per Agroforniture e Cereali), Società Cooperativa Agricola, con sede in Torino e che è uno dei principali Consorzi cooperativi operanti nel settore cerealicolo in Italia per volumi di prodotto e fatturato. La vicenda del CAPAC s’inserisce nella storia del Movimento cooperativo agricolo piemontese di ispirazione cristiana, che trova espressione nel nostro Paese nella Confederazione Cooperative Italiane (Confcooperative). Il CAPAC è socio di Fedagri Piemonte che è l’organizzazione delle Cooperative agricole e agroalimentari aderenti, nella regione subalpina, a Confcooperative. Tra gli scopi statutari del Consorzio figurano: a) la raccolta, conservazione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli conferiti dai soci; b) la valorizzazione dei prodotti della trasformazione; c) la prestazione di servizi di assistenza tecnica, economica, commerciale, amministrativa e finanziaria nei confronti dei soci, provvedendo anche a acquistare e distribuire prodotti e attrezzature utili all’esercizio dell’attività agricola dei soci stessi. 1. Costituzione e avvio del Consorzio CAPAC Il CAPAC si costituisce nel 1975 dall’aggregazione di Cooperative agricole di base torinesi e vercellesi; tali Cooperative, come altre, s’erano formate, nella prima metà degli anni ’70, per fronteggiare la scarsa capacità di essiccazione del mais al momento di passaggio dalle tecniche tradizionali (gabbioni ungheresi) a quelle industriali (essiccatoi). Esse affiancavano, al servizio di essiccazione e stoccaggio del mais, l’acquisto collettivo di mezzi tecnici per le coltivazioni (sementi, concimi, fitofarmaci). Proprio la necessità di aumentare il potere contrattuale nel settore delle agroforniture è alla base della formazione del CAPAC. Ben presto, il Consorzio gestì anche servizi nel settore amministrativo e aumentò le proprie dimensioni con l’adesione di altre Cooperative di base cerealicole, nonché di Cooperative di acquisto collettivo o di conduzione associata di allevamenti e terreni. Nel volgere di pochi anni il CAPAC estese l’operatività alla commercializzazione dei cereali trattati nelle Cooperative di base. A metà degli anni ’80, il Consorzio associava sei Cooperative cerealicole e numerose realtà di acquisti collettivi e conduzione, con circa 3.000 aziende agricole aderenti. 2. La fase di consolidamento e sviluppo del CAPAC Negli anni ’80 il CAPAC, oltre all’attività di commercializzazione cereali e all’ottimizzazione delle agro forniture e dei servizi amministrativi, sviluppò iniziative nel settore zootecnico con la produzione di mangimi e la commercializzazione di materie prime agli allevatori, fino alla costituzione nel 1989 della CAPAC-ZOO srl. Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, il Consorzio attuò un programma di consolidamento e sviluppo nell’ambito di un progetto per il settore cerealicolo predisposto da Fedagri Piemonte, tramite il Consorzio Gest-Cooper, ai sensi della l. r. 14.8.1987, n. 40, Interventi regionali straordinari per il consolidamento e lo sviluppo della cooperazione agricola di valorizzazione dei prodotti agricoli. Il programma si basava sulle seguenti azioni: a) fusione per incorporazione del Consorzio CIACAP, operativo in Piemonte in settori di attività analoghi a quelli di CAPAC, con entrata di tre Cooperative di base e con altrettanti impianti di essiccazione e stoccaggio cereali; b) ampliamento e potenziamento dei sei centri di essiccazione e stoccaggio cereali esistenti; c) impiego di personale specializzato nella commercializzazione; d) informatizzazione di tutte le attività delle Cooperative socie e del Consorzio; e) capitalizzazione delle Cooperative associate e del Consorzio. Nel 1993, il CAPAC modificò lo Statuto e adottò un Regolamento con cui fu reso obbligatorio il conferimento totale di tutti i prodotti cerealicoli dalle Cooperative al Consorzio, a esclusione di quelli destinati all’autoconsumo aziendale o alla vendita ai soci della stessa Cooperativa di base. Le deliberazioni del 1993 sancirono l’identità del Consorzio quale gruppo di imprese con compiti distribuiti in modo preciso e senza sovrapposizioni, per la realizzazione di economie di scala, mantenendo, tuttavia, un forte legame con la base associativa. La centralizzazione della funzione commerciale nel CAPAC creò le premesse necessarie per orientare efficacemente le produzioni al mercato. 1 Leopoldo Cassibba, economista agrario, già Dirigente della Regione Piemonte e Prof. incaricato all’Università di Torino, è consulente di Fedagri Piemonte. Si ringraziano per le informazioni fornite Michele Bechis e Carlo Ferrero, rispettivamente Presidente e Direttore del CAPAC, e Domenico Sorasio, Direttore di Confcooperative Piemonte e Fedagri Piemonte. 1 3. L’evoluzione più recente del Consorzio Dall’inizio degli anni ’90 CAPAC attuò una politica volta a qualificare i cereali sulla base delle esigenze di mercato e della legislazione dell’Ue e nazionale sulla qualità, salubrità e rintracciabilità delle produzioni e nell’ottica della garanzia per il consumatore (Sorasio, 2010), con il pieno coinvolgimento delle aziende agricole socie, attraverso il pagamento dei prodotti conferiti sulla base della qualità. Tale orientamento condusse a ristrutturazioni e adeguamenti tecnologici degli impianti di trattamento post-raccolta di cereali, alla qualificazione del personale, all’introduzione nel lavoro di procedure proprie dell’autocontrollo e dei sistemi qualità, all’adozione di nuove tecniche agronomiche e procedure nelle operazioni post-raccolta, finalizzate al controllo dei contaminanti nei prodotti, nonché all’evoluzione della tracciabilità interna preesistente in tracciabilità a partire dalle coltivazioni, in stretto collegamento con le aziende agricole dei soci e le attività di agrofornitura. Detti investimenti, per la cui attuazione il CAPAC utilizzò programmi di intervento comunitari, nazionali e regionali, miravano a accrescere il grado di specializzazione dei cereali trattati, in particolare per la lavorazione del mais destinato alla filiera dell’alimentazione umana attraverso la successiva molitura per la produzione di farine, grits e homini grits. E’ in tale contesto che assumono importanza fondamentale gli essiccatoi e i pulitori: i primi per poter effettuare l’essiccazione secondo tecniche differenti dalle tradizionali per il mantenimento dell’integrità delle cariossidi (basso stress cracking) e i secondi per concorrere a ottenere, mediante un’intensa pulitura del prodotto, da attuarsi ripetutamente in diverse fasi del ciclo di lavorazione, livelli di sanità in linea con gli standard applicati alla destinazione alimentare umana. Altro elemento chiave, sempre nell’ottica della sanità dei prodotti, è quello di garantire la necessaria tempestività di essiccazione per ridurre il più possibile la permanenza di prodotto maturo in campo - con l’esposizione a rischi di compromissione della sanità e della qualità - e per limitare il più possibile il prestoccaggio di prodotto umido. All’impegno su sanità e salubrità dei prodotti, il Consorzio affianca, dagli inizi del III millennio, un’ancora più forte attività nella produzione di mais e di altri prodotti dotati di speciali attitudini alla trasformazione. In effetti, nell’esercizio 2011, la percentuale di mais comune ha rappresentato solo il 35% del totale, mentre le produzioni speciali hanno raggiunto il 65%; con ciò il Consorzio dimostra d’essersi affrancato definitivamente dalla palude delle commodity, grazie alla progettazione e attuazione di interventi complessi radicati nelle potenzialità del territorio e per i quali il fattore organizzativo è elemento decisivo (Aimone, Cassibba, 2008). Le produzioni speciali (mais alimentare food, mais waxy per amido, mais per alimentazione del suino pesante destinato alla produzione di prosciutto crudo, mais per la produzione di birra, frumento per la produzione di alimenti per l’infanzia, frumento per farina panificabile), sono collocate in filiera presso primarie imprese della trasformazione agro-industriale regionale e nazionale. Collocarsi stabilmente in una filiera è operazione che il CAPAC riconosce essere molto impegnativa, richiedendo forte capacità organizzativa e elevato coinvolgimento degli agricoltori soci per l’adozione di tecniche avanzate nella fase di coltivazione e delle Cooperative di base nella fase di lavorazione e stoccaggio dei prodotti. In un contesto di filiera, il rapporto tra venditore e acquirente non è più solo di natura commerciale, e, cioè, mero scambio di equivalenti, ma diventa una relazione coinvolgente in cui il successo economico di chi produce è determinato dal buon esito del prodotto finale generato dalla filiera (Sorasio, 2010). Dal 2000, il CAPAC collabora nel settore dei cereali e delle proteoleaginose con il CAP di Torino, secondo un accordo che permette una migliore funzionalità a entrambi i partner. Per il CAPAC è qualificante partecipare ad attività congiuntamente a soggetti della filiera con culture, organizzazioni e esperienze diverse da quelle agricole, cui consegue una maggiore integrazione sul territorio tra la fase agricola e gli operatori dell’agroindustria. In tal modo, il Consorzio ritiene di essere divenuto un soggetto determinante nell’affermare la capacità produttiva nel settore dei cereali del nostro Paese, senza con ciò divenire succube di un mercato che, ormai, ha dimensione globale e non è condizionabile. L’attuazione della politica di qualità dei cereali e la produzione di mais a destinazione alimentare umana, in cui l’obiettivo di sanità è fortemente perseguito, richiede una pulitura intensa della granella con la conseguente formazione di notevoli quantità di scarti. Da metà 2010 gli scarti di pulitura sono destinati alla produzione di biogas attraverso un impianto di biodigestione anaerobica, con un contributo significativo alla generazione di energia elettrica da biomasse residuali, in sostituzione di biomasse derivanti da colture dedicate. A usufruire degli scarti di lavorazione dei cereali del CAPAC è la Cooperativa Speranza di Candiolo (TO) specializzata in specie nell’allevamento di bovini da carne, di cui il Consorzio è socio. Detta Cooperativa valorizza i sottoprodotti nella produzione di energia elettrica e termica da fonti 2 rinnovabili. Il rapporto tra il CAPAC e la Cooperativa Speranza è indicativo di un modello di collaborazione tra cooperative agricole appartenenti a settori produttivi diversi. Nel 2011 il CAPAC ha dato in uso alle Cooperative di base due mietitrebbie - e di altre si prevede l’acquisto a breve - per attuare “in proprio” e razionalizzare le operazioni di trebbiatura. Nel 2005 il CAPAC è stato riconosciuto dalla Regione Piemonte come Organizzazione dei Produttori, ai sensi D. L.vo 102/05. 4. Struttura organizzativa e aree di attività del CAPAC Alla data del 31.12.2011 sono socie del CAPAC 15 Cooperative agricole di base, a cui aderiscono complessivamente n. 2.607 aziende agricole. Parte rilevante dell’attività del Consorzio si concretizza nel rapporto con 10 Cooperative di base operative nelle attività di post-raccolta di cereali e nelle agroforniture nei rispettivi territori. Il CAPAC dispone oggi di 11 impianti per la lavorazione dei cereali, con una capacità totale di stoccaggio di 197.500 tonnellate e di essiccazione di 11.500 tonnellate nelle 24 ore, più un impianto a Castagnole Piemonte (TO) per l’attività zootecnica. Gli impianti per i cereali sono ubicati a Cuneo, F.ne San Pietro del Gallo, a Vigone, Cercenasco, Castagnole Piemonte, Carignano, Riva presso Chieri, Chivasso, Romano Canavese e Villareggia, in provincia di Torino, e a Alice Castello e Saluggia in provincia di Vercelli. Tutti gli impianti sono gestiti sul territorio dalle rispettive Cooperative, con cui CAPAC ha stipulato appositi contratti di comodato, per l’utilizzo dei medesimi. La struttura organizzativa del CAPAC è caratterizzata da un organigramma per il quale le funzioni di responsabilità e di direzione sono detenute dal Consiglio di amministrazione, formato da presidenti o consiglieri delle Cooperative di base aderenti. Il Consorzio CAPAC è strutturato nelle seguenti aree: commerciale, con le sezioni vendita cereali e approvvigionamento agroforniture; servizi tecnici alla produzione agricola; trattamento post-raccolta e qualità dei prodotti; amministrativa e finanziaria. Ogni area fa capo a un responsabile di funzione. Le Cooperative di base, diversificate per dimensioni, presentano una strutturazione interna comune. Ciascuna di esse è articolata nelle aree seguenti: concentrazione e trattamenti post-raccolta cereali e proteoleaginose; agroforniture e assistenza tecnica alla produzione agricola; amministrazione. Dalla sua costituzione, il CAPAC svolge un’intensa attività di ricerca e sperimentazione, definita a carattere permanente e a approfondimento tematico, svolta in collaborazione con centri di ricerca pubblici e privati. Tale funzione è finalizzata, esemplificando, all’iscrizione di nuove varietà di cereali al Registro nazionale delle varietà e al catalogo europeo, al miglioramento qualitativo della granella di mais destinata a alimentazione umana e del frumento destinato a prodotti da forno, all’utilizzo energetico da fonti rinnovabili di sottoprodotti della coltivazione e della lavorazione postraccolta del mais da granella. Degna di menzione, per il suo carattere di novità, è una recente ricerca promossa dal CAPAC che ha per oggetto lo studio e la messa a punto dell’utilizzo dei tutoli di mais, prodotto di scarto nella produzione di granella, per la produzione elettrica e termica attraverso la trasformazione in biogas in impianti di biodigestione anaerobica. La ricerca prevede anche la progettazione di un apposito kit da applicare a una mietitrebbiatrice per la raccolta contestuale, la separazione e lo stoccaggio distinto in apposite tramogge di granella di mais e tutoli, permettendo agli altri sottoprodotti della coltura (stocchi, cartoccio, foglie) di continuare a essere ridistribuiti sul terreno per il reintegro della sostanza organica e degli elementi minerali. In merito alla conservazione si ipotizza come miglior soluzione l’insilamento dei tutoli raccolti. 5. Alcuni dati produttivi e economici del CAPAC Il valore medio nella vendita dei cereali realizzato da CAPAC negli ultimi cinque anni è quello che emerge dalla tabella che segue. Valore del venduto Valore per tonnellata al netto di costi di trasporto e mediazione 2007 (euro) 34.756.000 188,93 2008 (euro) 42.222.000 208,89 2009 (euro) 26.942.000 138,73 2010 (euro) 33.760.000 172,80 2011 (euro) 39.502.000 242,18 Nell'esercizio 2011 il CAPAC, con la controllata CAPAC ZOO s.r.l., ha commercializzato cereali e proteoleaginose (mais, frumento, orzo, pisello proteico, soia e cereali minori) per un totale di 161.717 tonnellate. Per dare un’idea del peso economico del CAPAC, basti dire che il Consorzio, nel 2011, ha prodotto 142.814 tonnellate tra mais comune e mais speciali, pari a circa il 9% della 3 produzione regionale. I risultati d’esercizio del CAPAC, negli anni, sono sempre ampiamente positivi, l’importo dell’utile dipendendo, a parità di altre condizioni, dall’andamento delle quotazioni dei cereali sul mercato globale (CAPAC, 2012). Nella formazione dei bilanci di esercizio del CAPAC è costante, come necessario, il riferimento ai principi di redazione e ai criteri di valutazione di cui agli artt. 2423-bis e 2426 del Codice Civile; in più, ove applicabili, sono osservati i principi contabili emanati dall’Organismo Italiano di Contabilità, se mancanti, quelli emanati dall’International Accounting Standards Board, per dare una rappresentazione veritiera e corretta della situazione patrimoniale, finanziaria e economica del Consorzio. Per un’idonea descrizione della situazione complessiva della società, sono necessari, come noto, alcuni indicatori di bilancio. In tale sede si sottolinea solo come negli ultimi anni, con le risultanze migliorative riferite alla gestione reddituale, si sia registrato un accorciamento nella rotazione dei crediti verso clienti e un conseguente accorciamento nella rotazione dei debiti verso fornitori. Separando le componenti del debito verso soci e fornitori emerge che i tempi di pagamento nei confronti dei soci conferenti nel 2011 sono risultati pari a giorni 65 e che i tempi di pagamento nei confronti degli altri fornitori sono risultati pari a giorni 54, in netto miglioramento rispetto al passato. 6. Conclusioni Il percorso evolutivo del CAPAC pare rispondere bene alla teoria delle fasi di sviluppo di una cooperativa agroalimentare (Zuppiroli, Vecchio, 2006). L’evoluzione recente vede il CAPAC entrare nella fase della cooperativa co-integrata di filiera, presentando una struttura coesa e compatta, aprendosi a una crescente attenzione verso i clienti, estendendo e approfondendo la gamma delle produzioni e realizzando vere e proprie collaborazioni interaziendali con le imprese a valle di cui i contratti stipulati sono espressione. E’ evidente negli anni la tensione del CAPAC per addivenire a un’equità concertata lungo la filiera cerealicola con ricadute positive sui produttori agricoli soci (Segrè, 2007). Le dimensioni assunte dal Consorzio e la capacità manageriale espressa dalla struttura non sono di ostacolo alla partecipazione del socio alla vita cooperativa; per altro, la necessità di un costante miglioramento degli standard qualitativi e merceologici dei prodotti obbliga a coinvolgere fortemente la base sociale in una serie continua di progetti di valorizzazione specifici. La storia del CAPAC mostra, in ogni caso, come il legame funzionale tra socio e cooperativa costituisca la ratio della cooperazione agroalimentare con riflessi positivi sullo stesso risultato gestionale (Osservatorio della cooperazione agricola italiana, MIPAAF, 2011). Da quanto esposto emerge, altresì, che l’impegno del CAPAC nella ricerca e sperimentazione per elevare la qualità tecnologica dei prodotti e nell’innovazione nelle tecniche di coltivazione e in quelle di lavorazione e conservazione delle materie prime conferite dai soci si riverbera beneficamente sul territorio, sui soci stessi - per la maggior parte cerealicoltori piccoli e medi - e, in ultima analisi, sul consumatore finale. Il CAPAC, per i volumi degli investimenti strutturali, impiantistici e tecnologici realizzati, per l’imponente massa di mezzi tecnici acquistati (fertilizzanti, fitofarmaci, sementi, ecc.) e per i rapporti intessuti con imprese agroindustriali e con imprese cooperative rappresenta fattore di sviluppo per un indotto anche di livello locale. Merita ancora ricordare la collaborazione del CAPAC con imprese agricole del Burkina Faso, attività riconducibile al principio della mutualità esterna, che è uno dei caratteri identitari della cooperazione. Le prospettive di sviluppo del CAPAC riguardano la possibilità di rispondere ancora meglio alle esigenze del mercato dei cereali con la realizzazione di produzioni specializzate nei settori food e feed. L’effetto di tali direttrici lascia scorgere la possibilità di una maggiore remunerazione della produzione di base, originata da un più alto valore aggiunto acquisito sul mercato (Cassibba,2009). La strada scelta dal Consorzio dalla sua costituzione è assai più impegnativa rispetto a una presenza sul mercato con prodotti indifferenziati. Per i dirigenti del Consorzio, che si presta a essere qualificato come “un’innovazione organizzativa in agricoltura”, dotata di capacità contrattuale all’interno dei sistemi di transazione che governano mercati e territori rurali (Sabbatini, 2007), non esiste altra via al di fuori di quella perseguita per esercitare capacità di competizione in un mercato globale e sempre più volatile e valorizzare le capacità imprenditoriali delle aziende associate alle proprie Cooperative di base. 4 Riferimenti bibliografici CAPAC (2012), Relazione di gestione al Bilancio chiuso il 31.12.2011. Cassibba, L. (2009), Cooperative e filiere agroalimentari nei Progetti integrati di filiera dei Psr, agriregionieuropa, anno 5, numero 17. Frascarelli A. (2011) Le proposte della Commissione europea per futuro della Pac, Unicaa, Bergamo. Ires Piemonte (2008), (a cura di Aimone, S. e Cassibba, L.) Scenari agroalimentari e rurali: tra turbolenze e nuove sfide (2008), IRES Piemonte,Torino. Osservatorio cooperazione agricola italiana, MIPAAF, (2011), Rapporto 2008-2009, pagg. 81-82, Agra srl. Sabbatini, M. (2007), Strutture agricole e pressione competitiva, Rivista di economia agraria, Le sfide per l’economia agraria nei prossimi ani, anno LXII, n. 3, settembre 2007, Edizioni Scientifiche Italiane. Segrè, A. (2007), Etica, equità e responsabilità nei sistemi agro-alimentari, Rivista di economia agraria, Le sfide per l’economia agraria nei prossimi anni, anno LXII, n. 3, settembre 2007, Edizioni Scientifiche Italiane. Sorasio, S. (2009), Distintività della cooperazione agroalimentare e caratterizzazione delle relative merci e transazioni, in Atti del XXIV Congresso Nazionale di Scienze Merceologiche, Torino Alba 23-25 giugno 2009. Zuppiroli. M., Vecchio, G. (2006), L’utilità distintiva, Il Mulino, Bologna. 5 [email protected] [email protected] 6