A Messina Mechnikov scoprì la fagocitosi

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A Messina Mechnikov scoprì la fagocitosi
A Messina Mechnikov scoprì la fagocitosi
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Messina
Il 16 luglio del 1916 fa moriva a Parigi lo scienziato russo a cui nel 1908 venne dato il Premio Nobel per la
Medicina
A Messina Mechnikov scoprì la
fagocitosi
Nel 1882 visse in una casetta col giardino al Ringo insieme con la
moglie Olga e ai fratelli di lei
Marcello Mento
Il 16 luglio di cento anni fa moriva a Parigi, a
71 anni, lo scienziato russo Ylia Ylich
Mechnikov. Otto anni prima gli era stato
conferito il Premio Nobel per la Medicina
insieme con Paul Ehrlich per la scoperta
della Fagocitosi. Ma la gioia per quel
riconoscimento durò poco, perché qualche
mese dopo Messina venne colpita da un
catastrofico terremoto, circostanza che colpì
e scosse profondamente Mechnikov. La
scoperta della Fagocitosi, infatti, M. l’aveva
fatta a Messina nel 1882.
«Fu a Messina che ebbe luogo il più grande
evento della mia vita scientifica – si legge
nella biografia che gli dedicò la moglie Olga
-. Sino ad allora ero stato un biologo
zoologo; ora diventavo improvvisamente un
patologo… Trasformazione non più strana di
quella di un suonatore ambulante in un
astronomo…».
A Messina M. c’era stato tre volte, nel 1868,
nel 1880 e due anni dopo. La città dello Stretto era ritenuta, infatti, il paradiso degli zoologi, secondo la famosa
definizione dello scienziato russo di origini tedesche, August Krohne. Fatto che richiamava molti scienziati da tutto
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il mondo.
«Dopo la morte di una persona cara – scrisse M. nel discorso che pronunciò a Parigi ai primi di gennaio del 1909
davanti ai membri dell’Académie des sciences e che noi oggi possiamo leggere grazie alla traduzione del prof.
Giuseppe Iannello – si sente l’esigenza di parlare del defunto, di ricordare i tratti del suo viso e del suo carattere,
fin nei particolari. Oggi è lo stesso. La catastrofe che ha colpito Messina produce la medesima sensazione di aver
perso un amico caro, e spontaneamente si impongono alla mia mente i ricordi dei periodi ivi trascorsi. I ripetuti
soggiorni a Messina – ricorda – hanno lasciato tracce profonde, e pertanto oltre ai sentimenti di pietà che tutti
proviamo, dentro di me ve n’è un altro, che si fa sentire, particolare, personale».
Tornando a quel periodo M. non fa sconti alla nostra città. A colpirlo nel 1868, appena sceso dal traghetto
proveniente da Napoli, la sporcizia che regnava sovrana lungo tutto il porto. Ma se la città lo lasciò deluso, ad
affascinarlo bastarono i panorami che si aprivano sullo Stretto. Nel suo primo soggiorno, nel 1868, come ci
raccontò il compianto prof. Sebastiano Genovese, si occupò dello studio di una spugna. Il suo desiderio di
spingersi oltre i limiti della scienza di allora, lo portarono a scontrarsi con giganti come Ernst Haekel.
Lasciò Messina per Napoli per seri problemi alla vista. Fece ritorno in riva allo Stretto, dodici anni dopo, ma vi
rimase solo per pochi giorni, per poi tornarci nel 1882. Si era intanto dimesso dall’Università di Odessa perché
cercava un luogo dove poter sviluppare in tranquillità le sue teorie nel campo dell’evoluzione animale. In Russia
quelli erano momenti di grande fermento politico, ma M. voleva soltanto starsene in pace e fare le sue ricerche. Il
suo pensiero corse subito a Messina, alla Villa comunale, alla natura meravigliosa che la caratterizzava e poi
anche agli amici, come l’embriologo A.O. Kovalevskij, che a Messina conduceva esperimenti per i quali aveva
bisogno di cera, che lui prendeva nelle chiese.
A Messina si recò con la moglie e i fratelli di lei. «Non andammo ad abitare a Messina – ricorda – ma nei dintorni,
in un posticino chiamato Ringo, proprio sulla riva del mare, lungo la strada per Faro». Prese a servizio tre persone
del luogo: «Una tipica siciliana dalla pelle olivastra, la cameriera Nina, il cuoco Carmelo, miope, e un ragazzo per le
commissioni di nome Placido».
Ma chi era questo scienziato vulcanico, sanguigno arrivato a Messina dalla Russia? Ylia Ylich Mechnikov nacque a
Karkov (oggi Ucraina) il 16 maggio 1845. Mostrò fin da subito la sua vocazione per la biologia e la zoologia
compiendo studi e azzardando tesi che rischiararono l’asfittico mondo scientifico dell’epoca. Nel 1870 divenne
professore di zoologia a Odessa. Da cui venne poi allontanato per motivi politici. Cominciò la sua peregrinazione
per tutta Europa, che lo portò oltre che a Messina anche a Vienna, in Germania e quindi nel 1888 all’Istituto
Pasteur di Parigi.
Alla scoperta della Fagocitosi M. giunse per caso. Lo raccontò lui stesso. Un giorno la sua famiglia, era quasi
Natale, andò al circo e lui rimase solo col suo microscopio impiantato nel bel mezzo del salotto vista mare ad
osservare la vita delle cellule in movimento in una larva trasparente di stella marina. All’improvviso lo colpì «un
nuovo pensiero». Gli venne in mente che quelle cellule dovevano svolgere nell’organismo una funzione di
contrasto agli agenti nocivi. Per confermare le sue ipotesi introdusse alcune spine di rosa nelle larve di stella
marina, trasparenti come l’acqua. Dopo qualche tempo vide una massa di cellule ameboidi circondare questi
corpi estranei ed inglobarli. «Da qui – sottolineò il prof. Genovese – M. enunciò l’ipotesi che la particolare
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ricchezza di leucociti in un tessuto infiammato svolgesse un suo ruolo di difesa, mediante appunto il meccanismo
fagocitario. Scoperta essenziale per lo sviluppo della patologia».
A questa scoperta Mechnikov dedicò gli ultimi 25 anni della sua vita. Ma non fu una scoperta che il mondo
accademico del tempo accolse con entusiasmo, tutt’altro. Per fortuna sulla sua strada si imbattè lo zoologo
tedesco Nicolaus Kleinenberg, che insegnava a Messina, che lo incoraggiò molto. Altro aiuto gli venne dal
patologo tedesco Rudolf Virchow, giunto a Messina nella primavera del 1883, per curarsi la salute nello splendido
clima siciliano. Nel 1887 l’incontro a Vienna con Louis Pasteur e il trasferimento a Parigi dove M. potè continuare i
suoi studi e i necessari esperimenti. Nel 1908, finalmente, arrivò il Premio Nobel per la Medicina, ottenuto
insieme con Paul Ehrlich, per gli studi sull’immunità. La sua salute da qui in avanti peggiorò a causa di frequenti
attacchi cardiaci. Morì, assistito dalla moglie Olga, il 16 luglio del 1916.
Allegato:
La riflessione
Città smemorata
È una città strana Messina. Una città che ci tiene a ricordare di essere stata una delle città più importanti del
Mediterraneo. Una città che ha ospitato schiere di scienziati, ma anche di pittori, filosofi, letterati. Si pensi a
Nietzsche, a Cervantes, a Dolomieu, a Caravaggio, a Mechnikov e tanti altri. Caravaggio a Messina ha dipinto due
dei suoi quadri più belli e importanti, che tutto il mondo ci invidia, ma di dedicargli una strada, una piazza o uno
slarghetto neanche a parlarne. E che dire di Mechnikov? Lo scienziato russo scoprì a Messina la fagocitosi. Non
meriterebbe di essere ricordato in maniera più adeguata?(m.m.)
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