FANNO I DIFENSORI DELLA DONNA MA PROMUOVONO I
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FANNO I DIFENSORI DELLA DONNA MA PROMUOVONO I
Anno II - Numero 46 - Sabato 23 febbraio 2013 Direttore: Francesco Storace Roma, via Filippo Corridoni n. 23 VATICANO ZINGARETTI PROMOSSE A VICEDIRETTORE DELLA PROVINCIA UN DIRIGENTE NEI GUAI PER VIOLENZA SESSUALE FANNO I DIFENSORI DELLA DONNA MA PROMUOVONO I CONDANNATI Ridicole polemiche aizzate da chi non ha titoli morali per criticare il centrodestra di Francesco Storace a campagna elettorale di Nicola Zingaretti è stata costellata da una quantità industriale di bugie e di silenzi inaccettabili. Il palazzo costato centinaia di milioni di euro ai contribuenti; lo stipendio di partito aumentato a spese di Pantalone; la Parentopoli con cui ha caratterizzato la sua stagione concorsuale; l'omertà sull'inchiesta che ha coinvolto l'assessore Colaceci sul trasporto bus per disabili; l'esasperante diniego al confronto persino sulla valanga di tasse in arrivo, a dar retta a trenta miliardi di promesse elettorali. Ma è inaccettabile quanto abbiamo letto sui giornali. Una candidata che non sarà eletta, Giulia Bongiorno, ha fatto la sua campagna elettorale contro di me dicendomi ogni giorno di tutto e di più. Legittimo. Poi ad una battuta scherzosa col paragone ad un personaggio da cartone animato ha finto di offendersi. E ci sta pure questo. Ma chi avrebbe dovuto tacere, in tema di maschilismo, è proprio Nicola Zingaretti. Lui, che neppure si era accorto di essersi fatto immortalare nel suo sito per giorni in un video con il compagno Bianchini, lo stupratore seriale dirigente del Pd finito in galera tempo L Pistorius viene scarcerato fa, è lo stesso presidente della Provincia che promosse vicedirettore generale dell'ente che guidava - lo fece con ordinanza n. 137 del 21 giugno 2010 - tale Roberto Del Signore, condannato in Cassazione in via definitiva per violenza sessuale. Il fatto era stato compiuto mentre era dirigente comunale. Dal Campidoglio lo trasferi- rono in Provincia ma la giustizia lo raggiunse anche lì. Prima della nomina la condanna definitiva per un reato davvero infamante. Ma Zingaretti lo promosse lo stesso. Come si permette ora di giocare elettoralmente sul voto delle donne? La sua dichiarazione è stata sollecitata dalla stessa Bongiorno. Penso che debbano entrambi abbassare gli occhi e chiedere scusa per una manovra davvero squallida. Zingaretti sta zitto, non parla, fugge da un mese alla richiesta di confronto diretto. Avrebbe dovuto anche spiegare la sua superficialità nel nominare quel condannato e che tipo di condannato. Non sapere che un dirigente di livello viene collocato in un ruolo ancora più delicato mostra con chiarezza I Marò tornano a casa (come Terzi) ma solo per le elezioni di Micol Paglia I marò tornano in Italia. Ma solo per votare. L’Alta Corte indiana ha dato il via libera a Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, che rientreranno in patria con un permesso di ben quattro settimane. La reazione indubbiamente più entusiastica è stata quella di del nipote di Latorre, Cristian Daddario: ''Un'altra licenza in questo momento – ha spiegato - ci dà l'idea di avere ancora una volta la famiglia unita e insieme. La cosa che ci lascia felici è l'idea di riabbracciarlo già dopo due mesi''. L’ultima licenza concessa ai due fucilieri di marina è stata a Natale. Il permesso però, durava appena 15 giorni. Questa volta i marò potranno rimanere a casa per quasi un mese, sempre in attesa che il Tribunale indiano (una Corte speciale, istituita solo per giudicare il caso dei militari italiani accusati dell’omicidio di alcuni pescatori) decida della loro sorte. P a situazione si ribalta per Pistorius. I giudici hanno deciso di concedere all’atleta la libertà su cauzione. I primi a commentare la scelta sono stati i social network. Ironia e rabbia sulle piattaforme. “Sono assolutamente sconvolta che un uomo spari quattro volte ad una donna e non venga considerato un violento” twitta una ragazza. “Giustizia da nessuna parte! Ci vorrebbe Batman!” ironizza un altro. E i messaggi continuano tra chi vorrebbe la pena capitale e chi si “limita” ad invocare l’ergastolo. Qualcuno la butta sul lato razziale. “Se sei bianco e hai soldi in Sudafrica non vai in galera!”. L che Zingaretti non può fare il presidente della regione Lazio. Sulla Colaceci, l'assessore invischiata in una vicenda di gare dubbio per trasporto disabili, può anche farfugliare che è successo tutto dopo che l'ha nominata. Ma il violento contro le donne fu condannato prima. E lui, Zingaretti, aveva il dovere di evitare una nomina scandalosa. Visto il più lungo periodo di permanenza, è probabile che Latorre e Girone decidano di concedersi qualche apparizione pubblica, anche se, come ha tenuto a precisare D'Addario: “loro hanno uno status di riservatezza assoluto legato alla vicenda''. Immotivate e festanti dichiarazioni per la notizia, sono arrivate anche dal Ministro dal lunghissimo cognome che per avventura (an- che se ancora per pochissimi giorni) si trova ad essere il nostro titolare del dicastero degli Esteri. Giulio Maria Terzi di Sant’Agata ha infatti che il rientro dei marò in Italia per le prossime elezioni è da considerarsi “uno sviluppo molto positivo e, per questo, provo grande soddisfazione”. Peccato che né questo ritorno, né quello precedente, siano da attribuire alle sue –evidentemente scarsissime- doti diplomatiche. Non più tardi di un paio di giorni fa, infatti, l’inquilino della Farnesina ha rilasciato una lunghissima intervista al Corriere della Sera in cui auto-tesseva le lodi della sua intensa opera di promotore di relazioni internazionali. Peccato che non dedicasse neppure una parola a Latorre e Girone. Fortunatamente, la sua permanenza al Ministero degli Esteri, è destinata a concludersi fra poche ore, proprio mentre i marò staranno rientrando a casa. Una volta tanto, avremo a casa i marò e a casa Terzi. Inciucio Un Giudice a Pozzuoli Esteri Scandalo Mps Bersani manda Prodi a trattare coi grillini “Il redditometro è illegittimo” Anche il Belgio ha il suo caso Cucchi Mussari indagato pure a Salerno Federico Colosimo pag. 2 Romolo Reboa pag. 3 Federico Campoli pag. 6 Emiliano Stella pag. 9 I sassolini dalle scarpe di Benedetto di Igor Traboni A pochi giorni dal Conclave, e soprattutto a ridosso dell’ultima settimana di pontificato, Benedetto XVI effettua un’altra nomina, dopo quella della presidenza dello Ior (non di sua stretta pertinenza,ma innegabilmente vagliata dal Pontefice): ieri infatti il Papa ha cambia il sottosegretario ai rapporti con gli Stati: monsignor Ettore Balestrero, che fin qui ha ricoperto la carica, è stato nominato nunzio apostolico in Colombia. Al suo posto arriva Antoine Camilleri, maltese, anche lui giovane (47 anni), già segretario particolare del «ministro degli Esteri» vaticano Dominque Mamberti. Una nomina destinata a far rumore perché, nonostante i comunicati ufficiali della sala stampa vaticana a ripetere che si tratta di una decisione ‘pubblicata’ ieri e quindi già presa da qualche tempo, ha una chiave di lettura particolare: Balestrero era uomo di fiducia del segretario di stato Tarcisio Bertone. Anche in vista del Conclave, i più attenti vaticanisti riflettono su questo dato e su un altro, squisitamente geo-politico via un altro italiano in un ruolo-chiave del Vaticano per far posto ad uno straniero (Camilleri è peraltro connazionale di padre Georg, il segretario di Benedetto XVI). Da Benedetto XVI, insomma, sarebe così arrivata un’altra precisa indicazione ai 116 cardinali che stanno per chiudersi nella Cappella Sistina: non desidera un successore italiano, tanto meno della cerchia di quella gerarchia ‘progressista’ che pure continua molto ad agitarsi. Negli ultimi giorni, infatti, dentro le mura Leonine c’è un particolare agitarsi a sostegno di Gianfranco Ravasi, il cardinale amico di Eugenio Scalfari. Tra i ‘movimentisti’ di queste ultime ore si segnala in particolare l’azione di Mons. Vincenzo Paglia: caduto in disgrazia dopo che il suo movimento di Sant’Egidio ha appoggiato Mario Monti – che invece all’interno del Vaticano ora è visto come il fumo negli occhi, dopo il bonus iniziale – e soprattutto dopo certe dichiarazioni di apertura nei confronti delle coppie di fatto, Paglia sta rilasciando un giorno sì e l’altro pure interviste che invece esaltano il ruolo della famiglia . Un tentativo di recuperare posizioni. Ma spesso la toppa è peggiore del buco. 2 Sabato 23 febbraio 2013 Attualità Bersani, alla canna del gas, continua a mandare avanti l’ex presidente del Consiglio La sinistra stappa un Prodi... no Il prof bolognese ha incontrato i 5 stelle per farsi spingere verso il Quirinale di Federico Colosimo ochi giorni fa, a Milano, in Piazza Duomo, abbiamo visto uno spettacolo indecoroso. Nel comizio del centrosinistra di Pier Luigi Bersani, Nichi Vendola e Bruno Tabacci, prendeva la parola il “risorto” Romano Prodi. Sì, proprio lui, “Il Mortadella”. Uno dei politici più tristi del nostro Paese, l’uomo che è stato mandato a casa per ben due volte, incapace di portare a termine il suo mandato. E’ ora di recuperare punti, è ora di ritornare ad occupare una poltrona. Ambita, sognata, quella del Quirinale. Ma Bersani, per il “Mortadella”, è solo il primo prezioso alleato. Perché Prodi, la prima grande mossa, in realtà, l’ha fatta pochi giorni fa, quando ha incontrato Gianroberto Casaleggio, lo stratega di Grillo. Secondo indiscrezioni, si è discusso proprio del Quirinale. Già, è incredibile. Prodi e Bersani per vincere hanno bisogno di Grillo e dei grillini. La conferma è arrivata da Massimo D’Alema, colui che solo poche ore fa ha definito Grillo “un fenomeno preoccupante”. Movimento 5 stelle? Per “Baffino” interlocutori preziosi. E’ P proprio così: l’ago della bilancia sia per Bersani che per Prodi è Beppe Grillo. Il fustigatore, il moralista, l’ammazzacasta. Bersani deve rivedere i suoi calcoli e ricorrere a lui per vincere. Un pericolo per la democrazia. Colui che non propone nulla, promette e non rispetta, urla e aizza la folla. Queste le uniche ricette. Mischiando irriverenza e rabbia sociale. Senza dare alcuna risposta. Non si presenta in tv, ama solo le piazze, quelle “rosse”. Uno dei tanti finti comunisti, Grillo. Un uomo che nel 2008 nella dichiarazione dei redditi ha certificato 4 milioni di euro. Proprietario di un attico in corso Europa a Genova, poi trasformato in un centro benessere, di una villa al Pevero, in Costa Smeralda e di tre appartamenti nel residence Marineledda nel golfo di Marinella. Investimenti sempre in tandem col fratello, da cui rileverà la maggioranza assoluta, 99 per cento, dell’immobiliare Gestimar di Genova, che nel 2006 ha denunciato 12 appartamenti in provincia di Genova, per un reddito imponibile di 53.530 euro ma che ha anche usufruito del berlusconiano condono tombale, guarda caso, uno dei bersagli preferiti Appello della Cancellieri: “No all’astensionismo” l ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri ha rivolto ieri mattina, durante la conferenza stampa per la presentazione della macchina elettorale, un invito contro l’astensionismo perché ''attraverso il voto si esprime non solo la nostra opinione ma la democrazia. Mi piace pensare che anche ogni astensionista abbia una sua idea, una sua opinione, un suo intento. Rifugga da noi qualunque idea, ancorché minima, di brogli elettorali, Noi siamo una 'casa di vetro' e vogliamo che tutto il nostro operato si svolga nella massima chiarezza''. Per Cancellieri, inoltre, va cambiata ''la procedura di voto per gli italiani all'estero, il sistema non funziona e va tutto rivisto''. Riguardo poi alla gestione del voto in caso di maltempo, Cancellieri ribadisce: ''Abbiamo allertato tutte le Prefetture in modo tale che, in coordinamento con i comandi dei vigili del fuoco, siano pronte a intervenire per consentire e garantire agli elettori l'accesso ai seggi''. Per quanto riguarda la spesa delle elezioni, è di 389.508.000 di euro il costo delle prossime elezioni, stimato dal Viminale sulla base delle spese complessivamente assegnate sul bilancio dello Stato ai vari ministeri - non solo l'Interno, ma anche gli Esteri, la Giustizia, l'Economia -. La cifra tiene conto anche dell'abbinamento con le elezioni regionali di Lombardia, Lazio e Molise e della quota di spesa che si sosterrà per le comunali fissate per la prossima primavera. I nelle varie satire di Grillo. Niente belle case, niente belle auto in tempi di crisi per Grillo, che predica bene e razzola male. Porsche, Chevrolet Blazer, una Maserati, una Ferrari 308 bianca e una Ferrari Testarossa nel suo garage. Yacht da 35 metri. Ecco chi è il comico-politico genovese. Un uomo che chiede trasparenza ai politici italiani e che trasparente (come vuole fare credere di essere) non è mai stato. Ma la sinistra, pur di vincere, è disposta a tutto. Anche ad allearsi con un uomo condannato, in via definitiva, per omicidio colposo. Colui che ha chiesto un “parlamento pulito” e che in Parlamento non può entrare. Ma che ci entrerà, tramite i suoi scout. E che continuerà a raccontare favole e barzellette ai “poveri” cittadini italiani. IL LEADER DEL CENTROSINISTRA HA RISPOSTO ALLE DOMANDE CON LA SOLITA DOSE DI VAGHEZZA. SURREALE LA REPLICA SU MPS Dal segretario Pd un colpo al cerchio e uno alla botte Tav – ha affermato - esistono degli accordi e si procede, ma con tutti gli accorgimenti e le attenzioni del caso”. Oppure “Sugli F35 non è che veniamo meno ai patti se diciamo che bisogna rivedere l’impegno di investimento”. In merito ai rapporti con i leader del Vecchio Continente, ruggisce dicendo “manterrò gli impegni in Europa, ma farò ragionare gli altri”. Im- maginiamo. Il suo tasso di democraticità si evince anche da uscite come “Grillo è stato sottovalutato, ma non da me. Quello che mi dispiace di più è riscontrare degli elementi di rischio per il sistema, mi fa male vedere che la voglia di cambiamento venga portata in luoghi lontani dalla democrazia e venga tradotta in un ulteriore cumulo di macerie, in passaggi distruttivi per questo Paese”. Nemmeno stesse parlando di un gruppo terroristico. Oltre all’uso smodato di parole come fiducia, coraggio e cambiamento, cita l’esempio di Papa Giovanni, lontano anni luce dalla sua visione del mondo. Comica la replica alla domanda su Mps. “Facemmo una norma per impedire che un sindaco si mettesse a capo di un istituto di credito. Ma esiste un tema della senesità che ha riguardato non solo noi, ma tutte le istituzioni cittadine. Non va bene che una fondazione abbia un peso così rilevante in una banca”. La tracotanza di chi è in malafede prende corpo nella minaccia “verso chi ha parlato di un Pd chissà come invischiato in chissà quali affari, ho fatto bene a dare le carte in mano ai miei avvocati”. Convegno di Rosi Bindi in Calabria: schiaffi e insulti al giornalista di “Report” è stato ben poco di democratico in quel che è avvenuto a Reggio Calabria, ad un seminario tenuto dalla capolista del PD, Rosi Bindi. Già, perché al termine dell’incontro (tenutosi a porte chiuse), quando il giornalista della trasmissione televisiva “Report”, Antonio Monteleone, si è avvicinato alla Bindi per farle qualche domanda, scomoda, sulla situazione della Sanità calabrese, la candidata del partito di Bersani ha pensato bene di non rispondere a nessuno dei quesiti sottoposti. Non basta, uno dei partecipanti al convegno, C’ di Emiliano Stella il solito Bersani cerchiobottista quello ospite dell’Ansa. Il leader del Pd, schiacciato tra le istanze riformiste del suo elettorato e la ragion di stato, ha fornito agli utenti del forum dell’agenzia di stampa le riposte vaghe ed sbiadite che lo hanno accompagnato in tutta la campagna elettorale. Uno stile che potremmo definire all’inse- È gna del “ma anche”. Tutto ed il contrario di tutto, per accontentare il maggior numero di votanti e tentare di frenare l’emorragia di voti che sta erodendo il consenso intorno al Partito Democratico, minato dagli scandali sulla condotta degli ex vertici Mps, sugli introiti di Zingaretti e le amicizie in ambito giudiziario di Vendola. Ne sono testimonianza le risposte su Tav ed armamenti. “Sulla questione della ha pensato bene si spingere, strattonare e insultare il malcapitato giornalista, reo di aver insistito nel cercare di intervistare la Bindi. Adesso il PD nega che l’increscioso episodio si sia mai verificato. Peccato che il video dell’avvenimento, è stato prontamente caricato su Internet, proprio perché non si verificassero ritrattazioni di sorta. E, in effetti, a vederle, le immagini non lasciano granché spazio ad eventuali equivoci. Ma il problema, evidentemente, doveva essere a monte. Già, perché all’inizio della conferenza, la Bindi aveva dichiarato che non avrebbe cominciato a parlare fino a che Monteleone fosse rimasto in sala. Al termine dell’incontro però, la vicepresidente della Camera non si è affatto resa disponibile ad un confronto con il giornalista di Report che, per tutta risposta si è visto strattonare ed insultare senza alcun motivo. Per di più, nella colluttazione con l’attivista del PD calabrese, la troupe ha anche riportato danni alle attrezzature. Micol Paglia 3 Sabato 23 febbraio 2013 Economia Clamorosa condanna per il Governo delle tasse da parte del Tribunale di Pozzuoli Redditometro illegittimo, limita la libertà Secondo il Giudice lo strumento è «fuori dalla legalità costituzionale e comunitaria» e il conseguente procedimento di accertamento è «inquisitorio e sanzionatorio» na sentenza di cui si sentirà a lungo parlare è stata emessa il 21 febbraio il giudice del Tribunale di Pozzuoli, Antoni Lepre, in accoglimento di un ricorso presentato da un contribuente. La sentenza è clamorosa, in quanto il Tribunale campano ha affermato che l?odiato decreto del ministero dell'Economia che ha istituito il <<redditometro>> è non solo «illegittimo», ma si pone «fuori dalla legalità costituzionale e comunitaria», dato che «non individua categorie di contribuenti ma altro, sottoponendo a controllo anche le spese riferibili a soggetti diversi per il solo fatto di essere appartenenti al medesimo nucleo familiare». Il Giudice, nella propria sentenza, richiamandosi ai diritti dell?essere umano che si rinvengono nella Costituzione e nella Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione europea, ha affermato che il redditometro limita la libertà del contribuente e lede il diritto delle famiglie a poter gestire autonomamente il proprio reddito. Infatti il nuovo strumento sbandierato dal Governo Monti e, per esso, dall?Agenzia delle Entrate come strumento per U La ripresa arriverà nel 2014, quando "l'incertezza sarà ridotta" I dati Istat riportano, ormai giornalmente, il bollettino della crisi EU: allarme disoccupazione Prezzi alle stelle: alimentari +3,2% A S il recupero dell?evasione determina <<la soppressione definitiva del diritto del contribuente e della sua famiglia ad avere una vita privata, a poter gestire autonomamente il proprio denaro, a essere sottoposto all?invadenza del potere esecutivo, senza dover dare spiegazioni e subire intrusioni su aspetti anche delicatissimi della propria vita privata, l?educazione e mantenimento della prole, la propria vita sessuale>>. Insomma il Tribunale ha confermato quello che La Destra ha sempre affermato, cioè che l?Italia non è una Nazione ove non si fa la doverosa lotta all?evasione con gli strumenti che la civiltà giuridica e morale di uno stato dovrebbero avere, ma un regime di polizia fiscale. Ecco perché non si può non temere che l?eroico Giudice di Pozzuoli che ha ordinato all?Amministrazione finanziaria <<di non intraprendere alcuna ricognizione, archiviazione o comunque attività di conoscenza o utilizzo dei dati>> di <<cessarla se iniziati>> e di <<distruggere tutti i relativi archivi (se già formati)>> a breve potrebbe ricevere una visita della Guardia di Finanza... Romolo Reboa ul fronte lavoro, sempre peggio. L’Unione Europea lancia l’allarme disoccupazione. Ed il nostro Paese non fa eccezione. Peggiorano, infatti, le stime dell' Ue sulla crescita in Italia: -1% il pil del 2013, in calo dal -0,5% previsto a novembre. Ciò è dovuto agli investimenti in calo anche per le stretta creditizia nel settore privato e al calo dei consumi per gli stipendi sempre più bassi. La ripresa (+0,8%) arriverà nel 2014, quando "l'incertezza sarà ridotta". Secondo le previsioni economiche invernali di Bruxelles, ci sarà ancora un anno di recessione per la zona euro: il pil nel 2013 non andrà oltre lo 0,3%, e la ripresa ci sarà solo a fine anno, riportando ad una crescita positiva nel 2014 con +1,4%. Le stime di novembre, che davano un +0,1 per il 2013, sono quindi riviste al ribasso. Le previsioni economiche Ue vedono il debito toccare un nuovo picco di 128,1% nel 2013 e scendere a 127,1 nel 2014. Grazie alla piena applicazione in Italia delle misure di consolidamento 2011-2012, il deficit da 2,9% del 2012 scende a 2,1% nel 2013 e 2014. In termini strutturali ci si attende il pareggio nel 2013. "Nel 2013, sulla base della nuova contrazione dell'economia, la disoccupazione in Italia aumenta di un altro punto": dal 10,6% del 2012 sale a 11,6% e nel 2014 toccherà l'12,0%. Carola Parisi ncora stangate per gli italiani. Nonostante la crisi economica, il carrello della spesa si appesantisce. Un vero macigno se si tiene conto che, nel mese di gennaio, i prezzi dei beni alimentari hanno registrato un aumento su base annua del 3,2%: si tratta del rialzo maggiore da febbraio 2009. E mentre le tasche si svuotano, i prezzi del cibo lievitano. In particolare, da segnalare l'aumento dei prezzi dei vegetali freschi che crescono del 9,2% su base mensile e del 13,1% su base annua, in forte accelerazione dal 5,9% di dicembre. I dati provengono da uno studio Istat. Incrementi congiunturali, per quanto più contenuti, si segnalano per i prezzi della pasta (+0,2%; +1,7% su base annua), del pane (+0,1%; +1,9% tendenziale), del pesce fresco e, in particolare del pesce fresco di acqua dolce (+1,6%, -0,5% tendenziale) e del pesce fresco di mare di pescata (+1,5%, +0,1% su base annua) e per i prezzi della frutta fresca (+0,5%), che aumentano rispetto a gennaio dello scorso anno dell'8,4% (dal 6,6% di dicembre). Da rilevare l'aumento su base mensile dei prezzi del caffe' (+0,5%, +3,4% rispetto a gennaio 2012), dei vini e dell'olio di oliva (per entrambi +0,4%; rispettivamente +3,7% e +0,7% in termini tendenziali).A gennaio 2013 i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza dai consumatori su base annua rincarano del 2,7%, un tasso di crescita che si mantiene superiore al tasso d'inflazione tendenziale (2,2%), ma che risulta in decisa frenata rispetto a dicembre 2012 (3,1%). C.P. 4 Sabato 23 febbraio 2013 Focus Pubblicate le motivazioni della sentenza di assoluzione Laziogate: altro che abusivo, l’accesso all’Anagrafe era a tutela della legalità La Corte di Appello di Roma non solo ha dichiarato che non è stato commesso alcun reato, ma ha censurato il primo giudice, dando atto che il testimone contro Storace era completamente inattendibile e che l’avv. Reboa aveva operato con correttezza e professionalità. - La denuncia di Veltroni fu una scorrettezza politica ed istituzionale, perché la Regione Lazio aveva il compito di organizzare le elezioni e verificarne la regolarità ono state pubblicate le motivazioni della sentenza con la quale Francesco Storace e tutti gli altri sono stati assolti. S Ma ciò che è stata ritenuta in sentenza, “l’essenza” della “abusività” dell’accesso contestato al Maceri, alla luce del diverso orientamento giurisprudenziale, precedente a quello espresso dalla S.U., ossia le “finalità” dell’accesso stesso del Maceri e la sua “legittimazione” – consistente soltanto nel potere di accedere a dati “rilevanti”, ma solo e soltanto per “l’anagrafe sanitaria regionale” – risulta, a dire il vero, clamorosamente “smentita” dall’esistenza, non contestata e non considerata minimamente dal primo giudice, di una apposita “convenzione” stipulata e sottoscritta in data 8.2.2005, tra la Regione Lazio e le cinque Prefetture di detta Regione. In detta “convenzione”, infatti, l’anagrafe degli elettori non veniva più affidata alle strutture statali (per evitare “indebite ingerenze” nelle lezioni regionali da parte dello Stato), tanto che con nota n. 117959 del 10.3.05, proprio la Regione Lazio aveva affidato alla “Laziomatica spa” la gestione del “Nuovo Sistema Elettorale” (cfr. doc. n. 29 fasc. prod. doc. dif. Reboa). Si conviene pertanto, con la difesa dell’avv. Reboa che detto professionista, non avrebbe dovuto avere motivo neanche di “dubitare” che la Regione Lazio, quale Ente organizzatore delle elezioni, non “detenesse” o avesse comunque, a disposizione, i dati anagrafici completi, relativi ai propri elettori e non fosse quindi, ai sensi dell’art. 391 quater cpp a tutti gli effetti: “P.A.” e, come tale, per lo specifico fine “elettorale”, abilitata ex lege, al rilascio della documentazione richiesta legittimamente ai sensi dell’art. 391 bis cpp dal citato difensore, per conto dei suoi clienti. Dati anagrafici questi, che erano quindi, legittimamente acquisibili per effetto di una “convenzione” già in vigore ed attivata, che consentiva l’accesso, tramite proprio la spa Laziomatica e, quindi il Maceri, essendo suo “operatore di sistema autorizzato”, - incaricato all’uopo dall’Accame, nella sua qualità – di accedere presso tutti gli archivi anagrafici informatizzati dei Comuni del Lazio, compreso quello, del Comune di Roma poi, in effetti, consultato (v. pag. 87 a pag. 92 della memoria difensiva dell’avv. Reboa, del 25/4/10) per scopi squisitamente elettorali (predisposizione eventuale azione popolare). Ma elementi documentali di eccezionale conferma all’assunto difensivo, secondo il quale, legittimamente e lecitamente l’avv. Reboa, ai sensi dell’art. 391 bis cpp, si era rivolto al Maceri e, quindi, a Laziomatica spa e per essa, alla Regione Lazio ed allo Staff del Presidente Storace (Accame), per ac- cedere ai dati anagrafici degli “elettori” esistenti nel sistema informatico del Comune di Roma e verificare così, la “genuinità” della lista concorrente di “Alternativa Sociale”, al fine di predisporre, in caso di accertate falsificazioni, un tempestivo esposto alla magistratura inquirente ed una eventuale “azione popolare elettorale” presso l’Ufficio Centrale Regionale, è dato: dalle note prodotte dalla difesa del Maceri all’udienza dell’11.3.2010, a firma rispettivamente, del Direttore della Regione Lazio (Dipartimento Istituzionale) dott. Alessandro Ridolfi, datata 10.2.05 e da quella del Direttore Tecnico della Laziomatica spa, Maceri Mirko, datata 7.3.2005. Note queste entrambe antecedenti ai fatti per cui si procede che si ritiene, attesa la loro decisività e alta capacità dimostrativa di allegare alla presente sentenza, non essendo state prese in considerazione dal primo giudice, nella valutazione degli elementi probatori acquisiti. Il Maceri Mirko e per esso la spa Laziomatica e, dunque, per essa la Regione Lazio, per “motivi” di controllo squisitamente “elettorale”, avevano dunque il potere di accedere al sistema informatico anagrafico di tutti i Comuni del Lazio e quindi anche in quello del Comune di Roma, per effetto dell’intervenuta “stipula” della convenzione citata. L’accesso al “sistema” era dunque preventivamente “autorizzato” al Maceri Mirko, non soltanto per l’aggiornamento “dell’anagrafe sanitaria” della Regione Lazio, ma anche, per la gestione dell’anagrafe degli elettori (Nuovo Sistema Elettorale), per cui era, nella sua specifica “qualità” di operatore di sistema autorizzato, anche “detentore” a fini consultativi, di tutti gli archivi anagrafici informatizzati dei Comuni del Lazio, per cui, assolutamente “legittimo” era stato il suo accesso, finalizzato alla “verifica” dei dati anagrafici degli elettori, per avviare da parte da parte dell’avv. Reboa, legittimamente e con la massima “correttezza” professionale (seppur con l’urgenza e la riservatezza del caso, trattandosi di indagini difensive), un procedimento legale, nel quale la Magistratura inquirente e la Commissione Elettorale, appositamente interessati, dovevano assicurare il corretto svolgimento della competizione elettorale, eventualmente: escludendo una lista che tentava di parteciparvi in modo illegale. E’ indubitabile infatti, che il nostro Ordinamento prevede all’art. 100 del D.P.R. 16/5/1960 n. 570 (T.U. 5.4.51 n. 203) che: “qualunque elettore può promuovere l’azione penale, costituendosi parte civile, per i reati contemplati negli articoli precedenti”. Del resto, l’azione criminosa attuata dal Brigandì in concorso con pubblici ufficiali, di falso elettore, il quale ha persino patteggiato la pena, sostenitore di Alternativa Sociale è la dimostrazione lampante della pertinenze della verifica che si intendeva compiere e dell’esercizio di una potestà garantita a qualsiasi cittadino elettore della Regione Lazio: azione popolare ex art. 100 del D.P.R. 16.5.1960 n. 570 (T.U. 5.4.51 n. 203) che: “Qualunque elettore può promuovere l’azione penale, costituendosi parte civile, per i reati contemplati negli articoli precedenti”. Del resto, l’azione criminosa attuata dal Brigandì in concorso con pubblici ufficiali, di falso elettore, il quale ha persino patteggiato la pena, sostenitore di Alternativa Sociale è la dimostrazione lampante della pertinenza della verifica che si intendeva compiere e dell’esercizio di una potestà garantita a qualsiasi cittadino elettore della Regione Lazio: azione popolare ex art. 100 D.P.R. n. 570/60 poi effettivamente attivata. Ne consegue che il Maceri i suoi ritenuti correi, materiali e morali, non avevano con la loro condotta “violato” il sistema. Quindi lecita era stata, la condotta, se compitamente dimostrata e provata, tenuta anche dallo Storace, in particolare, ritenuto, addirittura, “determinatore o istigatore” dell’azione delittuosa compiuta. Nonostante risultasse “per tabulas” dimostrata la totale inattendibilità intrinseca ed estrinseca delle dichiarazioni rese dal Pettinelli: risultando essere la sua “presenza” nella Regione Lazio, per come opportunamente osservato dal suo difensore avv. Naso, l’unico elemento “fattuale” posto a carico del Presidente della Regione Lazio, visto che i “tabulati” acquisiti del cellulare del suo assistito, era emerso ed “incontrovertibilmente” accertato, che la notte dei fatti, quando ormai erano iniziati gli accessi ritenuti all’epoca abusivi, non si trovava in Regione, ma era in viaggio da Latina, proprio nell’orario – quello del Tg di mezza sera – indicando specificamente dal Pettinelli, per dimostrare (falsamente e calunniosamente) il ruolo di “istigatore” o “determinatore” dell’attività illecita contestata. Non ha valutato il primo giudice, infatti, che altresì certo era il fatto che lo Storace era stato accusato dal Pettinelli Dario, per evidente “rancore”: nell’orario in cui erano state avviate le “prime verifiche”, lo Storace non era presente per cui, non poteva essere considerato lo Storace medesimo, mancando qualsiasi prova in tal senso, essendo insufficiente, la sola “presenza” negli uffici regionali, in orario successivo ai primi accessi – trattandosi di circostanza questa di per se neutra – la dimostrazione che era stato un “istigatore o determinatore” dell’azione ritenuta delittuosa. Semmai, a tutto volere concedere all’accusa, per come giustamente osservato dal difensore dello Storace nell’impugnazione, solo e soltanto una persona “interessata” ed “informata”, anche male, dal suo staff, visto che le effettive “anomalie” delle liste di A.S. riguardavano la falsità delle modalità di “autenticazione delle firme e dei sottoscrittori e, non, la falsità delle modalità di “autenticazione” delle firme dei sottoscrittori e, non, la falsità delle firme stesse. Verifiche effettuate e, che erano stata avviate, del tutto “autonomamente” dall’Accame (lo stesso Pettinelli aveva riferito del rimprovero fatto dallo Storace all’Accame – v. sit 18/3/06, h. 12,30, pag. 2), peraltro, per come ampiamente dimostrato, del tutto “legittime”, perché compiute dal Maceri Mirko, quale operatore di sistema. Un’operazione di verifica, quindi, pienamente consentita dall’autorizzazione ricevuta, visto che il Maceri aveva agito anche nei “limiti” di quella “convenzione” stipulata dalla stessa Regione Lazio con le Prefetture ed i Comuni del suo territorio, per fini “elet- torali”. Per soddisfare, peraltro, la legittima richiesta dell’avv. Romolo Reboa effettuata dal medesimo, ai sensi della L. 241/90. Legge questa che legittima qualsiasi cittadino al diritto all’accesso agli atti della P.A.. Anche l’attività compiuta, consistita nella acquisizione dei dati informatici esistenti nel “data base popolazione” del sistema informatico dell’Anagrafe del Comune di Roma, quindi, essendo stata eseguita nei limiti e nelle forme consentite dal titolare dello “ius excludendi”, senza la violazione dell’unica prescrizione imposta dal Maceri, “la modifica dei dati”, non consente di ritenere configurabile la fattispecie criminosa contestata al capo a) della rubrica, tanto che il delitto in esame, non avrebbe potuto configurarsi, neppure, se i dati acquisiti fossero stati utilizzati per uno “scopo illecito”. Cosa questa, peraltro non verificatasi, per come si è dimostrato, visto che il Maceri era regolarmente abilitato ad accedere al sistema, con gli stessi “limiti”, anche per specifici scopi elettorali. In ogni caso, le “finalità e gli scopi” dell’accesso dell’operatore autorizzato di sistema, per come hanno stabilito le S.U. della Suprema Corte di Cassazione, sono del tutto “irrilevanti”, essendo rilevante “soltanto”, per la sussistenza del delitto in esame, da parte del soggetto “autorizzato” all’accesso al sistema informatico: la eventuale violazione delle “prescrizioni” eventualmente impostegli, che nel caso in esame (l’unica), non era stata minimamente “violata” dal Maceri medesimo. Conseguentemente, in accoglimento degli appelli proposti dai difensori degli imputati e della richiesta del Procuratore Generale, tutti gli imputati già condannati in primo grado, per il reato di cui al capo a) della rubrica, devono essere assolti con la formula più ampia del: “perché il fatto non sussiste”. 5 Sabato 23 febbraio 2013 Elezioni Al via la par condicio e il silenzio in tv. Tra 72 ore il responso delle urne sul nuovo Governatore del Lazio L’appello di Storace da Cassino:“Ora credici” Come nel 2000, il candidato presidente è tornato a casa per chiudere la campagna elettorale ettantadue ore dividono il futuro del prossimo Governatore del Lazio. Una campagna elettorale all’insegna della caccia all’ultimo voto. Un testa a testa tra Francesco Storace e Nicola Zingaretti. Le pesanti vicende che hanno colpito il candidato del centrosinistra – “Zingarettopoli”, “Palazzopoli” e “Parentopoli” - potrebbero essere determinati per l’esito delle urne. Il rush finale del candidato del centrodestra è iniziato al Policlinico Gemelli di Roma. Dopo aver incontrato il direttore Maurizio Guizzardi, Storace ha visitato alcuni reparti della struttura. ''Sono stato in tanti luoghi della sanità laziale - ha spiegato - e qui si gioca la sfida del futuro. Ho detto ai lavoratori che deve finire l'incubo del commissariamento, cominciato nel 2006, quando io non governavo da un anno e mezzo. Allora il disavanzo di questa Regione arrivava a due miliardi di euro. Con l'intesa firmata con Berlusconi se sarò eletto metteremo fine all'incubo del commissariamento''. Storace ha incontrato anche le associazioni femminili presso l’Hotel Majestic. "Non ho pregiudizi su nessuna delle proposte che ho ascoltato - ha S dichiarato il candidato presidente al termine dell'incontro - mi interessano molto quelle legate alla salute e al lavoro e mi piacerebbe approfondire la questione del regolamento che non è stato ancora pubblicato per la parità di genere nelle società. Anche questi temi riguardano il grado di civiltà di una società". Il leader de La Destra ha già designato in Eugenia Roccella il suo braccio destro e aggiunge: ''La mia giunta sarà di 10 assessori, ancora più rosa in cui non ci saranno discriminazioni di genere''. Il tour del candidato presidente è proseguito in terra pontina. Dopo aver visitato lo staff della redazione di “Latina Oggi”, Storace si è recato a Formia dove è stato accolto da migliaia di persone che hanno partecipato alla manifestazione promossa dal senatore uscente e coordinatore provinciale del Pdl Claudio Fazzone. A Terracina, invece, Storace ha incontrato - presso la cooperativa Mediana – i vertici del mondo agricolo pontino. Per Storace bisogna ''sviluppare un'agricoltura competitiva e multifunzionale basata sulla qualità del prodotto e dei processi produttivi, questa è la sfida che ci deve vedere protagonisti''. La qualità, la sostenibilità e l’internazionalizzazione dei prodotti rappresentano i tre punti chiave per il rilancio del settore agroalimentare. Il candidato presidente del centrodestra ha chiuso la propria campagna elettorale a Cassino, sua città natale, come nel 2000. Migliaia di persone sono accorse al teatro Manzoni - in piazza Diamare - per riabbracciare e sostenere il leader de La Destra. Durante il suo intervento, un emo- zionato Storace ha riscosso il calore dei propri concittadini. Diretto il messaggio all’elettorato laziale: ''Ora credici''. Giuseppe Sarra Lombardia, prosegue la mobilitazione in vista del voto di domenica e lunedì Il rush finale de La Destra Migliaia di persone hanno partecipato agli incontri elettorali di Milano, Bergamo e Varese re le tappe in Lombardia per decretare la fine della campagna elettorale de La Destra. Giovedì a Milano e ieri a Bergamo e Varese. Nella capitale si è tenuta una serata di “recupero”. Sono stati, cioè, i missini che hanno aderito a la Destra a tenere banco. Codazzi, Melchionda, Predolin, Cosenza, Colella, Santin, Tusa e Mambretti sono i nomi di coloro che, aven- T do un trascorso nel Movimento sociale italiano e in Alleanza nazionale, hanno spiegato alla comunità militante lombarda perché hanno deciso di tornare nell’unica casa che si richiama a determinati valori. “Crediamo nel progetto di Storace – ha detto ai presenti alla riunione di giovedì Giuseppe Mambretti, candidato al Senato – perché è l’unico genuino e futuribile nella piazza. È stata una campagna elettorale esaltante e difficile allo stesso tempo. Ma sono convinto che ci prenderemo grandi soddisfazioni”. “Sono stato contento e orgoglioso – ha aggiunto Benedetto Tusa, responsabile cittadino de la Destra a Milano – nel tornare a chiedere agli amici di sostenere un progetto valido e identitario”. “Dopo tante delusioni – ha con- tinuato Giuseppe Colella, candidato alla Camera – possiamo dire di aver trovato l’approdo giusto. Adesso si tratta di costruire insieme con gli altri qualcosa che possa durare nel tempo e attirare le simpatie di quanti, seppur come noi, restano ancora a guardare”. Durante la serata presieduta dal segretario provinciale de la Destra, Massimo Furia, si è tornato a parlare del progetto Itaca. “Siamo stati – ha detto Furia – i primi a spenderci per un progetto che possa coinvolgere tutte le anime de la Destra azzerando particolarismi e settarismi. Aspettiamo dopo le elezioni di vedere cosa gli altri vogliono fare. Siamo fiduciosi e sicuri di poter presentare a Milano e in Lombardia una Destra forte”. “Adesso arriva il bello – ha detto Roberto Predolin, esule dalmata, rinomato esponente di punta del Msi milanese – perché dobbiamo affrontare le sfide che il risultato elettorale ci impone. Oltre a coinvolgere quanti facevano parte della nostra area e adesso sono delusi, dobbiamo essere capaci di intercettare il voto di quanti la pensano come noi ma non hanno mai fatto parte della nostra formazione”. I temi della campagna elettorale sono stati sottolineati a Bergamo nella serata di ieri voluta da Maurizio Pesci, segretario provinciale de la Destra, Paola De Capitani, Renato Santin, candidati rispettivamente a Camera e Senato, e Pietro Macconi, consigliere regionale uscente che, dopo aver rappresentato il Pdl, adesso ha aderito a la Destra. “Ho scelto il partito di Francesco Storace – ha detto Macconi – perché voglio continuare a spendermi in una destra dignitosa che non rinnega le proprie origini e soprattutto sa guardare avanti”. Il tema della “Sovranità” è stato al centro degli interventi di quanti hanno attirato l’attenzione dei presenti. “Dobbiamo porre al centro del dibattito – ha continuato Paola De Capitani – il primato della politica sull’economia e quindi gli interessi della nostra comunità su quelli delle banche”. “E’ stata una campagna elettorale come ai vecchi tempi – ha aggiunto Renato Santin, candidato al Senato – con la differenza che adesso si trova maggiore disagio nella gente”. A entrambe le serate, quelle di Milano e Bergamo era presente il candidato alla Camera, Guido Paglia. “Ho trascorso – ha detto – tre settimane ricche di spunti anche per chi come me ha passato una vita a fare politica, seppur da un osservatorio privilegiato come l’ambito culturale. Giovani e meno giovani in Lombardia mi hanno fatto entusiasmare. Spero di ripagarli in ogni modo”. Presente a Bergamo anche Eliana Farina, segretario regionale de La Destra. “Dispiace solo – ha detto – che questa comunità non sia riuscita a misurarsi nella competizione per il rinnovo del Consiglio regionale. Dove avremmo sicuramente detto la nostra”. A Varese, precisamente a Gemonio, paese natale di Umberto Bossi, è tornato a sventolare alto e forte il tricolore. Grazie all’iniziativa voluta da Nello Riga, segretario provinciale de la Destra, da Giampiero Maccapani, candidato capolista al Senato e da Michele Sartoris. “Abbiamo spiegato porta a porta – ha specificato Nello Riga – i termini di un programma che è l’unico capace di elevare una campagna elettorale altrimenti povera di contenuti”. “Ho incontrato tanta gente – ha aggiunto Maccapani – desiderosa di conoscere nuove facce e nuove idee. Quelle che noi de la Destra possiamo garantire”. A chiudere la serata di Bergamo l’intervento di Livio Proietti, candidato alla Camera. “Solo il calore della gente de la Destra – ha commentato – può scaldare una serata come questa caratterizzata da una nevicata straordinaria. Prendiamo questo evento climatico come di buon auspicio per il nostro partito”. Francesco Cappuccio 6 Sabato 23 febbraio 2013 Ammazzato di botte in cella. Jonathan Jacob è il nome del carcerato, rinchiuso per avere assunto anfetamine e tenere un comportamento aggressivo Esteri Belgio Tv fiamminga fa luce sulla vicenda Video-choc su un brutale pestaggio della polizia ai danni di un detenuto di Federico Campoli na fredda cella di una galera di Mortsel, nei pressi di Anversa, in Belgio. Al suo interno c’è un uomo, completamente nudo e in evidente stato confusionale. Si chiama Jonathan Jacob e sicuramente non era un santo. Era finito lì perché, sotto l’effetto di anfetamine, aveva manifestato un atteggiamento violento. Al momento dell’arresto alcuni avevano consigliato di rinchiuderlo in un ospedale psichiatrico come misura cautelare. Ma il direttore del nosocomio si era rifiutato di accettarlo. Così Jacob è finito tra quelle quattro mura. Meno di tre metri di lunghezza, per un metro e mezzo circa di larghezza. Il detenuto sembra tenere ancora un atteggiamento ostico. Però ormai è rinchiuso in quella angusta cella. Non potrebbe nuocere a nessuno, se non a se stesso. Ma qualcosa deve essere andato storto. Mentre U Jacob è in piedi in mezzo alla sua stanza e senza nulla per coprirsi, dall’altra parte della porta ci sono sei uomini. Sono secondini della prigione e si sono preparati in pieno assetto anti-sommossa, con tanto di scudi, caschi e manganelli. Sono pronti ad entrare per far capire a Jonathan come si sta al mondo. Poi, la porta della galera si apre. Ma i poliziotti non entrano. Prima lanciano un grosso petardo, per stordire il detenuto. Impaurito si rifugia nell’angolo sopra il suo letto. Ma l’irruzione è quasi immediata. I sei secondini cominciano a picchiarlo con gli scudi e i manganelli. Uno tra loro sembra anche impegnare un taser, una potente arma di stordimento che, a contatto con la pelle, rilascia una forte scarica elettrica, tale da rendere inabile il malcapitato. Il tutto dura pochi secondi. Calci, pugni, manganellate e colpi di scudo anti-sommossa bastano a lasciare Jonathan Jacob inerme per terra. Sul muro ci sono delle macchie di sangue. A quel punto i poliziotti escono. Ma prima compiono un’iniezione di qualche sostanza su quel corpo massacrato. Infine, mandano un medico a “raccogliere i resti”. Ma il dottore non ha potuto fare altro che constatare la morte di Jacob. L’autopsia stabilirà poi che il decesso è avvunto per un’emorragia interna, dovuta alle percosse dei poliziotti. Al momento un medico è incriminato per omissione colposa, mentre uno dei poliziotti è stato rinviato a giudizio per le botte. Uno degli agenti coinvolti nel pestaggio sarebbe invece ancora in servizio. Se non fosse stato per un video diffuso dalla tv belga nessuno avrebbe saputo niente. Per quanto possa sembrare attuale, i fatti risalgono al gennaio del 2012, ma fino ad ora non era venuto fuori nulla. Il video choc, che sta facendo il giro del mondo, è stato mandato in onda solo pochi giorni fa da una televisione fiamminga, la “Vrt”. Francia Tre figli sgozzati, madre ricercata ragedia e orrore in Francia. A Dampmart, una cittadina poco lontana da Parigi, un adolescente e due bambini sono stati uccisi nella loro abitazione. A compiere la terribile scoperta è stato il padre, medico specialista, rientrato a casa alle 7 di mattina dopo aver fatto il turno di notte. Le accuse ricadono sulla madre, al momento scomparsa e ricercata dalla polizia. Sembra che la donna, circa quarant’anni, sia introvabile, ma le forze di sicurezza continuano a cercarla. Le vittime sarebbero due piccoli. Un bambino di 9 e una di 11 anni. L’ultimo era un ragazzo di 17, che quando è stato trovato era ancora in vita. Purtroppo non ce l’ha fatta ad attendere i soccorsi. Il padre dei ragazzi ora è sotto choc. Al momento è stato affidato ad una cellula di supporto psicologico. E’ stato lui a lanciare l’allarme e probabilmente non ha potuto fare altro che constatare la morte dei più piccoli, mentre l’adolescente deve essere deceduto tra le sue braccia. Gli inquirenti non escludono alcuna pista al momento. La stradina dove è sita l’abitazione è stata bloccata dalle pattuglie della Gendarmeria. Tutti i sospetti ricadono sulla madre, ora ricercata con l’accusa di aver sgozzato i suoi stessi figli. Ancora però non sarebbero chiari i motivi del gesto. Sembra, stando alle testimonianze, che la coppia stesse attraversando una dura crisi coniugale. Purtroppo, non sarebbe la prima volta che i problemi dei genitori ricadano sui figli. Certo non ci si sarebbe potuti mai aspettare, che potessero essere coinvolti in questo tragico F.Ca. modo. T Lione Eurosky Tower. Entrare in casa e uscire dal solito. Il relax ha una nuova casa. Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq. La combinazione dell'esclusività del progetto, del prestigio della vista e della qualità progettuale offre un'opportunità unica per chi ricerca una residenza abitativa di primissimo livello nella Capitale. Al 19° piano, ad oltre 70 metri di altezza, sono state realizzate le prime tre residenze campione, altamente rifinite in ogni singolo dettaglio. Per prenotare la tua visita contatta i nostri consulenti al numero 800 087 087. RE AWARDS Premio Speciale Smart Green Building UFFICIO VENDITE Roma EUR Viale Oceano Pacifico (ang. viale Avignone) Numero Verde 800 087 087 www.euroskyroma.it Aggrediti tifosi del Tottenham ncora guai per i tifosi del Tottenham. Questa volta, non è Roma la città sotto accusa. Siamo a Lione, in Francia. Da sempre la squadra inglese è considerata espressione della comunità ebraica londinese e per questo è spesso oggetti di insulti e aggressioni, come è successo nella capitale italiana pochi mesi fa. A quanto pare, nella cittadina d’Oltralpe, a rendersi protagonisti dell’assalto sarebbero stati alcuni ultras della squadra locale. Fin qui, niente di eccessivamente anormale. Il solito scontro tra tifoserie. Da una parte gli ubriachi hooligans inglesi, dall’altra gli ultras francesi. Ma alla stampa non bastava. Dalle prime testimonianze è comparso che alcuni violenti della squadra d’Oltralpe si sarebbero esibiti nel saluto romano. Subito sono scattate le indagini all’interno del mondo dell’estrema destra. In realtà, nonostante siano comunque da condannare certi atteggiamenti, sembra chiara la volontà di provocare gli hooligans del Tottenham. Ma c’è di più. “Da quanto sappiamo tra le persone arrestate ci sarebbe un esponente di un movimento dell’ estrema destra” dichiara Laurent Burlet, un giornalista locale. Anche se il reporter dichiara che “è ancora troppo presto” per poter parlare già di una motivazione politica dietro all’assalto. Ma oltre alla stupidità di pochi, ci si mette pure l’incompetenza di altri. A quanto pare, la polizia è accusata di essere intervenuta tardivamente per sedare la rissa. E questo ha provocato una dura reazione degli agenti stessi contro i gruppi organizzati. F.Ca. A 7 Sabato 23 febbraio 2013 Cronaca Ordine pubblico Microcriminalità Misure straordinarie Due casi a Monteverde e Sant’Ippolito Scippatori in azione: ma la gente reagisce In entrambi i casi i malviventi, stranieri, sono stati bloccati grazie all’aiuto dei passanti Italia Degrado La Rustica Angelus più elezioni: sicurezza raddoppiata Protezione Civile mobilitata per il saluto a Papa Ratzinger Ma scatta anche il piano speciale per seggi ed ambasciate omani, domenica 24 febbraio sarà il giorno delle elezioni politiche e regionali, ma anche dell’ultimo Angelus di Papa Benedetto XVI. Il Campidoglio non si dovrebbe far trovare impreparato, dal momento che la macchina organizzativa è già stata messa in moto domenica scorsa. Tuttavia il servizio di assistenza aumenterà, così come le forze messe in campo. Più ambulanze dell’Ares, più barellieri e due tende da campo allestite attorno a piazza San Pietro, aumenteranno anche i volontari della protezione civile, che da 200 passeranno a 300. Resterà invariato invece rispetto ad una settimana fa il numero degli agenti della polizia di Roma Capitale i quali saranno circa 120 in tutto. A causa della concomitanza con le elezioni, la viabilità non verrà stravolta, chiuse al traffico solo via della Conciliazione e via Traspontina, aperto invece Lungotevere. Imponente anche le forze messe in campo dallo stato, a dar manforte agli agenti della municipale ci saranno infatti artificieri, Polizia di stato e Carabinieri, impegnati tra le altre D cippatori bloccati dalla gente in ben due casi diversi, nelle ultime ore, a Roma. Nel primo caso al quartiere Monteverde: un giovane ha atteso la sua vittima nei pressi di un bancomat. Ha assistito in silenzio all’operazione di prelevamento del contante e poi ha agito: dapprima l’ha seguita e poi, dopo che la donna ha acquistato alcuni medicinali in una farmacia di via Roiti, le ha strappato di mano il portafogli. La donna ha iniziato ad urlare richiamando l'attenzione di alcuni passanti che hanno avvisato il 113 e si sono subito lanciati all'inseguimento del ladro. Il giovane è stato bloccato poco dopo: si tratta di un minorenne romeno. Fortunatamente recuperato il portafogli, che durante la fuga era stato abbandonato da malvivente dopo che costui aveva capito che non ce l’avrebbe fatta. Il giovane è stato arrestato per furto S aggravato dagli agenti del commissariato di Monteverde. Il secondo episodio è invece avvenuto in via di Portonaccio, ma anche in questo caso decisivo è stato l’intervento di alcuni cittadini. Protagonista dello scippo è stato un marocchino di 29 anni. Il giovane ha avvicinato alle spalle la donna approfittando del fatto che aveva aperto la borsa per riporre il suo smartphone. Lo ha letteralmente strappato dalle mani della vittima ed ha iniziato a correre. Ma anche in questo caso le urla della vittima hanno attirato alcuni passanti che hanno immediatamente avvisato il 113 e si sono messi all'inseguimento del fuggitivo. È stato poi l'equipaggio del commissariato Sant'Ippolito ad arrestate il ladro dopo che la donna era riuscita a rientrare di nuovo in possesso del suo telefono cellulare. R.V cose già da sabato sera a bonificare la zona intorno al Vaticano per scongiurare ogni potenziale rischio legato al terrorismo. Controlli capillari verranno quindi effettuati in ogni angolo delle strade fino ad arrivare all’apertura dei tombini. Analoghi controlli verranno effettuati anche presso i Ministeri, seggi elettorali, e luoghi di culto. Anche in questo caso saranno monitorati dagli agenti coadiuvati dalle unità cinofile e squadre antisabotaggio i tombini nei pressi di obiettivi sensibili, sopratutto nelle vicinanze delle sedi diplomatiche, come l'Ambasciata americana. E' stata pianificata inoltre la sorveglianza continua dei seggi da oggi, sabato, alle ore 14 fino alla chiusura delle operazioni di voto. Ugo Cataluddi Il Campidoglio ai tempi della crisi L’allarme tagli di Alemanno: servizi sociali a forte rischio Almeno altri duecento milioni di euro in meno destinati alla Capitale Amministrazioni pubbliche strangolate dai lacci del patto di stabilità ncora tagli al comune di Roma all’orizzonte, come se qualcuno ne sentisse il bisogno e come se non ci fossero già abbastanza problemi. L’allarme arriva direttamente dal sindaco Gianni Alemanno che mette tutti in guardia su quelle che saranno le prospettive future: "A Roma arriveranno tra i 190 e 240 milioni di euro in meno - spiega il sindaco - il ministero dell'Interno sta computando la parte relativa alla capitale ma, a prescindere dalla cifra, la decurtazione è insostenibile". La categoria che più risentirà delle decurtazioni è come sempre quella relativa alle politiche sociali. Sempre il primo cittadino lancia il suo monito: “a giugno rischieremo di non avere risorse per i servizi sociali”. Niente aiuti per gli anziani quindi, né per disabili, giovani e famiglie in difficoltà. Alemanno lancia quindi il suo appello e lo fa in concomitanza con gli ultimi giorni di campagna elettorale per politiche e regionali con la speranza che per ovvie ragioni , qualcuno possa raccoglierlo. “Nel 2013 è previsto un taglio per tutti i comuni italiani di circa 2 miliardi e 250 milioni di euro che si somma ai 714 milioni di euro del 2012 – afferma – mantenere invece un "vincolo di solida- A rietà" che consenta agli enti locali di mantenere i servizi sociali essenziali è un atto di responsabilità che deve riguardare qualsiasi governo che si andrà a sedere a Palazzo Chigi”. L’amministrazione capitolina è già da tempo che si scontra con questa delicata questione, lo scorso giugno ad esempio convocò addirittura gli stati generali “del sociale e della famiglia” per sensibilizzare opinione pubblica e governo sul grave impatto che le varie manovre governative, il patto di stabilità e la spending review hanno sui comuni, in special misura su quello di Roma già attanagliato da un deficit di centinaia di milioni di euro, lasciato in eredità dalle molteplici amministrazioni di sinistra. Allora a lanciare l’accorato appello fu il vicesindaco Sveva Belviso che rincara la dose: “Si rischia il collasso – afferma laconica la Belviso - da quando ci siamo insediati. Il nostro sforzo è stato enorme per mantenere i servizi sociali, eliminando gli sprechi, ma ora siamo di fronte alla drammaticità dei tagli che comportano un estremo disagio perché complessivamente Roma ha avuto oltre 1,2 miliardi di euro di entrate in meno alla spesa corrente”. U.Cat. DA ROMA E DAL LAZIO Gianni Alemanno e il Vicesindaco Sveva Belviso Uomini e animali vivevano nell’immondizia Il maltrattamento agli animali, a volte, è anche figlio di disagio. E una brutta storia di disagio è appunto quella scoperta, in seguito a un esposto, dalla Polizia di Roma Capitale. Agenti del VII Gruppo sono intervenuti ieri presso una casa con terreno a La Rustica, dove era stata denunciata una situazione di estremo degrado. Gli agenti, diretti dalla Comandante Raffaella Modafferi, hanno scoperto una decina di cani che vivevano tra grossi cumuli di immondizia, mobilie in disuso, sterpaglie, avanzi di cibo e i loro stessi escrementi. Sul posto è stato identificato un italiano di 40 anni che si è dichiarato comproprietario dell’area il quale ha riferito che ignoti avrebbero abbandonato i cani nel suo giardino. Dal sopralluogo è risultato subito chiaro che per gli animali la vita non fosse facile in quanto mancavano cucce, acqua e cibo. Visto anche l’alto grado di aggressività degli animali, che erano costretti a contendersi il poco cibo a disposizione azzannandosi tra loro, gli agenti hanno richiesto l’intervento immediato del Veterinario della Asl che ha ordinato il recupero degli animali. Gli 11 cani, di cui 3 cuccioli di varie taglie e razze, sono stati affidati a una struttura di ricovero collegata alla Asl. Per le persone che dimorano nella casa si sta provvedendo ad accertamenti con il Nucleo Assistenza Emarginati. 8 Sabato 23 febbraio 2013 Italia DAL NORD A dieci anni dalla scomparsa dell’Avvocato, la sua eredità continua a far parlare di sé Eredità Agnelli: caccia al tesoro all’estero Secondo i pm ci sarebbe un patrimonio immenso custodito tra la Svizzera e il Liechtenstein. Spunta anche un conto segreto da 1 miliardo a Zurigo dieci anni dalla morte di Gianni Agnelli il capitolo eredità sembra non si sia ancora chiuso. Mentre giovedì la procura di Milano ha chiesto l'archiviazione per Margherita Agnelli e per l'avvocato Charles Poncet (indagati per tentata estorsione ai danni dell'avvocato Emanuele Gamna accusato, a sua volta, di falso in scrittura privata) aumentano i dubbi relativi alla reale consistenza e dislocazione del patrimonio dell'Avvocato, deceduto nel 2003. Stando ad una prima ricostruzione della procura, Margherita Agnelli e Poncet avrebbero fatto pressioni su Gamna minacciando una denuncia per evasione con lo scopo di fargli firmare un documento in cui riconosceva di aver lavorato non per lei, ma a favore di Gianluigi Gabetti e Franz Grande Stevens per pilotare i fondi neri dell’eredità Agnelli verso il figlio di Margherita, John Elkann, A oggi a capo dell'impero di famiglia. Chiusa l'indagine, la procura ha chiesto l'archiviazione per Margherita e i due legali. Intanto però nell’ambito dell’inchiesta è spuntato un conto “segreto” da un miliardo di euro dell’avvocato Agnelli in Svizzera. Un vero tesoretto gestito e custodito all'estero e finora sfuggito alla rendicontazione del patrimonio, su cui la magistratura italiana però non è stata in grado di fare ulteriori accertamenti per la mancata collaborazione, è l'argomentazione addotta, delle autorità locali del Liechtenstein e della Svizzera. Quindi, non aveva torto Margherita Agnelli quando impugnò l’accordo sull’eredità che aveva firmato dopo la morte del padre, ritenendo di essere stata imbrogliata dai suoi stessi legali in favore del figlio John Elkann. Margherita Agnelli ricevette 110 milioni di euro, più immobili, arredi e opere d’arte per un valore complessivo di 1,1 miliardi. Pochi, secondo la figlia dell’Avvocato, che ha subito pensato a un tesoro offshore, che c’è ma pare sia irraggiungibile. Quanto al tesoro, i magistrati hanno raccolto una serie di indizi: dai documenti emerge un conto segreto da un miliardo di euro dell’avvocato in Svizzera. Frutto di evasione fiscale? Chi può dirlo visto che i magistrati italiani non sono mai riusciti ad avere accesso alle carte. Gli inquirenti, infatti, ritengono ''verosimile l'esistenza di un patrimonio immenso in capo'' all'ex presidente della Fiat, ''le cui dimensioni e la cui dislocazione territoriale non sono mai stati compiutamente definiti'', grazie anche alla ''disponibilità'' di ''schermi'' societari ''attraverso cui detenere beni celandone provenienza e titolarità''. Ma il tentativo di ricostruire i flussi dei soldi portati all'estero, come spiegano TORINO Ha ucciso una ventitreenne giovedì sera, poco dopo è stato fermato. L’uomo aveva numerosi precedenti Investita sulle strisce: acciuffato il pirata ncora una vittima della strada, ancora una giovane vita spezzata sull’asfalto che, si spera, abbia giustizia. È stato arrestato il pirata della strada che, giovedì sera alle 19.50 circa, ha investito e ucciso una giovane di 23 anni, Sara Marzocca, in corso Vercelli a Torino. La ragazza stava attraversando la strada in corrispondenza delle strisce pedonali quando una Fiat Punto l'ha travolta e ha continuato poi la sua corsa senza fermarsi. Alle 23.20 i carabinieri hanno fermato il conducente dell’auto a Ivrea: si tratta di Davide Giunta di 43 anni, italiano, con numerosi precedenti penali. L'uomo è stato bloccato mentre si aggirava a piedi intorno a un distributore di benzina e alla vista dei militari in borghese ha tentato la fuga. Arrestato, ha confermato l'accaduto e ha indicato dove aveva abbandonato l'auto, in via Campobasso, una traversa di corso Vercelli. Il veicolo è stato recuperato e posto sotto sequestro giudiziario. Fondamentali sono stati due testimoni dell'incidente che avevano notato la targa del veicolo del pirata, che si trova ora nel carcere di Ivrea. Dopo l'arresto il 43enne ha rifiutato di sottoporsi all'alcoltest e agli accertamenti sull'assunzione di stupefacenti. L'uomo era già stato denunciato per guida in stato di ebbrezza e sotto l'effetto di stupefacenti, oltre ad altri reati connessi al codice della strada. Nel 2010 gli era già stata ritirata la patente e nel novembre del 2012, inoltre, non si fermò a un controllo della polizia gli stessi magistrati, ''sono stati vanificati'' sia in Liechtenstein sia in Svizzera ''dalla mancata collaborazione della locale autorità giudiziaria'', che ha rimandato al mittente le rogatorie ''sulla base dell'assunto, non del tutto condivisibile, che le richieste avevano esclusiva finalità fiscale''. Dall’indagine sarebbe emerso anche la che dagli anni '70 a Gianni Agnelli sarebbero stati riconducibili “tre moli” in Costa Azzurra (poi venduti), schermati attraverso “una finanziaria” e “due società off-shore”. Eppure gli indizi ci sono. Nelle carte viene riportata la testimonianza di un ex manager di Morgan Stanley che ''ha affermato di aver sempre saputo che presso la filiale di Zurigo esisteva una provvista direttamente riferibile a Gianni Agnelli per una cifra compresa tra gli ottocento milioni e il miliardo di euro, fiduciariamente intestata e detenuta attraverso molteplici conti da Siegfrid Maron'', uno dei consulenti dell'Avvocato iscritto per riciclaggio, ma anche per lui è stata chiesta l'archiviazione. Si tratterebbe, secondo i pm Eugenio Fusco e Gaetano Ruta, dello stesso conto ''sconosciuto al Fisco'' da cui sono partiti i 109 milioni di euro di quota ereditaria per Margherita. I pm hanno chiesto ai magistrati svizzeri di poter vedere tutti i presunti conti in Svizzera dell'Avvocato e di interrogare Maron, ''che appariva essere il principale responsabile dell'attività di riciclaggio''. Richieste rimaste ''inevase''. Barbara Fruch Tragedia in Val di Susa Cade dalla seggiovia, muore turista 13enne ragedia in alta Val di Susa. Una ragazzina inglese di 13 anni è morta dopo essere caduta dalla seggiovia a Claviere. Il tragico incidente si è verificato ieri mattina intorno alle 9.30, sull'impianto "Col Boeuf" che dai 1.760 metri d'altezza di Claviere sale in alta montagna. La ragazzina, che ha origini indiane, aveva appena preso la seggiovia per cominciare la sua giornata sulle piste da sci. Secondo la prima ricostruzione, la ragazzina è scivolata dal seggiolino dalla seggiovia nonostante la sbarra di protezione fosse regolarmente abbassata. Poi un volo di circa sei metri, andando a sbattere contro un pilone in cemento. Dopo l'improvvisa caduta i soccorsi di polizia e 118 sono stati immediati: i primi a intervenire sono stati gli alpini della Brigata Alpina Taurinense, in servizio con la cooperativa Sps che gestisce il soccorso sulle piste della Vialattea; subito dopo è arrivata la polizia e poi il 118 di Ce- T sana. I sanitari sono riusciti a rianimare la ragazzina, le cui condizioni sono subito apparse gravi, ma la tredicenne è morta per un arresto cardiaco durante il tragitto verso l'ospedale di Susa. La ragazzina si chiamava Poonam Bhattal, residente a Langley, nel Kent, a Sud Est di Londra. Era in vacanza con una comitiva di connazionali, dove stava trascorrendo alcuni giorni in gita scolastica, all'hotel Miramonti di Claviere. Carlotta Bravo PADOVA – IL GIP GLI HA RICONOSCIUTO LE ATTENUANTI Disoccupato con debiti tenta rapina in banca: pena scontata A enza lavoro da un anno e un debito da 40mila euro con le banche. Una condizione disperata quella dell'artigiano 43enne Danilo Cappelletto di San Giorgio in Bosco (Padova) che non ha visto altra soluzione ai suoi guai economici se non tentare una rapina in banca. “Sono stato costretto a quel gesto, a rapinare insomma, avevo quasi quarantamila euro di debiti con le banche, senza lavoro da oltre un anno. Mi sono chiesto cosa potevo fare: una rapina. Pensavo fosse la soluzione per la mia vita”. Sarebbe questa la confessione disperata, riportata da Il Gazzettino, che ha portato il giudice a concedere uno sconto di pena all’artigiano accusato di tentata rapina alla filiale del Banco Popolare di Vicenza a Castelfranco (Treviso). Ad incastrarlo le telecamere della banca, che lo immortalano con occhiali scuri e un sacchetto di carta in mano. Per la sua condotta, il gup di Treviso Elena Rossi lo ha condannato a un anno e sei mesi, salvo concedere uno sconto di pena, già diminuita di un terzo grazie al rito abbreviato, riconoscendogli tra le attenuanti la sua S stradale a Torino, dando vita a un inseguimento nella zona di via Reiss Romoli, che terminò solo perché lui si schiantò contro un'altra auto. Fu denunciato, ma non gli venne ritirata immediatamente la patente, anche se gli agenti avviarono le pratiche per gli accertamenti. Poi giovedì un altro incidente: secondo quanto ricostruito, subito dopo aver travolto la ragazza, l'uomo ha parcheggiato l'auto in una via vicina e poi, ancora non è chiaro in che modo, ha raggiunto Ivrea, dove vive. Quando lo hanno bloccato ha prima detto che l'auto gli era stata rubata, ma ha poi ammesso tutto. Secondo i rilievi dalla polizia municipale di Torino, avrebbe effettuato un sorpasso a destra e travolto la ragazza a forte velocità e senza frenare (non ci sono segni di frenata sull'asfalto), tanto che il corpo è stato sbalzato di circa 30 metri. B.F. particolare condizione disperata. Invece degli arresti domiciliari l’uomo, divorziato e padre di due figli, sarà sottoposto al solo obbligo di firma. Il tentativo di rapina risale al settembre scorso e l’arresto avvenne poco dopo, ma Cappelletto era già stato in carcere nel 2003, sempre per rapina. Quella volta aveva messo a segno (a Vicenza e due volte nel veneziano) colpi in banca che gli avrebbero fruttato qualche migliaio di euro, entrando a volto scoperto e sempre con un paio di occhiali da sole. A Vicenza era entrato in banca dicendo alla cassiera, incinta, che nella sua busta c'era una bomba intimandolo a darle i soldi. La donna rispose che la cassa funzionava a tempo e non poteva aprirla in quel momento, così Cappelletto abbandonò il suo intento e andò via, ma anche quella volta le telecamere lo immortalarono. Dopo poco l'arresto e la scoperta che nella busta non c’era nessuna bomba bensì solo dei bicchieri. Insomma, gesti estremi in un paese in cui ormai per vivere si arrivano a compiere i gesti più disperati. C.B 9 Sabato 23 febbraio 2013 Italia DAL CENTRO E DAL SUD Coinvolto nell’indagine della Procura campana anche Franco Ceccuzzi, candidato del Pd alla poltrona di sindaco del capoluogo di provincia toscano Mps scandali Da Siena a Salerno Crac Pastificio Amato: indagato Mussari Il legale dell’ex presidente: “Responsabili anche i vertici della banca” Ma dalle indagini emergono scenari che riguardano amministratori locali iove sul bagnato per Giuseppe Mussari, ex presidente del Monte dei Paschi. Insieme all’ex sindaco di Siena Franco Ceccuzzi, attuale candidato del centrosinistra alla carica di primo cittadino della città toscana, risulta indagato dalla Procura della Repubblica di Salerno per concorso in bancarotta, nell’ambito di un’inchiesta stralcio sul fallimento del pastificio Amato. Per la stessa ipotesi di reato sarebbero inquisiti anche l’ex direttore generale dell’istituto di credito senese, Marco Morelli, e l’ex deputato del Pd, Paolo Del Mese. Il pm salernitano Vincenzo Senatore ha emesso nei loro riguardi inviti a comparire per rendere dichiarazioni. Da quanto si è appreso dovrebbero essere ascoltati la prossima settimana. Da fonti giudiziarie si è saputo che al centro delle indagini vi è un finanziamento (intorno ai 20 milioni di euro), messo a disposizione di una società immobiliare del gruppo Amato, da parte di alcune banche (soprattutto Monte dei Paschi di Siena) per la riqualificazione di uno stabilimento del gruppo, destinato a diventare centro direzionale e residenziale. E’ tornato sulla vicenda dell’acquisto di Antonveneta l’avvocato Tullio Padovani, difensore di Giuseppe Mussari. “La posizione del mio assistito – ha dichiarato – è quella di un presidente non operativo, P che riceve informazioni dalla struttura sullo svolgimento delle operazioni. Per questo partecipò alla conference call con Nomura: per esprimere un consenso dipendente da quanto gli era stato assicurato dai dirigenti che avevano seguito tecnicamente le varie fasi dell’operazione”. Uno scaricabarile che si guarda bene dal coinvolgere gli amministratori degli enti locali. E’ questo il succo del “non emergono dalle informazioni in possesso della difesa riferimenti a scenari che riguardino la politica o personaggi politici”, proferito dal legale. Padovani ha tenuto a chiarire che “la questione delle ipotetiche tangenti, derivate dal pagamento del prezzo, non sembra assumere al momento alcuna consistenza” . “Il problema sollevato dal processo ha aggiunto - non è propriamente l’entità del prezzo pagato per Antonveneta, bensì le operazioni finanziarie effettuate per corrisponderlo, in particolare l’aumento di capitale. Si tratta di stabilire se sia stato effettuato regolarmente o se manifesti qualche criticità”. A discolpa dell’ex presidente di Mps anche la considerazione che “i rapporti con la Banca d’Italia, per Mussari, si svolgevano del tutto regolarmente: mai ha inteso nascondere od occultare alcuna informazione ai controlli dell’istituto”. Emiliano Stella È SCONTRO TRA REGIONE E GOVERNO Roma, via Filippo Corridoni n.23 Tel. 06 37517187 - 06 45449107 Fax 06 94802087 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Direttore editoriale Guido Paglia Società editrice Amici del Giornale d’Italia Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Marketing e Pubblicità Daniele Belli Progetto grafico e impaginazione Raffaele Di Cintio Nicola Stefani Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità su Il Giornale d’Italia rivolgiti a Eco Comunicazione e Marketing via di San Bartolomeo 9 Grottaferrata (Rm) 06 94546475 TRAGEDIA NEL BRINDISINO Auto in fiamme: morte tre donne Una “ombrina” petrolifera sul bel mare d’Abruzzo Q uella piattaforma non s’ha da fare. Quantomeno, non così vicina alla costa. Ed è così scontro tra la Regione Abruzzo e il governo, con il presidente Gianni Chiodi che chiede un incontro urgente al ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, al fine di bloccare l'iter autorizzativo per il progetto petrolifero “Ombrina Mare 2”. L'autorizzazione prevede la costruzione di una piattaforma per estrazione di petrolio a largo della Costa dei Trabocchi, nel Chietino, una delle aree più belle e suggestive del litorale adriatico. “Una decisione gravissima - lamenta Chiodi - che mette a rischio il futuro turistico del nostro territorio. La Regione è contro tutti i progetti petroliferi, nel nostro mare e sulla terraferma, ma il Governo centrale ha riaperto nuovamente la discussione, senza ascoltare osservazioni contrarie, esprimendosi favorevolmente”. Il Go- vernatore ricorda che “la Regione non ha potere vincolante sulle estrazioni di idrocarburi in mare, ma il nostro governo regionale si era già opposto in maniera decisa e, con Berlusconi presidente del Consiglio e la Prestigiacomo ministro dell'Ambiente, era stato portato a 12 miglia il limite per la realizzazione di questo tipo di impianto in aree marine protette. La decisione del Governo Monti ci riporta al 2008 quando in Regione c'era il centrosinistra e con il governo Prodi e Pierluigi Bersani ministro per lo Sviluppo economico furono concesse le autorizzazioni per Ombrina Mare 2”. L'auspicio di Chiodi è che “non ci si debba confrontare con Bersani su questi temi, visto che ha già chiaramente dimostrato la sua posizione favorevole a questo tipo di infrastruttura”. Robert Vignola Una panda si è scontrata con un furgone che trasportava disabili per poi finire fuori strada. Inutili i soccorsi o schianto e poi il fuoco. Sono morte avvolte dalle fiamme le tre donne, rimaste incastrate tra le lamiere contorte e roventi della Fiat Panda su cui viaggiavano ieri mattina alle 9.30. L’auto, uscita fuoristrada e precipitata in un terreno, s’è trasformata di colpo in una gigantesca palla di fuoco: Vittoria D'Errico, 46 anni, sua madre Angela Nardelli, 86 anni e Anna Custodero, 52 anni, non ce l’hanno fatta a uscire vive da quell’inferno. L’auto si è prima schiantata contro con un furgone Daily Iveco che accompagnava ragazzini disabili all’Istituto “La Nostra Famiglia” di Ostuni per poi finire fuori strada. Sotto shock ma illesi fortunatamente i quattro bambini disabili, il conducente del minibus e l’assistente sociale che viaggiava sul furgone. È questo il bilancio pesantissimo dell’incidente stradale avvenuto lungo la ex statale 16, tra Montalbano e Ostuni, nei pressi della strada comunale che porta al contrada "Spagnulo". Stando alle L testimonianze raccolte dai vigili urbani, sembrerebbe che l’auto con a bordo le tre donne provenisse dalla stradina laterale e avesse imboccato la provinciale, per immettersi lungo la corsia per Ostuni. Per cause ancora in corso di accertamento, l’utilitaria sarebbe entrata in contatto con il pulmino, proveniente da Montalbano: una collisione che le avrebbe fatto perdere del tutto aderenza con l’asfalto, tanto da farla sbattere dapprima contro un muretto a secco e quindi cappottare in un terreno adiacente. Poi le fiamme. Il conducente dello scuolabus, Giuseppe Pedote tentando di salvare le donne si è procurato anche ferite da ustioni a una mano. Quando sul posto sono accorsi i vigili del fuoco del distaccamento di Ostuni, hanno potuto soltanto domare il violento incendio e mettere in sicurezza la zona, agevolando di seguito i rilievi della polizia municipale e degli agenti del Commissariato. Barbara Fruch 10 Sabato 23 febbraio 2013 Scuola Viaggio in un settore che, a dispetto di mille riforme, stenta ancora a declinare la formazione in preparazione L’istruzione vista da destra La scuola dell’obbligo va portata a dieci anni. Negli istituti privati va incentivata soltanto la complementarietà rispetto al pubblico. E vietato dimenticarsi che non si finisce mai di imparare di Francesco Bragadin remessa- Ritenere che l’istruzione sia scevra da ogni indirizzo politico significa cadere nell’anarchia degna del giovane Papini o del russo Bakunin. Il problema che si pone nell’ambito dell’istruzione è la complessità della struttura sia in termini di oggetto dell’offerta che nel numero delle persone coinvolte e della loro enorme eterogeneità; eterogeneità declinabile in tutte le caratteristiche che rendono unica la persona: complessità semplificabile se inserita in linee guide semplici e non soggette ad infinite interpretazioni. Definizione di istruzione Appena si cita istruzione, ai più, viene in mente la scuola, con i tre gradi (elementari, medie e superiore) e quindi l’università; si deve considerare anche la formazione continua che ha una valenza paragonabile se non addirittura superiore a quella che la precede in termini temporali: con essa si intende quindi l’aggiornamento durante il periodo lavorativo utile sia per il mantenimento, incremento che per apprendere nuovi temi indispensabili per un eventuale reintegro lavorativo o modifica del lavoro stesso. Spesso e volentieri i maggiori sforzi economici vengono indirizzati sulla prima perché si crede che ciò che viene insegnato ed appreso nella scuola/università abbia una durata pari al ciclo lavorativo; nulla di più errato! La dinamicità del lavoro ha reso indispensabile la flessibilità del lavoratore sia all’interno dell’azienda che in aziende diverse. P Filo conduttore. L’uomo nella sua identità deve avere il massimo sviluppo anche nell’ambito dell’istruzione: il singolo individuo con le sue peculiarità deve trovare la propria soddisfazione e sviluppo, inteso come soddisfazione personale. Il gruppo al cui interno è necessariamente inserito deve essere visto come una risorsa per raggiungere obiettivi che altrimenti sarebbero irraggiungibili ma non come fine del proprio operare: se il singolo raggiunge la propria soddisfazione anche il gruppo per il quale opera risente di tale status. Ogni persona deve essere messa in grado di operare al meglio delle proprie possibilità e potenzialità. Ogni persona può scegliere di operare al meglio di se stesso ma è anche libero di non operare secondo le proprie potenzialità non obbligando, per questo, di avere, dalla struttura sociale in cui è inserito, sempre lo stesso servizio. Scuola/Università L’obbligatorietà di dieci anni di formazione obbliga sia il singolo che l’Istituzione nel dare e fornire un servizio che tuteli ogni singolo individuo interessato. Dieci anni sono il minimo, il resto potrà avvenire o attraverso la formazione continua o attraverso il prosieguo della scuola, superiore o università. A fianco della scuola pubblica può esserci la presenza di una scuola privata che ha lo scopo di integrare ed offrire un servizio di completamento e di libertà nella metodologia e negli strumenti per coloro i quali per meriti personali e nel rispetto delle singole aspirazioni vogliono un servizio diverso. La scuola privata ha la possibilità di accedere ad un finanziamento pubblico nel momento in cui il servizio offerto sopperisce alle mancanze strutturali, qualitative e morali dell’offerta pubblica: un esempio eclatante è la scuola cattolica che permette la formazione oltre che strettamente scolastica anche quella morale nei dettami della nostra cultura caratterizzante. Devono essere prefissati degli obiettivi minimi e degli standard qualitativi per tutti gli istituti scolastici di ogni tipo e grado: pena l’esclusione dei finanziamenti e il proseguo del proprio operare. Deve essere istituito nuovamente l’esame di quinta elementare come tappa fondamentale per la crescita del giovane. Lo standard qualitativo deve essere utilizzato per consentire a qualunque cittadino italiano di raggiungere l’obiettivo personale ed altresì avere la garanzia che tale livello minimo è presente in tutto il Paese. Il ciclo della scuola superiore dovrà essere rivisto nell’ottica di un studio modulare e non più annuale per permettere allo studente di riseguire il ciclo di lezioni con cadenza trimestrale con al termine un test per il ciclo trimestrale successivo. Al termine del ciclo quinquennale lo studente dovrà aver superato tutti i corsi caratterizzanti l’indirizzo e nel caso non li avesse terminati potrà seguire solo quello mancante. Abolizione, conseguentemente degli esami di riparazione. Si potrà accedere all’esame finale solo dopo aver superato tutti i cicli. L’accesso all’Università potrà avvenire solo attraverso un percorso di tipo liceale permettendo comunque ai più meritevoli degli istituti o attraverso il superamento di un opportuno esame, il relativo accesso. Ritenere che qualunque istituto possa garantire un agevole superamento degli esami universitari è un’ipocrita posizione nata da un’ideologia massimalista che livella ogni possibilità di valutazione meritocratica. Avendo fissato i licei come percorso preparatorio all’Università, il numero chiuso all’Università non avrebbe più alcuna valenza. Chiunque potrà accedere all’Università senza essere sottoposto a quiz di tipo televisivo. Ogni istituto superiore ed Università potrà essere finanziato da istituzioni private in seguito all’esigenza di sviluppo di progetti specifici e tali finanziamenti andranno ad abbassare totalmente l’imponibile fiscale dell’azienda finanziatrice. Il titolo di studio dovrà continuare ad avere valore legale e gli esami, al termine di ogni ciclo, dovranno essere tenuti da insegnanti non appartenenti all’istituto stesso proprio per mantenere gli standard qualitativi prefissati a carattere nazionale. Abolizione della laurea breve, vero specchietto delle allodole che ha creato solo falsi professionisti, figure ibride sottopagate e sottostimate in ogni ambito da quello pubblico a quello privato. Reclutamento/mantenimento del corpo docente Dovrà essere presente un albo a carattere nazionale in cui verranno inseriti i laureati e valutati anche i titoli professionali e la carriera sviluppata anche nell’ambito privato. Sarà la scuola/università stessa a valutare la bontà dell’operato dell’insegnante mediante commissioni miste interne ed esterne per evitare clientelismi e baronie ed una serie di ve- rifiche in aula sulla bontà dell’insegnamento. Stop a concorsoni e corsi di specializzazione a tempo pieno che sono solo dei corsi autoreferenziali per foraggiare baronie e chimere di contratti a tempo indeterminato. E’ a carico della struttura universitaria o scolastica formare il personale docente esattamente come avviene nell’ambito privato durante il percorso lavorativo; sarà tale percorso che permetterà un’eventuale contratto a tempo indeterminato. Sarà garantita una paga base e premi di produzione valutabili da commissioni miste interne alla scuola/università per garantire lo stimolo alla crescita professionale interna. Istituzione di scuole linguistiche Per poter accedere ad una scuola italiana sarà indispensabile avere un livello minimo di conoscenze della lingua. Si dovranno istituire corsi monotematici di lingua e cultura italiana al termine dei quali superati i relativi test si potrà accedere alla scuola /università. Tutela delle minoranze linguistiche presenti nel territorio italiano Si dovranno mantenere percorsi tenuti nella lingua caratterizzante la minoranza come pure il mantenimento della loro cultura caratterizzante. Il tutto deve essere mantenuto all’interno degli stessi edifici e con gli le stesse norme degli altri studenti. I percorsi di studio nelle regioni caratterizzate da una presenza mista del gruppo linguistico italiano, francese, tedesco, ladino dovranno andare incontro all’esigenza che la lingua principale dovrà rimanere l’italiano e la cultura italiana. Al termine del ciclo di studi potrà essere rilasciato un titolo che certifica la competenza linguistica spendibile all’interno dell’intero territorio. Formazione continua La formazione continua deve diventare il nucleo portante del sistema d’istruzione statale. La continua evoluzione della società porta alla creazione di nuove entità produttive che richiedono un adattamento in tempi rapidi del personale. La caratterizzazione della struttura economica del nostro Paese si basa su aziende di piccole dimensioni che spesso non riescono a far fronte alla formazione ed aggiornamento causando, conseguentemente l’intervento di ammortizzatori sociali con la cassa integrazione che la fa da principe. Seguire corsi di aggiornamento di tutto il personale permette, in caso di crisi, un reintegro più veloce del personale. La formazione continua deve poi essere finanziata ed essere sempre in contatto con tutto il mondo privato per permettere di capire quali materie e tematiche devono essere maggiormente sviluppate. Conclusione • Istruzione basata sull’evidenziazione delle potenzialità dei singoli • Responsabilizzazione del diritto al rispetto della persona •Lotta serie ed immediata ad ogni forma di bullismo e violenza • Lotta ai baronati • Accesso cristallino alle graduatorie degli insegnanti • Stipendi degli insegnanti proporzionale allo standard raggiunto dagli alunni • Finanziamento alla ricerca con sgravi fiscali a chi la sostiene • Scuola pubblica e privata in coesione e non contrapposizione per evidenziare le eccellenze • Apertura e mantenimento di università in linea con i costi e obiettivi standard 11 Sabato 23 febbraio 2013 Cinema Vento di terre lontane MATERIA OSCURA di Nicola Palumbo o, il film del grande Delmer Daves non c’entra nulla: è solo la nostra abitudine ad abusare dei titoli di celebri film, spesso parafrasandoli o citandoli sempli- N cemente. In questo caso addirittura ne esce una sorta di crasi (imperfetta) con i due titoli che abbiamo recensito: si tratta di un interessante documentario di denuncia girato in Sardegna, e di una bella commedia sui trentenni dell’Italia di oggi, realizzato da un esordiente. Le “terre lontane” sono quelle brulle della nostra isola; il “vento” è quello che sentiamo spirare sul nuovo cinema italiano, quando ci troviamo di fronte a lavori come quello di Sebastian Maulucci. Un vento di speranza di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti – I – 2013 – 80’ Con Priamo Farci, Italo Pinna, Marco Pinna, Luca Melis La terra e il vento di Sebastian Maulucci – I – 2013 – 85’ Con Lorenzo Richelmy, Chiara Martegiani, Robin Mugnaini, Laura Gigante ntroterra pontino. Leonardo (Richelmy) è un bel giovanotto non ancora trentenne, amante dei viaggi avventurosi, tanto da non stare più nella pelle per quello imminente con destinazione il Nepal. Prima della partenza, Leonardo è preso di mira da una sorta di fuoco incrociato proveniente dalla sua numerosa, variegata e anche allargata famiglia, che va da i nonni materni fino al fratellastro Riccardo (Mugnaini), passando per i genitori separati, due simpatici zii e un fratello maggiore, tutti che tentano di convincerlo ad assumersi le proprie responsabilità verso l’azienda agricola di famiglia. Passati due mesi in Asia, Leonardo torna in Italia e si stabilisce nella tenuta di campagna di Riccardo, non lontana da Firenze. Riccardo, di qualche anno più grande di Leonardo, ha deciso di prendere le redini dell’azienda, anche questa agricola, fondata dal padre ora defunto, ma per farlo Riccardo deve convincere suo zio a cedergli la sua parte, cosa affatto facile visto che suo cugino sente di avere gli stessi diritti. Come se non bastasse, Riccardo deve vedersela anche con Elena (Martegiani), la sua bella e giovane compagna, la quale ha molto da ridire su come il suo uomo passi le notti in città. Durante le giornate trascorse in Toscana, Leonardo conosce molti degli amici di Riccardo con i quali stabilisce un buon rapporto, specie quello che instaura con Chiara (Gigante), la sorella di Riccardo. Massimo D’Anolfi E ardegna, luglio 1956. In piena guerra fredda a Salto di Quirra, fra le provincie di Cagliari e Nuoro, viene inaugurato uno speciale poligono militare di Interforze Sperimentale. Fra mare e terra, l’area adibita alle esercitazioni supera i 12.000 ettari, arrivando a essere il poligono più grande d’Europa, e a prestarci servizio ci sono i nostri soldati provenienti da Marina, Aviazione ed Esercito. Per tutti questi anni il poligono è stata la sede di varie esercitazioni che hanno visto l’uso di carri armati, batterie di missili e ordigni di vario tipo. Ma se fino alla fine degli anni Ottanta la logica era quella che la divisione in due blocchi, quello occidentale sotto l’egida della NATO e quello orientale del patto di Varsavia, obbligava una continua allerta ed esercitazione, dopo la caduta del muro di Berlino, in Sardegna sono arrivati numerosi gruppi di soldati stranieri a collaudare i loro nuovi armamenti, approfittando di quella zona brulla e scarsamente popolosa. Ecco che agli americani, francesi e tedeschi, in passato ospiti più volte del poligono, si sono uniti svizzeri, israeliani, russi, cinesi e libici: bastava pagare la modica cifra di 50.000 euro all’ora. A farne le spese di tutto questo è stato non soltanto il paesaggio, reso terribile e angosciante dalle numerose carcasse arrugginite di autoblindo e carri armati, dai bossoli e casermette semidistrutte, ma anche dalle malattie che ben presto hanno colpito gli animali del posto, soprattutto ovini e bovini, e l’uomo stesso. Infatti non sono pochi i deceduti per tumori al sangue, o quelli colpiti da linfomi, senza ignorare le malformazioni di alcuni neonati. Colpa di quelle armi testate nel poligono di Salto di Quirra, perché contenevano materiale radioattivo. Freschi reduci dal Festival di Berlino nella sezione Forum, la coppia D’Anolfi/Parenti torna a riscuotere un buon successo di critica dopo quello avuto col precedente “Il castello”, girato due anni fa. Il tema affrontato dai due è a dir poco spinoso e controverso, ma va dato atto della disponibilità delle nostre Forze Armate le quali, non solo non hanno opposto alcun rifiuto o ostacolo alle riprese, ma anzi S Laura Gigante Venuto a conoscenza della tresca amorosa, Riccardo reagisce molto male, anche se solo inizialmente. Dopo tutto la cosa che conta di più è l’azienda di famiglia, e l’aiuto di Leonardo è troppo importante. Quest’ultimo dovrà presto decidere se vuole rimanere legato alla “terra”, o continuare a essere libero come il “vento”. L’esordiente Maulucci, classe 1981, confeziona un piccolo gioiello, scrivendo prima e realizzando poi questo film verso il quale è facile pensare a una sorta di “grande freddo” dei trentenni di oggi ma, come ha anche dichiarato lo stesso regista, proiettato questo verso il futuro e non verso la nostalgia per il passato. Girato fra Sabaudia, Sermoneta e la campagna toscana, per il suo film Chiara Martegiani Maulucci arruola un numeroso e variegato cast con l’intento di tracciare il maggior numero di ritratti possibili dei giovani della sua generazione (molto bella la sequenza della cena, con il dialogo fra la turista francese e la giovane “arrabbiata di sinistra”, quest’ultima protagonista di un paio di battute al fulmicotone, indirizzate a certo cinema italiano), pagando però lo scotto di approfondire le psicologia di alcuni di questi in maniera qualche volta insufficiente. A proposito degli attori, è spesso la tv a caratterizzare il passato professionale di quelli più giovani a cominciare da Richelmy, protagonista della serie “I liceali”; di Mugnaini, qui al suo secondo film dopo l’esordio in “Tutti i santi giorni” di Paolo Virzì, vi consigliamo di segnarvi il suo nome sul vostro taccuino: con una faccia che ricorda vagamente quella di Viggo Mortensen, nel film di Maulucci, Mugnaini dimostra una bravura inconsueta per un giovane attore alle prime armi, tanto da farci scommettere sul suo radioso futuro di star nostrana, segnalandolo magari a quei registi bisognosi di un “homme fatale” per un noir, che catturi l’attenzione del pubblico femminile, anche a costo di generare le invidie e gelosie di quello maschile. Qualche film è presente anche nel curriculum della Martegiani grazie a “Maternity blues” e “Meno male che ci sei”; stessa cosa per quello della Gigante che ha esordito in “Albakiara”. Riguardo agli attori con maggiore esperienza, non possiamo non segnalare Pietro De Silva, qui nel ruolo di uno degli zii di Leonardo, volto familiare per gli affezionati delle fiction come “Don Matteo”, “Il giovane Montalbano” e “Il capo dei capi”, e presenza stabile nel cinema fin dagli anni Novanta, dove brilla per quella in “La vita è bella” di Roberto Benigni. Leggendario è invece Mario Donatone, celebre caratterista, qui nonno di Leonardo, ottanta anni di cui sessanta passati su tanti e tali set che non basterebbero tre pagine per hanno fornito ai due registi alcune preziose e interessanti sequenze d’epoca, persino a colori, in cui si vede l’inaugurazione del poligono e le prime esercitazioni. Il dramma dei malati di cancro che avevano prestato servizio militare in quelle zone e di alcuni civili, fu portato alla luce alcuni anni fa, ma solo nel gennaio del 2011 Domenico Fiordalisi, Procuratore della Repubblica di Lanusei, è riuscito a porre sotto sequestro l’intera zona, con l’ipotesi di reati come quelli di omissione di cautele e di controlli sanitari. Il documentario è praticamente diviso in tre parti: quello della ricerca negli archivi cinematografici del poligono, con la visione di filmati di repertorio grazie a una vecchia moviola; quello con l’indagine di un geologo che, con le sue apparecchiature, tenta di individuare le zone a più alto rischio di radiazioni; infine la terza, la più drammatica, è quella in cui la macchina da presa segue le vicende di una famiglia di allevatori che deve difendersi da quella che ormai risulta essere una terra avvelenata. A differenza della guerra fredda, terminata da anni, quella degli allevatori sembra non avere mai fine. Del lavoro di D’Anolfi e Parenti va sottolineato il lodevole intento della denuncia, ma anche il coraggio della sua messa in scena: temiamo infatti che non sarà facile per chiunque assistere a un documentario di ottanta minuti in cui la prima voce, fuori campo, la si sente al venticinquesimo, per attendere poi un’altra mezzoretta per un breve dialogo, seguito poco dopo da un terzo e nulla più. Evidente è la scelta dei due registi di far parlare le immagini, ritenendo la loro freddezza e crudezza sufficiente a sostituire qualsiasi altro dialogo o voce narrativa. Allo spettatore vengono anche risparmiate scene che avrebbero potuto essere veramente ostiche tranne una che, per certi aspetti, è una sorta di effetto collaterale del dramma vissuto da quella terra. Si tratta della sequenza in prima piano di come a un topolino di campagna, cavia da laboratorio, gli viene spezzato l’osso del collo con la semplice pressione di un dito, per poi bagnargli il ventre per essere meglio aperto. Decisamente insostenibile. N.P. elencarli tutti: ci limitano a ricordare il suo esordio in “Bellissima” di Luchino Visconti e la sua presenza nel cast di “Il padrino parte III”. Ci auguriamo che il lavoro di Maulucci, la cui uscita al cinema è prevista per la prossima primavera, abbia quell’attenzione che merita e, speriamo, anche un decoroso successo che consenta al giovane regista pontino di continuare la sua professione, compresa quella di sceneggiatore in cui si è dimostrato veramente bravo. La prova? Guar- dando con attenzione il suo film, dove ripetiamo i protagonisti sono i trentenni di oggi, qui rappresentati in varie tipologie, se si eccettuano un paio di battute, comunque innocue, pronunciate da una ragazza infuriata contro il suo fidanzato, non udirete alcun tipo di “parolacce” in nessuno dei dialoghi, e questo senza che ne venga intaccata la verosimiglianza dei personaggi, magari scambiandoli per degli extraterrestri. Un segno questo che un cinema affatto volgare si può fare. Basta volerlo. N.P. 12 Sabato 23 febbraio 2013 Fotografia Dopo i grandi successi ottenuti a Parigi e Berlino, Helmut Newton arriva a Roma Duecento scatti d’autore Dal 6 marzo a Palazzo delle Esposizioni, una splendida mostra dedicata al fotografo tedesco Eleganza, femminilità e provocazione: gli ‘abiti’ delle bellissime donne in bianco e nero di Carola Parisi opo il grande successo ottenuto al Grand Palais di Parigi, al Museum of Fine Arts di Houston e al Museum für Fotografie di Berlino, sarà il Palazzo delle Esposizioni di Roma ad ospitare per l’unica tappa italiana, ben 200 meravigliosi scatti dell’artista più emblematico ed iconico del panorama fotografico internazionale, Helmut Newton. Dal 6 marzo al 21 luglio 2013,la capitale accoglierà la mostra “White Women, Sleepless Nights, Big Nudes”, titolo che riprende tre volumi pubblicati negli anni ‘70 e il cui progetto nacque e venne portato avanti da June Newton, vedova del grande fotografo. Nato a Berlino nel 1920, fin da sempre interessato alla fotografia, lavorò accanto a personaggi D influenti, del calibro di Else Simon, celebre per i suoi scatti di moda particolarmente ritrattistici e carichi dal punto di vista emotivo. Con la proclamazione delle leggi razziali abbandonò la Germania e decise di arruolarsi nell’esercito durante la Seconda Guerra Mondiale. A metà degli anni 90, si stabilirà definitivamente a Parigi e sarà proprio nel mito della capitale eterna per eccellenza che incomincerà ad affermarsi come fotografo di moda professionista, settore in cui si era specializzato, una volta terminato il servizio militare. I suoi scatti approderanno su molti magazine di moda da Vogue, Harper's Bazaar, Elle e GQ e furono decisivi ed innovativi, pronti a cambiare il concetto di fotografia : al centro di essi si im- pone una donna - dominatrice, profondamente consapevole del suo fascino, del suo corpo e della sua forza – verrà ritratto un erotismo estremo , a tratti anche feticista - ma il tutto sarà determinante per gli sviluppi della fotografia e andrà così, a modificare in modo netto, lo stereotipo della figura femminile nella società. Newton inaugurerà una vera e propria rivoluzione nel fashion system, non solo per aver messo al centro della sua produzione artistica una donna dal ruolo completamente differente rispetto a come veniva rappresentata di solito, ma soprattutto per aver condotto il nudo nella fotografia di moda, unendo in modo assolutamente elegante e sorprendente femminilità e provocazione. Donne bellissime in abiti maschili ma anche personaggi noti, come Andy Warhol e Nastassia Kinsky, colti in momenti particolari: l'artista fotografato nella stessa posizione di una statua della Madonna e l'attrice mentre abbraccia una bambola dalle sembianze di Marlene Dietrich. La suprema eleganza delle immagini nelle quali Helmut Newton si racconta, e che consentono di intravedere un'ambiguità di fondo, di cui erotismo e morte non sono che due aspetti della stessa ricerca di verità, che si estende al di là di ogni convenzione. Attraverso questo percorso espositivo, si potranno così ammirare gli scatti del grande fotografo, scelti direttamente dall’occhio newtoniano e rivivere, attraverso le gigantografie e i volti di personalità celebri , il suo affascinante mondo. È SCONTRO PER LA FOTO PIÙ BELLA DEL 2012 Vince... il fotoritocco Si chiama Paul Hansen, il vincitore del primo premio del World Press Photo. Alla 56esima edizione hanno partecipato più di 5.000 fotoreporter. Centomila le immagini inviate , ma è polemica sulla post produzione terzo. Alcuni cercano di difenderlo dicendo che in ogni caso l’evento è esistito realmente e che ormai editare una foto è la prassi, altri, soprattutto altri fotografi, vedono una mancanza di sincerità che dovrebbe far parte del lavoro del photo-reporter. Lui, invece, non interviene e non commenta. Ma non bisogna essere dei tecnici per intuire che questa im- magine non è uscita così come la vediamo dalla fotocamera. Del resto, "non c'è fotografia mediatizzata, oggi, che non sia più o meno post-prodotta", conferma Renata Ferri, photo-editor di grande esperienza, due volte nella giuria del WPP, "e le regole del premio, lo garantisco, sono molto severe, proprio per impedire che gli eccessi dilaghino". E questa foto, perché è passata? ROSSO e NERO “ n ogni cartellone pubblicitario appare Iturno. spesso il corpo giovane della top model di Ma tutti sappiamo che quella foto è il na foto. Un premio: il World Press Photo. Sono usciti venerdì scorso i risultati del concorso fotografico più popolare al mondo giunto alla sua 56esima edizione. Quest'anno hanno partecipato 5.666 fotografi di 124 nazionalità diverse con un totale di 103.481 immagini inviate. Ma è già polemica. Si chiama Paul Hansen, il fotografo che ha vinto il primo premio con uno scatto che puzza di ritocco. La foto è stata scattata il 20 novembre 2012 e pubblicata sul quotidiano svedese Dagens Nyhete, ritrae un gruppo di uomini che portano i corpi di due bambini morti in una strada di Gaza U verso una moschea dove si sarebbe tenuta la cerimonia funebre. Suhaib Hijazi (di due anni) e il suo fratellino di tre Muhammad, sono stati uccisi da un missile israeliano abbattutosi sulla loro casa, uccidendo anche il padre e ferendo gravemente la madre. Una storia tragica in un immagine che riflette quel terribile momento. L'immagine singola scelta dal WPP come foto dell'anno è, come spesso accade quando si tratta di premiare un'unica fotografia, un'immagine "iconica", uno scatto capace di riassumere e farsi metafora di situazioni complesse; e questo vale non solo per la foto di Hansen ma per molte delle immagini che hanno vinto in categorie singole: è proprio questa capacità di andare oltre la rappresentazione di un momento specifico rimandando a contenuti più grandi e universali che costituisce la nobiltà dell'immagine fissa. Sono almeno tre i fattori che fanno credere a un utilizzo di Photoshop: la luce che illumina i volti da sinistra non può provenire dallo stretto vicolo nel quale si trovano i personaggi; nel cielo sullo sfondo si vedono delle macchie simili a una foto pesantemente editata e la nitidezza impressionante non è solo del primo piano ma si estende anche al secondo e al frutto dell’ingegno di qualche “fotoshopper”, che ha modificato, cancellato, sfumato tutte le possibili imperfezioni della modella. Ci si chiede se sia giusto. Effettivamente, una foto ritoccata potrebbe non essere considerata una foto “vera”. Ma nessuno sembra chiedersi se questo sia importante. Nessuno sembra chiedersi quale sia il fine ultimo della fotografia. In ultima istanza, l’immagine deve trasmettere un’idea o comunque un messaggio di fondo. L’”Art for art’s sake”, nel mondo della comunicazione globalizzata, lo lasciamo al diciannovesimo secolo. Pensate ad una donna che pubblicizza uno shampoo ma, prima del servizio, si sia dimenticata di pettinarsi. Senza Fotoshop avremmo una modella spettinata che pubblicizza il sapone per i capelli che, secondo la pubblicità stessa, dovrebbe cambiare la nostra vita. Non basta? pensate a quale impatto mediatico avrebbe Berlusconi se sui suoi manifesti apparisse struccato e senza fotoritocco. Roger Rabbit "Questa non è una foto disonesta, mostra un fatto tragicamente reale. A me comunque non piace, io sono per il ritorno al documento, anche spoglio, brutale. Purtroppo la tendenza all'epicità, alla "licenza poetica", sta dilagando. Non c'è fotografo che non ci provi, ma non tutti i fotografi possono esse dei Goya, come non tutti i giornalisti scriC.P. vono come Montale". La fotografia è il riconoscimento simultaneo, in una frazione di secondo, del significato di un evento.” così scrisse Henri Cartier-Bresson, uno dei più grandi fotografi del Novecento. Nessuno ha mai parlato di post-produzione. Nessuno cita ‘Photoshop’ (che neanche esisteva). Modificare una foto, si fa e si può fare, in pubblicità, in campagna elettorale e tra le proprie quattro mura. Non è giusto avere la possibilità di apportare modifiche successive ad uno scatto quando in ballo c’è il premio per la miglior foto dell’anno. E non si parla di arte ma di foto-reportage. Adattare la luce a proprio vantaggio o modificare il colore del cielo sono operazioni volte ad accentuare il dramma e se la fotografia è realtà, quest’ultima non deve essere modificato. La visione reale catturata in un attimo non deve essere la base di una spettacolarizzazione che indirizza, in modo spudorato, l’occhio dello spettatore verso una sensazione di dramma nel dramma. Le immagini parlano da solo, soprattutto se ritraggono l’oscenità di certe realtà. Cosa aggiunge il fotoritocco? Nulla. E’ una perversione, un’esagerazione. Fatta per se stessi e senza rispetto per chi osserva. Jessica Rabbit