FANNO I DIFENSORI DELLA DONNA MA PROMUOVONO I

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FANNO I DIFENSORI DELLA DONNA MA PROMUOVONO I
Anno II - Numero 46 - Sabato 23 febbraio 2013
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Filippo Corridoni n. 23
VATICANO
ZINGARETTI PROMOSSE A VICEDIRETTORE DELLA PROVINCIA UN DIRIGENTE NEI GUAI PER VIOLENZA SESSUALE
FANNO I DIFENSORI DELLA DONNA
MA PROMUOVONO I CONDANNATI
Ridicole polemiche aizzate da chi non ha titoli morali per criticare il centrodestra
di Francesco Storace
a campagna elettorale di Nicola Zingaretti è stata costellata da una quantità industriale di bugie e di silenzi inaccettabili. Il
palazzo costato centinaia di
milioni di euro ai contribuenti;
lo stipendio di partito aumentato a spese di Pantalone; la
Parentopoli con cui ha caratterizzato la sua stagione concorsuale; l'omertà sull'inchiesta
che ha coinvolto l'assessore
Colaceci sul trasporto bus per
disabili; l'esasperante diniego
al confronto persino sulla valanga di tasse in arrivo, a dar
retta a trenta miliardi di promesse elettorali.
Ma è inaccettabile quanto abbiamo letto sui giornali. Una
candidata che non sarà eletta,
Giulia Bongiorno, ha fatto la
sua campagna elettorale contro
di me dicendomi ogni giorno
di tutto e di più. Legittimo. Poi
ad una battuta scherzosa col
paragone ad un personaggio
da cartone animato ha finto di
offendersi. E ci sta pure questo.
Ma chi avrebbe dovuto tacere,
in tema di maschilismo, è proprio Nicola Zingaretti. Lui, che
neppure si era accorto di essersi fatto immortalare nel suo
sito per giorni in un video
con il compagno Bianchini,
lo stupratore seriale dirigente
del Pd finito in galera tempo
L
Pistorius viene
scarcerato
fa, è lo stesso presidente della
Provincia che promosse vicedirettore generale dell'ente
che guidava - lo fece con ordinanza n. 137 del 21 giugno
2010 - tale Roberto Del Signore, condannato in Cassazione in via definitiva per violenza sessuale.
Il fatto era stato compiuto mentre era dirigente comunale.
Dal Campidoglio lo trasferi-
rono in Provincia ma la giustizia
lo raggiunse anche lì. Prima
della nomina la condanna definitiva per un reato davvero
infamante. Ma Zingaretti lo promosse lo stesso. Come si permette ora di giocare elettoralmente sul voto delle donne?
La sua dichiarazione è stata
sollecitata dalla stessa Bongiorno. Penso che debbano
entrambi abbassare gli occhi
e chiedere scusa per una manovra davvero squallida.
Zingaretti sta zitto, non parla,
fugge da un mese alla richiesta
di confronto diretto. Avrebbe
dovuto anche spiegare la sua
superficialità nel nominare quel
condannato e che tipo di condannato. Non sapere che un
dirigente di livello viene collocato in un ruolo ancora più
delicato mostra con chiarezza
I Marò tornano a casa (come Terzi) ma solo per le elezioni
di Micol Paglia
I marò tornano in Italia. Ma solo
per votare. L’Alta Corte indiana ha
dato il via libera a Salvatore Girone
e Massimiliano Latorre, che rientreranno
in patria con un permesso di ben quattro
settimane.
La reazione indubbiamente più entusiastica
è stata quella di del nipote di Latorre, Cristian Daddario: ''Un'altra licenza in questo
momento – ha spiegato - ci dà l'idea di
avere ancora una volta la famiglia unita e
insieme. La cosa che ci lascia felici è
l'idea di riabbracciarlo già dopo due mesi''.
L’ultima licenza concessa ai due fucilieri di
marina è stata a Natale. Il permesso però,
durava appena 15 giorni. Questa volta i marò
potranno rimanere a casa per quasi un mese,
sempre in attesa che il Tribunale indiano
(una Corte speciale, istituita solo per giudicare
il caso dei militari italiani accusati dell’omicidio
di alcuni pescatori) decida della loro sorte.
P
a situazione si ribalta per
Pistorius. I giudici hanno
deciso di concedere all’atleta
la libertà su cauzione. I primi
a commentare la scelta sono
stati i social network. Ironia
e rabbia sulle piattaforme.
“Sono assolutamente sconvolta che un uomo spari quattro volte ad una donna e non
venga considerato un violento”
twitta una ragazza. “Giustizia
da nessuna parte! Ci vorrebbe
Batman!” ironizza un altro. E
i messaggi continuano tra chi
vorrebbe la pena capitale e
chi si “limita” ad invocare
l’ergastolo. Qualcuno la butta
sul lato razziale. “Se sei bianco e hai soldi in Sudafrica
non vai in galera!”.
L
che Zingaretti non può fare il
presidente della regione Lazio.
Sulla Colaceci, l'assessore invischiata in una vicenda di
gare dubbio per trasporto disabili, può anche farfugliare
che è successo tutto dopo che
l'ha nominata. Ma il violento
contro le donne fu condannato
prima. E lui, Zingaretti, aveva
il dovere di evitare una nomina
scandalosa.
Visto il più lungo periodo di permanenza, è
probabile che Latorre e Girone decidano di
concedersi qualche apparizione pubblica,
anche se, come ha tenuto a precisare D'Addario: “loro hanno uno status di riservatezza
assoluto legato alla vicenda''.
Immotivate e festanti dichiarazioni per la
notizia, sono arrivate anche dal Ministro dal
lunghissimo cognome che per avventura (an-
che se ancora per pochissimi giorni) si
trova ad essere il nostro titolare del dicastero degli Esteri. Giulio Maria Terzi di
Sant’Agata ha infatti che il rientro dei
marò in Italia per le prossime elezioni è
da considerarsi “uno sviluppo molto positivo e, per questo, provo grande soddisfazione”. Peccato che né questo ritorno,
né quello precedente, siano da attribuire
alle sue –evidentemente scarsissime- doti
diplomatiche. Non più tardi di un paio di
giorni fa, infatti, l’inquilino della Farnesina
ha rilasciato una lunghissima intervista
al Corriere della Sera in cui auto-tesseva
le lodi della sua intensa opera di promotore
di relazioni internazionali. Peccato che non
dedicasse neppure una parola a Latorre e Girone.
Fortunatamente, la sua permanenza al Ministero degli Esteri, è destinata a concludersi
fra poche ore, proprio mentre i marò staranno
rientrando a casa. Una volta tanto, avremo a
casa i marò e a casa Terzi.
Inciucio
Un Giudice a Pozzuoli
Esteri
Scandalo Mps
Bersani manda Prodi
a trattare coi grillini
“Il redditometro
è illegittimo”
Anche il Belgio ha
il suo caso Cucchi
Mussari indagato
pure a Salerno
Federico Colosimo
pag. 2
Romolo Reboa
pag. 3
Federico Campoli
pag. 6
Emiliano Stella
pag. 9
I sassolini
dalle scarpe
di Benedetto
di Igor Traboni
A
pochi giorni dal Conclave, e soprattutto a ridosso dell’ultima settimana
di pontificato, Benedetto XVI
effettua un’altra nomina,
dopo quella della presidenza
dello Ior (non di sua stretta
pertinenza,ma innegabilmente vagliata dal Pontefice): ieri infatti il Papa ha
cambia il sottosegretario ai
rapporti con gli Stati: monsignor Ettore Balestrero, che
fin qui ha ricoperto la carica,
è stato nominato nunzio apostolico in Colombia. Al suo
posto arriva Antoine Camilleri, maltese, anche lui
giovane (47 anni), già segretario particolare del «ministro degli Esteri» vaticano
Dominque Mamberti.
Una nomina destinata a far
rumore perché, nonostante
i comunicati ufficiali della
sala stampa vaticana a ripetere che si tratta di una
decisione ‘pubblicata’ ieri
e quindi già presa da qualche tempo, ha una chiave
di lettura particolare: Balestrero era uomo di fiducia
del segretario di stato Tarcisio Bertone. Anche in vista del Conclave, i più attenti vaticanisti riflettono
su questo dato e su un altro,
squisitamente geo-politico
via un altro italiano in un
ruolo-chiave del Vaticano
per far posto ad uno straniero (Camilleri è peraltro
connazionale di padre Georg, il segretario di Benedetto XVI).
Da Benedetto XVI, insomma,
sarebe così arrivata un’altra
precisa indicazione ai 116
cardinali che stanno per
chiudersi nella Cappella Sistina: non desidera un successore italiano, tanto meno
della cerchia di quella gerarchia ‘progressista’ che
pure continua molto ad agitarsi. Negli ultimi giorni, infatti, dentro le mura Leonine
c’è un particolare agitarsi
a sostegno di Gianfranco
Ravasi, il cardinale amico
di Eugenio Scalfari. Tra i
‘movimentisti’ di queste ultime ore si segnala in particolare l’azione di Mons.
Vincenzo Paglia: caduto in
disgrazia dopo che il suo
movimento di Sant’Egidio
ha appoggiato Mario Monti
– che invece all’interno del
Vaticano ora è visto come il
fumo negli occhi, dopo il
bonus iniziale – e soprattutto
dopo certe dichiarazioni di
apertura nei confronti delle
coppie di fatto, Paglia sta
rilasciando un giorno sì e
l’altro pure interviste che
invece esaltano il ruolo della
famiglia . Un tentativo di recuperare posizioni. Ma spesso la toppa è peggiore del
buco.
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Sabato 23 febbraio 2013
Attualità
Bersani, alla canna del gas, continua a mandare avanti l’ex presidente del Consiglio
La sinistra stappa un Prodi... no
Il prof bolognese ha incontrato i 5 stelle per farsi spingere verso il Quirinale
di Federico Colosimo
ochi giorni fa, a Milano,
in Piazza Duomo, abbiamo visto uno spettacolo
indecoroso. Nel comizio del
centrosinistra di Pier Luigi Bersani, Nichi Vendola e Bruno
Tabacci, prendeva la parola il
“risorto” Romano Prodi. Sì,
proprio lui, “Il Mortadella”.
Uno dei politici più tristi del
nostro Paese, l’uomo che è
stato mandato a casa per ben
due volte, incapace di portare
a termine il suo mandato.
E’ ora di recuperare punti, è
ora di ritornare ad occupare
una poltrona. Ambita, sognata,
quella del Quirinale. Ma Bersani, per il “Mortadella”, è solo
il primo prezioso alleato. Perché
Prodi, la prima grande mossa,
in realtà, l’ha fatta pochi giorni
fa, quando ha incontrato Gianroberto Casaleggio, lo stratega
di Grillo. Secondo indiscrezioni,
si è discusso proprio del Quirinale. Già, è incredibile. Prodi
e Bersani per vincere hanno
bisogno di Grillo e dei grillini.
La conferma è arrivata da Massimo D’Alema, colui che solo
poche ore fa ha definito Grillo
“un fenomeno preoccupante”.
Movimento 5 stelle? Per “Baffino” interlocutori preziosi. E’
P
proprio così: l’ago della bilancia
sia per Bersani che per Prodi è
Beppe Grillo. Il fustigatore, il
moralista, l’ammazzacasta. Bersani deve rivedere i suoi calcoli
e ricorrere a lui per vincere.
Un pericolo per la democrazia.
Colui che non propone nulla,
promette e non rispetta, urla e
aizza la folla. Queste le uniche
ricette. Mischiando irriverenza
e rabbia sociale. Senza dare
alcuna risposta. Non si presenta
in tv, ama solo le piazze, quelle
“rosse”. Uno dei tanti finti comunisti, Grillo. Un uomo che
nel 2008 nella dichiarazione
dei redditi ha certificato 4 milioni
di euro. Proprietario di un attico
in corso Europa a Genova, poi
trasformato in un centro benessere, di una villa al Pevero,
in Costa Smeralda e di tre appartamenti nel residence Marineledda nel golfo di Marinella. Investimenti sempre in
tandem col fratello, da cui rileverà la maggioranza assoluta,
99 per cento, dell’immobiliare
Gestimar di Genova, che nel
2006 ha denunciato 12 appartamenti in provincia di Genova,
per un reddito imponibile di
53.530 euro ma che ha anche
usufruito del berlusconiano
condono tombale, guarda
caso, uno dei bersagli preferiti
Appello della Cancellieri:
“No all’astensionismo”
l ministro dell'Interno Anna
Maria Cancellieri ha rivolto
ieri mattina, durante la conferenza stampa per la presentazione della macchina elettorale, un invito contro l’astensionismo perché ''attraverso il
voto si esprime non solo la
nostra opinione ma la democrazia. Mi piace pensare che
anche ogni astensionista abbia
una sua idea, una sua opinione,
un suo intento. Rifugga da noi
qualunque idea, ancorché minima, di brogli elettorali, Noi
siamo una 'casa di vetro' e vogliamo che tutto il nostro operato si
svolga nella massima chiarezza''.
Per Cancellieri, inoltre, va cambiata ''la procedura di voto per gli
italiani all'estero, il sistema non funziona e va tutto rivisto''.
Riguardo poi alla gestione del voto in caso di maltempo, Cancellieri
ribadisce: ''Abbiamo allertato tutte le Prefetture in modo tale che, in
coordinamento con i comandi dei vigili del fuoco, siano pronte a intervenire per consentire e garantire agli elettori l'accesso ai seggi''.
Per quanto riguarda la spesa delle elezioni, è di 389.508.000 di euro
il costo delle prossime elezioni, stimato dal Viminale sulla base delle
spese complessivamente assegnate sul bilancio dello Stato ai vari
ministeri - non solo l'Interno, ma anche gli Esteri, la Giustizia,
l'Economia -. La cifra tiene conto anche dell'abbinamento con le
elezioni regionali di Lombardia, Lazio e Molise e della quota di spesa
che si sosterrà per le comunali fissate per la prossima primavera.
I
nelle varie satire di Grillo.
Niente belle case, niente belle
auto in tempi di crisi per Grillo,
che predica bene e razzola
male. Porsche, Chevrolet Blazer, una Maserati, una Ferrari
308 bianca e una Ferrari Testarossa nel suo garage. Yacht
da 35 metri. Ecco chi è il comico-politico genovese. Un
uomo che chiede trasparenza
ai politici italiani e che trasparente (come vuole fare credere
di essere) non è mai stato. Ma
la sinistra, pur di vincere, è
disposta a tutto. Anche ad allearsi con un uomo condannato, in via definitiva, per omicidio colposo. Colui che ha
chiesto un “parlamento pulito”
e che in Parlamento non può
entrare. Ma che ci entrerà, tramite i suoi scout. E che continuerà a raccontare favole e
barzellette ai “poveri” cittadini
italiani.
IL LEADER DEL CENTROSINISTRA HA RISPOSTO ALLE DOMANDE CON LA SOLITA DOSE DI VAGHEZZA. SURREALE LA REPLICA SU MPS
Dal segretario Pd un colpo al cerchio e uno alla botte
Tav – ha affermato - esistono
degli accordi e si procede, ma
con tutti gli accorgimenti e le
attenzioni del caso”. Oppure
“Sugli F35 non è che veniamo
meno ai patti se diciamo che
bisogna rivedere l’impegno di
investimento”. In merito ai rapporti con i leader del Vecchio
Continente, ruggisce dicendo
“manterrò gli impegni in Europa,
ma farò ragionare gli altri”. Im-
maginiamo. Il suo tasso di democraticità si evince anche da
uscite come “Grillo è stato sottovalutato, ma non da me. Quello
che mi dispiace di più è riscontrare degli elementi di rischio
per il sistema, mi fa male vedere
che la voglia di cambiamento
venga portata in luoghi lontani
dalla democrazia e venga tradotta in un ulteriore cumulo di
macerie, in passaggi distruttivi
per questo Paese”. Nemmeno
stesse parlando di un gruppo
terroristico. Oltre all’uso smodato
di parole come fiducia, coraggio
e cambiamento, cita l’esempio
di Papa Giovanni, lontano anni
luce dalla sua visione del mondo.
Comica la replica alla domanda
su Mps. “Facemmo una norma
per impedire che un sindaco si
mettesse a capo di un istituto di
credito. Ma esiste un tema della
senesità che ha riguardato non
solo noi, ma tutte le istituzioni
cittadine. Non va bene che una
fondazione abbia un peso così
rilevante in una banca”. La tracotanza di chi è in malafede
prende corpo nella minaccia
“verso chi ha parlato di un Pd
chissà come invischiato in chissà
quali affari, ho fatto bene a dare
le carte in mano ai miei avvocati”.
Convegno di Rosi Bindi in Calabria:
schiaffi e insulti al giornalista di “Report”
è stato ben poco di
democratico in quel
che è avvenuto a Reggio Calabria, ad un seminario
tenuto dalla capolista del PD,
Rosi Bindi. Già, perché al termine dell’incontro (tenutosi a
porte chiuse), quando il giornalista della trasmissione televisiva “Report”, Antonio Monteleone, si è avvicinato alla
Bindi per farle qualche domanda, scomoda, sulla situazione della Sanità calabrese,
la candidata del partito di Bersani ha pensato bene di non
rispondere a nessuno dei quesiti sottoposti. Non basta, uno
dei partecipanti al convegno,
C’
di Emiliano Stella
il solito Bersani cerchiobottista quello ospite dell’Ansa. Il leader del Pd,
schiacciato tra le istanze riformiste del suo elettorato e la ragion di stato, ha fornito agli utenti
del forum dell’agenzia di stampa
le riposte vaghe ed sbiadite che
lo hanno accompagnato in tutta
la campagna elettorale. Uno stile
che potremmo definire all’inse-
È
gna del “ma anche”. Tutto ed il
contrario di tutto, per accontentare il maggior numero di votanti
e tentare di frenare l’emorragia
di voti che sta erodendo il consenso intorno al Partito Democratico, minato dagli scandali
sulla condotta degli ex vertici
Mps, sugli introiti di Zingaretti e
le amicizie in ambito giudiziario
di Vendola. Ne sono testimonianza le risposte su Tav ed armamenti. “Sulla questione della
ha pensato bene si spingere,
strattonare e insultare il malcapitato giornalista, reo di aver
insistito nel cercare di intervistare la Bindi.
Adesso il PD nega che l’increscioso episodio si sia mai verificato. Peccato che il video
dell’avvenimento, è stato prontamente caricato su Internet,
proprio perché non si verificassero ritrattazioni di sorta.
E, in effetti, a vederle, le immagini non lasciano granché
spazio ad eventuali equivoci.
Ma il problema, evidentemente,
doveva essere a monte. Già,
perché all’inizio della conferenza, la Bindi aveva dichiarato
che non avrebbe cominciato
a parlare fino a che Monteleone
fosse rimasto in sala. Al termine
dell’incontro però, la vicepresidente della Camera non si è
affatto resa disponibile ad un
confronto con il giornalista di
Report che, per tutta risposta
si è visto strattonare ed insultare
senza alcun motivo. Per di più,
nella colluttazione con l’attivista
del PD calabrese, la troupe ha
anche riportato danni alle attrezzature.
Micol Paglia
3
Sabato 23 febbraio 2013
Economia
Clamorosa condanna per il Governo delle tasse da parte del Tribunale di Pozzuoli
Redditometro illegittimo, limita la libertà
Secondo il Giudice lo strumento è «fuori dalla legalità costituzionale e comunitaria»
e il conseguente procedimento di accertamento è «inquisitorio e sanzionatorio»
na sentenza di cui
si sentirà a lungo
parlare è stata
emessa il 21 febbraio il giudice del
Tribunale di Pozzuoli, Antoni
Lepre, in accoglimento di un
ricorso presentato da un contribuente.
La sentenza è clamorosa, in
quanto il Tribunale campano
ha affermato che l?odiato decreto del ministero dell'Economia che ha istituito il <<redditometro>> è non solo «illegittimo», ma si pone «fuori
dalla legalità costituzionale e
comunitaria», dato che «non
individua categorie di contribuenti ma altro, sottoponendo a controllo anche le
spese riferibili a soggetti diversi per il solo fatto di essere
appartenenti al medesimo nucleo familiare».
Il Giudice, nella propria sentenza, richiamandosi ai diritti
dell?essere umano che si rinvengono nella Costituzione e
nella Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione europea,
ha affermato che il redditometro limita la libertà del contribuente e lede il diritto delle
famiglie a poter gestire autonomamente il proprio reddito.
Infatti il nuovo strumento sbandierato dal Governo Monti e,
per esso, dall?Agenzia delle
Entrate come strumento per
U
La ripresa arriverà nel 2014,
quando "l'incertezza sarà ridotta"
I dati Istat riportano, ormai
giornalmente, il bollettino della crisi
EU: allarme
disoccupazione
Prezzi alle stelle:
alimentari +3,2%
A
S
il recupero dell?evasione determina <<la soppressione
definitiva del diritto del contribuente e della sua famiglia
ad avere una vita privata, a
poter gestire autonomamente
il proprio denaro, a essere
sottoposto all?invadenza del
potere esecutivo, senza dover
dare spiegazioni e subire intrusioni su aspetti anche delicatissimi della propria vita
privata, l?educazione e mantenimento della prole, la propria vita sessuale>>.
Insomma il Tribunale ha confermato quello che La Destra
ha sempre affermato, cioè
che l?Italia non è una Nazione
ove non si fa la doverosa lotta
all?evasione con gli strumenti
che la civiltà giuridica e morale di uno stato dovrebbero
avere, ma un regime di polizia
fiscale.
Ecco perché non si può non
temere che l?eroico Giudice
di Pozzuoli che ha ordinato
all?Amministrazione finanziaria <<di non intraprendere
alcuna ricognizione, archiviazione o comunque attività di
conoscenza o utilizzo dei
dati>> di <<cessarla se iniziati>> e di <<distruggere
tutti i relativi archivi (se già
formati)>> a breve potrebbe
ricevere una visita della Guardia di Finanza...
Romolo Reboa
ul fronte lavoro, sempre peggio. L’Unione Europea lancia l’allarme disoccupazione. Ed il nostro Paese non fa eccezione. Peggiorano, infatti, le stime dell'
Ue sulla crescita in Italia: -1% il pil del
2013, in calo dal -0,5% previsto a novembre. Ciò è dovuto agli investimenti in calo
anche per le stretta creditizia nel settore
privato e al calo dei consumi per gli stipendi sempre più bassi. La ripresa (+0,8%)
arriverà nel 2014, quando "l'incertezza
sarà ridotta". Secondo le previsioni economiche invernali di Bruxelles, ci sarà
ancora un anno di recessione per la zona
euro: il pil nel 2013 non andrà oltre lo 0,3%, e la ripresa ci sarà solo a fine anno,
riportando ad una crescita positiva nel
2014 con +1,4%. Le stime di novembre,
che davano un +0,1 per il 2013, sono
quindi riviste al ribasso. Le previsioni
economiche Ue vedono il debito toccare
un nuovo picco di 128,1% nel 2013 e
scendere a 127,1 nel 2014. Grazie alla
piena applicazione in Italia delle misure
di consolidamento 2011-2012, il deficit
da 2,9% del 2012 scende a 2,1% nel 2013
e 2014. In termini strutturali ci si attende
il pareggio nel 2013. "Nel 2013, sulla base
della nuova contrazione dell'economia, la
disoccupazione in Italia aumenta di un
altro punto": dal 10,6% del 2012 sale a
11,6% e nel 2014 toccherà l'12,0%.
Carola Parisi
ncora stangate per gli italiani. Nonostante la
crisi economica, il carrello della spesa si appesantisce. Un vero macigno se si tiene conto
che, nel mese di gennaio, i prezzi dei beni
alimentari hanno registrato un aumento su base
annua del 3,2%: si tratta del rialzo maggiore da
febbraio 2009. E mentre le tasche si svuotano, i
prezzi del cibo lievitano. In particolare, da segnalare
l'aumento dei prezzi dei vegetali freschi che crescono del 9,2% su base mensile e del 13,1% su
base annua, in forte accelerazione dal 5,9% di dicembre. I dati provengono da uno studio Istat.
Incrementi congiunturali, per quanto più contenuti,
si segnalano per i prezzi della pasta (+0,2%;
+1,7% su base annua), del pane (+0,1%; +1,9%
tendenziale), del pesce fresco e, in particolare
del pesce fresco di acqua dolce (+1,6%, -0,5%
tendenziale) e del pesce fresco di mare di pescata
(+1,5%, +0,1% su base annua) e per i prezzi
della frutta fresca (+0,5%), che aumentano rispetto
a gennaio dello scorso anno dell'8,4% (dal 6,6%
di dicembre).
Da rilevare l'aumento su base mensile dei prezzi
del caffe' (+0,5%, +3,4% rispetto a gennaio
2012), dei vini e dell'olio di oliva (per entrambi
+0,4%; rispettivamente +3,7% e +0,7% in termini
tendenziali).A gennaio 2013 i prezzi dei prodotti
acquistati con maggiore frequenza dai consumatori
su base annua rincarano del 2,7%, un tasso di
crescita che si mantiene superiore al tasso d'inflazione tendenziale (2,2%), ma che risulta in
decisa frenata rispetto a dicembre 2012 (3,1%).
C.P.
4
Sabato 23 febbraio 2013
Focus
Pubblicate le motivazioni della sentenza di assoluzione
Laziogate: altro che abusivo, l’accesso
all’Anagrafe era a tutela della legalità
La Corte di Appello di Roma non solo ha dichiarato che non è stato commesso alcun reato, ma ha censurato
il primo giudice, dando atto che il testimone contro Storace era completamente inattendibile e che l’avv. Reboa
aveva operato con correttezza e professionalità. - La denuncia di Veltroni fu una scorrettezza politica
ed istituzionale, perché la Regione Lazio aveva il compito di organizzare le elezioni e verificarne la regolarità
ono state pubblicate le motivazioni della sentenza con la
quale Francesco Storace e tutti
gli altri sono stati assolti.
S
Ma ciò che è stata ritenuta in sentenza,
“l’essenza” della “abusività” dell’accesso contestato al Maceri, alla luce
del diverso orientamento giurisprudenziale, precedente a quello espresso dalla S.U., ossia le “finalità” dell’accesso stesso del Maceri e la sua
“legittimazione” – consistente soltanto
nel potere di accedere a dati “rilevanti”, ma solo e soltanto per “l’anagrafe sanitaria regionale” – risulta, a
dire il vero, clamorosamente “smentita” dall’esistenza, non contestata e
non considerata minimamente dal
primo giudice, di una apposita “convenzione” stipulata e sottoscritta in
data 8.2.2005, tra la Regione Lazio e
le cinque Prefetture di detta Regione.
In detta “convenzione”, infatti, l’anagrafe degli elettori non veniva più affidata alle strutture statali (per evitare
“indebite ingerenze” nelle lezioni regionali da parte dello Stato), tanto
che con nota n. 117959 del 10.3.05,
proprio la Regione Lazio aveva affidato
alla “Laziomatica spa” la gestione del
“Nuovo Sistema Elettorale” (cfr. doc.
n. 29 fasc. prod. doc. dif. Reboa). Si
conviene pertanto, con la difesa dell’avv. Reboa che detto professionista,
non avrebbe dovuto avere motivo
neanche di “dubitare” che la Regione
Lazio, quale Ente organizzatore delle
elezioni, non “detenesse” o avesse
comunque, a disposizione, i dati anagrafici completi, relativi ai propri elettori e non fosse quindi, ai sensi dell’art.
391 quater cpp a tutti gli effetti: “P.A.”
e, come tale, per lo specifico fine
“elettorale”, abilitata ex lege, al rilascio
della documentazione richiesta legittimamente ai sensi dell’art. 391 bis
cpp dal citato difensore, per conto
dei suoi clienti. Dati anagrafici questi,
che erano quindi, legittimamente acquisibili per effetto di una “convenzione” già in vigore ed attivata, che
consentiva l’accesso, tramite proprio
la spa Laziomatica e, quindi il Maceri,
essendo suo “operatore di sistema
autorizzato”, - incaricato all’uopo dall’Accame, nella sua qualità – di accedere presso tutti gli archivi anagrafici
informatizzati dei Comuni del Lazio,
compreso quello, del Comune di
Roma poi, in effetti, consultato (v. pag.
87 a pag. 92 della memoria difensiva
dell’avv. Reboa, del 25/4/10) per scopi
squisitamente elettorali (predisposizione eventuale azione popolare). Ma
elementi documentali di eccezionale
conferma all’assunto difensivo, secondo il quale, legittimamente e lecitamente l’avv. Reboa, ai sensi dell’art.
391 bis cpp, si era rivolto al Maceri e,
quindi, a Laziomatica spa e per essa,
alla Regione Lazio ed allo Staff del
Presidente Storace (Accame), per ac-
cedere ai dati anagrafici degli “elettori” esistenti nel sistema informatico
del Comune di Roma e verificare
così, la “genuinità” della lista concorrente di “Alternativa Sociale”, al
fine di predisporre, in caso di accertate
falsificazioni, un tempestivo esposto
alla magistratura inquirente ed una
eventuale “azione popolare elettorale”
presso l’Ufficio Centrale Regionale, è
dato: dalle note prodotte dalla difesa
del Maceri all’udienza dell’11.3.2010,
a firma rispettivamente, del Direttore
della Regione Lazio (Dipartimento
Istituzionale) dott. Alessandro Ridolfi,
datata 10.2.05 e da quella del Direttore
Tecnico della Laziomatica spa, Maceri
Mirko, datata 7.3.2005. Note queste
entrambe antecedenti ai fatti per cui
si procede che si ritiene, attesa la
loro decisività e alta capacità dimostrativa di allegare alla presente sentenza, non essendo state prese in
considerazione dal primo giudice,
nella valutazione degli elementi probatori acquisiti.
Il Maceri Mirko e per esso la spa Laziomatica e, dunque, per essa la Regione Lazio, per “motivi” di controllo
squisitamente “elettorale”, avevano
dunque il potere di accedere al sistema informatico anagrafico di tutti i
Comuni del Lazio e quindi anche in
quello del Comune di Roma, per effetto dell’intervenuta “stipula” della
convenzione citata. L’accesso al “sistema” era dunque preventivamente
“autorizzato” al Maceri Mirko, non
soltanto per l’aggiornamento “dell’anagrafe sanitaria” della Regione
Lazio, ma anche, per la gestione dell’anagrafe degli elettori (Nuovo Sistema Elettorale), per cui era, nella
sua specifica “qualità” di operatore
di sistema autorizzato, anche “detentore” a fini consultativi, di tutti gli
archivi anagrafici informatizzati dei
Comuni del Lazio, per cui, assolutamente “legittimo” era stato il suo accesso, finalizzato alla “verifica” dei
dati anagrafici degli elettori, per avviare da parte da parte dell’avv.
Reboa, legittimamente e con la massima “correttezza” professionale (seppur con l’urgenza e la riservatezza
del caso, trattandosi di indagini difensive), un procedimento legale, nel
quale la Magistratura inquirente e la
Commissione Elettorale, appositamente interessati, dovevano assicurare
il corretto svolgimento della competizione elettorale, eventualmente: escludendo una lista che tentava di parteciparvi in modo illegale. E’ indubitabile
infatti, che il nostro Ordinamento prevede all’art. 100 del D.P.R. 16/5/1960
n. 570 (T.U. 5.4.51 n. 203) che: “qualunque elettore può promuovere l’azione penale, costituendosi parte civile,
per i reati contemplati negli articoli
precedenti”. Del resto, l’azione criminosa attuata dal Brigandì in concorso
con pubblici ufficiali, di falso elettore,
il quale ha persino patteggiato la
pena, sostenitore di Alternativa Sociale
è la dimostrazione lampante della
pertinenze della verifica che si intendeva compiere e dell’esercizio di
una potestà garantita a qualsiasi cittadino elettore della Regione Lazio:
azione popolare ex art. 100 del D.P.R.
16.5.1960 n. 570 (T.U. 5.4.51 n. 203)
che: “Qualunque elettore può promuovere l’azione penale, costituendosi
parte civile, per i reati contemplati
negli articoli precedenti”. Del resto,
l’azione criminosa attuata dal Brigandì
in concorso con pubblici ufficiali, di
falso elettore, il quale ha persino patteggiato la pena, sostenitore di Alternativa Sociale è la dimostrazione lampante della pertinenza della verifica
che si intendeva compiere e dell’esercizio di una potestà garantita a
qualsiasi cittadino elettore della Regione Lazio: azione popolare ex art.
100 D.P.R. n. 570/60 poi effettivamente
attivata. Ne consegue che il Maceri i
suoi ritenuti correi, materiali e morali,
non avevano con la loro condotta
“violato” il sistema. Quindi lecita era
stata, la condotta, se compitamente
dimostrata e provata, tenuta anche
dallo Storace, in particolare, ritenuto,
addirittura, “determinatore o istigatore” dell’azione delittuosa compiuta.
Nonostante risultasse “per tabulas”
dimostrata la totale inattendibilità intrinseca ed estrinseca delle dichiarazioni rese dal Pettinelli: risultando
essere la sua “presenza” nella Regione
Lazio, per come opportunamente osservato dal suo difensore avv. Naso,
l’unico elemento “fattuale” posto a
carico del Presidente della Regione
Lazio, visto che i “tabulati” acquisiti
del cellulare del suo assistito, era
emerso ed “incontrovertibilmente”
accertato, che la notte dei fatti, quando
ormai erano iniziati gli accessi ritenuti
all’epoca abusivi, non si trovava in
Regione, ma era in viaggio da Latina,
proprio nell’orario – quello del Tg di
mezza sera – indicando specificamente dal Pettinelli, per dimostrare
(falsamente e calunniosamente) il
ruolo di “istigatore” o “determinatore”
dell’attività illecita contestata.
Non ha valutato il primo giudice,
infatti, che altresì certo era il fatto che
lo Storace era stato accusato dal Pettinelli Dario, per evidente “rancore”:
nell’orario in cui erano state avviate
le “prime verifiche”, lo Storace non
era presente per cui, non poteva essere considerato lo Storace medesimo,
mancando qualsiasi prova in tal senso,
essendo insufficiente, la sola “presenza” negli uffici regionali, in orario
successivo ai primi accessi – trattandosi di circostanza questa di per se
neutra – la dimostrazione che era
stato un “istigatore o determinatore”
dell’azione ritenuta delittuosa. Semmai,
a tutto volere concedere all’accusa,
per come giustamente osservato dal
difensore dello Storace nell’impugnazione, solo e soltanto una persona
“interessata” ed “informata”, anche
male, dal suo staff, visto che le effettive
“anomalie” delle liste di A.S. riguardavano la falsità delle modalità di
“autenticazione delle firme e dei sottoscrittori e, non, la falsità delle modalità di “autenticazione” delle firme
dei sottoscrittori e, non, la falsità delle
firme stesse. Verifiche effettuate e,
che erano stata avviate, del tutto “autonomamente” dall’Accame (lo stesso
Pettinelli aveva riferito del rimprovero
fatto dallo Storace all’Accame – v. sit
18/3/06, h. 12,30, pag. 2), peraltro,
per come ampiamente dimostrato,
del tutto “legittime”, perché compiute
dal Maceri Mirko, quale operatore di
sistema.
Un’operazione di verifica, quindi, pienamente consentita dall’autorizzazione
ricevuta, visto che il Maceri aveva
agito anche nei “limiti” di quella “convenzione” stipulata dalla stessa Regione Lazio con le Prefetture ed i Comuni del suo territorio, per fini “elet-
torali”. Per soddisfare, peraltro, la legittima richiesta dell’avv. Romolo Reboa effettuata dal medesimo, ai sensi
della L. 241/90. Legge questa che legittima qualsiasi cittadino al diritto all’accesso agli atti della P.A.. Anche
l’attività compiuta, consistita nella acquisizione dei dati informatici esistenti
nel “data base popolazione” del sistema informatico dell’Anagrafe del
Comune di Roma, quindi, essendo
stata eseguita nei limiti e nelle forme
consentite dal titolare dello “ius excludendi”, senza la violazione dell’unica prescrizione imposta dal Maceri, “la modifica dei dati”, non consente di ritenere configurabile la fattispecie criminosa contestata al capo
a) della rubrica, tanto che il delitto in
esame, non avrebbe potuto configurarsi, neppure, se i dati acquisiti fossero
stati utilizzati per uno “scopo illecito”.
Cosa questa, peraltro non verificatasi,
per come si è dimostrato, visto che il
Maceri era regolarmente abilitato ad
accedere al sistema, con gli stessi
“limiti”, anche per specifici scopi
elettorali. In ogni caso, le “finalità e
gli scopi” dell’accesso dell’operatore
autorizzato di sistema, per come hanno stabilito le S.U. della Suprema
Corte di Cassazione, sono del tutto
“irrilevanti”, essendo rilevante “soltanto”, per la sussistenza del delitto
in esame, da parte del soggetto “autorizzato” all’accesso al sistema informatico: la eventuale violazione
delle “prescrizioni” eventualmente
impostegli, che nel caso in esame
(l’unica), non era stata minimamente
“violata” dal Maceri medesimo. Conseguentemente, in accoglimento degli
appelli proposti dai difensori degli
imputati e della richiesta del Procuratore Generale, tutti gli imputati già
condannati in primo grado, per il
reato di cui al capo a) della rubrica,
devono essere assolti con la formula
più ampia del: “perché il fatto non
sussiste”.
5
Sabato 23 febbraio 2013
Elezioni
Al via la par condicio e il silenzio in tv. Tra 72 ore il responso delle urne sul nuovo Governatore del Lazio
L’appello di Storace da Cassino:“Ora credici”
Come nel 2000, il candidato presidente è tornato a casa per chiudere la campagna elettorale
ettantadue ore dividono il futuro del prossimo Governatore del Lazio. Una campagna
elettorale all’insegna della
caccia all’ultimo voto. Un testa
a testa tra Francesco Storace e Nicola
Zingaretti. Le pesanti vicende che
hanno colpito il candidato del centrosinistra – “Zingarettopoli”, “Palazzopoli” e “Parentopoli” - potrebbero
essere determinati per l’esito delle
urne.
Il rush finale del candidato del centrodestra è iniziato al Policlinico Gemelli di Roma. Dopo aver incontrato
il direttore Maurizio Guizzardi, Storace ha visitato alcuni reparti della
struttura. ''Sono stato in tanti luoghi
della sanità laziale - ha spiegato - e
qui si gioca la sfida del futuro. Ho
detto ai lavoratori che deve finire
l'incubo del commissariamento, cominciato nel 2006, quando io non
governavo da un anno e mezzo.
Allora il disavanzo di questa Regione
arrivava a due miliardi di euro. Con
l'intesa firmata con Berlusconi se
sarò eletto metteremo fine all'incubo
del commissariamento''.
Storace ha incontrato anche le associazioni femminili presso l’Hotel Majestic. "Non ho pregiudizi su nessuna
delle proposte che ho ascoltato - ha
S
dichiarato il candidato presidente al
termine dell'incontro - mi interessano
molto quelle legate alla salute e al
lavoro e mi piacerebbe approfondire
la questione del regolamento che
non è stato ancora pubblicato per la
parità di genere nelle società. Anche
questi temi riguardano il grado di
civiltà di una società". Il leader de
La Destra ha già designato in Eugenia
Roccella il suo braccio destro e aggiunge: ''La mia giunta sarà di 10
assessori, ancora più rosa in cui non
ci saranno discriminazioni di genere''.
Il tour del candidato presidente è
proseguito in terra pontina. Dopo
aver visitato lo staff della redazione
di “Latina Oggi”, Storace si è recato
a Formia dove è stato accolto da migliaia di persone che hanno partecipato alla manifestazione promossa
dal senatore uscente e coordinatore
provinciale del Pdl Claudio Fazzone.
A Terracina, invece, Storace ha incontrato - presso la cooperativa Mediana – i vertici del mondo agricolo
pontino. Per Storace bisogna ''sviluppare un'agricoltura competitiva
e multifunzionale basata sulla qualità
del prodotto e dei processi produttivi,
questa è la sfida che ci deve vedere
protagonisti''. La qualità, la sostenibilità
e l’internazionalizzazione dei prodotti
rappresentano i tre punti chiave per
il rilancio del settore agroalimentare.
Il candidato presidente del centrodestra ha chiuso la propria campagna
elettorale a Cassino, sua città natale,
come nel 2000. Migliaia di persone
sono accorse al teatro Manzoni - in
piazza Diamare - per riabbracciare
e sostenere il leader de La Destra.
Durante il suo intervento, un emo-
zionato Storace ha riscosso il calore
dei propri concittadini. Diretto il messaggio all’elettorato laziale: ''Ora credici''.
Giuseppe Sarra
Lombardia, prosegue la mobilitazione in vista del voto di domenica e lunedì
Il rush finale de La Destra
Migliaia di persone hanno partecipato agli incontri elettorali di Milano, Bergamo e Varese
re le tappe in Lombardia
per decretare la fine della
campagna elettorale de La
Destra. Giovedì a Milano e ieri
a Bergamo e Varese. Nella capitale si è tenuta una serata di
“recupero”. Sono stati, cioè, i
missini che hanno aderito a la
Destra a tenere banco. Codazzi,
Melchionda, Predolin, Cosenza,
Colella, Santin, Tusa e Mambretti
sono i nomi di coloro che, aven-
T
do un trascorso nel Movimento
sociale italiano e in Alleanza
nazionale, hanno spiegato alla
comunità militante lombarda
perché hanno deciso di tornare
nell’unica casa che si richiama
a determinati valori. “Crediamo
nel progetto di Storace – ha
detto ai presenti alla riunione
di giovedì Giuseppe Mambretti,
candidato al Senato – perché è
l’unico genuino e futuribile nella
piazza. È stata una campagna
elettorale esaltante e difficile
allo stesso tempo. Ma sono
convinto che ci prenderemo
grandi soddisfazioni”. “Sono
stato contento e orgoglioso –
ha aggiunto Benedetto Tusa,
responsabile cittadino de la Destra a Milano – nel tornare a
chiedere agli amici di sostenere
un progetto valido e identitario”.
“Dopo tante delusioni – ha con-
tinuato Giuseppe Colella, candidato alla Camera – possiamo
dire di aver trovato l’approdo
giusto. Adesso si tratta di costruire insieme con gli altri qualcosa che possa durare nel tempo e attirare le simpatie di quanti, seppur come noi, restano
ancora a guardare”. Durante la
serata presieduta dal segretario
provinciale de la Destra, Massimo Furia, si è tornato a parlare
del progetto Itaca. “Siamo stati
– ha detto Furia – i primi a
spenderci per un progetto che
possa coinvolgere tutte le anime
de la Destra azzerando particolarismi e settarismi. Aspettiamo
dopo le elezioni di vedere cosa
gli altri vogliono fare. Siamo fiduciosi e sicuri di poter presentare a Milano e in Lombardia
una Destra forte”. “Adesso arriva
il bello – ha detto Roberto Predolin, esule dalmata, rinomato
esponente di punta del Msi milanese – perché dobbiamo affrontare le sfide che il risultato
elettorale ci impone. Oltre a
coinvolgere quanti facevano
parte della nostra area e adesso
sono delusi, dobbiamo essere
capaci di intercettare il voto di
quanti la pensano come noi ma
non hanno mai fatto parte della
nostra formazione”. I temi della
campagna elettorale sono stati
sottolineati a Bergamo nella serata di ieri voluta da Maurizio
Pesci, segretario provinciale de
la Destra, Paola De Capitani,
Renato Santin, candidati rispettivamente a Camera e Senato,
e Pietro Macconi, consigliere
regionale uscente che, dopo
aver rappresentato il Pdl, adesso
ha aderito a la Destra. “Ho
scelto il partito di Francesco
Storace – ha detto Macconi –
perché voglio continuare a spendermi in una destra dignitosa
che non rinnega le proprie origini e soprattutto sa guardare
avanti”. Il tema della “Sovranità”
è stato al centro degli interventi
di quanti hanno attirato l’attenzione dei presenti. “Dobbiamo
porre al centro del dibattito –
ha continuato Paola De Capitani
– il primato della politica sull’economia e quindi gli interessi
della nostra comunità su quelli
delle banche”. “E’ stata una
campagna elettorale come ai
vecchi tempi – ha aggiunto Renato Santin, candidato al Senato
– con la differenza che adesso
si trova maggiore disagio nella
gente”. A entrambe le serate,
quelle di Milano e Bergamo era
presente il candidato alla Camera, Guido Paglia. “Ho trascorso – ha detto – tre settimane
ricche di spunti anche per chi
come me ha passato una vita a
fare politica, seppur da un osservatorio privilegiato come
l’ambito culturale. Giovani e
meno giovani in Lombardia mi
hanno fatto entusiasmare. Spero
di ripagarli in ogni modo”. Presente a Bergamo anche Eliana
Farina, segretario regionale de
La Destra. “Dispiace solo – ha
detto – che questa comunità
non sia riuscita a misurarsi
nella competizione per il rinnovo
del Consiglio regionale. Dove
avremmo sicuramente detto la
nostra”. A Varese, precisamente
a Gemonio, paese natale di Umberto Bossi, è tornato a sventolare alto e forte il tricolore.
Grazie all’iniziativa voluta da
Nello Riga, segretario provinciale
de la Destra, da Giampiero Maccapani, candidato capolista al
Senato e da Michele Sartoris.
“Abbiamo spiegato porta a porta
– ha specificato Nello Riga – i
termini di un programma che è
l’unico capace di elevare una
campagna elettorale altrimenti
povera di contenuti”. “Ho incontrato tanta gente – ha aggiunto Maccapani – desiderosa
di conoscere nuove facce e
nuove idee. Quelle che noi de
la Destra possiamo garantire”.
A chiudere la serata di Bergamo
l’intervento di Livio Proietti,
candidato alla Camera. “Solo il
calore della gente de la Destra
– ha commentato – può scaldare
una serata come questa caratterizzata da una nevicata straordinaria. Prendiamo questo
evento climatico come di buon
auspicio per il nostro partito”.
Francesco Cappuccio
6
Sabato 23 febbraio 2013
Ammazzato di botte in cella. Jonathan Jacob è il nome
del carcerato, rinchiuso per avere assunto anfetamine
e tenere un comportamento aggressivo
Esteri
Belgio
Tv fiamminga fa luce sulla vicenda
Video-choc su un brutale pestaggio
della polizia ai danni di un detenuto
di Federico Campoli
na fredda cella di una galera di
Mortsel, nei pressi di Anversa, in
Belgio. Al suo interno c’è un uomo,
completamente nudo e in evidente
stato confusionale. Si chiama Jonathan Jacob e sicuramente non era un
santo. Era finito lì perché, sotto l’effetto di
anfetamine, aveva manifestato un atteggiamento violento. Al momento dell’arresto alcuni avevano consigliato di rinchiuderlo in
un ospedale psichiatrico come misura cautelare. Ma il direttore del nosocomio si era
rifiutato di accettarlo. Così Jacob è finito tra
quelle quattro mura. Meno di tre metri di
lunghezza, per un metro e mezzo circa di
larghezza. Il detenuto sembra tenere ancora
un atteggiamento ostico. Però ormai è rinchiuso in quella angusta cella. Non potrebbe
nuocere a nessuno, se non a se stesso. Ma
qualcosa deve essere andato storto. Mentre
U
Jacob è in piedi in mezzo alla sua stanza e
senza nulla per coprirsi, dall’altra parte
della porta ci sono sei uomini. Sono secondini
della prigione e si sono preparati in pieno
assetto anti-sommossa, con tanto di scudi,
caschi e manganelli. Sono pronti ad entrare
per far capire a Jonathan come si sta al
mondo. Poi, la porta della galera si apre.
Ma i poliziotti non entrano. Prima lanciano
un grosso petardo, per stordire il detenuto.
Impaurito si rifugia nell’angolo sopra il suo
letto. Ma l’irruzione è quasi immediata. I
sei secondini cominciano a picchiarlo con
gli scudi e i manganelli. Uno tra loro sembra
anche impegnare un taser, una potente
arma di stordimento che, a contatto con la
pelle, rilascia una forte scarica elettrica,
tale da rendere inabile il malcapitato. Il tutto
dura pochi secondi. Calci, pugni, manganellate e colpi di scudo anti-sommossa bastano a lasciare Jonathan Jacob inerme per
terra. Sul muro ci sono delle macchie di
sangue. A quel punto i poliziotti escono. Ma
prima compiono un’iniezione di qualche
sostanza su quel corpo massacrato. Infine,
mandano un medico a “raccogliere i resti”.
Ma il dottore non ha potuto fare altro che
constatare la morte di Jacob. L’autopsia stabilirà poi che il decesso è avvunto per
un’emorragia interna, dovuta alle percosse
dei poliziotti. Al momento un medico è incriminato per omissione colposa, mentre
uno dei poliziotti è stato rinviato a giudizio
per le botte. Uno degli agenti coinvolti nel
pestaggio sarebbe invece ancora in servizio.
Se non fosse stato per un video diffuso
dalla tv belga nessuno avrebbe saputo niente. Per quanto possa sembrare attuale, i fatti
risalgono al gennaio del 2012, ma fino ad
ora non era venuto fuori nulla. Il video choc,
che sta facendo il giro del mondo, è stato
mandato in onda solo pochi giorni fa da
una televisione fiamminga, la “Vrt”.
Francia
Tre figli sgozzati,
madre ricercata
ragedia e orrore in Francia. A Dampmart, una cittadina poco lontana da
Parigi, un adolescente e due
bambini sono stati uccisi nella
loro abitazione. A compiere la
terribile scoperta è stato il padre, medico specialista, rientrato
a casa alle 7 di mattina dopo
aver fatto il turno di notte. Le
accuse ricadono sulla madre,
al momento scomparsa e ricercata dalla polizia. Sembra
che la donna, circa quarant’anni,
sia introvabile, ma le forze di
sicurezza continuano a cercarla.
Le vittime sarebbero due piccoli. Un bambino di 9 e una di
11 anni. L’ultimo era un ragazzo
di 17, che quando è stato trovato
era ancora in vita. Purtroppo
non ce l’ha fatta ad attendere i
soccorsi. Il padre dei ragazzi
ora è sotto choc. Al momento è
stato affidato ad una cellula di
supporto psicologico. E’ stato
lui a lanciare l’allarme e probabilmente non ha potuto fare
altro che constatare la morte
dei più piccoli, mentre l’adolescente deve essere deceduto
tra le sue braccia. Gli inquirenti
non escludono alcuna pista al
momento. La stradina dove è
sita l’abitazione è stata bloccata
dalle pattuglie della Gendarmeria. Tutti i sospetti ricadono
sulla madre, ora ricercata con
l’accusa di aver sgozzato i suoi
stessi figli. Ancora però non sarebbero chiari i motivi del gesto.
Sembra, stando alle testimonianze, che la coppia stesse attraversando una dura crisi coniugale. Purtroppo, non sarebbe
la prima volta che i problemi
dei genitori ricadano sui figli.
Certo non ci si sarebbe potuti
mai aspettare, che potessero
essere coinvolti in questo tragico
F.Ca.
modo.
T
Lione
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Aggrediti tifosi
del Tottenham
ncora guai per i tifosi del
Tottenham. Questa volta,
non è Roma la città sotto
accusa. Siamo a Lione, in Francia. Da sempre la squadra inglese è considerata espressione della comunità ebraica londinese e per questo è spesso
oggetti di insulti e aggressioni,
come è successo nella capitale
italiana pochi mesi fa. A quanto
pare, nella cittadina d’Oltralpe,
a rendersi protagonisti dell’assalto sarebbero stati alcuni
ultras della squadra locale. Fin
qui, niente di eccessivamente
anormale. Il solito scontro tra
tifoserie. Da una parte gli ubriachi hooligans inglesi, dall’altra
gli ultras francesi. Ma alla stampa non bastava. Dalle prime
testimonianze è comparso che
alcuni violenti della squadra
d’Oltralpe si sarebbero esibiti
nel saluto romano. Subito sono
scattate le indagini all’interno
del mondo dell’estrema destra.
In realtà, nonostante siano comunque da condannare certi
atteggiamenti, sembra chiara
la volontà di provocare gli hooligans del Tottenham. Ma c’è
di più. “Da quanto sappiamo
tra le persone arrestate ci sarebbe un esponente di un movimento dell’ estrema destra”
dichiara Laurent Burlet, un giornalista locale. Anche se il reporter dichiara che “è ancora
troppo presto” per poter parlare già di una motivazione politica dietro all’assalto. Ma oltre
alla stupidità di pochi, ci si
mette pure l’incompetenza di
altri. A quanto pare, la polizia
è accusata di essere intervenuta
tardivamente per sedare la rissa. E questo ha provocato una
dura reazione degli agenti stessi contro i gruppi organizzati.
F.Ca.
A
7
Sabato 23 febbraio 2013
Cronaca
Ordine pubblico
Microcriminalità
Misure straordinarie
Due casi a Monteverde e Sant’Ippolito
Scippatori in azione:
ma la gente reagisce
In entrambi i casi i malviventi, stranieri,
sono stati bloccati grazie all’aiuto dei passanti
Italia
Degrado
La Rustica
Angelus più elezioni:
sicurezza raddoppiata
Protezione Civile mobilitata per il saluto a Papa Ratzinger
Ma scatta anche il piano speciale per seggi ed ambasciate
omani, domenica 24
febbraio sarà il giorno
delle elezioni politiche
e regionali, ma anche
dell’ultimo Angelus di Papa
Benedetto XVI. Il Campidoglio
non si dovrebbe far trovare
impreparato, dal momento che
la macchina organizzativa è
già stata messa in moto domenica scorsa. Tuttavia il servizio di assistenza aumenterà,
così come le forze messe in
campo. Più ambulanze dell’Ares, più barellieri e due tende da campo allestite attorno
a piazza San Pietro, aumenteranno anche i volontari della
protezione civile, che da 200
passeranno a 300. Resterà invariato invece rispetto ad una
settimana fa il numero degli
agenti della polizia di Roma
Capitale i quali saranno circa
120 in tutto.
A causa della concomitanza
con le elezioni, la viabilità non
verrà stravolta, chiuse al traffico
solo via della Conciliazione e
via Traspontina, aperto invece
Lungotevere.
Imponente anche le forze messe in campo dallo stato, a dar
manforte agli agenti della municipale ci saranno infatti artificieri, Polizia di stato e Carabinieri, impegnati tra le altre
D
cippatori bloccati dalla
gente in ben due casi diversi, nelle ultime ore, a
Roma. Nel primo caso al quartiere Monteverde: un giovane
ha atteso la sua vittima nei
pressi di un bancomat. Ha assistito in silenzio all’operazione
di prelevamento del contante
e poi ha agito: dapprima l’ha
seguita e poi, dopo che la
donna ha acquistato alcuni
medicinali in una farmacia di
via Roiti, le ha strappato di
mano il portafogli. La donna
ha iniziato ad urlare richiamando l'attenzione di alcuni
passanti che hanno avvisato il
113 e si sono subito lanciati
all'inseguimento del ladro. Il
giovane è stato bloccato poco
dopo: si tratta di un minorenne
romeno. Fortunatamente recuperato il portafogli, che durante la fuga era stato abbandonato da malvivente dopo
che costui aveva capito che
non ce l’avrebbe fatta. Il giovane è stato arrestato per furto
S
aggravato dagli agenti del
commissariato di Monteverde.
Il secondo episodio è invece
avvenuto in via di Portonaccio,
ma anche in questo caso decisivo è stato l’intervento di
alcuni cittadini. Protagonista
dello scippo è stato un marocchino di 29 anni. Il giovane
ha avvicinato alle spalle la
donna approfittando del fatto
che aveva aperto la borsa per
riporre il suo smartphone. Lo
ha letteralmente strappato dalle
mani della vittima ed ha iniziato
a correre. Ma anche in questo
caso le urla della vittima hanno
attirato alcuni passanti che
hanno immediatamente avvisato il 113 e si sono messi all'inseguimento del fuggitivo.
È stato poi l'equipaggio del
commissariato Sant'Ippolito ad
arrestate il ladro dopo che la
donna era riuscita a rientrare
di nuovo in possesso del suo
telefono cellulare.
R.V
cose già da sabato sera a bonificare la zona intorno al Vaticano per scongiurare ogni potenziale rischio legato al terrorismo. Controlli capillari verranno quindi effettuati in ogni
angolo delle strade fino ad arrivare all’apertura dei tombini.
Analoghi controlli verranno effettuati anche presso i Ministeri, seggi elettorali, e luoghi
di culto. Anche in questo caso
saranno monitorati dagli agenti
coadiuvati dalle unità cinofile
e squadre antisabotaggio i
tombini nei pressi di obiettivi
sensibili, sopratutto nelle vicinanze delle sedi diplomatiche,
come l'Ambasciata americana.
E' stata pianificata inoltre la
sorveglianza continua dei seggi da oggi, sabato, alle ore 14
fino alla chiusura delle operazioni di voto.
Ugo Cataluddi
Il Campidoglio ai tempi della crisi
L’allarme tagli di Alemanno:
servizi sociali a forte rischio
Almeno altri duecento milioni di euro in meno destinati alla Capitale
Amministrazioni pubbliche strangolate dai lacci del patto di stabilità
ncora tagli al comune di Roma all’orizzonte, come
se qualcuno ne sentisse il bisogno e come se non ci
fossero già abbastanza problemi. L’allarme arriva
direttamente dal sindaco Gianni Alemanno che mette
tutti in guardia su quelle che saranno le prospettive future:
"A Roma arriveranno tra i 190 e 240 milioni di euro in
meno - spiega il sindaco - il ministero dell'Interno sta
computando la parte relativa alla capitale ma, a prescindere
dalla cifra, la decurtazione è insostenibile".
La categoria che più risentirà delle decurtazioni è come
sempre quella relativa alle politiche sociali. Sempre il
primo cittadino lancia il suo monito: “a giugno rischieremo
di non avere risorse per i servizi sociali”. Niente aiuti per
gli anziani quindi, né per disabili, giovani e famiglie in
difficoltà.
Alemanno lancia quindi il suo appello e lo fa in concomitanza con gli ultimi giorni di campagna elettorale per
politiche e regionali con la speranza che per ovvie ragioni
, qualcuno possa raccoglierlo. “Nel 2013 è previsto un
taglio per tutti i comuni italiani di circa 2 miliardi e 250
milioni di euro che si somma ai 714 milioni di euro del
2012 – afferma – mantenere invece un "vincolo di solida-
A
rietà" che consenta agli enti locali di mantenere i servizi
sociali essenziali è un atto di responsabilità che deve riguardare qualsiasi governo che si andrà a sedere a
Palazzo Chigi”.
L’amministrazione capitolina è già da tempo che si scontra
con questa delicata questione, lo scorso giugno ad esempio
convocò addirittura gli stati generali “del sociale e della
famiglia” per sensibilizzare opinione pubblica e governo
sul grave impatto che le varie manovre governative, il
patto di stabilità e la spending review hanno sui comuni,
in special misura su quello di Roma già attanagliato da
un deficit di centinaia di milioni di euro, lasciato in eredità
dalle molteplici amministrazioni di sinistra.
Allora a lanciare l’accorato appello fu il vicesindaco Sveva
Belviso che rincara la dose: “Si rischia il collasso – afferma
laconica la Belviso - da quando ci siamo insediati. Il nostro
sforzo è stato enorme per mantenere i servizi sociali, eliminando gli sprechi, ma ora siamo di fronte alla drammaticità dei tagli che comportano un estremo disagio perché
complessivamente Roma ha avuto oltre 1,2 miliardi di
euro di entrate in meno alla spesa corrente”.
U.Cat.
DA ROMA E DAL LAZIO
Gianni Alemanno
e il Vicesindaco Sveva Belviso
Uomini e animali
vivevano
nell’immondizia
Il maltrattamento agli animali, a
volte, è anche figlio di disagio.
E una brutta storia di disagio è
appunto quella scoperta, in
seguito a un esposto, dalla
Polizia di Roma Capitale.
Agenti del VII Gruppo sono
intervenuti ieri presso una casa
con terreno a La Rustica, dove
era stata denunciata una
situazione di estremo degrado.
Gli agenti, diretti dalla
Comandante Raffaella
Modafferi, hanno scoperto una
decina di cani che vivevano tra
grossi cumuli di immondizia,
mobilie in disuso, sterpaglie,
avanzi di cibo e i loro stessi
escrementi. Sul posto è stato
identificato un italiano di 40
anni che si è dichiarato
comproprietario dell’area il
quale ha riferito che ignoti
avrebbero abbandonato i cani
nel suo giardino. Dal
sopralluogo è risultato subito
chiaro che per gli animali la vita
non fosse facile in quanto
mancavano cucce, acqua e
cibo. Visto anche l’alto grado
di aggressività degli animali,
che erano costretti a
contendersi il poco cibo a
disposizione azzannandosi tra
loro, gli agenti hanno richiesto
l’intervento immediato del
Veterinario della Asl che ha
ordinato il recupero degli
animali. Gli 11 cani, di cui 3
cuccioli di varie taglie e razze,
sono stati affidati a una
struttura di ricovero collegata
alla Asl. Per le persone che
dimorano nella casa si sta
provvedendo ad accertamenti
con il Nucleo Assistenza
Emarginati.
8
Sabato 23 febbraio 2013
Italia DAL NORD
A dieci anni dalla scomparsa dell’Avvocato, la sua eredità continua a far parlare di sé
Eredità Agnelli: caccia al tesoro all’estero
Secondo i pm ci sarebbe un patrimonio immenso custodito tra la Svizzera
e il Liechtenstein. Spunta anche un conto segreto da 1 miliardo a Zurigo
dieci anni dalla morte di Gianni Agnelli
il capitolo eredità sembra non si sia
ancora chiuso. Mentre giovedì la procura di Milano ha chiesto l'archiviazione per Margherita Agnelli e per l'avvocato
Charles Poncet (indagati per tentata estorsione
ai danni dell'avvocato Emanuele Gamna accusato, a sua volta, di falso in scrittura privata)
aumentano i dubbi relativi alla reale consistenza
e dislocazione del patrimonio dell'Avvocato,
deceduto nel 2003. Stando ad una prima ricostruzione della procura, Margherita Agnelli
e Poncet avrebbero fatto pressioni su Gamna
minacciando una denuncia per evasione con
lo scopo di fargli firmare un documento in cui
riconosceva di aver lavorato non per lei, ma a
favore di Gianluigi Gabetti e Franz Grande
Stevens per pilotare i fondi neri dell’eredità
Agnelli verso il figlio di Margherita, John Elkann,
A
oggi a capo dell'impero di famiglia. Chiusa
l'indagine, la procura ha chiesto l'archiviazione
per Margherita e i due legali.
Intanto però nell’ambito dell’inchiesta è spuntato
un conto “segreto” da un miliardo di euro dell’avvocato Agnelli in Svizzera. Un vero tesoretto
gestito e custodito all'estero e finora sfuggito
alla rendicontazione del patrimonio, su cui la
magistratura italiana però non è stata in grado
di fare ulteriori accertamenti per la mancata
collaborazione, è l'argomentazione addotta,
delle autorità locali del Liechtenstein e della
Svizzera. Quindi, non aveva torto Margherita
Agnelli quando impugnò l’accordo sull’eredità
che aveva firmato dopo la morte del padre, ritenendo di essere stata imbrogliata dai suoi
stessi legali in favore del figlio John Elkann.
Margherita Agnelli ricevette 110 milioni di
euro, più immobili, arredi e opere d’arte per
un valore complessivo di 1,1 miliardi. Pochi,
secondo la figlia dell’Avvocato, che ha subito
pensato a un tesoro offshore, che c’è ma pare
sia irraggiungibile. Quanto al tesoro, i magistrati
hanno raccolto una serie di indizi: dai documenti
emerge un conto segreto da un miliardo di
euro dell’avvocato in Svizzera. Frutto di evasione
fiscale? Chi può dirlo visto che i magistrati
italiani non sono mai riusciti ad avere accesso
alle carte. Gli inquirenti, infatti, ritengono ''verosimile l'esistenza di un patrimonio immenso
in capo'' all'ex presidente della Fiat, ''le cui dimensioni e la cui dislocazione territoriale non
sono mai stati compiutamente definiti'', grazie
anche alla ''disponibilità'' di ''schermi'' societari
''attraverso cui detenere beni celandone provenienza e titolarità''. Ma il tentativo di ricostruire
i flussi dei soldi portati all'estero, come spiegano
TORINO
Ha ucciso una ventitreenne giovedì sera, poco dopo è
stato fermato. L’uomo aveva numerosi precedenti
Investita sulle strisce:
acciuffato il pirata
ncora una vittima della strada, ancora
una giovane vita spezzata sull’asfalto
che, si spera, abbia giustizia. È stato
arrestato il pirata della strada che, giovedì
sera alle 19.50 circa, ha investito e ucciso una
giovane di 23 anni, Sara Marzocca, in corso
Vercelli a Torino. La ragazza stava attraversando
la strada in corrispondenza delle strisce pedonali quando una Fiat Punto l'ha travolta e
ha continuato poi la sua corsa senza fermarsi.
Alle 23.20 i carabinieri hanno fermato il conducente dell’auto a Ivrea: si tratta di Davide
Giunta di 43 anni, italiano, con numerosi precedenti penali. L'uomo è stato bloccato mentre
si aggirava a piedi intorno a un distributore
di benzina e alla vista dei militari in borghese
ha tentato la fuga. Arrestato, ha confermato
l'accaduto e ha indicato dove aveva abbandonato l'auto, in via Campobasso, una traversa
di corso Vercelli. Il veicolo è stato recuperato
e posto sotto sequestro giudiziario. Fondamentali sono stati due testimoni dell'incidente
che avevano notato la targa del veicolo del
pirata, che si trova ora nel carcere di Ivrea.
Dopo l'arresto il 43enne ha rifiutato di sottoporsi
all'alcoltest e agli accertamenti sull'assunzione
di stupefacenti. L'uomo era già stato denunciato
per guida in stato di ebbrezza e sotto l'effetto
di stupefacenti, oltre ad altri reati connessi al
codice della strada. Nel 2010 gli era già stata
ritirata la patente e nel novembre del 2012,
inoltre, non si fermò a un controllo della polizia
gli stessi magistrati, ''sono stati vanificati'' sia
in Liechtenstein sia in Svizzera ''dalla mancata
collaborazione della locale autorità giudiziaria'',
che ha rimandato al mittente le rogatorie ''sulla
base dell'assunto, non del tutto condivisibile,
che le richieste avevano esclusiva finalità
fiscale''. Dall’indagine sarebbe emerso anche
la che dagli anni '70 a Gianni Agnelli sarebbero
stati riconducibili “tre moli” in Costa Azzurra
(poi venduti), schermati attraverso “una finanziaria” e “due società off-shore”. Eppure gli
indizi ci sono. Nelle carte viene riportata la testimonianza di un ex manager di Morgan
Stanley che ''ha affermato di aver sempre
saputo che presso la filiale di Zurigo esisteva
una provvista direttamente riferibile a Gianni
Agnelli per una cifra compresa tra gli ottocento
milioni e il miliardo di euro, fiduciariamente
intestata e detenuta attraverso molteplici conti
da Siegfrid Maron'', uno dei consulenti dell'Avvocato iscritto per riciclaggio, ma anche
per lui è stata chiesta l'archiviazione. Si tratterebbe, secondo i pm Eugenio Fusco e Gaetano
Ruta, dello stesso conto ''sconosciuto al Fisco''
da cui sono partiti i 109 milioni di euro di
quota ereditaria per Margherita. I pm hanno
chiesto ai magistrati svizzeri di poter vedere
tutti i presunti conti in Svizzera dell'Avvocato e
di interrogare Maron, ''che appariva essere il
principale responsabile dell'attività di riciclaggio''. Richieste rimaste ''inevase''.
Barbara Fruch
Tragedia in Val di Susa
Cade dalla seggiovia,
muore turista 13enne
ragedia in alta Val di Susa. Una ragazzina
inglese di 13 anni è morta dopo essere
caduta dalla seggiovia a Claviere. Il
tragico incidente si è verificato ieri mattina
intorno alle 9.30, sull'impianto "Col Boeuf"
che dai 1.760 metri d'altezza di Claviere sale
in alta montagna. La ragazzina, che ha origini
indiane, aveva appena preso la seggiovia
per cominciare la sua giornata sulle piste da
sci. Secondo la prima ricostruzione, la ragazzina è scivolata dal seggiolino dalla seggiovia nonostante la sbarra di protezione fosse
regolarmente abbassata. Poi un volo di circa sei
metri, andando a sbattere contro un pilone in cemento. Dopo l'improvvisa caduta i soccorsi di
polizia e 118 sono stati immediati: i primi a intervenire sono stati gli alpini della Brigata Alpina
Taurinense, in servizio con la cooperativa Sps
che gestisce il soccorso sulle piste della Vialattea;
subito dopo è arrivata la polizia e poi il 118 di Ce-
T
sana. I sanitari sono riusciti a rianimare la ragazzina,
le cui condizioni sono subito apparse gravi, ma
la tredicenne è morta per un arresto cardiaco durante il tragitto verso l'ospedale di Susa. La ragazzina si chiamava Poonam Bhattal, residente a
Langley, nel Kent, a Sud Est di Londra. Era in vacanza con una comitiva di connazionali, dove
stava trascorrendo alcuni giorni in gita scolastica,
all'hotel Miramonti di Claviere. Carlotta Bravo
PADOVA – IL GIP GLI HA RICONOSCIUTO LE ATTENUANTI
Disoccupato con debiti tenta
rapina in banca: pena scontata
A
enza lavoro da un anno e un debito
da 40mila euro con le banche. Una
condizione disperata quella dell'artigiano 43enne Danilo Cappelletto di San
Giorgio in Bosco (Padova) che non ha
visto altra soluzione ai suoi guai economici
se non tentare una rapina in banca. “Sono
stato costretto a quel gesto, a rapinare insomma, avevo quasi quarantamila euro di
debiti con le banche, senza lavoro da oltre
un anno. Mi sono chiesto cosa potevo fare:
una rapina. Pensavo fosse la soluzione
per la mia vita”. Sarebbe questa la confessione disperata, riportata da Il Gazzettino, che ha portato il giudice a concedere
uno sconto di pena all’artigiano accusato
di tentata rapina alla filiale del Banco Popolare di Vicenza a Castelfranco (Treviso).
Ad incastrarlo le telecamere della banca,
che lo immortalano con occhiali scuri e
un sacchetto di carta in mano. Per la sua
condotta, il gup di Treviso Elena Rossi lo
ha condannato a un anno e sei mesi, salvo
concedere uno sconto di pena, già diminuita di un terzo grazie al rito abbreviato,
riconoscendogli tra le attenuanti la sua
S
stradale a Torino, dando vita a un inseguimento
nella zona di via Reiss Romoli, che terminò
solo perché lui si schiantò contro un'altra auto.
Fu denunciato, ma non gli venne ritirata immediatamente la patente, anche se gli agenti
avviarono le pratiche per gli accertamenti.
Poi giovedì un altro incidente: secondo quanto
ricostruito, subito dopo aver travolto la ragazza,
l'uomo ha parcheggiato l'auto in una via vicina
e poi, ancora non è chiaro in che modo, ha
raggiunto Ivrea, dove vive. Quando lo hanno
bloccato ha prima detto che l'auto gli era
stata rubata, ma ha poi ammesso tutto. Secondo
i rilievi dalla polizia municipale di Torino,
avrebbe effettuato un sorpasso a destra e
travolto la ragazza a forte velocità e senza
frenare (non ci sono segni di frenata sull'asfalto),
tanto che il corpo è stato sbalzato di circa 30
metri.
B.F.
particolare condizione disperata. Invece
degli arresti domiciliari l’uomo, divorziato
e padre di due figli, sarà sottoposto al
solo obbligo di firma. Il tentativo di rapina
risale al settembre scorso e l’arresto avvenne poco dopo, ma Cappelletto era già
stato in carcere nel 2003, sempre per rapina. Quella volta aveva messo a segno
(a Vicenza e due volte nel veneziano)
colpi in banca che gli avrebbero fruttato
qualche migliaio di euro, entrando a volto
scoperto e sempre con un paio di occhiali
da sole. A Vicenza era entrato in banca
dicendo alla cassiera, incinta, che nella
sua busta c'era una bomba intimandolo a
darle i soldi. La donna rispose che la
cassa funzionava a tempo e non poteva
aprirla in quel momento, così Cappelletto
abbandonò il suo intento e andò via, ma
anche quella volta le telecamere lo immortalarono. Dopo poco l'arresto e la scoperta che nella busta non c’era nessuna
bomba bensì solo dei bicchieri. Insomma,
gesti estremi in un paese in cui ormai per
vivere si arrivano a compiere i gesti più
disperati.
C.B
9
Sabato 23 febbraio 2013
Italia
DAL CENTRO E DAL SUD
Coinvolto nell’indagine della Procura campana
anche Franco Ceccuzzi, candidato del Pd
alla poltrona di sindaco del capoluogo di provincia toscano
Mps scandali
Da Siena a Salerno
Crac Pastificio Amato: indagato Mussari
Il legale dell’ex presidente: “Responsabili anche i vertici della banca”
Ma dalle indagini emergono scenari che riguardano amministratori locali
iove sul bagnato per Giuseppe
Mussari, ex presidente del
Monte dei Paschi. Insieme all’ex
sindaco di Siena Franco Ceccuzzi, attuale candidato del
centrosinistra alla carica di primo cittadino
della città toscana, risulta indagato dalla
Procura della Repubblica di Salerno per
concorso in bancarotta, nell’ambito di
un’inchiesta stralcio sul fallimento del pastificio Amato. Per la stessa ipotesi di
reato sarebbero inquisiti anche l’ex direttore generale dell’istituto di credito senese, Marco Morelli, e l’ex deputato del
Pd, Paolo Del Mese. Il pm salernitano
Vincenzo Senatore ha emesso nei loro
riguardi inviti a comparire per rendere
dichiarazioni. Da quanto si è appreso dovrebbero essere ascoltati la prossima
settimana. Da fonti giudiziarie si è saputo
che al centro delle indagini vi è un finanziamento (intorno ai 20 milioni di euro),
messo a disposizione di una società immobiliare del gruppo Amato, da parte di
alcune banche (soprattutto Monte dei Paschi di Siena) per la riqualificazione di
uno stabilimento del gruppo, destinato a
diventare centro direzionale e residenziale.
E’ tornato sulla vicenda dell’acquisto di
Antonveneta l’avvocato Tullio Padovani,
difensore di Giuseppe Mussari. “La posizione del mio assistito – ha dichiarato
– è quella di un presidente non operativo,
P
che riceve informazioni dalla struttura
sullo svolgimento delle operazioni. Per
questo partecipò alla conference call
con Nomura: per esprimere un consenso
dipendente da quanto gli era stato assicurato dai dirigenti che avevano seguito
tecnicamente le varie fasi dell’operazione”. Uno scaricabarile che si guarda
bene dal coinvolgere gli amministratori
degli enti locali. E’ questo il succo del
“non emergono dalle informazioni in
possesso della difesa riferimenti a scenari
che riguardino la politica o personaggi
politici”, proferito dal legale. Padovani
ha tenuto a chiarire che “la questione
delle ipotetiche tangenti, derivate dal
pagamento del prezzo, non sembra assumere al momento alcuna consistenza”
. “Il problema sollevato dal processo ha aggiunto - non è propriamente l’entità
del prezzo pagato per Antonveneta, bensì
le operazioni finanziarie effettuate per
corrisponderlo, in particolare l’aumento
di capitale. Si tratta di stabilire se sia
stato effettuato regolarmente o se manifesti
qualche criticità”. A discolpa dell’ex presidente di Mps anche la considerazione
che “i rapporti con la Banca d’Italia, per
Mussari, si svolgevano del tutto regolarmente: mai ha inteso nascondere od occultare alcuna informazione ai controlli
dell’istituto”.
Emiliano Stella
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TRAGEDIA NEL BRINDISINO
Auto in fiamme:
morte tre donne
Una “ombrina” petrolifera
sul bel mare d’Abruzzo
Q
uella piattaforma non s’ha
da fare. Quantomeno, non così vicina alla costa. Ed è
così scontro tra la Regione Abruzzo e il
governo, con il presidente Gianni Chiodi che chiede un incontro urgente al ministro dello Sviluppo
economico, Corrado
Passera, al fine di
bloccare l'iter autorizzativo per il progetto petrolifero
“Ombrina Mare 2”.
L'autorizzazione prevede la costruzione
di una piattaforma
per estrazione di petrolio a largo della
Costa dei Trabocchi,
nel Chietino, una delle aree più belle e
suggestive del litorale adriatico. “Una decisione
gravissima - lamenta Chiodi - che mette a rischio il futuro turistico del nostro territorio.
La Regione è contro tutti i progetti petroliferi,
nel nostro mare e sulla terraferma, ma il Governo centrale ha riaperto nuovamente la discussione, senza ascoltare osservazioni contrarie, esprimendosi favorevolmente”. Il Go-
vernatore ricorda che
“la Regione non ha
potere vincolante sulle estrazioni di idrocarburi in mare, ma
il nostro governo regionale si era già opposto in maniera decisa e, con Berlusconi
presidente del Consiglio e la Prestigiacomo ministro dell'Ambiente, era stato
portato a 12 miglia il
limite per la realizzazione di questo
tipo di impianto in
aree marine protette.
La decisione del Governo Monti ci riporta
al 2008 quando in Regione c'era il centrosinistra e con il governo Prodi e Pierluigi Bersani ministro
per lo Sviluppo economico furono concesse le autorizzazioni
per Ombrina Mare 2”.
L'auspicio di Chiodi è che “non ci si debba
confrontare con Bersani su questi temi, visto
che ha già chiaramente dimostrato la sua
posizione favorevole a questo tipo di infrastruttura”.
Robert Vignola
Una panda si è scontrata con un furgone
che trasportava disabili per poi finire fuori
strada. Inutili i soccorsi
o schianto e poi il fuoco.
Sono morte avvolte dalle
fiamme le tre donne, rimaste
incastrate tra le lamiere contorte
e roventi della Fiat Panda su cui
viaggiavano ieri mattina alle 9.30.
L’auto, uscita fuoristrada e precipitata in un terreno, s’è trasformata di colpo in una gigantesca palla di fuoco: Vittoria D'Errico, 46 anni, sua madre Angela
Nardelli, 86 anni e Anna Custodero, 52 anni, non ce l’hanno
fatta a uscire vive da quell’inferno.
L’auto si è prima schiantata contro con un furgone Daily Iveco
che accompagnava ragazzini disabili all’Istituto “La Nostra Famiglia” di Ostuni per poi finire
fuori strada. Sotto shock ma
illesi fortunatamente i quattro
bambini disabili, il conducente
del minibus e l’assistente sociale
che viaggiava sul furgone. È questo il bilancio pesantissimo dell’incidente stradale avvenuto lungo la ex statale 16, tra Montalbano e Ostuni, nei pressi della
strada comunale che porta al
contrada "Spagnulo". Stando alle
L
testimonianze raccolte dai vigili
urbani, sembrerebbe che l’auto
con a bordo le tre donne provenisse dalla stradina laterale e
avesse imboccato la provinciale,
per immettersi lungo la corsia
per Ostuni. Per cause ancora in
corso di accertamento, l’utilitaria
sarebbe entrata in contatto con
il pulmino, proveniente da Montalbano: una collisione che le
avrebbe fatto perdere del tutto
aderenza con l’asfalto, tanto da
farla sbattere dapprima contro
un muretto a secco e quindi
cappottare in un terreno adiacente. Poi le fiamme. Il conducente dello scuolabus, Giuseppe
Pedote tentando di salvare le
donne si è procurato anche ferite
da ustioni a una mano. Quando
sul posto sono accorsi i vigili
del fuoco del distaccamento di
Ostuni, hanno potuto soltanto
domare il violento incendio e
mettere in sicurezza la zona,
agevolando di seguito i rilievi
della polizia municipale e degli
agenti del Commissariato.
Barbara Fruch
10
Sabato 23 febbraio 2013
Scuola
Viaggio in un settore che, a dispetto di mille riforme, stenta ancora a declinare la formazione in preparazione
L’istruzione vista da destra
La scuola dell’obbligo va portata a dieci anni. Negli istituti privati va incentivata soltanto la
complementarietà rispetto al pubblico. E vietato dimenticarsi che non si finisce mai di imparare
di Francesco Bragadin
remessa- Ritenere
che l’istruzione sia
scevra da ogni indirizzo politico significa cadere nell’anarchia degna del giovane Papini
o del russo Bakunin.
Il problema che si pone nell’ambito dell’istruzione è la
complessità della struttura sia
in termini di oggetto dell’offerta che nel numero delle
persone coinvolte e della loro
enorme eterogeneità; eterogeneità declinabile in tutte le
caratteristiche che rendono
unica la persona: complessità
semplificabile se inserita in
linee guide semplici e non
soggette ad infinite interpretazioni.
Definizione di istruzione
Appena si cita istruzione, ai
più, viene in mente la scuola,
con i tre gradi (elementari,
medie e superiore) e quindi
l’università; si deve considerare anche la formazione continua che ha una valenza paragonabile se non addirittura
superiore a quella che la precede in termini temporali: con
essa si intende quindi l’aggiornamento durante il periodo lavorativo utile sia per
il mantenimento, incremento
che per apprendere nuovi
temi indispensabili per un
eventuale reintegro lavorativo
o modifica del lavoro stesso.
Spesso e volentieri i maggiori
sforzi economici vengono indirizzati sulla prima perché
si crede che ciò che viene insegnato ed appreso nella
scuola/università abbia una
durata pari al ciclo lavorativo;
nulla di più errato! La dinamicità del lavoro ha reso indispensabile la flessibilità del
lavoratore sia all’interno dell’azienda che in aziende diverse.
P
Filo conduttore.
L’uomo nella sua identità deve
avere il massimo sviluppo anche nell’ambito dell’istruzione:
il singolo individuo con le sue
peculiarità deve trovare la propria soddisfazione e sviluppo,
inteso come soddisfazione
personale. Il gruppo al cui interno è necessariamente inserito deve essere visto come
una risorsa per raggiungere
obiettivi che altrimenti sarebbero irraggiungibili ma non
come fine del proprio operare:
se il singolo raggiunge la propria soddisfazione anche il
gruppo per il quale opera risente di tale status.
Ogni persona deve essere
messa in grado di operare al
meglio delle proprie possibilità e potenzialità.
Ogni persona può scegliere
di operare al meglio di se
stesso ma è anche libero di
non operare secondo le proprie potenzialità non obbligando, per questo, di avere,
dalla struttura sociale in cui è
inserito, sempre lo stesso servizio.
Scuola/Università
L’obbligatorietà di dieci anni
di formazione obbliga sia il
singolo che l’Istituzione nel
dare e fornire un servizio che
tuteli ogni singolo individuo
interessato. Dieci anni sono il
minimo, il resto potrà avvenire
o attraverso la formazione continua o attraverso il prosieguo
della scuola, superiore o università.
A fianco della scuola pubblica
può esserci la presenza di
una scuola privata che ha lo
scopo di integrare ed offrire
un servizio di completamento
e di libertà nella metodologia
e negli strumenti per coloro i
quali per meriti personali e
nel rispetto delle singole aspirazioni vogliono un servizio
diverso.
La scuola privata ha la possibilità di accedere ad un finanziamento pubblico nel momento in cui il servizio offerto
sopperisce alle mancanze
strutturali, qualitative e morali
dell’offerta pubblica: un esempio eclatante è la scuola cattolica che permette la formazione oltre che strettamente
scolastica anche quella morale
nei dettami della nostra cultura
caratterizzante.
Devono essere prefissati degli
obiettivi minimi e degli standard qualitativi per tutti gli
istituti scolastici di ogni tipo e
grado: pena l’esclusione dei
finanziamenti e il proseguo
del proprio operare. Deve essere istituito nuovamente l’esame di quinta elementare come
tappa fondamentale per la
crescita del giovane.
Lo standard qualitativo deve
essere utilizzato per consentire
a qualunque cittadino italiano
di raggiungere l’obiettivo personale ed altresì avere la garanzia che tale livello minimo
è presente in tutto il Paese.
Il ciclo della scuola superiore
dovrà essere rivisto nell’ottica
di un studio modulare e non
più annuale per permettere
allo studente di riseguire il
ciclo di lezioni con cadenza
trimestrale con al termine un
test per il ciclo trimestrale
successivo. Al termine del ciclo quinquennale lo studente
dovrà aver superato tutti i corsi
caratterizzanti l’indirizzo e nel
caso non li avesse terminati
potrà seguire solo quello mancante. Abolizione, conseguentemente degli esami di riparazione.
Si potrà accedere all’esame
finale solo dopo aver superato
tutti i cicli.
L’accesso all’Università potrà
avvenire solo attraverso un
percorso di tipo liceale permettendo comunque ai più
meritevoli degli istituti o attraverso il superamento di un
opportuno esame, il relativo
accesso. Ritenere che qualunque istituto possa garantire
un agevole superamento degli
esami universitari è un’ipocrita
posizione nata da un’ideologia
massimalista che livella ogni
possibilità di valutazione meritocratica.
Avendo fissato i licei come
percorso preparatorio all’Università, il numero chiuso all’Università non avrebbe più
alcuna valenza. Chiunque potrà accedere all’Università senza essere sottoposto a quiz
di tipo televisivo.
Ogni istituto superiore ed Università potrà essere finanziato
da istituzioni private in seguito
all’esigenza di sviluppo di
progetti specifici e tali finanziamenti andranno ad abbassare totalmente l’imponibile
fiscale dell’azienda finanziatrice.
Il titolo di studio dovrà continuare ad avere valore legale
e gli esami, al termine di ogni
ciclo, dovranno essere tenuti
da insegnanti non appartenenti all’istituto stesso proprio
per mantenere gli standard
qualitativi prefissati a carattere
nazionale.
Abolizione della laurea breve,
vero specchietto delle allodole
che ha creato solo falsi professionisti, figure ibride sottopagate e sottostimate in ogni
ambito da quello pubblico a
quello privato.
Reclutamento/mantenimento
del corpo docente
Dovrà essere presente un albo
a carattere nazionale in cui
verranno inseriti i laureati e
valutati anche i titoli professionali e la carriera sviluppata
anche nell’ambito privato.
Sarà la scuola/università stessa
a valutare la bontà dell’operato
dell’insegnante mediante
commissioni miste interne ed
esterne per evitare clientelismi
e baronie ed una serie di ve-
rifiche in aula sulla bontà dell’insegnamento.
Stop a concorsoni e corsi di
specializzazione a tempo pieno che sono solo dei corsi
autoreferenziali per foraggiare
baronie e chimere di contratti
a tempo indeterminato.
E’ a carico della struttura universitaria o scolastica formare
il personale docente esattamente come avviene nell’ambito privato durante il percorso
lavorativo; sarà tale percorso
che permetterà un’eventuale
contratto a tempo indeterminato.
Sarà garantita una paga base
e premi di produzione valutabili da commissioni miste
interne alla scuola/università
per garantire lo stimolo alla
crescita professionale interna.
Istituzione di scuole linguistiche
Per poter accedere ad una
scuola italiana sarà indispensabile avere un livello minimo
di conoscenze della lingua. Si
dovranno istituire corsi monotematici di lingua e cultura italiana al termine dei quali superati i relativi test si potrà accedere alla scuola /università.
Tutela delle minoranze linguistiche presenti nel territorio
italiano
Si dovranno mantenere percorsi tenuti nella lingua caratterizzante la minoranza come
pure il mantenimento della
loro cultura caratterizzante. Il
tutto deve essere mantenuto
all’interno degli stessi edifici
e con gli le stesse norme degli
altri studenti.
I percorsi di studio nelle regioni
caratterizzate da una presenza
mista del gruppo linguistico
italiano, francese, tedesco, ladino dovranno andare incontro
all’esigenza che la lingua principale dovrà rimanere l’italiano
e la cultura italiana. Al termine
del ciclo di studi potrà essere
rilasciato un titolo che certifica
la competenza linguistica
spendibile all’interno dell’intero territorio.
Formazione continua
La formazione continua deve
diventare il nucleo portante
del sistema d’istruzione statale.
La continua evoluzione della
società porta alla creazione
di nuove entità produttive che
richiedono un adattamento in
tempi rapidi del personale. La
caratterizzazione della struttura
economica del nostro Paese
si basa su aziende di piccole
dimensioni che spesso non
riescono a far fronte alla formazione ed aggiornamento
causando, conseguentemente
l’intervento di ammortizzatori
sociali con la cassa integrazione che la fa da principe.
Seguire corsi di aggiornamento di tutto il personale permette, in caso di crisi, un reintegro più veloce del personale.
La formazione continua deve
poi essere finanziata ed essere
sempre in contatto con tutto il
mondo privato per permettere
di capire quali materie e tematiche devono essere maggiormente sviluppate.
Conclusione
• Istruzione basata sull’evidenziazione delle potenzialità
dei singoli
• Responsabilizzazione del
diritto al rispetto della persona
•Lotta serie ed immediata ad
ogni forma di bullismo e violenza
• Lotta ai baronati
• Accesso cristallino alle graduatorie degli insegnanti
• Stipendi degli insegnanti
proporzionale allo standard
raggiunto dagli alunni
• Finanziamento alla ricerca
con sgravi fiscali a chi la sostiene
• Scuola pubblica e privata
in coesione e non contrapposizione per evidenziare le
eccellenze
• Apertura e mantenimento
di università in linea con i
costi e obiettivi standard
11
Sabato 23 febbraio 2013
Cinema
Vento di terre lontane MATERIA OSCURA
di Nicola Palumbo
o, il film del grande
Delmer Daves non
c’entra nulla: è solo
la nostra abitudine
ad abusare dei titoli
di celebri film, spesso parafrasandoli o citandoli sempli-
N
cemente. In questo caso addirittura ne esce una sorta di
crasi (imperfetta) con i due
titoli che abbiamo recensito:
si tratta di un interessante documentario di denuncia girato
in Sardegna, e di una bella
commedia sui trentenni dell’Italia di oggi, realizzato da
un esordiente. Le “terre lontane” sono quelle brulle della
nostra isola; il “vento” è quello
che sentiamo spirare sul nuovo cinema italiano, quando ci
troviamo di fronte a lavori
come quello di Sebastian
Maulucci. Un vento di speranza
di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti – I – 2013 – 80’
Con Priamo Farci, Italo Pinna, Marco Pinna, Luca Melis
La terra e il vento
di Sebastian Maulucci – I – 2013 – 85’
Con Lorenzo Richelmy, Chiara Martegiani,
Robin Mugnaini, Laura Gigante
ntroterra pontino. Leonardo (Richelmy) è un
bel giovanotto non ancora trentenne, amante dei
viaggi avventurosi, tanto da
non stare più nella pelle per
quello imminente con destinazione il Nepal. Prima della
partenza, Leonardo è preso
di mira da una sorta di fuoco
incrociato proveniente dalla
sua numerosa, variegata e anche allargata famiglia, che va
da i nonni materni fino al fratellastro Riccardo (Mugnaini),
passando per i genitori separati, due simpatici zii e un fratello maggiore, tutti che tentano
di convincerlo ad assumersi
le proprie responsabilità verso
l’azienda agricola di famiglia.
Passati due mesi in Asia, Leonardo torna in Italia e si stabilisce nella tenuta di campagna
di Riccardo, non lontana da
Firenze. Riccardo, di qualche
anno più grande di Leonardo,
ha deciso di prendere le redini
dell’azienda, anche questa
agricola, fondata dal padre
ora defunto, ma per farlo Riccardo deve convincere suo zio
a cedergli la sua parte, cosa
affatto facile visto che suo cugino sente di avere gli stessi
diritti. Come se non bastasse,
Riccardo deve vedersela anche
con Elena (Martegiani), la sua
bella e giovane compagna, la
quale ha molto da ridire su
come il suo uomo passi le
notti in città. Durante le giornate
trascorse in Toscana, Leonardo
conosce molti degli amici di
Riccardo con i quali stabilisce
un buon rapporto, specie quello che instaura con Chiara (Gigante), la sorella di Riccardo.
Massimo D’Anolfi
E
ardegna, luglio 1956. In piena guerra
fredda a Salto di Quirra, fra le provincie
di Cagliari e Nuoro, viene inaugurato uno
speciale poligono militare di Interforze Sperimentale. Fra mare e terra, l’area adibita
alle esercitazioni supera i 12.000 ettari, arrivando a essere il poligono più grande d’Europa, e a prestarci servizio ci sono i nostri
soldati provenienti da Marina, Aviazione ed
Esercito. Per tutti questi anni il poligono è
stata la sede di varie esercitazioni che hanno
visto l’uso di carri armati, batterie di missili
e ordigni di vario tipo. Ma se fino alla fine
degli anni Ottanta la logica era quella che la
divisione in due blocchi, quello occidentale
sotto l’egida della NATO e quello orientale
del patto di Varsavia, obbligava una continua
allerta ed esercitazione, dopo la caduta del
muro di Berlino, in Sardegna sono arrivati
numerosi gruppi di soldati stranieri a collaudare i loro nuovi armamenti, approfittando
di quella zona brulla e scarsamente popolosa.
Ecco che agli americani, francesi e tedeschi,
in passato ospiti più volte del poligono, si
sono uniti svizzeri, israeliani, russi, cinesi e
libici: bastava pagare la modica cifra di
50.000 euro all’ora. A farne le spese di tutto
questo è stato non soltanto il paesaggio, reso
terribile e angosciante dalle numerose carcasse arrugginite di autoblindo e carri armati,
dai bossoli e casermette semidistrutte, ma
anche dalle malattie che ben presto hanno
colpito gli animali del posto, soprattutto ovini
e bovini, e l’uomo stesso. Infatti non sono
pochi i deceduti per tumori al sangue, o
quelli colpiti da linfomi, senza ignorare le
malformazioni di alcuni neonati. Colpa di
quelle armi testate nel poligono di Salto di
Quirra, perché contenevano materiale radioattivo.
Freschi reduci dal Festival di Berlino nella
sezione Forum, la coppia D’Anolfi/Parenti
torna a riscuotere un buon successo di critica
dopo quello avuto col precedente “Il castello”,
girato due anni fa. Il tema affrontato dai due
è a dir poco spinoso e controverso, ma va
dato atto della disponibilità delle nostre Forze
Armate le quali, non solo non hanno opposto
alcun rifiuto o ostacolo alle riprese, ma anzi
S
Laura Gigante
Venuto a conoscenza della tresca amorosa, Riccardo reagisce molto male, anche se solo
inizialmente. Dopo tutto la cosa
che conta di più è l’azienda
di famiglia, e l’aiuto di Leonardo è troppo importante.
Quest’ultimo dovrà presto decidere se vuole rimanere legato alla “terra”, o continuare
a essere libero come il “vento”.
L’esordiente Maulucci, classe
1981, confeziona un piccolo
gioiello, scrivendo prima e
realizzando poi questo film
verso il quale è facile pensare
a una sorta di “grande freddo”
dei trentenni di oggi ma, come
ha anche dichiarato lo stesso
regista, proiettato questo verso
il futuro e non verso la nostalgia
per il passato. Girato fra Sabaudia, Sermoneta e la campagna toscana, per il suo film
Chiara Martegiani
Maulucci arruola un numeroso
e variegato cast con l’intento
di tracciare il maggior numero
di ritratti possibili dei giovani
della sua generazione (molto
bella la sequenza della cena,
con il dialogo fra la turista francese e la giovane “arrabbiata
di sinistra”, quest’ultima protagonista di un paio di battute
al fulmicotone, indirizzate a
certo cinema italiano), pagando però lo scotto di approfondire le psicologia di alcuni
di questi in maniera qualche
volta insufficiente. A proposito
degli attori, è spesso la tv a
caratterizzare il passato professionale di quelli più giovani
a cominciare da Richelmy, protagonista della serie “I liceali”;
di Mugnaini, qui al suo secondo
film dopo l’esordio in “Tutti i
santi giorni” di Paolo Virzì, vi
consigliamo di segnarvi il suo
nome sul vostro taccuino: con
una faccia che ricorda vagamente quella di Viggo Mortensen, nel film di Maulucci, Mugnaini dimostra una bravura inconsueta per un giovane attore
alle prime armi, tanto da farci
scommettere sul suo radioso
futuro di star nostrana, segnalandolo magari a quei registi
bisognosi di un “homme fatale”
per un noir, che catturi l’attenzione del pubblico femminile,
anche a costo di generare le
invidie e gelosie di quello maschile. Qualche film è presente
anche nel curriculum della Martegiani grazie a “Maternity
blues” e “Meno male che ci
sei”; stessa cosa per quello
della Gigante che ha esordito
in “Albakiara”. Riguardo agli attori con maggiore esperienza,
non possiamo non segnalare
Pietro De Silva, qui nel ruolo di
uno degli zii di Leonardo, volto
familiare per gli affezionati delle
fiction come “Don Matteo”, “Il
giovane Montalbano” e “Il capo
dei capi”, e presenza stabile
nel cinema fin dagli anni Novanta, dove brilla per quella in
“La vita è bella” di Roberto Benigni. Leggendario è invece
Mario Donatone, celebre caratterista, qui nonno di Leonardo,
ottanta anni di cui sessanta passati su tanti e tali set che non
basterebbero tre pagine per
hanno fornito ai due registi alcune preziose
e interessanti sequenze d’epoca, persino a
colori, in cui si vede l’inaugurazione del poligono e le prime esercitazioni. Il dramma
dei malati di cancro che avevano prestato
servizio militare in quelle zone e di alcuni
civili, fu portato alla luce alcuni anni fa, ma
solo nel gennaio del 2011 Domenico Fiordalisi,
Procuratore della Repubblica di Lanusei, è
riuscito a porre sotto sequestro l’intera zona,
con l’ipotesi di reati come quelli di omissione
di cautele e di controlli sanitari. Il documentario è praticamente diviso in tre parti: quello
della ricerca negli archivi cinematografici
del poligono, con la visione di filmati di repertorio grazie a una vecchia moviola; quello
con l’indagine di un geologo che, con le sue
apparecchiature, tenta di individuare le zone
a più alto rischio di radiazioni; infine la terza,
la più drammatica, è quella in cui la macchina
da presa segue le vicende di una famiglia di
allevatori che deve difendersi da quella che
ormai risulta essere una terra avvelenata. A
differenza della guerra fredda, terminata da
anni, quella degli allevatori sembra non avere
mai fine. Del lavoro di D’Anolfi e Parenti va
sottolineato il lodevole intento della denuncia,
ma anche il coraggio della sua messa in
scena: temiamo infatti che non sarà facile
per chiunque assistere a un documentario
di ottanta minuti in cui la prima voce, fuori
campo, la si sente al venticinquesimo, per
attendere poi un’altra mezzoretta per un
breve dialogo, seguito poco dopo da un
terzo e nulla più. Evidente è la scelta dei
due registi di far parlare le immagini, ritenendo la loro freddezza e crudezza sufficiente
a sostituire qualsiasi altro dialogo o voce
narrativa. Allo spettatore vengono anche risparmiate scene che avrebbero potuto essere
veramente ostiche tranne una che, per certi
aspetti, è una sorta di effetto collaterale del
dramma vissuto da quella terra. Si tratta della
sequenza in prima piano di come a un topolino di campagna, cavia da laboratorio, gli
viene spezzato l’osso del collo con la semplice
pressione di un dito, per poi bagnargli il
ventre per essere meglio aperto. Decisamente
insostenibile.
N.P.
elencarli tutti: ci limitano a ricordare il suo esordio in “Bellissima” di Luchino Visconti e
la sua presenza nel cast di “Il
padrino parte III”.
Ci auguriamo che il lavoro di
Maulucci, la cui uscita al cinema
è prevista per la prossima primavera, abbia quell’attenzione
che merita e, speriamo, anche
un decoroso successo che consenta al giovane regista pontino
di continuare la sua professione,
compresa quella di sceneggiatore in cui si è dimostrato veramente bravo. La prova? Guar-
dando con attenzione il suo film,
dove ripetiamo i protagonisti
sono i trentenni di oggi, qui rappresentati in varie tipologie, se
si eccettuano un paio di battute,
comunque innocue, pronunciate
da una ragazza infuriata contro
il suo fidanzato, non udirete
alcun tipo di “parolacce” in nessuno dei dialoghi, e questo senza che ne venga intaccata la
verosimiglianza dei personaggi,
magari scambiandoli per degli
extraterrestri. Un segno questo
che un cinema affatto volgare
si può fare. Basta volerlo. N.P.
12
Sabato 23 febbraio 2013
Fotografia
Dopo i grandi successi ottenuti a Parigi e Berlino, Helmut Newton arriva a Roma
Duecento scatti d’autore
Dal 6 marzo a Palazzo delle Esposizioni, una splendida mostra dedicata al fotografo tedesco Eleganza, femminilità e provocazione: gli ‘abiti’ delle bellissime donne in bianco e nero
di Carola Parisi
opo il grande successo ottenuto al Grand
Palais di Parigi, al Museum of Fine Arts di Houston e al Museum für Fotografie di Berlino, sarà il Palazzo delle Esposizioni di
Roma ad ospitare per l’unica
tappa italiana, ben 200 meravigliosi scatti dell’artista
più emblematico ed iconico
del panorama fotografico
internazionale, Helmut Newton. Dal 6 marzo al 21 luglio
2013,la capitale accoglierà
la mostra “White Women,
Sleepless Nights, Big Nudes”, titolo che riprende tre
volumi pubblicati negli anni
‘70 e il cui progetto nacque
e venne portato avanti da
June Newton, vedova del
grande fotografo. Nato a Berlino nel 1920, fin da sempre
interessato alla fotografia, lavorò accanto a personaggi
D
influenti, del calibro di Else
Simon, celebre per i suoi
scatti di moda particolarmente ritrattistici e carichi
dal punto di vista emotivo.
Con la proclamazione delle
leggi razziali abbandonò la
Germania e decise di arruolarsi nell’esercito durante
la Seconda Guerra Mondiale.
A metà degli anni 90, si stabilirà definitivamente a Parigi e sarà proprio nel mito
della capitale eterna per
eccellenza che incomincerà
ad affermarsi come fotografo di moda professionista, settore in cui si era specializzato, una volta terminato il servizio militare.
I suoi scatti approderanno
su molti magazine di moda
da Vogue, Harper's Bazaar,
Elle e GQ e furono decisivi
ed innovativi, pronti a cambiare il concetto di fotografia : al centro di essi si im-
pone una donna - dominatrice, profondamente consapevole del suo fascino,
del suo corpo e della sua
forza – verrà ritratto un erotismo estremo , a tratti anche
feticista - ma il tutto sarà
determinante per gli sviluppi della fotografia e andrà così, a modificare in
modo netto, lo stereotipo
della figura femminile nella
società.
Newton inaugurerà una vera
e propria rivoluzione nel fashion system, non solo per
aver messo al centro della
sua produzione artistica una
donna dal ruolo completamente differente rispetto a
come veniva rappresentata
di solito, ma soprattutto per
aver condotto il nudo nella
fotografia di moda, unendo
in modo assolutamente elegante e sorprendente femminilità e provocazione. Donne bellissime in abiti maschili
ma anche personaggi noti,
come Andy Warhol e Nastassia Kinsky, colti in momenti particolari: l'artista fotografato nella stessa posizione di una statua della Madonna e l'attrice mentre abbraccia una bambola dalle
sembianze di Marlene Dietrich. La suprema eleganza
delle immagini nelle quali
Helmut Newton si racconta,
e che consentono di intravedere un'ambiguità di fondo, di cui erotismo e morte
non sono che due aspetti
della stessa ricerca di verità,
che si estende al di là di
ogni convenzione.
Attraverso questo percorso
espositivo, si potranno così
ammirare gli scatti del grande fotografo, scelti direttamente dall’occhio newtoniano e rivivere, attraverso le
gigantografie e i volti di
personalità celebri , il suo
affascinante mondo.
È SCONTRO PER LA FOTO PIÙ BELLA DEL 2012
Vince... il fotoritocco
Si chiama Paul Hansen, il vincitore del primo premio del World Press Photo. Alla 56esima edizione hanno
partecipato più di 5.000 fotoreporter. Centomila le immagini inviate , ma è polemica sulla post produzione
terzo. Alcuni cercano di difenderlo dicendo che in ogni caso
l’evento è esistito realmente e
che ormai editare una foto è la
prassi, altri, soprattutto altri fotografi, vedono una mancanza
di sincerità che dovrebbe far
parte del lavoro del photo-reporter. Lui, invece, non interviene
e non commenta.
Ma non bisogna essere dei tecnici per intuire che questa im-
magine non è uscita così come
la vediamo dalla fotocamera.
Del resto, "non c'è fotografia mediatizzata, oggi, che non sia più
o meno post-prodotta", conferma
Renata Ferri, photo-editor di
grande esperienza, due volte
nella giuria del WPP, "e le regole
del premio, lo garantisco, sono
molto severe, proprio per impedire che gli eccessi dilaghino".
E questa foto, perché è passata?
ROSSO e NERO
“
n ogni cartellone pubblicitario appare
Iturno.
spesso il corpo giovane della top model di
Ma tutti sappiamo che quella foto è il
na foto. Un premio: il World
Press Photo. Sono usciti
venerdì scorso i risultati
del concorso fotografico più popolare al mondo giunto alla sua
56esima edizione. Quest'anno
hanno partecipato 5.666 fotografi
di 124 nazionalità diverse con
un totale di 103.481 immagini
inviate.
Ma è già polemica. Si chiama
Paul Hansen, il fotografo che ha
vinto il primo premio con uno
scatto che puzza di ritocco. La
foto è stata scattata il 20 novembre 2012 e pubblicata sul quotidiano svedese Dagens Nyhete,
ritrae un gruppo di uomini che
portano i corpi di due bambini
morti in una strada di Gaza
U
verso una moschea dove si sarebbe tenuta la cerimonia funebre. Suhaib Hijazi (di due
anni) e il suo fratellino di tre
Muhammad, sono stati uccisi
da un missile israeliano abbattutosi sulla loro casa, uccidendo
anche il padre e ferendo gravemente la madre. Una storia
tragica in un immagine che riflette quel terribile momento.
L'immagine singola scelta dal
WPP come foto dell'anno è,
come spesso accade quando
si tratta di premiare un'unica fotografia, un'immagine "iconica",
uno scatto capace di riassumere
e farsi metafora di situazioni
complesse; e questo vale non
solo per la foto di Hansen ma
per molte delle immagini che
hanno vinto in categorie singole:
è proprio questa capacità di
andare oltre la rappresentazione
di un momento specifico rimandando a contenuti più grandi e
universali che costituisce la nobiltà dell'immagine fissa.
Sono almeno tre i fattori che
fanno credere a un utilizzo di
Photoshop: la luce che illumina
i volti da sinistra non può provenire dallo stretto vicolo nel
quale si trovano i personaggi;
nel cielo sullo sfondo si vedono
delle macchie simili a una foto
pesantemente editata e la nitidezza impressionante non è
solo del primo piano ma si
estende anche al secondo e al
frutto dell’ingegno di qualche “fotoshopper”,
che ha modificato, cancellato, sfumato tutte le
possibili imperfezioni della modella. Ci si
chiede se sia giusto. Effettivamente, una foto ritoccata potrebbe non essere considerata una
foto “vera”. Ma nessuno sembra chiedersi se
questo sia importante. Nessuno sembra chiedersi quale sia il fine ultimo della fotografia. In
ultima istanza, l’immagine deve trasmettere
un’idea o comunque un messaggio di fondo.
L’”Art for art’s sake”, nel mondo della comunicazione globalizzata, lo lasciamo al diciannovesimo secolo. Pensate ad una donna che
pubblicizza uno shampoo ma, prima del servizio, si sia dimenticata di pettinarsi. Senza Fotoshop avremmo una modella spettinata che
pubblicizza il sapone per i capelli che, secondo la pubblicità stessa, dovrebbe cambiare la nostra vita. Non basta? pensate a quale
impatto mediatico avrebbe Berlusconi se sui
suoi manifesti apparisse struccato e senza fotoritocco.
Roger Rabbit
"Questa non è una foto disonesta,
mostra un fatto tragicamente
reale. A me comunque non piace, io sono per il ritorno al documento, anche spoglio, brutale.
Purtroppo la tendenza all'epicità,
alla "licenza poetica", sta dilagando. Non c'è fotografo che
non ci provi, ma non tutti i fotografi possono esse dei Goya,
come non tutti i giornalisti scriC.P.
vono come Montale".
La fotografia è il riconoscimento simultaneo,
in una frazione di secondo, del significato di
un evento.” così scrisse Henri Cartier-Bresson,
uno dei più grandi fotografi del Novecento.
Nessuno ha mai parlato di post-produzione.
Nessuno cita ‘Photoshop’ (che neanche esisteva). Modificare una foto, si fa e si può fare, in
pubblicità, in campagna elettorale e tra le proprie quattro mura. Non è giusto avere la possibilità di apportare modifiche successive ad
uno scatto quando in ballo c’è il premio per la
miglior foto dell’anno. E non si parla di arte ma
di foto-reportage. Adattare la luce a proprio
vantaggio o modificare il colore del cielo sono
operazioni volte ad accentuare il dramma e se
la fotografia è realtà, quest’ultima non deve essere modificato. La visione reale catturata in un
attimo non deve essere la base di una spettacolarizzazione che indirizza, in modo spudorato, l’occhio dello spettatore verso una
sensazione di dramma nel dramma. Le immagini parlano da solo, soprattutto se ritraggono
l’oscenità di certe realtà. Cosa aggiunge il fotoritocco? Nulla. E’ una perversione, un’esagerazione. Fatta per se stessi e senza rispetto per
chi osserva.
Jessica Rabbit