Dentro al CIE di Bologna

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Dentro al CIE di Bologna
RASSEGNA COMUNE BOLOGNA
POLITICHE SOCIALI
UNITA' EDIZIONE
BOLOGNA
25/02/12
DENTRO AL CIE Ivanka e le altre dentro e fuori per cinque
anni
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LA REPUBBLICA
BOLOGNA
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'Na' liberta' na' dignita', peggio della galera' La vita dietro le
sbarre dei disperati del Cie
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Nel limbo del Cie rinchiusi 665 'ospiti'
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LA REPUBBLICA
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'Ma chi viene in questo Paese lo fa solo per vivere meglio'
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Emilia
Romagna
Ivankacinque
anni dopo ancora al Cie
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Entrano ed escono per anni dalle alte mura dell'ex caserma di via Mattei
come attraverso una porta girevole, gli immigrati e le immigrate trattenuti nel
Centro bolognese per l'identificazione e l'espulsione di chi non ha i documenti.
L'Unita è entrata al Cie ed ha raccolto le loro storie. ---> GEN nLE ALLA PAGINA v
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Ivanka e le altre
dentro e fuori
per cinque anni
ELemo Otomo «Ti ricordi, mi hai intervistato nel
2007. Sono ancora qua, entro ed esco». Come se
la struttura di via Mattei avesse una porta girevole
GOMME?. GENTILE
BOLOGNA
boialnaepunitail
vana. sorride, g . incisivi superiori leggermente separati fia
loro, e le sopracciglia disegnate
h di netto con una matita scura:
«Io ti ho già parlato, giornalista, ricordi nel 2007? Eh sì, sono ancora
qua. Entro ed esco, e stavolta mi faccio tutti e 18 i mesi». E questa la vita
degli immigrati senza permesso di
soggiorno, a Bologna come in tutto
il resto d'Italia., Entrare ed uscire, come attraverso una porta girevole,
da strutture di identificazione ed
espulsione (che almeno nella metà
dei casi non identificano e quindi
non espellono) come il Cie di via
Mattei, o peggio dal carcere. Nella
nostra visita all'ex caserma Chiarini
incontriamo per la seconda volta
Ivanka: ma non è lei la sola straniera ad aver visitato, pure in passato,
luoghi come il Cie nel tentativo di
scappare da guerre e povertà nei
Paesi d'origine. Maria, trentasetten-
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Un intervento dei vigili del Fuoco ai Cie di via Mattei
e le alue
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Emilia
Romagna
ne di etnia Rom che in Bosmia viveva
quando si chiamava ancora Jugoslavia, racconta che oggi laggiù non
avrebbe nessuno: «I miei parenti vivono tutti a Roma, da anni. E io stessa,
che sono venuta via quando ne avevo
1.0, non saprei riconoscere nemmeno
le strade della mia città». Fermata a
Roma, Maria è al Cie di Bologna dai 2
settembre. Ma nel 2009 era già stata
in un altro centro per due mesi e dieci
giorni. Non ha una patria, perché la
sua non esiste più. Ora, le volontarie
di Sos donna che con il Progetto sociale si occupano del supporto psicologi co e dell'assistenza legale agli immigrati, cercheranno di avviare per lei
una pratica di riconoscimento della
sua apolidia. Per evitare che di 18 mesi in 18 mesi (il tempo massimo per il
riconoscimento di uno straniero trattenuto, da parte dei Paesi d'origine)
Maria passi il resto della sua esistenza:italiana in Un Cie. Ma fra le 14 donne su una capienza massima di 45 posti ospiti forzate in via Mattei, a venirci incontro oltreil recinto della sezione femminile oggi ci sono anche Gloria, Jay, imadi. Tutte hanno già visto
altre mura e altre sbarre.
Per 107 sul 665 stranieri transitati lo scorso anno dal Centro di. Bologna, il Progetto sociale è riuscito ad
avviare altrettanti percorsi di integrazione nel nostro Paese: donne vittime della tratta che hanno scelto di denunciare gli sfruttatori, malati le cui
condizioni di salute non erano compatibili con la permanenza in una
struttura del genere, richiedenti asilo. Ma anche a Bologna come a Modena, l'obiettivo del ministero d.ell'Interno di tagliare al massimo nella gestione delle strutture rischia di far saltare
completamente servizi di appoggio
legale e psicologico agli stranieri. Di
quei 665, invece, 334 sono stati riconosciuti dai Paesi d'origine ed espulsi. Facile pensare che per tutti gli altri, presto o tardi, si riapriranno i cancelli di via Mattei. Gloria, Nigeriana
di 37 anni, è stata in carcere per droga. Poi è stata rilasciata: dal 2001 sa
di essere sieropositiva, le sue condizioni non erano state giudicate compatibili con la detenzione. Però ora è
al Cie. La sua amica Imadi, connazionale di 20 anni, è arrivata in Italia nel
2006: e subito è stata rinchiusa in un
Centro. È richiedente asilo. e in attesa delle pratiche era emigrata in Belgio: il Paese l'ha poi rispedita in Italia
per quella richiesta ancora pendente.
E da Milano è stata trasferita a Bologna. Joy invece ha 28 anni, un figlio
di tre già dato in affido ad un'altra famiglia, un passato di tossicodipendenza. «Non sappiamo che fare dal
mattino alla sera - lamenta Irina, giovanissima moldava - almeno se ci fosse ll modo per impiegare il tempo rischieremmo meno di impazzire». ,)
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Viaggio tra gli ospiti di via Mattei, in attesa di essere liberati o espulsi
Quelle vite da disperai
dietro le sbarre del Cie
i migranti dietro i cancelli del Cie in via Mattei
LORENZA PLEUTERI
LORIA ha gli occhi pieni di lacrime trattenute, la voce che
si spezza. E la paura, nello sguardo. «Ho il terrore che mi rimandino in Nigeria. Non potrei curai mi. Mi lascerebbero
morire, in fretta. Ma anche in questo posto non resisto: ho l'Aids
e un fibroma, sono obesa e anemica, la tiroide non funziona bene». Fadila, invece, non riesce a tenersi. Piange, senza freni. Rischiava che la rispedissero nella terra dove non ha piùnulla e più
nessuno, in quella che era rexiugoslavia. Tornerà nell'accampamento di :Roma dove vivono i genitori, con la speranza di poter
vedere i figli che le sono stati tolti ed essere dichiarata apolide.
SEGUE ALLE PAGINE II E HI
"Né libertà né dignità, peggio della galera"
La vita dietro le sbarre dei disperati del Cie
Li chiamano "aspiti", 50 uomini e 18 donne in attesa di essere liberati o espulsi
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(segue dalla prima i cronaca)
LORENZA PLEUTERI
L GIUDICE - racconta
Eadila - ha deciso di non
prorogare il mio trattenimento. Ho fatto sei mesi di fila,
dentro. Potevo arrivare a un anno
e mezzo. Non ho i documenti,
nonlihomaiavutinélipotrò avere. Ivla sono inItalia. da quando ho
10 anni», Lacrime disperate e lacrime di gioia. Sbarre e telecamere. Cancelli chiusi a chiave. Turche d'acciaio. Cellulari con gli
obiettivi accecati, «per ragioni di
sicurezza». Finestre schermate
con fogli di giornale, perché non
ci sono tende o persiane, la luce
comincerebbe a filtrare all'alba e
toglierebbe il sonno e quel poco
cliintimità cheresta. Psico faunaci che vanno via come il pane. E
rabbia compressa e repressa, dichiarata. «Avremmo voglia di
spaccare tutto - parole di molti perché tutto ci hanno tolto. La libertà, la dignità, i sogni. Non abbiamo più nulla da perdere».
Via N'allei. 60, periferia non solo geografica della città, Centro di
identificazione ed espulsione. E'
l'ex caserma dell'aeronautica in
cui vengono rinchiusi gli stranle-
ri clandestini o irregolari, per un
periodo che può arrivare fino a 18
mesi e finire con l'espulsione
coatta, la liberazione o eterni ritorni, Ha 85 posti letto, p aralielepipedi di cemento con sopra materassi di gommapiuma, lenzuola di carta usa e getta, coperte da
mercatone. Conta 50 presenti nei
blocchi della sezione maschile e
18 donne al reparto femminile,
compresa Fadila, in partenza coi
suoi quattro stracci, Il ministro
dell'Interno Annamaria Cancellieri ha tolto il veto messo dal suo
predecessore, il leghista Roberto
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Maroni, I giornalisti, dopo una
lunga trafila burocratica e con
permessi zeppi di limitazioni,
possono entrare, do mandare, fotografare. Passa Luta delegazione
di visitatori, capitanata dalla parlamentare Pd Sandra Zampa e da
Roberto Morgantini, volontario
ed ex responsabile dell'ufficio
stranieri Cgii. Ciascuno ha un
problema da denunciare, un aiuto da chiedere, storie che graffiano il cuore, «Io sono favorevolissima all'ingresso di osservatori tip eteAnna Lombardo, direttrice
della struttura, gestita dalla Misericordia - perché non ho nulla da
nascondere o da censurare, Anzi,
Mi piacereb b e che, prima di criticare e contestare, si vedesse come lavoriamo, Altro che kapò.
giudizi negativi cambierebbero»,
Gli"ospiti", come vengono definiti, a dispetto di gabbie e chia-
L'ULTIMO GIORNO
LE STANZE DA LETTO
Chi resta, anche per 18 mesi, echi va via. Questa
ragazza di etnia Rom piange di gioia, dopo 180
giorni, da oggi può finalmente uscire dal centro
Ecco una stanza del reparto femminile dei Cie,
letti di cemento e lenzuola di cada, dove vivono 5
donne. Il bagno è in comune e ha:a -turca
e balordi cui da fuori, non è un segreto, gli amici lanciano dosi di
droga. Spacciatori a fianco di ragazzi colpevoli di niente e profughi richiedenti asilo, Persone arrivate dal carcere ed altre rastrellate per strada. Per ogni "ospite"
la Misericordia incassa 69.50 euro al giorno, per l'alloggio, il vitto
portato
. dall'esterno
da lresterno
bocciato
.
dai presenti, assistenza medica e
infermieristica, sostegno psicologico e sociale, mediazione culturale, un kit di plinto ingresso.
Dalla cifra resta fuori la quotaparte di utenze e manutenzione,
a carico della Prefettura. E non
entrano nel computo gli stipendi
dei poliziotti di guardia e dei militari in mimetica e camionetta,
manco fosse Guantanamo,
«Chi è libero non può capire
che cosa significhi essere tenuti
prigionieri e senza aver commesso reati - si sfoga Acnandi, 21 anni, tunisino -. Non la chiamano
galera. Ma via Mattei è peggio
della Dozza, lo dico io che ci ho
fatto dieci mesi. Butti via la vita.
Man.gi, stai in. branda, gu ardila ty,
dormi, C'è la scuola di italiano,
una volta la settimana. Ci sono la
biblioteca e un campo da calcetto. Null'altro». Lo sportello legale
è stato chiuso, /laboratorio di pittura finanziati dal Comune non
esistono più, «In carcere conosci
la data diuscita.AlCienon sai per
quanto tempo resterai tt.é dove ti.
manderanno dopo, in un'attesa.
che distrugge, logora, fa diventare cattivi. Rischi di impazzire»
P RCDUZ!ON E R!S ERVATA
vistelli, sono una babele di vissuti, lingue, esigenze, Hanno percorsi e bisogni diversi. Finiscono
nelle stesse camerate, zero privacy, la convivenza forzata che
può stremare, «L'inferno dei disperati», riassume Zampa,
preoccupata peri tagli di budget
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SBARRE E TRASPARENZA
GLI OPERATORI
L'incresso del Centro di' dentificazione ed
espulsione. Dopo un lungo periodo di stop,
è permesso di nuovo l'ingresso ai giornalisti
Dominigue, 46 anni, é un operatore del Cie.
Originario dei Burkina Faso, è laureato in
economi,: e lavora al centro dal 2005
che incideranno anche suiCie. Le
giovani nigeriane vittime della
tratta accanto a una parrucchiera, una cpron a delrosario attorcigliata attorno alpolso, e a una badante, Mari, presa a Brescia, Otto
mesi di "trattenimento". Tossici
in cura con il metadone a scalare
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Nel limbo del Cie rinchiusi 665 "ospiti"
II' 201 L metà rimpatriati e metà liberati, L 'inpegno della Misericordia
umanitari perché in fuga dalla
LORENZA PLEUTERI
F_ADILA,Adama e le altre. Per decine di migranti la privazione dell a libertà, al Cie, non è bastata per
arrivare all'identificazione e a ll'espulsione. Per altri il trattenimento ha significato una svolta
positiva, il paradosso per cominciare ad esistere, entrando a contatto perla prima volta con medici, operatori qualificati, terapeuti. Per altri ancora, la fine del sogno italiano. Raccontano anche
questo le statistiche che mettono
a fuoco le attività e il bilancio della struttura, un po' galera, un po'
ospedale, un po' comunità di recupero, lazzaretto, centro di salute mentale. Nei limbo di via
Mattei nel corso dei 2011 sono
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thine in via Naii,2
sans
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ha.
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stati portati 665 "ospiti", da Bologna, dal resto dell'Emilia e pure
da fuori regione, Per un numero
di poco superiore alla metà 334
persone, 258 uomini in prevalenza inaghrebini e 76 donne, in testa cinesi e albanesi — alla "detenzione amministrativa" è seguito ilrimpatrio co atto.Altri migranti privati della libertà, per
settimane o per mesi, sono stati
dimessi per i motivi più svariati,
Non sarebbero nemmeno dovuti entrare, Hanno avuto permessi
Tunisia incendiata dalle rivolte.
Non sono stati accertati i dati
anagrafici. Non sono spuntati
documenti. Un terzo degli immatricolati — 226 — in origine il
permesso di soggiorno io aveva e
poi lo ha perso, per mancanza di
casa e lavoro o perché revocato
per ragioni di giustizia. Centoquattro i detenuti scortati in via
Mattei direttamente dal carcere,
dove nonostante permanenze
anche lunghe non si è arrivati alla identificazione prima del" supplemento" di sbarre.
Gli operatori della Misericordia, attaccatie criticatida piitparti, si fanno in mille per cercare di
intercettare disagi e istanze. Per
107 dei 665 "ospiti" sono riusciti
ad avviare piani individualizzati,
occupandosi di problematiche
ignorate o sfuggite all'esterno.
«In almeno 13 casi — esemplificano dallo staff, che comprende
un assistente sociale, uno psicologo e mediatori culturali è s tat a riscontrata una rilevante fragilità p sichica».Altro lavoro importante, al di là delle cifre, è quello
favore di immigrate trafficate e
sfruttate. L'Ausl sta monitorando
i "sintomi sentinella" di violenze
e abusi. In 17 hanno chiesto colloqui e sostegno alle volontarie di
Sos donna, presenti una mattina
alla settimana.Una ragazza cinese, una ticrain a e (tue nigeriane
che in via Mattei rischiano di trovarsi a fianco le maman — sono
state rilasciate con un permesso
di protezione e accolte in strutture accreditate.
Domani scioperano i migranti
"No al razzismo istituzionale"
DIRITTI di cittadinanza a chi è nato in Italia, la
chiusuradei Centri di identificazioneed espulsione e il «razzismo istituzionale», sono i temi
del terzo sciopero dei migranti che si terrà domani. Un appuntamentochevuoleessere una
ennesimasottolineatura dell'apporto sociale,
culturale ed economico delle persone che arrivano dall iestero. A Bologna la manifestazione sarà divisa in due parti: alla mattina, dopo
il concentramento dalle 9 in piazza dell'Unità,
partirà un corteo che si annuncia coloratissimo, ridenominato Move parade; al pomeriggio, dalle 16.30 in piazza Nettuno, invece il
presidio-concerto a cura di Laboratorio On
the move. Alla manifestazione aderiscono alcune associazioni che lavorano con gli immigrati eanchelaCgil annunciacheterrà un banchetto informativo sui diritti degli immigrati
per tutta la giornata in piazza Nettuno.
(1.5-)
li
C RIP ROD ZONE RISERVATA
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GLI INGRESSI
GLI ESPULSI
Nel 2011 sono state rinchiuse nel Cie
665 persone, in maggioranza (249)
originarie della Tunisia e, a seguire, di
Marocco e Nigeria. La struttura ha una
capienza massima di 50 posti per gli
uomini e 45 per le donne
Per 334 delle 665 persone
transitate dai Cie l'anno scorso
il soggiorno si è concluso con il
rimpatrio coatto. Gli espulsi,
nel 2011, sono stati 258 uomini
e 76 donne
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EX REGOLARI
RECUPERO E ASSISTENZA
Dei 665 transitati nei Cie l'anno scorso,
226 erano ex regolari. Vale a dire che in
passato erano in possesso di un
regolare permesso di soggiorno, poi
scaduto o revocato. La maggioranza
viene dalla Nigeria (56 persone)
Per 107 persone sono stati
avviati progetti individualizzati di
assistenza. Gli accessi allo sportello
di assistenza psicologica sono stati 59.
In 13 casi è stata riscontrata una
rilevante fragilità psichica
Nel imbo deleie tinchiusi 665 "t
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Storia di Dominique, emigrato dal Burkina Faso, oggi guardiano al Cie
"Ma chi viene in questo Paese
lo fa solo per vivere meglio"
Dominique è tra gli operatori della
m isericordia
DOMINIQLTE è un omone con il
sorriso dolce e la pelle scura.
Emigrato in Italia dal Burkina Faso, 46 anni e una laurea in Economia e conunercio in tasca, è
uno dei 33 operatori stipendiati
dalla Misericordia in servizio al
Cie di via Mattei, oltre metà dei
quali di origine straniera.
Come è, da straniero, fare il
guardiano di altri stranieri?
«Ho cominciato a lavorare qui
nei 2005. All'inizio è stata molto
dura, Lo è ancora. Non ci abitua
mai. Io, al pari degli altri colleghi,
cerco di fare il possibile per aiutare gli ospiti, parlare, mediare.
Non è semplice. Bisogna far loro
capire che devono rispettare delle regole».
Perché tiene duro?
«Ho una moglie e una figlia.
Devo pensare a loro, mantenere
landa famigia. Questo è un lavoro onesto e cerco di dare il meglio
di me stesso. Psicoiogicamente
non è semplice stare al Cie. Lo
stress pesa. Spesso veniamo aggreditiverb almente dagli ospiti».
Quale è la cosa che chiedono
di più.?
«Sembra scontato dirlo, ma
fuori forse non si capisce abbastanza, non siriesce a inunaginare, La libertà»,
Se la invitassero a dire la sua,
sui Centri di identificazione ed
espulsione, che cosa suggerirebbe?
«Credo che sia sbagliato trattare i clandestini come se fossero
tutti uguali, lo spacciatore al pari
del laureato che ha perso il lavoro e il permesso, il malato e il sano, :Bisognerebbe intervenire in
modo differenziato. Chi viene in
Italia lo fa per migliorare e non
per peggiorare la vita. Se si desse
un permesso a tutti, per un tempo minimo, sipotrebbe poi valutare chi ha usato bene la chance e
chino. E ognipersona, condizione per avere la carta provvisoria,
si dovrebbero far identificare. In
caso di espulsione poi non ci sarebbe bisogno di portare la gente
nei Centri e di tenerla dentro anche per mesi».
a p L .)
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Nei limbo dei Cie rinchiusi 665 "ospiti"
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