Dentro al CIE di Bologna
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Dentro al CIE di Bologna
RASSEGNA COMUNE BOLOGNA POLITICHE SOCIALI UNITA' EDIZIONE BOLOGNA 25/02/12 DENTRO AL CIE Ivanka e le altre dentro e fuori per cinque anni 2 LA REPUBBLICA BOLOGNA 28/02/12 'Na' liberta' na' dignita', peggio della galera' La vita dietro le sbarre dei disperati del Cie 4 LA REPUBBLICA BOLOGNA 29/02/12 Nel limbo del Cie rinchiusi 665 'ospiti' 6 LA REPUBBLICA BOLOGNA 29/02/12 'Ma chi viene in questo Paese lo fa solo per vivere meglio' 7 1 runità pressunE 25/02/2012 Emilia Romagna Ivankacinque anni dopo ancora al Cie 9 Entrano ed escono per anni dalle alte mura dell'ex caserma di via Mattei come attraverso una porta girevole, gli immigrati e le immigrate trattenuti nel Centro bolognese per l'identificazione e l'espulsione di chi non ha i documenti. L'Unita è entrata al Cie ed ha raccolto le loro storie. ---> GEN nLE ALLA PAGINA v , 3.--NnTTNTrN"T, •"""‘ "`\r"1. .j„k Ivanka e le altre dentro e fuori per cinque anni ELemo Otomo «Ti ricordi, mi hai intervistato nel 2007. Sono ancora qua, entro ed esco». Come se la struttura di via Mattei avesse una porta girevole GOMME?. GENTILE BOLOGNA boialnaepunitail vana. sorride, g . incisivi superiori leggermente separati fia loro, e le sopracciglia disegnate h di netto con una matita scura: «Io ti ho già parlato, giornalista, ricordi nel 2007? Eh sì, sono ancora qua. Entro ed esco, e stavolta mi faccio tutti e 18 i mesi». E questa la vita degli immigrati senza permesso di soggiorno, a Bologna come in tutto il resto d'Italia., Entrare ed uscire, come attraverso una porta girevole, da strutture di identificazione ed espulsione (che almeno nella metà dei casi non identificano e quindi non espellono) come il Cie di via Mattei, o peggio dal carcere. Nella nostra visita all'ex caserma Chiarini incontriamo per la seconda volta Ivanka: ma non è lei la sola straniera ad aver visitato, pure in passato, luoghi come il Cie nel tentativo di scappare da guerre e povertà nei Paesi d'origine. Maria, trentasetten- Pagina 6 Un intervento dei vigili del Fuoco ai Cie di via Mattei e le alue e Epuri per cinque:T:oli CICI,L1,1 2 press unE 25/02/2012 runità Emilia Romagna ne di etnia Rom che in Bosmia viveva quando si chiamava ancora Jugoslavia, racconta che oggi laggiù non avrebbe nessuno: «I miei parenti vivono tutti a Roma, da anni. E io stessa, che sono venuta via quando ne avevo 1.0, non saprei riconoscere nemmeno le strade della mia città». Fermata a Roma, Maria è al Cie di Bologna dai 2 settembre. Ma nel 2009 era già stata in un altro centro per due mesi e dieci giorni. Non ha una patria, perché la sua non esiste più. Ora, le volontarie di Sos donna che con il Progetto sociale si occupano del supporto psicologi co e dell'assistenza legale agli immigrati, cercheranno di avviare per lei una pratica di riconoscimento della sua apolidia. Per evitare che di 18 mesi in 18 mesi (il tempo massimo per il riconoscimento di uno straniero trattenuto, da parte dei Paesi d'origine) Maria passi il resto della sua esistenza:italiana in Un Cie. Ma fra le 14 donne su una capienza massima di 45 posti ospiti forzate in via Mattei, a venirci incontro oltreil recinto della sezione femminile oggi ci sono anche Gloria, Jay, imadi. Tutte hanno già visto altre mura e altre sbarre. Per 107 sul 665 stranieri transitati lo scorso anno dal Centro di. Bologna, il Progetto sociale è riuscito ad avviare altrettanti percorsi di integrazione nel nostro Paese: donne vittime della tratta che hanno scelto di denunciare gli sfruttatori, malati le cui condizioni di salute non erano compatibili con la permanenza in una struttura del genere, richiedenti asilo. Ma anche a Bologna come a Modena, l'obiettivo del ministero d.ell'Interno di tagliare al massimo nella gestione delle strutture rischia di far saltare completamente servizi di appoggio legale e psicologico agli stranieri. Di quei 665, invece, 334 sono stati riconosciuti dai Paesi d'origine ed espulsi. Facile pensare che per tutti gli altri, presto o tardi, si riapriranno i cancelli di via Mattei. Gloria, Nigeriana di 37 anni, è stata in carcere per droga. Poi è stata rilasciata: dal 2001 sa di essere sieropositiva, le sue condizioni non erano state giudicate compatibili con la detenzione. Però ora è al Cie. La sua amica Imadi, connazionale di 20 anni, è arrivata in Italia nel 2006: e subito è stata rinchiusa in un Centro. È richiedente asilo. e in attesa delle pratiche era emigrata in Belgio: il Paese l'ha poi rispedita in Italia per quella richiesta ancora pendente. E da Milano è stata trasferita a Bologna. Joy invece ha 28 anni, un figlio di tre già dato in affido ad un'altra famiglia, un passato di tossicodipendenza. «Non sappiamo che fare dal mattino alla sera - lamenta Irina, giovanissima moldava - almeno se ci fosse ll modo per impiegare il tempo rischieremmo meno di impazzire». ,) Pagina 6 e b. e' e i'dui per cinque:T:oli CICI,L1,1 3 press unE LOGNA 28/02/2012 Q ■ Q Viaggio tra gli ospiti di via Mattei, in attesa di essere liberati o espulsi Quelle vite da disperai dietro le sbarre del Cie i migranti dietro i cancelli del Cie in via Mattei LORENZA PLEUTERI LORIA ha gli occhi pieni di lacrime trattenute, la voce che si spezza. E la paura, nello sguardo. «Ho il terrore che mi rimandino in Nigeria. Non potrei curai mi. Mi lascerebbero morire, in fretta. Ma anche in questo posto non resisto: ho l'Aids e un fibroma, sono obesa e anemica, la tiroide non funziona bene». Fadila, invece, non riesce a tenersi. Piange, senza freni. Rischiava che la rispedissero nella terra dove non ha piùnulla e più nessuno, in quella che era rexiugoslavia. Tornerà nell'accampamento di :Roma dove vivono i genitori, con la speranza di poter vedere i figli che le sono stati tolti ed essere dichiarata apolide. SEGUE ALLE PAGINE II E HI "Né libertà né dignità, peggio della galera" La vita dietro le sbarre dei disperati del Cie Li chiamano "aspiti", 50 uomini e 18 donne in attesa di essere liberati o espulsi 4 press unE LOGNA 28/02/2012 (segue dalla prima i cronaca) LORENZA PLEUTERI L GIUDICE - racconta Eadila - ha deciso di non prorogare il mio trattenimento. Ho fatto sei mesi di fila, dentro. Potevo arrivare a un anno e mezzo. Non ho i documenti, nonlihomaiavutinélipotrò avere. Ivla sono inItalia. da quando ho 10 anni», Lacrime disperate e lacrime di gioia. Sbarre e telecamere. Cancelli chiusi a chiave. Turche d'acciaio. Cellulari con gli obiettivi accecati, «per ragioni di sicurezza». Finestre schermate con fogli di giornale, perché non ci sono tende o persiane, la luce comincerebbe a filtrare all'alba e toglierebbe il sonno e quel poco cliintimità cheresta. Psico faunaci che vanno via come il pane. E rabbia compressa e repressa, dichiarata. «Avremmo voglia di spaccare tutto - parole di molti perché tutto ci hanno tolto. La libertà, la dignità, i sogni. Non abbiamo più nulla da perdere». Via N'allei. 60, periferia non solo geografica della città, Centro di identificazione ed espulsione. E' l'ex caserma dell'aeronautica in cui vengono rinchiusi gli stranle- ri clandestini o irregolari, per un periodo che può arrivare fino a 18 mesi e finire con l'espulsione coatta, la liberazione o eterni ritorni, Ha 85 posti letto, p aralielepipedi di cemento con sopra materassi di gommapiuma, lenzuola di carta usa e getta, coperte da mercatone. Conta 50 presenti nei blocchi della sezione maschile e 18 donne al reparto femminile, compresa Fadila, in partenza coi suoi quattro stracci, Il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri ha tolto il veto messo dal suo predecessore, il leghista Roberto ■nz.:Cia2 -e:n‘Mb oNe ntì AmanC Mgenaz .',U1Mo s Maroni, I giornalisti, dopo una lunga trafila burocratica e con permessi zeppi di limitazioni, possono entrare, do mandare, fotografare. Passa Luta delegazione di visitatori, capitanata dalla parlamentare Pd Sandra Zampa e da Roberto Morgantini, volontario ed ex responsabile dell'ufficio stranieri Cgii. Ciascuno ha un problema da denunciare, un aiuto da chiedere, storie che graffiano il cuore, «Io sono favorevolissima all'ingresso di osservatori tip eteAnna Lombardo, direttrice della struttura, gestita dalla Misericordia - perché non ho nulla da nascondere o da censurare, Anzi, Mi piacereb b e che, prima di criticare e contestare, si vedesse come lavoriamo, Altro che kapò. giudizi negativi cambierebbero», Gli"ospiti", come vengono definiti, a dispetto di gabbie e chia- L'ULTIMO GIORNO LE STANZE DA LETTO Chi resta, anche per 18 mesi, echi va via. Questa ragazza di etnia Rom piange di gioia, dopo 180 giorni, da oggi può finalmente uscire dal centro Ecco una stanza del reparto femminile dei Cie, letti di cemento e lenzuola di cada, dove vivono 5 donne. Il bagno è in comune e ha:a -turca e balordi cui da fuori, non è un segreto, gli amici lanciano dosi di droga. Spacciatori a fianco di ragazzi colpevoli di niente e profughi richiedenti asilo, Persone arrivate dal carcere ed altre rastrellate per strada. Per ogni "ospite" la Misericordia incassa 69.50 euro al giorno, per l'alloggio, il vitto portato . dall'esterno da lresterno bocciato . dai presenti, assistenza medica e infermieristica, sostegno psicologico e sociale, mediazione culturale, un kit di plinto ingresso. Dalla cifra resta fuori la quotaparte di utenze e manutenzione, a carico della Prefettura. E non entrano nel computo gli stipendi dei poliziotti di guardia e dei militari in mimetica e camionetta, manco fosse Guantanamo, «Chi è libero non può capire che cosa significhi essere tenuti prigionieri e senza aver commesso reati - si sfoga Acnandi, 21 anni, tunisino -. Non la chiamano galera. Ma via Mattei è peggio della Dozza, lo dico io che ci ho fatto dieci mesi. Butti via la vita. Man.gi, stai in. branda, gu ardila ty, dormi, C'è la scuola di italiano, una volta la settimana. Ci sono la biblioteca e un campo da calcetto. Null'altro». Lo sportello legale è stato chiuso, /laboratorio di pittura finanziati dal Comune non esistono più, «In carcere conosci la data diuscita.AlCienon sai per quanto tempo resterai tt.é dove ti. manderanno dopo, in un'attesa. che distrugge, logora, fa diventare cattivi. Rischi di impazzire» P RCDUZ!ON E R!S ERVATA vistelli, sono una babele di vissuti, lingue, esigenze, Hanno percorsi e bisogni diversi. Finiscono nelle stesse camerate, zero privacy, la convivenza forzata che può stremare, «L'inferno dei disperati», riassume Zampa, preoccupata peri tagli di budget Ac.-mdì R1 Oor.-w non faa nuaa, wagRo.sm saR \66 gkganz.' o , ‘- SBARRE E TRASPARENZA GLI OPERATORI L'incresso del Centro di' dentificazione ed espulsione. Dopo un lungo periodo di stop, è permesso di nuovo l'ingresso ai giornalisti Dominigue, 46 anni, é un operatore del Cie. Originario dei Burkina Faso, è laureato in economi,: e lavora al centro dal 2005 che incideranno anche suiCie. Le giovani nigeriane vittime della tratta accanto a una parrucchiera, una cpron a delrosario attorcigliata attorno alpolso, e a una badante, Mari, presa a Brescia, Otto mesi di "trattenimento". Tossici in cura con il metadone a scalare 5 press LinE LOGNA 29/02/2012 Nel limbo del Cie rinchiusi 665 "ospiti" II' 201 L metà rimpatriati e metà liberati, L 'inpegno della Misericordia umanitari perché in fuga dalla LORENZA PLEUTERI F_ADILA,Adama e le altre. Per decine di migranti la privazione dell a libertà, al Cie, non è bastata per arrivare all'identificazione e a ll'espulsione. Per altri il trattenimento ha significato una svolta positiva, il paradosso per cominciare ad esistere, entrando a contatto perla prima volta con medici, operatori qualificati, terapeuti. Per altri ancora, la fine del sogno italiano. Raccontano anche questo le statistiche che mettono a fuoco le attività e il bilancio della struttura, un po' galera, un po' ospedale, un po' comunità di recupero, lazzaretto, centro di salute mentale. Nei limbo di via Mattei nel corso dei 2011 sono z,'z:vevanz: thine in via Naii,2 sans iiin eh. ha. .:avom stati portati 665 "ospiti", da Bologna, dal resto dell'Emilia e pure da fuori regione, Per un numero di poco superiore alla metà 334 persone, 258 uomini in prevalenza inaghrebini e 76 donne, in testa cinesi e albanesi — alla "detenzione amministrativa" è seguito ilrimpatrio co atto.Altri migranti privati della libertà, per settimane o per mesi, sono stati dimessi per i motivi più svariati, Non sarebbero nemmeno dovuti entrare, Hanno avuto permessi Tunisia incendiata dalle rivolte. Non sono stati accertati i dati anagrafici. Non sono spuntati documenti. Un terzo degli immatricolati — 226 — in origine il permesso di soggiorno io aveva e poi lo ha perso, per mancanza di casa e lavoro o perché revocato per ragioni di giustizia. Centoquattro i detenuti scortati in via Mattei direttamente dal carcere, dove nonostante permanenze anche lunghe non si è arrivati alla identificazione prima del" supplemento" di sbarre. Gli operatori della Misericordia, attaccatie criticatida piitparti, si fanno in mille per cercare di intercettare disagi e istanze. Per 107 dei 665 "ospiti" sono riusciti ad avviare piani individualizzati, occupandosi di problematiche ignorate o sfuggite all'esterno. «In almeno 13 casi — esemplificano dallo staff, che comprende un assistente sociale, uno psicologo e mediatori culturali è s tat a riscontrata una rilevante fragilità p sichica».Altro lavoro importante, al di là delle cifre, è quello favore di immigrate trafficate e sfruttate. L'Ausl sta monitorando i "sintomi sentinella" di violenze e abusi. In 17 hanno chiesto colloqui e sostegno alle volontarie di Sos donna, presenti una mattina alla settimana.Una ragazza cinese, una ticrain a e (tue nigeriane che in via Mattei rischiano di trovarsi a fianco le maman — sono state rilasciate con un permesso di protezione e accolte in strutture accreditate. Domani scioperano i migranti "No al razzismo istituzionale" DIRITTI di cittadinanza a chi è nato in Italia, la chiusuradei Centri di identificazioneed espulsione e il «razzismo istituzionale», sono i temi del terzo sciopero dei migranti che si terrà domani. Un appuntamentochevuoleessere una ennesimasottolineatura dell'apporto sociale, culturale ed economico delle persone che arrivano dall iestero. A Bologna la manifestazione sarà divisa in due parti: alla mattina, dopo il concentramento dalle 9 in piazza dell'Unità, partirà un corteo che si annuncia coloratissimo, ridenominato Move parade; al pomeriggio, dalle 16.30 in piazza Nettuno, invece il presidio-concerto a cura di Laboratorio On the move. Alla manifestazione aderiscono alcune associazioni che lavorano con gli immigrati eanchelaCgil annunciacheterrà un banchetto informativo sui diritti degli immigrati per tutta la giornata in piazza Nettuno. (1.5-) li C RIP ROD ZONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA GLI INGRESSI GLI ESPULSI Nel 2011 sono state rinchiuse nel Cie 665 persone, in maggioranza (249) originarie della Tunisia e, a seguire, di Marocco e Nigeria. La struttura ha una capienza massima di 50 posti per gli uomini e 45 per le donne Per 334 delle 665 persone transitate dai Cie l'anno scorso il soggiorno si è concluso con il rimpatrio coatto. Gli espulsi, nel 2011, sono stati 258 uomini e 76 donne Pagina 5 EX REGOLARI RECUPERO E ASSISTENZA Dei 665 transitati nei Cie l'anno scorso, 226 erano ex regolari. Vale a dire che in passato erano in possesso di un regolare permesso di soggiorno, poi scaduto o revocato. La maggioranza viene dalla Nigeria (56 persone) Per 107 persone sono stati avviati progetti individualizzati di assistenza. Gli accessi allo sportello di assistenza psicologica sono stati 59. In 13 casi è stata riscontrata una rilevante fragilità psichica Nel imbo deleie tinchiusi 665 "t 6 press LinE 29/02/2012 LOGNA Storia di Dominique, emigrato dal Burkina Faso, oggi guardiano al Cie "Ma chi viene in questo Paese lo fa solo per vivere meglio" Dominique è tra gli operatori della m isericordia DOMINIQLTE è un omone con il sorriso dolce e la pelle scura. Emigrato in Italia dal Burkina Faso, 46 anni e una laurea in Economia e conunercio in tasca, è uno dei 33 operatori stipendiati dalla Misericordia in servizio al Cie di via Mattei, oltre metà dei quali di origine straniera. Come è, da straniero, fare il guardiano di altri stranieri? «Ho cominciato a lavorare qui nei 2005. All'inizio è stata molto dura, Lo è ancora. Non ci abitua mai. Io, al pari degli altri colleghi, cerco di fare il possibile per aiutare gli ospiti, parlare, mediare. Non è semplice. Bisogna far loro capire che devono rispettare delle regole». Perché tiene duro? «Ho una moglie e una figlia. Devo pensare a loro, mantenere landa famigia. Questo è un lavoro onesto e cerco di dare il meglio di me stesso. Psicoiogicamente non è semplice stare al Cie. Lo stress pesa. Spesso veniamo aggreditiverb almente dagli ospiti». Quale è la cosa che chiedono di più.? «Sembra scontato dirlo, ma fuori forse non si capisce abbastanza, non siriesce a inunaginare, La libertà», Se la invitassero a dire la sua, sui Centri di identificazione ed espulsione, che cosa suggerirebbe? «Credo che sia sbagliato trattare i clandestini come se fossero tutti uguali, lo spacciatore al pari del laureato che ha perso il lavoro e il permesso, il malato e il sano, :Bisognerebbe intervenire in modo differenziato. Chi viene in Italia lo fa per migliorare e non per peggiorare la vita. Se si desse un permesso a tutti, per un tempo minimo, sipotrebbe poi valutare chi ha usato bene la chance e chino. E ognipersona, condizione per avere la carta provvisoria, si dovrebbero far identificare. In caso di espulsione poi non ci sarebbe bisogno di portare la gente nei Centri e di tenerla dentro anche per mesi». a p L .) a RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 5 Nei limbo dei Cie rinchiusi 665 "ospiti" 7