never wake up cap 3

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never wake up cap 3
Capitolo 3.
My fair Paul.
A zonzo per Berlino sulla spasso mobile!
-Allora che ne dite di “bastardi senza gloria”?- domandò Penny.
-E basta adesso, cominciano a girarmi le palle!- esclamò Porta girandosi a guardarla male.
-Ma non eri così stronzo nei libri, che cavolo ti prende?- brontolò la ragazza.
-Sei mesi di tenebra totale e di luna piena cambiano il carattere a tutti- esclamò il Legionario
camminandole accanto.
–Oh, grandioso. Porta è diventato un mannaro, ci mancava solo questo! Ma allora perché
Fratellino è rimasto… così? Cioè, normale?- chiese la ragazza.
-Perché non l’hai ancora visto uccidere- le sussurrò il Legionario all’orecchio facendole un
sorriso orribile.
Penelope sentì le budella contorcersi mentre gli occhi le risalivano lungo la figura massiccia di
Fratellino, il soldato pareva tranquillo e beato nella sua idiozia ed ignoranza abbondantemente
descritta nei libri. –Va bene ritiro quello che ho appena detto- sibilò la ragazza, non ci teneva a
vedere un Fratellino mentalmente disturbato, cioè, più mentalmente disturbato del solito, in azione.
Stavano camminando per le strade di Berlino, la capitale tedesca era avvolta nelle tenebre e
qualche sparuto fuocherello baluginava rischiarando le strade distrutte dalla guerriglia urbana,
sembrava che i russi fossero almeno riusciti ad entrare nella città malgrado la tenebra perenne.
Proprio l’ambiente adatto per abbandonarsi allo sciacallaggio e la cosa peggiore è che io non
ho idea di come aiutare questa gente… L’unica cosa che mi consola è che nemmeno loro hanno
idea di come aiutarmi.
-Penelope-.
La ragazza sussultò nel sentirsi chiamare, si voltò per incrociare l’espressione tranquilla del
Vecchio che la guardava con benevolenza.
-Sono passati venti anni da quando ci siamo visti l’ultima volta in quella camera di ospedale,
come ti sono andate le cose? Cos’hai fatto nel frattempo?- le domandò.
-Ho finito la scuola e adesso lavoro- rispose.
-Interessante, e dove?- le domandò il Vecchio.
-In una fumetteria!- rispose Penny con tono spigliato.
Il gelò calò sul gruppetto in marcia.
-Dove hai detto che lavori?- domandò Barcellona con tono tremante.
-In una fumetteria! Sapete, è un posto in cui vendono albi a fumetti… Topolino, Capitan
America. Li conoscete?- Penny si fermò a riflettere su cosa andasse all’epoca per aiutarli a capire –
Yellow kid, Superman-.
Nessuno le diede segno di aver afferrato o forse la stavano solo bellamente ignorando.
-Interessante, e poi?- le domandò il Vecchio per continuare a fare della conversazione.
-Basta con le domande, Vecchio, abbiamo già una chiara idea del lettore medio che legge i
nostri romanzi- sbottò Heide sensibilmente deluso dalla risposta di Penny.
-Hey! Non si giudica dalle apparenze!- protestò Penelope. – Solo perché ho un lavoro modesto
non vuol dire che io sia un’idiota totale. I miei genitori sono professori universitari e mio fratello è
fisico teorico a Pasadena ma non sanno cambiare una lampadina o aprire una cassetta degli
attrezzi!-.
-Perché? Tu sì?- le domandò Heide.
-Certo! Sono bravissima con un cacciavite! Costruisco librerie dell’Ikea in un nanosecondoesclamò Penny.
-Va bene, parliamo d’altro- esclamò Heide.
–No! Io non voglio parlare d’altro! Mi spiegate perché siete tutti così classisti, specialmente
con me??? Sbaglio o gli alti papaveri Nazi sono tutti un branco di imbecilli ignoranti con appena la
quinta elementare? E voi avete preso in giro tutti quelli con un minimo di istruzione? Ho letto tutti i
vostri libri, ho studiato storia, questo particolare non mi è sfuggito! Il Terzo Reich ce l’ha sempre
avuta coi sapientoni- esclamò Penelope, decisa a non cedere di un millimetro.
-Il nostro ministro della propaganda ha una laurea in filosofia!- puntualizzò Yulius Heide.
Penny sbuffò –oh! E chi non c’è l’ha?-.
Heide la fissò come se volesse incenerirla, farle esplodere la testa, gettare le sue viscere ai cani,
tutto insieme o nell’ordine descritto.
-Ti vorrei ricordare che Yulius è armato- esclamò Barcellona.
-Ma io ho la ragione dalla mia parte!- replicò la ragazza.
-Sì, ma quando un Nazi con la pistola incontra una Yankee con la ragione dalla sua parte, la
Yankee con la ragione dalla sua parte è una Yankee morta!- filosofeggiò Porta ridendo forte.
Alfred attaccò con il suo solito inquietante motivetto: -vieni dolce morte, vieni!-.
-Quindi, perché non parliamo d’altro? Com’è il futuro?- domandò Heide sorridendole
orribilmente.
-Non posso parlarvene, sarebbe uno spoiler- esclamò Penny, determinata a non rivolgere una
parola ad Heide per le prossime 24 ore, se avesse potuto contare le ore!
- Sarebbe un che cosa? Ma almeno qualcosa potresti dircela…- la incalzò Barcellona.
Penny tirò su il naso come faceva sempre quando pensava.
Cosa poteva dire loro?
-Allora, vediamo… siamo rimasti a corto di benzina, sono arrivati i pantaloni a zampa, i
Beckstreet Boys e Justin Bieber-.
-Non ce la fai proprio a dirci qualcosa di serio, vero?- domandò Heide che aveva capito subito
che non stava parlando di politici o scienziati.
-Stiamo parlando di quasi 80 anni di storia, è difficile riassumere tutto! E devi considerare che
io sono nata nel 1986 e ora vivo nel 2013- esclamò Penelope.
-Oltre a questo hai l’intelligenza di un mollusco e l’istruzione di un russo ritardato, a quanto
pare- osservò Heide.
Penelope si fermò in mezzo alla strada.
-Va bene! Vuoi sapere cos’è successo in 80 anni di storia? Ok, te lo dico. C’è stata la guerra in
Corea, la Guerra del Vietnam, la Guerra del Golfo, la Guerra Fredda, la Guerra in Yugoslavia,
l’invasione dell’Afghanistan e l’invasione dell’Iraq! Tra una guerra e l’altra, quando ci è avanzato
tempo, siamo stati sulla Luna, abbiamo costruito un personal computer, abbiamo girato sei film di
Star Wars, visto le Olimpiadi in televisione e lanciato la minigonna-.
Penelope fece una pausa. –E il Titanic è affondato!-.
-Quello è successo nel 1912!- le fece notare Heide.
Oh, merda. Aveva ragione!
-Bhe, ora sapete cos’è successo in 80 anni di storia! Praticamente nessuno ha imparato nulla di
questa situazione e la corsa agli armamenti si è fatta frenetica! Pensate che negli anni 60 hanno
creato un raggio della morte, un gigantesco laserone, e l’hanno messo sulla luna! È passato alla
storia con il nome di “Alan Parsons Project”-.
Barcellona impallidì. –Ma è… Terribile! Che razza di avanzamento tecnologico ci sarà in
futuro? E a questa velocità per giunta?-.
Penelope sorrise soddisfatta ma poi si ricordò che la storia del laserone sulla luna era presa dal
film Austin Powers 2 ma evitò di dirlo.
-Bene, ora che siete stati aggiornati sul nostro futuro possiamo proseguire?- domandò il
Vecchio.
Il gruppo si rimise in marcia per essere bloccato da una grossa auto nera che frenò due istanti
prima di falciarli.
-Ma la gente guida di merda in tutte le epoche della storia?- domandò Penelope che per poco
non le era venuto un infarto per lo spavento.
-Almeno in tutte le epoche in cui ci sono le auto, cretina- replicò Heide a denti stretti.
Il vetro del finestrino del passeggero si abbassò lentamente.
Sarebbe stato più epico se avessero avuto l’alza cristalli elettrico, tipo film di gangster neri.
-Fraulein Harkness?- domandò l’uomo seduto accanto al conducente.
Penelope aprì la bocca per dire qualcosa ma non ne ebbe il tempo materiale, i suoi compagni
avevano spianato le loro armi contro l’auto nera.
-Non è lei- rispose il Vecchio con calma.
Penelope riconobbe il tipo dell’auto come uno della Gestapo, almeno a giudicare
dall’abbigliamento stereotipato che indossava.
-E come spiega l’abbigliamento ucronico della Fraulein?- domandò l’uomo in nero senza
scomporsi.
-Cattivo gusto nel vestire- rispose il Vecchio.
Hey, io non ho cattivo gusto nel vestire!!!
-E “Ucronia” vuol dire “storia alternativa”, non futuro. Forse lei voleva dire “come spiega
l’abbigliamento futuristico della Fraulein?”- sbottò Penny.
Porta si voltò a guardarla. –Ma tu non riesci proprio a stare zitta?- le domandò.
-Direi che l’abbiamo trovata. Karl, falla accomodare vicino a me- esclamò una voce quieta
provenire dal sedile posteriore dell’auto.
L’uomo seduto accanto al guidatore balzò fuori dall’auto ed aprì la portiera posteriore.
-Fraulein Harkness, per me è davvero un grandissimo onore conoscerla- esclamò l’uomo
seduto sul sedile posteriore.
Penny si fece avanti per capire chi fosse seduto in macchina, socchiuse gli occhi per vedere
meglio al buio e rimase a bocca aperta per lo stupore. –Paul Bielert?-.
-Mi fa piacere che mi conosca ma ora venga con me, come ben sa, non abbiamo tempo da
perdere-.
-Non se ne parla. La signorina è sotto la nostra custodia e non andrà da nessuna parte senza di
noi - esclamò il Vecchio con tono categorico.
-Mio caro sergente, come lei ben sa la Fraulein qua presente è la nostra unica speranza di
salvezza. Non le sembra ridicolo impedirle di ottenere informazioni fondamentali per la vittoria
finale solo perché lei si è rifiutato di farle fare un giro in macchina con me?-.
-Il Vecchio non ha tutti i torti. Solitamente chi sale in macchina con la Gestapo fa sempre una
brutta fine!- ammise Penny a denti stretti.
-Non sarà questo il suo caso, abbiamo ogni interesse a mantenere la Fraulein viva e operativa
per la missione, quindi, se adesso vuole prendere posto accanto a me…-.
Penny vide la mano guantata di Paul battere il sedile accanto a sé.
Avanzò lentamente facendosi strada tra i suoi compagni fino a sedersi in macchina, l’uomo in
nero che Paul aveva chiamato Karl richiuse la portiera con un colpo secco.
Il sangue le ruggiva nelle orecchie e il cuore le batteva all’impazzata per la tensione, quando
l’auto partì sentì le budella sciogliersi.
Non aveva nulla da temere, non aveva nulla da temere… ma c’era qualcosa che non tornava in
quella storia.
-Prima di renderci questo viaggio estremamente difficile, vorrei rispondere alla domanda che
la sta assillando da quando è salita in macchina- esclamò Paul con tono calmo.
Penny sussultò sul sedile.
-“Cosa ci fa Paul Bielert a Berlino? Lui non era ad Amburgo”?-.
Penelope arrossì furiosamente. Ma era un libro aperto?
-Sono qui perché sono l’unico che può aiutarla. Noi della Gestapo abbiamo lavorato duramente
durante questi sei mesi, in attesa del suo arrivo- le spiegò Paul.
-E ora siamo qui per offrirle tutto il supporto possibile per aiutare il nostro glorioso Reich a
vincere questa guerra-. Paul le mise in grembo un incarto di fogli sulla quale spiccava la terribile
scritta “Gekados” unita a “da consegnare direttamente nelle mani di Penelope A. Harkness”.
Penny inghiottì a vuoto. La Gestapo… La polizia criminale del Terzo Reich aveva tutte le
informazioni che le servivano… I peggiori nemici dei suoi amici erano la chiave di tutto.
-Alex e Karl si sono impegnati moltissimo per lei, Fraulein Harkness, sebbene sia una Yankee
debosciata abbiamo accettato che sarà lei a portare il Terzo Reich alla vittoria-.
Ah, tante grazie per la “yankee debosciata”!!!.
Penny si voltò a guardare l’uomo della Gestapo, come poteva dirgli che la Seconda Guerra
Mondiale si sarebbe conclusa sul fronte orientale con il bombardamento atomico di Hiroshima e
Nagasaki e che la Germania sarebbe capitolata in meno di un mese?
Le mani le tremarono sull’incarto, e se impedendo l’invasione aliena avesse fatto vincere la
Germania?
Il cuore le mancò un battito, scosse il capo. No! Non era possibile! Quella parte della storia
dell’umanità era stata già scritta! Era un avvenimento TIME LOCKED.
Paul le parlava. –Mi scusi, Fraulein, sono stato sgarbato. Gradisce qualcosa da bere? Karl, offri
qualcosa a Fraulein Harkness-.
Karl si voltò e le porse una bottiglia di birra stappata di fresco, a Penny prese un colpo quando
lo vide in viso.
-Santo cielo! Ma lei è uguale a Christopher Ecclestone! Non l’avrei mai detto! Mica me n’ero
accorta con questo buio! Ero certa che tutti quelli della Gestapo fossero cessi a pedali e la
Wehrmacht mi scarica con quelli dei battaglioni di disciplina che sembrano usciti da un quadro di
Picasso. Insomma, è difficile avere qualcosa da carino da guardare! Ora mi risulterà difficile
toglierle gli occhi di dosso e concentrarmi su ciò che mi dice Paul!-.
L’autista scoppiò a ridere di cuore e si rivelò una donna.
-Accidenti che sorpresa, lei invece è una donna!- esclamò Penelope e poi si attaccò al collo
della bottiglia.
-Sono Alex, Fraulein Harkness, una delle due persone che ha contribuito a raccogliere le
informazioni- disse l’autista con tono deferente.
-Caspita, questo giro in macchina si fa sempre più interessante! Chiamatemi pure “Penny” quel
“Fraulein Harkness” mi fa venire l’orticaria- esclamò Penny.1
Paul rise quietamente e le poggiò una mano sul ginocchio. –Ho pensato che le avrebbe fatto
piacere vedere due volti amici in questa situazione disperata. Deve sapere che Karl è un suo grande
ammiratore-.
Karl si voltò verso di lei. –In effetti avrei una domanda da farle, Fraulein…-.
-E io risponderò solo se mi chiami “Penny” e mi dai del “tu”- replicò la ragazza, si sentiva
come Tony Stark in Afghanistan, le mancava solo un sottofondo musicale degli AC/DC, una
valanga di soldi, un doppiaggio internazionale e un reattore ARCA nel petto.
-Va bene, Penny, è vero che tuo padre fu cacciato dall’università di Monaco di Baviera per
quell’articolo sulla costruzione delle autostrade tedesche volute dal nostro Führer?- domandò Karl.
Penny fece spallucce. –Domanda interessante, Karl. A dire il vero quell’articolo è il motivo per
cui ho dovuto dire “Auf Wiedersehen Germania” e “Welcome back Chicago”. Ma a discolpa di mio
padre posso dirti che il Magnifico Rettore dell’Università di Monaco era un comunista di merda che
vedeva filonazisti anche nelle sue uova strapazzate mattutine!-.
Alex, dal posto di guida, rise forte e anche Paul scoppiò in una risata sincera.
-Abbiamo proprio degli ottimi alleati dal futuro!- riconobbe l’uomo in nero che le era seduto
accanto. –E ora possiamo metterci a lavoro-.
Penny aprì l’incarto di documenti e cominciò a darci un’occhiata, si era giocata bene le sue
carte per non finire a faccia in giù in un fosso con una pallottola nel cranio, ora doveva solo stare
attenta che i suoi amici non scoprissero che i suoi genitori erano affascinati dal regime che loro
tanto odiavano. Avrebbero potuto LORO infilarle una pallottola nel cranio e scaricarla a faccia in
giù in un fosso.
1
Penny si fa scorazzare in giro per Berlino da Alex e Karl, due personaggi apparsi in “Quella strana storia al di là della
Sprea” pubblicato su DeviantART.
-Immagino che lei conosca già la branca mistica delle SS, giusto?- le domandò Paul.
Penelope annuì. –Certo, sono un’appassionata di Hellboy. Conosco benissimo la Società di
Thule, l’Ahnenerbe e tutta la storia. So anche quali erano le loro missioni-.
Paul annuì soddisfatto mentre lei scorreva i vari documenti e le varie foto dei gerarchi del
gruppo esoterico, tutte cose che non le erano nuove ma con la differenza che stava sfogliando
documenti segretissimi e autentici, non robaccia da film.
-Lei conosce anche la spedizione in Medio Oriente, allora- le disse Paul
-Certamente-.
-E la spedizione in America Latina?-.
-Quella nella Cordigliera Blanca? Certamente, ma se non sbaglio quella è stata solo per
tracciare cartine accurate del posto- esclamò Penny ringraziando le sue serate di svacco totale su
Wikipedia.
Non avere amici poteva tornare utile, alcune volte.
-Diciamo che la spedizione del gruppo cartografico è stata solo una copertura. La spedizione
aveva altri scopi- le rivelò Paul.
Penny si voltò a guardarlo.
-Himmler aveva altri progetti e il suo gruppo tornò dal Perù con qualcosa- le disse l’uomo in
nero.
-Un libro?- domandò Penelope fissando una foto sfuocata che pareva rappresentare un libro, o
al massimo una scatola.
-Io userei il termine “manufatto”- la corresse Paul con un sorriso. –E noi riteniamo che sia
questo manufatto il responsabile di tutto-.
Penny scorse i documenti e trovò un disegno approssimativo del manufatto: era una cosa
indecifrabile intarsiata con segni altrettanto indecifrabili sopra. Forse stava cominciando a capirci
qualcosa.
-Non è un invasione aliena, giusto?- domandò. –E’ un invocazione andata a male…- mormorò.
-E’ quel che temiamo- esclamò l’uomo in nero seduto accanto a lei. Penelope si attaccò al
collo della bottiglia e buttò giù un lungo sorso che per poco non le fece tornare su tutto il gas della
birra.
-Ossessionati dalla vittoria finale, Himmler e le sue SS si sono spinte troppo oltre scatenando
potenze che non riescono più a gestire- esclamò Paul.
Penny si permise una risata. – E come diceva sempre il mio amico Howard P. Lovecraft: Mai
evocare qualcosa che non si è sicuri di riuscire a rimandare indietro, giusto? Ma è probabile che
Enrichetto questo lo sapesse già-.
-Himmler non riusciva a costruire la Wunderwaffe, quindi decise di prenderla in prestito da
qualcuno- esclamò Paul ignorando il suo modo di chiamare Himmler.
-Prenderla in prestito?- domandò Penny.
-Da forze occulte-.
Lo sguardo di Penelope si fermò su una foto del castello di Wewelsburg e sul mosaico del Sole
Nero.
-Lei pensa che io sia matto?- le domandò Paul.
Penny lo fissò con tranquillità. –E la notte di sei mesi la fuori come la giustificherebbe?
Esplosione di una Supernova? Caduta di un meteorite grande come quello che ha fatto estinguere i
dinosauri? No, no… Qua sotto c’è qualcosa di davvero grosso. Basti pensare agli orologi fermi-.
La macchina correva lungo le strade di Berlino senza incontrare anima viva, cominciò a cadere
una leggera pioggia.
-Il manufatto è conservato a Wewelsburg, al “centro del nuovo mondo”, lo trovi e tutto le sarà
chiaro. O almeno questo è quello che sperano tutti- le disse Paul.
-Bhe, almeno adesso abbiamo un punto di partenza- esclamò Penny ma ancora una cosa non le
tornava.
-Perché fate questo per me? Perché lo fate per una realtà che non vi appartiene? Potreste far
avvenire l’invasione e distruggere la nostra realtà e tutto sarebbe perfetto per voi- esclamò Penny.
Paul rise quietamente. –Non è così semplice. Distruggere la vostra realtà si ripercuoterebbe
sulla nostra e poi non siamo così disperati come la propaganda straniera ci dipinge. Crediamo
ancora nella vittoria finale e combattiamo ancora per essa, e questo vuol dire che non esitiamo a
schiacciare chiunque si metta fra noi e la vittoria-.
Ah, non fa una grinza!
La macchina inchiodò di colpo, Karl scese ed aprì la portiera a Penny.
Scombussolata, la ragazza si ritrovò davanti al Vecchio che la fissava un po’ preoccupato.
-Stai bene, Penelope?-.
Penny scese dall’auto nera stringendosi al petto l’incarto di documenti. –Grazie per la bella
chiacchierata, Fraulein Harkness, contiamo molto su di lei. Ah, può tenere i documenti- esclamò
Paul Bielert.
Karl chiuse la portiera e salì in auto che ripartì a razzo per le strade di Berlino.
La pioggia continuava a cadere, fine e irritante come una pioggerellina inglese del cavolo.
-E allora?- le domandò Heide.
Penny lo fissò. –Devo andare a Paderborn…- mormorò la ragazza.
-Oh Santa Madre del Kazan! Che hai combinato???- domandò Fratellino.
-Non in quel senso!- rispose Penny.