Il ruolo dei parchi e delle aree protette in materia di educazione

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Il ruolo dei parchi e delle aree protette in materia di educazione
Il ruolo dei parchi e delle aree protette in materia di educazione ambientali: l’intervento di
Federparchi
I Parchi sono dei luoghi speciali, unici, con un patrimonio naturale, culturale e sociale ormai raro e pregiato,
sono luoghi che possono stupire per le loro particolarità, perché non usuali e per questo magici. Ecco allora
che i Parchi diventano grandi laboratori di ricerca, sentieri da percorrere, pieni di sorprese e di innocui
imprevisti, palestre per le attività didattico-educative, perché nei parchi è possibile vivere esperienze uniche
a contatto con la natura, la storia e le tradizioni delle popolazioni locali.
La natura e l'ambiente antropico di un Parco diventano così per la formazione delle competenze e
l'educazione orientata alla sostenibilità ambientale, sociale, economica e pedagogica una vera e propria
traccia di lavoro. Un'area protetta che fa della tutela e conservazione della natura il suo obiettivo prioritario e
la speranza di un futuro possibile, può diventare per i ragazzi un grande libro aperto, uno spazio di natura e
cultura dove "sognare" realtà sociali e modelli di vita a cui tendere, in cui costruire una cultura "capace di
futuro".
La specificità dei Parchi, in termini educativi e formativi, è di fare della natura e dell'ambiente il tema
maestro delle sue attività e dei nodi culturali della diversità, della conflittualità e della decisionalità in
situazioni complesse, centrali nella gestione di un'area protetta, un'ottima occasione per educare alla
sostenibilità. Ogni area naturale protetta italiana ha sviluppato progetti di educazione ambientale a vari livelli
per scuole elementari, medie e superiori, ma anche per semplici visitatori interessati a una migliore
conoscenza della natura.
In questa prospettiva la Federazione Italiana dei Parchi e delle Riserve Naturali gioca un ruolo determinante,
come sistema, in tema di educazione ambientale.
In particolare, è stata condotta presso le diverse aree naturali protette, parchi nazionali, parchi regionali,
riserve naturali statali e regionali una ricerca che ha evidenziato come il livello organizzativo e la capacità di
svolgimento delle attività di educazione ambientale sia efficace in questi luoghi di eccellenza, non mancando
di sottolineare, comunque, che non è soltanto nelle aree protette che si fa educazione ambientale.
Forse quella più importante la si deve realizzare all’esterno e nel mondo della società civile, nella società
organizzata, a cominciare dalla scuola. Ovviamente, le aree naturali protette, grazie alla loro organizzazione,
e con le loro strutture, possono presentare i punti di eccellenza e indicare la strada da seguire.
Il sistema delle aree protette si è notevolmente sviluppato a partire dal 1991 con l’approvazione della Legge
Quadro.
Dal 1992 ad oggi, con una decisa accelerazione negli anni Ottanta e Novanta che non ha eguali nel
panorama europeo, l’Italia si è dotata di un sistema caratterizzato da 25 parchi nazionali, 140 parchi
regionali, 150 riserve statali, 340 riserve regionali anche le aree protette marine, ad oggi 25, hanno
recentemente avuto un impulso e la riorganizzazione è partita con lo stesso intervento di coordinamento
della Federazione.
Inoltre, ci sono poi tantissime altre aree naturali protette di varia classificazione come parchi provinciali,
parchi periurbani, oasi faunistiche.
Vengono considerate al momento 800 aree naturali protette per una superficie complessiva di oltre 3 milioni
di ettari, circa l’11% del territorio nazionale.
In queste aree protette è depositato un capitale straordinario, costituito da ben 57.000 specie animali, 5.600
specie floristiche, che rappresentano il 50% delle specie europee.
Questo patrimonio deve essere conosciuto e l’educatore ambientale lo deve comunicare al grande pubblico,
all’utente, al visitatore affinchè attraverso la conoscenza la popolazione si sensibilizzi sui tempi della
conservazione e della tutela della natura.
Grazie alla azione dei parchi la gita scolastica si è man mano trasformata in una gita di istruzione, una gita
culturale, nelle città e nelle scuole, negli ambienti di lavoro è arrivato un importante messaggio educativo e
di comportamento.
E’ stato un processo per alcuni versi entusiasmante che ha puntato soprattutto sulla disponibilità di
associazioni, di giovani volenterosi, di operatori del territorio, che lavoravano senza avere punti di riferimento
puntuali, senza avere certezze finanziarie ed economiche. Oggi questa attività si è trasformata e si sta
trasformando in una vera e propria professione, che va peraltro ancora migliorata e valorizzata evitando, per
quanto possibile, discussioni e polemiche che spesso, a livello locale, ne condizionano lo sviluppo.
Educare all’ambiente è compito preciso dei parchi, è compito della scuola, è anche compito della società
civile attraverso le sue differenti articolazioni a partire dalle associazioni culturali e ambientaliste, dalle
associazioni degli operatori.
Nel Parco, oltre a sollecitare il rispetto della natura del luogo, bisogna però educare anche ai comportamenti.
Se il visitatore, nel momento in cui torna a casa decide di far tesoro del messaggio ricevuto, può cambiare
atteggiamento.
Si impegna al risparmio energetico, alla raccolta differenziata dei rifiuti, a risparmiare acqua, a non
imbrattare le città, a non scrivere sui muri, a non gettare cartacce per terra, a utilizzare meno il mezzo
privato.
Sono comportamenti virtuosi che possono acquisirsi grazie al messaggio ricevuto nel parco durante la visita
al centro attrezzato o durante l’escursione organizzata e guidata dal personale specializzato che fornisce
anche dati, cifre e illustra i meccanismi della natura.
Per fare tutto questo c’è anche bisogno di una organizzazione adeguata. I parchi si stanno organizzando,
istituendo dei veri e propri servizi nei propri organici.
Attraverso l’educazione ambientale si riesce a comunicare e si riesce a far crescere anche il consenso locale
ed esterno intorno a queste istituzioni.
Attraverso la ricerca scientifica, poi, si possono dare le linee di azione agli amministratori, ai decisori, che
devono adottare i provvedimenti di gestione e amministrazione del parco.
Nei parchi nazionali sono pienamente attivi circa 100 centri di educazione ambientale. Il 40% dei parchi
regionali, il 15% delle riserve naturali, il 10% delle altre riserve terrestri e marine, ha almeno un Centro di
educazione ambientale.
Oggi i parchi sono protagonisti istituzionali capaci di mettere in campo energie e forze a disposizione dei
comuni, delle province, delle comunità montane, e delle stesse regioni, per sviluppare quella
compartecipazione attiva alla gestione in condizione di assicurare la tutela e lo sviluppo sostenibile di territori
importanti. Per l’educazione ambientale bisogna fare la stessa cosa, ampliando il raggio e il numero dei
protagonisti, facendo partecipare le organizzazioni specializzate e il mondo della scuola, che non deve
soltanto insegnare le scienze naturali per far conoscere gli animali e le piante, ma deve educare al rispetto
del mondo delle piante e degli animali, spiegando e facendo comprendere il loro ruolo nella natura e a
favore dell’uomo.
In questa prospettiva e su queste basi, la Federparchi è lieta di cogliere l’invito della Commissione Nazionale
Italiana dell’UNESCO a fornire il proprio contributo, esprimendo fin d’ora la propria disponibilità a partecipare
alla Settimana Nazionale dedicata all’energia e sviluppo sostenibile che si terrà dal 6 al 12 novembre p.v.