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UNA COPPIA ITALIANA
di B E B O M O R O N I
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udiogram piccola ( e nemmeno troppo) ma
attivissima ditta pisana, non finirà mai di
stupirci. Anziché tentare pedissequamente
di replicare o scopiazzare prodotti di ditte
più o meno altisonanti, la casa toscana,
animata da Angela, prima donna manager
dell’alta fedeltà italiana, Simone, sorta di
deus ex-machina che si dedica tanto alla
progettazione che allo sviluppo dell’azienda, e dal super-jolly Massimiliano,
nasce nel 1990, fondata dal compiantissimo
( in tutto il mondo) Jean Serge Di Giorgio,
valentissimo distributore Naim, nonché raffinato designer e giovane gentiluomo, portato troppo immaturamente via da una
morte che sarebbe piaciuta a Saint Exupery, ma che non è piaciuta per nulla a noi che eravamo suoi amici. Nasce principalmente, come detto, come distributore Naim, ma sin dai primi
vagiti si caratterizza per una sua autonoma, avanzatissima produzione. I primi oggetti ad uscire dalla fabbrica pisana e a finire tra le mani e nelle orecchie
entusiaste dei recensori, sono gli
integrati MB 1 ed MB, caratterizzati dal design sia estetico che
elettronico avanzatissimo. Sono
tra i primi integrati audiophile (
forse i primi) ad essere interamente e unicamente telecomandabili. Il loro successo di vendita in tutto il mondo è talmente
buono, che Audiogram decide di privilegiare la strada della
progettazione e della costruzione, rispetto a quella, pur più
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AUDIOGRAM
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tranquilla e sicura, della distribuzione di apparecchi
di costruzione terza. La produzione man mano si
espande, sino ad arrivare al ricchissimo catalogo dei
giorni nostri, dal quale abbiamo estrapolato e provato due vere e proprie perle. Le due elettroniche
top di gamma: il preamplificatore PR 200 e il finale
di potenza PW 200, due elementi al top della produzione mondiale, caratterizzati, come vedremo, da un
prezzo pressoché imbattibile.
L’INTER
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PR200, FLESSIBILITÀ ED ELEGANZA
RNO DEL PR200
Una sana ( ed efficacissima) filosofia
Audiogram, ha sempre ritenuto importante
progettare e produrre apparecchiature di assoluto pregio, che si identificassero come prodotti di riferimento, e come investimenti validi
nel tempo. Per questo motivo, dal 1990 ad
oggi, prodotti come l'integrato MB sono ancora felicemente in catalogo.
Ogni prodotto nasce e occupa una posizione
importante all'interno del range, e nel corso degli anni. Ciò che
accade nel corso degli anni, nel catalogo, non è l’abitudinaria
eliminazione dei prodotti precedenti o l’inserimento di oggetti
completamente estranei alla linea produttiva, al design, allo
stile progettuale, ma al contrario, il costante aggiornamento
dei prodotti già in produzione affiancando loro ciò che lo sviluppo del laboratorio di progettazione produce di realmente significativo.
Pensiamo ad esempio all'MB 1 che dal 1990 è stato aggiornato
più volte e ridisegnato mantenendo comunque il suo stile pulito e lineare che da sempre lo contraddistingue. Lo stesso discorso vale per i diffusori, il modello da libreria Alone è stato
presentato oltre cinque anni fa e da quel momento sono state
attualizzate le finiture, sono stati effettuati piccoli interventi di
aggiornamento tecnico, ma il diffusore resta in catalogo con le
stesse caratteristiche.
La filosofia Audiogram è quella di prodotti che per funzionamento, immagine, caratteristiche, durino nel tempo offrendo
grande affidabilità tecnica e sonora.
Due apparecchi ( per molti versi) stupefacenti
Il finale di potenza stereo PW 200 una volta tolto il coperchio
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superiore, si fa immediatamente notare per i due massicci trasformatori toroidali (fatti realizzare su specifiche della casa) da
600 VA cadauno, entrambi racchiusi in una scatola schermata
disposta all'interno dell'apparecchio. Il PW 200 ha una potenza di 170 W/8ohm per singolo canale, dispone di ingressi
bilanciati e sbilanciati e doppia uscita diffusori per consentire
la il bi-wiring.
L'interruttore di accensione/spegnimento è posto sul frontale,
ed è realizzato in plexiglass tornito dal pieno, al suo interno
sono presenti due indicatori luminosi, il blu indica l'accensione
mentre il rosso indica l'overload.
La circuitazione è a Hexfet: 6 coppie selezionate per ciascun
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canale con capacità di erogazione per singola coppia di dispositivi di 20 ampère. Gli Hexfet sono stati scelti in quanto dispositivi estremamente veloci, con fronti di salita molto alti,
grandissima capacità in corrente e bassissima resistenza interna (Rds on), ideali per le amplificazioni di alta classe.
La costruzione interna dell'amplificatore finale non prevede alcuna parte in comune tra canale destro e sinistro, fatta eccezione per la presa di alimentazione. Insomma un vero
dual-mono.
Non è la a topologia circuitale (è un “comune” classe AB), per
quanto raffinata e nonostante la qualità dei singoli componenti, a presentare elementi di particolare importanza o addirittura fondamentali. Altre sono le vere particolarità di questo
amplificatore: La tensione di alimentazione dopo il trasformatore, viene raddrizzata da 16 diodi ultra veloci e subisce una
prima filtratura da 22000 uF su una prima scheda . Dopodichè
l'alimentazione viene trasferita alle schede dei finali.
Fondamentale peculiarità è che su ciascuna scheda degli amplificatori e in prossimità di ciascun transistor finale (12 per
ognuna scheda), viene posizionato un condensatore da 3300
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ad ogni richiesta della registrazione al segnale
musicale venga fornita una abbondante quantità
di energia.
Particolare importanza viene assegnata, ovviamente, all’alimentazione, non solo per capacità e
stabilizzazione, ma anche per la quasi totale assenza di filatura e la minimizzazione dei contatti,
Le lavorazioni tecniche dello chassis, vengono effettuate mediante macchine a taglio laser e torni a
controllo numerico, in grado di assicurare uno
standard costruttivo di alto livello industriale, nonostante le dimensioni artigianali dell’azienda italiana.
Il pannello frontale è in alluminio e cristallo: l'impiego del cristallo oltre a costituire un importante
motivo di design, assicura al pannello una longevità estetica (cosa che non sarebbe potuta avvenire impiegando, ad esempio, il plexiglas o altre
metacrilati trasparenti) almeno pari a quella tecnica dell’apparecchio.
Anche la serigrafia sul pannello frontale è eseguita al laser, che
incide l'alluminio in profondità, evitando l’impiego di vernici
che possono facilmente deteriorarsi con i più comuni prodotti
per la pulizia delle superfici.
Il preamplificatore PR 200 da un punto di vista strettamente
meccanico, ricalca il progetto del finale PW 200.
Dal punto di vista elettronico il pre presenta una cospicua serie
di aspetti decisamente interessanti.
Ma partiamo dai “basics”, dalla dotazione: otto coppie di ingressi linea di cui una bilanciata, phono MM-MC, ingresso MP3
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IL PW200 APERTO
(con differente sensibilità rispetto agli altri ingressi linea) due coppie di uscite verso il finale,
bilanciate e sbilanciate (con possibilità di bi-amping) ed un uscita Rec Out.
L'alimentazione è racchiusa in un involucro metallico schermato ed è costituita da un trasformatore
toroidale da 250 VA e da una scheda che svolge
una prima raddrizzatura e filtratura.
Da questa scatola escono varie alimentazioni che
raggiungono la scheda madre. Una particolare
cura è stata rivolta alla progettazione del circuito
stampato con percorsi delle piste e ben calibrate
sezioni, tali da ridurre al minimo il rumore.
Le circuitazioni di amplificazione si avvalgono di
operazionali di qualità a bassissimo rumore e altissimo fronte di salita, coadiuvati da una nutrita
quantità di stabilizzatori di alimentazione locale.
Già tutto quanto sopra elencato sarebbe sufficiente ad ottenere elevate prestazioni, ma il vero
cuore dell'apparecchio è il controllo di volume,
punto cruciale di tutti i sistemi di preamplificazione: tale dispositivo è stato ottenuto tramite un selettore
elettronico costituito da molteplici switch con alimentazione
duale che selezionano un'opportuna serie di resistenze a
strato metallico. Questo circuito è preceduto da uno stadio
buffer che assicura estrema stabilità, indipendentemente dalla
posizione (256 in totale) del volume (Il numero della posizione
del volume che appare sul display è quello corrispondente alla
reale posizione moltiplicata per quattro, cioè una cifra ogni
quattro step).
L'altra particolarità del preamplificatore PR 200, sta nella pos-
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sibilità di acquistare una grossa scheda opzionale a quattro canali, che con una semplicissima operazione può essere inserita
nell'apparecchio, che è già predisposto anche per quel che riguarda la serigrafia sul pannello posteriore. Tale scheda consente all'ingresso DVD di divenire un ingresso a sei canali
analogici.
Ciò, in unione a un lettore multicanale , consente di trasformare l'impianto puramente stereo in un impianto stereo/multicanale pur mantenendo le caratteristiche originali di tutti gli
altri ingressi. Un’opzione decisamente interessante, che con
relativa spesa, consente anche a “chi teme” di poter godere
delle indubbie potenzialità del multicanale.
Test d’ascolto
Conosco questa coppia, e in genere il resto della produzione
Audiogram, dai primi prototipi ad oggi, ho avuto modo di
ascoltarla nelle più varie situazioni, con i diffusori della Audiogram stessa così come con cose estremamente differenti tra
loro quali Thiel, Kharma, Egglestone, Klipsch…Ottenendo sempre un’impressione estremamente concreta e positiva. La
stessa impressione che, in questi giorni, sto rilevando facendo
suonare la coppia PR 200/ PW 200 con le mie Tannoy Dimension TD 12, che peraltro sono casse di straordinaria caratura,
ma tutt’altro che di bocca buona. E sono anche abituate male
essendo abitualmente pilotate da quella che io ritengo una
delle migliori coppie di elettroniche ( sicuramente uno dei migliori, se non il migliore, amplificatori a stato solido mai prodotto) i mitici Harman Kardon Citation XXP e XX di Matti Otala.
Ebbene ancora una volta l’impressione è quella di trovarsi al
cospetto di un’amplificazione di classe ben superiore al suo
prezzo medio di acquisto nel mercato globale, tanto per inten-
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Un’opzione decisamente interessante,
che con relativa
spesa, consente
anche a “chi teme”
di poter godere
delle indubbie
potenzialità del
multicanale.
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derci a un’amplificazione di
primissima qualità, o con quel
termine che io non amo tanto,
di purissima estrazione hi-end.
Il pre è silenziosissimo, e fa
della precisione e dell’attenzione ai particolari minuti, alle
nuance più fini il suo punto di
forza, Nonostante ciò è tutt’altro che un pre “sfarfalleggiante” o al contrario
freudianamente analista. Il
suono è estremamente solido
e terreno, con un pizzico di romanticismo ( in una musicalità
talvolta leggermente spinta
sul versante del melodioso e sentimentale, che non guasta affatto), capace di una gamma acuta raffinatissima, di una
gamma media liquida e insieme chiarissima e di un basso di
inusuale solidità ma tutt’altro che “duro” anzi, e senza alcun
accenno, mai, di gommosità nella sua zona mediana, cosa che
ultimamente mi capita di ascoltare piuttosto spesso da preamplificatori che come questo scendono molto e con (controllata)
potenza.
Il finale è roccioso, imperioso, se occorre straripante, pur mantenendo sempre estreme coerenza tonale, omogeneità e compostezza. E’ in grado di pilotare anche diffusori duri e dal
carico tormentato, senza scomporsi, e devi dire va a nozze con
il ( non semplice, non credete alle leggende) doppio concentrico Tannoy, facendo cioè quello che molti ampli a transistor
non fanno con il leggendario “DC”: mantenerne intatta la mira-
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colosa coesione tra woofer e tweeter coassiali. Le TD12 in più
hanno anche un piccolo capolavoro di supertweeter, che si limita a rifinire la gamma più alta senza pensanti interferenze
nella riproduzione della stessa. Ma si tratta di un componente
tanto discreto quanto delicato: basta un pur leggero accenno
di eccessiva esuberanza in gamma alta, perché il supertweeter
tenda ( sempre discretamente ma avvertibilmente) a “strillare”. Nulla di ciò accade con il PW 200 che come avevo avuto
modo di notare in altre occasioni, è un fenomenale “equilibratore”.
La corrente è davvero molta, e le Tannoy volano letteralmente,
invadendo lo spazio di musica solida e, come dicevo all’inizio,
RETRO DEL PW200
“concreta”. L’etereità è cosa per altri amplificatori, anzi per
altre coppie di alettroniche: la coppia Audiogram ama lo scolpito e i chiaroscuri potenti, offrendo un’impressione di realismo difficilmente superabile se non a cifre con troppi zeri.
Tale precipua personalità si riflette perfettamente nella rico-
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struzione tridimensionale dell’immagine, che appare giustamente estesa e con un punto di orizzonte assai profondo nello
spazio ( quindi certamente non difetta, anzi, la profondità).
Un’immagine palpabile ed avvertibile oltreché nelle orecchie,
se posso dire impropriamente ma efficacemente, “sul corpo”
dell’ascoltatore immerso in uno spazio musicale denso e partecipato, in grazia anche di un eccellente efetto presenza, che in
altri casi risulta spesso in contraddizione con la suddetta profondità.
Insomma, una coppia italiana che non a caso ha successo nel
mondo, nonostante i ritimi di produzione ( anche per mantenere integre queste prestazioni, che necessitano di costruzione, rilievi e test finali estremamente accurati e approfonditi)
siano quelli di una ditta artigianale. Una coppia di elettroniche
che ha ben poco da invidiare a praticamente qualsiasi concorrenza, anzi è la concorrenza che spesso ha molto da invidiare
ad Audiogram.
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