Cover rivista dic 07 - Rotary Club Cagliari
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Cover rivista dic 07 - Rotary Club Cagliari
dicembre 2011 Periodico del Rotary Club Cagliari Distretto 2080 • Il parco della musica • Il barocco a Cagliari • Ricordo di Antonio Romagnino • Il RYLA del Club Sommario EDITORIALE Due avvenimenti – Lucio Artizzu Rotary Club Cagliari Periodico del Rotary Club Cagliari Distretto 2080 Anno di fondazione 1949 n. 1/2 dicembre 2011 Pubblicazione riservata ai soci Rotariani Direttore responsabile: Lucio Artizzu Comitato di redazione: Salvatore Fozzi, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giovanni Sanjust Segretaria di redazione: Anna Maria Muru Autorizzazione del Tribunale di Cagliari n. 171 del 18 agosto 1965 Riflessioni e auguri del Presidente Rossetti – Il piano strategico del Rotary International – A. C. Il Ryla di Cagliari: “energia: motore per il futuro” – Paolo Piccaluga Il servizio sanitario dell’armata sarda in Crimea – Angelo Deplano D.H.R. Lawrence e la malaria in Sardegna – Ugo Carcassi e Francesca Trois Antonio Porqueddu: un sacerdote del ’700 – Marcello Marchi Ricordo di Hendrich, l’uomo e il politico – Rafaele Corona La chiesa di San Giovanni nel cuore di Villanova – Michele Pintus Storia ed emozioni... spesso bagnano gli occhi – Ginevra Balletto Il “Parco della Musica” – Antonello Angioni Ricordo del professor Antonio Romagnino – S. F. La scuola civica di musica del Comune di Cagliari – Luigi Puddu Ninni per “quasi” tutti – Giovanni Sanjust Ladri di uomini – Rafaele Corona I resti dell’eroe dei due mondi – Mauro Manunza Ugo Efisio Francesco Carcassi docente universitario – Franco Pitzus Quattro giorni di festa dedicati al Libro Sardo – Salvatore Fozzi Stampa e allestimento: Grafica del Parteolla, Dolianova (CA) _____________________________ Le opinioni espresse negli articoli firmati impegnano esclusivamente i loro autori. 3 5 7 9 17 20 24 29 35 41 45 46 48 50 55 57 59 Commissioni anno 2011-2012 60 LE RIUNIONI Le presenze 61 Progetto grafico e impaginazione Bruno Pittau – www.brokenart.org fotografie: Archivio Rotary e soci del Club 1 Hanno collaborato a questo numero: Antonello Angioni • Lucio Artizzu • Ginevra Balletto • Ugo Carcassi Angelo Cherchi • Rafaele Corona • Angelo Deplano Salvatore Fozzi • Mauro Manunza • Marcello Marchi Paolo Piccaluga • Michele Pintus • Franco Pitzus • Luigi Puddu Michele Rossetti • Giovanni Sanjust • Francesca Trois in copertina: Cagliari, “Parco della Musica” dicembre 2011 — Rotary Club Cagliari 1 EDITORIALE Due avvenimenti Lucio Artizzu L’ operosa attività del nostro club, come accade ovviamente per tutti i club Rotary, è segnata da due avvenimenti che con cadenza annuale si ripetono nel solco di una tradizione ben consolidata. Si tratta del ripetersi del cosiddetto “passaggio della campana” (che oltre i nostri confini si definisce the change of powers, ovvero il cambio dei poteri) e della festa degli auguri in quanto la ricorrenza viene a cadere a ridosso delle festività natalizie. Due tappe importanti nella tradizione rotariana in quanto si rinnova l’ormai tradizionale insediamento del nuovo presidente, che per un anno accetta di servire il club col massimo impegno, ma che nel contempo gli consente di tracciare il consuntivo dell’attività svolta, mentre con la festa per gli auguri si rinnova la simpatica tradizione di dare un addio all’anno vecchio con l’auspicio che il nuovo sia ancor più felice e denso di risultati ancor più ricchi e positivi. Il ritrovarsi insieme nell’aura festosa del Natale esalta in misura maggiore il valore e il grande dono dell’amicizia che costituisce l’essenza della filosofia rotariana insieme con l’altro imperativo categorico che si esprime nel servire al di sopra di ogni interesse personale. Certo, l’amicizia gioca un ruolo importantissimo nella vita del Rotary tanto che si può affermare che essa ne costituisca la pietra angolare. Non è un caso che Paul Harris, nel ricordare le sue prime intuizioni di quel movimento che sarebbe diventato il Rotary, metta in evidenza il bisogno di vincere la solitudine avendo al fianco un vecchio amico. Ricordando i tempi delle sue prime esperienze a Chicago, Paul Harris mette in evidenza la grande tristezza della solitudine contrapposta alla gioia delle allegre passeggiate con gli amici nei verdi prati della valle del New England. «Non c’è posto peggiore di un parco cittadino la domenica pomeriggio – ricorda Harris nella sua autobiografia – per sentire tutta la propria solitudine». 2 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 Il desiderio di amicizia, dunque, era alla base dell’intuizione del Rotary e noi rotariani di questi tempi abbiamo sperimentato il valore etico della friendship e quest’aria di amicizia ci circonda tutte le volte in cui ci ritroviamo insieme. Il tempo del Natale esalta questi sentimenti che affondano le loro radici nei primordi della nascita del primo club; amicizia e solidarietà non soltanto nei confronti dei soci. «Scopriamo – scrisse ancora Paul Harris – la gioia di essere l’uno al servizio dell’altro» e questo spirito continua ad essere un valore sostanziale del nostro essere rotariani, questo spirito – ancora una volta – ha caratterizzato la vita del nostro club anche in questo tempo ed il merito va attribuito al presidente Michele Rossetti che con passione e grande dedizione è riuscito a far sì che le nostre riunioni segnino sempre una viva partecipazione; a far sì che i grandi temi della nostra società, sarda e nazionale, siano presenti nelle varie conversazioni nelle quali non mancano il riferimento e il dibattito sui temi rotariani. Ancora una volta, dunque, rinnovando una nobile tradizione, ci ritroviamo insieme per festeggiare le ricorrenze natalizie ma anche per ribadire il nostro impegno a fare del club un organismo vitale che diventi la casa accogliente di tutti. Pertanto, non ci sottraiamo alla bella tradizione di scambiare gli auguri di Buone Feste e Buon Rotary a tutti gli amici e alle loro famiglie, con l’auspicio di un costante sostegno a rafforzamento di tutto il Rotary International, l’incremento del servizio umanitario e la promozione della sua immagine pubblica. ■ Paul Harris nel dicembre 1942 colma una mangiatoia per uccelli nel giardino di Comely Bank a Chicago, mentre una bambina non identificata (forse una vicina di casa), osserva. dicembre 2011 — Rotary Club Cagliari 3 Prospettive per il 2012 Riflessioni e auguri del Presidente Rossetti a stesura di questa pagina, dedicata ad alcune considerazioni sulla attività svolta dal Club nei primi sei mesi, nonché agli auguri di Natale, è un’occasione preziosa, per un presidente, per fermarsi un attimo a riflettere. Riflettere sull’andamento del Club, sulla compagine sociale, su quanto già svolto dal Consiglio Direttivo nei primi mesi di attività, sul lavoro impostato dalle diverse Commissioni, sui risultati attesi dai soci. Riflettere sul proprio operato nel Club, chiedendosi: «Come sto andando?» Riflettere forse un po’, in sostanza, su se stessi e sulla propria vita; ancor più, mi si perdonerà la personalizzazione, se, nel momento in cui si scrivono queste note, si è sul punto di compiere sessant’anni. In realtà questo giro di boa, rappresentato dal Natale, non rispecchia esattamente la meta dell’attività annuale del Club, poiché le vacanze estive sottraggono di fatto un mese al tempo dedicato ai progetti e queste righe vengono inoltre scritte con largo anticipo. L’attività progettuale del Club e delle Commissioni vede poi una accelerazione costante dall’inizio dell’anno, con il maggior numero di progetti che trova in genere compimento nella primavera-estate. L Se però volessimo fare un piccolo bilancio di questi primi mesi, potremmo già esprimere soddisfazione per aver portato felicemente a compimento un RYLA, “eredità” dell’annata precedente, grazie soprattutto al lavoro di Paolo Piccaluga e Maria Luigia Muroni; per avere ospiti, nell’ambito del Programma Scambio Giovani, due giovani studentesse statunitensi; per aver incrementato la cooperazione con gli altri Club dell’area di Cagliari, concretizzatasi di recente nel Progetto Guinea-Bissau, portato felicemente a termine con grande rapidità. Soddisfazione per le riunioni settimanali organizzate dalla Commissione programmi, tutte, credo, di livello; soddisfazione per un incontro, in particolare, nel quale, grazie all’impegno di Rafaele Corona e di Paola Dessì, abbiamo potuto avere con noi un parterre di eccezione di autorità civili e militari, ed illustrar loro, seppur brevemente, modi, etica ed impegni dell’agire rotariano. Ma mettere a bilancio solo quanto già fatto da alcuni dei soci è fare un torto a tutti i componenti delle Commissioni che si stanno prodigando per realizzare dei progetti sicuramente impegnativi e di grande prestigio. L’occasione per comprendere meglio quanto il Club, con i suoi soci, sta realiz- 4 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 zando è la tradizionale assemblea di metà anno, in calendario per il 12 di gennaio, durante la quale i Presidenti delle Commissioni faranno il punto sui progetti in corso di realizzazione e sulla loro tempistica. Nell’attivo del bilancio della mia vita, se mi è consentita questa espressione, figurano, già da adesso, i “cespiti” che mi pervengono dai soci: l’impegno e la disponibilità di tutti nelle attività del Club, l’affetto, il sostegno e la gratificazione dei quali sono immeritatamente oggetto. La presidenza di un Rotary Club come il nostro è un’esperienza realmente esaltante, che porta forse qualche volta a sottrarre tempo al lavoro ed alla famiglia, ma che arricchisce di nuove amicizie, e di rapporti umani pieni di entusiasmo. Club: «il Rotary ha davvero arricchito la mia vita e l’ha resa migliore. Spero che lo stesso possa essere per te». Per quanto mi riguarda il suo auspicio si è già realizzato. Mi piace immaginare, adesso che anche Antonio Romagnino ha raggiunto lui, Antonio Cocco, Renzo Pirisi e gli altri Rotariani loro amici, che siano tutti impegnati, nell’ambito di un Club Superiore, nelle loro riunioni e discussioni rotariane, quali quelle che erano soliti tenere in via Manno. È Natale, e con Maura desideriamo fare, dal profondo del nostro cuore, gli auguri di Buon Natale a tutti i Soci del Club, ai loro familiari, alle amiche dell’Inner Wheel ed ai giovani del Rotaract. E per quanto riguarda l’Anno Nuovo che ci attende, ci sia consentito di fare noMentre scrivo mi viene in mente quanto stri gli auguri che Paul Harris, nel 1916 femio suocero, Luigi Cosentino, mi confidò ce, a tutti i Rotariani, dalle pagine di “The nel momento della mia ammissione al Rotarian”: Auguro a tutti voi la prosperità che le buone azioni meritano. Vi auguro che tutto ciò che desiderate sia vostro. Vi auguro che consideriate come spese necessarie tutte le vostre opere di beneficenza. Vi auguro di non cadere nell’errore di pensare che la felicità si trovi superando i vostri vicini. Vi auguro di poter vedere al di là della superficie delle cose per comprendere tutta la sostanza che posseggono. Vi auguro di essere dei costruttori, non semplicemente degli scalatori. Vi auguro di poter apprezzare quello che avete nella vita per tutto quello che vale. Vi auguro di essere liberi di agire secondo le leggi della vostra coscienza. Vi auguro di non essere schiavi delle abitudini, sociali e di altro tipo, che non hanno alcun significato. Vi auguro di avere la visione per discernere il giusto e il sano, e di avere la forza e la volontà per realizzarlo. Buon Anno!!! dicembre 2011 — Rotary Club Cagliari 5 La nostra missione Il piano strategico del Rotary International A. C. el 2001-02, all’inizio del secondo secolo di servizio, il Rotary International ha cominciato a sviluppare un piano strategico per guidare l’organizzazione verso il futuro. Da allora in poi, il piano è stato periodicamente riveduto e aggiornato. N e le azioni dei soci dell’organizzazione. I valori sono una componente sempre più importante della pianificazione strategica visto che guidano le intenzioni e la direzione della leadership dell’organizzazione. Il servizio Noi crediamo che le nostre attività ed i nostri programmi portino alla comprensione e alla pace mondiale. Il servizio è un elemento fondamentale della nostra missione. Attraverso i piani e le azioni di ogni club, noi siamo in grado di creare una cultura del “servire” che offre grandissime soddisfazioni a coloro che sono dediti al servizio. Nel 2009, il Consiglio ha condotto un’ampia revisione del Piano strategico, incluso un sondaggio tra 14.000 Rotariani in tutto il mondo sulle priorità dell’organizzazione, lo svolgimento di gruppi di discussione per valutare l’immagine del Rotary in diversi Paesi e l’analisi di altri dati e ricerca. Il piano riveduto, entrato in vigore il 1º luglio 2010, riflette i risultati di questa ricerca e unifica, inoltre, la direzione stra- L’amicizia Noi crediamo che gli sforzi individuali si tegica del RI e della Fondazione Rotary e si concentrano su bisogni individuali ma lapone tra l’altro due domande: vorando insieme si aiuta l’umanità. La forza degli impegni condivisi non ha limiti, Chi siamo? Siamo una rete globale di persone moti- riesce a moltiplicare le risorse e migliora la vate che si impegnano con entusiasmo nel- nostra vita e prospettive. L’amicizia porta le cause sociali al fine di migliorare la qua- alla tolleranza e trascende le barriere razziali, nazionali e tutte le altre barriere. lità della vita nelle comunità. Le diversità Noi crediamo che il Rotary unisca globalmente le persone di tutto il mondo attraverso l’ideale del servire. Noi incoraggiamo la diversità delle conoscenze professionali e nelle nostre attività, così come nei nostri progetti d’azione. Un club che riflette la propria comunità con un effettivo che rappresenta le professioni presenti è un I nostri valori fondamentali I valori fondamentali del Rotary rappre- club in possesso della chiave per il suo fusentano i principi guida dell’organizzazio- turo. ne, inclusi i princìpi che guidano le priorità Qual è la nostra missione? Servire gli altri, promuovere l’integrità e avanzare la comprensione, la buona volontà e la pace nel mondo attraverso una rete di professionisti, imprenditori e personalità di spicco della comunità. 6 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 L’integrità Ci impegniamo ad adempiere alle nostre responsabilità e ci aspettiamo la stessa cosa dai nostri leader, nei risultati dei nostri sforzi e nelle procedure che usiamo per raggiungere i nostri obiettivi. Aderiamo ad alti standard etici e professionali nella nostra vita professionale e nelle relazioni personale. • Incoraggiare i club a partecipare ad una serie attività di servizio; • Promuovere la diversità dell’effettivo; • Migliorare il reclutamento e la conservazione dell’effettivo; • Sviluppare i migliori leader; • Avviare nuovi club dinamici; • Migliorare pianificazione strategica a livello di club e distretto. La leadership Siamo un’organizzazione internazionale composta da personalità di rilievo nei propri campi. Crediamo dell’importanza dello sviluppo della leadership come componente qualificante dei nostri soci. In qualità di Rotariani, siamo dei leader nell’implementazione dei nostri valori fondamentali. Focus e Incremento dell’azione umanitaria • Eradicazione della polio; • Aumento di servizi sostenibili incentrati su: • Programmi d’azione per le Nuove generazioni; • Sei aree d’intervento della Fondazione Rotary; • Espansione dei partenariati strategici e delle relazioni di cooperazione; • Incremento di collaborazioni e connessioni con altre organizzazioni. Tutti i valori fondamentali sono descritti nello Scopo del Rotary e nella Prova delle quattro domande, che usiamo quotidianamente. I valori ci ispirano a instillare e sostenere l’ideale del servire per sviluppare e mantenere l’integrità nelle relazioni Migliorare l’immagine pubblica e la consapevolezza umane. • Unificare l’immagine e la consapevolezza Il Piano strategico riveduto, entrato in del marchio; vigore il 1º luglio 2010, identifica tre prio- • Pubblicizzare l’azione di servizio; rità strategiche supportate da 16 obiettivi: • Promuovere i valori fondamentali; • Enfatizzare l’azione professionale; • Incoraggiare i club a promuovere le opSostenere e rafforzare i club • Promuovere innovazione e flessibilità nel portunità di networking e le attività più riconosciute. club; ■ SITO INTERNET DEL CLUB: www.rotarycagliari.org E-mail del club: [email protected] dicembre 2011 — Rotary Club Cagliari 7 I lavori del Club Il Ryla di Cagliari: “energia: motore per il futuro” Paolo Piccaluga Q uando la Commissione Ryla dello scorso anno rotariano si riunì per stabilire il tema da trattare nel Ryla previsto nel programma del presidente Ninni Cabras, si confrontarono due alternative, quella di sviluppare il tema della comunicazione oppure il tema dell’energia. Prevalse la seconda ipotesi, essendo stato giudicato il tema della comunicazione certo importante, ma alquanto abusato. È nato così il Ryla intitolato “Energia motore per il futuro”, e credo si possa affermare che si è trattato di una scelta vincente. La commissione è riuscita a mettere insieme un gruppo di qualificati e generosi relatori provenienti da università, Enel e Saras, (cui si è aggiunto il validissimo contributo del socio Maurizio Boaretto), che hanno consentito di delineare un programma che aveva come filo logico una ampia ricognizione sulle varie fonti energetiche, cui far seguire relazioni dedicate all’utilizzo e alla distribuzione dell’energia e allo sviluppo di alcune considerazioni di natura economica. Era infine prevista, successivamente ai lavori in aula, la visita all’importante centro ripartizione carichi elettrici della terna, situato a Quartucciu. Stante l’impossibilità di tenere la manifestazione entro l’anno rotariano 2010-2011, i lavori, per accordi intercorsi fra i due presidenti Ninni Cabras e Michele Rossetti, si sono svolti tra il 20 e il 22 ottobre scorso. Nelle prime due mattinate i lavori si sono tenuti presso la bella sala conferenze dell’Archivio di Stato, gentilmente resa disponibile grazie ai buoni uffici di Marinella Ferrai Cocco Ortu. Dopo i saluti del presidente Michele Rossetti e una breve introduzione ai lavori dello scrivente, sono iniziati gli interventi dei relatori. Ha aperto i lavori il prof. Fabrizio Pilo, dell’Università degli Studi di Cagliari, che ha sviluppato il tema assai dibattuto dell’energia nucleare, di ciò che oggi rappresenta nel mondo, dei rischi, ma anche delle opportunità ad essa associate, sfatando così molti dei luoghi comuni che circolano su tale materia. La seconda relazione è stata svolta dall’ing. Emilio Ghiani, ricercatore presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Cagliari e membro dell’Associazione Elettrotecnica ed Elettronica Italiana (AEIT) che ha parlato dell’attualissimo tema delle energie rinnovabili, evidenziando il grande sviluppo di questo settore e sottolineando la particolare vocazione che in questo campo ha la Sardegna, ricca com’è di sole e di vento. Il dott. Nicola Obinu, dell’Enel ha tracciato un quadro vivido del mercato elettrico com’è attualmente e delle sue presumibili evoluzioni future, previsioni di particolare difficoltà nell’attuale quadro socioeconomico. Infine il comparto Oil and Gas, tutt’ora fondamentale sia a livello mondiale che in particolare nel nostro paese in relazione alla scelta di non procedere con la produzione di energia nucleare, è stato efficacemente descritto dal dott. Giulio Casula, della Saras. Il comparto, considerato da un lato il continuo incremento dei consumi legati allo sviluppo delle emergenti economie di paesi come Cina India, dall’altro lato l’in- 8 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 dividuazione di nuovi giacimenti, ha a tutt’oggi una disponibilità stimata fra 60 e 90 anni di consumi, un orizzonte dunque che, a prescindere dagli aspetti economici, giustifica la tendenza, ormai consolidata a livello mondiale, all’incremento del ricorso alle energie alternative. Il prof. Fabrizio Pilo ha aperto anche i lavori della seconda giornata con una coinvolgente relazione sull’evoluzione dei sistemi di distribuzione dell’energia elettrica e sul ruolo crescente dei sistemi distribuiti e sugli impianti di generazione di piccola taglia. Ha fatto seguito la relazione preparata dal nostro socio Maurizio Boaretto, che però, essendo impegnato all’estero per motivi di lavoro, ha affidato l’incarico al dott. Giulio Casula. La relazione, dedicata al tema del carbone, ha consentito di avere una visione complessiva dell’importanza di questa risorsa nel panorama mondiale, e del particolare rilievo che esso ha avuto e potrà ancora avere per la Sardegna, dove è presente l’unico significativo giacimento italiano, con riserve dell’ordine di qualche centinaio di milioni di tonnellate. L’ing. Giordano Serafini, della Saras, ha illustrato i metodi di trasformazione del petrolio, e le tecnologie della petrolchimica, che messe insieme rendono disponibili una miriade di prodotti di ordinario utilizzo, così numerosi ed essenziali che ben si comprende la persistente insostituibilità di questa fonte energetica. Ha concluso la sessione in aula l’ing. Massimo Vacca della Saras, che ha intrattenuto brillantemente i partecipanti sui meccanismi di formazione dei prezzi dei prodotti petroliferi. Una relazione apparentemente per addetti ai lavori, ma condotta con sapienza e vivacità tali da interessare tutti i presenti, che hanno così avuto la possibilità di avere aggiornate informazioni su temi altrimenti di difficile accessibilità. La visita al centro ripartizione dei carichi elettrici della terna, situato a Quartucciu, ha degnamente concluso il Ryla. Si è trattato di una visita di grande interesse, anche in relazione al fatto che non è cosa usuale poter accedere a questi centri. Va anche detto che, al di là dell’interesse intrinseco di una tale visita, molto ha contato la signorile accoglienza e il contagioso entusiasmo dell’ing. Riccardo Pintor, responsabile del centro e ospite veramente squisito, che ha mirabilmente illustrato il funzionamento del centro, e l’attività di terna com’è oggi e in prospettiva futura. Una mattinata insomma veramente indimenticabile, conclusa con la consegna degli attestati di partecipazione ai 26 ragazzi che hanno ritenuto cosa utile dedicare tre mattinate a questo Ryla, credo senza pentirsene. Credo si possa affermare che le tre intense mattinate nelle quali si è articolato il Ryla abbiano consentito di conseguire l’obiettivo che esso aveva, di fornire cioè ai partecipanti una panoramica abbastanza completa sugli argomenti più rilevanti dell’amplissimo tema dell’energia. L’interesse degli argomenti trattati, la competenza dei relatori, la loro capacità di comunicare e di stabilire un legame di empatia con i presenti hanno determinato un clima di grande attenzione e partecipazione che si sono manifestati con le numerose domande che hanno fatto seguito a tutti gli interventi. La visita al centro ripartizione dei carichi elettrici della terna è stata la classica ciliegina sulla torta giacché non è facile aver accesso a questi luoghi di lavoro e toccare con mano la complessità dell’attività che vi si svolge e l’alta qualificazione degli addetti che vi operano. L’elevato numero dei giovani laureati e laureandi presenti e la soddisfazione che molti di loro a parole e anche con scritti hanno voluto esprimere, confortano l’opinione dello scrivente che la manifestazione sia stata un bel successo, un motivo di soddisfazione e di orgoglio per i presidenti Cabras e Rossetti, per l’efficientissima direttrice del corso Maria Luigia Muroni e per l’intero comitato organizzatore, che hanno così visto premiato l’impegno profuso. ■ dicembre 2011 — Rotary Club Cagliari 9 La transizione verso l’unità d’Italia Il servizio sanitario dell’armata sarda in Crimea Angelo Deplano l Ministro della Guerra del Regno di Sardegna, Luogotenente Generale dell’Armata Alfonso Ferrero della Marmora, e il Comandante del Corpo di Stato Maggiore, Maggior Generale Enrico Morozzo della Rocca, avevano stilato nel 1854 un “Ordinamento del Regio Esercito sardo”, rimasto poi in vigore per tutto il periodo successivo fino al 17 marzo 1861, data in cui la realizzazione dell’Unità coincise con la nascita del Regno d’Italia. L’Ordinamento prevedeva anzitutto la Compagnia Guardie del Corpo di Sua Maestà e la Compagnia Guardie dei Reali palazzi; e quindi le Divisioni e Sottodivisioni Territoriali; i Comandi Militari Provinciali e delle Fortezze; i Carabinieri; la Fanteria; il Corpo dei Bersaglieri; l’Artiglieria; gli Ingegneri; il Treno d’Armata; il Servizio Sanitario; le Scuole; il Principato di Monaco, che all’epoca era un Protettorato del Regno di Sardegna. Per il Servizio Sanitario, l’Ordinamento prevedeva: a) il Consiglio Superiore Militare di Sanità; b) il Corpo Sanitario Militare, comprendente Medici, Farmacisti e Veterinari; c) gli Ospedali Militari Divisionali: Torino, Genova, Alessandria, Chambery, Novara, Nizza e Cagliari; d) la Compagnia Infermieri Militari; e) la Casa Reale di Invalidi. L’Ordinamento era stato stilato prima che il contingente sardo fosse inviato in Crimea per facilitare la risoluzione della cosiddetta “Questione d’Oriente”. Infatti, poiché la Francia, l’Inghilterra e la Turchia, impegnate dal marzo 1854 in una guerra contro la Russia, avevano necessità di un aiuto militare, il Primo Ministro I Camillo Benso, conte di Cavour, Primo Ministro del Governo sardo del Governo sardo, conte di Cavour, aveva proposto il Piemonte all’attenzione delle grandi potenze onde ottenere da queste la promessa del loro appoggio nel processo dell’unificazione italiana durante le discussioni che si sarebbero poi verificate al tavolo della pace. All’uopo aveva stipulato un’alleanza per la quale si era impegnato ad aiutarli inviando a combattere in Crimea, a partire dal 1855, un Corpo di Spedizione dell’Armata sarda, forte di 18.000 uomini. Sotto un profilo strettamente politico l’iniziativa sortirà poi un successo pieno in quanto avendo il Piemonte avuto modo di partecipare al Congresso di Parigi con pari dignità insieme alle grandi potenze, avrà in quella sede la possibilità di attaccare l’Austria sul problema dell’unificazione italiana e di smuovere l’opinione pubblica a favore del Piemonte. Ma poiché quell’impresa fu causa della perdita di 2.300 soldati, c’è tra i posteri chi è alieno dall’accettare che il Ca- 10 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 Dott. Gaetano Lai, Generale Medico nel Corpo dei Bersaglieri. Prestò assistenza al Generale Della Marmora Fanteria dell’Armata sarda vour debba essere considerato degno di elogio per averla pensata e, più propenso a giudicare moralmente negativo il suo atteggiamento machiavellico, si domanda se sia opportuno giudicare diversamente Mussolini che, con le stesse motivazioni, scelse di mandare a morire qualche migliaio di uomini per potersi sedere da vincitore al tavolo della pace: però potrebbe essere una conclusione equilibrata l’affermare che i risultati delle due iniziative furono comunque molto diversi. Furono inviate in Crimea due Divisioni e una Brigata di riserva, agli ordini del L.T. Generale Alfonso Ferrero della Marmora, lo stesso che in quanto Ministro della Guerra aveva firmato poco prima l’Ordinamento del Regio Esercito, di cui si è detto. Ognuna delle Divisioni era su due Brigate, per ogni Brigata, un Battaglione di Bersaglieri. I primi piroscafi che trasportavano i soldati salparono da Genova nell’aprile 1855, ed entro il mese di maggio tutto il Corpo di Spedizione era sbarcato a Balaklava, in Crimea. Un Rendiconto dell’impiego di materiali e medicinali per ospedali e infermerie e presso il Corpo di Spedizione in Oriente, spediti in Crimea dall’Intendenza Generale dell’Armata Sarda. descrive l’attrezzatura della quale era stato dotato il Servizio Sanitario in quella circostanza. Il documento consta di un centinaio di pagine: vi figurano per lo più tabelle con dati numerici, firmate dal Facente Funzioni di Intendente Generale della Rovere e dal Commissario di Guerra Ferrari. Gli argomenti trattati vanno dagli elenchi dei materiali acquistati a Costantinopoli o ceduti dagli Alleati, all’impianto degli Ospedali, al Personale degli Ospedali, ai viveri di riserva, ai materiali e medicinali, ai pagamenti ordinati per conto del Servizio Sanitario, al servizio delle ambulanze presso i Corpi, e ai doni fatti agli Ospedali di Costantinopoli. A Jeni-Koi, in Turchia, presso Costantinopoli, già prima dell’arrivo delle truppe, erano stati approntati due Ospedali da 500 letti ciascuno ed altri tre ne furono approntati in Crimea appena possibile. dicembre 2011 — Granatiere di Sardegna durante la seconda guerra d’indipendenza Risulta dal Rendiconto che il Personale addetto ai Servizi Sanitari era Amministrativo, Sanitario e Religioso. Il Personale Amministrativo comprendeva i due Direttori degli Ospedali, uno per quelli di Jeni-Koi e uno per quelli in Crimea; gli Ufficiali Contabili, detti anche Ufficiali Infermieri, che erano 19 in un primo tempo, ridotti poi a 10 dai decessi e dalle malattie; i Soldati Infermieri, che inizialmente erano 432, poi ridotti a 300 dagli stessi motivi, con un solo Infermiere ogni 10 ammalati. Il Personale Sanitario comprendeva 149 Medici, poi ridotti a 128, e 16 Farmacisti. Nel computo del Personale Sanitario vanno compresi anche i Medici Rotary Club Cagliari 11 Soldati di un reggimento russo d’élite presso le truppe: 7 Medici di Reggimento, che sovrintendevano ai 28 Medici di Battaglione ed al materiale a questi affidato. Va compreso inoltre il servizio delle tre ambulanze, una a disposizione del Quartier Generale, e ognuna delle altre al seguito delle due Divisioni che componevano il Corpo di Spedizione. A ogni ambulanza erano addetti 9 Medici, 2 Farmacisti, 1 Ufficiale Infermiere e 22 tra Sottufficiali e Soldati Infermieri che erano così in grado di evacuare dal campo di battaglia 320 feriti. Questi erano trasportati in barella dai Soldati Infermieri al posto di medicazione dove ricevevano le prime cure e dal posto di medicazione, a seconda dell’importanza della ferita, erano avviati per mezzo di carri, o anche a piedi, verso le retrovie dove venivano definitivamente medicati e dove si formulava la diagnosi da cui dipendevano i provvedimenti successivi. Ogni Battaglione aveva 2 cassoni d’ambulanza, zaini e tasche con materiale sanitario. Questa attrezzatura risultò molto efficace nei giorni della battaglia della Cernaia e della caduta di Sebastopoli: erano le due occasioni in cui le truppe sarde ebbero modo di distinguersi e di dimostra- 12 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 Bersaglieri Ufficiali e Soldati Infermieri del Servizio Sanitario sardo evacuano i feriti dal campo di battaglia Reparti dell’Armata russa assediati a Sebastopoli re il loro valore. Ma al di fuori di queste due circostanze, le ambulanze servirono, assieme al Personale, come sussidio agli Ospedali per l’assistenza agli ammalati. Il Personale Religioso contava 14 Cappellani e 64 Suore, addette con buoni risultati all’Amministrazione, alle lavanderie e alle cucine. Una Relazione sul Servizio Sanitario Militare del Corpo di Spedizione in Oriente e un’altra Sulle malattie che hanno dominato in Oriente fra le truppe del Corpo di Spedizione Sardo, ambedue compilate dal Medico in Capo Cav. Comisetti descrivono le condizioni in cui si trovarono i soldati sbarcati in Crimea. Già nel 1854 un’epidemia di colera aveva fatto strage nelle file degli Eserciti Alleati, ed aveva ucciso il Generale Saint Armaud, Comandante in Capo dell’Armata francese. Appena giunto in Crimea il Corpo di Spedizione sardo si trovò a fronteggiare la stessa epidemia, che proprio nel mese di giugno del 1855 aveva assunto caratteristiche di particolare violenza che lo decimarono. Tra le vittime il Comandante della Seconda Divisione, Generale Alessandro Ferrero della Marmora, fratello del Luogotenente Generale Alfonso e fondatore del Corpo dei Bersaglieri. Il colera, malattia endemica in Asia, si era manifestata in Europa dal 1817 in poi, caratterizzata talvolta da gravissime epidemie. Può essere considerata una gastroenterite acuta infettiva, ed esplode dopo alcuni giorni d’incubazione. È dovuta a un vibrione visto per la prima volta al microscopio dal valente medico pistoiese Filippo Pacini proprio nel 1854. Ma la sua scoperta non fu riconosciuta fino a quando il famoso Roberto Koch lo descrisse una seconda volta nel 1888. E poiché durante la guerra di Crimea non si sapeva ancora quale fosse l’agente etiologico responsabile dell’epidemia, i medici si limitavano a combatterne i sintomi, e non la causa. La malattia si diffonde per contagio in condizioni igieniche particolarmente degradate e si può presentare sotto forme molto dicembre 2011 — Rotary Club Cagliari 13 Ufficiali e soldati dell’Armata inglese diverse: la più grave è quella del colera fulminante, che provoca il decesso in poche ore. I due Ospedali preparati a Jeni-Koi in Turchia e gli altri tre allestiti in Crimea non furono sufficienti in quanto ognuno dovette ospitare non i 500 previsti ma ben 800 degenti in continuo movimento di ammalati, senza che le dotazioni in Personale o in materiali potessero essere adeguate. Si può pertanto affermare che la virulenza dell’epidemia, assolutamente non prevista sorprese l’organizzazione del Servizio Sanitario dell’Armata sarda, molto sottodimensionata rispetto alle esigenze del campo e degli Ospedali. All’epidemia di colera fecero seguito tifo, malaria, dissenterie, emeralopia, scorbuto e tisi. Le truppe sarde erano state inviate “in Oriente” prive di indumenti e di pastrani invernali ed erano riparate da semplici tende per cui, quando sopraggiunse la stagione fredda con temperature rigidissime, le malattie e i congelamenti si moltiplicarono, nonostante i 20.000 panciotti di lana ceduti dalle Amministrazioni degli Alleati “per tenere caldo il ventre”. In conclusione, alla fine delle ostilità le vittime del colera furono 1.500, ma dei 18.000 soldati inviati in Crimea i morti per malattia furono complessivamente 2.300. Questo nonostante il fatto che nelle fasi di allestimento della spedizione fossero stati organizzati degli incontri a Marsiglia con gli Ufficiali Medici francesi allo scopo di concordare le azioni più idonee per affrontare le malattie. Il Servizio Sanitario Militare francese aveva ottime tradizioni che risalivano almeno alle guerre del 1° Impero, allorché la “Grande Armée” poteva vantare medici come lo scienziato Jean Nicolas Corvisart e chirurghi come Dominique Jean Larrey, l’ideatore delle “Ambulances volantes”. Il Corpo di Spedizione Francese in partenza per l’Oriente, forte di ben 150.000 uomini, era stato dotato dal suo Servizio Sanitario di un’attrezzatura ritenuta abbondantemente sufficiente sia per Personale che per materiali. Ma la virulenza dell’epidemia sorprese anche quella organizzazione. Infatti si verificarono fra le truppe francesi pressoché le 14 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 Ufficiale Medico francese soccorre alcuni feriti Zuavi francesi durante la seconda guerra d’indipendenza Cantiniera francese conforta un ferito stesse carenze e gli stessi gravissimi inconvenienti descritti a proposito di quelle sarde. L’Esercito Inglese in Crimea contava 20.000 uomini, ma anche per il suo Servizio Sanitario le cose presero una piega più favorevole soltanto dopo che nel corso dell’anno 1854 la stampa britannica diede notizie delle gravissime condizioni in cui venivano assistiti i soldati feriti o ammalati. Di conseguenza verso la fine dello stesso anno il Ministro della Difesa autorizzò Florence Nightingale, una signorina dell’alta borghesia britannica, già nota per la sua vocazione di infermiera, a partire per la Turchia con 38 infermiere volontarie da lei addestrate. All’Ospedale Militare allestito in una caserma di Scutari rilevò che i soldati erano mal curati, nell’indifferenza delle autorità: il personale medico era sovraccarico, le medicine scarse, l’igiene trascurata, comuni, e spesso fatali le infezioni di massa, la cucina era male attrezzata. La Nightingale riuscì ad ottenere una drastica riduzione della mortalità applicando 5 requisiti che riteneva essenziali per un ambiente salubre: aria pulita, acqua pura, sistema fognario efficiente, pulizia, luce. Riteneva esser requisiti non essenziali ma positivi il calore, il silenzio e la dieta. Durante la guerra di Crimea Florence Nightingale fu nota come “La Dama della lampada”. L’appellativo le derivò da in articolo del Times che ne lodava l’abnegazione e che così si esprimeva: «Quando ormai tutti gli Ufficiali Medici si erano ritirati per la notte [...] la si poteva vedere fare il suo solito giro, sola e con una piccola lampada in mano». L’articolo fu poi reso popolare da una poesia di Longfellow. L’opinione pubblica inglese, che era rimasta scossa dalle perdite causate dal colera (ne era morto anche Lord Raglan, Comandante in Capo del Corpo dicembre 2011 — Rotary Club Cagliari 15 Florence Nightingale di Spedizione britannico) accolse Florence Nightingale come un’eroina al suo ritorno in patria: su invito della Regina Vittoria le fu affidato l’incarico di scrivere il Rapporto Finale della Commissione per la Sanità dell’Armata, che contribuì a rivoluzionare la Sanità Militare Britannica: molti ospedali vennero costruiti seguendo le sue indicazioni, e si dovette provvedere alla riorganizzazione degli ospedali da campo. Per questi motivi è considerata la fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna. Quasi subito dopo la guerra di Crimea, che si concluse con la pace firmata al Congresso di Parigi il 30 marzo 1856, scoppiò la seconda guerra dell’indipendenza italiana, combattuta nel 1859 dagli Alleati franco-sardi di Napoleone III e di Vittorio Emanuele II contro gli austro-ungheresi di Francesco Giuseppe I. La guerra, che ebbe inizio nell’aprile del 1859 per concludersi nel luglio dello stesso anno, fu l’ultima combattuta dal A Balaklava, in Crimea, feriti della Cavalleria inglese reduci dalla famosa “carica dei 600” Regno Sardo nell’immediata antivigilia della proclamazione del Regno d’Italia. Nei tre anni intercorsi tra la conclusione della Guerra di Crimea e l’inizio delle nuove ostilità lo Stato Maggiore non ebbe né i mezzi finanziari né il tempo sufficiente per effettuare cambiamenti significativi all’“Ordinamento del Regio Esercito Sardo” del 1854, per cui nemmeno la struttura del Servizio Sanitario subì alcuna variazione. Anche nel corso di questa nuova guerra il funzionamento del Servizio Sanitario Sardo risultò molto sottodimensionato rispetto alle esigenze, e stavolta non a causa delle malattie ma per via dello stragrande e inatteso numero di feriti che lo scontro tra gli eserciti ebbe a provocare: il Servizio fu infatti letteralmente sommerso dal numero di feriti bisognosi di assistenza che gremivano tutti i luoghi di culto dei paesi situati in prossimità della zona di San Martino in cui si era svolto il combattimento tra l’esercito sardo e quello austriaco. Una situazione di caratteristiche analoghe ma di entità molto maggiore si verificò a Solferino, dove si 16 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 Henry Dinant, fondatore della Croce Rossa scontrarono il grosso dell’Esercito Francese, nel quale militavano anche dei nordafricani, e quello dell’Esercito Austriaco, le cui file erano composte, come è noto, da truppe provenienti dalle varie nazioni che costituivano l’Impero. Henry Dinant, un cittadino svizzero che ebbe modo di assistere al terribile spettacolo dei 40.000 caduti dei due schieramenti sul campo di battaglia, descrisse in un libro quello che aveva visto, e quindi anche le chiese straripanti di feriti delle più varie nazionalità, troppo numerosi per poter essere soccorsi e assistiti dai Servizi Sanitari degli eserciti che si erano affrontati. Il libro ebbe grande diffusione e riuscì a coinvolgere l’entusiasmo dell’opinione pubblica, al punto che il 29 ottobre 1863 ben 14 Nazioni sottoscrissero la Convenzione di Ginevra, e questa istituì un organismo che cominciò ad operare il 22 agosto 1864 sotto l’insegna della “Croce Rossa in Campo Bianco”, mutuata dalla Croce Bianca in Campo Rosso della bandiera svizzera. Riscosse poi, durante gli anni successivi, consensi sempre più convinti fino a raggiungere l’universalità con il riconoscimento di tutti gli stati del mondo. Oggi la Croce Rossa si è evoluta in un’organizzazione di Società Nazionali per l’assistenza e il soccorso in guerra e in pace, che operano sulla base dei sette princìpi fondanti della Convenzione di Ginevra: l’Umanità, la Neutralità, l’Imparzialità, l’Indipendenza, il Volontariato, l’Unità e l’Universalità. E così, dalla sofferenza delle decine di migliaia di feriti a Solferino e a San Martino, da quello strazio che i Servizi Sanitari degli Stati belligeranti non erano riusciti ad evitare, aveva avuto origine un organismo benefico, vivo e vitale, che da allora fa onore all’umanità. In quegli stessi anni, il 17 marzo 1861, era nato lo Stato Italiano Unitario. Bibliografia Atti del 1° Congresso in Sardegna di Storia della Medicina: DEPLANO ANGELO – Napoleone Bonaparte, i suoi medici, le sue malattie BUR Biblioteca Univ. Rizzoli – TOLSTOI LEV.: I racconti di Sebastopoli Carocci: BERTOLI VIALE ETTORE – Lettere dalla Crimea 1855-1856 Encyclopedia Britannica. 9, pag. 1161 Voce: Italy and Sicily, History of Enciclopedia Italiana Treccani. Vol. IX, pagg. 581/ 585 Voce: Cavour, Camillo Benso conte di Enciclopedia Italiana Treccani. Vol. XI, pagg. 897/ 899 Voce: La guerra di Crimea Enciclopedia Italiana Treccani. Vol. XII, pagg. 6/8 Voce: Croce Rossa Google: Il Corpo della Sanità Militare si costituisce il 4 giugno 1833 Google: Ordinamento del Regio Esercito Sardo nel 1854 Il Saggiatore - EDGERTON ROBERT: Gloria o Morte. Crimea 1853-56 Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico – RENATO ARTESI: Il Servizio Sanitario nell’Armata Sarda durante la Campagna di Crimea (1855/56) Stato Maggiore dell’Esercito: ALES STEFANO – Dall’Armata Sarda all’Esercito Italiano (1843/1861) Wikipedia, l’enciclopedia libera: La seconda guerra d’Indipendenza Italiana Wikipedia, l’enciclopedia libera: Direzione Generale della Sanità Militare Wikipedia, l’enciclopedia libera: Florence Nightingale ■ dicembre 2011 — Rotary Club Cagliari 17 L’autore di “Mare e Sardegna” D.H.R. Lawrence e la malaria in Sardegna Ugo Carcassi e Francesca Trois awrence, nonostante la brevità del Lady Chatterley (1928) per l’audacia del suo soggiorno, aveva con lapidaria linguaggio con cui descrisse la vita sessuale dei personaggi, traendo probconcisione, concentraabilmente ispirazione dalla to in due parole, “mare e relazione della moglie con l’iSardegna”, la configurazione taliano tenente Angelo Rageo-etnologica e la peculiare vagli (poi suo terzo marito). insularità della Sardegna. Fu durante il soggiorno italLawrence, figlio quartoiano che si sviluppò la pasgenito di un minatore e di una sione per la pittura prevaleninsegnante, noto scrittore e temente a sfondo erotico. In romanziere, molto criticato un mostra organizzata a Lonper il suo esasperato interesse dra nel 1929 i suoi quadri nei confronti delle pratiche vennero sequestrati dalla sessuali senza limiti e senza polizia perché considerati regole, viene ritenuto il profeosceni. ta della generazione dei figli D.H.R. Lawrence Fra gli scrittori che hanno dei fiori. Nato ad Eastwood, l’11 settembre 1885, visitato nel passato la Sardegna, Lawrence completati gli studi, iniziò ad insegnare in è stato sicuramente uno di quelli che, pur una scuola nei pressi di Londra. A causa di nella brevità del suo soggiorno (4-10 gendue episodi di polmonite abbandonò l’in- naio 1921), ha meglio percepito le peculiarsegnamento dedicandosi all’attività di ità dell’Isola. Aveva visitato Cagliari, Mandas, Sorgono, Tonara, Gavoi, Nuoro, Oroscrittore. Decisiva fu per lui, nel marzo del 1916, sei, Siniscola e Terranova. Appena rientrala relazione con la moglie del suo profes- to aveva in sei settimane scritto il testo di sore di Filologia, l’inglese Ernest Weekley, Mare e Sardegna. Lawrence, originale quale era, aveva Frieda von Richthofen, figlia di un famoso e ricco barone tedesco. Quest’ultima ab- scelto la Sardegna perché: «La Sardegna è bandonò il marito ed i tre figli per trasferir- come il niente» cioè una terra che meritava si con lui prima in Germania, da cui ven- di essere esplorata «si dice che né i romani, nero cacciati perché lo scrittore venne né i fenici, i greci o gli arabi abbiano mai ritenuto una spia, poi in Italia. Ottenuto il sottomesso la Sardegna. È fuori dal cirdivorzio e rientrati in Inghilterra si cuito della civiltà... è vero, ora è italiana, sposarono il 13 luglio 1914. Vennero però con le sue ferrovie e i suoi omnibus ma è espulsi nel 1917, lui per il suo aggressivo ancora una Sardegna indomita». Durante il suo viaggio aveva ammirato i pacifismo, lei perché tedesca. Autore prolifico scrisse circa 800 poesie, costumi in bianco e nero degli uomini con numerosi racconti, novelle e romanzi. la classica berretta a calza: «Quelle lunghe Molto criticato fu il suo libro L’amante di berrette a calza, le portano come una L 18 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 Frieda von Richthofen Stazione ferroviaria con terrazza e finestra centrale protette con zanzariere specie di cresta, come una lucertola inalbera la cresta nel tempo degli amori». Anche la suggestiva policromia dei costumi delle donne lo aveva attratto. Era rimasto affascinato dalle rocce di granito. Alla pietra sarda ed al suo “calore profondo” Lawrence dedica un piccolo inno d’amore: «... e mi rendo conto che detesto il calcare, odio vivere sul calcare o sul marmo o su qualunque delle rocce calcaree. Le odio. Sono rocce morte, non hanno vita, né fremiti per i piedi. Ma il granito! Il granito è il mio prediletto». Si era però anche lamentato della povertà del cibo e della scarsa pulizia dei vari locali da lui frequentati (Hotel “Scala di Ferro” compreso!!!). Sulla città di Cagliari così scrive: «Non ha nulla di italiano... Orgogliosa, remota come se fosse rimasta indietro nella storia...». Cagliari è «strana... come se si potesse vedere ma non entrarvici. È come una visione, un ricordo, qualcosa che è passato...». Affiora in questa sua descrizione il senso del “già visto” e quando fa riferimento all’aspetto dei sardi gli apparirà altrettanto strano e domestico, qualcosa di già conosciuto, forse “sognato” o legato a lui da una misteriosa parentela di sangue: «so di averlo già conosciuto». Finisce col dichiarare di capire la lingua sarda: «aperta, maschia, decisa». Al termine del viaggio descrive Terranova (Olbia) come «...paludosa estremità della baia... Non si capiva che parte esattamente fosse rivolta verso il mare. Lo scuro accerchiamento della terra sembrava furtivo, le colline avevano un che di remoto a guardia dell’acqua nel silenzio». Per lui la Sardegna era un’isola senza mare con caratteristiche proprie che il mare estraneo consentiva di custodire. Rientrato a Roma l’entusiasmo per il recente viaggio si attenuava quando, in un Casello ferroviario protetto con caffè della Capitale, poteva assaporare un buon caffelzanzariere latte caldo. Appaiono di notevole interesse le osservazioni riguardanti il problema millenario della Sardegna: la Malaria. Infatti nel viaggio verso Sorgono scrive: «Fin qui, in tutte le stazioni c’erano zanzariere alle finestre. Questo significa zanzare malariche. La Malaria sale molto in alto in Sardegna. Le basse vallate dell’altopiano, la brughiera con il suo intenso sole estivo e le acque paludose senza fiumi, favoriscono inevitabilmente il riprodursi degli insetti... Appena si arriva dove ci sono gli alberi non ce n’è più. Così dicono... Ah, i boschi e le foreste del Gennargentu, i boschi e le foreste da su in cima, là non c’è la Cappella monumentale nel Chiova Ranch malaria!». dicembre 2011 — Rotary Club Cagliari 19 Lawrence era rimasto talmente impressionato dalla voracità delle zanzare che dopo il suo rientro dalla Sardegna egli aveva scritto, nel 1923, la poesia “The mosquito” (il moscerino = la zanzara): «Monsieur quando iniziasti i tuoi trucchi?... Perché te ne stai su quelle tue lunghe zampe? ... come puoi avere tanta malvagità in questo tuo trasparente fantasmatico fragile corpo?... posso io prevalere su di te? Siete voi vittoria alata troppo numerose per me? Non sono io abbastanza zanzara per poter vincere una zanzara?». Poco prima di morire, in una sua poesia intitolata “The mosquito knows” egli aveva scritto: «La zanzara sa molto bene, piccola come è di essere un insetto predatore. Ma dopotutto essa riempie solo la sua pancia e non deposita il mio sangue in una banca. La zanzara sa». Lawrence, consapevole della sua imminente fine, nel 1930, nel suo ultimo libro La nave della morte, aveva scritto: «Ora è autunno ed i frutti cadono, marciscono ed inizia il lungo viaggio verso l’oblio... ed è tempo di andare, di salutare se stessi e di trovare un’uscita dal proprio corpo decaduto... Oh, costruisci la tua nave della morte, costruiscila! Poiché essa ti servirà. Il viaggio verso l’oblio ti aspetta». Lawrence moriva in Francia, a 45 anni, il 2 marzo del 1930, per una grave forma di tubercolosi. Dopo la cremazione, le sue ceneri erano state prima conservate nel cimitero di Vence, nei pressi di Parigi, e poi nella cappella del Ranch Chiova, nel Nuovo Messico. Secondo alcuni le sue ceneri sarebbero state prima buttate via dal Ravagli e sostituite poi con altre da lui consegnate a Frieda. La maggioranza degli studiosi ritiene però che le ceneri di Lawrence siano state effettivamente consegnate alla moglie che le avrebbe fatte mischiare al cemento utilizzato per la costruzione della cappella monumentale. ■ 20 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 Un riformatore illuminato Antonio Porqueddu: un sacerdote del ’700 Marcello Marchi a nostra Rivista, dieci anni or sono, pubblicava un saggio del professor Giuseppe Marci: Scrittori sardi del diciottesimo secolo. L’illustre studioso, riassumendo quanto più diffusamente esposto in una brillante conversazione che aveva animato una nostra serata, riusciva a tracciare, sia pure a grandissime linee per i limiti di spazio concessi, un quadro della stagione culturale del ’700 e, in particolare della seconda metà del secolo, da considerarsi «stagione di vitalità culturale non disgiunta dalla speranza di “rifiorimento” economico». Le trasformazioni politiche del primo ventennio determinate dall’aspra contesa per la successione al trono di Spagna avevano investito la Sardegna che dal 1720 dovette affrontare le difficoltà del passaggio dalla plurisecolare dominazione spagnola a quella piemontese. La lotta tra Filippo di Borbone e Carlo d’Asburgo, che finì per coinvolgere in opposte fazioni alcuni feudatari sardi, non poteva suscitare interesse nel popolo sommerso da ben altri gravi problemi per le tristissime condizioni di vita in cui versava. Questo comune sentire è espresso in un quartetto di versi gallurese «Pal noi non v’ha middori, non impolta lu ch’ha vintu, o sia Filippu Quintu o Carralu imperadori». Ma le condizioni generali dell’isola andarono pian piano mutando: inizialmente i Savoia, impegnati dai trattati internazionali ad osservare le leggi e i privilegi concessi dai precedenti governi e costretti a conquistare il favore di clero e feudatari tradizionalmente legati alla Spagna, si mossero con estrema prudenza operando L (come sostengono gli storici e tra essi Girolamo Sotgiu) «in modo che tra vecchio e nuovo regime non risultassero differenze ...così che non fosse avvertita la frattura fra passato e presente» e di seguito: «Ancora nel 1731 Carlo Emanuele III dava al Viceré queste disposizioni: Lo studio nostro sarà di seguire in ogni cosa la traccia che vi hanno lasciato gli spagnoli da Carlo II in dietro. Perciò usando nel parlare la lingua italiana vi valerete dello spagnolo nello scrivere, seguendo anche il cerimoniale che vi troverete in uso ...(imponendogli di accomandarsi)... alle maniere di codesti popoli, con impedire che si introducano le piemontesi, e molto meno si dimostri alcun disprezzo dei loro costumi». Tuttavia a questo primo periodo di cammino lento e prudente, nella seconda metà del secolo, anche per il diffondersi in Europa del riformismo illuminato, il re Carlo Emanuele III, che poteva valersi dell’impulso del geniale Ministro Bogino, poté adottare concreti provvedimenti per il progresso della cultura (con la ricostituzione delle Università di Cagliari e Sassari), della sicurezza, della giustizia, dell’agricoltura. Il problema della lingua venne affrontato con provvedimento del 1760 che vietava senza riserve nello scrivere e nel dire l’uso della favella castigliana, capovolgendo in tal modo l’iniziale approccio. Giuseppe Marci riferendosi a questo periodo parla dell’apertura di «...un’epoca di speranze destinate a sfiorire presto ma condivise, finché vissero, da una generazione di sardi che, nei ruoli diversi della pubblica amministrazione, dell’impegno sacerdotale, dell’insegnamento e della scrittura, reci- dicembre 2011 — tarono la loro parte animati da una doppia motivazione civile e culturale». Egli raduna e cita una serie di scrittori didascalici che «... elaborarono opere in linea di massima coerenti col generale clima dell’Europa illuminista». Tra essi pone Antonio Purqueddu che compose «un poema, composto da 199 ottave suddivise in tre canti, in sardo meridionale, con traduzione italiana a fronte», accompagnato da annotazioni anch’esse nelle due lingue per i primi due canti e solo in italiano per il terzo. Scrive il Tola, nel Dizionario biografico degli uomini illustri di Sardegna, che l’autore con il poemetto intitolato Su Tesoru de sa Sardigna «... mirò principalmente a propagare nel popolo sardo le utili cognizioni sulla coltura del gelso e allevamento del filugello, per allettarlo ad un ramo d’industria fino ad allora sconosciuto» ed ancora: «L’edizione di questo poemetto fatta in Cagliari nel 1779 da Bonaventura Porro direttore della stamperia reale (un vol. in 8°) è una delle più eleganti, nitide e corrette che quel tipografo facesse mai... (è) adorna di quattro rami». La visione diretta dell’originale e delle acqueforti che vi figurano conferma il lusinghiero giudizio sulla esemplare raffinatezza di scritto e immagini. La riedizione dell’opera nel 1999 (edizioni CUEC) è stata curata proprio da Giuseppe Marci autore di una Introduzione che è un mirabile, ampio, documentato saggio su idealità culturali e progetto politico dei didascalici sardi del ’700. Rotary Club Cagliari 21 La lettura di essa consente di inquadrare il Porqueddu nel più vasto contesto che in quegli anni si andava affermando con una «borghesia accresciuta» e «aperta alla cultura illuministica». Mi è parso opportuno fermare l’attenzione su questo autore, che può degnamente rappresentare gli esponenti di un periodo ricco di studi, interventi, azioni diretti, dopo anni di immobilismo, a creare una diversa realtà per la nostra Sardegna, dando così a chi non voglia approfondire il tema ricorrendo al libro citato, maggiori notizie, non celando che sono mosso anche da ragioni familiari che mi collegano al Porqueddu, pur nel volgere di due secoli fra la sua e la mia nascita. Antonio Porqueddu era nato a Senorbì il paese dove erano nati mia madre e i suoi fratelli e dove dai pri- 22 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 mi anni dell’800 si era stabilito Antonio Orrù, loro bisnonno, sposandovi Peppa Rita Porqueddu nipote di Giovanni Battista Porqueddu (fratello del poeta) perché figlia del di lui figlio Antonio. Queste ed altre notizie le ho ricavate oltre che da carte e ricordi familiari, da un saggio su Senorbì (Zonza Editori, 2a Ed. 2001) scritto da un suo cittadino illustre prelato, S.E. Monsignor Antioco Piseddu, Vescovo di Lanusei, universalmente stimato per le sue doti pastorali e per gli studi storici che coltiva con appassionate ricerche e con dotte pubblicazioni. Dal suo scritto ho avuto conferma anche dell’originario nome del nostro autore, che pur inserendo nel suo libro il cognome Purqueddu (con la U come seconda lettera), si chiamava in realtà Porqueddu (con la lettera O); così risulta dagli atti di battesimo nei Quinque Libri della Parrocchia di Senorbì e con tale nome era chiamata e conosciuta la sua famiglia. È malizioso, ma probabile, sostenere che abbia voluto nobilitare il proprio cognome con una modifica che, pur non alterandone del tutto il suono, lo facesse risultare, almeno nello scritto, più lontano da richiami ad un animale di grande utilità ma di scarso decoro... Monsignor Piseddu riferisce che un tale Antonio Porqueddu, all’inizio del ’700, pur essendo un semplice bracciante, riuscì ad accumulare ingenti ricchezze; gli nacquero molti figli, tra essi tre che meritano di essere segnalati per i meriti acquisiti. Domenico, nato nel 1729, sacerdote, nominato Vescovo di Iglesias nel 1792, che riscosse grande fama per l’impegno profuso nel sostenere la difesa del Sulcis dall’attacco delle truppe rivoluzionarie francesi nel 1793. Nella sacrestia della Parrocchiale di Senorbì è conservato un suo ritratto di anonimo pittore del tempo che lo raffigura quando è già stato nominato vescovo. con una lunga scritta che descrive la sua carriera ecclesiastica e nella quale è chiamato Porqueddu. Giovanni Battista, (il mio avo), che ricevette il titolo nobiliare nel 1781 per sue be- nemerenze in campo agricolo impegnandosi anche nella coltura del gelso. Antonio, nato nel 1743, ed entrato nella Compagnia di Gesù. Come bene osserva Monsignor Piseddu «La sua decisione di abbracciare la regola di S. Ignazio di Loyola non poteva cadere in momento meno opportuno...»; la compagnia venne soppressa con un breve di papa Clemente XIV nel 1773. I Gesuiti, privati di ogni bene e impossibilitati a fare vita comune potevano o tornare al laicato o entrare nel clero secolare alle dipendenze dei vescovi. Porqueddu scelse questa strada. Sempre Monsignor Piseddu loda la sua vivacità e apertura d’ingegno, la curiosità scientifica e il desiderio di cultura che lo portarono ad approfondire i suoi studi specie «sull’Illuminismo che esercitò su di lui un fascino particolare». «Lo segnò profondamente il desiderio di una società nuova, più giusta e umana, l’anelito al progresso anche economico, la fiducia nelle forze dell’uomo e della sua ragione, ma trovò nella sua fede religiosa la molla per raggiungere questi ideali». Visse due anni a Torino (1775/76) stringendo amicizia con esponenti della cultura locale e godendo della benevolenza del re Vittorio Amedeo III ed ebbe conoscenza ed esperienza della coltivazione dei bachi da seta, sì che, tornato in Sardegna, ritenne di doverla promuovere nell’isola, perché, come canta nella prima ottava «...donat / a su mundu tesoru inestimadu / su brem’e seda...». Dice Mons. Piseddu che, «il Porqueddu... da buon religioso, pensò di utilizzare per il suo insegnamento, il metodo che da secoli usava la chiesa per insegnare il catechismo alle persone poco istruite e che continuava a dimostrarsi efficace: tradurre cioè il messaggio in lingua sarda, sistemarlo in versi, adattarvi la musica e insegnarlo trasformato in canto». Il nostro autore dichiara esplicitamente tale intendimento nella quarta ottava del primo canto in cui, dopo essersi scusato con le dame per l’uso del sardo, afferma che «...serve per spiegare al servitore quegli dicembre 2011 — utili precetti che propongo...» debbono essere imparati cantandoli, «che cantabili li pongo» in vece delle canzonette come Rei Turcu Moru. Questa (Su Rei Turcu Moru / persighit is Cristianus / Ti ongu su coru in manus / serbaddu che tesoru) doveva essere in voga in quei tempi. Non può tacersi la scarsa probabilità che coloro che trovavano svago cantando i motivi popolari del tempo si convertissero alle ottave didascaliche del suo poema, ma, al di là di questa facile critica, si deve, ammirando lo spirito riformista che anima il progetto, avvertire, come in realtà il libro si rivolga non solo ad un pubblico locale e praticamente incolto ma anche, – così acutamente ritiene il Marci analizzandone ripetuti passi privi di interesse per un lettore sardo – anche ad un pubblico che non conosca la lingua sarda e con un buon grado di cultura. Questo risulta palese se si tengano in considerazione le Annotazioni che accompagnano i canti. In esse Porqueddu non si limita ad illustrare ed ampliare le informazioni che i versi non avevano potuto chiarire, ma aggiunge osservazioni «...e commento sui fatti linguistici ed etnologici, storici e sociali riguardanti la Sardegna». Le annotazioni relative ai primi due canti sono scritte in sardo ed in italiano mentre quelle al terzo solo in italiano, tralasciando le sarde (ed usando caratteri più minuti) per esigenze relative alle dimensioni del volumetto, ma, e soprattutto, per «la molteplicità di esse (creduta necessaria per difendere la Sardegna da varie ingiuste critiche fattale dagli autori, che verranno nominati ...e perché l’intelligenza della maggior parte, siccome non contiene precetti, non si crede necessaria» (così esplicitamente espresso dall’autore). L’amor patrio del Porqueddu si manifesta con accenti fortemente polemici nei confronti di autori, come il Gemelli, gesuita anch’egli, inviato da Torino ad insegnare nella Università di Sassari, autore di un libro di grande successo: Rifiorimento della Sardegna proposto nel miglioramento della sua agricoltura. Nel descrivere lo stato Rotary Club Cagliari 23 di arretratezza dell’isola, il Piemontese pur dotato di eccellente cultura, si pone come un “colonizzatore” che porta con sé i rimedi necessari per migliorare una terra di agricoltori oziosi in cui, tra gli altri mali, il commercio «è un zero». Porqueddu con solidi argomenti scientifici (rifacendosi anche all’Enciclopedia di Diderot-D’Alembert) e con ampia ricerca ed esposizione di dati statistici, confuta le tesi del confratello Gemelli ed esprime una sardità che non si traduce in contrasto con il sovrano del quale è suddito fedele ma che assume una soggettività propria, «sarda e non piemontese». La sua opera può giustamente comprendersi nell’azione che tanti intellettuali sardi, animati dallo spirito di riforma che animava il Settecento, intrapresero, e tanti su un fronte più direttamente politico e antagonista al regime, per migliorare le condizioni dell’isola. Porqueddu, anche nell’esercizio del ministero sacerdotale (Parroco prima a Selegas e poi a Senorbì), non cessò di adoperarsi per attuare i suoi ideali. Anche se il progetto di introdurre la coltivazione del baco da seta, da lui promossa con tanto zelo, risultò alla fine impossibile (lui stesso aveva cantato nella prima ottava «...s’amori patriu, chi mi fait andai / finzas un impossibili a tentai» egli continuò ad incitare il popolo a migliorare l’agricoltura incentivando la coltura della vite e dell’olivo promuovendo, e attuando per i terreni della Chiesa, l’accorpamento di quelli troppo piccoli per essere coltivati tal fine. Ricostituita la Compagnia di Gesù, Antonio Porqueddu, che dal 1800 era malato, presumibilmente di gotta, nel 1807 si ritirò a Cagliari nella casa dei Gesuiti a San Michele dove morì nel 1810 stabilendo, tra l’altro, nel testamento, che ogni anno venisse data una dote ad una fanciulla orfana e bisognosa e che la biblioteca del fratello Vescovo venisse ceduta alla Chiesa di San Michele, e che il suo erede desse a tutte le famiglie povere di Senorbì una somma da sostenerle per un anno intero. ■ 24 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 Maestro nell’arte del dire Ricordo di Endrich L’uomo e il politico Rafaele Corona avvocato Endrich è stato un grandissimo oratore. Da quando l’ho conosciuto, da ragazzo, ho sempre sentito parlare dalla sua eloquenza: della sua straordinaria perizia nell’arte del dire. Rievocarne la figura senza parlare dell’oratoria sarebbe riduttivo. Durante la mia professione di magistrato civilista, al Palazzo di Giustizia ho avuto sporadiche occasioni di sentirlo. Una volta, difendendo un tale imputato di una truffa geniale, l’avv. Endrich, con garbo, invitò la Corte d’Appello ad osservare il suo cliente: un macellaio-salumiere di mezza età, corpulento, goffo, insicuro, visibilmente impacciato. Era questi il truffatore scaltrissimo? Nella storia, per la verità, non mancavano i macellai-salumieri capaci di qualcosa di più che rivendere al banco le carni e i salumi. Per esempio, un certo Gioacchino Murat, macellaio-salumiere nella vita civile, proiettato ai vertici dalla Rivoluzione francese, era stato capace di guidare le travolgenti cariche di cavalleria, che avevano guadagnato a Napoleone la vittoria ad Abukir, a Marengo, a Friedland; non solo, come sovrano del regno delle Due Sicilie a Napoli, Murat era stato capace di avviare riforme significative: l’abolizione del feudalesimo, l’introduzione del code civil e della istruzione pubblica, il riordinamento della amministrazione. Ma il suo cliente macellaio-salumiere non era un Gioacchino Murat: e non era certamente capace di premeditare la truffa geniale, che gli era stata addebitata... La contestazione accusatoria era evidentemente inverosimile. L’ on continuità ho seguito i suoi comizi politici. La prima fase dell’immediato dopoguerra, nelle piazze Deffenu e S. Cosimo, era contrassegnata della rivendicazione orgogliosa del passato. Il ricordo di Giarabub o di Bir el Gobi, degli incursori della marina ad Alessandria ed a Gibilterra ma, soprattutto, la rievocazione dei risultati reali e delle aspirazioni non spregevoli del fascismo. La seconda fase – nei comizi degli anni Settanta in piazza del Carmine e nel teatro Massimo – era incentrata sulla disamina delle disfunzioni del sistema politico, che aveva voltato pagina e ignorava i tentativi di modernizzazione compiuti precedentemente. Tra le conferenze in materia d’arte, ne ricordo una straordinaria sulla figura di Mario Sironi tenuta al Rotary di Cagliari, dove due stimati professori universitari Angelo Berio e Costantino Fassò, non sospettabili di vicinanza ideologica, rimasero letteralmente stupefatti. Con lui ho parlato sovente dei grandi oratori del suo tempo – da Giorgio Almirante a Giancarlo Paietta, da Pietro Nenni a Carlo Delcroix – e sulla sua tecnica oratoria mi sono fatto una certa idea. C avvocato Endrich, il politico Endrich, il conferenziere Endrich conosceva alla perfezione le regole dell’oratoria. Nelle arringhe davanti ai giudici, nei comizi, nelle conferenze non mancavano mai i momenti classici: l’introduzione, la narrazione, la discussione, la conclusione. Ma non ne rimaneva schiavo. Se i canoni erano troppo angusti rispetto al risultato, che intendeva conseguire, se ne allontanava. L’ dicembre 2011 — Aveva sempre chiarissimi l’idea centrale e lo svolgimento: riduceva tutto ad unità, in modo che le diverse parti del discorso si armonizzassero e richiamassero coerentemente il nocciolo. Brevi note intorno a la voce, la memoria, il lessico. La voce non aveva un timbro eccezionale: nondimeno riusciva a modellarla, variando l’intensità e la cadenza secondo le contingenze. La memoria, invece, era prodigiosa: preparava con scrupolo i discorsi, li mandava a mente, li ricordava alla perfezione e li pronunziava sempre a braccio, spesso senza il sussidio di appunti. La lingua italiana la padroneggiava a meraviglia: la precisione dei termini, la copia dei sinonimi, la dovizia degli aggettivi gli consentivano di adattare il linguaggio con estrema efficacia alle mutevoli circostanze. Non indulgeva al dialetto. Raramente adoperava espressioni gergali. Tuttavia, parlando dei ragazzi che il francescano Padre Solinas raccoglieva dalla strada che egli, in più modi, sovveniva, familiarmente li definiva: «i miei allegroni». L’oratoria, massime l’oratoria politica, rifletteva l’alto sentire e la partecipazione emotiva. La categoria culturale dominante, il principio che più di ogni altro presiedeva al suo universo morale ed intellettuale era il patriottismo. L’amor di patria per la nazione, per l’Italia; l’amor di patria per la regione, per la Sardegna; l’amor di patria per la sua città, per Cagliari. L’amor di patria era alla base della sua adesione al fascismo, del suo impegno politico negli anni della repubblica, della sua concezione dello Stato. Nel contesto di un galantomismo a tutta prova, fondato sulla rigorosa dirittura morale e sulla fedeltà incorruttibile agli ideali etici, politici, umani. ornando all’oratoria, nell’esordio riponeva la massima cura nel risvegliare dall’inizio l’interesse di chi lo ascoltava. La narrazione aveva sempre le qualità della chiarezza. Nel riferire gli eventi seguiva l’ordine cronologico. Cominciando dai fatti più remoti, ricostruiva l’ordine degli T Rotary Club Cagliari 25 avvenimenti come si erano prodotti, deducendo gli uni dagli altri, spiegando gli uni per mezzo degli altri. Per catturare l’attenzione dell’uditorio, talvolta iniziava dal fatto più drammatico, per poi ritornare all’ordine. Alla chiarezza aggiungeva la vivacità, affinché ciascuno lo seguisse con un interesse sempre rinnovato. Questo risultato lo raggiungeva magari con una digressione improvvisa, con un inatteso colpo di scena. Parlando dell’egemonia culturale della sinistra che, venticinque anni dopo la fine della guerra, continuava a dividere il mondo in buoni e cattivi – buoni i comunisti, cattivi senza riserve i fascisti – chiese agli ascoltatori se mai avessero sentito parlare dei fratelli di Antonio Gramsci: del fratello e della sorella di Gramsci. Il fratello era fascista ed era partito volontario in Africa, dove era stato gravemente ferito; ritornato in Italia, alla fine della guerra il P.C. attorno a lui aveva fatto terra bruciata e lo aveva lasciato morire in miseria. Una fine migliore non era capitata alla sorella, che era stata la prima segretario del fascio di Ghilarza. La prima donna a rivestire cariche politiche importanti a Ghilarza. Nessuno li conosceva: non erano comunisti, non esistevano. ella discussione, disponeva con grande cura i ragionamenti, che gli permettevano di dimostrare l’assunto. Il consenso al fascismo, affermava Endrich, inizialmente, si era nutrito dell’insofferenza dei reduci, degli studenti, dei piccoli produttori per i socialisti, nemici della Vittoria; per i generali, che non sapevano fare la guerra; per i deputati, che parlavano troppo; per i preti, che non credevano; per i pescecani, che erano luridi; per i sindacati, che turbavano l’ordine... Ma il fascismo era ben altro. A proposito della “rivoluzione fascista”, Endrich diceva che l’ideologia fascista si era fatta portatrice di un messaggio rivoluzionario, fondato sul rifiuto dell’individualismo, marxista o liberale che fosse. Si trattava di una cultura politica comunitaria, N 26 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 antirazionalistica, scaturita dal rifiuto dell’eredità della Rivoluzione francese e dell’Illuminismo, consistente nella prospettazione di un rinnovamento totale, di un quadro morale e politico inedito, ritenuto capace di assicurare l’esistenza armonica della comunità umana e nazionale, in cui fossero integrate tutte le classi sociali. Il fascismo si era opposto alla disumanizzazione dei rapporti tra gli uomini prodotta dalla modernità, ma intendeva conservare i benefici del progresso. Né reazionario, né controrivoluzionario, il fascismo rappresentava una rivoluzione di tipo nuovo, che voleva sfruttare al meglio il capitalismo, lo sviluppo della tecnologia moderna e il progresso industriale. Il fascismo aveva come scopo il mutamento radicale dei rapporti tra l’individuo e la collettività, senza che ciò implicasse la rottura del motore dell’attività economica – la ricerca del profitto – o l’abolizione del suo fondamento – la proprietà privata – oppure la distruzione del suo quadro necessario – l’economia di mercato. Il fascismo si proponeva di conservare tutti i vantaggi della modernità e tutti i successi tecnologici del capitalismo, senza mai rimettere in discussione le leggi del mercato o la proprietà privata; non per questo cessava di considerare aberranti certi valori “borghesi” – il liberalismo, la democrazia governata dagli ottimati o dai partiti, l’universalismo – siccome indirizzati a fini esclusivamente individuali. n piazza, andare avanti con questi argomenti non era possibile. Per smascherare le mistificazioni correnti intorno al fascismo, citava il libro Marcia su Roma e dintorni di Emilio Lussu, le cui fandonie erano prese per oro colato. Secondo la testimonianza di Lussu, la riunione del Consiglio provinciale di Cagliari alla fine del 1922, in cui l’on. Lissia aveva sollecitato l’adesione al fascismo, era terminata con una scomposta gazzarra, perché i sardisti avevano malamente sbeffeggiato Lissia. Ma alla riunione era presente, come cronista de Il giornale d’Italia, I l’avv. Giuseppe Musio, socialista, notoriamente antifascista, che dopo la liberazione sarebbe diventato il primo direttore de L’Unione Sarda (poi Presidente del Rotary). Testimone assolutamente attendibile. L’avv. Musio, il giorno successivo, appunto su Il giornale d’Italia, raccontò che la proposta di fusione aveva suscitato grande entusiasmo e che i sardisti, i quali erano stati compagni d’arme dei fascisti, avevano aderito calorosamente, perché dal fascismo si attendevano un grande rinnovamento per la Sardegna. Musio faceva cronaca, Lussu propaganda. Ma la vulgata di Lussu era accreditata come dato irrefutabile. esperienza del ventennio, riteneva Endrich, non doveva essere interamente accantonata e rimossa, perché il fenomeno “fascismo” era frutto anche del parlamentarismo: della perdurante inefficienza del parlamentarismo. Egli patrocinava l’elezione diretta del capo dello Stato. Il presidenzialismo di tipo americano o il semi-presidenzialismo di tipo francese rappresentavano una forma di Stato, fondato su una diversa concezione del potere, che offriva ben altre garanzie di efficienza e di democrazia. L’elezione proporzionale e la centralità del parlamento rispecchiavano gli interessi, le idee, gli umori della collettività e, quindi, riflettevano le forze politiche presenti nel paese. Ma la rappresentanza proporzionale e la centralità del parlamento esprimevano la democrazia governata dagli ottimati o dalle oligarchie dei partiti, non la democrazia governante degli elettori; tra l’altro, spingevano in favore del consociativismo, inducendo le forze di maggioranza ad associare nei processi decisionali tutti i gruppi presenti nelle assemblee, minoranze incluse. La rappresentanza proporzionale e la centralità del parlamento, per allargare il consenso, sollecitavano la connivenza e la corruzione ed escludevano la responsabilità. In particolare, la rappresentanza senza vincolo di mandato consentiva al parlamento di fare e disfare, a suo piacimento, le L’ dicembre 2011 — Rotary Club Cagliari 27 maggioranze e le compagini governative: mediante lo scambio dei favori. Il sistema presidenziale o semi presidenziale, con i freni e i contrappesi, comportava un migliore equilibrio tra i poteri, in quanto il Governo governava ed il Parlamento legiferava e controllava. Una volta che la sovranità popolare si era pronunziata con l’elezione diretta, il Presidente, in carica a data fissa, era in grado di interpretare gli interessi del paese senza i condizionamenti settoriali dei partiti e dei poteri forti e di portare a compimento i programmi di largo respiro. Con l’elezione diretta del capo dello Stato, i cittadini sceglievano l’indirizzo politico: una volta per tutte definivano la compagine, che avrebbe governato fino alle prossime elezioni. Pertanto, affinché il potere di compiere le scelte politiche restasse nelle mani degli elettori, bisognava abolire la centralità del parlamento e l’elezione dei deputati e dei senatori senza vincolo di mandato, perché in questo modo la compagine governativa poteva sempre essere ribaltata. Nella Francia di De Gaulle, la scelta presidenziale aveva introdotto la democrazia governante al posto della democrazia governata, aveva determinato maggiore efficienza, perché in luogo delle pratiche compromissorie parlamentari aveva valorizzato la competenza tecnica. Il personale di governo era stato cooptato prevalentemente tra gli esperti qualificati provenienti dalle Alte scuole. poco meritava di essere conservato. Perché in Italia la destra non era mai stata conservatrice. Non era stata conservatrice la destra storica che, secondo scrittori come Benedetto Croce e Giovanni Spadolini, ebbe a svolgere una funzione autenticamente rivoluzionaria contro le monarchie pre-unitarie e contro il potere temporale dello Stato pontificio. Non era stato conservatore il fascismo, che tuttavia non era riuscito a cambiare una classe dirigente inetta. Nel momento più tragico della storia d’Italia, cioè l’8 settembre 1943, la classe dirigente in fuga per Pescara – Badoglio, i generali dello stato maggiore, il Re, il Principe di Piemonte – non si preoccupò dell’esercito, abbandonato senza ordini; della città di Roma e della popolazione, lasciate in balia di se stesse. La classe dirigente era preoccupata del pranzo: si tranquillizzò quando trovò da desinare al castello di Crecchio, alla tavola dei duchi di Bovino. L’esercito, la città, la gente non interessavano... a Badoglio, ai generali dello stato maggiore, al Re, al Principe di Piemonte stava a cuore il pranzo. Non poteva essere conservatrice la destra degli anni Settanta, perché l’arco costituzionale era attestato su posizioni di gretta conservazione. Per esempio, la difesa ad oltranza della centralità del parlamento, la difesa della democrazia governata dalle oligarchie dei partiti contro la democrazia governante, designata direttamente dagli elettori. ià negli anni Settanta, erano maturi i tempi per rivedere le istituzioni democratiche. La verità di certi valori – la religione, l’arte, la morale, la scienza, l’educazione, l’economia – prescindeva dalla forza del numero e non ripeteva la legittimità dalla approvazione politica. In questo contesto, severissimo era il giudizio in merito alle leggi sul divorzio del 1970 e sull’aborto del 1978, dalle quali, d’altra parte, ha avuto inizio l’attuale suicidio demografico. Non credeva che il Movimento sociale italiano, che la destra, dovesse svolgere una funzione conservatrice. Perché in Italia ben I G l momento in cui soprattutto emergeva la categoria culturale dominante, il principio che più di ogni altro presiedeva al suo universo morale ed intellettuale, ovverosia il patriottismo, l’amor di patria, era la concezione dello Stato. Il rapporto tra il partito e lo Stato segna una considerevole differenza tra il fascismo e gli altri regimi totalitari, l’Unione Sovietica e la Germania nazionalsocialista, dove il partito costituì la pietra angolare del sistema. Nel fascismo lo Stato ebbe il sopravvento, la posizione di primo piano, mentre il partito fu subordinato. Come vertice del- 28 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 la sua carriera politica, l’avv. Endrich considerava non la carica di podestà o di segretario federale, ma quella di prefetto di Cosenza. Lo affascinava lo Stato in doppio petto. «Lo Stato non è il guardiano notturno, che si occupa soltanto della sicurezza personale dei cittadini; non è neppure una organizzazione a fini materiali, come quella di garantire un certo benessere ed una relativa pacifica convivenza sociale, nel qual caso a realizzarlo basterebbe un consiglio di amministrazione; non è nemmeno una creazione politica pura, senza aderenze alla realtà materiale e complessa della vita dei singoli e di quella dei popoli. Lo Stato... è un fatto spirituale e morale, perché concreta l’organizzazione politica, giuridica ed economica della nazione... Lo Stato è garante della sicurezza interna ed esterna, ma è anche il custode dello spirito del popolo così come fu nei secoli elaborato nella lingua, nel costume, nella fede. Lo Stato non è soltanto presente, ma è anche passato e soprattutto futuro. È lo Stato che trascendendo il limite breve delle vite individuali rappresenta la coscienza immanente della nazione. Le forme in cui gli Stati si esprimono mutano, ma la necessità rimane. È lo Stato che educa i cittadini alla virtù civile, li rende consapevoli della loro missione, li sollecita all’unità; armonizza i loro interessi nella giustizia; tramanda le conquiste del pensiero nelle scienze, nelle arti, nel diritto, nell’umana solidarietà; porta gli uomini dalla vita elementare della tribù alla civile convivenza moderna; affida ai secoli i nomi di coloro che morirono per la sua integrità o per obbedire alle sue leggi; addita come esempio e raccomanda alle generazioni che verranno i condottieri che lo accrebbero di territorio ed i geni che lo illuminarono di gloria. Quando declina il senso dello Stato e prevalgono le tendenze dissociatici e centrifughe degli individui o dei gruppi, le società nazionali volgono al tramonto». È forte l’eco dello Stato etico, condannato senz’appello dal conformismo diffuso tra gli intellettuali progressisti, i quali non si domandano se lo schema, depurato dai contingenti estremismi, non riproponga idee e suggerimenti per rivalutare i doveri collettivi indispensabili alla convivenza. Gli aderenti non avevano torto... Basti pensare alla legge del miliardo (degli anni Venti), alle grandi bonifiche di Fertilia e di Mussolinia, oggi Arborea, alla fondazione di nuove città quali Carbonia. A proposito dell’importanza dell’esordio, raccontò di un critico letterario, che a molti, i quali compiangevano per la faticosa lettura di un numero considerevole di libri, disse essere raro il caso in cui, fin dalle prime dieci pagine, non si fosse fatto un’opinione sicura sul valore dell’opera. Se a questo punto non era sorto alcun interesse, raramente questo poteva destarsi in seguito. Fin dalle prime frasi, creava l’atmosfera e imprimeva il tono, che il discorso avrebbe preso in seguito e il talento si imponeva, senza che egli sembrasse volerlo imporre. Aver chiaro che cosa si vuole dire. Ridurre ad unità l’idea. Il nucleo attorno al far ruotare tutta la conversazione. Farsi capire facendo ricorso al sentimento. Il ricorso ai simboli. Le idee importanti e profonde da divulgare. Far passare le idee non attraverso un ragionamento astratto, ma le vicende concrete. Drammatizzare. Il conflitto non con le persone, ma con le idee. ■ dicembre 2011 — Rotary Club Cagliari 29 Il barocco a Cagliari La chiesa di San Giovanni nel cuore di Villanova Michele Pintus a chiesa di San Giovanni è sede dell’Arciconfraternita della Solitudine. Molte delle chiese di Cagliari erano o diventarono (tante lo sono ancora) sede di confraternite. Nel 1861, anno in cui Giovanni Spano dava alle stampe la sua Guida della città e dintorni di Cagliari, oltre alle quattro parrocchie situate in Castello, Stampace, Marina, Villanova, si contavano tredici chiese, che ospitavano altrettante confraternite, tutte dedite a dare assistenza spirituale e sepolture ai condannati a morte, ad assistere i poveri, ad accompagnare i cortei funebri, a visitare i carcerati e organizzare le proces- L sioni soprattutto durante la Settimana Santa. L’opera delle Confraternite fu particolarmente meritoria alla fine del ’600 quando due grosse epidemie di peste colpirono Cagliari decimandone la popolazione. I confratelli furono particolarmente attivi nel soccorrere gli ammalati e dare sepoltura ai numerosi morti, contribuendo ad alleviare la gravità della situazione. Tra le confraternite ancora operanti a Cagliari, questa della Solitudine riveste particolare importanza essendo legata al rito de “s’iscravamentu”: il Cristo crocifisso, durante le cerimonie della Settimana Santa, Quartiere “Villanova” scorcio panoramico, (cerchiata in rosso la chiesa di San Giovanni) 30 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 Chiesa di San Giovanni (vista lato vico IV S. Giovanni) Chiesa di San Giovanni (vista prospetto principale) viene portato solennemente in una processione che dalla chiesa di S. Giovanni raggiunge la Cattedrale, dove il Cristo viene “schiodato” dalla Croce e dopo essere stato lavato e profumato dalle consorelle, viene riportato su una lettiga nella sua chiesa. Si tratta di un momento ancora autenticamente popolare che vede la partecipazione non solo di tutta la confraternita, ma anche degli abitanti del popoloso quartiere di Villanova e della città. Fondata nel 1608, sotto il pontificato di Paolo V, l’Arciconfraternita sotto l’invocazione della Vergine Santissima della Solitudine ebbe sede nella chiesa di S. Bardilio, distrutta nel 1929, fino al 1697 quando fu trasferita nella chiesa di S. Giovanni. Come la maggior parte delle confraternite, anche quella della Solitudine aveva uno scopo sociale, oltre che puramente religioso, essendo preposta alla redenzione degli schiavi cristiani: si spiega dunque in tal modo la primitiva aggregazione alla chiesa di S. Bardilio, dove era un convento dell’Ordine dei Trinitari, avente anch’esso come fine precipuo quello di liberare i cristiani in catene. Le notizie sulle vicende storico-costruttive della chiesa sono molto scarse, la sua esistenza sembra però confermata già nel 1415 da un documento che ricorda il “vico di Santo Joanne” ed è citata come “S. Joannis templum” nell’elenco degli “Insigniora Aedificia” del quartiere di Villanova allegato alla famosa veduta di Cagliari eseguita da Sigismondo Arquer e inserita nella Cosmografia Universalis del Münster, stampata a Basilea nel 1550. Sono questi i pochi elementi che permettono di datare la chiesa, che certamente fu oggetto di radicale rimaneggiamento in occasione del ricordato trasferimento della Confraternita, appunto alla fine del secolo XVII e l’inizio del secolo XVIII. Lo schema della chiesa riprende infatti la struttura a una navata con presbiterio sopraelevato che rimanda alla tradizione dell’architettura religiosa gotico-catalana di cui è particolarmente ricca la Sardegna a partire dal secolo XIV. La chiesa di S. Giovanni mostra di essere la versione aggiornata di tale tipo, dicembre 2011 — Rotary Club Cagliari Prospetto principale su via San Giovanni sostituendo alle tradizionali volte a crociera una copertura voltata a botte. La chiesa di San Giovanni è situata lungo la via omonima, che può essere considerata l’asse generatore del quartiere di Villanova, che si sviluppa a Est del quartiere Castello, seguendo grossomodo le curve di livello. Il quartiere, che, come palesa il nome, è l’ultimo dei quartieri storici ad essersi formato, è caratterizzato da un tessuto ancor oggi piuttosto compatto e formato da isolati che, proprio intorno alla chiesa, hanno dimensioni quasi perfettamente uguali. La loro profondità è identica a quella degli isolati sorti in epoca pisana sul colle del Castello; ma la lunghezza è nettamente inferiore e si aggira sui 40 metri. Gli altri isolati, sorti sulle aree di riserva all’interno delle mura, hanno forme meno regolari, dovendo seguire l’andamento viario convergente a Nord verso la porta Cavana e a Sud verso la porta Villanova. Si tratta di isolati in cui i lotti hanno generalmente un fronte stradale compreso fra i 5 e i 6 metri e una profondità di 15 metri, che corrisponde a circa metà della profondità dell’isolato. Anche la chiesa di San Giovanni si inserisce perfettamente in questa tessitura e, pur con un fronte leggermente arretrato, si adegua alle caratteristiche plano volumetriche della strada. Essa occupa un lotto compreso fra le vie San Giovanni e Piccioni, delimitato dal vico IV San Gio- Pianta a quota +2,30 Pianta a quota +6,70 31 32 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 Terza cappella a sinistra Sezione trasversale con vista verso l’ingresso Vista del presbiterio Sezione trasversale con vista verso l’altare maggiore Porta interna sul presbiterio vanni. Non diversamente la poco lontana chiesa di S. Cesello, sempre nella stessa via, ma sul lato opposto, è inglobata nella cortina muraria di abitazioni del quartiere che raramente superano i tre piani. L’interno è a navata unica con cappelle laterali e presbiterio rialzato, ristretto rispetto all’aula, cui si accede tramite una breve scala cinta da balaustra. L’edificio, a pianta rettangolare, è coperto da una volta a botte che si imposta sulle spesse murature portanti mediante una cornice modanata e fortemente aggettante. Su entrambi i lati, al di sopra della cornice, si aprono tre finestre in asse con le cappelle. Le prime due finestre del lato sinistro sono cieche per la presenza di alcuni locali di servizio della Confraternita, quelle sul lato destro illuminano l’interno della navata. dicembre 2011 — Rotary Club Cagliari 33 Chiesa di San Giovanni (seconda cappella a sinistra, S. Antonio) La chiesa di San Giovanni ha un prospetto molto semplice inquadrato da due lesene che si riuniscono a formare una teoria di archetti pensili. Questi sottolineano l’andamento a capanna del coronamento, concluso da un cornicione modanato. Una cornice marcapiano, appena aggettante, suddivide la facciata in due ordini: in quello inferiore si apre il portone architravato e sormontato da una lunetta delimitata da un arco sorretto da lesene poggianti su basi. I due capitelli presentano un rilievo a motivi vegetali piuttosto piatto. L’ordine superiore è invece occupato da tre aperture: due monofore a tutto sesto ai lati ed un rosone cieco nel centro. Il prospetto è chiaramente un’aggiunta posteriore alla costruzione della chiesa, come dimostra il piccolo campanile a vela a due luci posto perpendicolarmente rispetto al prospetto principale che lo nasconde, schermando anche la copertura estradossata a tegole coppi. Lateralmente, sul vico IV San Giovanni, la chiesa rivela le differenti altezze dell’aula e delle cappelle ad essa ortogonali. Il presbiterio è leggermente ristretto rispetto all’aula ed ornato con riquadri a “cassettoni”. Un ricco altare policromo è addossato alla parete su cui si aprono due porte simmetriche che immettono nella sacrestia. Degne di particolare nota sono le porte sui lati del presbiterio che hanno una cornice mistilinea e sono sormontate da sovrapporte a volute e ornate con fregi a motivi vegetali dipinti in oro. Stilisticamente omogenea a tali porte è la bussola di legno che ripara il portone di ingresso alla chiesa: a pianta semipoligonale, ha paraste corinzie, con fregi in oro al pari dei riquadri dei battenti delle porte che presentano la croce dei Trinitari. Un ricco fastigio a volute conclude la cornice superiormente, a ridosso della cantoria, su arco ribassato, in cui è posto l’organo. Si tratta di arredo inseribile nell’ambito del barocchetto piemontese che si diffonde in Sardegna a partire dal secondo quarto del Settecento. Tutte le cappelle laterali, tre per parte, sono voltate a botte e delimitate da paraste 34 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 Prospetto laterale su vico IV San Giovanni Sezione longitudinale con vista verso destra Sezione longitudinale con vista verso sinistra modanate che reggono l’arco di ingresso nel cui intradosso sono poste rosette in rilievo. La prima cappella a sinistra presso il presbiterio ospita il grande Crocifisso, trasportato in processione il Venerdì Santo, mentre nell’altare della cappella centrale a destra è il simulacro della Vergine della Solitudine, che dà il nome all’Arciconfraternita. Sono queste naturalmente le statue più importanti della chiesa, essendo direttamente connesse con la vita e con la storia dell’associazione religiosa. La chiesa infatti non ha un arredo di grande pregio artistico dal momento che dipinti e statue sono essenzialmente legati al culto e rivestono importanza dal punto di vista strettamente devozionale. Le statue, quando non sono in gesso, hanno generalmente ridi- pinture sul legno piuttosto pesanti che contribuiscono ad alterare e snaturare le fattezze dei personaggi raffigurati. Sono di rilevanza soprattutto storica i due quadri conservati nella sacrestia che testimoniano il legame della confraternita con i Trinitari: uno rappresenta il Beato Michele trinitario, l’altro raffigura San Giovanni di Matha, che con Felice di Valois fondò nel 1198, in Provenza, appunto l’Ordine. Gli altari delle cappelle laterali sono di fattura diversa e costruiti in tempi differenti: alcuni sono novecenteschi e di linee piuttosto semplici, mentre sono più interessanti il primo di sinistra e il terzo di destra. Nel primo caso, l’altare, che ospita la statua della Madonna Immacolata, ha colonne tortili con volute ed è affiancato da nicchie su mensole antropomorfe e sovrastate da teste di cherubini. Malgrado la fattura modesta, esso mostra un linguaggio adeguato al gusto barocco. L’altro invece, che accoglie una brutta statua in gesso di Cristo Salvatore, è in legno dorato e dipinto e risente anch’esso del linguaggio barocco con volute e fregi vegetali. Di fattura simile è il pulpito ligneo addossato al pilastro compreso fra la seconda e la terza cappella di sinistra. ■ dicembre 2011 — Rotary Club Cagliari 35 Il Campo Santo di Bonaria Storia ed emozioni... spesso bagnano gli occhi Ginevra Balletto ella frenesia contemporanea, i luo- tero moderno in Europa. In particolare, in ghi di sepoltura sembrano aver la- tale periodo i cimiteri accentuano la natura sciato il significato persistente ed angosciosa e orrifica, ma allo stesso tempo universale del nostro destino. In questo estetizzano il dominio dell’arte, e sopratsenso si colloca anche il Campo Santo di tutto della geometria simmetrica. Questo è il periodo dell’appassionato cliBonaria, circoscritto nel suo recinto dalle alte mura, che impediscono la pur minima ma di indagini delle teorie del giardino pittoresco che, senza percezione della contraddirle, si afsua esistenza. Il fianca alle archisuo interno invece tetture neoclassioffre un dinamiche con regolarità smo di stili e solusimmetrica. zioni spaziali Accanto ai procompletamente getti di cimiteri a inaspettate per il matrice geometrivisitatore, un luoca, si attua il pago di silenzio dove rallelo tentativo di si spiegano tra gli poeti e filosofi di spazi della sepolrendere familiari tura quelli dei questi luoghi, congiardini, tanto da cependoli come un offrire la sensazioritorno al grembo ne di un parco della terra. delle anime, conIl Cimitero di Bonaria in una foto dei primi del ’900 L’idea di esortraddistinto dalla materialità della pietra e dal verde monu- cizzare la paura del trapasso e della solitudine attraverso la bellezza ambientale, enmentale. La storiografia è concorde nell’afferma- tra nella cultura romantica del primo Ottore che la sepoltura, sin dalla più remota an- cento nelle due principali accezioni: il partichità, trova nella “pietra” il simbolo della co giardino e l’architettura monumentale. Alla definizione di tali spazi funebri, perpetua memoria dell’estinto. La forza e la durezza della stessa come per testimo- luoghi di visita e meditazione, si affianca niare l’eterno ed il perdurare della memo- tra la fine del Settecento e i primi dell’Ottocento, la riflessione sulla precarietà della ria nei sepolcri. L’evoluzione della sepoltura, si articola condizione igienica delle sepolture, realizin diverse forme in relazione alle specifiche zate nelle chiese e nelle fosse comuni. A tal usanze nelle diverse zone geografiche, ma proposito basta pensare a come il tema delcertamente intorno alla metà del 1700 si l’igiene sia dei luoghi e sia mentale, diventi iniziarono a delinearsi i caratteri del cimi- da questo momento in poi uno dei nodi N 36 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 fondamentali del confronto con il progresso, nonché uno dei cardini intorno a cui si delinea il destino della città moderna. Con l’editto napoleonico di Saint Cluod del 1804 (esteso in Italia nel 1806) si stabilisce definitivamente l’allontanamento delle sepolture dalla città, sancendo definitivamente che i defunti senza distinzione di ceto o di nascita dovessero essere sepolti in appositi spazi municipali. Tale provvedimento fu denso di conseguenze sull’architettura dei cimiteri, andando ben oltre le asettiche disposizioni di polizia urbana. Da questo momento cambia il rapporto tra città e luogo di sepoltura, che viene inserito nei progetti di sviluppo urbano della medesima con relativa via di accesso. Il sacro recinto è suddiviso internamente da viali regolari, e circondati da portici destinati ad ospitare poche sepolture distinte, unici edifici accessori sono la Cappella e la casa del custode. Nella seconda metà dell’Ottocento il cimitero diviene “luogo di trasposi- zione” dei processi economici e culturali del periodo. Presenta un ingresso celebrativo, il suo spazio è diviso in lotti, dove le famiglie più facoltose possono anche erigere cappelle e sculture, intese a rimarcare il proprio stato sociale o il proprio gusto. In altri termini si rafforza sempre di più il culto della memoria, la tomba diviene così il mezzo attraverso il quale si sottrae il defunto dall’anonimato, lo si identifica, ricordandone i meriti e i titoli. Il culto della memoria conferisce una sorta di “immortalità” che niente a che vedere con quella cristiana, tanto che anche agnostici, miscredenti, anticlericali, si lasciano trascinare nel culto della tomba. In questo quadro si colloca anche il Cimitero di Bonaria, infatti la volontà di predisporre un spazio destinato alle sepolture al di fuori dei confini urbani si fa sempre più persistente, finché nel 1826 la specifica Commissione Vice regia, guidata dal Capitano del Genio Militare Mallerini, verifica la compatibilità della scelta del sito in termini di dicembre 2011 — compatibilità igieniche. Il primissimo progetto per il nuovo cimitero, firmato dal Capitano Mallerini (1826), consiste in una splendida tavola acquerellata intitolata “Schizzo dimostrativo del terreno tra Cagliari e Bonaria per fissare la posizione di un pubblico cimitero”, e consiste in due soluzioni: la riconversione a cimitero della Basilica di Bonaria e l’attuale localizzazione, alle falde di Montixeddu in un terreno incolto di proprietà municipale, ritenuto più adatto all’uso. Tuttavia nel maggio 1827 si verifica un passaggio di consegne tra il Capitano Maranelli e il nuovo Capitano Ing. Luigi Damiano, con successiva nomina di una nuova commissione per il Campo Santo della città di Cagliari, che lavorò fruttuosamente sino al compimento dell’opera, come non manca d’informarci il Canonico G. Spano. Per il finanziamento dell’opera venne impiegato il denaro depositato al Monte di Riscatto, destinato alla costruzione della nuova Chiesa di Bonaria, naturalmente a titolo di prestito e con obbligo di rimborso. Rotary Club Cagliari 37 A questo proposito è curiosa l’esclamazione mista a commozione del Canonico G. Spano che nel 1868 scrive «ma la cosa più di rimarcare in questo Campo Santo di Cagliari è la singolare combinazione, che il terreno occupato servì anticamente di necropoli a popoli più antichi che abitavano Cagliari: di modo che molte di quelle fossa dei nostri avi, dopo XX e forse XXX secoli e più, racchiudono le spoglie dei nipoti!» Sempre il Canonico Spano, questa volta in veste di archeologo, descrive puntualmente anche le prime scoperte: «fin da quando si principiò a gettare le fondamenta, ed a sgombrare il primo quadrato, mi si assicura che nel preparare la fossa dei cadaveri, di mano in mano si trovano sepolture antiche costrutte con embrici coi rispettivi cadaveri dentro, da dove estraevano vasetti di terra cotta, fiale di vetro, scodellini ed altro. Il fu Cav. Ludovico Baīlle vi raccolse molte monete romane, ed alcune iscrizioni sul marmo che trasportò al R. Museo di Cagliari». 38 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 A metà dell’Ottocento il Generale A. Della Marmora riferisce, nel suo Itinerario dell’isola di Sardegna, di aver rilevato vicino al campo santo i ruderi di un edificio romano a pianta circolare, probabilmente con funzioni religiose, a dimostrazione del fatto che la città romana si estendesse proprio sino al Colle di Bonaria. Non molto distante dal cimitero sorge uno dei monumenti paleocristiani più rilevanti del Bacino del Mediterraneo, la Basilica di San Saturnino e relativa necropoli, e sino al 1929 si trovava la chiesa di San Bardilio (in prossimità dell’attuale parcheggio antistante l’attuale ingresso del Cimitero). Si trattava di una chiesa dalle origine molto antiche, che il Canonico G. Spano asserisce essere «la prima chiesa eretta nell’isola», localizzata in prossimità della spiaggia di levante (rada per il carico del sale), posta ai piedi del colle di Bonaria. In ultimo non certamente per importanza è il complesso monumentale dedicato alla Madonna di Bonaria. In particolare il Santuario risale al 1323, anno in cui le truppe catalanoaragonesi guidate dall’Infante Alfonso D’Aragona misero sotto assedio la Cagliari pisana asserragliata nel Castel di Castro e stabilirono il loro quartiere generale proprio sul colle di Bonaria. Alfonso D’Aragona durante l’assedio occupò provvisoriamente, come alloggio personale, proprio uno degli antichi ipogei funerari del colle, per questo ribattezzato Monte Reale (Monreale). In altri termini, il cimitero di Bonaria sorge in luogo non solo ricco di storia sua propria, ma è anche circondato da un ampio territorio altrettanto denso di significato per la città di Cagliari. In breve tempo e precisamente nell’agosto 1827 viene stipulato l’atto di impresa per la costruzione del cimitero, di cui il Capitano Damiano sovraintende i lavori con l’ausilio dell’ing. Francesco Vivanet. Il cimitero viene realizzato in poco meno di due anni e rappresenta, senza dubbio, una delle prime importanti opere della Cagliari moderna, insieme alla struttura sanitaria dell’ospedale San Giovanni di Dio. In particolare, il nucleo originario del cimitero, come previsto nel progetto del Capitano Damiano, costa di un quadrato di 99x99 metri suddiviso a sua volta, in quattro quadrati destinati per le sepolture a terra. L’originaria matrice cartesiana è tipica delle architetture militari e non stupisce che Damiano, in li- dicembre 2011 — nea con Mallerini, l’abbia voluta adottare per una costruzione pubblica, dal momento che si presta a successive aggiunte. L’antico ingresso al cimitero (viale Cimitero) è costituito dal «Gran Portone in pietra lavorata... ornato di una bella grata in ferro», localizzata in allineamento alla Cappella Cimiteriale, posta al termine di una spaziosa gradinata. A partire dal 1830 la rigorosa normativa del Pregone regolerà le sepolture, allo scopo di rendere duraturi e costanti i benefici di un’opera pubblica così importante come il nuovo cimitero. Il cimitero è in funzione solo da pochi anni e già nel 1835 il pericolo di una epidemia di colera rende necessario un primo ampliamento, come disposto nel successivo Pregone, in cui si apportano disposizioni relative all’ampliamento del Campo Santo di Cagliari. La necessità di altri spazi per le sepolture, oltre ai quattro quadrati originari, è ri- Rotary Club Cagliari 39 chiesta anche dalla rapida crescita demografica. Intanto il cimitero si arricchisce di piante, che adornano i principali viali e si assiste alla costruzione delle prime “arcate in foggia di cappelle” a ridosso dei muri di cinta, mentre bisognerà attendere la seconda metà del 1800 per le opere d’arte di maggior pregio. Nel 1842 iniziano i lavori di manutenzione, le cui fonti ci permettono di comprendere i complessi rapporti intercorsi tra Municipio e Chiesa, prevalentemente per questioni finanziare. Inoltre, i documenti lasciano intendere che è in atto un contrasto tra autorità civile e quella ecclesiastica, originato da rivendicazioni dell’esclusivo possesso, che si risolvono in buona parte con l’investitura dell’Intendente Generale in materia di polizia mortuaria, anche se l’incuria del Camposanto si riscontra in numerosi documenti della Giunta Comunale. Nell’ottobre 1847 il console inglese William Sanderson Craig, ottiene che venga 40 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 realizzato un cimitero per i Protestanti della dimensione di 250 mq all’interno del campo detto “Sa Butanica”, che poi successivamente, a partire dal 1895, vengono trasferiti nel cosiddetto quadro degli Acattolici presso il Cimitero di Bonaria. Già a metà del 1800 il camposanto non riesce più a contenere le salme, a causa dei numerosi decessi, il Comune pertanto pone l’attenzione su due aree, una della Mensa Arcivescovile e l’altra dei Padri Mercedari, nonché conferisce l’incarico all’arch. Gaetano Cima e all’ing. Ignazio Riva per valutarne il valore venale per addivenire all’acquisto finalizzato all’ampliamento, il cui progetto è stato successivamente affidato all’architetto G. Cima. Dalla relazione del progetto di ampliamento si evince la volontà del Cima di dare regolarità ad un contesto ancora approssimativo posto nella parte rocciosa di recente annessione, ed allo stesso tempo si evince il tentativo di dare una sistematica organizzazione del nucleo originario. In particolare, per la parte annessa dietro l’oratorio, cioè quella acquisita alla Mensa Arcivescovile, il Cima prevede di suddividerla in tre rettangoli, uno minore dietro l’Oratorio (attuale Cappella), destinato alla sepoltura dei sacerdoti e due maggiori laterali al primo, per le sepolture dei fanciulli che non raggiungono il settimo anno di età. Per quanto riguarda invece il secondo dei terreni di recente acquisizione, quello dei Padri Mercedari, di qualità mediocre, in parte roccioso e caratterizzato da una significativa pendenza, il Cima progetta un muro a parapetto interrotto da gradinate (gradoni), avente la doppia funzione, quella di sostenere e contenere la terra del piano rialzato e quella di consentire la percorribilità. Con tutta probabilità i cosiddetti gradoni sono stati completati nell’attuale forma non prima degli inizi del 1900, visto che in tutte le planimetrie rinvenute negli archivi, datate sino a fine Ottocento, non compaio- no o risultano incompleti. Sono sempre opera del Cima i lavori di adattamento all’ossario generale delle due antiche fornaci di calce, poste sotto i gradoni nel versante sud. Inoltre, è interessante riscontrare la moderna proposta dell’arch. Cima, quella di riservare per situazioni d’emergenza l’Orto delle Palme, polemizzando sull’antico pregiudizio di non seppellire gli Acattolici insieme ai comuni cittadini. Un altro interessante proposta riguarda l’allestimento di “rotonde” riservate agli uomini illustri e ai benefattori della città, che tuttavia non verrà realizzata, riducendo la visione civile e patriottica dei cimiteri tipica di quel momento. Allo stato attuale il cimitero di Bonario versa in uno stato non propriamente buono, i pochi interventi di manutenzione del verde e dei camminamenti alberati non sono sufficienti a fornire una visione ordinata del tutto, paradossalmente prevale il senso di precarietà. Fortunatamente vi sono anche segnali positivi, come l’importante intervento del laboratorio di restauro realizzato tra Comune e Università di Cagliari e la Sopraintendenza per i Beni Storici, Archeologici e Etnoantropologici, finalizzato al recupero di opere scultoree ed al contenimento del degrado delle Cappelle. Di non minore importanza è inoltre la recente afferenza del Cimitero di Bonario al circuito dell’ASCE (Association of Significant Cemeterier in Europe) con la finalità di valorizzare sotto il profilo artistico e architettonico un sito così pregno di storia. Per concludere, un così travagliato percorso storico, peraltro non ancora concluso... e mai si concluderà, si rimanda alla raffinata citazione di Voillet Le Duc (Dictionnarie Raisonnè de l’architeture française, 1856) «Fra tutti i monumenti, le tombe sono quelle che offrono il campo di ricerca più vasto per l’archeologo, lo storico, l’artista, il filosofo». ■ dicembre 2011 — Rotary Club Cagliari 41 Una perla di Cagliari Il “Parco della Musica” Antonello Angioni l “Parco della Musica” costituisce una delle più importanti realizzazioni del Comune di Cagliari di questi ultimi anni: un tassello in grado di incidere profondamente nel tessuto urbanistico e sociale della città. Si sostanzia in un complesso organico d’interventi, pubblici e privati, tesi a riqualificare ed a creare condizioni d’eccellenza in un sistema urbano caratterizzato da una situazione di forte marginalità riscontrabile sotto vari punti di vista (mobilità, servizi, arredo urbano, ecc.). L’area territoriale di riferimento è costituita dal I quartiere “Fonsarda” e più precisamente dal tratto compreso tra il palazzo ex Telecom (ora “T-Hotel”) ed il Teatro Civico. Il “Parco” interessa un’area di circa cinque ettari e comprende due teatri, diverse strutture correlate, due imponenti fontane, le aree a verde e due parcheggi interrati (per complessivi 532 posti auto e 56 posti moto). In pratica la città capoluogo si è dotata di una delle piazze più grandi d’Europa: dieci volte più grande di piazza del Carmine. 42 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 Il “Parco” – realizzato sulla base di un progetto curato dai tecnici dell’Assessorato Comunale Lavori Pubblici – è stato inaugurato ufficialmente il 7 maggio 2011, dal sindaco di Cagliari Emilio Floris, con una serie di concerti che si sono protratti per tutta la giornata. Presente al taglio del nastro una madrina d’eccezione: Anna Tifu. È stata una giornata carica di iniziative. Le prime esibizioni si sono svolte la mattina, all’interno dell’ampia zona alberata, arricchita dal corso d’acqua artificiale, da un piccolo ponte di legno e da una fontana musicale con zampilli sincronizzati, per l’occasione, alla “Water music, 3 suites” di Georg Friedrich Händel. Hanno suonato, in sequenza, la banda della Brigata Sassari, Luigi Lai col suo gruppo di suonatori di launeddas ed il Gruppo folkloristico di Cagliari “Quartiere Villanova”. Al Lirico, Donato Renzetti ha invece diretto il coro e l’orchestra del Teatro che hanno accompagnato la soprano Elisabetta Scano ed il tenore Francesco Demuro: due giovani artisti sardi dalla fulminante carriera. Nella tarda serata Michele Campanella ha intrattenuto il pubblico in un raffinato recital al pianoforte con musiche di Franz Listz e Modest Musorgskji. Tra le 21 e le 24, cinque diverse formazioni strumentali, formate dai celebri solisti dell’Orchestra del Teatro Lirico, si sono quindi esibite in brani e passi scelti del repertorio lirico-sinfonico e cameristico. La serata si è infine conclusa con le Musicamore Singers, divertente ensemble di sei artiste del coro del Teatro Lirico che hanno proposto un interessante viaggio a ritroso nel tempo con le più celebri canzoni d’amore degli anni ’30 e ’40 del secolo scorso. Tuttavia va precisato che, al momento dell’apertura al pubblico, la struttura non era ancora ultimata nei dettagli e, di fatto, è stato messo a disposizione dei cittadini solo il giardino che sta attorno a piazza Giovanni XXIII e piazza Nazzari. dicembre 2011 — Avuto riguardo all’organizzazione degli spazi, il “Parco” presenta due diverse zone collegate tra loro da una passerella aerea in acciaio. L’area antistante il T-Hotel, tra la via dei Giudicati e la via Giudice Torbeno, è stata trasformata in uno spazio verde con fontane e giochi d’acqua luminosi e musicali. Qui un fabbricato di circa 100 metri quadri verrà adibito a struttura ricettiva, con bar e servizi igienici. L’area che costeggia la via Cao San Marco ha invece caratteristiche diverse. Interamente rivestita in marmo bianco di Orosei, è stata dotata di varie strutture: un anfiteatro di 300 posti all’aperto per le rappresentazioni estive ed un teatro coperto di 320 posti che costituirà anche la sala prove dell’orchestra del Teatro Lirico (ma che potrà essere utilizzato anche per le manifestazioni della piccola concertistica e per rappresentazioni minori). Un altro fabbricato di grandi dimensioni ospita invece i laboratori (sartorie, fale- Rotary Club Cagliari 43 gnamerie, ecc.) destinati alla creazione di scenografie, costumi e strutture di scena: un’officina artigiana di grande rilievo per il Teatro Lirico che era costretto ad acquistare scene o a produrre tali strutture, difficili da trasportare in luoghi lontani. Questo spazio è stato di recente dotato di ampie vetrate di modo che i cittadini ed i visitatori in genere possano ammirare gli artigiani al lavoro per gli allestimenti e le scenografie non più in uso. Nell’ottobre scorso il Comune di Cagliari ha consegnato al Teatro Lirico l’anfiteatro all’aperto e i due locali destinati ad ospitare i laboratori (della sartoria e delle scene) per il Teatro: con ciò l’Amministrazione ha evidenziato l’attenzione ed il rinnovato impegno verso il Teatro che costituisce la principale “fabbrica della cultura” presente nell’isola. Gli spazi sono stati concessi al fine di favorire l’ampliamento ed il rilancio delle attività del Teatro. Resta da completare il piccolo teatro per 320 44 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 spettatori (occorrono poco meno di 200 mila euro per realizzare il palcoscenico le opere accessorie). Con la consegna del “Parco della Musica” alla Fondazione Teatro Lirico potranno essere utilizzati i sei milioni di euro stanziati lo scorso inverno dalla Giunta Regionale per la “Smart business factory”, una serie di piccole aziende formate da giovani che dovranno operare con programmi innovativi all’interno del “Parco” e contribuire a far sì che si produca buona musica, aprendo nuove opportunità di business per un teatro sempre più bisognoso di soldi. tati anche da un punto di vista commerciale. Le modalità di utilizzo sono contenute nel piano industriale di cui il soprintendente Gennaro Di Benedetto ha di recente predisposto una prima bozza. In conclusione, il “Parco della Musica” costituisce un nuovo polo culturale al servizio della città. Si spera possa essere anche il volano per il rilancio del Teatro Lirico di Cagliari e delle notevoli professionalità presenti al suo interno: dalla sartoria ai tecnici, dal coro all’orchestra. Tutto dipende dalla capacità di inserire la nuova struttura in un progetto più complessivo di sviIl trasferimento dei laboratori dall’edifi- luppo della città. cio del Teatro Lirico alle apposite strutture ■ realizzate nel “Parco” libererà spazi all’interno del Teatro che potranno essere sfrut- dicembre 2011 — Rotary Club Cagliari 45 Un indimenticabile presidente rotariano Ricordo del professor Antonio Romagnino S. F. ntonio Romagnino ci ha lasciato. Inizia così il bell’articolo in ricordo di Romagnino a firma di Manlio Brigaglia, pubblicato sulla Nuova Sardegna di sabato 12 novembre. Molto è stato detto e scritto in questi giorni sul Romagnino scrittore, uomo di cultura, politico. Noi rotariani lo vogliamo invece ricordare come Rotariano. A Antonio viene cooptato nel nostro Rotary Club nel marzo del 1966, presentato dal suo amico e collega Nino Fara Puggioni, sotto la presidenza di Giuseppe Peretti. Diventa Presidente del Club, il 27°, nell’annata ’85-86. La sua presidenza è affiancata da un solido ed esperto consiglio direttivo: vicepresidenti Angelo Berio e Cesare Olivetti; Segretario Achille Sirchia; Tesoriere Franco Spina; Prefetto Franco Valentino; Consiglieri Marcello Marchi, Eugenio Lazzari, Giovanni Sanjust; Past President ’83/84 Luigi Figus; Presidente Incoming ’85/86 Enzo Sanfilippo. Diede un taglio prettamente culturale al programma del suo anno, orientando il ciclo delle conversazioni all’approfondimento delle tematiche contemporanee di respiro più ampio e che meritavano maggiore conoscenza. Dedicò perciò il filone dominante delle conversazioni al «mondo che cambia» approfondendo il campo della cultura, della scuola (dove per quarant’anni ha insegnato Italiano e Latino al liceo classico Dettori), della religione, delle nuove tendenze della produzione e dei servizi. Altro spazio di rilievo fu dedicato ai fatti e ai problemi dell’attualità, senza natu- ralmente dimenticare il Rotary nell’approfondimento dei princìpi e delle idee in correlazione con il mondo odierno e cioè il “servire oggi”. Intelligenza e stile hanno sempre contraddistinto Antonio, uniti ad una vasta cultura che spaziava in molti campi, accompagnata da un portamento da “sereno gentiluomo” che tutti noi ricordiamo con affetto e rimpianto. Colgo l’occasione per invitare gli amici rotariani a rileggere la bella intervista che Giovanni Sanjust gli fece per i suoi novant’anni, pubblicata nel n. 1/2 dicembre 2007 della nostra rivista. Non mancheranno altre occasioni per ricordare questa insigne figura, che tanto ha dato sia alla città che al nostro club di cui era successivamente diventato socio onorario. ■ 46 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 Da 15 anni un impegno costante per la città e per l’Isola La scuola civica di musica del Comune di Cagliari Luigi Puddu a Scuola Civica di Musica del Comune di Cagliari nasce nel 1997 nella forma dell’istituzione grazie ai finanziamenti della Legge 28 approvata dal Consiglio regionale il 15 ottobre 1997. L’attività della Scuola, che si avvale della preziosa collaborazione del Vicedirettore Giorgio Baggiani, docente di tromba e apprezzato virtuoso a livello europeo, è indirizzata su diversi filoni di intervento che a partire dai corsi ordinari di base arrivano all’annoso problema della nostra Isola rappresentato dal perfezionamento dei giovani musicisti appena diplomati. La Scuola sta già portando avanti questo discorso con i seminari ed i masterclasses dedicati principalmente ad alcuni strumenti come il pianoforte, la tromba, la chitarra, il canto e il jazz. La legge istitutiva delle scuole civiche di musica, dopo un periodo di proporzionale riduzione della dotazione finanziaria, è stata delegata, con la legge regionale n. 9 del 2006, alle Province per un breve periodo. Successivamente, con il collegato alla manovra finanziaria regionale del 2009, la competenza in materie di scuole civiche di musica è ritornata alla Regione sulla scia delle tantissime richieste dei Sindaci e degli amministratori locali impegnati nel lavoro di promozione della cultura musicale in tutto il territorio regionale. Nonostante i tagli subiti in passato, per i quali il Comune di Cagliari è sempre intervenuto per garantire la continuità didattica, il successo che ogni anno la Scuola riscuote dimostra l’importanza che questo servizio ha assunto per la città di Cagliari e per tutta la popolazione dell’hinterland. L Il percorso che in questo secondo decennio di vita della scuola musicale del Comune è stato portato avanti è solo l’inizio di un lungo e tortuoso cammino che intende istituire in Sardegna, ed in particolare a Cagliari, un’Accademia di alto perfezionamento stabile, che possa dare risposte ai bisogni di un’utenza, quella dei giovani professionisti della musica di domani, che chiede la possibilità di un serio aggiornamento artistico che consenta loro di potersi confrontare con i colleghi non solo della Penisola ma di tutto il Continente Europeo. E anche la Regione, con il Comune di Cagliari e la Fondazione Teatro Lirico, sta facendo la sua parte con progetti di straordinario prestigio come quello varato recentemente per l’avvio del Parco della Musica. La Scuola prosegue il fitto dialogo di collaborazioni nazionali attraverso prestigiose sinergie, attivate già da alcuni anni con l’Accademia “Incontri con il Maestro di Imola”, per l’attivazione di un progetto a medio termine che dia un’apertura continentale alla nostra realtà, cercando di supplire alla carenza insita nella riforma dell’istruzione musicale che non contempla percorsi didattici per la formazione postuniversitaria. Ed anche il nuovo corso della riforma musicale in Italia indirizza la Scuola Civica di Cagliari ad offrire sempre più una proposta didattica competitiva che contestualmente ponga la formazione di base quale elemento cardine del sistema musicale che in questa fase dovrà necessariamente passare dai Conservatori, divenuti Istituti di alta formazione artistica di livello universitario, ad altri soggetti, forse i licei musicali, benché non siano stati ancora istituiti dicembre 2011 — dal Ministero competente in tutti i capoluoghi di Provincia. Parallelamente l’azione della scuola è improntata, secondo lo spirito della legge, sulla costituzione di un nuovo pubblico per la musica, sull’aggregazione sociale, sull’organizzazione di iniziative specifiche per gli alunni con disabilità, sulla prevenzione del disagio minorile ed sull’espletamento di tutte quelle attività legate alla musica che le istituzioni non possono svolgere. La esperienza diretta sul campo ha verificato che la richiesta della cittadinanza, sia di Cagliari che dell’hinterland, a partecipare alle iniziative didattiche della Scuola sono assolutamente al di sopra delle attuali possibilità dell’istituzione che ospita oggi più di mille allievi. Questo è un segnale estremamente positivo che lascia ben sperare per il futuro. Grande successo riscuotono le materie sperimentali come le launeddas ed i corsi ad indirizzo moderno dedicati alla chitarra ed al pianoforte e da ultimo il corso di musica d’insieme per jazz grazie al quale si sono costituiti già da due lustri alcuni prestigiosi ensemble strumentali quali la Big Band e la GBOrchestra. Formazioni che hanno già partecipato a festival di livello internazionale in campo jazzistico, come Calagonone jazz a Dorgali, Jazz in Sardegna a Cagliari nell’ambito dell’expo 2004 e nelle edizioni del 2007 e del 2008, il Festival jazz di Nuoro di Paolo Fresu e altri importanti come nel 2005, 2006 e 2007, la partecipazione al Festival di Sant’Anna Arresi Ai confini tra Sardegna e Jazz assieme a nomi altisonanti del panorama musicale mondiale, primo fra tutti il grande chitarrista Pat Metheny ed il direttore Butch Morris. Le lezioni iniziano, come consuetudine, il mese di novembre, dopo aver terminato l’iter delle selezioni attitudinali che annualmente vedono impegnati oltre 600 aspiranti musicisti. La conclusione delle attività didattiche è prevista per giugno con il saggio finale presso la Fiera Campionaria della Sardegna a Cagliari, mentre l’anno scolastico si Rotary Club Cagliari 47 chiuderà dopo le manifestazioni estive e altre attività di grande prestigio come i Concerti a Palazzo Civico, organizzati dalla Scuola tutti i sabati d’estate con inizio alle ore 23, e il Premio letterario “Francesco Alziator” dedicato al grande scrittore e giornalista cagliaritano. Proprio recentemente si è celebrata la V Edizione del Premio Alziator, la cui cerimonia di premiazione si è svolta lo scorso 28 ottobre al Teatro Massimo di Cagliari. Tantissimi scrittori illustri sono stati premiati dalla prestigiosa Giuria presieduta da Mario Sechi alla presenza del Sindaco Massimo Zedda. Mentre, considerato l’alto livello delle opere in concorso, sono state assegnate anche cinque menzioni speciali ad altrettanti libri particolarmente meritevoli per qualità letteraria e importanza del messaggio. Una, in particolare, è stata molto apprezzata dal pubblico cagliaritano in considerazione del prestigio degli autori, della casa editrice e per la tematica sviluppata. Si tratta del volume edito dalle Edizioni Della Torre del socio Salvatore Fozzi, che è stato premiato per il saggio Ladri di uomini. I sequestri di persona in Sardegna e nel mondo un lavoro a otto mani scritto da Michele Brunelli, professore di Storia ed Istituzioni dell’Asia e di Sviluppo sociale presso l’Università degli Studi di Bergamo, Maria Francesca Chiappe, giornalista dell’Unione Sarda, Mauro Mura Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari e Mario Leone Piccini, Direttore dell’Accademia della Guardia di Finanza di Bergamo e per diversi anni Comandante del Gico della Guardia di Finanza di Cagliari. Una grande soddisfazione per la Scuola Civica di Musica di Cagliari che, anno dopo anno da tre lustri, propone iniziative, festival e rassegne all’interno delle quali musica e cultura, arte e spettacolo, letteratura e costume convivono felicemente con l’intento di arricchire la città di eventi e di promuovere la diffusione della cultura e della musica capillarmente a tutti i livelli della società. ■ 48 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 Sindaco e rotariano Ninni per “quasi” tutti Giovanni Sanjust La svolta nel 1968 con il matrimonio e la nascita di due figli (il maggiore è oggi il rappresentante della quarta generazione di farmacisti Giua Marassi). Agli impegni professionali e familiari ha aggiunto (lui con la falsa fama di posapiano) l’impegno politico. Eletto per la prima volta nel 1970, quando in Consiglio sedevano personaggi di grande spessore (Titino Melis, Paolo De Magistris, Umberto Cardia, Alfredo Pazzaglia, Michelangelo Pira, per ricordarne alcuni che non ci sono più) è stato ininterrottamente rieletto consigliere comunale per 24 anni, occupando sempre posti di grande responsabilità (capogruppo DC, Assessore in vari settori dell’Amministrazione civica, presidente della ASL, presidente dell’Ente Appartenente ad una famiglia dell’alta lirico e del Conservatorio di musica e infine borghesia cagliaritana – una dinastia inin- Sindaco di Cagliari dal 1992 al 1994. terrotta di farmacisti dal 1901 (la prima Due i momenti salienti nell’attività opefarmacia era stata aperta dal nonno nella via Scalette di Santa Teresa, nel cuore del- rosa di Sindaco: il completamento e l’inaula Marina) Ninni ha intrapreso la strada in gurazione del Teatro Lirico (la grande incerto modo assegnatagli, iscrivendosi e poi compiuta per 25 anni) per cui si erano valaureandosi in Farmacia con la massima namente impegnati i diversi sindaci e l’invotazione. Una strada percorsa con molta contro con Papa Giovanni Paolo II nel marserietà ma senza entusiasmi, trasferiti inve- zo del 1993 che avvenne in circostanze since nell’impegno sociale e politico. Per la golari: il Sindaco di Cagliari venne invitato sua formazione ha fatto leva su due pila- dal cerimoniale vaticano alle solenni esestri: il Liceo classico al Dettori (ricorda an- quie funebri in onore del Cardinale Sebacora con gratitudine e affetto i suoi inse- stiano Baggio celebrate nella basilica di San gnanti Danilo Murgia, Sebastiano Dessa- Pietro. Cagliari era l’unica città dove Baggio nay e Vinicio Mocci) e la Congregazione aveva esercitato la sua missione Vescovile. Mariana, frequentata a partire dagli anni Un posto d’onore, secondo la tradizionale ’50 fino ai nostri giorni. Da studente uni- etichetta vaticana. Al termine, ricevuto dal versitario ha svolto intensa attività nell’O- Papa nella sacristia privata, un breve colloRUC e nel movimento giovanile della De- quio con il ricordo dell’accoglienza entusiastica ricevuta nel corso della visita nella nomocrazia cristiana. stra città e l’invito cordialmente accettato. stato l’ultimo Sindaco di Cagliari della prima Repubblica. Quando i sindaci duravano una stagione o due, vittime dei partiti della coalizione di maggioranza o spesso di singoli consiglieri. Ma Gaetano Giua Marassi, Ninni per quasi tutti, aveva una marcia in più: una grande capacità di mediazione e una concretezza esemplare nell’azione amministrativa. E anche una moglie che lo supportava costantemente, discreta ed efficiente, mai sopra le righe (la sua personalità Luisanna Cossu ha avuto modo di manifestarla – anche lei al servizio dei diritti dei cittadini – presiedendo per molti anni il Tribunale per i diritti del malato). È dicembre 2011 — Rotary Club Cagliari 49 stro compianto socio Gigi Cosentino. Fu pubblicato anche un libro, dal titolo La città che non volle morire, che riprendeva il titolo di un articolo pubblicato da Ciccio Cocco Ortu su L’Unione Sarda negli anni della ricostruzione. Il sindaco Gaetano Giua Marassi incontra il papa nel 1993 L’altro evento di quegli anni, che è rimasto scolpito nella memoria dei cagliaritani, è certamente l’inaugurazione del Teatro Civico. Il Sindaco aveva dato un grande impulso ai lavori di completamento del teatro e delle sue strutture, senza peraltro ricevere precise assicurazioni sui tempi di completamento. In quella torrida estate Ninni Giua, melomane incallito, venne a sapere che il calendario della tournèe in Italia dell’Orchestra del teatro alla Scala sotto la direzione di Riccardo Muti aveva ancora una data libera: il 2 settembre. Non si poteva perdere un’occasione così strepitosa. E il sindaco non se la lasciò sfuggire: facendo gli scongiuri firmò il contratto. Furono giorni e notti dei terrore – ricorda – Sopralluoghi continui al cantiere, colloqui con i dirigenti, le maestranze e i fornitori, blandizie e pugni sul tavolo, ma alla fine il teatro fu pronto per la data fatidica. Chi ha avuto il privilegio di partecipare all’evento (fu allestito anche un maxischermo in viale Bonaria davanti al CIS) non lo ha certo dimenticato, come non ha dimenticato il magistrale discorso di saluto del maestro Muti e la memorabile esecuzione, tra gli altri brani, del “Bolero” di Ravel. Tra i tanti avvenimenti nel corso della sua amministrazione, importantissimo per l’alto significato di compartecipazione e di appartenenza alla vita cittadina, Ninni Giua ricorda la commemorazione civile e religiosa (nel febbraio 1993) del 50° anniversario dei bombardamenti su Cagliari. Fu allestita, in collaborazione con il Rotary e i Lions Club, una importante mostra fotografica nel chiostro di San Domenico, grazie anche alla ricchissima documentazione offerta dal no- Ventiquattro anni di intensa attività politica sono una bella testimonianza dell’entità dell’impegno civile e morale al servizio dei cittadini. Conclusa l’esperienza al Comune (e nella politica attiva) Ninni Giua ha intensificato l’impegno nel volontariato, sostenendo le iniziative della Congregazione mariana per la formazione delle giovani generazioni. Ma un impegno particolare lo dedica alla Associazione creata dal nostro Rotary per aiutare l’Oasi di Terra Mala nata molti anni fa per iniziativa di un sacerdote, padre Sergio Visca, e di una suora delle Figlie della Carità, suor Anna Cogoni, per l’assistenza e il recupero di ragazzi appartenenti a famiglie disastrate, ai cui genitori è stata tolta la patria potestà. Sono ragazzi che hanno vissuto esperienze tremende e a cui è stata negata la gioia di un focolare domestico. L’Associazione sta dando un contributo finanziario e solidale, e un impegno per favorire il loro reinserimento nel mondo del lavoro. Un contributo – afferma – che potrebbe essere più consistente se tutti i rotariani facessero parte dell’Associazione. ■ 50 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 La piaga dei sequestri Ladri di uomini Rafaele Corona ichiesto dall’amico editore Salvatore Fozzi di presentare gli scritti riuniti nel libro Ladri di uomini, sono ritornato con la memoria ai tempi non lontani, nei quali il sequestro di persona in Sardegna rappresentava una piaga: un fenomeno allarmante, che incideva negativamente sull’economia dell’Isola, di cui offriva una immagine catastrofica. Di quei tempi, mi è rimasta addosso una vaga, indolenzita sensazione di vergogna, di impotenza, di rabbia. Da magistrato, negli ultimi vent’anni di carriera in Cassazione, come consigliere e come presidente, ho trattato soltanto questioni di diritto civile. Anche prima, durante i trent’anni di permanenza in Sardegna, ho lavorato prevalentemente nel settore civile e di raro mi sono occupato dei sequestri. Ma da cittadino vicino alla gente e partecipe delle sue vicende, ho seguito con angoscia il ripetersi dei sequestri di persona e mi sono interessato, da presso, ai lavori delle Commissioni, nazionali e regionali, di inchiesta sulla criminalità. Parlerò del libro non da specialista, ma da cittadino qualsiasi: da quisque de populo. R el libro, nella prefazione a cura del giornalista Daniele Moro, si riporta una frase stupefacente, per non dire raccapricciante: «Il bandito è un pastore sfortunato ... un gigante buono, un padre di famiglia costretto a rubare esseri umani per dar da mangiare alla famiglia». La ideologia classista, dura a morire, finge di non sapere le nefandezze dei sequestratori (delle quali, peraltro, il libro dà conto). A parte gli ostaggi che non sono tornati (ventisette sono stati uccisi), l’asserto ignora le N violenze fisiche o morali di ogni specie, le angherie, i soprusi, le sofferenze, i patimenti inflitti a persone inermi. Uomini e donne ridotti a “cose”. I sequestratori non erano padri di famiglia sfortunati, ma malfattori di una cattiveria e di una efferatezza indicibili. aluni autori sembrano aderire alle tesi dell’inchiesta del Parlamento nazionale e dell’indagine disposta dal Consiglio Regionale. Le condizioni economiche, sociale e culturali delle zone interne, erano ritenute le principali cause della criminalità. Nelle conclusioni della Commissione Medici si legge testualmente: «La prima causa attiva della criminalità è la contraddizione economico sociale, culturale e di civiltà, tra l’assetto primitivo della pastorizia e le strutture moderne ... L’obiezione di chi invita a constatare che spesso non è il pastore più povero, o in difficoltà, a farsi bandito, è di superficialità elementare: la connessione non è meccanica ed individuale; sono le condizioni della società pastorale nel suo complesso che esprimono i banditi in quei membri della società capaci di tradurre in reazione di violenza e di crimine la carica che è latente in tutta la società». Alla opinione quasi unanime dei politici si contrappose il Procuratore Generale Francesco Coco, successivamente ucciso a Genova dalle Brigate Rosse. Francesco Coco, nato e vissuto in Sardegna, come Pubblico Ministero aveva maturato una profonda esperienza, avendo partecipato ai più importanti processi degli anni Quaranta e Cinquanta (le stragi di Sedda sa Ferula e di Monte Maore, le faide T dicembre 2011 — Rotary Club Cagliari 51 più distorta e insidiosa di quella che si è attribuita, indiscriminatamente, alle persone offese, ai testimoni e alle popolazioni». Concludeva il Procuratore: «Si deve parlare di alta specializzazione del crimine. Quindi di bande o di compagini criminali, nelle quali è la radice stessa del fenomeno. Anzitutto negli individui, che le compongono, particolarmente caratterizzati, e poi nell’incontro e nell’affiatamento tra essi particolarmente riuscito ed efficiente». L’opinione non si discostava da quella espressa negli anni Venti da un grande intellettuale sardo che, scrivendo alla sorella, qualificò la criminalità isolana come puro “gangsterismo”. L’intellettuale era Antonio Gramsci. on è mio intendimento prendere posizione in favore dell’una o dell’altra diagnosi, le quali discendono da approcci metodologici non disprezzabili: la visione intellettualistica, che dietro di sé ha le teorie e le analisi; la visione pragmatica, la quale privilegia l’osservazione puntuale e spassionata dei fatti. Intendo semplicemente suggerire alcuni spunti di riflessione. La proliferazione del sequestro di persona. Negli anni Settanta, dopo le conclusioni della Commissione Medici, il sequestro prosperò, fu “esportato” nel continente (nel Lazio, in Lombardia, in Toscana), si diffuse nelle metropoli e nelle aree altamente industrializzate, nelle quali non esisteva certo la contraddizione tra le strutture moderne e la pastorizia. L’omertà. Nei saggi, non si legge la parola omertà. Si parla di contiguità, di solidarietà, di consenso sotteso, poiché la popolazione faceva parte dello stesso ceppo sociale dei sequestratori. Nel 1959 ero uditore giudiziario a Roma: in merito ai latitanti sardi (i nomi di Liandru e Tandeddu erano noti ovunque), un collega veneto osservò che, nel territorio della Serenissima, i latitanti sarebbero durati due o tre giorni al massimo, perché la popolazione li avrebbe denunziati. Ho ritrovato il collega a Roma, nei primi anni 2000, e gli ho ricordato l’episodio, facendogli notare che il generale N di Orgosolo etc.). La sua diagnosi era lineare. La criminalità sta alla società come la malattia sta alla vita dell’uomo; quando l’organismo si ammala occorrono le medicine. Fuori di metafora, in tempi di gravi tensioni sociali, di disordini, di conflitti, di delinquenza occorre rafforzare la difesa pubblica, cioè l’autorità dello Stato. La criminalità allignava nelle campagne disabitate della Sardegna, perché difficili da sorvegliare; come prosperava – e tuttora prospera – nelle metropoli del continente, dove l’affollamento rendeva e rende assai arduo il controllo. Nel discorso per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 1973 a Cagliari, all’indirizzo della Commissione parlamentare il Procuratore Generale pronunziò parole durissime. «L’esperienza giudiziaria, se attenta ed approfondita, contrasta decisamente sia le premesse sia le conclusioni di tale impostazione, infarcita di troppi luoghi comuni superficiali, erronei o faziosi e quasi imbevuta di una certa omertà intellettuale o sentimentale, del tipo alla Rousseau, ben 52 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 americano James Lee Dozier, sequestrato nel 1981 dalle brigate rosse, era stato tenuto prigioniero per due mesi a Padova, in un appartamento sopra un supermercato. La popolazione veneta si era convertita all’omertà? Forse in entrambi i casi non si trattava di omertà, ma di paura: la paura suscitata tra la popolazione dai criminali feroci e spietati. a risposta dello Stato. Nel libro si dà conto delle fasi stentate e tardive della risposta dello Stato: l’incremento chiassoso e inutile delle pene; la estensione tardiva alle persone coinvolte nel sequestro dei benefici accordati ai terroristi pentiti; le sanzioni penali nei confronti dei cosiddetti intermediari, la maggior parte dei quali erano persone di fiducia dei banditi; il discusso, complicato, rischiosissimo ma efficace blocco dei beni; le intercettazioni telefoniche e ambientali. Per la verità, la risposta dello Stato è stata improvvisata, disordinata e, di fatto, affidata a un magistrato: a Luigi Lombardini. Al coraggio, all’intelligenza, all’abnegazione di Luigi Lombadini. Per conseguire l’elevatissimo numero dei processi di sequestro conclusi positivamente – non con il solo rinvio a giudizio, ma con le sentenze definitive di condanna degli imputati – Lombardini escogitò almeno tre innovazioni decisive. Inventò la figura del pentito ben prima che venisse promulgata la legislazione premiale per i terroristi e, avvalendosi dei pentiti, risolvette non pochi casi intricati. Favorì la costituzione dei latitanti: correva voce che, per togliere di mezzo i latitanti, ai quali si ricorreva per custodire gli ostaggi, sollecitasse il pagamento delle taglie ai loro familiari, convinti a rendere le necessarie informazioni. Comprese che per L combattere il sequestro di persona occorreva una organizzazione unitaria in tutta l’Isola: riuscite vane le sollecitazioni alle istituzioni, per coprire il territorio della Sardegna si fece assegnare, assieme all’ufficio istruzione di Cagliari, la supplenza di Oristano e di Tempio, sottoponendosi ad un tour de force sovrumano. Non riuscì ad ottenere Nuoro e Lanusei: forse per la miopia del Consiglio Superiore; forse per l’invidia di certi colleghi, i quali dicevano che per il troppo potere si fosse montato la testa. Certo si è che le più alte cariche dello Stato, quando si interessavano del sequestro di persone note (i cittadini britannici Rolf, Dafne e Annabelle Schild, Giorgio e Marina Casana, Fabrizio De André e Dori Ghezzi), si rivolgevano non alle forze dell’ordine, ma a Lombardini. Intorno al libro si potrebbero dire tante altre cose. Per concludere non da specialista, ma da cittadino qualsiasi, da quisque de populo, un auspicio e una speranza. L’auspicio. Mi piacerebbe che il libro non restasse un intelligente e isolato episodio editoriale, ma fosse il primo di una serie di ricerche non tanto storiche, quanto sistematiche e proiettate nel futuro. Come gli studi degli Stati maggiori militari, i quali esaminano il passato per elaborare le idee e predisporre gli strumenti e le strutture operative per l’avvenire. Vivono in Sardegna magistrati, ufficiali delle forze dell’ordine, funzionari di polizia, uomini politici esperti della materia, in grado non soltanto di riesaminare criticamente le vicende, le concezioni, gli interessi, dai quali sono scaturiti i comportamenti degli uomini; ma soprattutto di ripensare e perfezionare i metodi, le tecniche, i sistemi organizzativi e di intervento, la capacità operativa, la cultura professionale delle istituzioni. In una dicembre 2011 — Rotary Club Cagliari 53 parola, la capacità di risposta dello Stato. Affinché il patrimonio di conoscenze faticosamente e dolorosamente acquisito non vada disperso. La speranza: fondata non sull’ottimismo dell’intelligenza, ma sull’ottimismo della volontà. Recentemente, in tempi di crisi, ripercorrendo le campagne del nuorese accanto alle vaste zone disabitate ho veduto numerosi greggi di pecore, cospicui mandrie di cavalli e armenti bovini; ho visto vari terreni irrigati a Il giudice Luigi Lombardini pioggia; caseggiati rurali – stalle, caseifici etc. – rinnovati; soprattutto, lungo le strade ho notato nuovi distributori di benzina e nuovi luoghi di ristoro decorosi, puliti e accoglienti, che prima non esistevano. Sogni? Ma sogni ad occhi aperti. La realtà è in fieri. Cessata la stagione dei sequestri – che sinceramente vorrei fosse definitivamente tramontata – migliorata la sicurezza, le piccole, piccolissime intraprese nascono, crescono, si sviluppano e si moltiplicano, determinando un progresso economi- Fabrizio De André depone al processo per il suo sequestro co, più sicuro e stabile di quanto non lo producano gli interventi dall’alto. La speranza è che la realtà sopravanzi i sogni... ■ iovedì 1 dicembre si sono svolte le elezioni per la nomina del Presidente per l’a.r. 2013-2014 e per il Consiglio Direttivo che collaborerà con Mauro MANUNZA nel prossimo anno rotariano 2012-2013. Francesco BIROCCHI è stato eletto Presidente per il 2013-2014, mentre per il Consiglio Direttivo per l’anno di presidenza di Mauro Manunza sono stati eletti Michele Bajorek, Lino Cudoni, Salvatore Ferro, Maria Pia Lai Guaita, Caterina Lilliu, Maria Luigia Muroni, Enzo Pinna, Paolo Ritossa, a cui bisogna aggiungere il PP Michele Rossetti che ne fa parte per diritto. Ai cari amici Mauro e Francesco e a tutti i componenti del nuovo Consiglio Direttivo gli auguri più affettuosi di buon lavoro da parte di tutto il Club per l’impegnativo compito che li attende. Auguri di buon Rotary a tutti. G 54 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 Paul Harris di fronte alla sua casa a Comely Bank, Chicago, nel dicembre 1942. dicembre 2011 — Rotary Club Cagliari 55 Il “caso” Garibaldi I resti dell’eroe dei due mondi Mauro Manunza Là riposa l’Eroe, là dorme il fiero Leon di Gibilrossa, il redentore de la sicula gente. Una modesta, piccola tomba, cui l’edera verde fa manto, e intorno siepe profumata il garofano rosso ed il geranio, la sacra, invitta e venerata polve di quel grande racchiude. a 130 anni nel piccolo cimitero di Caprera un pesantissimo masso di granito grezzo sigilla la “sacra, invitta e venerata polve” celebrata nei versi del poeta siciliano Paolo Giudici. Nessuno probabilmente avrà mai l’ardire di sollevare (?) quella roccia per rispondere a una domanda che da un secolo a questa parte si pongono gli studiosi: qual è la natura fisico-chimica dei resti di Garibaldi? Si discute infatti se il sepolcro custodisca un corpo imbalsamato, oppure la polvere di una normale decomposizione umana, oppure un pugno di cenere – cioè quel che rimane di una cremazione. C’è da chiedersi se sarebbe giusto disturbare il sonno eterno del più amato eroe d’ogni tempo per soddisfare una curiosità storica. Si tratta infatti di sapere se il corpo di Giuseppe Garibaldi sia stato bruciato o sottoposto a un processo di conservazione. Della pira incendiata a Caprera esistono suggestive testimonianze dell’epoca, ma c’è anche un nervoso carteggio post mortem che dimostrerebbe un’opera di imbalsamazione (cui forse sarebbe seguita la cremazione, e non si capisce la ragione di tale singolare procedura). Le volontà a suo tempo indicate dall’Eroe dei due mondi non ba- D stano a risolvere il caso: voleva essere bruciato “con le piante odorose” del suo isolotto, ma è vero che più volte modificò le disposizioni a proposito della conservazione delle ceneri. 56 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 L’ultimo studioso a occuparsi del mistero è stato un autorevole scienziato di casa nostra: Ugo Carcassi, illustre cattedratico, professore emerito di Medicina interna, nonché membro della Royal Society of Medicine di Londra e della New York Academy of Sciences. Dopo avere pubblicato numerosi saggi sulle malattie di illustri personaggi storici, egli ha dedicato le attenzioni appunto al “caso” Garibaldi, il cui esito è in un interessante libro realizzato assieme all’illustratore Leandro Manis e ultimamente pubblicato dall’editore Delfino (“Giuseppe Garibaldi: la salma imbalsamata o bruciata? Fatti ed ipotesi”). Sono pagine affascinanti e intriganti, frutto di una lunga e minuziosa ricerca attraverso archivi pubblici e privati, fonti di ogni genere, nuove acquisizioni, insomma un poderoso dossier passato al vaglio di luminose valutazioni professionali. Tanto lavoro non è stato sufficiente a risolvere completamente l’enigma; ma pone dei punti fermi offrendo un contributo di maggiore chiarezza. Carcassi non delude e, ancora una volta, regala al pubblico un’appassionante, agile lettura. ■ l 10 novembre scorso è stato ammesso nel Club il Dottor Gianfranco DE GESU, già socio del Rotary Palermo-Parco delle Madonie; in esso è stato particolarmente attivo come presidente di varie commissioni e come prefetto. Nel 2009, per l’impegno profuso nell’opera di rieducazione dei detenuti, gli è stata conferita la onorificenza Paul Harris. I Nato a Cosenza il 1° marzo 1958, laureato in giurisprudenza, è entrato nell’Amministrazione Penitenziaria nel 1984, percorrendo una carriera molto prestigiosa come dimostra la serie di funzioni sempre più impegnative via via affidategli in considerazione degli ottimi risultati conseguiti grazie a brillanti capacità professionali. In diversi momenti è stato chiamato a dirigere uffici con drammatiche difficoltà di gestione, nel 1988 è nominato direttore della Casa Circondariale di Palmi, pur essendo il più giovane direttore di istituto, e nel 1992, dopo l’omicidio del Giudice Borsellino e della sua scorta, è incaricato di reggere, per due mesi, l’Ucciardone di Palermo di cui assumerà la direzione nel 1997. I problemi dei due istituti con detenuti imputati o condannati per terrorismo o criminalità organizzata sono talmente noti che pare ben chiaro come le doti professionali del dottor De Gesu fossero ritenute lodevoli e degne di reggere validamente il compito assegnatogli. Nel 2002, vinto il concorso, viene nominato primo dirigente amministrativo, il più giovane d’Italia in tale ruolo. Continua a svolgere con successo alte funzioni dirigenziali e il 20 giugno scorso viene nominato Provveditore Regionale per la Sardegna dell’Amministrazione Penitenziaria. La dedizione, le capacità, l’impegno dimostrati sono stati premiati con molte onorificenze: Cavaliere e poi Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica, premio Rosario Angelo Livatino, magistrato ucciso dalla mafia nel 1990, Cavaliere dei Diritti Umani attribuito, in Sicilia, a chi si è distinto nella difesa di essi. Siamo certi di avere accolto un ottimo rotariano che avrà modo di spendere le sue grandi doti anche nella vita del nostro Club. È sposato con Anna Internicola, dirigente con incarico superiore dell’Amministrazione Penitenziaria per la Sicilia. Hanno un bambino di 7 anni. dicembre 2011 — Rotary Club Cagliari 57 Una vita densa di avvenimenti Ugo Efisio Francesco Carcassi docente universitario Franco Pitzus on è facile stilare un “breve” profilo del Professor Ugo Carcassi. Ritengo tuttavia che debbano essere ricordate le tappe fondamentali della sua carriera ed i prestigiosi incarichi da lui ricoperti. Il Professor Ugo Carcassi nato a Cagliari il 12 agosto 1921, si è laureato con lode il 19 luglio 1946 nell’Università di Sassari. Ha conseguito i Diplomi in Malariologia a Sassari (1945) ed in Batteriologia, Virologia ed Immunologia (Victoria University, Manchester – UK, 1952). Ha conseguito le libere docenze in Clinica delle Malattie Infettive, Medicina Interna, Medicina Sociale. Professore Ordinario presso le Facoltà di Medicina Italiane è stato docente e Direttore dell’Istituto di Malattie Infettive a Siena, di Clinica Medica nell’Università di Cagliari, di Reumatologia nell’Università la Sapienza di Roma. È attualmente (dal 1995) Professore Emerito di Clinica Medica nella Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Cagliari. È stato Preside (rieletto 4 volte) della Facoltà di Medicina dell’Università di Cagliari per 20 anni (dal giugno 1970 all’ottobre 1991). Ha diretto le Scuole di Specializzazione in Geriatria, Medicina Interna, Endocrinologia, Ematolo- N gia, Cardiologia dell’Università di Cagliari (01.11.1974-31.10.1983). Ha diretto l’Istituto di Ricerche sulle Talassemie ed Anemie Mediterranee del CNR a Cagliari (1981-1996). Ha presieduto la Società Italiana di Reumatologia, l’Associazione Europea di Medicina Interna e la Federazione Europea di Medicina Interna (di cui è stato uno dei fondatori). Di queste società è ora Presidente Onorario a vita. Ha rappresentato la Conferenza italiana dei Presidi presso l’Association of Medical Deans of Europe (1972-1981). È stato membro dell’International Medical Committee of the “Bureau Mèdical de Notre-Dame de Lourdes” (1985-2002). Ha fatto parte, quale esperto, delle Commissioni III e IV del Consiglio Superiore di Sanità dal 1987 al 1997. È stato Segretario Generale della Società Italiana di Medicina Interna della quale ora è Membro d’Onore. Divenuto nel 1974 Direttore designato (su selezione internazionale) del Servizio Medico delle Nazioni Unite a New York ha rinunciato a questo incarico su richiesta della Facoltà di Medicina di Cagliari di cui era Preside. 58 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 Volontario di guerra ha combattuto con la Divisione Corazzata Ariete in Africa settentrionale. Passato poi alla Marina Militare è stato collocato nella riserva (Ruolo Medico) con il grado di Capitano di Fregata. È decorato di Croce di Guerra. È stato nel 1975 nominato Commendatore della Repubblica Italiana su proposta del Ministro della Pubblica Istruzione. È membro del Royal College of Physicians e della Royal Academy of Sciences (UK) e della New York Academy of Sciences (USA). Attualmente è Direttore Sanitario Emerito della Nuova Casa di Cura di Decimomannu di cui è stato Primario Medico e Direttore Sanitario. Autore di oltre 450 articoli scientifici e di oltre 30 monografie riguardanti aspetti medici o medico letterari ha partecipato quale Relatore ad importanti Congressi Scientifici italiani e stranieri. Iscritto al Rotary Club di Cagliari nel 1972, ne è stato Presidente nel 1995-96. Questo in sintesi il profilo biografico di Ugo Carcassi. Esso sarebbe tuttavia incompleto se non venisse più diffusamente citata la sua continua ed instancabile attività di Ricercatore, di Clinico e di Docente Universitario. Egli ha dedicato la sua attenzione alle Malattie Infettive, alla Cardiologia, all’Ematologia ed alla Reumatologia. L’attività accademica continuativa ed appassionata ha riguardato settori diversi sia quale Direttore e Docente nelle Scuole di Specializzazione, precedentemente ricordate, sia per la sua attiva e specifica partecipazione quale Preside di Facoltà al gruppo di studio Beretta per la Riforma delle Facoltà Mediche in Italia. Agli allievi giovani e meno giovani egli ha dedicato attenzione costante ed appassionata fino a vederne riconosciuti i meriti nei vari settori prescelti (universitario, ospedaliero ed extraospedaliero). Sia come Direttore dell’Istituto delle Ricerche del CNR che come Presidente dell’Associazione Europea di Medicina Interna egli ha svolto, con grande prestigio, azione di stimolo con quella capacità organizzativa, metodica e precisa, che gli è propria. In riconoscimento di questi meriti nel 1961, in occasione del compimento dei suoi 70 anni di età e dei 35 anni del suo Magistero Universitario, veniva pubblicato il volume Scritti in Onore di Ugo Carcassi che raccoglie i contributi di allievi, colleghi ed estimatori (189 Autori, tra i quali due premi Nobel) che costituiva la testimonianza di questi diffusi sentimenti. Il Professor Carcassi ha tuttavia continuato con entusiasmo e tenacia ad essere protagonista di molte iniziative scientifiche, culturali ed organizzative sia in campo nazionale che in campo internazionale. Per questo motivo, su iniziativa del professor Franco Pitzus, i suoi allievi di recente, in accordo con il Professor Mario Piga, Preside della Facoltà e del Professor Stefano Mariotti, Direttore del Dipartimento di Medicina Interna, hanno organizzato, presso l’Aula Magna della “vecchia” Clinica Aresu un Meeting intitolato I 65 anni di impegno accademico e scientifico del professor Ugo Carcassi. In questa occasione il Rettore dell’Università di Cagliari, professor Giovanni Melis ha affermato: «Carcassi è stato un pilastro della Facoltà di Medicina e della Storia del nostro Ateneo. A lui va il ringraziamento per la Scuola che si è sviluppata ma anche per il contributo alla cosiddetta “terza missione”, il trasferimento di conoscenze sul territorio». Il Professor Luigi Demelia, Presidente del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia ha ricordato: «Sono stato il primo studente interno del Professor Carcassi ed il suo primo laureato quando divenne Preside. Ci ha trasmesso il metodo di studio e la pazienza del ricercatore». Penso che quanto sino ad ora scritto offra un quadro chiaro di quello che il Professor Carcassi ha rappresentato nell’ambito della Medicina Clinica, Sperimentale e dell’Insegnamento Universitario. Come allievo più anziano della sua Scuola sono lieto di aver avuto l’occasione di redigere questo succinto profilo. ■ dicembre 2011 — Rotary Club Cagliari 59 La Mostra svoltasi a Macomer Quattro giorni di festa dedicati al Libro Sardo Salvatore Fozzi al 20 al 23 ottobre si è svolta a Macomer, presso i locali delle ex Caserme Mura, l’undicesima edizione della Mostra del Libro in Sardegna. Organizzata dal Comune di Macomer, con il contributo della Regione Sardegna e la collaborazione dell’Associazione Editori Sardi, la manifestazione ha proposto un calendario fitto di eventi e appuntamenti dislocati in vari punti della città e del territorio, con incontri e conferenze rivolti al pubblico di tutte le età, in particolare ai ragazzi e alle scuole. Nel padiglione Tamuli, nucleo dell’esposizione libraria, i numerosi visitatori hanno potuto apprezzare una proposta di oltre 3500 titoli sulla Sardegna editi da 40 case editrici sarde e una selezione di editori nazionali ed internazionali. Buona parte degli eventi, sviluppatisi attorno al tema “La cultura per il territorio. La storia e le storie, i saperi e le produzioni 150 anni dopo l’Unità d’Italia”, hanno riguardato i bambini e i ragazzi delle scuole con letture animate, laboratori di scrittura, lettura e fumetto, incontri con gli autori, una “Caccia al libro” per le vie della città e i giochi in lingua sarda organizzati da S’Ufiziu limba sarda Provintzia de Nugoro. Numerose le presentazioni delle novità editoriali sarde, gli incontri con gli autori, i readings, le mostre e gli spettacoli rivolti ai lettori di tutte le età. D Tanti anche gli appuntamenti destinati agli addetti al settore (editori, bibliotecari, librai) incentrati sulla piccola editoria, sulla promozione della lettura e sulla diffusione delle nuove tecnologie ed in particolare dell’e-book, temi trattati da importanti professionisti del mondo editoriale a livello regionale e nazionale, fra cui anche Giuliano Vigini, docente di sociologia dell’editoria contemporanea all’Università Cattolica di Milano, ritenuto il massimo esperto di produzione e mercato del libro, che nell’ambito della manifestazione ha tenuto una lectio magistralis sul tema “L’editoria che ha fatto l’Italia. 1861-2011” presentato dall’editore Salvatore Fozzi. Nata nel 2000 da un’idea di Pasquale Onida, allora assessore regionale alla cultura, per iniziativa dell’Associazione Editori Sardi e fortemente voluta dall’allora presidente, Salvatore Fozzi, questa manifestazione, che si svolge in un paese dell’interno, si conferma appuntamento di grande rilevanza nel panorama culturale isolano. ■ 60 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 COMMISSIONI ANNO 2011-2012 AMMINISTRAZIONE DEL CLUB CLASSIFICHE E SVILUPPO DELL’EFFETTIVO Presidente: G. Paolo RITOSSA E-mail: [email protected] • COMPONENTI: Ercole Bartoli, Alberto Cocco Ortu, Paola Giuntelli, Cecilia Onnis AFFIATAMENTO Presidente: Lino CUDONI E-mail: [email protected] • COMPONENTI: Giuseppe Cocco, Riccardo Lasic, Alessandro Palmieri, Giampaolo Piras, Luigi Puddu INFORMAZIONE E FORMAZIONE ROTARIANA Presidente: Angelo CHERCHI E-mail: [email protected] • COMPONENTI: Lucio Artizzu, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi, Marcello Marchi, Paolo Piccaluga Presidente coordinatore: Paolo PICCALUGA E-mail: [email protected] ASSIDUITÀ Presidente: Massimo FRONGIA E-mail: [email protected] • COMPONENTI: Efisio Baire, Alberto Cocco Ortu, Gaetano Giua Marassi, Andrea Lixi PROGRAMMI Presidente: Caterina LILLIU E-mail: [email protected] • COMPONENTI: Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias, Pasquale Mistretta, Paola Piras RAPPORTI CON I MEDIA Presidente: Giovanni SANJUST DI TEULADA E-mail: [email protected] • COMPONENTI: Francesco Birocchi, Riccardo Lasic, Enzo Pinna RIVISTA E SITO WEB DEL CLUB Presidente: Lucio ARTIZZU E-mail: [email protected] • COMPONENTI: Carlo Carcassi, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Fozzi, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giovanni Sanjust di Teulada EFFETTIVO Presidente coordinatore: Antonio CABRAS E-mail: [email protected] AMMISSIONI Presidente: Ettore ATZORI E-mail: [email protected] • COMPONENTI: Ezio Castagna, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi, Guido Maxia, Roberto Nati NUOVE GENERAZIONI Presidente coordinatore: Cecilia ONNIS E-mail: [email protected] ROTARACT Presidente: Paola DESSÌ E-mail: [email protected] • COMPONENTI: Riccardo Lasic, Roberto Nati, Antonio Scrugli, Pier Francesco Staffa RYLA Presidente: Enzo PINNA E-mail: [email protected] • COMPONENTI: Maurizio Boaretto, Carlo Carcassi, Giuliano Frau, Mauro Manunza, Maria Luigia Muroni, Paolo Piccaluga SCAMBIO GIOVANI Presidente: Pier Francesco STAFFA E-mail: [email protected] • COMPONENTI: Christian Cadeddu, Giulia Casula, Salvatore Ferro, Andrea Lixi PROGETTI DI SERVIZIO Presidente coordinatore: Giovanni BARROCU E-mail: [email protected] AZIONE INTERNAZIONALE Presidente: Giovanni BARROCU E-mail: [email protected] • COMPONENTI: Angelo Aru, Christian Cadeddu, Angelo Deplano, Giuseppe Masnata, Giulia Vacca Cau EVENTI SPECIALI Presidente: Stefano ODDINI CARBONI E-mail: [email protected] • COMPONENTI: Stefano Liguori, Alessandro Palmieri, Luigi Puddu, Marco Rodriguez SVILUPPO COMUNITARIO AMBIENTE E TERRITORIO Presidente: Mario FIGUS E-mail: [email protected] • COMPONENTI: Ginevra Balletto, Maurizio Boaretto, Pasquale Mistretta, Antonio Scrugli, Pier Francesco Staffa SVILUPPO COMUNITARIO ASPETTI CULTURALI (Rotary per la Città) Presidente: Michele PINTUS E-mail: [email protected] • COMPONENTI: Ginevra Balletto, Giuseppe Cascìu, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Lucia Pagella, Franco Passamonti SVILUPPO COMUNITARIO ASPETTI SANITARI Presidente: Giuseppe MASNATA E-mail: [email protected] • COMPONENTI: Ugo Carcassi, Angelo Deplano, Mario Graziano Figus, Alessio Grazietti, Giorgio La Nasa, Salvatore Lostia, Margherita Mugoni SVILUPPO COMUNITARIO ASPETTI SOCIALI Presidente: Michele BAJOREK E-mail: [email protected] • COMPONENTI: Carlo Carcassi Gaetano Giua Marassi, Stefano Liguori, Lucia Pagella, Paolo Piccaluga SVILUPPO COMUNITARIO PREVENZIONE TOSSICODIPENDENZE Presidente: Maria Pia LAI GUAITA E-mail: [email protected] • COMPONENTI: Paola Dessì, Michele Pintus, Mauro Rosella FONDAZIONE ROTARY Presidente coordinatore: Salvatore FOZZI E-mail: [email protected] • COMPONENTI: Franco Argiolas, Giulia Casula, Angelo Cherchi, Marcello Marchi, Alessandro Palmieri dicembre 2011 — Le riunioni del Club 9 GIUGNO Presiede: ANTONIO CABRAS Relatore: Prof. GIANFRANCO BOTAZZI: “Gli anni dell’autonomia”. Sono presenti i soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Michele Bajorek, Ginevra Balletto, Francesco Birocchi, Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Giuseppe Cocco, Rafaele Corona, Silvano Costa, Lino Cudoni, Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Giuseppe Fois, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Giorgio La Nasa, Antonio Lenza, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Pasquale Mistretta, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Cecilia Onnis, Alessandro Palmieri, Franco Passamonti, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele Pintus, Luigi Puddu, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust. Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Rossana Cocco, Maria Rosaria Corona, Elisabetta La Nasa. Ospiti del Club: Il prof. Gianfranco Botazzi. Ospiti dei soci: di Silvano Costa il cav. Gino Caproni. 16 GIUGNO Presiede: ANTONIO CABRAS Relatore: ENRICO FERRO: “Il mio primo anno al college americano di Yale”. Sono presenti i soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore Atzori, Michele Bajorek, Ginevra Balletto, Giovanni Barrocu, Christian Cadeddu, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giuseppe Casciu, Ezio Castagna, Giulia Casula, Angelo Cherchi, Guido Chessa Miglior, Paolo Ciani, Giuseppe Cocco, Piergiorgio Corrias, Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Mario Graziano Figus, Salvatore Fozzi, Alessio Grazietti, Gaetano Giua Marassi, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Antonio Lenza, Stefano Liguori, Caterina Lilliu, Salvatore Lostia di S. Sofia, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Pasquale Mistretta, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Stefano Oddini Carboni, Cecilia Onnis, Alessandro Palmieri, Franco Passamonti, Enzo Pinna, Giampaolo Piras, Giampaolo Ritossa, Luigi Puddu, Mauro Rosella, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust, Antonio Scrugli, Franco Staffa. Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Giulietta Casciu, Antonella Cherchi, Rotary Club Cagliari Maria Rosaria Corona, Pietrina Ferro, Antonella Figus, Maria Rosaria Lenza, Maria Teresa Lostia di S. Sofia, Elisabetta La Nasa, Mariella Mistretta, Giovanna Passamonti, Maria Grazia Rosella, Maura Rossetti. Rotariani in visita: il dr. Marco De Giorgio e la consorte. Ospiti del Club: L’avv. Rita Dedola, assistente del Governatore, e i giovani del Rotaract Paola Carcassi, Antonello Fiori, Nicola Satta e Sara Luchi, il giovane Simon Hanck. Ospiti dei soci: di Antonio Lenza i nipoti dr.ssa Roberta Lenza con il figlio Edoardo; di Marinella Ferrai Cocco Ortu il figlio Francesco e il nipote Giovanni Cocco Ortu; di Alberto Cocco Ortu l’avvocato Elisabetta Sanjust con la figlia Alessandra Tamponi; di Salvatore Ferro il presidente del Rotary Club Cagliari Nord dr.ssa Miriam Quaquero con la figlia Alice; di Rafaele Corona il nipote Carlo; di Giulia Casula la figlia Beatrice. 23 GIUGNO Presiede: ANTONIO CABRAS Assemblea dei soci – Relazione del Presidente e del Tesoriere. Sono presenti i soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore Atzori, Efisio Bajre, Michele Bajorek, Giovanni Barrocu, Marcello Caletti, Giovanni Maria Campus, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Giuseppe Cocco, Rafaele Corona, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Ulisse Figus, Giuseppe Fois, Giuliano Frau, Massimo Frongia, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Antonio Lenza, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Pasquale Mistretta, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Alessandro Palmieri, Enzo Pinna, Michele Pintus, Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust, Antonio Scrugli. 30 GIUGNO Presiede: ANTONIO CABRAS Cerimonia del Passaggio della Campana Sono presenti i soci: Leo Ambrosio, Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore Atzori, Efisio Bajre, Michele Bajorek, Berto Balduzzi, Ginevra Balletto, Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Christian Cadeddu, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Ezio Castagna, Angelo Cherchi, Guido 61 Chessa Miglior, Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta, Giuseppe Cocco, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Mario Graziano Figus, Ulisse Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Massimo Frongia, Gaetano Giua Marassi, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Antonio Lenza, Luigi Lepori, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Giuseppe Loddo, Salvatore Lostia di S. Sofia, Mauro Manunza, Giuseppe Masnata, Guido Maxia, Marcello Marchi, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Stefano Oddini Carboni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga, Franco Passamonti, Enzo Pinna, Michele Pintus, Luigi Puddu, Giampaolo Ritossa, Mauro Rosella, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust, Antonio Scrugli, Franco Staffa, Giulia Vacca Cau. Sono presenti in sala le Signore: Maria Grazia Ambrosio, Maria Artizzu, Maria Grazia Atzori, Giulia Bajre, Marina Birocchi, Elia Maria Cabras, Laura Cadeddu, Maria Vittoria Carcassi, Haydee Casciu, Giulietta Casciu, Maria Pia Ciani, Antonella Cherchi, Franca Cincotta, Rossana Cocco, Maria Rosaria Corona, Maria Corrias, Germana Cudoni, Paola Deplano, Pietrina Ferro, Antonella Figus, Maria Grazia Figus, Lina Fois, Franca Fozzi, Anna Frongia, Luisanna Giua Marassi, Paola Lasic, Maria Rosaria Lenza, Ginetta Lepori, Maria Teresa Lostia di S. Sofia, Tiziana Masnata, Maria Vittoria Maxia, Cinzia Nati, Patrizia Palmieri, Giovanna Passamonti, Maria Teresa Piccaluga, Bibi Pilloni, Marina Pintus, Giuseppina Ritossa, Maria Grazia Rosella, Maura Rossetti, Elisabetta Sanjust. I coniugi: di Giulia Vacca Cau Antonello Cau. Rotariani in visita: Marcus e Carolina Rosendanl del Club Kategatt della città di Falkenberg (Svezia). Ospiti del Club: L’avv. Rita Dedola, assistente del Governatore, il Vice sindaco del Comune di Carbonia Giampaolo Puddu, Valentina Palmieri, Cinzia Casu, Simone Onnis, Alice Molino, Ginena Ruitz Saladino e i giovani del Rotaract Paola Carcassi, Alessandro Coa, Antonello Fiori, Nicola Satta e Sara Luchi, Lucia Ambrosio, Sara Pintus. Ospiti dei soci: di Leo Ambrosio la signora Cristiana Fanti, di Paolo Ciani il dr. Amedeo Vargiu e la consorte signora Marina, di Marinella Ferrai Cocco Ortu il figlio Francesco, di Lino Cudoni la figlia Daniela, di Mario Figus il dr. Roberto Monticelli, di Giuseppe Fois il dr. Rodolfo Donzelli e la consorte signora Patri- 62 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 zia, di Luigi Lepori la signora Maria Antonietta Floris, di Michele Rossetti i figli Davide e Alessandro, di Giovanni Sanjust Andrea Rusconi. 7 LUGLIO Presiede: MICHELE ROSSETTI Assemblea dei Soci Sono presenti i soci: Lucio Artizzu, Michele Bajorek, Ginevra Balletto, Giovanni Barroccu, Antonio Cabras, Flavio Carboni, Giovanni Casciu, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Giuseppe Cocco, Alberto Cocco Ortu Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias, Lino Cudoni, Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Mario Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano Frau, Massimo Frongia, Giorgio La Nasa, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Antonio Lenza, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Stefano Oddini Carboni, Cecilia Onnis, Alessandro Palmieri, Franco Passamonti, Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Luigi Puddu, Paolo Ritossa, Mauro Rosella, Antonio Scrugli. 14 LUGLIO Presiede: MICHELE ROSSETTI Conviviale di affiatamento Sono presenti i soci: Leo Ambrosio, Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Efisio Baire, Ercole Gabriele Bartoli, Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Antonio Cabras, Christian Cadeddu, Marcello Caletti, Giovanni Maria Campus, Carlo Carcassi, Mario Giovanni Carta, Giovanni Casciu, Ezio Castagna, Angelo Cherchi, Guido Chessa Miglior, Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Alfonso Dessì,Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Massimo Frongia, Alessio Grazietti, Gaetano Giua Marassi, Maria Pia Lai Guaita, Antonio Lenza, Stefano Liguori, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Giuseppe Loddo, Mauro Manunza, Margherita Mugoni Contini, Maria Luigia Muroni, Stefano Oddini Carboni, Cecilia Onnis, Lucia Pagella, Alessandro Palmieri, Franco Passamonti, Paolo Piccaluga, Vittorio Pilloni, Enzo Pinna, Michele Pintus, Giampaolo Piras, Gian Paolo Ritossa, Andrea Rusconi, Antonio Scrugli. Sono presenti in sala le Signore: Maria Grazia Ambrosio, Maria Artizzu, Maria Grazia Atzori, Giulia Baire, Marina Birocchi, Elia Maria Cabras, Laura Cadeddu, Maria Gabriella Caletti, Mirella Campus, Nina Carta, Haydee Casciu, Luisella Castagna, Antonella Cherchi, Maria Pia Ciani, Franca Cincotta, Rita Cocco Ortu, Maria Rosaria Corona, Germana Cudoni, Paola Deplano, Paola Dessì, Piera Ferro, Antonella Figus, Lina Fois, Anna Frongia, Luisanna Giua Marassi, Rossana Grazietti, Maria Rosaria Lenza, Emanuela Liguori, Lia Lixi, Carola Oddini Carboni, Patrizia Palmieri, Giovanna Passamonti, Maria Teresa Piccaluga, Bibi Pilloni, Marina Pintus, Loredana Piras, Giuseppina Ritossa, Maura Rossetti, Maria Rosaria Rusconi, Silvana Scrugli. Ospiti del Club: Ing. Salvatore Cherchi (Pres. Provincia Carbonia-Iglesias); Gianfranco De Gesu (R.C. Palermo Parco Delle Madonie); sig.ra Annalisa Balletto (Pres. Circolo Burraco-Ca); Sig. Carla Castangia (segretaria Circolo Burraco-Ca) col marito dott. Giulio Anchisi; sig.na Gimena Cruz Saladino (Scambio giovani); Nicola Satta (Pres. Rotaract); Lucia Ambrosio (Rotaract); Giorgia Fiorillo (Rotaract); Sara Pintus (Rotaract); Alessandro Coa (Rotaract). Ospiti dei soci: di Leo Ambrosio la dott.ssa Cristiana Fanti, di Marcello Caletti la sig.ra Luciana Bellisai, di Paolo Ciani il dott. Amedeo Vargiu e la signora Marina, il dott. Giovanni Tuveri e la signora Adelida, di Albero Cocco Ortu l’avv. Elisabetta Corona e l’avv. Enrico Salone, di Margherita Mugoni Contini la dott.ssa Clara Cherchi Floris, di Paolo Piccaluga la cognata sig.ra Rita Masala, di Michele Pintus le nipotine Alessandra e Chiara Batasi. Carcassi, Haydee Casciu, Maria Rosaria Corona, Paola Deplano, Elisabetta La Nasa, Mariella Mistretta, Maria Grazia Rosella. Rotariani in visita: Julian I. Mahari, R.C. Lublino (Polonia) con la moglie Moriel e il figlio Raphael. Ospiti dei soci: di Silvano Costa: il cav. Gino Caproni. 21 LUGLIO Presiede: MICHELE ROSSETTI Relatore: Il Dott. TONINO OPPES “I piccoli paesi della Sardegna”. Sono presenti i soci: Lucio Artizzu, Giovanni Barroccu, Francesco Birocchi, Giovanni Maria Campus, Silvano Costa, Antonio Cabras, Giovanni Casciu, Carlo Carcassi, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Rafaele Corona, Angelo Deplano Alfonso Dessì, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi, Massimo Frongia, Gaetano Giua Marassi, Giorgio La Nasa, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Lucia Pagella, Marcello Marchi, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Paolo Ritossa, Mauro Rosella, Andrea Rusconi. Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Maria Vittoria 15 SETTEMBRE Presiede: MICHELE ROSSETTI Relatore: L’ing. MARCO LEDDA: “Il Parco Naturale Regionale MolentargiusSaline”. Sono presenti i soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ginevra Balletto, Giovanni Barroccu, Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Antonio Cabras, Flavio Carboni, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Ezio Castagna, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Giuseppe Cocco, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias, Silvano Costa, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Massimo Frongia, Giorgio La Nasa, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Antonio Lenza, Luigi Lepori, Andrea Lixi, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Maria Lui- 8 SETTEMBRE Presiede: MICHELE ROSSETTI Relatori: Il Prof. GIOVANNI BIGGIO e il prof. GIAMPAOLO PILLERI: “Ricerca e sperimentazione per la salute”. Sono presenti i soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore Atzori, Giovanni Barroccu, Antonio Cabras, Christian Cadeddu, Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Guido Chessa Miglior, Paolo Ciani, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona, Angelo Deplano, Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Giuseppe Fois, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Antonio Lenza, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Pasquale Mistretta, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Lucia Pagella, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Marco Rodriguez, Andrea Rusconi, Giovanni Sanjust, Antonio Scrugli, Franco Staffa. Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Maria Rosaria Corona, signora Dessì, Diana Rodriguez. Ospiti del Club: l’assistente del Governatore avv. Rita Dedola, prof. Giampaolo Pilleri, prof. Giovanni Biggio, dott.ssa Serenella Ticca. dicembre 2011 — gia Muroni, Roberto Nati, Lucia Pagella, Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Giampaolo Piras, Gianpaolo Ritossa, Andrea Rusconi, Giovanni Sanjust, Antonio Scrugli. Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, M.Vittoria Carcassi, Giulietta Casciu, Luisella Castagna, Maria Corrias, Franca Fozzi, Anna Frongia, Elisabetta La Nasa, Paola Lasic, Maria Rosaria Lenza, Lia Lixi, Marina Pintus. Ospiti del Club: l’avv. Marina Francesca Bardanzellu. Ospiti dei Soci: di Silvano Costa, il cav. Gino Caproni. 22 SETTEMBRE Presiede: MICHELE ROSSETTI GIOVANNI SANJUST presenta UGO CARCASSI in occasione della festa dei 90 anni. Consegna targa del Club a Ugo Carcassi. Relatore: UGO CARCASSI: “Lawrence e le zanzare”. Sono presenti i soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Efisio Baire, Michele Bajorek, Ginevra Balletto, Francesco Birocchi, Antonio Cabras, Marcello Caletti, Giovanni Maria Campus, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Alfonso Dessì, Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Giuliano Frau, Massimo Frongia, Gaetano Giua Marassi, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Antonio Lenza, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe Masnata, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni Contini, Maria Luigia Muroni, Giovanni Olla, Cecilia Onnis, Lucia Pagella, Franco Passamonti, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele Pintus, Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Gian Paolo Ritossa, Andrea Rusconi, Giovanni Sanjust, Francesco Staffa. Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Maria Gabriella Caletti, Maria Vittoria Carcassi, Haydee Casciu, Giulietta Casciu, Antonella Cherchi, Franca Cincotta, Maria Rosaria Corona, Maria Corrias, Paola Dessì, Franca Fozzi, Anna Frongia, Gabriella Olla, Giovanna Passamonti, Maria Teresa Piccaluga, Marina Pintus, Maura Rossetti, Elisabetta Sanjust. Ospiti del Club: tre studentesse straniere (Scambio Giovani): Gimena Cruz Saladino (Argentina); Nola Lee Heyes (Colorado), Suzanne Richelle Kanavell (California), Paola Rotary Club Cagliari Carcassi (Rotaract). Ospiti dei soci: di Ugo Carcassi, Miriam Quaquero col consorte Francesco Marongiu e il dott. Alberto Loi con la consorte Anna Amat di San Filippo. 29 SETTEMBRE Presiede: MICHELE ROSSETTI Il Presidente del Rotaract, NICOLA SATTA, presenta il Programma per il 2011-2012. Relatore: PIERGIORGIO CORRIAS: “Diritto del lavoro nella recente evoluzione”. Sono presenti i soci: Lucio Artizzu, Ginevra Balletto, Antonio Cabras, Marcello Caletti, Ugo Carcassi, Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Guido Chessa Miglior, Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias, Silvano Costa, Lino Cudoni, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Stefano Liguori, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Pasquale Mistretta, Maria Luigia Muroni, Giovanni Olla, Cecilia Onnis, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Gianpaolo Ritossa, Andrea Rusconi, Giovanni Sanjust. Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Antonella Cherchi, Maria Corrias, Gabriella Olla, Elisabetta Sanjust. Ospiti dei Soci: di Silvano Costa, l’ing. Iosto Musio; di Piergiorgio Corrias, i figli prof. Paolo e avv. Massimo, il prof. Giovanni Corona e la dott.ssa Fernanda Levanti, l’ing. Antonello Giua e la signora Marcella Noto; di Giovanni Olla, la figlia avv. Marina. Ospiti del Club: il Presidente del Rotaract Nicola Satta e il vice presidente Antonello Fiori, la sig.ra Maria Laura Mossa Nuti. Rotariani in visita: l’avv. Efisio Sanjust. 6 OTTOBRE Presiede: MICHELE ROSSETTI Tavola rotonda Relatori: i soci RAFAELE CORONA e MAURO MANUNZA, MARIA FRANCESCA CHIAPPE, giornalista e MAURO MURA, procuratore della Repubblica: “Ladri di uomini – I sequestri di persona in Sardegna e fuori”. Sono presenti i soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Efisio Baire, Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Antonio Cabras, Marcello Caletti, Carlo Carcassi, Mario Giovanni Carta, Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Guido 63 Chessa Miglior, Paolo Ciani, Giuseppe Cocco, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias, Silvano Costa, Angelo Deplano, Alfonso Dessì, Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Mario Graziano Figus, Ulisse Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano Frau, Massimo Frongia, Paola Giuntelli, Gaetano Giua Marassi, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Antonio Lenza, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Mauro Manunza, Margherita Mugoni Contini, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Giovanni Olla, Cecilia Onnis, Lucia Pagella, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele Pintus, Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Gian Paolo Ritossa, Marco Rodriguez, Mauro Rosella, Andrea Rusconi, Antonio Scrugli, Pierfrancesco Staffa. Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Giulia Baire, Elia Maria Cabras, Giulietta Casciu, Haydee Casciu, Maria Rosaria Corona, Maria Corrias, Paola Dessì, Antonella Figus, Maria Grazia Figus, Lina Fois, Luisanna Giua Marassi, Maria Rosaria Lenza, Lia Lixi, Barbara Pinna, Marina Pintus, Maria Grazia Rosella. Ospiti del Club: il dott. Giovanni Balsamo, Prefetto di Cagliari; il dott. Giovanni Russo, Prefetto di Oristano; il dott. Ettore Angioni, Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Cagliari con la consorte dott.ssa Eliana Giua; il dott. Mauro Mura, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari; il dott. Luigi Savina, Questore di Cagliari; il Generale Luigi Robusto, Comandante della Legione Carabinieri Sardegna; il Generale Stefano Baduini, Comandante Regionale della Guardia di Finanza; il Colonnello Davide Angrisani, Comandante Provinciale dei Carabinieri di Cagliari; il Colonnello Francesco Bucarelli, Comandante Provinciale della G.d.F.; la dott.ssa M. Francesca Chiappe, Giornalista dell’Unione Sarda. Ospiti dei soci: di Silvano Costa l’ing. Gino Caproni; di Salvatore Fozzi il genero dott. Diego Cocco. 13 OTTOBRE Presiede: MICHELE ROSSETTI Relatori: PAOLA GIUNTELLI e NICOLA PALOMBA: “Turismo in Sardegna: prospettive e criticità”. Sono presenti i soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Michele Bajorek, Ginevra Balletto, Giovanni Barroccu, Ercole Bartoli, Antonio Cabras, Ugo Car- 64 Rotary Club Cagliari — dicembre 2011 cassi, Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Guido Chessa Miglior, Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta, Silvano Costa, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano Frau, Paola Giuntelli, Gaetano Giua Marassi, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe Masnata, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Lucia Pagella, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele Pintus, Luigi Puddu, Gianpaolo Ritossa, Marco Rodriguez, Andrea Rusconi. Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Franca Cincotta, Lina Fois, Marina Pintus, Diana Rodriguez. Ospiti del Club: il dott. Nicola Palomba. 20 OTTOBRE Presiede: MICHELE ROSSETTI Relatore: Dott. GENNARO DI BENEDETTO, sovrintendente del Teatro Lirico di Cagliari: “Il teatro Lirico di Cagliari: una delle fondazioni liriche più importanti a livello nazionale”. Sono presenti i soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Efisio Baire, Michele Bajorek, Ginevra Balletto, Giovanni Barroccu, Antonio Cabras, Marcello Caletti, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Giuseppe Cocco, Rafaele Corona, Silvano Costa, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Giuseppe Fois, Gaetano Giua Marassi, Maria Pia Lai Guaita, Antonio Lenza, Andrea Lixi, Giuseppe Loddo, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe Masnata, Maria Luigia Muroni, Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Mauro Rosella, Andrea Rusconi. Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Giulia Baire, Maria Gabriella Caletti, Maria Vittoria Carcassi, Haydee Casciu, Giulietta Casciu, Antonella Cherchi, Maria Rosaria Corona, Paola Dessì, Lina Fois, Maria Rosaria Lenza, Lia Lixi, Bruna Loddo, Giovanna Passamonti, Marina Pintus, Maria Grazia Rosella, Maria Rosaria Rusconi Ospiti del Club: il baritono Angelo Romero col figlio, il pianista Marco Valerio Carta con la consorte, Gimena Cruz Saladino (Scambio Giovani). 27 OTTOBRE Presiede: MICHELE ROSSETTI Relatore: Prof.ssa CECILIA DAU NOVELLI, docente di Storia Contemporanea, Univ. Cagliari: “La Storia del Lavoro”. Sono presenti i soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Ginevra Balletto, Christian Cadeddu, Giovanni Barroccu, Antonio Cabras, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias, Angelo Deplano, Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Pasquale Mistretta, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Luigi Puddu, Andrea Rusconi, Giovanni Sanjust, Giorgio Sanna. Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Maria Corona Corrias, Elisabetta Sanjust. 10 NOVEMBRE Presiede: MICHELE ROSSETTI Relatore: Dott. GIAMPIERO LECIS, Presidente dell’Unione Interprovinciale Confartigianato di Cagliari, Sulcis e Mediocampidano: “Gli artigiani nel tempo della globalizzazione: quale ruolo?” Sono presenti i soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore Atzori, Michele Bajorek, Ginevra Balletto, Giovanni Barroccu, Ercole Bartoli, Francesco Birocchi, Antonio Cabras, Flavio Carboni, Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Guido Chessa Miglior, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona, Lino Cudoni, Gianfranco De Gesu, Angelo Deplano, Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano Frau, Alessio Grazietti, Gaetano Giua Marassi, Giorgio La Nasa, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Pasquale Mistretta, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Lucia Pagella, Alessandro Palmieri, Enzo Pinna, Michele Pintus, Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Marco Rodriguez, Andrea Rusconi, Giovanni Sanjust. Rotariani in visita: l’ing. Silvia Scanu dell’e-club Roma.it Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Elia Maria Cabras. 17 NOVEMBRE Presiede: MICHELE ROSSETTI Relatore: Prof.ssa PATRIZIA MUREDDU, docente ordinario di Greco all’Università degli Studi di Cagliari: “L’Enigma del Prometeo di Eschilo”. Sono presenti i soci: Lucio Artizzu, Michele Bajorek, Ercole Bartoli, Francesco Birocchi, Antonio Cabras, Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Dessì Alfonso, Mario Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giorgio La Nasa, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Antonio Lenza, Stefano Liguori, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe Masnata, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Lucia Pagella, Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Luigi Puddu, Giampaolo Ritossa, Giovanni Sanjust. Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Haydee Casciu, Antonella Cherchi, Paola Deplano, Paola Dessì, Lina Fois, Maria Rosaria Lenza, Maria Teresa Piccaluga, Marina Pintus. 24 NOVEMBRE Presiede: MICHELE ROSSETTI Relatore: il nostro socio avv. ETTORE ATZORI: “La liberalizzazione delle professioni” Sono presenti i soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore Atzori, Michele Bajorek, Ginevra Balletto, Giovanni Barrocu, Ercole Bartoli, Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Antonio Cabras, Marcello Caletti, Giovanni Maria Campus, Flavio Carboni, Mario Giovanni Carta, Angelo Cherchi, Guido Chessa Miglior, Paolo Ciani, Giuseppe Cocco, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias, Silvano Costa, Lino Cudoni, Gianfranco De Gesu, Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Mario Graziano Figus, Giuseppe Fois, Massimo Frongia, Gaetano Giua Marassi, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Pasquale Mistretta, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Giovanni Olla, Cecilia Onnis, Lucia Pagella, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Marco Rodriguez, Andrea Rusconi, Giovanni Sanjust, Antonio Scrugli. Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Maria Corrias, Paola Dessì, Maria Grazia Figus, Paola Lasic. Ospiti del Club: Antonello Fiori (vice-Pres. Rotaract). Ospiti dei soci: di Silvano Costa l’ing. Gino Caproni; di Mario Figus il dott. Angelo Cherchi; di Riccardo Lasic il dott. Andrea Balduzzi con la consorte ing. Elisabetta Massa. ■ ROTARY INTERNATIONAL – DISTRETTO 2080 ITALIA ROTARY CLUB CAGLIARI ORGANIGRAMMA DEL CLUB Anno Rotariano 2011 / 2012 Presidente Michele ROSSETTI E-mail: [email protected] Presidente uscente Antonio CABRAS E-mail: [email protected] Presidente eletto Mauro MANUNZA E-mail: [email protected] Vice Presidente Salvatore FOZZI E-mail: [email protected] Segretario Maria Luigia MURONI E-mail: [email protected] Tesoriere Salvatore FERRO E-mail: [email protected] Prefetto Paolo CIANI E-mail: [email protected] Consiglieri Giuseppe COCCO E-mail: [email protected] Paola DESSÌ E-mail: [email protected] Mario FIGUS E-mail: [email protected] Roberto NATI E-mail: [email protected]