La dolce vita (e le spese folli) dei capi del Casinò

Transcript

La dolce vita (e le spese folli) dei capi del Casinò
La Corte dei conti chiede 5 milioni all’ex sindaco e agli amministratori per viaggi, cene da
gourmet e shopping di lusso
La dolce vita (e le spese folli) dei capi del Casinò - G.Guastella - Corriere della Sera - 7-03-09
MILANO - Viaggi in Italia e a Las Vegas con notti in alberghi esclusivi, pranzi nei ristoranti da gourmet e
shopping nelle boutique griffate. E per gli spostamenti di tutti i giorni automobili smisurate. E poi appalti
e consulenze, sponsorizzazioni e contratti giudicati senza un ritorno utile. Tra il 2002 e il 2003, le casse
del Casinò di Campione d’Italia sembra siano state gestite in allegria, almeno a leggere gli atti della
procura della Corte dei Conti della Lombardia che ora presenta il saldo agli amministratori dell’epoca
accusandoli di aver causato per «colpa grave» un danno all’erario di 5 milioni 38.552 euro.
L’inchiesta è emersa ieri dalla relazione del nuovo procuratore Eugenio Francesco Schlitzer
all’inaugurazione dell’anno della Corte regionale, aperto dal presidente Giuseppe Nicoletti. Sotto la lente
di ingrandimento del pm contabile Massimo Chirieleison sono finiti gli ex amministratori del Casinò, tra
cui Roberto Salmoiraghi, ex sindaco dell’enclave italiana in Svizzera, coinvolto nel 2006 nell’inchiesta del
pm potentino Woodcock che riguardò anche Vittorio Emanuele di Savoia e dalla quale lo stesso
Salmoiraghi è stato scagionato e risarcito con 11.000 euro per 26 giorni di arresti ingiusti. Spulciando gli
estratti conto, la Guardia di finanza di Milano ha accertato che dalle carte di credito del Casinò (le cui
azioni sono di Comune e enti locali) in uso agli amministratori, in particolare Salmoiraghi, erano usciti
oltre 442mila euro per viaggi, soggiorni e acquisti in trasferta che il pm ha giudicato eccessivi e non
giustificati. Il Casinò pagava anche due lussuose Mercedes S 6.000 assegnate come benefit al presidente
Armando Selva e all’ad ritenute non adeguate alle esigenze. Ben 104mila euro sono stati spesi per gioielli
e monili messi in palio tra i giocatori, ma acquistati senza una gara d’appalto che garantisse che il prezzo
fosse di mercato. Si sospettano anche irregolarità nella ristrutturazione della vecchia sede, con un’ipotesi
di danno di 1.670.272 euro. Norme e trasparenza non sarebbero state rispettate anche nelle consulenze.
Così è gli incarichi di assistenza legale andati a due consiglieri per 90 mila e 103 mila euro, e l’altro
ancora assegnato a un signore che, in cambio di 45 mila euro, per 10 mesi si sarebbe impegnato a far
sedere tra roulette e tavoli del poker «almeno dieci clienti» facoltosi del mondo finanziario, della
diplomazia arabo-africana e dell’alta imprenditoria. Di quello che ha fatto, però, pare non esserci alcuna
traccia. Come per altre consulenze per 268 mila euro, dice la procura.
Semmai non bastasse, ci sono anche i contratti di pubblicità e marketing. Una società doveva organizzare
per 756.812 euro la 50/a «Maschera d’argento», con personaggi premiati in una trasmissione tv da far
condurre a Maurizio Costanzo. Dopo aver pagato il 20% (151mila euro circa), il programma fu prima
rinviato e poi definitivamente annullato. Il salato conto della procura dice di altri 290 mila euro alla Fiera
di Milano per stand mai usati e di un oneroso contratto «capestro» con un’agenzia per incontri di pugilato
che esponeva il casinò a un impegno finanziario di milioni. Ne nacque un contenzioso chiuso con una
transazione da 985mila. A favore dell’agenzia.