Epidemiologia - ISO - Italian Stroke Organization

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Raccomandazioni e Sintesi
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Il testo completo delle Linee Guida
è disponibile sul sito www.iso-spread.it
Codice QR Capitolo 4
Epidemiologia
Sintesi 4.1
L’ictus cerebrale costituisce la seconda causa di morte e la terza causa di disabilità a
livello mondiale, e la prima causa di disabilità negli anziani. Nel 35% dei pazienti colpiti
da ictus, globalmente considerati, residua una disabilità grave.
Sintesi 4.2
La prevalenza dell’ictus cerebrale aumenta con l’età. Dal 1990 al 2010 la prevalenza
dell’ictus cerebrale ha subito un progressivo aumento; i dati più recenti, riferiti all’anno
2013, indicano, a livello mondiale, una prevalenza di 4,9% per l’ictus ischemico e di 1,9%
per l’ictus emorragico. In Italia, la prevalenza generale dell’ictus cerebrale è pari a 6,5%.
Sintesi 4.3
L’incidenza dell’ictus cerebrale aumenta con l’età. I soggetti neri, afroamericani ed asiatici
hanno un rischio di ictus maggiore rispetto ai soggetti di razza bianca. I tassi di incidenza
grezzi a livello mondiale oscillano tra 144 e 373/100.000/anno. In Italia, l’incidenza grezza
oscilla tra 144 e 293/100.000/anno. L’incidenza dell’ictus globalmente considerato
nell’età giovanile (età inferiore a 45 anni) è pari a circa 7/100.000/anno.
Sintesi 4.4
L’ictus cerebrale si colloca tra le prime tre cause di morte nei paesi industrializzati e
costituisce la principale causa di morte cardiovascolare in quasi tutti i paesi, compresa
l’Italia. La mortalità risulta più alta per le emorragie subaracnoidee ed intraparenchimali
rispetto agli ictus ischemici. La mortalità acuta nell’ictus lacunare è bassa.
Sintesi 4.5
L’ictus ischemico è il principale sottotipo di ictus (80% dei casi); le emorragie
intraparenchimali costituiscono meno del 20% dei casi e le emorragie subaracnoidee
meno del 5% del totale. Nei soggetti asiatici la frequenza percentuale dell’emorragia
cerebrale è quasi doppia rispetto a quella osservata nei caucasici. L’età media all’esordio
dell’ictus è globalmente più elevata per gli ictus ischemici; le emorragie subaracnoidee si
verificano in età più giovanile e le emorragie intraparenchimali si situano in una posizione
intermedia. La distribuzione delle diverse forme di ictus cerebrale varia con l’età. Nei
soggetti di età inferiore ai 45 anni è caratterizzata da una maggior percentuale (40-45%)
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Ictus cerebrale: Linee guida italiane di prevenzione e trattamento
di ictus emorragici. Gli infarti cerebrali e le emorragie intraparenchimali sono leggermente
più frequenti nei maschi, mentre l’emorragia subaracnoidea prevale nelle femmine, con
rapporto M:F pari a 0,87.
Sintesi 4.6
I tassi grezzi annui di incidenza per 100.000 abitanti dell’ictus cerebrale ischemico in
Italia oscillano tra 106 e 313/100.000/anno. L’ictus ischemico su base aterotrombotica
costituisce tra 11% e 15% degli ictus ischemici globalmente considerati. La frequenza
percentuale dell’ictus cardioembolico è pari a 35% circa e quella dell’ictus lacunare a
15% circa del totale degli ictus ischemici. Negli ultimi anni si è verificata una riduzione
della frequenza percentuale dell’ictus su base atero-trombotica ed arteriolo-sclerotica,
mentre la frequenza percentuale dell’ictus cardioembolico è aumentata.
Sintesi 4.7
L’emorragia intracerebrale costituisce il 6-20% di tutti gli ictus cerebrali. Le emorragie
primitive costituiscono il 78% circa della totalità delle emorragie intracerebrali, mentre
le forme secondarie il restante 22%; le emorragie primitive sono più frequenti delle
secondarie a tutte le età con l’eccezione dei giovani; l’incidenza delle emorragie primitive è
pari a 19/100.000/anno, mentre l’incidenza delle emorragie secondarie è pari a 6/100.000/
anno. Circa l’80% delle emorragie intracerebrali primitive è attribuibile a compromissione
dei piccoli vasi cerebrali. L’età media all’esordio dell’emorragia intracerebrale, secondo
dati recenti, è maggiore per le emorragie lobari rispetto a quelle in sede profonda (79 vs
76 anni). In Italia i tassi grezzi annui di incidenza dell’emorragia intracerebrale oscillano tra
25 e 43/100.000/anno. L’emorragia cerebrale parenchimale comporta una mortalità acuta
nettamente più alta rispetto alle forme ischemiche globalmente considerate (40%-50%
circa ad 1 mese).
Sintesi 4.8
L’emorragia subaracnoidea è responsabile del 5% circa di tutti gli ictus. La principale
causa di emorragia subaracnoidea è la rottura di un aneurisma intracranico, responsabile
dell’80% circa dei casi. L’età media all’esordio è pari a 50 anni. L’incidenza di emorragia
subaracnoidea è maggiore nelle femmine e l’appartenenza a razze diverse da quella
bianca sembra costituire un fattore di rischio. In Italia i tassi grezzi annui di incidenza
dell’emorragia subaracnoidea oscillano tra 4 e 17/100.000/anno. Il tasso di mortalità è
pari a 33% a 48 ore dall’esordio dei sintomi ed a 40-50% a 30 giorni. 12% circa dei
pazienti decede prima di aver ricevuto attenzione medica. 50% dei sopravvissuti è affetto
da disabilità permanenti.
Sintesi 4.9
Gli eventi cerebrovascolari mal definiti per mancata esecuzione di adeguati esami
diagnostici e/o documentazione autoptica sono più frequenti nei soggetti in età avanzata
e costituiscono circa il 5% di tutti gli ictus cerebrali. Hanno una prognosi peggiore in
termini di disabilità e di mortalità rispetto agli altri sottotipi di ictus ischemico. In Italia i
tassi grezzi annui di incidenza degli eventi cerebrovascolari mal definiti oscillano tra 4 e
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40/100.000/anno. L’incidenza degli eventi cerebrovascolari mal definiti in Italia mostra
un trend in riduzione, forse dovuto ad una maggiore ospedalizzazione dei soggetti in età
avanzata.
Sintesi 4.10
Complessivamente, dal 1990 al 2013 l’incidenza dell’ictus ischemico (standardizzata per
età) si è ridotta, passando da 128 a 114/100.000/anno. Dal 2000 al 2010 l’incidenza
dell’ictus ischemico si è ridotta significativamente nei soggetti di età ≥ 60 anni soprattutto
grazie al controllo dei fattori di rischio, mentre è rimasta sostanzialmente immodificata
in quelli di età compresa tra i 45 ed i 59 anni. Complessivamente, dal 1990 al 2013
l’incidenza dell’ictus emorragico è risultata stabile (53 vs 54 casi per 100.000 all’anno).
La prevalenza dell’ictus cerebrale è quasi raddoppiata dal 1990 al 2010, passando
da 2,7% a 4,9% per l’ictus ischemico e da 1,0% a 1,9% per l’ictus emorragico. Nello
stesso periodo la mortalità globale per ictus (standardizzata per età) si è ridotta del 20%
nell’ictus ischemico e del 25% nell’ictus emorragico. L’ictus cerebrale determina a livello
mondiale l’11,1% di tutte le morti. Complessivamente, dal 1990 al 2010 la mortalità per
ictus ischemico si è ridotta del 37% nei paesi ad alto reddito e del 14% in quelli a basso
e medio reddito e la mortalità per ictus emorragico si è ridotta del 38% nei paesi ad alto
reddito e del 23% in quelli a basso e medio reddito.
Sintesi 4.11
L’incidenza grezza dell’attacco ischemico transitorio (TIA) nei paesi occidentali, secondo
la definizione tradizionale, oscilla tra 29 e 61/100.000/anno. Il rischio di ictus post-TIA a
due giorni è pari a 3-10% ed a 90 giorni a 9-17%, mentre tale rischio varia tra 7% e 12%
nel corso del primo anno e tra 4% e 7% per anno nei primi 5 anni dopo l’evento iniziale.
Sintesi 4.12
La trombosi venosa cerebrale rappresenta l’1,8% di tutti gli eventi cerebrovascolari ed
è più frequente nelle femmine (80% circa), soprattutto in età giovanile. L’età media di
esordio è pari a 43 anni. In rapporto allo sviluppo delle neuroimmagini (che consentono
una diagnosi più precoce e precisa) la percentuale dei soggetti a prognosi infausta si è
notevolmente ridotta nel tempo ed è attualmente a 14%.
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