L`esercizio di interpretare il credo economico di Renzi é stato già

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L`esercizio di interpretare il credo economico di Renzi é stato già
L’esercizio di interpretare il credo economico di Renzi é stato già tentato. Però fino ad
oggi si trattava di un’attività teorica, perché il sindaco di Firenze poteva proporre e
magari impappinarsi (come ha fatto qualche volta sulle pensioni), ma non aveva il
potere di fare un granché, se non di affidarsi ai “renziani” in Parlamento. Questi ultimi,
per la verità, son passati alle cronache per posizioni un po’ maldestre, come la polemica
sul Monopoli, ma su di loro torneremo alla fine.
Da domenica é tutto cambiato. Renzi ha potere vero, é il segretario del PD che, con
l’uscita di Forza Italia, é il partito di gran lunga dominante della coalizione governativa.
Quindi, ciò che dice ora é pesante, né potrà fare come Grillo che incita alla rivolta i corpi
dello stato per poi essere giustificato dai grillini dicendo che in fondo Beppe é fuori dal
Parlamento, é il “portavoce”, ha un linguaggio “forte”, e via giustificando. “My word is my
bond”, la mia parola é la mia garanzia, Mr. Renzi.
E allora vediamo cosa é stato detto nel suo primo discorso da segretario a Milano.
Cominciamo con la “sorpresina” per Grillo. Se M5S voterà la riforma elettorale,
l’abolizione del Senato e delle Province, il PD rinuncerà da subito al finanziamento ai
partiti. Ottime notizie: abolendo il Senato attuale si risparmia quasi un miliardo, altri 2
dalle Province e se poi si danno indietro i soldi dei sussidi di Stato ai partiti si ammette
che la riforma di Letta tutto sommato é farlocca (ma già la promessa implicitamente lo
fa capire) e si mettono in difficoltà le altre formazioni tenacemente attaccate alle
elargizioni pubbliche. Se a ciò si aggiungono i precedenti riferimenti agli studi di Roberto
Perotti sui costi della politica e alla promessa di tagliarne subito un miliardo, ci si può
aspettare che il neo-segretario PD su questo fronte voglia abbattere almeno 4 miliardi di
spesa pubblica: non molti in assoluto, ma in questo settore nessuno ci é mai riuscito
finora.
Inoltre, il giovane Matteo ha dato sfoggio di una retorica “di sinistra” rimettendo al centro
il “lavoro”, ma con soluzioni non propriamente “di sinistra”. Ha infatti invocato regole più
semplici per il mercato del lavoro (quelle che il suo predecessore Epifani chiamerebbe
la “precarizzazione”) e il superamento della Cassa Integrazione con un sistema più
universalistico, soluzione semplicemente più equa e di buon senso, in quanto protegge i
disoccupati e non mantiene in vita le aziende decotte: quasi liberale, direi.
Parlando poi dell’inutilità del dibattito ideologico sull’art.18 dello Statuto dei lavoratori,
Renzi ha citato con allarme il drammatico calo degli investimenti esteri in Italia.
Commendevole: almeno vuol dire che capisce che i capitali stranieri sono un fattore
positivo e quindi si spera non cadrà nelle trappole protezioniste dell’italianità che
affascinano molti suoi compagni di partito. Peraltro, anche quando ha fatto l’elogio del
genio italiano citando il successo della quotazione in borsa della società Moncler , il
sindaco fiorentino non ha mancato di notare che si tratta di azienda francese salvata da
italiani (insomma la libera circolazione dei capitali va bene) con l’aiuto dei fondi di
investimento (forestieri!). L’approccio sembra proprio liberoscambista e, comunque,
vedere il segretario di quello che fu il partito anche di Gramsci, Togliatti e Berlinguer
aprire con un panegirico della quotazione in borsa, beh é un bel vedere.
Sulle banche ha detto che si deve rivedere il rapporto tra politica e istituti di credito (un
po’ vago, ma suonava bene) e che bisogna chiedere però alle banche di uscire
dall’editoria. Qui si potrebbe forse essere d’accordo, ma se la politica deve staccarsi
dalle banche, come prima mossa gli diciamo che devono disinvestire in certe imprese
perché non garba a un politico? Diciamo che poteva esprimersi meglio.
Si é riscattato però sui conti pubblici, dichiarando che la Merkel è diventata in passato
un’alibi per tutti “ma mettere a posto i conti non si fa per la signora Merkel ma per una
normale dignità verso i tuoi figli”. Oooh, non ci voleva tanto a capirlo, così come é
palmare che il debito pubblico ce lo siamo inflitti da soli, non costretti dalla Germania.
Buon segno anche il ribadire che il bilancio deve rimanere a posto senza richieste di
deroghe, aiutini, eccezioni all’Europa.
Bene sulla webtax, bocciata con la formula della competenza dell’Unione Europea
“altrimenti si pensa che siamo contro l’innovazione”. Poiché l’ipotesi in discussione é
bersagliata proprio da chi dice che la tassa é contraria ai trattati europei, si capisce
come la pensa Renzi, che d’altronde ha ribadito anche martedì la sua avversità.
Ma chi sta orgogliosamente rilasciando dichiarazioni su quanto sia bella la webtax antiGoogle? Il deputato Renziano Fanucci insieme al neo-Renziano Boccia, avversati dal
PD-per-caso ma assai competente in economia Giampaolo Galli.
Il punto sta qui. Renzi non ha certo annunciato la rivoluzione liberale, ma gran parte
delle sue misure vanno nella giusta direzione. Peccato che finora i Renziani in
Parlamento si siano segnalati per ignavia o proposte sbagliate: figuriamoci quelli che
non lo sono… Il corpaccione PD ha ancora riflessi condizionati di un certo tipo e non
credo che il neo-segretario voglia diventare l’oggetto di quella commiserazione pelosa
che ha fatto dire a tanti che Andreotti o Craxi o Berlusconi (o il Duce, ai bei tempi) erano
tanto bravi, peccato fossero circondati da miserabili. No, gli uomini di valore si
circondano delle persone giuste, é un tratto della loro intelligenza. Per ora Renzi ha
bisogno di una forte sponda liberale in Parlamento e nell’opinione pubblica per criticarlo
quando sbanda e per incoraggiare i suoi istinti migliori: domani dovrà dimostrare di
saper farli valere da sé
Alessandro De Nicola
Twitter @aledenicola