No all`eutanasia in Europa
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No all`eutanasia in Europa
Europa Consiglio d’Europa. Una risoluzione (non vincolante) dell’Assemblea L’ intenzionale per atto o omissione di un essere umano in condizioni di dipendenza a suo presunto beneficio – si legge infatti all’art.5 - , deve essere sempre proibita”. Inoltre, in caso di dubbio sulle volontà del paziente, “la decisione deve sempre essere tesa a preservare e prolungare la vita”. Nella risoluzione viene inoltre richiesto agli Stati che non lo abbiano ancora fatto, di ratificare e applicare in ogni sua parte la Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina, nota come Convenzione di Oviedo. Pur non essendo vincolante per i 47 Paesi CdE, la risoluzione adottata a Strasburgo può avere positive ricadute sulle sentenze della Corte dei diritti dell’uomo e di conseguenza sulle leggi nazionali. Sulla risoluzione è interventuo anche mons. Aldo Giordano, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, che l’ha definita “una pagina di riferimento per la difesa della vita e della sua dignità”. “Questo pronunciamento riguardo l’eutanasia – spiega – risulta della più alta importanza”. Il rappresentante della Santa Sede esprime quindi gratitudine per “l’opera coraggiosa di parlamentari, I l 7 febbraio 1992 fu firmato a Maastricht il trattato più importante nella storia della costruzione europea dopo il Trattato di Roma del 27 marzo 1957. Questo Trattato di unione economica, monetaria e politica, veniva soltanto pochi anni dopo la caduta del Muro di Berlino, la riunificazione della Germania, il crollo dell’Unione Sovietica. Ne era una conseguenza indiretta. Apriva nuovi ed ampi campi di azione per un’Europa nuova, che non sarebbe più divisa. Sorpassava l’obbiettivo economico della Comunità economica europea fondata trentacinque anni prima, di creare un mercato comune. Segnava difatti una nuova tappa nel processo di, come diceva il testo stesso, “un’unione sempre più stretta tra i popoli dell’Europa”. Portava alla creazione di un’Unione Europea tra i dodici paesi firmatari che erano i membri della Comunità (Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, 5 Notizie flash ■ Kek-Ccee Conclusa la riunione annuale a Ginevra Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa dice un sì convinto al “testamento biologico” e un fermo no all’eutanasia e al suicidio assistito. Il pronunciamento è avvenuto negli ultimi giorni della plenaria invernale che si è conclusa la scorsa settimana a Strasburgo. Con la risoluzione 1859 “Protecting human rights and dignity by taking into account previously expressed wishes of patients”, l’Assemblea sottolinea la necessità che tutti gli Stati membri si dotino di una legislazione in materia di dichiarazioni anticipate di trattamento, ma sbarra la strada alla possibilità di mettere in atto “azioni od omissioni che permettano di provocare la morte di una persona”. “L’eutanasia, intesa come uccisione Per l’Assemblea gli Stati membri devono dotarsi di una legislazione in materia di “dichiarazioni anticipate di trattamento”, ma senza la possibilità di mettere in atto “azioni od omissioni che permettano di provocare la morte di una persona” Sabato, 4 febbraio 2012 I cristiani delle diverse confessioni presenti in Europa devono portare avanti una testimonianza comune nei confronti delle nuove sfide spirituali, demografiche, politiche ed economiche che il vecchio continente si trova oggi ad affrontare. E’ quanto emerso dalla riunione del Comitato congiunto della Conferenza delle Chiese europee (Kek) e del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), che si è svolta dal 26 al 28 gennaio a Ginevra. ■ Turchia Libertà d’informazione: arrestati 40 giornalisti No all’eutanasia in Europa specie del gruppo dei Popolari presieduto da Luca Volontè, che ha presentato l’emendamento decisivo”. C’è nel testo un altro passaggio che l’osservatore permanente ritiene importante: quello nel quale si afferma che “in caso di dubbio, la decisione deve sempre tendere a preservare la vita dell’interessato e a prolungarne la vita”. “C’è una sapienza secolare in questo principio”, commenta mons. Giordano auspicando che “questo testo sia tenuto in conto per le decisioni a livello europeo e nazionale in questo ambito, in particolare per la Corte europea dei diritti dell’uomo. Si tratta di un nuovo segnale che esiste e sta prendendo la parola un’Europa che vuole recuperare con serietà il senso del mistero infinito della vita e della morte; che vuole affermare che la vita ha sempre il primato e ha un valore che non dipende dalla nostra decisione arbitraria; che è stanca di una cultura che si crede dominante e cerca di mascherare il disprezzo della vita dietro una falsa idea di libertà”. Cos’ è il Consiglio d’Europa? Il Consiglio d’Europa, con sede a Strasburgo (Francia), raggruppa oggi, con i suoi 47 Stati membri, quasi tutti i paesi del continente europeo. Istituito il 5 maggio 1949 da 10 Stati fondatori, il Consiglio d’Europa ha come obiettivo quello di favorire la creazione di uno spazio democratico e giuridico comune in Europa, nel rispetto della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo e di altri testi di riferimento relativi alla tutela dell’individuo. L’Assemblea parlamentare è l’organo statutario del Consiglio d’Europa. E’ composto da 318 rappresentanti (e da altrettanti supplenti) designati dai parlamenti nazionali dei 47 Stati membri. Il Consiglio d’Europa non va confuso con l’Unione Europea ed i suoi organismi. Si tratta, infatti, di due istituzioni differenti per origine e funzione. In particolare il Consiglio d’Europa non va confuso con il Consiglio Europeo che è formato dai capi di Stato e di governo dei Paesi dell’UE. ✎ commento | è emergenza libertà di espressione in Turchia, dopo l’arresto a fine dicembre di 40 giornalisti in una sola notte per presunti legami con organizzazioni terroristiche. Secondo Human Rights Watch questi arresti sarebbero la conseguenza di “una definizione troppo ampia di terrorismo, che consente l’imposizione arbitraria delle più pesanti condanne”. L’ondata di arresti è scattata alle sei del mattino del 23 dicembre con una maxi-operazione di polizia. A Istanbul, Ankara, Diyarbakır, Van, Izmir e Adana, gli agenti fanno irruzione nelle redazioni delle agenzie Diha e Etha, del quotidiano curdo Özgür Gündem e nelle abitazioni private dei loro giornalisti arrestando 38 persone, tutte accusate di “propaganda terrorista” e di legami con il Koma Civakên Kurdistan, organo dell’autonomista Partito dei lavoratori del Kurdistan incaricato di organizzarne l’azione nelle città. Nel 2005 era stato il processo contro lo scrittore e premio nobel Orhan Pamuk e la condanna del giornalista turcoarmeno Hrant Dink (poi assassinato da militanti ultra-nazionalisti nel 2007 ) ad attirare l’attenzione della stampa internazionale. Entrambi erano accusati, in base al famigerato articolo 301 del codice penale turco, di “offesa alla turchità” per le loro dichiarazioni relative al genocidio armeno. di Jean-Dominique Durand – Università di Lione Non sciupiamo 20 anni Il 7 febbraio 1992 la firma del Trattato di Maastricht Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna), poi quindici nel 1995, ventisette oggi. Il trattato testimoniava una nuova volontà di andare verso un’unione politica più forte: definizione di una cittadinanza europea, un allargamento delle competenze comuni (educazione, cultura, salute, trasporti, politica industriale, politica sociale ... ), cooperazione rafforzata nella politica estera e nel campo della giustizia e della sicurezza. Soprattutto, il punto forse più importante fu l’unione economica e monetaria che doveva portare alla moneta comune al 10 gennaio 1999 con una Banca Centrale Europea. Ma nell’ avanzare sulla strada di un’unione più stretta, che sembrava dover sboccare sull’unione politica, a un termine più o meno lontano, il Trattato di Maastricht aveva la saggezza di equilibrare l’insieme della costruzione con l’introduzione del principio di sussidiarietà preso in prestito dalla dottrina sociale della Chiesa. Il Trattato di Maastricht resta, rileggendolo vent’anni dopo, un grande testo, complesso, difficile, ma un testo di ampio respiro anche se molto tecnico nello stesso tempo. È stato voluto sopratutto da tre grandi statisti, due cattolici Jacques Delors e Helmuth Kohl, e il socialista François Mitterrand. Aveva la volontà di dare a tutti gli europei un sentire europeo comune, con lo stesso passaporto per tutti, la libera circolazione dei cittadini e la definizione di uno spazio comune, particolarmente per i giovani universitari con la possibilità di studiare in diverse università dell’Unione, ma anche il rafforzamento dei poteri del Parlamento europeo e una semplificazione delle decisioni con il voto maggioritario in seno al Consiglio europeo. Purtroppo il ventesimo del Trattato è oscurato dalla crisi dell’Euro e delle finanze pubbliche e viene celebrato in un’atmosfera di paura e di morosità. Ma non si deve cedere al pessimismo. Maastricht ha avuto il coraggio di mettere in comune il cuore stesso della sovranità degli Stati: la moneta, la difesa, la diplomazia, la polizia, la giustizia, e di dare agli europei una coscienza europea, nel rispetto con il principio di sussidiarietà, dei caratteri propri di ogni nazione. Per la creazione della moneta unica, che sarebbe l’Euro, il Trattato prevedeva diversi meccanismi di prevenzione e di sanzioni per evitare debiti e deficit di bilancio troppo alti. Ma non sono stati rispettati. La crisi viene non da un testo che secondo alcuni sarebbe stato malpensato, ma dall’irresponsabilità dei politici, tanto al livello comune europeo che ai diversi livelli nazionali. A questo riguardo, nel dicembre 2011, la cancelliera tedesca, Angela Merkel ha detto: “Durante gli anni, i politici hanno diluito il capitale di fiducia aggirando i principi dell’Unione economica e monetaria”.