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CLAUDIO CORNO PRIMA PARTE LE UTILI PAGINE 1. GLOSSARIO ABDUZIONE: allontanamento di un segmento corporeo dalla linea mediana del corpo. A DDUZIONE : avvicinamento di un segmento corporeo alla linea mediana del corpo. ANATOMIA: scienza che studia l’aspetto e la struttura degli organi e degli apparati di un organismo. ANTIVERSIONE DEL BACINO (fig. 1): aumento della lordosi lombare. I muscoli che intervengono sono i mm. lombari, il retto anteriore del quadricipite, il tensore della fascia lata, il sartorio, l’ileo-psoas e i mm, adduttori (parte interna della coscia). APPARATO: è formato da più organi che nel loro insieme concorrono allo svolgimento di un processo costituito da più funzioni complesse (digerente, respiratorio, circolatorio, escretore). ARTICOLAZIONE: punto di unione fra ossa diverse tale da consentire un contatto, ma non necessariamente il movimento. ERGONOMIA: è la scienza che si serve di principi scientifici e biomeccanici per migliorare la salute, l’efficienza e la qualità FIG. 1 del movimento usato dall’uomo, sia 9 MAL DI SCHIENA durante il lavoro (adattamento del posto di lavoro alle necessità del soggetto), sia durante la vita quotidiana. FISIOLOGIA: scienza che studia il funzionamento degli organi, degli apparati e dell’intero organismo. LEGAMENTI: fasce di tessuto connettivo fibroso, non elastico, che garantiscono la stabilità delle articolazioni. MALATTIA: qualsiasi condizione per cui un organismo non è in grado di svolgere correttamente le sue funzioni vitali. MUSCOLO: fascio di fibre che si contraggono in risposta alla stimolazione nervosa. MUSCOLI ADDOMINALI FIG. 2 • M. retto dell’addome: è un muscolo lungo che fa parte della parete anteriore dell’addome, ed è disposto verticalmente. Se si blocca il punto superiore di inserzione, i retti tendono a ruota10 CLAUDIO CORNO re il bacino indietro, inversamente flettono il busto sul bacino. • M. obliquo interno (piccolo obliquo): costituisce lo strato intermedio dei muscoli larghi dell’addome. Quando si contrae provoca una inclinazione e torsione del busto dal proprio lato. • M. obliquo esterno (grande obliquo): è il più superficiale dei muscoli larghi dell’addome. Quando si contrae oltre ad inclinare il busto dal proprio lato, lo torce nella direzione contraria a quella del m.obliquo interno. • M. trasverso: è il più profondo dei muscoli larghi dell’addome. La funzione di questo muscolo è quella di contenere i visceri, cinge la vita a mo' di fascia. Ha una funzione statica. L’unico esercizio in grado di agire sul muscolo trasverso, è l’espirazione forzata, ritraendo l’addome. MUSCOLO ILEO-PSOAS FIG. 3 è un muscolo bilaterale ed è formato come dice la parola stessa da due muscoli, lo psoas che si inserisce sulla dodicesima costa e su tutte e cinque le vertebre lombari, l’iliaco si inserisce sull’osso 11 MAL DI SCHIENA iliaco del bacino, entrambi si inseriscono con un unico tendine sul piccolo trocantere del femore. Flettono la coscia sul bacino. In virtù dei suoi attacchi vertebrali, accentua la lordosi lombare, quando il femore è fissato. Questo deve essere tenuto presente in quanto può rappresentare dei problemi sia nell’esecuzione degli esercizi che nella stazione eretta in quanto ruota il bacino in avanti e in basso. ORGANO: è una struttura complessa formata da più tessuti diversi che, nel loro insieme, svolgono una determinata funzione (cuore, polmoni, cervello, fegato, stomaco). PATOLOGIA: scienza che studia le malattie e gli effetti che esse producono negli organismi. PRONO: disteso con il ventre in basso. PROPRIOCETTIVA: sensibilità che ci permette di conoscere le posizioni degli arti anche senza l’aiuto della vista. I propriocettori sono organi posti a livello di muscoli ed articolazioni. PSICOLOGIA: lo studio scientifico del comportamento e dell’esperienza. RETROVERSIONE DEL BACINO (fig. 4): riduzione della lordosi lombare. I muscoli che intervengono sono: gli addominali (retto addominale, gli obliqui interni ed esterni, il traverso), il grande gluteo, il bicipite femorale, il semitendinoso, il semimembranoso, il grande adduttore. SISTEMA: è formato da più organi costituiti da tessuti molto simili (nervoso, endocrino, muscolare, scheletrico). STRESS: lo stimolo che crea un sovraccarico per l’organismo, oppure la valutazione cognitiva che le sfide poste dall’ambiente superino le nostre capacità di affrontarle, o la risposta fisica del corpo agli eventi che ne disturbano l’equilibrio. SUPINO: disteso con la schiena appoggiata a terra. TENDINE: resistente fascio fibroso, formato da filamenti di collagene, che unisce FIG. 4 un muscolo ad un osso. 12 CLAUDIO CORNO 2. PREFAZIONE È inizio primavera, un Ventun di Marzo di un anno non ben definito, una di quelle giornate limpide, dal cielo terso, in cui il sole comincia a dispensare più generosamente il suo tepore ed a scaldare. Un’esplosione quasi palpabile di profumi e di colori rende ancora più piacevole il contatto con la natura, pigramente in procinto di risvegliarsi. Passeggiando con un’amica, futura mamma, lungo un viottolo di campagna, la mia attenzione viene all’improvviso distolta dalla contemplazione rasserenante di quell’armonioso spettacolo naturale: un uomo, con la schiena curva e le gambe tese, sta imprudentemente tentando di sollevare da terra un grosso pezzo di legno, per riporlo, presumibilmente, nel baule, già aperto, della sua automobile. A quella vista, istintivamente, vorrei gridare: “No, non così! Non sollevarlo in quel modo!”ma il mio grido muore, soffocato in gola, mentre sul viso dell’uomo, come spezzato in due da un colpo micidiale della cinica “strega”, già compare una smorfia di dolore, immediatamente seguita da un lamento. Prontamente sottoposto alle cure mediche del caso (iniezioni, antinfiammatori, riposo ecc.), anche quest’uomo entrava dunque a fare parte della triste schiera degli italiani, statisticamente l’85%, affetti da dolori lombari: i cosiddetti “portatori sani di mal di schiena”. Goethe diceva: “non basta conoscere, occorre applicare ciò che si sa”. Infatti, non è sufficiente di per sé l’informazione, dispensatrice di tanti buoni consigli, mediante articoli su riviste e giornali di vario genere e libri specifici su come trattare ed usare la nostra colonna vertebrale, se ad essa non si accompagna la PREVENZIONE. 13 FIG. 5 MAL DI SCHIENA Questa parola, sulla bocca di tutti, in pratica resta per lo più un concetto astratto, trascurato. Vero è che il “prevenire” richiede disponibilità, volontà, impegno, ma come non “sacrificare” alla cura del proprio benessere, per amor proprio, una fetta del nostro tempo? Come spiegare questa sorta di masochismo incurante? Forse adducendo, quale valida giustificazione, la convinzione presuntuosa, comune a molti, di essere quasi invulnerabili? La prevenzione è un percorso lungo e difficile da intraprendere, perché inizialmente in salita e continuamente minato dalla pigrizia, ma nel momento in cui se ne comprende l’importanza, quando si acquista consapevolezza, che la salute è unica ed insostituibile, così come la nostra schiena nel caso specifico, allora se ne fa tesoro. Perché non praticare, ad esempio, dell’attività fisica, dello sport due ore su centosessantotto la settimana, per il nostro ed il vostro bene, dal momento che, alla resa dei conti, paghiamo il medesimo prezzo? Ma a questo punto occorre forse che io mi presenti: sono la tua colonna vertebrale, il tuo asse portante, colei che ti consente di stare in piedi, di camminare, di muoverti, di lavorare, di ballare ecc.; in cambio di tutte queste prestazioni, necessito però d’alcune attenzioni e gentilezze, che spesso mi vengono purtroppo a mancare, a causa della tua indifferenza. Discorrendo all’ombra di un albero secolare, la mia amica ed io siamo giunte alla sconsolata conclusione che hai più riguardi per la tua auto che per noi. D’inverno, infatti, quando il freddo è rigido e temi che lei ti lasci a piedi, corri a riporla in garage ed al minimo, insolito rumore interpelli il meccanico. Al contrario, i miei avvertimenti sono puntualmente inascoltati e sottovalutati, solo quando alzo la voce e richiamo prepotentemente l’attenzione, ti mostri più premuroso ed accondiscendente, rivolgendoti al medico, ma, spesso, con ritardo, cosicché spesso i rimedi non mi consentono comunque di ritornare come nuova. Il mal di schiena dunque è una spada di Damocle, che prima o poi mi colpirà, soprattutto a causa della tua negligenza. …continua… 14 CLAUDIO CORNO 3. STRUTTURA DELLA COLONNA VERTEBRALE Per comprendere correttamente le origini del mal di schiena, occorre che tu conosca le mie caratteristiche anatomiche e biomeccaniche, oltre alle funzioni delle vertebre e dei dischi intervertebrali. Innanzi tutto sono oggetto di varie denominazioni: colonna vertebrale, rachide, spina dorsale e, come avrai già intuito, garantisco, in opposizione alla gravità, sia la postura eretta statica, sia il coordinamento degli organi preposti allo spostamento. Collego al cranio il bacino, dalla cui posizione e dai cui movimenti sono condizionata, essendo esso la mia piattaforma d’appoggio, da cui dipendono le mie tre curve. Tramite le radiografie, appaio rettilinea, qualora io sia ripresa frontalmente (nel caso presentassi deviazioni laterali, mi si diagnosticherebbe una patologia nota col nome di scoliosi); qualora invece io sia “fotografata” di profilo (piano sagittale), mi presento naturalmente curvilinea, dal momento che ho assunto una forma a S per adattarmi alla posizione eretta dell’uomo ed alla marcia. In particolare tre sono le curve fisiologiche (fig. 6): a cervicale, dalla convessità anteriore (lordosi cervicale); a dorsale, dalla convessità posteriore (cifosi dorsale o toracica); a lombare, dalla convessità anteriore (lordosi lombare). In tal modo, grazie alle suddette curve, ho una capacità di resistenza alle forze di compressione dieci volte maggiore rispetto a quella di una struttura diritta. Mi contraddistinguo per solidità e contemporaneamente per flessibilità ed elasticità, oltre che per la protezione del midollo spinale, presente al mio interno, distribuito in tutta la mia lunghezza e da cui si diramano le terminazioni nervose FIG. 6 per tutto il corpo (fig. 7). 15 MAL DI SCHIENA In sintesi, sono costituita da 33 vertebre sovrapposte (7 cervicali, 12 dorsali o toraciche, alle quali sono saldate le coste, formando la cassa toracica, cinque sacrali quattro coccigee), separate dai dischi intervertebrali (cui si aggiungono i legamenti, necessari per unire il tutto), FIG. 7 che fungono da ammortizzatori inoltre permettono i vari movimenti al rachide. Hanno una parte interna gelatinosa, il nucleo polposo, ed una parte esterna fibrosa, l’anello fibroso (fig. 8). ,Informazioni più approfondite sulla colonna vertebrale le puoi trovare nelle “utili guide”. FIG. 8 16 CLAUDIO CORNO 4. INTRODUZIONE …al ritorno dalla nostra passeggiata, la mia amica ed io, per le vie del centro, raccontiamo l’accaduto alle colonne vertebrali di persone d’età diverse e dalle differenti occupazioni, scoprendole tutte “ammalate” di lombalgia, sottoposte a sforzi e costrette a posture rischiose per l’integrità della loro struttura. Successivamente la nostra associazione “Per Una Colonna Sana” ha organizzato un dibattito sull’argomento, un’occasione d’incontro offerta a tutte le persone interessate. Circa otto colonne su 10 soffrono di lombalgia, affezione del tratto lombare, manifestante dolore e limitazione delle funzioni, di cui possono essere responsabili ben 841 cause. Solo nel 20% dei casi è possibile diagnosticare una lombalgia specifica cioè attribuibile a cause patologiche note. Alcuni fattori contribuiscono ad alimentare il rischio di tale malattia, ad esempio la scarsa attività fisica, movimenti errati, debolezza muscolare del dorso e dell’addome, scarsa elasticità muscolare, assunzione di posture scorrette prolungate nel tempo, lavoro sedentario o fisicamente stressante. Dunque la lombalgia non ha rispetto per nessuna di noi! Possiamo tranquillamente dire senza pericolo di smentita che la lombalgia è un MALE DEMOCRATICO. Nel nostro paese attualmente sono in funzione circa 6000 palestre, frequentate approssimativamente da 3.500.000 persone in cerca di benessere; ma se condurre una vita sedentaria comporta implicazioni negative, non è un’attività sportiva troppo intensa la soluzione al problema. Occorre saper dosare l’esercizio fisico in modo sano, equilibrato e razionale, senza strafare, imparando a ponderare le esigenze e le possibilità del proprio corpo ed evitando esasperazioni d’ogni genere. Infatti, secondo quanto è emerso da uno studio recente (condotto dall’American College of Sport Medicine), allenamenti troppo impegnativi o protratti per periodi molto lunghi potrebbero causare addirittura stanchezza ed insonnia. A fine riunione, a tutela della salute della colonna vertebrale, è stato redatto un programma, al cui interno sono emersi 17 MAL DI SCHIENA alcuni punti fondamentali per una corretta igiene vertebrale, così riassumibili: a attenzione ai movimenti errati: “non basta conoscere, occorre applicare ciò che si sa” (Goethe); a assumere e mantenere una corretta posizione in piedi ed una altrettanto corretta postura nei vari momenti della giornata, al fine di prevenire o alleviare il dolore lombare. Posture scorrette, infatti, provocano dolore; a svolgere dell’esercizio fisico corretto e regolare, di cui l’uomo necessita, per mantenere sani dischi intervertebrali, legamenti, muscoli, articolazioni; a eseguire esercizi di contrazione, rilassamento, stiramento dei muscoli durante le pause lavorative, per limitare i disturbi dovuti al trascorrere troppe ore in piedi o seduti; a allenare la schiena, così come si addice ad ogni altro organo, per favorire lo sviluppo di tutte le sue potenzialità; a qualsiasi prestazione della colonna vertebrale non è possibile senza la collaborazione dei muscoli, poiché i legamenti, da soli, non le permettono di mantenere a lungo la stazione eretta. È dunque fondamentale mantenere un buon tono muscolare, per non esporre le articolazioni intervertebrali (dischi e faccette articolari) a sollecitazioni esagerate; a riposare la schiena, mediante una corretta posizione supina, la sola in grado di conferirle un completo rilassamento; a evitare di stare troppo a lungo seduti, poiché tale posizione sollecita maggiormente la schiena, rispetto alla postura in piedi; a la colonna vertebrale di un soggetto sovraffaticato, stressato, depresso è più vulnerabile; a diversi fattori, spesso concomitanti, predispongono la colonna vertebrale ad accusare disturbi: ad esempio l’età, il sesso, la costituzione fisica; a evitare di sottoporre a sforzi eccessivi anche le colonne sane; a trattare con riguardo la propria colonna vertebrale: quando la si trascura, si ribella ed in quel caso sono dolori. 18 CLAUDIO CORNO 5. GIORNATA TIPO DI UNA COLONNA VERTEBRALE …Ore 7.00 suona la sveglia... L’idea del risveglio si accompagna a quella del movimento; spesso però, al suono della sveglia, si commette l’imprudenza di lasciare il letto troppo bruscamente e precipitosamente oppure di mettersi seduti, sollevando il busto e mantenendo tese le gambe. Proprio come il motore di un’auto, le articolazioni, i muscoli, i dischi intervertebrali necessitano, soprattutto con l’avanzare dell’età, d’alcuni minuti per riprendere correttamente le loro funzioni, per “riscaldarsi”, ricorrendo a movimenti lenti e dolci, che consentano loro di affrontare il cambio di posizione in modo non traumatico. u PER LASCIARE IL LETTO È opportuno rispettare alcune regole fondamentali nel momento in cui ci si alza dal letto. Qualora tu sia in posizione supina, collocati su un fianco, ruotando e mantenendomi immobile. Per ruotare ad esempio verso sinistra, solleva il braccio sinistro e ponilo al di sotto della testa; porta poi il destro sul lato sinistro del corpo, che a questo punto puoi fare ruotare, flettendo le ginocchia e lasciandole “cadere” nella medesima direzione. Seguendo queste semplici indicazioni, eviterai torsioni al busto. Successivamente, servendoti dell’appoggio delle mani sul letto e del bacino come perno, il tronco può assumere la posizione verticale, mentre le gambe, scivolando fuori dal letto e fungendo da FIG. 9 pendolo, toccano terra. 19 Da P. Oldenkott MAL DI SCHIENA Dopo esserti così seduto, per alzarti in piedi, poni un piede un po’ più avanti dell’altro, fletti lievemente il busto sempre in avanti e, facendo forza sulle ginocchia con le mani, contraendo gli addominali, sollevati. u IN BAGNO Anche il bagno può nascondere insidie pericolose per la mia salute, nonostante ogni mattino, al risveglio, io qui mi compiaccia, guardandomi allo specchio, nel vedermi più slanciata, più alta di circa due centimetri, rispetto alla sera; infatti, durante la notte, i dischi intervertebrali, sottoposti ad una minore pressione, ritrovano lo spessore originario, richiamando materiale nutritizio ed acqua, che consente il loro naturale rigonfiamento. In particolare, il lavello, generalmente largo e profondo, è il nemico più temuto dalla schiena, a causa dell’assoluta scomodità cui la costringe, dovendo FIG. 10 inclinare su di esso il busto, in genere questo avviene a gambe tese, nel momento in cui ci si lava il viso, i denti, ci si rade la barba, ci si trucca, ecc. Per evitare di sforzare eccessivamente i muscoli lombari, sarebbe quindi opportuno appoggiare, ad esempio, le cosce contro il lavello, piegando leggermente le ginocchia, oppure un piede su di uno sgabello o sul bordo della vasca o ancora una mano sul lavandino stesso. Più in generale, converrebbe fare la doccia invece del bagno, poiché si evitano troppi contorsionismi sia per entrare sia per uscire dalla vasca, ed usufruire però della vasca per lavarsi i capelli, inginocchiandosi vicino al bordo e mantenendo una gamba piegata, in modo da non procurare dolore alla zona lombare. Infine, ci si dovrebbe sempre sedere, per vestire pantaloni, calze e per calzare le scarpe, avvicinando così le gambe al busto. 20 CLAUDIO CORNO u SCENDERE LE SCALE Dopo esserti preparato e dopo aver consumato la prima colazione, eccoti pronto ad uscire e ad espormi, incurante, a nuovi pericoli. Già scendendo i gradini delle scale devi prestare attenzione a come metti i piedi, infatti, è più conveniente appoggiare prima la punta piuttosto che il tallone del piede, in moda tale da ammortizzare meglio l’urto con la gamba semipiegata, senza andarmi ad interessare. u MEZZI PUBBLICI Nel caso tu usufruisca di mezzi pubblici per i tuoi spostamenti e non abbia la “fortuna”, durante il tragitto, di trovare posto a sedere, ricordati sempre di orientare il fianco nel senso di marcia del mezzo e di flettere lievemente le gambe, per attutire i contraccolpi, provocati dalle vibrazioni del mezzo, dalle accelerazioni e dalle frenate, che m’impediscono di mantenere una posizione d’equilibrio, sottoponendomi ad assestamenti continui e stressanti. u AUTO Chi invece si serve della propria auto ed in particolare chi svolge un lavoro, che comporta quotidianamente molte ore di guida (ad esempio, i tassisti, i camionisti, i rappresentanti, ecc.), ha buone probabilità di essere colpito dalla cosiddetta “sindrome del gran guidatore”, che interessa proprio me, la tua colonna vertebrale. All’origine di questa sintomatologia sono stati individuati i sobbalzi e le vibrazioni prodotte dal veicolo e la postura assunta dall’individuo. L’insorgere di questo fenomeno (rachialgie, lombalgie, cervicalgie) può essere però prevenuto, richiedendo, al momento dell’acquisto del mezzo, un sedile anatomico, conforme alla propria struttura corporea, come quelli personalizzati dei piloti di F1, realizzati appositamente su misura, a guisa di un abito, per risparmiare alla colonna vertebrale posture errate e fastidiose, dolorose contrazioni ai muscoli dorsali e stiramenti ai legamenti vertebrali. 21 MAL DI SCHIENA Il sedile deve essere, inoltre, correttamente posizionato alla giusta distanza dai pedali, poiché le gambe compiono, ripetutamente, movimenti costanti e presentare una moderata inclinazione, che favorisca una postura confortevole, oltre ad essere provvisto di un poggiatesta regolabile. L’industria automobilistica, grazie agli studi ergonomici realizzati negli ultimi anni, ha prodotto sedili in grado di rispondere sempre più specificamente alle esigenze suddette, con una vasta offerta di soluzioni e caratteristiche diverse, a seconda delle marche: particolarmente conosciuti sono ad esempio quelli morbidi e superadattabili delle auto francesi e quelli tedeschi più rigidi, dotati del sostegno lombare o di protezioni laterali, per il contenimento in curva. Ciascuno, procedendo per tentativi, deve raggiungere la regolazione ottimale del sedile, in base alla propria conformazione, ricordando, comunque, di posizionarlo sufficientemente in avanti, in modo che le ginocchia risultino un po' più alte rispetto alle anche, per diminuire la tensione del muscolo ileo-psoas e ridurre quindi la lordosi lombare (sia le posizioni eccessivamente lordotizzanti sia quelle eccessivamente cifotizzanti risultano dannose). Oggi molte auto permettono di alzare ed abbassare il sedile, tutte di modificarne l’inclinazione, per semplificare la ricerca di un’adeguata postura. Riassumendo, il sedile deve essere regolabile in altezza, dotato di sponde laterali, che racchiudano il tratto toraco-lombare e di un sostegno dello spessore di almeno 5 cm, inclinato di 14° rispetto al piano orizzontale e con un’inclinazione dello schienale di circa 120°, caratterizzato da una rigidità sufficiente perché i glutei non s’infossino e fornito di un poggiatesta, indispensabile, in caso d’urto, per la prevenzione del famigerato colpo di frusta cervicale. Chi guida automobili, autobus (il 40% presenta un nucleo polposo erniato), trattori (tra il 61% ed il 94%), macchine per i movimenti di terra (70%), e camion (80%) è più colpito di altri da dolori lombari, a causa della relazione intercorrente fra le vibrazioni, prodotte dal mezzo, ed il rachide. Quando il corpo umano, in posizione seduta, è sottoposto alle suddette vibrazioni, reagisce agli stimoli da loro prodotti, 22 CLAUDIO CORNO entrando in risonanza con esse. In questo caso i muscoli, che sorreggono la colonna vertebrale, sovraffaticati per l’esposizione alle vibrazioni medesime, derivanti dalla guida, ne intensificano gli effetti, anziché assolvere adeguatamente il loro compito di difesa e protezione del rachide. Successivamente, risulterebbe problematico compiere determinate azioni, quali il sollevamento di grossi pesi o lo scaricamento di un veicolo, dal momento che la muscolatura indebolita ed i dischi intervertebrali compressi rivelano una minore attitudine a trattenere e distribuire il carico (ogni individuo da seduto manifesta una diminuzione dell’altezza, poiché la colonna si comprime e si accorcia). È possibile ridurre il rischio di dolori lombari ed attenuare gli effetti negativi delle vibrazioni, in posizione seduta, tramite l’impiego di sedili specificamente strutturati, la cui inclinazione diminuisca la pressione sul rachide. ,Per un maggior approfondimento sul rischio vibrazioni e colonna vertebrale consultare l’allegato “A”. u IGIENE DI GUIDA Infine, occorre che la persona al volante osservi una corretta igiene di guida. Nel momento in cui sali in auto, è opportuno volgere la schiena all’auto, sedersi dolcemente reggendosi con le mani dopo di che sollevare le gambe verso il torace ed introdurle successivamente all’interno del mezzo, facendo perno sui glutei (per scendere dall’auto si segua il procedimento contrario). Inoltre, per gli uomini, volendo giungere a destinazione senza accusare dolori al bacino ed alle gambe, è controindicato sedersi in macchina tenendo il portafogli nella tasca posteriore dei pantaloni: il portafogli, infatti, spostandosi insieme ai pantaloni, esercita, normalmente, una pressione continua sull’articolazione sacroiliaca, collocandosi sulla parte inferiore dell’osso iliaco e determinando un lievissimo spostamento all’indietro dell’emibacino. Ricordati che, durante la guida, gli arti superiori vanno appoggiati per evitare di sovraccaricare il collo, utilizzando alternativamente a sinistra il finestrino e a destra il portaoggetti situato 23 MAL DI SCHIENA tra i due sedili o un altro appoggio. Nel caso si debbano affrontare lunghi viaggi, una sana igiene di guida prevede brevi soste ogni due o tre ore, così da consentire il rilassamento della mente e dei muscoli, intorpiditi dall’immobilità prolungata. , A tale fine si possono anche sfruttare i momenti d’attesa, in coda ed al semaforo, per eseguire alcuni esercizi, trasformando temporaneamente l’automobile in una palestra (Scheda 1). u LE VALIGIE, LE BORSE Nonostante tutti questi deterrenti, continuiamo ad essere autodipendenti, soprattutto per ovviare ai ritmi frenetici, che regolano la nostra vita quotidiana. Dulcis in fundo, l’automobile, fonte inesauribile di sorprese, può tendere insidie anche nel momento in cui si caricano o scaricano borse e valigie. Nel primo caso, è consigliabile appoggiarle sulla sponda del baule e spingerle all’interno, dopo aver piegato le ginocchia ed essersi appoggiati al paraurti, evitando di sporgersi in avanti e di piegare il busto. Qualora si utilizzi la bagagliera, si cerchi di distribuire il carico complessivo in più pacchi, del minor peso possibile, per non sottopormi ad uno sforzo esagerato ed improprio, servendosi, possibilmente, anche di un rialzo. Nel secondo caso, quando cioè si svuota il bagagliaio dell’auto, è fondamentale muoversi con accortezza, poiché minore è la mia stabilità, essendo io in rotazione e sottoposta agli effetti di leva più pericolosi. Evitate, inoltre, di compiere movimenti più adatti a contorsionisti, cioè delle torsioni del busto (da seduti) per riporre(o riprendere) sul sedile posteriore borse o valigette. I muscoli dorsali, in contrazione per il viaggio e richiamati ad uno sforzo improvviso, s’irrigidiscono, mentre le superfici articolari, nel momento in cui ci si gira per sollevare la borsa, si bloccano, non riuscendo a riassumere la posizione iniziale. Sempre a proposito di valigie, la soluzione ideale per non espormi a possibili lesioni, consiste nel trasportarne due dello stesso peso, così da bilanciare lo sforzo, ricordandosi di alzarle 24 CLAUDIO CORNO contemporaneamente, piegando le ginocchia e contraendo gli addominali (stabilizzando così il bacino e la colonna vertebrale). Tale impresa è poi facilitata dall’impiego di valigie dotate di ruote. u IN UFFICIO Servendomi dunque dell’auto, percorro la distanza che mi separa dal posto di lavoro, affrontando lunghe code di traffico e mettendo a dura prova la pazienza, durante le interminabili attese ai semafori. Dopo aver parcheggiato la macchina in prossimità dell’ufficio ed aver raggiunto a piedi l’androne, rinuncio a prendere l’ascensore e, vincendo la pigrizia, faccio le scale fino all’ultimo gradino! Dopodiché, mi abbandono, finalmente, alla comoda poltrona della mia scrivania, dove trascorrerò la quasi totalità della giornata lavorativa. Milioni di persone, infatti, ogni giorno, per circa 12 ore del loro tempo restano sedute, postura che, rispetto a quella in piedi, esercita sui dischi intervertebrali il 50% in più di pressione, poiché si annulla la lordosi lombare. In tale posizione ed a busto eretto, il peso del capo, del tronco e degli arti superiori comprime le vertebre ed i dischi intervertebrali, soprattutto verso il basso, nella parte inferiore della schiena, ma mantenendomi diritta nel rispetto delle mie curve fisiologiche, i dischi intervertebrali, correttamente compressi, ammortizzano adeguatamente il carico cui sono sottoposti. Nel caso in cui si pieghi il busto in avanti, il peso non sarà più distribuito uniformemente, gravando tanto più sulla parte anteriore del disco quanto maggiore risulterà la flessione, fino a causare lo stiramento posteriore dell’anulus. Particolarmente pericoloso risulta anche allontanare le braccia, utilizzando un carico aggiuntivo, compiere una torsione del busto: in tale circostanze, lo stiramento eccessivo dei legamenti potrebbe tradursi in un blocco lombare (il famigerato “colpo della strega”) o in una lombalgia cioè in un’esagerata contrazione muscolare di difesa, in risposta al dolore. ,Per un maggior approfondimento sulle pressioni discali consultare “le utili guide”. 25 MAL DI SCHIENA u LA POSTURA LOMBARE IN POSIZIONE SEDUTA Sempre più spesso si è obbligati a svolgere il proprio lavoro trascorrendo molte ore seduti ad una scrivania, al computer ecc., nel qual caso è consigliabile avere l’accortezza di assumere e mantenere sempre una postura corretta, di evitare torsioni al busto, utilizzando possibilmente sedie girevoli munite di rotelle e di concedersi, ad intervalli quasi regolari, brevi pause, durante le quali consentire il movimento di gambe, schiena e collo anche perché la posizione seppur corretta ma immobile è dannosa per la colonna vertebrale. Occorre proteggere la schiena appoggiando i piedi su di un supporto, così da modificare l’angolo compreso tra il dorso e le cosce, regolare la postura lombare tramite il movimento del bacino (basculamento pelvico): la contrazione degli addominali e dei glutei favorisce, infatti, la delordosi. Inoltre, la sedia utilizzata deve rispondere ad alcuni requisiti fondamentali: schienale diritto e sufficientemente alto, da permettere uno stabile appoggio della zona dorso-lombare (tale appoggio, infatti, alleggerisce il peso del tronco); braccioli per i gomiti, che consentono una diminuzione del 50% della pressione, che agisce sui dischi lombari; sedile di media altezza, per facilitare l’appoggio a terra dei piedi e perché l’angolo compreso tra il femore ed il bacino non superi i 90° (in tal modo s’impedisce un’eccessiva distensione dell’ileo-psoas e la zona lombare può mantenere una postura naturale e corretta, intermedia tra la lordosi e la cifosi); profondità idonea a permettere l’avvicinamento allo schienale del bacino, in modo che questo mantenga una posizione neutra, né antiversa né retroversa (anche se una lieve retroversione è preferibile ad un’antiversione) e che la parte posteriore del ginocchio (cavo popliteo) disti circa 6-7 cm dall’estremità anteriore del sedile. Alcune ricerche, condotte in questo campo al fine di raggiungere un livello ottimale di produzione, hanno suggerito la realizzazione di sedie prive di schienale, con il solo sostegno per le ginocchia e con il sedile inclinato lievemente in avanti, le quali comporterebbero un miglioramento del 15% sia del deflusso venoso che del flusso arterioso. Tuttavia, studi comparati ne hanno messo in evidenza anche gli 26 CLAUDIO CORNO svantaggi, legati ad un maggior affaticamento dei muscoli erettori spinali, dovuto, in assenza dello schienale, alla loro contrazione costante, che provocherebbe un aumento della lordosi lombare ed un sovraccarico delle articolazioni interapofisarie. Poco incidente sarebbe l’inclinazione del sedile. In conclusione, è stata dimostrata la maggiore scomodità del suddetto modello rispetto a quello tradizionale e la mancanza d’elementi precisi, cui uniformarsi, per la progettazione di una sedia che risponda perfettamente alle esigenze fisiche dell’individuo. In posizione seduta occorre inoltre regolare, in funzione della statura e delle caratteristiche della colonna, il rapporto fra sedia e piano di lavoro: qualora quest’ultimo sia orizzontale, il capo è costretto a mantenersi flesso, qualora sia inclinato, sia la testa che il busto possono mantenersi eretti. Si ricordi, infine, l’utilità del leggio, se si è soggetti a cervicalgie. • LA POSIZIONE CON LE GAMBE ACCAVALLATE L’assunzione della postura seduta, a gambe accavallate, oltre ad essere spontanea e molto frequente risulta essere anche fisiologicamente valida, favorendo un lieve aumento della lordosi lombare, alternando il carico e lo scarico delle strutture molli e dei muscoli ed alleviando, in particolare, la fatica di quelli addominali obliqui, dal momento che accresce la stabilità delle articolazioni sacro-iliache. Tale postura risponde anche ad esigenze estetiche, nel caso s’indossino indumenti corti. u AL COMPUTER Il rapido evolversi dello sviluppo tecnologico degli ultimi anni ha imposto l’impiego sempre più esteso del computer, determinando un aumento significativo del numero dei suoi fruitori, a scopo lavorativo e non. Nonostante lo stare al computer implichi la stazione seduta, apparentemente comoda, tenere lo sguardo fisso e concentrato sullo schermo, sottopone, tuttavia, i muscoli del collo e delle spalle ad un eccessivo accumulo di tensione muscolare, sensibilmente accentuata, nel caso il video non sia allineato con la vista e l’operatore, durante lo svolgimento del suo lavoro, 27 MAL DI SCHIENA sia costretto a compiere frequenti flessioni, estensioni o torsioni del collo (il monitor deve essere posizionato in modo tale che lo sguardo abbia un’inclinazione tra i 15 e i 30°). Di fondamentale importanza risulta essere il rilassamento di spalle, polsi, mani e dita, così da evitare vari disturbi: dolori e formicolii, la sindrome del tunnel carpale (infiammazione dei tendini dei polsi e compressione dei nervi), l’epicondilite (sindrome da movimento ripetitivo). Può inoltre essere utile inclinare il piano posteriore della tastiera, per facilitarne l’adattamento alle mani ed ai polsi, da mantenere in posizione neutra, dritti e in avanti, con le braccia in verticale e gli avambracci in orizzontale, facendo uso inoltre di un appoggio morbido (tipo gommapiuma fissato sul bordo della scrivania), che garantisca una maggiore comodità. Tali accorgimenti evitano l’insorgere di problemi, causati da movimenti limitati e ripetitivi, da una scarsa circolazione e dalla pressione che la parte superiore del corpo esercita sugli avambracci, “tagliati” dal bordo della scrivania. Nel corso della giornata conviene comunque assumere posture diverse, praticando possibilmente, nei ritagli di tempo, semplici esercizi, per riattivare la circolazione e per sgranchire le articolazioni. , A tal fine si possono anche sfruttare le pause e i “tempi morti” per eseguire alcuni esercizi, trasformando temporaneamente l’ufficio in una palestra (scheda 2). u PER ALZARSI DALLE SEDIE Nel momento in cui si decide di lasciare la sedia (questo consiglio è valido in qualsiasi simile circostanza), occorre spingersi sul bordo, anteponendo un piede all’altro, in modo da alzarsi conservando il baricentro basso e mantenendo la schiena quasi eretta, evitando accuratamente il colpo di reni, servendosi nella salita anche dell’aiuto di mani, braccia ed addominali dalla flessione del busto in avanti e la spinta sulle ginocchia. u LA POSIZIONE IN PIEDI Particolarmente importante, durante le varie attività connesse alla stazione eretta, risulta essere il controllo dell’azione del 28 CLAUDIO CORNO muscolo psoas-iliaco, dal momento che esso effettua sollecitazione sui corpi e sui dischi lombari, inserendovi si anterolateralmente e causando sia iperlordosi lombare che antiversione del bacino. Si consiglia, a coloro che sono soggetti a lunghe permanenze in piedi (cassiere, commesse/i parrucchiere/i ecc.), di ricorrere ad alcuni espedienti, al fine di evitare la lordosi lombare da stazione eretta: appoggiare su di uno sgabello un piede, alternandolo periodicamente all’altro, così da mantenere costante la flessione dell’anca e consentire l’avvicinamento dei capi articolari dello psoas-iliaco e la sua detensione: ciò è sufficiente ad impedire l’iperlordosi ed il sovraccarico delle faccette articolari posteriori; attuare la retroversione del bacino (basculamento pelvico), coinvolgendo sia i glutei che gli addominali, per non aggiungere all’affaticamento degli erettori spinali e dorsali, il sovraccarico delle articolazioni posteriori; piccole pause in posizione seduta o brevi passeggiate potrebbero darmi sollievo. u PAUSE PER CAFFÈ E SIGARETTA “Lasciati il pacchetto alle spalle” è lo slogan dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Come tutte le cattive abitudini, anche questa si diffuse molto rapidamente nel resto del mondo e ai giorni nostri il vizio del fumo interessa una grande percentuale dell’umanità. Tutti sanno che fumare fa male, eppure continuano a farlo: perché? Per un semplice motivo: le foglie di tabacco contengono una sostanza, la nicotina, che è un alcaloide, cioè una droga. Chi inizia a fumare per curiosità, ne diviene rapidamente schiavo e non può più farne a meno, se non con un grandissimo sforzo di volontà. La nicotina può dare una temporanea sensazione di benessere, ma provoca notevoli danni all’organismo: accelera le pulsazioni del cuore, fa aumentare la pressione sanguigna, provoca disturbi allo stomaco, ed è comunque un veleno. Non per nulla entra nella composizione di parecchi insetticidi. La nicotina non è comunque la cosa peggiore: la combustione delle foglie di tabacco libera più di 3500 diverse sostanze chimiche, e il loro 29 MAL DI SCHIENA numero aumenta ulteriormente se il tabacco è bruciato assieme alla carta, come accade nelle sigarette. Molte di queste sostanze (nitrosammina, catrame, cianuro d’acroleina, ecc.) possono provocare tumore, altre, come la rutina, sono responsabili di malattie cardiovascolari come l’infarto del miocardio e l’arteriosclerosi. L’ossido di carbonio che si sprigiona durante la combustione ha infine effetti dannosi sugli scambi respiratori che avvengono negli alveoli polmonari e sul trasporto d’ossigeno da parte dei globuli rossi del sangue, in quanto, l’ossido di carbonio, inspirato con il fumo di sigaretta si lega all’emoglobina e riduce la capacità del sangue di trasportare l’ossigeno ai tessuti provocando ridotta capacità respiratoria, ridotto rendimento muscolare, invecchiamento precoce dei tessuti. Altra sostanza molto nociva è il catrame. Con il termine catrame si indicano diverse sostanze solide presenti nel fumo, molte delle quali con effetto cancerogeno. Il catrame inoltre ha un’azione irritante sulle cellule ciliate delle vie aeree dell’apparato respiratorio. Le statistiche, d’altra parte, parlano chiaro: i casi di cancro del polmone sono venti volte più numerosi nei fumatori che nei non fumatori, e altrettanto numerosi sono i casi di bronchite cronica e d’enfisema polmonare. Quindi che cosa fare? In teoria, le soluzioni sono molto semplici: smettere di fumare se siamo fumatori, non cominciare se non lo siamo. Tra l’altro, la nocività del fumo non dipende solo da quanto si fuma, ma anche da quando si è cominciato. Non cominciare è abbastanza facile; smettere, come abbiamo detto, è più difficile. Se proprio non riusciamo a smettere dedichiamoci almeno ai sigari o alla pipa: in questo modo eviteremo, se non altro, i prodotti di combustione della carta; la temperatura del fumo di sigari e pipa è inoltre più bassa di quella del fumo di sigaretta: in esso non si formano quindi parecchie sostanze cancerogene per la cui produzione sono necessarie alte temperature. Se poi siamo fumatori accaniti di sigarette e non c’importa nulla della nostra salute, pensiamo almeno alla salute degli altri. Chi si trova in un locale chiuso assieme ad un fumatore, respira almeno il 30% del suo fumo; una fumatrice in gravidanza costringe il bimbo che porta in grembo a fumare con lei e può procurargli gravi danni ancor prima della nascita. 30 CLAUDIO CORNO Ma ritorniamo al mal di schiena, dove diversi studiosi hanno verificato che esiste una correlazione tra il fumo e le crisi di dolori lombari. Ricerche hanno dimostrato che, diminuendo l’abitudine al fumo, si ottiene una diminuzione del mal di schiena, probabilmente per via di una migliore ossigenazione delle strutture muscolo-articolari della colonna vertebrale. L’effetto fumo è amplificato dal fatto che i fumatori bevono circa il 250% in più di caffè dei non fumatori (e, in generale, gli uomini ne consumano il 25% in più delle donne), esponendosi ai plurimi effetti mediante i quali la caffeina potrebbe provocare l’esacerbazione del dolore muscolo-scheletrico cronico. In particolare, dal punto di vista cardiovascolare, essendo essa un vasocostrittore, favorisce le patologie arteriose aterosclerotiche (uno dei fattori eziologicamente riconducibili alla lombalgia consiste, infatti, nell’alterazione dell’apporto sanguigno, cioè ischemia). Dal punto di vista neuromuscolare, intensifica la contrazione muscolo-scheletrica, provocando un più rapido affaticamento dei muscoli a contrazione lenta (ad esempio quelli lombari posturali), oltre a stimolare la liberazione di catecolamine, responsabili di una maggiore sensibilità dei nocicettori muscolari e di un conseguente aumento della percezione del dolore. Inoltre la perdita di calcio nelle urine, indotta dalla caffeina, nonché dalla nicotina, diminuisce il contenuto minerale osseo, determinando, probabilmente, un aumento delle microfratture vertebrali. Da non sottovalutare infine l’effetto psicologico della caffeina, con amplificazione dello stato ansiogeno e della sensazione del dolore (essa è infatti un’antagonista degli oppioidi e, forse, delle endorfine endogene). 6. PSICOLOGIA E MAL DI SCHIENA A proposito dell’aspetto psicologico è stato ormai dimostrato che i fattori psicologici, sono variabili importanti nella epidemiologia, nell’impatto socioeconomico e nella prognosi del dolore lombare. 31 MAL DI SCHIENA Stress, depressione e disturbi di tipo ansiogeno sono frequentemente correlati al mal di schiena cronico. L’insoddisfazione riguardo il lavoro, il posto d’impiego, la condizione sociale ed un insoddisfacente grado di responsabilità sembrano associati ad un’incidenza maggiore di lombalgie. ,Per un maggior approfondimento sull’aspetto psicologico ed il mal di schiena vedere l’allegato B. ,Per un maggior approfondimento sullo stress vedere l’allegato C. 7. PER QUANTO RIGUARDA LE DONNE u I LAVORI DOMESTICI Le mansioni quotidiane svolte dalle casalinghe impongono alle colonne vertebrali, più d’altre occupazioni, posture scorrette, flessioni, estensioni e torsioni del tronco: normalmente, però, tale lavoro è oggetto di poche ricerche e di scarsa considerazione. Molti ignorano, ad esempio, che per compiere adeguatamente i movimenti che consentono di raccogliere oggetti da terra, di rifare i letti, ecc., occorre piegarsi sulle gambe, tenere un ginocchio appoggiato sul pavimento, in modo da non costringere il busto a flettersi in avanti. Non si può affermare che cucinare, stirare, lavare i piatti sia particolarmente faticoso, ma lo è mantenere a lungo la posizione eretta statica con il busto curvo in avanti, per questo motivo occorre posare un piede su di un rialzo in modo tale da evitare un’accentuazione della lordosi lombare con la comparsa del mal di schiena. Una semplice “operazione” quotidiana come quella del caricare la lavastoviglie, può nascondere pericolose insidie. Chi usa sciacquare piatti e bicchieri prima di introdurli nell’elettrodomestico spesso lava un oggetto per volta e lo infila nella lavastoviglie facendo una flessione associata ad una torsione del busto, accoppiata vincente nel provocare dolore lombare. È più conveniente una volta sciacquati tutti i piatti, riporli sopra la lavastoviglie, piegarsi sulle gambe ed inserirli nel loro apposito alloggiamento. Per pulire i pavimenti è preferibile 32 CLAUDIO CORNO fare uso di scope, spazzoloni, lucidatrici dotati di un manico sufficientemente lungo e possibilmente regolabile, per limitare le flessioni del dorso (la posizione più corretta è quella dell’affondo in avanti); per riporre gli oggetti in alto o la biancheria nei ripiani superiori degli armadi, per lavare i vetri è bene non inarcare la zona lombare, servendosi di scale e sgabelli mantenendo la retroversione del bacino. La schiena risulta particolarmente vulnerabile nel momento in cui si stende il bucato fuori del balcone, poiché i muscoli lombari devono sopportare un peso elevato (come nel caso delle lenzuola bagnate), in uno stato d’equilibrio precario e con un braccio di leva svantaggioso, dato che spesso si pongono le lenzuola ad asciugare sull’ultimo filo, verso l’esterno, per evitare che si sporchino. Per ovviare a questi inconvenienti, è necessario piegare le ginocchia ed appoggiare le cosce alla ringhiera. La stessa posizione è consigliata per sbattere i tappeti. Nel caso si debba spostare un oggetto di grosse dimensioni da un ambiente all’altro, ad esempio un armadio, conviene farsi aiutare da una o più persone nel tentativo di spingerlo, appoggiando la schiena e servendosi degli arti inferiori: provare invece a sollevarlo da soli, facendo forza dal basso verso l’alto, potrebbe risultare pericolosissimo. Infine, per portare le borse della spesa, conviene distribuire equamente il carico, servendosi di ambedue le braccia durante il trasporto, in modo da non causare sbilanciamenti alla struttura muscolare del corpo. Nel caso si tratti di pacchi, è meglio mantenere il peso il più vicino possibile al corpo, per non inarcare eccessivamente la zona lombare. u L’ABBIGLIAMENTO Nonostante i dettami della moda femminile esigano l’uso di scarpe dai tacchi alti, sarebbe opportuno, per non incorrere in un eccessivo accrescimento della lordosi lombare, non usufruire di calzature con tacchi che superino i 4-5 cm d’altezza. Inoltre, un accorgimento utile, a prevenire i dolori cervicali, consiste nel non portare la borsetta, fedele ed inseparabile compagna delle donne d’ogni età, sempre dalla stessa parte, 33 MAL DI SCHIENA ma di abituarsi, superando la difficoltà iniziale, a servirsi indifferentemente di ambedue la spalle, alternandole. u …COSE DA DONNA Durante il periodo mestruale e della gravidanza (vedere capitolo dedicato all’argomento) alcune donne avvertono dolori alla schiena. In quanto l’ingrossamento dell’utero stimola l’innervazione simpatica che nasce appunto dall’utero. Questa innervazione entra nel midollo spinale a livello della 10a e 11a vertebra dorsale. Un’ulteriore via della suddetta innervazione sensitiva raggiunge le terminazioni nervose a livello della 1a, 2a, 3a vertebra sacrale responsabili del dolore riferito alle regioni lombo-sacrali. Oltre l’utero anche le ovaie inviano fibre nervose a livello dei metameri 10 a e 11 a delle vertebre dorsali, mentre le tube le inviano alla 11a vertebra dorsale e 1a lombare. 8. I LAVORI PESANTI u GIARDINAGGIO Terminato l’orario d’ufficio, andrò in palestra, dopo aver rintracciato, con il telefonino, mio marito, intento, sicuramente, a trasportare sacchi di terra, a piantare fiori e ad estirpare erbacce in giardino. Come lui, molte persone amano trascorrere parte del loro tempo libero a contatto con la natura, all’aria aperta, soprattutto se dotati del cosiddetto “pollice verde” ed invogliati dal sopraggiungere della bella stagione, che incalza la fine del lungo periodo invernale. Il giardinaggio però, così come la passione per l’orto, oltre ad essere oggetto di cure e fatiche e motivo di soddisfazione, nasconde anche numerose insidie, specialmente per chi lo pratica come passatempo, dal momento che la terra, essendo “molto bassa”, costringe a mantenere curvata a lungo la schiena. Esistono naturalmente facili soluzioni che limitano i rischi correlati a tale occupazione. Nel caso si lavori accovacciati per estirpare erbacce e piantare fiori, è bene appoggiare a terra un 34 CLAUDIO CORNO ginocchio, alternandolo con l’altro, mantenendo le gambe flesse ad angolo retto ed il busto sorretto da una delle due cosce, così da ottenere il riposo muscolare, tramite la flessione delle anche e la retroversione del bacino. Si può ricorrere all’appoggio sulle mani, che sposta la gravità al centro del tronco, favorendo lo scarico della colonna lombare e rilassare le ginocchia, alternando la coscia che funge da sostegno e servendosi, inoltre, eventualmente, degli appositi materassini da giardinaggio. Il vangare la terra, lo spalare sono azioni che espongono maggiormente a posizioni inopportune, si deve mantenere la stabilità del bacino e della colonna lombare, ricordandosi di avvicinare la pala al piede d’appoggio, sporgendo la coscia in avanti e flettendo leggermente il ginocchio, in modo da rimuovere detriti, dissodare il terreno con il peso del corpo, anziché con la forza muscolare: tale movimento deve essere realizzato dalle anche. Infine, appoggiando sulla coscia la mano che impugna il manico della vanga o del badile, è fatta leva, per rimuovere la zolla o i calcinacci (fig. 11). Se si utilizza la carriola, per rendere più agevole il trasporto di materiali pesanti, è fondamentale, nel momento in cui la si alza da terra, stabilizzare il bacino, chiamando in causa gli addominali e piegando le ginocchia, ricordandosi, inoltre, quando la si spinge, di non sottoporre la zona lombare ad una curvatura eccessiva. Se invece si possiede una falciatrice per tagliare l’erba, si eviti, dal momento che è dotata di motore, di spingerla o di tirarla: tale sforzo, infatti, potrebbe essere “letale” per la schiena; l’impugnatura deve essere adattata all’altezza di chi ne fa uso, così da non inclinare il busto in avanti. Occorre maneggiare con prudenza anche i decespugliatori: una volta sollevati ed indossati (meglio se assistiti), con le apposite cinghie, rischiano di sovraccaricare esageratamente la schiena, costringendo a posture sconvenienti (a causa di una eccessiva inclinazione in avanti o all’indietro). Infine è 35 FIG. 11 MAL DI SCHIENA FIG. 12 sempre meglio curare la manutenzione di tutti i macchinari che adottano, per la messa in moto, l’avviamento con la corda, onde evitare spiacevoli incidenti. Qualora si debba alzare un vaso o spostare qualche oggetto particolarmente pesante, è preferibile compiere lo sforzo dopo aver riscaldato i muscoli, prestando attenzione alla tecnica di sollevamento: il tronco deve rimanere eretto, le ginocchia flesse, facendo forza sulle gambe per impedire il sovraccarico della colonna lombare. Non sempre, però, tale soluzione può essere valida, poiché implica l’integrità delle ginocchia. Se il peso in questione è di media entità, allora ci si deve avvicinare il più possibile, contraendo gli addominali, flettendo lievemente la colonna lombare, le ginocchia e le anche, afferrare il carico e prepararsi ad alzarlo; nella fase d’estensione del tronco e delle ginocchia espirare, contraendo allo stesso tempo sia gli addominali che i glutei. Una volta raggiunta la stazione eretta, il bacino in retroversione acquista in stabilità e la colonna lombare in delordosi; si ricordi, inoltre, di fare aderire al corpo il peso e di mantenerlo all’altezza dei propri fianchi. Com’è stato precedentemente accennato, nel momento in cui si deve sollevare un carico, è fondamentale evitare di incurvare la zona lombare, ricordando di flettere leggermente le gambe e di avvicinare al corpo, il più possibile, il peso sollevato, poiché tale sforzo comporta, per compensazione, uno sbilanciamento posteriore del rachide lombare. In questo modo, lo sforzo maggiore è sostenuto dai muscoli delle braccia, delle gambe e da quelli addominali (che devono essere contratti), anziché da quelli della schiena. Un altro modo alternativo al precedente per sollevare un peso di piccole entità è ricorrere al movimento di bilancia sollevando un arto inferiore ed appoggiando un arto superiore ad un appoggio fisso (muro o ripiano) o al ginocchio dell’arto in appoggio a terra (fig. 12). 36 CLAUDIO CORNO 9. PREVENZIONE DEL MAL DI SCHIENA NEI CENTRI FITNESS Dopo aver parlato con mio marito, posso finalmente recarmi in palestra, dedicandomi alla mia attività ludico-rilassante. Fortunatamente, la cultura nei confronti del proprio corpo si sta evolvendo, privilegiando maggiormente la prevenzione e favorendo un approccio migliore verso il movimento: si frequenta la palestra non più (o non solo) per seguire una tendenza dettata dalla moda, ma soprattutto per necessità e per trovare qualche rimedio al “fastidioso problema lombare”. Normalmente, infatti, un’alta percentuale delle persone iscritte in un centro fitness (palestra) richiede l’insegnamento, da parte degli istruttori, d’esercizi specifici, per alleviare il dolore lombare e per rinforzare “la schiena”. Un programma d’allenamento personalizzato e ben studiato, impostato sull’impiego d’attrezzi, atti a potenziare la schiena, così da sopportare meglio i carichi cui è soggetta, riduce il rischio d’infortunio lombare. REGOLE Alcune facili norme consentono di sfruttare al meglio tali attrezzi e di trarne il maggior beneficio possibile: a il tempo che si dedica alla cura del proprio benessere psicofisico non deve essere turbato dai problemi e dalle preoccupazioni legate alla solita routine (per questo è consigliabile spegnere il telefono cellulare); a iniziare e terminare l’attività fisica in palestra con alcuni minuti di rilassamento e stretching; a eseguire esercizi di potenziamento, servendosi, inizialmente, di carichi leggeri; a tonificare i muscoli addominali; a non bloccare mai la respirazione durante uno sforzo; a potenziare gli arti inferiori, tramite l’uso di macchine che non sovraccarichino il rachide; a evitare di compiere esercizi che necessitano del bilanciere sulle spalle; a focalizzare l’attenzione sui movimenti da effettuare, così da 37 MAL DI SCHIENA eseguirli il più correttamente possibile, senza richiedere l’intervento di muscoli che non devono essere chiamati in causa in quel caso specifico (intrattenersi con gli amici solo tra una ripetizione e l’altra degli esercizi o tra una pausa e l’altra: fare male un esercizio, sia a corpo libero sia con gli attrezzi, può essere spesso controproducente); a l’uso corretto e regolare dei vari macchinari consente di sviluppare e mantenere una funzionalità ottimale della muscolatura, con un minor impiego di tempo (una fretta eccessiva, nel conseguire i risultati desiderati, può essere dannosa per la salute); a per conferire stabilità al rachide, in modo funzionale, è bene sviluppare la forza muscolare del tronco, degli addominali e degli arti inferiori: quindi occorre che coloro che soffrono di dolori lombari imparino ad utilizzare gli attrezzi, rispettando tecniche e posizioni antalgiche, per garantire l’incolumità della colonna. PROGRAMMA D’ALLENAMENTO Il programma d’allenamento deve variare a seconda del soggetto e rispondere alle esigenze individuali (non tutti, ad esempio, necessitano di un esteso programma d’allenamento con i pesi, efficace solo se personalizzato). In particolare, un programma individuale, impostato sui principi fisiologici dell’allenamento atto a migliorare la flessibilità ed a potenziare la forza, facilita il ritorno all’attività dei soggetti lombalgici. Gli esercizi riguardanti, la flessibilità, si suddividono in esercizi di mobilizzazione ed in tecniche per l’aumento dell’elasticità delle unità muscolotendinee (esercizi di stretching). Aumentando la potenza e la resistenza dei muscoli degli arti inferiori, diminuisce l’intensità dello sforzo sostenuto dalla colonna e dal tronco, durante le attività quotidiane. Normalmente, i programmi, finalizzati alla rieducazione del rachide, progrediscono gradualmente, dagli esercizi da eseguirsi al suolo a quelli che comportano l’impiego di macchine che oppongono resistenza; ad ogni stadio i soggetti devono acquisire un livello base d’abilità, per poter passare a quello successivo. 38 CLAUDIO CORNO L’allenamento della forza prevede esercizi mirati a tonificare i principali stabilizzatori del busto, compresi gli addominali obliqui, il gran dorsale, gli estensori della colonna. L’utilizzo degli attrezzi dovrebbe, generalmente, associarsi allo stretching ed alla tonificazione d’alcuni gruppi di muscoli, dal momento che entrambi s’ispirano ai principi della stabilizzazione dinamica della colonna. Un accorgimento, per chi soffre di una lombalgia comune, consiste nel fare un uso molto limitato di manubri e bilancieri, soprattutto se si è da poco abbracciata l’attività fisica, richiedendo tali strumenti capacità “propriocettive” sufficientemente sviluppate. Da non dimenticare, inoltre, che i pesi utilizzati devono essere sempre proporzionali al grado d’allenamento personale. Infine, è fondamentale controllare sempre che la respirazione avvenga correttamente, espirando, mentre si compie lo sforzo ed inspirando, durante il ritorno alla posizione di partenza. Per riuscire anche a rendersi conto degli eventuali errori, commessi durante l’esecuzione dei vari movimenti, l’ideale sarebbe poter svolgere gli esercizi davanti ad uno specchio. , Per approfondimenti consultare la scheda “consigli” per l’utilizzo di alcune macchine da fitness. 10. MAL DI SCHIENA E SPORT Lo sport ha senz’altro molti lati positivi, è: a un ottimo mezzo di socializzazione, a un ottimo allenamento cardio respiratorio, a un ottimo mezzo per mantenere la linea. In quanto una persona utilizza dalle 450 alle 700 calorie all’ora. Il 77% delle calorie bruciate proviene da accumuli di grasso e perciò è eliminato, a un’ottima valvola di sfogo per lo stress quotidiano. Qualunque merito vogliamo attribuirgli però lo sport va praticato conoscendone bene la tecnica ed inoltre occorre procedere per gradi non si può improvvisare e praticare lo sport in modo occasionale e saltuario (classica partita scapoli ammogliati). Soprattutto per chi ha sofferto di lombalgia l’approccio allo sport deve essere graduale e soprattutto orientarsi verso 39 MAL DI SCHIENA un’attività dolce non traumatizzante. Analizziamo le più diffuse attività sportive e quali accorgimenti deve attuare l’ex lombalgico (o lombalgico cronico) nel praticare lo sport. u NUOTO Quando parliamo di nuoto il pensiero è rivolto a tutti coloro, che per facilità di individuazione classifichiamo soggetti “corsi di nuoto” i quali frequentano la piscina solo il tempo necessario per imparare a nuotare o praticano il nuoto per mantenere la propria condizione fisica in acqua. Esaminiamo nei particolari gli effetti che i quattro stili (libero, dorso, rana e delfino) producono sulla colonna vertebrale. Denominatore comune è il fatto di lavorare in costante lordosi lombare, sappiamo che molti dolori lombari sono dovuti ad un’accentuazione della lordosi lombare. Per questo motivo bisogna essere in grado di nuotare in modo corretto, applicando la tecnica alla lettera. Stile libero L’effetto lordotico prodotto dal peso degli arti inferiori nel galleggiamento prono (con l’interessamento del muscolo psoasiliaco) e l’effetto di torsione impresso al corpo dalla bracciata, nella realizzazione dell’avanzamento, fanno sì che questo stile determini una dannosa accentuazione della curva fisiologica lombare. Si può ovviare all’effetto lordotico aggiungendo un salvagente attorno alla vita. Dorso Per il dorso occorre fare un discorso particolare, infatti, è lo stile che ha sempre ottenuto riscontri favorevoli da parte dell’opinione pubblica per la posizione supina in acqua che può sembrare la più vantaggiosa o la più naturale e comoda in quanto consente al soggetto di aver il viso in costante emersione, facilitando la respirazione, ma anche in questo stile è evidente la posizione viziata del soggetto: durante la battuta delle gambe e l’azione dei retti dell’addome difficilmente riescono ad opporre una giusta resistenza agli ileo-psoas, ai paravertebrali e alla naturale forza di gravità che tende a far affondare gli arti, determinando così una dannosa accentuazione della curva fisiologica lombare. 40 CLAUDIO CORNO Rana Controindicato. Stile molto difficile da eseguire e pericoloso per la zona cervicale e lombare in quanto agevola la formazione e/o l’accentuazione, delle relative lordosi sia durante la fase respiratoria, sia nell’azione del recupero delle gambe. Delfino Controindicato. Stile molto difficile da eseguire e pericoloso per la zona cervicale e lombare a causa dell’accentuazione, durante la fase respiratoria e l’avanzamento (durante la battuta delle gambe), delle relative lordosi. u CORSA LENTA È un’attività che può essere praticata ovunque senza un eccessivo impegno d’impianti e attrezzature. Le uniche attenzioni sono utilizzare calzature con una suola che ammortizzi gli urti con il terreno e poi correre su erba o strade sterrate in modo tale da avere un ulteriore assorbimento degli urti sul terreno. Meglio sarebbe il cammino per conservare un rachide lombare in buona salute. u CALCIO Pur essendo lo sport più popolare e praticato è anche quello che presenta diverse controindicazioni in quanto molto traumatico dato che sollecita molto il rachide, a causa delle frequenti torsioni, flessioni, estensioni, salti, cadute, contatti fra giocatori. Per questo motivo è molto importante l’allenamento, sia che si pratichi a livello amatoriale che dilettantistico. È importante possedere una buona flessibilità della muscolatura del rachide e una discreta forza degli addominali, dei pettorali, dei glutei e dei muscoli delle gambe. u TENNIS In questo sport ci sono diversi movimenti che possono provocare il riacutizzarsi del dolore lombare. Dal servizio che obbliga ad un’iperestensione lombare con relativo aumento della lordosi lombare e sovraccarico delle articolazioni interapofisarie, agli spostamenti repentini alle torsioni dovute ai vari colpi (diritto e rovescio in particolar modo). 41 MAL DI SCHIENA u CICLISMO Collo, spalle e schiena (zona lombare) sono le zone più colpite dall’uso prolungato della bicicletta. I dolori al collo ed alle spalle sono causati da: a eccessiva iperestensione nella zona cervicale, a dall’aumento del carico sulle braccia e sulle spalle per sostenere il peso corporeo del ciclista, a dalle vibrazioni trasmesse attraverso il manubrio al collo e alle spalle. I dolori a livello lombare sono dovuti dalla posizione che si assume pedalando abbinata al modo in cui la maggior parte di ciclisti utilizzano la schiena sotto sforzo, questo provoca tensione alla regione lombare e nel grande gluteo utilizzato per spingere sui pedali in particolar modo quando si affrontano le salite. La posizione scorretta sulla bicicletta provoca dolore lombare. Per questo motivo bisogna prima di tutto verificare la giusta altezza della sella. Una semplice regola è che l’altezza della sella dovrebbe permettere circa 15 -20° di flessione del ginocchio quando l’avampiede è sul pedale e il pedale è nella posizione delle 6 (punto morto inferiore). Inoltre la punta della sella dovrebbe essere orizzontale così il ciclista non scivolerà con il bacino in avanti. La prevenzione migliore a questi problemi sia cervicali che lombari è un allenamento graduale alla fatica ed una ovviamente corretta posizione sulla bicicletta. Inoltre praticare esercizi di stretching durante e dopo l’utilizzo del mezzo. u SCI Decisamente meno traumatico e pericoloso per la schiena è lo sci da fondo rispetto allo sci alpino. Comunque è sempre meglio frequentare un valido corso di ginnastica presciistica con un buon anticipo per essere preparati fisicamente agli sforzi a cui verrete sottoposti sulle piste. u PALLAVOLO Questo sport implica forze torsionali, di flessione e d’estensione (schiacciata e battuta) molto elevate. Inoltre si gioca generalmente su terreni duri (al chiuso) e la quantità di carico assiale sul rachide, quando si atterra, può causare forti compressioni sui dischi. 42 CLAUDIO CORNO Concludendo tutto quanto abbiamo scritto non deve indurre a pensare che lo sport non sia da praticare, ma anzi dovrebbe servirvi per farvi conoscere i pericoli che sono costantemente in agguato in modo tale da poterli, per quanto possibile, evitare. Un consiglio spassionato è quello di evitare l’agonismo esasperato e sconsiderato. Evitate di esagerare. 11. GRAVIDANZA E MAL DI SCHIENA La lombalgia è un disturbo comune in gravidanza, circa il 45% delle donne gravide soffre di mal di schiena, dato che l’utero, dopo il sesto mese, determina un’iperlordosi lombare di compenso e dato che sia i legamenti che i tessuti presentano, a causa di particolari condizioni ormonali, una maggiore elasticità, rendendo la struttura vertebrale più vulnerabile ed instabile. Avanzando il periodo di gestazione, il dolore al di sopra della zona lombare si attenua, mentre, si localizza e si accentua, prevalentemente nell’area sacro-iliaca. In modo caratteristico il dolore compare o aumenta verso la fine della giornata ed è aggravato dalla stazione eretta prolungata o da sollecitazioni in flessione e in torsione del rachide. Pressoché specifiche della gravidanza sono la persistenza o l’insorgenza della sintomatologia algica nelle ore notturne. L’intensità crescente del dolore, nel corso della gravidanza, è determinata, (dallo sforzo fisico maggiore, provocato dall’aumento di volume dell’utero) dalla relaxina, un ormone che incrementa la lassità legamentosa ed “ammorbidisce” le cartaligini (rendendo possibile il parto ma diminuendo la stabilità della pelvi e della colonna lombare) e da una maggiore ritenzione idrica, che favorisce il manifestarsi della sindrome da compressione dei nervi, FIG. 13 normalmente associata alla gravidanza. 43 MAL DI SCHIENA Le alterazioni più frequenti in gravidanza riguardano: a i cambiamenti ormonali; a l’aumento di peso; a la compressione dei grossi vasi sanguigni, specialmente durante gli ultimi mesi, da parte dell’utero gravido; a la riduzione dell’espansione del diaframma e della relativa capacità respiratoria a causa dell’ingrossamento dell’utero; a le modificazioni psicologiche; a la lassità muscolo-legamentosa; a l’antiversione del bacino, accentuazione della lordosi lombare e distensione abnorme della parete addominale, a seguito dell’aumento di peso dell’utero, che, in molti casi determina anche un eccessivo accorciamento o una contrattura dei muscoli della regione lombare posteriore. Soprattutto questi ultimi due tipi di modificazioni, specie se associati ad alterazioni preesistenti (ad esempio la scoliosi) favoriscono, durante la gestazione ed il puerperio, lo sviluppo delle algie vertebrali; queste, inoltre, sono provocate anche da anomalie morfologiche e funzionali, prodotte, a loro volta, dall’assunzione di posture ed atteggiamenti sbagliati, che, nella maggior parte dei casi, finiscono col diventare naturali. Normalmente, la donna gravida che lavora (dal 1° fino al 7° mese) è relativamente poco impegnata muscolarmente, svolgendo, in piedi o da seduta, attività di routine, monotone e statiche, che non favoriscono il movimento fisico. Due le strategie, da mettersi in atto per mantenere integra la struttura muscolare ed a migliorarne la flessibilità: l’ergonomia e l’esercizio fisico, lento ma intenso, che consentono, sia durante i nove mesi di gestazione sia quando, successivamente al parto, si deve accudire il neonato, di limitare l’insorgere del tanto temuto mal di schiena e di ridurne gli effetti, nonostante esso trovi facilmente terreno su cui prosperare. Sarebbe ideale iniziare un programma di tonificazione prima della gravidanza stessa, in quanto, la miglior terapia è la prevenzione. Vari studi hanno dimostrato che il mantenimento di una buona forma fisica, il rinforzo della muscolatura addominale e del pavimento pelvico, una particolare cura delle posture e dell’ergonomia sui luoghi di lavoro, la partecipazione a dei corsi di “back school” comportano una diminuzione dell’incidenza 44 CLAUDIO CORNO della lombalgia in gravidanza. Nel quadro della prevenzione delle algie vertebrali, è opportuno, inoltre, non sottovalutare il notevole impegno, che la neo-mamma è chiamata a sostenere, dopo la nascita del bimbo: sollevarlo, alimentarlo, cambiarlo, tenerlo in braccio richiede, infatti, movimenti potenzialmente nocivi per il rachide, se effettuati in modo scorretto. Un programma pre-parto generalmente consta di: a esercizi respiratori; a esercizi di rilassamento, per eliminare la tensione muscolare ed accrescere la concentrazione; a esercizi di mobilizzazione lenta e moderata (esercizi di stretching); a esercizi di retroversione del bacino, nelle varie posizioni (supina, seduta, quadrupedica, eretta). a esercizi di controllo posturale, da eseguire, preferibilmente allo specchio, con presa di coscienza dei problemi inerenti alla propria colonna vertebrale e conseguente acquisizione dei movimenti e delle posizioni più corrette, da assumere durante l’attività quotidiana e la vita di relazione in genere (esercizi di sensibilità propriocettiva); a esercizi di tonificazione e di potenziamento, soprattutto degli addominali e degli arti inferiori; a esercizi aerobici, per migliorare le condizioni cardiocircolatorie e respiratorie, oltre che per contenere un eccessivo aumento di peso. Tutti gli esercizi devono essere compiuti lentamente, con dolcezza, in modo da non provocare dolore; inoltre, una buona respirazione defatica il muscolo, aiuta a rilassarsi e quindi a non accumulare tensione (uno dei fattori responsabili dell’indolenzimento fisico). Per la loro esecuzione ottimale è consigliabile porsi supini, con le gambe semiflesse o seduti o ancora in quadrupedia e successivamente in stazione eretta: tali posture, infatti, presentano il vantaggio di “scaricare” la colonna vertebrale, facilitandole i vari movimenti. L’insegnamento può avvenire singolarmente o in gruppo, purché il programma d’allenamento sia sempre personalizzato e si accompagni a sedute di rilassamento per eliminare la fatica accumulata durante l’esercitazione e conferire al soggetto uno stato di calma. 45 MAL DI SCHIENA In conclusione, le terapie più efficaci ed al tempo stesso più naturali, cui si rivolge e si affida la prevenzione dei dolori lombari, durante la gravidanza, si identificano con l’esercizio fisico ed il rilassamento. , Vedi schede ginnastica pre parto “a secco” e “in acqua”. 12. CONSIGLI PRATICI PER OCCUPARSI DEI BAMBINI Occuparsi dei bambini piccoli è motivo di gioia, soprattutto per i neogenitori, che però, nel caso ignorino una corretta economia del rachide, rischiano di sottoporre la colonna vertebrale ad inutili fatiche e continui sovraccarichi incorrendo in un deterioramento del rachide. I principi basilari per ovviare a questi inconvenienti sono: a non sollevare a braccia tese il bambino, ma avvicinarlo a sé ed all’asse mediano del proprio corpo, il più possibile; a non sollevare il bambino con il busto flesso, ma tenere diritta la schiena, piegando le anche e soprattutto le ginocchia; a quando il bambino è a terra, e volete giocare con lui, mettersi al suo stesso livello, inginocchiandovi o accovacciandovi senza piegare la schiena; a non compiere torsioni del tronco, ma far girare il corpo; a evitate di mantenere a lungo posizioni statiche in flessione; a trovare degli appoggi per scaricare le pressioni (ad esempio il tavolo, il bordo del letto o della vasca ecc.); a adattare il piano di lavoro adibito alla sua toiletta; a non affaticatevi oltre i limiti imposti dal proprio organismo, concedendosi dei momenti di meritato riposo. , Per sapere come mettere in pratica tali suggerimenti, nel corso di una giornata dedicata alle cure di un bambino piccolo, consultare la scheda “occuparsi dei bambini”. 46 CLAUDIO CORNO 13. DEDICATO AGLI STUDENTI ZAINI E MAL DI SCHIENA Nonostante la giornata sembri ormai volgere al termine, devo ancora assicurarmi che mia figlia abbia svolto i suoi doveri scolastici, non trascurando, inoltre, di rinnovarle le solite raccomandazioni, per il giorno seguente, circa l’assunzione, durante le lezioni, di una corretta postura seduta (facendo aderire la schiena allo schienale e mantenendo diritte testa e spalle) e circa l’uso dello zainetto. A proposito dello zainetto, una delle preoccupazioni che più frequentemente colpisce un genitore di un ragazzo in età scolare è se e come la cartella possa provocare dei danni alla salute della colonna vertebrale. Alcune ricerche hanno dimostrato che esiste una relazione con il mal di schiena, nonostante non sia stato ancora chiarito se il carico, cui è sottoposta la colonna, provochi direttamente il disturbo o se invece accentui solo un dolore latente, riconducibile ad altri fattori, come ad esempio posture incongrue prolungate più che nello zaino o nella cartella. Questi ultimi infatti possono al massimo causare un dolore acuto, insorto durante il trasporto dei libri, più spesso indossando lo zaino o correndo con questo in spalla: si tratta quindi di un dolore da trauma. Queste brevi considerazioni sul mal di schiena e la postura impongono di ritornare alla biomeccanica, per chiederci se può provocare più danni un peso di una certa intensità, ma portato per brevi momenti, rispetto ad uno più ridotto (solo il proprio corpo) portato in maniera errata per molte ore al giorno. Un peso adeguato applicato dall’alto per un certo periodo provoca una reazione d’allungamento, vale a dire favorisce un potenziamento della muscolatura antigravitaria della colonna vertebrale. Un peso esagerato può essere superiore a questa forza di reazione. In letteratura non esiste per il ragazzo in fase di crescita una quantificazione di un peso definibile come esagerato, anche se di fatto risulta molto più elevato rispetto a quello normalmente presente in una cartella. Un peso, comunque, può risultare esagerato e quindi dannoso 47 MAL DI SCHIENA anche se è necessario portarlo troppo a lungo. D’altra parte, molto raramente un ragazzo porta la cartella per più di pochi minuti al giorno e spesso per tragitti brevi. Inoltre è necessario chiedersi se il peso esagerato non dipenda più dall’apprensione dei genitori che dal reale peso dei libri. Con questo non si vuole negare il problema, ma ricondurlo in un ambito di maggiore realtà. Un peso può diventare pericoloso se viene applicato troppo bruscamente. È infatti molto comune notare all’uscita dalle scuole i ragazzi con zaini più o meno pesanti (ed indossati su una spalla sola) che corrono o saltano imponendo alle loro schiene dei pesi che si moltiplicano per effetto delle brusche accelerazioni e decelerazioni cui vengono sottoposti. In conclusione, sarebbe meglio smettere di preoccuparsi del peso dei libri nelle cartelle, trasferendo sull’aspetto meccanico quella che probabilmente è ben più preoccupante è la postura prolungata curva sui libri, magari anche lodata in famiglia per l’indubbia positività in termini scolastici, ma sicuramente da biasimare per i rischi cui viene sottoposta la colonna. E per eliminare questi inutili danni è sufficiente alternare con (ogni ora) una breve pausa di movimento. Sicuramente un ragazzo che pratica dello sport, con dei muscoli sufficientemente allenati, avrà meno problemi a portare la cartella rispetto a chi fa poco movimento. Questo concetto è anche neurologico: praticare dello sport significa conoscere il proprio corpo, saperlo utilizzare al meglio anche in strategie motorie relativamente semplici come quelle legate all’utilizzo della colonna sottoposta ad un peso supplementare. D’altra parte la cartella può anche rappresentare uno dei pochi momenti in cui si richiede alla colonna uno sforzo nel corso della giornata, oltretutto quasi sempre di breve durata, quindi raramente affaticante, e comunque con la costanza della pratica quotidiana. Non è che lo si possa paradossalmente interpretare come un sano allenamento, per lo meno nella maggior parte dei casi, che i genitori a volte indebitamente sottraggono ad un figlio un po’ gracile? Dal momento che il peso dello zaino non è correlato ai parametri antropometrici, è consigliabile ridurne il gravame, pur non 48 CLAUDIO CORNO esistendo, attualmente, provvedimenti legislativi specifici. A scopo preventivo, è comunque possibile intervenire a vari livelli, a cominciare dall’istituzione scolastica: i Collegi dei Docenti, infatti, possono cercare di ripartire adeguatamente le varie materie dell’orario giornaliero, consentendo agli studenti di suddividersi i testi da utilizzare ed adottando degli armadietti, in cui riporre ciò che non è necessario trasportare. Le famiglie, a loro volta, devono svolgere un ruolo importante nella presa di coscienza del problema da parte dei ragazzi, esortandoli a lasciare a casa il materiale superfluo, mostrando loro il modo più corretto di disporre i libri all’interno dello zaino ed avendo l’accortezza di scegliere l’articolo più idoneo, al momento dell’acquisto. Infine, le case editrici potrebbero alleggerire il peso della carta utilizzata e realizzare testi a fascicoli, mentre le ditte produttrici potrebbero commercializzare solo zainetti ergonomici, a fini scolastici, allegando a questi materiale conoscitivo, appositamente studiato. CONSIGLI PER GLI UTILIZZATORI DELLO ZAINETTO (DA WWW.GSS.IT) Al momento dell’acquisto ricordarsi che: a lo zaino è “come un vestito”: controllare che la taglia non sia enorme; a uno zaino di grandi dimensioni sarà probabilmente uno zaino di grande peso; a gli zaini con aperture a soffietto offrono un maggior volume e danno un maggiore sbilanciamento posteriore; a uno zaino senza schienale provoca un accumulo del peso verso il basso (effetto “sacco di patate”); a anche lo zainetto a vuoto ha un suo peso che contribuisce al totale; a le bretelle devono essere ampie ed imbottite; a è sempre meglio che ci sia una cintura addominale con fibbia; a è opportuno che ci sia una solida e confortevole maniglia. Modalità d’uso a Riempire lo zainetto partendo dallo schienale con i libri più grandi e pesanti e continuando con libri, quaderni o altro di dimensioni, volume e peso minore. 49 MAL DI SCHIENA a Indossare lo zainetto utilizzando entrambe le bretelle. a Regolare bene e sempre le fibbie delle bretelle. a Ricordarsi di usare sempre e bene la cintura di fissaggio addominale. a Lo schienale rigido dovrà essere sempre aderente alla schiena. a La parte inferiore dello zainetto indossato non deve oltrepassare la linea delle anche. a Saltuariamente si può usare lo zainetto, se il suo peso non è eccessivo, come cartella utilizzando l’apposita maniglia. Che cosa evitare a Portare lo zainetto su una spalla sola. a Sovraccaricarlo con materiale non necessario. a Sollevarlo rapidamente. a Correre con lo zainetto in spalla. a “Tirare” un compagno per lo zainetto. In conclusione, dal momento che tale problema interessa soprattutto i ragazzi in età evolutiva (tra gli 11 ed i 15 anni), qualsiasi intervento preventivo può rivelarsi particolarmente importante. 14. FATTORI METEOROLOGICI E MAL DI SCHIENA La vista poi di mio marito, che, dolorante per essersi occupato del giardino, cerca di rilassarsi, stando steso sul divano e tenendo una sigaretta in mano, mi fa irritare, non solo perché il fumo è dannoso, ma perché, lasciandosi imprudentemente ingannare dalla bella giornata, ha trascorso il pomeriggio all’aperto, senza curarsi di essere sufficientemente vestito. I fattori meteorologici e le variazioni climatiche costituiscono, infatti, una delle principali cause scatenanti i dolori vertebrali (o articolari), soprattutto durante la stagione autunnale e quella primaverile, in concomitanza alla pioggia ed al conseguente aumento d’umidità. Scientificamente, questo si spiega tramite l’attività svolta dai meccanoricettori, situati negli strati periferici delle capsule arti50 CLAUDIO CORNO colari, delle faccette articolari e delle adiacenti strutture legamentose e capaci di valutare sensibilmente la differenza di pressione esistente tra l’interno e l’esterno delle stesse capsule articolari. Dunque, a fine serata, mi appello a tutta la mia pazienza, facendo ricorso alle ultime energie della giornata e mostro a mio marito com’effettuare alcuni esercizi per alleviare il suo mal di schiena. , Consultare le schede per la ginnastica da casa “a secco” e “in acqua”. 15. DEDICATO ALLA TERZA ETÀ …ma non è ancora finita in quanto anche mia suocera ha dei problemi infatti gli è stato diagnosticato un inizio d’osteoporosi. OSTEOPOROSI Uno scheletro “sano” è in grado di sopportare le sollecitazioni meccaniche d’ogni giorno, come ad esempio sollevare un peso o resistere a traumi come una caduta. L’osteoporosi è una malattia che rende le ossa “porose”, cioè meno compatte e quindi più fragili. Ma quel che è peggio, l’osteoporosi è una malattia silenziosa, poiché all’inizio non provoca sintomi rilevanti: purtroppo il primo episodio rivelatore della malattia è proprio una frattura. L’osteoporosi è una malattia sociale di rilevante importanza capace di produrre notevoli danni fisici e d’incidere sulla qualità della vita e sull’autosufficienza delle persone anziane. La vera arma vincente contro questa malattia è la prevenzione. È necessario un corretto stile di vita già dall’infanzia, ma è soprattutto l’età adulta, specialmente alle donne, all’approssimarsi della menopausa, il momento per individuare in tempo utile chi è a rischio d’osteoporosi. Infatti sono soprattutto le donne il bersaglio dell’osteoporosi: oggi una donna su tre, all’atto della menopausa, ha il rischio di andare incontro ad una grave perdita di tessuto osseo. 51 MAL DI SCHIENA Ma anche i maschi possono esserne colpiti, dal momento che circa un terzo delle fratture osteoporotiche del collo del femore colpisce gli uomini. Le fratture da osteoporosi colpiscono in prevalenza: a il polso, a l’omero, a la colonna vertebrale (fratture dei corpi vertebrali), a il bacino. a l’anca (fratture del collo del femore), Le fratture del polso e della colonna vertebrale sono tipiche dell’osteoporosi post-menopausale, quelle del femore dell’osteoporosi senile. Il rischio di frattura di polso dopo i 50 anni è del 15% nella donna e poco più del 2% nell’uomo; le percentuali riferibili alle fratture del collo del femore sono rispettivamente del 15 e del 5%. Fratture vertebrali sono molto frequenti nelle donne oltre i 70 anni. Le fratture della colonna vertebrale sono tipiche dell’età menopausale e post-menopausale. Queste fratture non sono sempre collegate a cadute, ma possono essere causate da carichi di compressione dovuti a movimenti banali, quali una flessione, un sollevamento di un peso o un semplice cambiamento di posizione. Le fratture del femore negli anziani, sono dovute quasi per il 90%, a traumi di modesta entità. quali una caduta. È accertato che un terzo delle cadute in età senile si verifica in casa e spesso per motivi veramente banali (alzarsi dalla sedia e o dal letto). Nelle donne la causa più frequente di fratture durante la menopausa è l’accelerazione di perdita di massa ossea dovuta alla mancanza d’estrogeni. La perdita di tessuto osseo è più veloce nei primi anni di menopausa e poi decelera nei successivi 10-15 anni. ALTRI FATTORI DI RISCHIO Un importantissimo fattore di rischio è sicuramente la familiarità. Le donne infatti che soffrono d’osteoporosi sono più predisposte ad avere figlie che soffrono della stessa malattia. 52 CLAUDIO CORNO Ci sono altri fattori di rischio che possono influenzare l’incidenza dell’osteoporosi debbono essere considerati quelli legati alla dieta e allo stile di vita. Lo scarso consumo d’alimenti ricchi di calcio, un eccessivo consumo d’alcolici, la vita sedentaria, la scarsa esposizione ai raggi del sole ed il vizio del fumo sono tutti fattori aggravanti il rischio d’osteoporosi in genere. COME PREVENIRE L’OSTEOPOROSI La dieta L’alimentazione gioca un ruolo primario nella prevenzione dell’osteoporosi. Per tale motivo l’alimentazione deve essere equilibrata e prevedere un’adeguata assunzione alimentare di calcio (presente nel latte, formaggi e latticini) e di vitamina D. La vitamina D interviene in modo importante: a con la sua partecipazione al mantenimento del tasso di calcio nel sangue (agisce come un ormone); a aumentando, l’assorbimento digestivo del calcio; a favorendo la fissazione del calcio nell’osso (aumentando il metabolismo fosfocalcico). L’apporto alimentare di vitamina D è minimo ma indispensabile. Ricordiamo che gli alimenti più ricchi di vitamina D sono l’olio di fegato dei pesci, pesci grassi, il fegato (di vitello, di bue, ecc.), l’uovo, il burro, i formaggi grassi. Tuttavia, la sintesi della vitamina D avviene essenzialmente a livello della pelle sotto l’azione dei raggi UV del sole. L’esercizio fisico Una moderata attività fisica svolta in maniera costante contribuisce a mantenere la massa ossea poiché tende a riequilibrare il rapporto tra distruzione e rigenerazione ossea. L’immobilità, e soprattutto l’assenza di carico per mancanza di stimolo sull’osso, innalzano il rischio d’osteoporosi. L’esercizio fisico, inoltre, serve anche per mantenere un adeguato tono muscolare che può ridurre il rischio di cadere e quindi quello di fratturarsi. In persone al di sopra dei 70 anni possono bastare 20 minuti di passeggiata ogni giorno. 53 MAL DI SCHIENA Ciò permette anche una adeguata esposizione alla luce solare che stimolando la produzione di vitamina D nell’organismo, rappresenta un ulteriore importante fattore protettivo. La pratica quotidiana d’alcuni semplici esercizi di ginnastica (come quelli riportati nella scheda) permette da una parte di rinforzare la struttura muscolare di supporto della colonna e del bacino e dall’altra di stimolare la formazione di nuovo tessuto osseo. Con il miglioramento della forma fisica si potrà passare ad attività più impegnative come la marcia, la corsa, la bicicletta ed anche la danza. Tuttavia è necessaria costanza se non si vogliono perdere in fretta i benefici acquisiti. ,Per un maggior approfondimento sull’osteoporosi consulta l‘allegato D. Fortunatamente mia suocera è in grado di organizzarsi da sola le “sedute” di ginnastica infatti basta un angolo della sua casa, una sedia, un tappetino per organizzare una piccola palestra. ,Consultare le schede la ginnastica da casa per l’osteoporosi. 16. FINE GIORNATA… u LETTO A conclusione di una lunga e stancante giornata lavorativa, come avete potuto leggere prima, non sempre il rientro a casa si prospetta roseo per me ed i miei amici (dischi intervertebrali e muscoli): il meritato riposo resta spesso un’utopia irrealizzabile e sospirata, poiché il letto, per chi soffre di dolori lombari, rischia di trasformarsi in un rigido tavolo di tortura, per via della combinazione, non sempre benefica, di reti e materassi ortopedici. Il letto non dovrebbe essere né troppo alto né troppo basso, ma adattato alle caratteristiche personali di ognuno, per agevolare l’atto del salire e scendere da esso. Nel momento in cui stai per coricarti, ricordati di avere alcuni accorgimenti: avvicinati al letto con il dorso rivolto ad esso, tieni un piede un po’ più avanti, rispetto all’altro, in prossimità 54 CLAUDIO CORNO del letto, in modo che la base d’appoggio sia più allargata e maggiore la mia stabilità; fletti poi anche e ginocchia, appoggiando su queste ultime le mani, per scaricare il peso del corpo e contrai gli addominali. Una volta seduto, lasciati cadere su un fianco, richiamando simultaneamente gli arti inferiori e sollevandoli sul letto, servendoti del bacino come di un perno. Si tratta di semplici misure preventive, che, normalmente, nessuno mette in pratica, se non quando il dolore ha il sopravvento, cosa per cui, istintivamente, si “infierisce” contro il letto, maledicendo il giorno in cui lo si è acquistato. u CUSCINO Il cuscino non deve essere troppo spesso né troppo sottile. Per chi dorme in posizione supina, si consiglia di utilizzarne uno basso per la zona cervicale, così da evitare una accentuazione della cifosi dorsale ed un annullamento della lordosi cervicale. Inoltre, da supino (a pancia in su, o pancia molle), inserendo i cuscini sotto le ginocchia, si ottiene un maggiore rilassamento della zona lombare. Chi riposa di lato, in posizione fetale, deve disporre il cuscino sotto la testa, in modo da colmare lo spazio tra orecchio e materasso, per non incorrere in un fastidioso torcicollo. Per rilassare la zona lombare, in questo caso, il cuscino va riposto tra le ginocchia. Infine, a coloro che dormono proni (a pancia in giù), si consiglia di utilizzarlo al di sotto dell’addome, così da non costringermi ad un eccessivo inarcamento a livello lombare (iperlordosi lombare). u MATERASSO Il materasso deve presentare determinate caratteristiche ai fini della prevenzione del mal di schiena ed essere al tempo stesso confortevole. Una sua eccessiva morbidezza non mi consente un giusto allineamento nelle varie posizioni (supina, laterale, prona), sotto il peso deformante del corpo, da assecondare però in cedevolezza nella zona dorsale alta (spalle) ed all’altezza del bacino, i punti cioè di maggiore pressione. Dunque comodo, ma non troppo. 55 MAL DI SCHIENA u DORMIRE Mediamente una persona trascorre circa un terzo della propria vita a letto, di conseguenza acquista rilevanza il riuscire a riposare bene, per trarre dal sonno il maggior beneficio possibile. I principi che regolano la nostra postura durante il giorno informano anche quella assunta dormendo, pur essendo più difficilmente controllabili (nel sonno, infatti, si cambia posizione circa ogni 90-120 minuti). Durante il riposo notturno, i muscoli, la parte posteriore dei dischi e le faccette articolari devono poter scaricare lo stress accumulato durante il giorno, consentendo la distensione (decontrazione) dei muscoli erettori spinali e dell’ileopsoas: in tal modo i dischi stessi, non più sottoposti alla pressione del peso corporeo e della forza di gravità, si reidratano ed aumentano di spessore. I rischi che normalmente corro, stando a letto, in posizione orizzontale, sono minori di quelli cui mi espongo durante l’attività quotidiana, ciò nonostante, al risveglio, accuso, a volte, dolori e rigidità: infatti, la diminuzione notturna della pressione arteriosa comporta un rallentamento della circolazione sanguigna e dell’eliminazione delle tossine. Anche durante il sonno, l’assunzione d’alcune posture particolari (ad esempio l’iperlordosi e la cifosi) può rappresentare una minaccia al mio benessere. Dormire a pancia molle (prono) accresce la lordosi a livello lombare, ma vi si può in parte ovviare, ponendo un cuscino sotto la pancia o ricordandosi di piegare una gamba (alternandola durante la notte), dopo aver assunto la posizione prona. Dormire supini (a pancia in su), con le gambe distese, provoca la tensione del muscolo ileo-psoas, costringendomi a rimanere in lordosi. Utilizzando però dei cuscini sotto le ginocchia o le gambe (posizione psoas), si ottiene il rilassamento di questo muscolo e l’appiattimento della curva lordotica. In posizione fetale, infine, tutta la muscolatura raggiunge la maggiore distensione possibile, ma anche in questo caso sarebbe consigliabile fare uso di un cuscino tra le ginocchia. …ore 7.00 suona la sveglia e ricomincia un’altra giornata… 56 CLAUDIO CORNO 17. LE 10 REGOLE D’ORO Riassumiamo le pagine precedenti dedicate alla “scuola per la schiena” affermando che per prevenire o combattere il mal di schiena si devono rispettare alcune norme di comportamento. 1° Per sollevare un peso o racco1° gliere un oggetto, ci si deve piegare sulle ginocchia, tenendo la schiena dritta. Per alzarsi, bisogna far forza sulle gambe. 2° Per girarsi con un peso in mano, bisogna spostarsi anche con i piedi, non solo con il busto. 3° Tacchi eccessivamente alti 2° vanno aboliti massimo 4-5 cm. 4° Un oggetto posto in alto si raggiunge adoperando un gradino o una scaletta per evitare l’iperlordosi. 5° Lavorando in piedi per molte ore bisogna tenere un piede sollevato su uno sgabello, alternandolo con l’altro. 6° 6° Per portare dei pesi bisogna suddividerli da entrambi i lati del corpo. Al supermercato, si deve usare il carrello e non il cestello anche se la spesa è poca. 7° Nello stare seduti, la schiena va appoggiata allo schienale e le braccia sui braccioli. Si deve, infatti, evitare di sprofondare nella poltrona. 8° A letto non si dovrebbe dormire a pancia in giù. 9° Gli esercizi, assegnati vanno eseguiti con costanza. Sottovalutare il proprio stato di salute, disinteressandosi di 57 FIG. 14 4° 5° 7° 9° MAL DI SCHIENA tutto ciò che è benefico per la schiena, porta a spiacevoli conseguenze. 10° I medicinali antidolorifici non vanno presi senza criterio, occorre sentire sempre il parere del medico. 58