FALLIMENTARE: ABI, SIAMO SULLA STRADA GIUSTA, ORA

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FALLIMENTARE: ABI, SIAMO SULLA STRADA GIUSTA, ORA
FALLIMENTARE: ABI, SIAMO SULLA STRADA GIUSTA, ORA
COMPLETARE LA RIFORMA
Lo ha detto il Direttore generale dell’ABI, Giuseppe Zadra, nel corso di un
incontro con le banche del Piemonte sul “Nuovo diritto fallimentare”. Il ruolo
delle banche in primo piano e i giudizi complessivi sulla riforma che “può
permettere ulteriori passi avanti dell’Italia in Europa”
“Sulla riforma del diritto fallimentare siamo sulla strada giusta, grazie al
provvedimento che il Governo si appresta a varare. Ora è necessario renderla
operativa in tempi brevi e completarla anche per quanto riguarda i profili penali che
ancora mancano ”. È quanto ha dichiarato il Direttore generale dell’ABI, Giuseppe
Zadra, oggi a Torino, in un incontro con le banche operanti sul territorio, insieme con
il Presidente della Commissione regionale ABI Piemonte, Marina Tabacco, il consulente
giuridico ABI, Fabrizio Maimeri, Gino Cavalli e Alberto Jorio dell’Università di Torino,
per fare il punto sul provvedimento .
“Una legge fallimentare più efficiente – ha aggiunto Zadra nel corso dell’incontro –
avrà un impatto positivo sull’economia, consentendo al sistema Italia un ulteriore
passo in avanti verso l’Europa. Il nostro Paese, infatti – ha proseguito il Direttore
generale dell’ABI – sconta uno svantaggio competitivo con i più importanti paesi
europei anche a causa delle lungaggini delle procedure fallimentari che da noi durano
molto di più che nel resto d’Europa, con il risultato di costi maggiori per le banche e
inevitabili ripercussioni sui tassi di interesse praticati alle imprese”.
Stando alle statistiche, infatti, mentre all’estero un fallimento si chiude in tre anni e le
liquidazioni immobiliari in meno di 12 mesi, con un recupero in genere del 50% del credito,
in Italia per i fallimenti ci vogliono sette anni, con punte al Sud di dieci-quindici anni per un
recupero in media del 15% del credito.
Per il Presidente della Commissione regionale ABI Piemonte, Marina Tabacco “sono dati che
scoraggiano da un lato gli investimenti delle grandi imprese internazionali, dall’altro non
agevolano il necessario legame tra imprese bancarie ed industriali che è indispensabile allo
sviluppo del territorio. Tanto più in una realtà come quella piemontese in cui un forte tessuto
imprenditoriale non può correre il rischio di essere penalizzato da norme inefficienti”.
Roma, Palazzo Altieri, 25 novembre 2005