La Grande Muraglia
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La Grande Muraglia
ANTICIPAZIONI LIBRI ROSSO-NERI DEI COMUNISMI La Grande Muraglia tra Mao e Gesù Tra le decine di milioni di vittime del comunismo made in China ci sono stati anche loro: i cristiani. Quanti? Impossibile dirlo. Ma certo tanti, tantissimi. E ora un libro raccoglie alcune drammatiche testimonianze di chi l’Inferno dei gulag cinesi l’ha vissuto ed è riuscito a raccontarlo... di Gerolamo Fazzini S i chiama «Il libro rosso dei martiri cinesi» e l’ha curato Gerolamo Fazzini per le Edizioni San Paolo. Di questa drammatica rassegna delle persecuzioni subite dai cristiani in Cina mentre l’indifferenza – soprattutto in Occidente – regnava sovrana, «Storia In Rete» anticipa un ampio estratto dell’introduzione dello stesso Fazzini che in qualche modo riassume i temi del silenzioso Olocausto perpetrato, in meno di trent’anni, sotto il regime di Mao I n un momento storico come l’attuale, in cui gli occhi dell’Occidente sono puntati sul gigante-Cina visto, al tempo stesso, come temibile concorrente economico e come promettente mercato del futuro, che senso ha riproporre storie di persecuzione cristiana che, in larga parte, si riferiscono a decenni or sono, al periodo più buio della stagione maoista? Non rischia di essere una scelta controcorrente, tutto sommato anacronistica? La sensazione di «spaesamento» potrebbe aumentare addentrandosi in pagine dove si respira una spiritualità talora distante anni luce da STORIA IN RETE | 76 quella del credente occidentale di oggi. Geltrude Li, giovane laica cinese, in una lettera del febbraio 1952, se ne esce con questa frase, che a noi oggi procura sconcerto, se non fastidio: «A Dio piace innaffiare la sua messe con il sangue dei martiri: oh, fossi io trovata degna del martirio!». (...) A rigor di termini, nessuna delle vicende qui narrate è stata riconosciuta solennemente dalla Chiesa come «martirio». Tuttavia – il lettore se ne renderà conto immediatamente – l’atrocità delle sofferenze patite dai protagonisti, la pazienza evangelica con cui sono state accettate e vissute e, soprattutto, la testimonianza di fedeltà a Cristo che esse rappresentano fa sì che possano entrare a buon diritto nel «Libro rosso dei martiri cinesi». Due dei testi che compongono questo volume - l’autobiografia di padre Tan Tiande e quella di padre Giovanni Huang (Wong) - sono i diari della prigionia e dei lavori forzati dei due sacerdoti (il primo dei quali ancora vivente), durati rispettivamente trenta e venticinque anni. Il terzo documento, «Pioggia di primavera» è il racconto della vita di un sacerdote, padre Li Chang, morto nel 1981(...). Segue il testo autobiografico di una giovane cattolica, Geltrude Li, citata poc’anzi, anch’ella oggetto dell’ostilità maoista in quanto cattolica fervente e amica dei missionari. Questo scritto è uscito dalla Cina in modo rocambolesco: l’autrice ha vergato a mano pagine fittissime, su fogli di carta precedentemente modellati secondo la forma della suola di una scarpa. Ciò ha permesso che arrivassero a noi grazie a un missionario, padre Giovanni Carbone del Pime, il quale li nascose nelle tradizionali scarpe di tela che indossava al momento della sua espulsione dalla Cina, avvenuta sul finire del 1953. Chiude la raccolta un sobrio resoconto di quella che non è esagerato definire un’epopea della missione, ossia il martirio di trentatré monaci cistercensi di stretta osservanza del monastero di Yangjiaping, avvenuto al termine di un’autentica via crucis nel 1947. Una foto drammatica: un soldato cinese infligge il colpo di grazia ad un cristiano Novembre\Dicembre 2006 Questi eccezionali documenti si riferiscono a un arco temporale che inizia dalla guerra tra comunisti e nazionalisti (metà anni Quaranta: è il periodo nel quale si consuma la tragedia del mona- Novembre\Dicembre 2006 stero di Yangjiaping); si concentra sul primo periodo della persecuzione religiosa di marca maoista (1949 - metà anni Cinquanta) e arriva fino al 1983, anno della liberazione di padre Tiande, vale a dire alla prima fase della «modernizzazione» promossa da Deng Xiaoping, dopo la presa del potere seguita alla morte di Mao. Leggendoli, il lettore ripercorre dunque quattro decenni cruciali della storia contemporanea cinese, avendo per compagni di viaggio testimoni oculari degli eventi in questione. In altre parole: le pagine che seguono sono le memorie di persone che hanno provato sulla loro pelle fino a che punto possa arrivare la violenza di un potere accecato dall’ideologia, un potere che - dopo aver vinto la battaglia con il nemico armato (i nazionalisti di Chang Kai Shek) - aveva deciso di sterminare i «nemici senza fucile», come Mao dipinse, in un celebre discorso, intellettuali, credenti, oppositori della società civile. Dal punto di vista storiografico si tratta di apporti di grande valore, specie per chi voglia conoscere soprusi e brutalità del | 77 STORIA IN RETE