2° trimestre 2012 - Arcidiocesi di Pesaro

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2° trimestre 2012 - Arcidiocesi di Pesaro
arcidiocesi di pesaro
BOLLETTINO
DIOCESANO
aprile - giugno 2012
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DOCUMENTI DEL SANTO PADRE
BENEDETTO XVI
LETTERA APOSTOLICA IN FORMA DI MOTU PROPRIO
“PORTA FIDEI”
DEL SOMMO PONTEFICE BENEDETTO XVI
CON LA QUALE SI INDICE L’ANNO DELLA FEDE
1. La “porta della fede” (cfr At 14,27) che introduce alla vita di comunione con Dio e
permette l’ingresso nella sua Chiesa è sempre aperta per noi. È possibile oltrepassare
quella soglia quando la Parola di Dio viene annunciata e il cuore si lascia plasmare dalla grazia che trasforma. Attraversare quella porta comporta immettersi in un
cammino che dura tutta la vita. Esso inizia con il Battesimo (cfr Rm 6, 4), mediante
il quale possiamo chiamare Dio con il nome di Padre, e si conclude con il passaggio
attraverso la morte alla vita eterna, frutto della risurrezione del Signore Gesù che,
con il dono dello Spirito Santo, ha voluto coinvolgere nella sua stessa gloria quanti
credono in Lui (cfr Gv 17,22). Professare la fede nella Trinità – Padre, Figlio e Spirito
Santo – equivale a credere in un solo Dio che è Amore (cfr 1Gv 4,8): il Padre, che
nella pienezza del tempo ha inviato suo Figlio per la nostra salvezza; Gesù Cristo, che
nel mistero della sua morte e risurrezione ha redento il mondo; lo Spirito Santo, che
conduce la Chiesa attraverso i secoli nell’attesa del ritorno glorioso del Signore.
2. Fin dall’inizio del mio ministero come Successore di Pietro ho ricordato l’esigenza
di riscoprire il cammino della fede per mettere in luce con sempre maggiore evidenza
la gioia ed il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo. Nell’Omelia della santa
Messa per l’inizio del pontificato dicevo: “La Chiesa nel suo insieme, ed i Pastori
in essa, come Cristo devono mettersi in cammino, per condurre gli uomini fuori dal
deserto, verso il luogo della vita, verso l’amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che
ci dona la vita, la vita in pienezza”. Capita ormai non di rado che i cristiani si diano
maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune.
In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato.
Mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, largamente
accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati, oggi non
sembra più essere così in grandi settori della società, a motivo di una profonda crisi di
fede che ha toccato molte persone.
3. Non possiamo accettare che il sale diventi insipido e la luce sia tenuta nascosta (cfr
Mt 5,13-16). Anche l’uomo di oggi può sentire di nuovo il bisogno di recarsi come la
samaritana al pozzo per ascoltare Gesù, che invita a credere in Lui e ad attingere alla
sua sorgente, zampillante di acqua viva (cfr Gv 4,14). Dobbiamo ritrovare il gusto di
nutrirci della Parola di Dio, trasmessa dalla Chiesa in modo fedele, e del Pane della
vita, offerti a sostegno di quanti sono suoi discepoli (cfr Gv 6,51). L’insegnamento di
Gesù, infatti, risuona ancora ai nostri giorni con la stessa forza: “Datevi da fare non
per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la via eterna” (Gv 6,27). L’in3
terrogativo posto da quanti lo ascoltavano è lo stesso anche per noi oggi: “Che cosa
dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?” (Gv 6,28). Conosciamo la risposta di
Gesù: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato” (Gv 6,29).
Credere in Gesù Cristo, dunque, è la via per poter giungere in modo definitivo alla
salvezza.
4. Alla luce di tutto questo ho deciso di indire un Anno della fede. Esso avrà inizio
l’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e terminerà nella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, il
24 novembre 2013. Nella data dell’11 ottobre 2012, ricorreranno anche i vent’anni
dalla pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, testo promulgato dal mio
Predecessore, il Beato Papa Giovanni Paolo II, allo scopo di illustrare a tutti i fedeli
la forza e la bellezza della fede. Questo documento, autentico frutto del Concilio
Vaticano II, fu auspicato dal Sinodo Straordinario dei Vescovi del 1985 come strumento al servizio della catechesi e venne realizzato mediante la collaborazione di
tutto l’Episcopato della Chiesa cattolica. E proprio l’Assemblea Generale del Sinodo
dei Vescovi è stata da me convocata, nel mese di ottobre del 2012, sul tema de La
nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana. Sarà quella un’occasione propizia per introdurre l’intera compagine ecclesiale ad un tempo di particolare
riflessione e riscoperta della fede. Non è la prima volta che la Chiesa è chiamata a
celebrare un Anno della fede. Il mio venerato Predecessore il Servo di Dio Paolo VI
ne indisse uno simile nel 1967, per fare memoria del martirio degli Apostoli Pietro
e Paolo nel diciannovesimo centenario della loro testimonianza suprema. Lo pensò
come un momento solenne perché in tutta la Chiesa vi fosse “un’autentica e sincera
professione della medesima fede”; egli, inoltre, volle che questa venisse confermata
in maniera “individuale e collettiva, libera e cosciente, interiore ed esteriore, umile e
franca”. Pensava che in tal modo la Chiesa intera potesse riprendere “esatta coscienza
della sua fede, per ravvivarla, per purificarla, per confermarla, per confessarla”. I
grandi sconvolgimenti che si verificarono in quell’Anno, resero ancora più evidente
la necessità di una simile celebrazione. Essa si concluse con la Professione di fede del
Popolo di Dio, per attestare quanto i contenuti essenziali che da secoli costituiscono
il patrimonio di tutti i credenti hanno bisogno di essere confermati, compresi e approfonditi in maniera sempre nuova al fine di dare testimonianza coerente in condizioni
storiche diverse dal passato.
5. Per alcuni aspetti, il mio venerato Predecessore vide questo Anno come una “conseguenza ed esigenza postconciliare”, ben cosciente delle gravi difficoltà del tempo,
soprattutto riguardo alla professione della vera fede e alla sua retta interpretazione.
Ho ritenuto che far iniziare l’Anno della fede in coincidenza con il cinquantesimo
anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II possa essere un’occasione propizia
per comprendere che i testi lasciati in eredità dai Padri conciliari, secondo le parole
del beato Giovanni Paolo II, “non perdono il loro valore né il loro smalto. È necessario che essi vengano letti in maniera appropriata, che vengano conosciuti e assimilati
come testi qualificati e normativi del Magistero, all’interno della Tradizione della
Chiesa … Sento più che mai il dovere di additare il Concilio, come la grande grazia
di cui la Chiesa ha beneficiato nel secolo XX: in esso ci è offerta una sicura bussola
per orientarci nel cammino del secolo che si apre”. Io pure intendo ribadire con forza
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quanto ebbi ad affermare a proposito del Concilio pochi mesi dopo la mia elezione a
Successore di Pietro: “se lo leggiamo e recepiamo guidati da una giusta ermeneutica,
esso può essere e diventare sempre di più una grande forza per il sempre necessario
rinnovamento della Chiesa”.
6. Il rinnovamento della Chiesa passa anche attraverso la testimonianza offerta dalla
vita dei credenti: con la loro stessa esistenza nel mondo i cristiani sono infatti chiamati
a far risplendere la Parola di verità che il Signore Gesù ci ha lasciato. Proprio il Concilio, nella Costituzione dogmatica Lumen gentium, affermava: “Mentre Cristo, «santo,
innocente, senza macchia» (Eb 7,26), non conobbe il peccato (cfr 2Cor 5,21) e venne
solo allo scopo di espiare i peccati del popolo (cfr Eb 2,17), la Chiesa, che comprende
nel suo seno peccatori ed è perciò santa e insieme sempre bisognosa di purificazione,
avanza continuamente per il cammino della penitenza e del rinnovamento. La Chiesa
«prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di
Dio», annunziando la passione e la morte del Signore fino a che egli venga (cfr 1
Cor 11,26). Dalla virtù del Signore risuscitato trae la forza per vincere con pazienza
e amore le afflizioni e le difficoltà, che le vengono sia dal di dentro che dal di fuori,
e per svelare in mezzo al mondo, con fedeltà anche se non perfettamente, il mistero
di lui, fino a che alla fine dei tempi esso sarà manifestato nella pienezza della luce”.
L’Anno della fede, in questa prospettiva, è un invito ad un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo. Nel mistero della sua morte e risurrezione, Dio ha rivelato in pienezza l’Amore che salva e chiama gli uomini alla conversione di vita mediante la remissione dei peccati (cfr At 5,31). Per l’apostolo Paolo,
questo Amore introduce l’uomo ad una nuova vita: “Per mezzo del battesimo siamo
stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per
mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una nuova vita”
(Rm 6,4). Grazie alla fede, questa vita nuova plasma tutta l’esistenza umana sulla radicale novità della risurrezione. Nella misura della sua libera disponibilità, i pensieri
e gli affetti, la mentalità e il comportamento dell’uomo vengono lentamente purificati
e trasformati, in un cammino mai compiutamente terminato in questa vita. La “fede
che si rende operosa per mezzo della carità” (Gal 5,6) diventa un nuovo criterio di
intelligenza e di azione che cambia tutta la vita dell’uomo (cfr Rm 12,2; Col 3,9-10;
Ef 4,20-29; 2Cor 5,17).
7. “Caritas Christi urget nos” (2Cor 5,14): è l’amore di Cristo che colma i nostri
cuori e ci spinge ad evangelizzare. Egli, oggi come allora, ci invia per le strade del
mondo per proclamare il suo Vangelo a tutti i popoli della terra (cfr Mt 28,19). Con il
suo amore, Gesù Cristo attira a sé gli uomini di ogni generazione: in ogni tempo Egli
convoca la Chiesa affidandole l’annuncio del Vangelo, con un mandato che è sempre
nuovo. Per questo anche oggi è necessario un più convinto impegno ecclesiale a favore
di una nuova evangelizzazione per riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l’entusiasmo nel comunicare la fede. Nella quotidiana riscoperta del suo amore attinge forza
e vigore l’impegno missionario dei credenti che non può mai venire meno. La fede,
infatti, cresce quando è vissuta come esperienza di un amore ricevuto e quando viene
comunicata come esperienza di grazia e di gioia. Essa rende fecondi, perché allarga il
cuore nella speranza e consente di offrire una testimonianza capace di generare: apre,
infatti, il cuore e la mente di quanti ascoltano ad accogliere l’invito del Signore di ade5
rire alla sua Parola per diventare suoi discepoli. I credenti, attesta sant’Agostino, “si
fortificano credendo”. Il santo Vescovo di Ippona aveva buone ragioni per esprimersi
in questo modo. Come sappiamo, la sua vita fu una ricerca continua della bellezza
della fede fino a quando il suo cuore non trovò riposo in Dio. I suoi numerosi scritti,
nei quali vengono spiegate l’importanza del credere e la verità della fede, permangono fino ai nostri giorni come un patrimonio di ricchezza ineguagliabile e consentono
ancora a tante persone in ricerca di Dio di trovare il giusto percorso per accedere alla
“porta della fede”.
Solo credendo, quindi, la fede cresce e si rafforza; non c’è altra possibilità per possedere certezza sulla propria vita se non abbandonarsi, in un crescendo continuo, nelle
mani di un amore che si sperimenta sempre più grande perché ha la sua origine in Dio.
8. In questa felice ricorrenza, intendo invitare i Confratelli Vescovi di tutto l’orbe perché si uniscano al Successore di Pietro, nel tempo di grazia spirituale che il Signore
ci offre, per fare memoria del dono prezioso della fede. Vorremmo celebrare questo
Anno in maniera degna e feconda. Dovrà intensificarsi la riflessione sulla fede per
aiutare tutti i credenti in Cristo a rendere più consapevole ed a rinvigorire la loro adesione al Vangelo, soprattutto in un momento di profondo cambiamento come quello
che l’umanità sta vivendo. Avremo l’opportunità di confessare la fede nel Signore
Risorto nelle nostre Cattedrali e nelle chiese di tutto il mondo; nelle nostre case e
presso le nostre famiglie, perché ognuno senta forte l’esigenza di conoscere meglio e
di trasmettere alle generazioni future la fede di sempre. Le comunità religiose come
quelle parrocchiali, e tutte le realtà ecclesiali antiche e nuove, troveranno il modo, in
questo Anno, per rendere pubblica professione del Credo.
9. Desideriamo che questo Anno susciti in ogni credente l’aspirazione a confessare
la fede in pienezza e con rinnovata convinzione, con fiducia e speranza. Sarà un’occasione propizia anche per intensificare la celebrazione della fede nella liturgia, e in
particolare nell’Eucaristia, che è “il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e
insieme la fonte da cui promana tutta la sua energia”. Nel contempo, auspichiamo che
la testimonianza di vita dei credenti cresca nella sua credibilità. Riscoprire i contenuti
della fede professata, celebrata, vissuta e pregata, e riflettere sullo stesso atto con cui
si crede, è un impegno che ogni credente deve fare proprio, soprattutto in questo Anno.
Non a caso, nei primi secoli i cristiani erano tenuti ad imparare a memoria il Credo.
Questo serviva loro come preghiera quotidiana per non dimenticare l’impegno assunto con il Battesimo. Con parole dense di significato, lo ricorda sant’Agostino quando,
in un’Omelia sulla redditio symboli, la consegna del Credo, dice: “Il simbolo del santo
mistero che avete ricevuto tutti insieme e che oggi avete reso uno per uno, sono le
parole su cui è costruita con saldezza la fede della madre Chiesa sopra il fondamento
stabile che è Cristo Signore … Voi dunque lo avete ricevuto e reso, ma nella mente e
nel cuore lo dovete tenere sempre presente, lo dovete ripetere nei vostri letti, ripensarlo nelle piazze e non scordarlo durante i pasti: e anche quando dormite con il corpo,
dovete vegliare in esso con il cuore”.
10. Vorrei, a questo punto, delineare un percorso che aiuti a comprendere in modo
più profondo non solo i contenuti della fede, ma insieme a questi anche l’atto con cui
decidiamo di affidarci totalmente a Dio, in piena libertà. Esiste, infatti, un’unità profonda tra l’atto con cui si crede e i contenuti a cui diamo il nostro assenso. L’apostolo
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Paolo permette di entrare all’interno di questa realtà quando scrive: “Con il cuore …
si crede … e con la bocca si fa la professione di fede” (Rm 10,10). Il cuore indica che
il primo atto con cui si viene alla fede è dono di Dio e azione della grazia che agisce
e trasforma la persona fin nel suo intimo.
L’esempio di Lidia è quanto mai eloquente in proposito. Racconta san Luca che Paolo,
mentre si trovava a Filippi, andò di sabato per annunciare il Vangelo ad alcune donne; tra esse vi era Lidia e il “Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo”
(At 16,14). Il senso racchiuso nell’espressione è importante. San Luca insegna che la
conoscenza dei contenuti da credere non è sufficiente se poi il cuore, autentico sacrario della persona, non è aperto dalla grazia che consente di avere occhi per guardare in
profondità e comprendere che quanto è stato annunciato è la Parola di Dio.
Professare con la bocca, a sua volta, indica che la fede implica una testimonianza ed
un impegno pubblici. Il cristiano non può mai pensare che credere sia un fatto privato.
La fede è decidere di stare con il Signore per vivere con Lui. E questo “stare con Lui”
introduce alla comprensione delle ragioni per cui si crede. La fede, proprio perché è
atto della libertà, esige anche la responsabilità sociale di ciò che si crede. La Chiesa
nel giorno di Pentecoste mostra con tutta evidenza questa dimensione pubblica del
credere e dell’annunciare senza timore la propria fede ad ogni persona. È il dono dello
Spirito Santo che abilita alla missione e fortifica la nostra testimonianza, rendendola
franca e coraggiosa.
La stessa professione della fede è un atto personale ed insieme comunitario. È la Chiesa, infatti, il primo soggetto della fede. Nella fede della Comunità cristiana ognuno
riceve il Battesimo, segno efficace dell’ingresso nel popolo dei credenti per ottenere
la salvezza. Come attesta il Catechismo della Chiesa Cattolica: “«Io credo»; è la fede
della Chiesa professata personalmente da ogni credente, soprattutto al momento del
Battesimo. «Noi crediamo» è la fede della Chiesa confessata dai Vescovi riuniti in
Concilio, o più generalmente, dall’assemblea liturgica dei fedeli. «Io credo»: è anche
la Chiesa nostra Madre, che risponde a Dio con la sua fede e che ci insegna a dire «Io
credo», «Noi crediamo»”.
Come si può osservare, la conoscenza dei contenuti di fede è essenziale per dare il
proprio assenso, cioè per aderire pienamente con l’intelligenza e la volontà a quanto viene proposto dalla Chiesa. La conoscenza della fede introduce alla totalità del
mistero salvifico rivelato da Dio. L’assenso che viene prestato implica quindi che,
quando si crede, si accetta liberamente tutto il mistero della fede, perché garante della
sua verità è Dio stesso che si rivela e permette di conoscere il suo mistero di amore.
D’altra parte, non possiamo dimenticare che nel nostro contesto culturale tante persone, pur non riconoscendo in sé il dono della fede, sono comunque in una sincera ricerca del senso ultimo e della verità definitiva sulla loro esistenza e sul mondo. Questa
ricerca è un autentico “preambolo” alla fede, perché muove le persone sulla strada che
conduce al mistero di Dio. La stessa ragione dell’uomo, infatti, porta insita l’esigenza
di “ciò che vale e permane sempre”. Tale esigenza costituisce un invito permanente,
inscritto indelebilmente nel cuore umano, a mettersi in cammino per trovare Colui che
non cercheremmo se non ci fosse già venuto incontro. Proprio a questo incontro la
fede ci invita e ci apre in pienezza.
11. Per accedere a una conoscenza sistematica dei contenuti della fede, tutti possono
trovare nel Catechismo della Chiesa Cattolica un sussidio prezioso ed indispensabile.
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Esso costituisce uno dei frutti più importanti del Concilio Vaticano II. Nella Costituzione Apostolica Fidei depositum, non a caso firmata nella ricorrenza del trentesimo
anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, il Beato Giovanni Paolo II scriveva: “Questo Catechismo apporterà un contributo molto importante a quell’opera di
rinnovamento dell’intera vita ecclesiale… Io lo riconosco come uno strumento valido
e legittimo al servizio della comunione ecclesiale e come una norma sicura per l’insegnamento della fede”.
È proprio in questo orizzonte che l’Anno della fede dovrà esprimere un corale impegno per la riscoperta e lo studio dei contenuti fondamentali della fede che trovano nel
Catechismo della Chiesa Cattolica la loro sintesi sistematica e organica. Qui, infatti,
emerge la ricchezza di insegnamento che la Chiesa ha accolto, custodito ed offerto nei
suoi duemila anni di storia. Dalla Sacra Scrittura ai Padri della Chiesa, dai Maestri
di teologia ai Santi che hanno attraversato i secoli, il Catechismo offre una memoria
permanente dei tanti modi in cui la Chiesa ha meditato sulla fede e prodotto progresso
nella dottrina per dare certezza ai credenti nella loro vita di fede.
Nella sua stessa struttura, il Catechismo della Chiesa Cattolica presenta lo sviluppo
della fede fino a toccare i grandi temi della vita quotidiana. Pagina dopo pagina si
scopre che quanto viene presentato non è una teoria, ma l’incontro con una Persona
che vive nella Chiesa. Alla professione di fede, infatti, segue la spiegazione della vita
sacramentale, nella quale Cristo è presente, operante e continua a costruire la sua
Chiesa. Senza la liturgia e i Sacramenti, la professione di fede non avrebbe efficacia, perché mancherebbe della grazia che sostiene la testimonianza dei cristiani. Alla
stessa stregua, l’insegnamento del Catechismo sulla vita morale acquista tutto il suo
significato se posto in relazione con la fede, la liturgia e la preghiera.
12. In questo Anno, pertanto, il Catechismo della Chiesa Cattolica potrà essere un
vero strumento a sostegno della fede, soprattutto per quanti hanno a cuore la formazione dei cristiani, così determinante nel nostro contesto culturale. A tale scopo,
ho invitato la Congregazione per la Dottrina della Fede, in accordo con i competenti
Dicasteri della Santa Sede, a redigere una Nota, con cui offrire alla Chiesa ed ai credenti alcune indicazioni per vivere quest’Anno della fede nei modi più efficaci ed
appropriati, al servizio del credere e dell’evangelizzare.
La fede, infatti, si trova ad essere sottoposta più che nel passato a una serie di interrogativi che provengono da una mutata mentalità che, particolarmente oggi, riduce
l’ambito delle certezze razionali a quello delle conquiste scientifiche e tecnologiche.
La Chiesa tuttavia non ha mai avuto timore di mostrare come tra fede e autentica
scienza non vi possa essere alcun conflitto perché ambedue, anche se per vie diverse,
tendono alla verità.
13. Sarà decisivo nel corso di questo Anno ripercorrere la storia della nostra fede, la
quale vede il mistero insondabile dell’intreccio tra santità e peccato. Mentre la prima
evidenzia il grande apporto che uomini e donne hanno offerto alla crescita ed allo sviluppo della comunità con la testimonianza della loro vita, il secondo deve provocare
in ognuno una sincera e permanente opera di conversione per sperimentare la misericordia del Padre che a tutti va incontro.
In questo tempo terremo fisso lo sguardo su Gesù Cristo, “colui che dà origine alla
fede e la porta a compimento” (Eb 12,2): in lui trova compimento ogni travaglio ed
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anelito del cuore umano. La gioia dell’amore, la risposta al dramma della sofferenza
e del dolore, la forza del perdono davanti all’offesa ricevuta e la vittoria della vita dinanzi al vuoto della morte, tutto trova compimento nel mistero della sua Incarnazione,
del suo farsi uomo, del condividere con noi la debolezza umana per trasformarla con
la potenza della sua Risurrezione. In lui, morto e risorto per la nostra salvezza, trovano
piena luce gli esempi di fede che hanno segnato questi duemila anni della nostra storia
di salvezza.
Per fede Maria accolse la parola dell’Angelo e credette all’annuncio che sarebbe divenuta Madre di Dio nell’obbedienza della sua dedizione (cfr Lc 1,38). Visitando
Elisabetta innalzò il suo canto di lode all’Altissimo per le meraviglie che compiva in
quanti si affidano a Lui (cfr Lc 1,46-55). Con gioia e trepidazione diede alla luce il suo
unico Figlio, mantenendo intatta la verginità (cfr Lc 2,6-7). Confidando in Giuseppe
suo sposo, portò Gesù in Egitto per salvarlo dalla persecuzione di Erode (cfr Mt 2,1315). Con la stessa fede seguì il Signore nella sua predicazione e rimase con Lui fin sul
Golgota (cfr Gv 19,25-27). Con fede Maria assaporò i frutti della risurrezione di Gesù
e, custodendo ogni ricordo nel suo cuore (cfr Lc 2,19.51), lo trasmise ai Dodici riuniti
con lei nel Cenacolo per ricevere lo Spirito Santo (cfr At 1,14; 2,1-4).
Per fede gli Apostoli lasciarono ogni cosa per seguire il Maestro (cfr Mc 10,28). Credettero alle parole con le quali annunciava il Regno di Dio presente e realizzato nella
sua persona (cfr Lc 11,20). Vissero in comunione di vita con Gesù che li istruiva con
il suo insegnamento, lasciando loro una nuova regola di vita con la quale sarebbero
stati riconosciuti come suoi discepoli dopo la sua morte (cfr Gv 13,34-35). Per fede
andarono nel mondo intero, seguendo il mandato di portare il Vangelo ad ogni creatura
(cfr Mc 16,15) e, senza alcun timore, annunciarono a tutti la gioia della risurrezione
di cui furono fedeli testimoni.
Per fede i discepoli formarono la prima comunità raccolta intorno all’insegnamento
degli Apostoli, nella preghiera, nella celebrazione dell’Eucaristia, mettendo in comune quanto possedevano per sovvenire alle necessità dei fratelli (cfr At 2,42-47).
Per fede i martiri donarono la loro vita, per testimoniare la verità del Vangelo che li
aveva trasformati e resi capaci di giungere fino al dono più grande dell’amore con il
perdono dei propri persecutori.
Per fede uomini e donne hanno consacrato la loro vita a Cristo, lasciando ogni cosa
per vivere in semplicità evangelica l’obbedienza, la povertà e la castità, segni concreti
dell’attesa del Signore che non tarda a venire. Per fede tanti cristiani hanno promosso
un’azione a favore della giustizia per rendere concreta la parola del Signore, venuto
ad annunciare la liberazione dall’oppressione e un anno di grazia per tutti (cfr Lc
4,18-19).
Per fede, nel corso dei secoli, uomini e donne di tutte le età, il cui nome è scritto nel
Libro della vita (cfr Ap 7,9; 13,8), hanno confessato la bellezza di seguire il Signore
Gesù là dove venivano chiamati a dare testimonianza del loro essere cristiani: nella
famiglia, nella professione, nella vita pubblica, nell’esercizio dei carismi e ministeri
ai quali furono chiamati.
Per fede viviamo anche noi: per il riconoscimento vivo del Signore Gesù, presente
nella nostra esistenza e nella storia.
14. L’Anno della fede sarà anche un’occasione propizia per intensificare la testimonianza della carità. Ricorda san Paolo: “Ora dunque rimangono queste tre cose: la
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fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!” (1Cor 13,13). Con
parole ancora più forti - che da sempre impegnano i cristiani - l’apostolo Giacomo
affermava: “A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha le opere?
Quella fede può forse salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e
saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la
fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta. Al contrario uno potrebbe dire:
«Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie
opere ti mostrerò la mia fede»” (Gc 2,14-18).
La fede senza la carità non porta frutto e la carità senza la fede sarebbe un sentimento
in balia costante del dubbio. Fede e carità si esigono a vicenda, così che l’una permette
all’altra di attuare il suo cammino. Non pochi cristiani, infatti, dedicano la loro vita
con amore a chi è solo, emarginato o escluso come a colui che è il primo verso cui
andare e il più importante da sostenere, perché proprio in lui si riflette il volto stesso
di Cristo. Grazie alla fede possiamo riconoscere in quanti chiedono il nostro amore il
volto del Signore risorto. “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli
più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40): queste sue parole sono un monito da non
dimenticare ed un invito perenne a ridonare quell’amore con cui Egli si prende cura di
noi. È la fede che permette di riconoscere Cristo ed è il suo stesso amore che spinge
a soccorrerlo ogni volta che si fa nostro prossimo nel cammino della vita. Sostenuti
dalla fede, guardiamo con speranza al nostro impegno nel mondo, in attesa di “nuovi
cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia” (2Pt 3,13; cfr Ap 21,1).
15. Giunto ormai al termine della sua vita, l’apostolo Paolo chiede al discepolo Timoteo di “cercare la fede” (cfr 2Tm 2,22) con la stessa costanza di quando era ragazzo
(cfr 2Tm 3,15). Sentiamo questo invito rivolto a ciascuno di noi, perché nessuno diventi pigro nella fede. Essa è compagna di vita che permette di percepire con sguardo
sempre nuovo le meraviglie che Dio compie per noi. Intenta a cogliere i segni dei tempi nell’oggi della storia, la fede impegna ognuno di noi a diventare segno vivo della
presenza del Risorto nel mondo. Ciò di cui il mondo oggi ha particolarmente bisogno
è la testimonianza credibile di quanti, illuminati nella mente e nel cuore dalla Parola
del Signore, sono capaci di aprire il cuore e la mente di tanti al desiderio di Dio e della
vita vera, quella che non ha fine.
“La Parola del Signore corra e sia glorificata” (2Ts 3,1): possa questo Anno della
fede rendere sempre più saldo il rapporto con Cristo Signore, poiché solo in Lui vi è
la certezza per guardare al futuro e la garanzia di un amore autentico e duraturo. Le
parole dell’apostolo Pietro gettano un ultimo squarcio di luce sulla fede: “Perciò siete
ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato
a perire e tuttavia purificato con fuoco – torni a vostra lode, gloria e onore quando
Gesù Cristo si manifesterà. Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo,
credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta
della vostra fede: la salvezza delle anime” (1Pt 1,6-9). La vita dei cristiani conosce
l’esperienza della gioia e quella della sofferenza. Quanti Santi hanno vissuto la solitudine! Quanti credenti, anche ai nostri giorni, sono provati dal silenzio di Dio mentre
vorrebbero ascoltare la sua voce consolante! Le prove della vita, mentre consentono di comprendere il mistero della Croce e di partecipare alle sofferenze di Cristo
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(cfr Col 1,24), sono preludio alla gioia e alla speranza cui la fede conduce: “quando
sono debole, è allora che sono forte” (2Cor 12,10). Noi crediamo con ferma certezza
che il Signore Gesù ha sconfitto il male e la morte. Con questa sicura fiducia ci affidiamo a Lui: Egli, presente in mezzo a noi, vince il potere del maligno (cfr Lc 11,20)
e la Chiesa, comunità visibile della sua misericordia, permane in Lui come segno della
riconciliazione definitiva con il Padre.
Affidiamo alla Madre di Dio, proclamata “beata” perché “ha creduto” (Lc 1,45), questo tempo di grazia.
Dato a Roma, presso San Pietro, l’11 ottobre dell’Anno 2011, settimo di Pontificato.
Benedetto XVI
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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
PER LA XXVII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
Domenica, 1 aprile 2012
«Siate sempre lieti nel Signore!» (Fil 4,4)
Cari giovani,
sono lieto di rivolgermi nuovamente a voi, in occasione della XXVII Giornata Mondiale della Gioventù. Il ricordo dell’incontro di Madrid, lo scorso agosto, resta ben
presente nel mio cuore. È stato uno straordinario momento di grazia, nel corso del
quale il Signore ha benedetto i giovani presenti, venuti dal mondo intero. Rendo grazie a Dio per i tanti frutti che ha fatto nascere in quelle giornate e che in futuro non
mancheranno di moltiplicarsi per i giovani e per le comunità a cui appartengono.
Adesso siamo già orientati verso il prossimo appuntamento a Rio de Janeiro nel 2013,
che avrà come tema «Andate e fate discepoli tutti i popoli!» (cfr Mt 28,19).
Quest’anno, il tema della Giornata Mondiale della Gioventù ci è dato da un’esortazione della Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi: «Siate sempre lieti nel Signore!»
(4,4). La gioia, in effetti, è un elemento centrale dell’esperienza cristiana. Anche durante ogni Giornata Mondiale della Gioventù facciamo esperienza di una gioia intensa, la gioia della comunione, la gioia di essere cristiani, la gioia della fede. È una delle
caratteristiche di questi incontri. E vediamo la grande forza attrattiva che essa ha: in
un mondo spesso segnato da tristezza e inquietudini, è una testimonianza importante
della bellezza e dell’affidabilità della fede cristiana.
La Chiesa ha la vocazione di portare al mondo la gioia, una gioia autentica e duratura,
quella che gli angeli hanno annunciato ai pastori di Betlemme nella notte della nascita
di Gesù (cfr Lc 2,10): Dio non ha solo parlato, non ha solo compiuto segni prodigiosi
nella storia dell’umanità, Dio si è fatto così vicino da farsi uno di noi e percorrere le
tappe dell’intera vita dell’uomo. Nel difficile contesto attuale, tanti giovani intorno a
voi hanno un immenso bisogno di sentire che il messaggio cristiano è un messaggio
di gioia e di speranza! Vorrei riflettere con voi allora su questa gioia, sulle strade per
trovarla, affinché possiate viverla sempre più in profondità ed esserne messaggeri tra
coloro che vi circondano.
1. II nostro cuore è fatto per la gioia
L’aspirazione alla gioia è impressa nell’intimo dell’essere umano. Al di là delle soddisfazioni immediate e passeggere, il nostro cuore cerca la gioia profonda, piena e
duratura, che possa dare «sapore» all’esistenza. E ciò vale soprattutto per voi, perché
la giovinezza è un periodo di continua scoperta della vita, del mondo, degli altri e di
se stessi. È un tempo di apertura verso il futuro, in cui si manifestano i grandi desideri
di felicità, di amicizia, di condivisione e di verità, in cui si è mossi da ideali e si concepiscono progetti.
E ogni giorno sono tante le gioie semplici che il Signore ci offre: la gioia di vivere,
la gioia di fronte alla bellezza della natura, la gioia di un lavoro ben fatto, la gioia del
servizio, la gioia dell’amore sincero e puro. E se guardiamo con attenzione, esistono
tanti altri motivi di gioia: i bei momenti della vita familiare, l’amicizia condivisa, la
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scoperta delle proprie capacità personali e il raggiungimento di buoni risultati, l’apprezzamento da parte degli altri, la possibilità di esprimersi e di sentirsi capiti, la sensazione di essere utili al prossimo. E poi l’acquisizione di nuove conoscenze mediante
gli studi, la scoperta di nuove dimensioni attraverso viaggi e incontri, la possibilità
di fare progetti per il futuro. Ma anche l’esperienza di leggere un’opera letteraria, di
ammirare un capolavoro dell’arte, di ascoltare e suonare musica o di vedere un film
possono produrre in noi delle vere e proprie gioie.
Ogni giorno, però, ci scontriamo anche con tante difficoltà e nel cuore vi sono preoccupazioni per il futuro, al punto che ci possiamo chiedere se la gioia piena e duratura
alla quale aspiriamo non sia forse un’illusione e una fuga dalla realtà. Sono molti i
giovani che si interrogano: è veramente possibile la gioia piena al giorno d’oggi? E
questa ricerca percorre varie strade, alcune delle quali si rivelano sbagliate, o perlomeno pericolose. Ma come distinguere le gioie veramente durature dai piaceri immediati e ingannevoli? Come trovare la vera gioia nella vita, quella che dura e non ci
abbandona anche nei momenti difficili?
2. Dio è la fonte della vera gioia
In realtà le gioie autentiche, quelle piccole del quotidiano o quelle grandi della vita,
trovano tutte origine in Dio, anche se non appare a prima vista, perché Dio è comunione di amore eterno, è gioia infinita che non rimane chiusa in se stessa, ma si espande
in quelli che Egli ama e che lo amano. Dio ci ha creati a sua immagine per amore e per
riversare su noi questo suo amore, per colmarci della sua presenza e della sua grazia.
Dio vuole renderci partecipi della sua gioia, divina ed eterna, facendoci scoprire che
il valore e il senso profondo della nostra vita sta nell’essere accettato, accolto e amato da Lui, e non con un’accoglienza fragile come può essere quella umana, ma con
un’accoglienza incondizionata come è quella divina: io sono voluto, ho un posto nel
mondo e nella storia, sono amato personalmente da Dio. E se Dio mi accetta, mi ama
e io ne divento sicuro, so in modo chiaro e certo che è bene che io ci sia, che esista.
Questo amore infinito di Dio per ciascuno di noi si manifesta in modo pieno in Gesù
Cristo. In Lui si trova la gioia che cerchiamo. Nel Vangelo vediamo come gli eventi
che segnano gli inizi della vita di Gesù siano caratterizzati dalla gioia. Quando l’arcangelo Gabriele annuncia alla Vergine Maria che sarà madre del Salvatore, inizia con
questa parola: «Rallegrati!» (Lc 1,28). Alla nascita di Gesù, l’Angelo del Signore dice
ai pastori: «Ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella
città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» (Lc 2,11). E i Magi
che cercavano il bambino, «al vedere la stella, provarono una gioia grandissima» (Mt
2,10). Il motivo di questa gioia è dunque la vicinanza di Dio, che si è fatto uno di noi.
Ed è questo che intendeva san Paolo quando scriveva ai cristiani di Filippi: «Siate
sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti.
Il Signore è vicino!» (Fil 4,4-5). La prima causa della nostra gioia è la vicinanza del
Signore, che mi accoglie e mi ama.
E infatti dall’incontro con Gesù nasce sempre una grande gioia interiore. Nei Vangeli lo possiamo vedere in molti episodi. Ricordiamo la visita di Gesù a Zaccheo, un
esattore delle tasse disonesto, un peccatore pubblico, al quale Gesù dice: «Oggi devo
fermarmi a casa tua». E Zaccheo, riferisce san Luca, «lo accolse pieno di gioia» (Lc
19,5-6). È la gioia dell’incontro con il Signore; è il sentire l’amore di Dio che può
trasformare l’intera esistenza e portare salvezza. E Zaccheo decide di cambiare vita e
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di dare la metà dei suoi beni ai poveri.
Nell’ora della passione di Gesù, questo amore si manifesta in tutta la sua forza. Negli
ultimi momenti della sua vita terrena, a cena con i suoi amici, Egli dice: «Come il
Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore... Vi ho detto
queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,9.11).
Gesù vuole introdurre i suoi discepoli e ciascuno di noi nella gioia piena, quella che
Egli condivide con il Padre, perché l’amore con cui il Padre lo ama sia in noi (cfr. Gv
17,26). La gioia cristiana è aprirsi a questo amore di Dio e appartenere a Lui.
Narrano i Vangeli che Maria di Magdala e altre donne andarono a visitare la tomba
dove Gesù era stato posto dopo la sua morte e ricevettero da un Angelo un annuncio
sconvolgente, quello della sua risurrezione. Allora abbandonarono in fretta il sepolcro, annota l’Evangelista, «con timore e gioia grande» e corsero a dare la lieta notizia
ai discepoli. E Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!» (Mt 28,8-9). È la
gioia della salvezza che viene loro offerta: Cristo è il vivente, è Colui che ha vinto il
male, il peccato e la morte. Egli è presente in mezzo a noi come il Risorto, fino alla
fine del mondo (cfr Mt 28,20). Il male non ha l’ultima parola sulla nostra vita, ma la
fede in Cristo Salvatore ci dice che l’amore di Dio vince.
Questa gioia profonda è frutto dello Spirito Santo che ci rende figli di Dio, capaci di
vivere e di gustare la sua bontà, di rivolgerci a Lui con il termine «Abbà», Padre (cfr
Rm 8,15). La gioia è segno della sua presenza e della sua azione in noi.
3. Conservare nel cuore la gioia cristiana
A questo punto ci domandiamo: come ricevere e conservare questo dono della gioia
profonda, della gioia spirituale?
Un Salmo ci dice: «Cerca la gioia nel Signore: esaudirà i desideri del tuo cuore» (Sal
37,4). E Gesù spiega che «il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo;
un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra
quel campo» (Mt 13,44). Trovare e conservare la gioia spirituale nasce dall’incontro
con il Signore, che chiede di seguirlo, di fare la scelta decisa di puntare tutto su di
Lui. Cari giovani, non abbiate paura di mettere in gioco la vostra vita facendo spazio a
Gesù Cristo e al suo Vangelo; è la strada per avere la pace e la vera felicità nell’intimo
di noi stessi, è la strada per la vera realizzazione della nostra esistenza di figli di Dio,
creati a sua immagine e somiglianza.
Cercare la gioia nel Signore: la gioia è frutto della fede, è riconoscere ogni giorno la
sua presenza, la sua amicizia: «Il Signore è vicino!» (Fil 4,5); è riporre la nostra fiducia in Lui, è crescere nella conoscenza e nell’amore di Lui. L’«Anno della fede», che
tra pochi mesi inizieremo, ci sarà di aiuto e di stimolo. Cari amici, imparate a vedere
come Dio agisce nelle vostre vite, scopritelo nascosto nel cuore degli avvenimenti del
vostro quotidiano. Credete che Egli è sempre fedele all’alleanza che ha stretto con
voi nel giorno del vostro Battesimo. Sappiate che non vi abbandonerà mai. Rivolgete
spesso il vostro sguardo verso di Lui. Sulla croce, ha donato la sua vita perché vi ama.
La contemplazione di un amore così grande porta nei nostri cuori una speranza e una
gioia che nulla può abbattere. Un cristiano non può essere mai triste perché ha incontrato Cristo, che ha dato la vita per lui.
Cercare il Signore, incontrarlo nella vita significa anche accogliere la sua Parola, che
è gioia per il cuore. Il profeta Geremia scrive: «Quando le tue parole mi vennero in14
contro, le divorai con avidità; la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore» (Ger
15,16). Imparate a leggere e meditare la Sacra Scrittura, vi troverete una risposta alle
domande più profonde di verità che albergano nel vostro cuore e nella vostra mente.
La Parola di Dio fa scoprire le meraviglie che Dio ha operato nella storia dell’uomo e,
pieni di gioia, apre alla lode e all’adorazione: «Venite, cantiamo al Signore... adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti» (Sal 95,1.6).
In modo particolare, poi, la Liturgia è il luogo per eccellenza in cui si esprime la gioia
che la Chiesa attinge dal Signore e trasmette al mondo. Ogni domenica, nell’Eucaristia, le comunità cristiane celebrano il Mistero centrale della salvezza: la morte e
risurrezione di Cristo. È questo un momento fondamentale per il cammino di ogni
discepolo del Signore, in cui si rende presente il suo Sacrificio di amore; è il giorno in
cui incontriamo il Cristo Risorto, ascoltiamo la sua Parola, ci nutriamo del suo Corpo
e del suo Sangue. Un Salmo afferma: «Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci in esso ed esultiamo!» (Sal 118,24). E nella notte di Pasqua, la Chiesa canta
l’Exultet, espressione di gioia per la vittoria di Gesù Cristo sul peccato e sulla morte:
«Esulti il coro degli angeli... Gioisca la terra inondata da così grande splendore... e
questo tempio tutto risuoni per le acclamazioni del popolo in festa!». La gioia cristiana nasce dal sapere di essere amati da un Dio che si è fatto uomo, ha dato la sua vita
per noi e ha sconfitto il male e la morte; ed è vivere di amore per lui. Santa Teresa di
Gesù Bambino, giovane carmelitana, scriveva: «Gesù, è amarti la mia gioia!» (P 45,
21 gennaio 1897, Op. Compl., pag. 708).
4. La gioia dell’amore
Cari amici, la gioia è intimamente legata all’amore: sono due frutti inseparabili dello
Spirito Santo (cfr Gal 5,23). L’amore produce gioia, e la gioia è una forma d’amore.
La beata Madre Teresa di Calcutta, facendo eco alle parole di Gesù: «si è più beati nel
dare che nel ricevere!» (At 20,35), diceva: «La gioia è una rete d’amore per catturare
le anime. Dio ama chi dona con gioia. E chi dona con gioia dona di più». E il Servo
di Dio Paolo VI scriveva: «In Dio stesso tutto è gioia poiché tutto è dono» (Esort. ap.
Gaudete in Domino, 9 maggio 1975)
Pensando ai vari ambiti della vostra vita, vorrei dirvi che amare significa costanza,
fedeltà, tener fede agli impegni. E questo, in primo luogo, nelle amicizie: i nostri
amici si aspettano che siamo sinceri, leali, fedeli, perché il vero amore è perseverante
anche e soprattutto nelle difficoltà. E lo stesso vale per il lavoro, gli studi e i servizi
che svolgete. La fedeltà e la perseveranza nel bene conducono alla gioia, anche se non
sempre questa è immediata.
Per entrare nella gioia dell’amore, siamo chiamati anche ad essere generosi, a non accontentarci di dare il minimo, ma ad impegnarci a fondo nella vita, con un’attenzione
particolare per i più bisognosi. Il mondo ha necessità di uomini e donne competenti
e generosi, che si mettano al servizio del bene comune. Impegnatevi a studiare con
serietà; coltivate i vostri talenti e metteteli fin d’ora al servizio del prossimo. Cercate
il modo di contribuire a rendere la società più giusta e umana, là dove vi trovate. Che
tutta la vostra vita sia guidata dallo spirito di servizio, e non dalla ricerca del potere,
del successo materiale e del denaro.
A proposito di generosità, non posso non menzionare una gioia speciale: quella che
si prova rispondendo alla vocazione di donare tutta la propria vita al Signore. Cari
giovani, non abbiate paura della chiamata di Cristo alla vita religiosa, monastica, mis15
sionaria o al sacerdozio. Siate certi che Egli colma di gioia coloro che, dedicandogli
la vita in questa prospettiva, rispondono al suo invito a lasciare tutto per rimanere con
Lui e dedicarsi con cuore indiviso al servizio degli altri. Allo stesso modo, grande è la
gioia che Egli riserva all’uomo e alla donna che si donano totalmente l’uno all’altro
nel matrimonio per costituire una famiglia e diventare segno dell’amore di Cristo per
la sua Chiesa.
Vorrei richiamare un terzo elemento per entrare nella gioia dell’amore: far crescere
nella vostra vita e nella vita delle vostre comunità la comunione fraterna. C’è uno
stretto legame tra la comunione e la gioia. Non è un caso che san Paolo scriva la sua
esortazione al plurale: non si rivolge a ciascuno singolarmente, ma afferma: «Siate
sempre lieti nel Signore» (Fil 4,4). Soltanto insieme, vivendo la comunione fraterna,
possiamo sperimentare questa gioia. Il libro degli Atti degli Apostoli descrive così la
prima comunità cristiana: «spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia
e semplicità di cuore» (At 2,46). Impegnatevi anche voi affinché le comunità cristiane possano essere luoghi privilegiati di condivisione, di attenzione e di cura l’uno
dell’altro.
5. La gioia della conversione
Cari amici, per vivere la vera gioia occorre anche identificare le tentazioni che la allontanano. La cultura attuale induce spesso a cercare traguardi, realizzazioni e piaceri
immediati, favorendo più l’incostanza che la perseveranza nella fatica e la fedeltà
agli impegni. I messaggi che ricevete spingono ad entrare nella logica del consumo,
prospettando felicità artificiali. L’esperienza insegna che l’avere non coincide con la
gioia: vi sono tante persone che, pur avendo beni materiali in abbondanza, sono spesso
afflitte dalla disperazione, dalla tristezza e sentono un vuoto nella vita. Per rimanere
nella gioia, siamo chiamati a vivere nell’amore e nella verità, a vivere in Dio.
E la volontà di Dio è che noi siamo felici. Per questo ci ha dato delle indicazioni concrete per il nostro cammino: i Comandamenti. Osservandoli, noi troviamo la strada
della vita e della felicità. Anche se a prima vista possono sembrare un insieme di
divieti, quasi un ostacolo alla libertà, se li meditiamo più attentamente, alla luce del
Messaggio di Cristo, essi sono un insieme di essenziali e preziose regole di vita che
conducono a un’esistenza felice, realizzata secondo il progetto di Dio. Quante volte, invece, costatiamo che costruire ignorando Dio e la sua volontà porta delusione,
tristezza, senso di sconfitta. L’esperienza del peccato come rifiuto di seguirlo, come
offesa alla sua amicizia, porta ombra nel nostro cuore.
Ma se a volte il cammino cristiano non è facile e l’impegno di fedeltà all’amore del
Signore incontra ostacoli o registra cadute, Dio, nella sua misericordia, non ci abbandona, ma ci offre sempre la possibilità di ritornare a Lui, di riconciliarci con Lui, di
sperimentare la gioia del suo amore che perdona e riaccoglie.
Cari giovani, ricorrete spesso al Sacramento della Penitenza e della Riconciliazione!
Esso è il Sacramento della gioia ritrovata. Domandate allo Spirito Santo la luce per
saper riconoscere il vostro peccato e la capacità di chiedere perdono a Dio accostandovi a questo Sacramento con costanza, serenità e fiducia. Il Signore vi aprirà sempre
le sue braccia, vi purificherà e vi farà entrare nella sua gioia: vi sarà gioia nel cielo
anche per un solo peccatore che si converte (cfr Lc 15,7).
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6. La gioia nelle prove
Alla fine, però, potrebbe rimanere nel nostro cuore la domanda se veramente è possibile vivere nella gioia anche in mezzo alle tante prove della vita, specialmente le più
dolorose e misteriose, se veramente seguire il Signore, fidarci di Lui dona sempre
felicità.
La risposta ci può venire da alcune esperienze di giovani come voi che hanno trovato
proprio in Cristo la luce capace di dare forza e speranza, anche in mezzo alle situazioni più difficili. Il beato Pier Giorgio Frassati (1901-1925) ha sperimentato tante prove
nella sua pur breve esistenza, tra cui una, riguardante la sua vita sentimentale, che lo
aveva ferito in modo profondo. Proprio in questa situazione, scriveva alla sorella: «Tu
mi domandi se sono allegro; e come non potrei esserlo? Finché la Fede mi darà forza
sempre allegro! Ogni cattolico non può non essere allegro... Lo scopo per cui noi
siamo stati creati ci addita la via seminata sia pure di molte spine, ma non una triste
via: essa è allegria anche attraverso i dolori» (Lettera alla sorella Luciana, Torino, 14
febbraio 1925). E il beato Giovanni Paolo II, presentandolo come modello, diceva di
lui: «era un giovane di una gioia trascinante, una gioia che superava tante difficoltà
della sua vita» (Discorso ai giovani, Torino, 13 aprile 1980).
Più vicina a noi, la giovane Chiara Badano (1971-1990), recentemente beatificata, ha
sperimentato come il dolore possa essere trasfigurato dall’amore ed essere misteriosamente abitato dalla gioia. All’età di 18 anni, in un momento in cui il cancro la faceva
particolarmente soffrire, Chiara aveva pregato lo Spirito Santo, intercedendo per i
giovani del suo Movimento. Oltre alla propria guarigione, aveva chiesto a Dio di illuminare con il suo Spirito tutti quei giovani, di dar loro la sapienza e la luce: «È stato
proprio un momento di Dio: soffrivo molto fisicamente, ma l’anima cantava» (Lettera
a Chiara Lubich, Sassello, 20 dicembre 1989). La chiave della sua pace e della sua
gioia era la completa fiducia nel Signore e l’accettazione anche della malattia come
misteriosa espressione della sua volontà per il bene suo e di tutti. Ripeteva spesso: «Se
lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch’io».
Sono due semplici testimonianze tra molte altre che mostrano come il cristiano autentico non è mai disperato e triste, anche davanti alle prove più dure, e mostrano che la
gioia cristiana non è una fuga dalla realtà, ma una forza soprannaturale per affrontare
e vivere le difficoltà quotidiane. Sappiamo che Cristo crocifisso e risorto è con noi, è
l’amico sempre fedele. Quando partecipiamo alle sue sofferenze, partecipiamo anche
alla sua gloria. Con Lui e in Lui, la sofferenza è trasformata in amore. E là si trova la
gioia (cfr Col 1,24).
7. Testimoni della gioia
Cari amici, per concludere vorrei esortarvi ad essere missionari della gioia. Non si
può essere felici se gli altri non lo sono: la gioia quindi deve essere condivisa. Andate
a raccontare agli altri giovani la vostra gioia di aver trovato quel tesoro prezioso che è
Gesù stesso. Non possiamo tenere per noi la gioia della fede: perché essa possa restare
in noi, dobbiamo trasmetterla. San Giovanni afferma: «Quello che abbiamo veduto e
udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi...
Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena» (1Gv 1,3-4).
A volte viene dipinta un’immagine del Cristianesimo come di una proposta di vita che
opprime la nostra libertà, che va contro il nostro desiderio di felicità e di gioia. Ma
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questo non risponde a verità! I cristiani sono uomini e donne veramente felici perché
sanno di non essere mai soli, ma di essere sorretti sempre dalle mani di Dio! Spetta
soprattutto a voi, giovani discepoli di Cristo, mostrare al mondo che la fede porta una
felicità e una gioia vera, piena e duratura. E se il modo di vivere dei cristiani sembra a
volte stanco ed annoiato, testimoniate voi per primi il volto gioioso e felice della fede.
Il Vangelo è la «buona novella» che Dio ci ama e che ognuno di noi è importante per
Lui. Mostrate al mondo che è proprio così!
Siate dunque missionari entusiasti della nuova evangelizzazione! Portate a coloro che
soffrono, a coloro che sono in ricerca, la gioia che Gesù vuole donare. Portatela nelle
vostre famiglie, nelle vostre scuole e università, nei vostri luoghi di lavoro e nei vostri
gruppi di amici, là dove vivete. Vedrete che essa è contagiosa. E riceverete il centuplo:
la gioia della salvezza per voi stessi, la gioia di vedere la Misericordia di Dio all’opera
nei cuori. Il giorno del vostro incontro definitivo con il Signore, Egli potrà dirvi: «Servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del tuo padrone!» (Mt 25,21).
La Vergine Maria vi accompagni in questo cammino. Ella ha accolto il Signore dentro
di sé e l’ha annunciato con un canto di lode e di gioia, il Magnificat: «L’anima mia
magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore» (Lc 1,46-47). Maria
ha risposto pienamente all’amore di Dio dedicando la sua vita a Lui in un servizio
umile e totale. È chiamata «causa della nostra letizia» perché ci ha dato Gesù. Che
Ella vi introduca in quella gioia che nessuno potrà togliervi!
Dal Vaticano, 15 marzo 2012
BENEDICTUS PP. XVI
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MESSAGGIO URBI ET ORBI DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Pasqua 2012
Cari fratelli e sorelle di Roma e del mondo intero!
«Surrexit Christus, spes mea» – «Cristo, mia speranza, è risorto» (Sequenza pasquale).
Giunga a tutti voi la voce esultante della Chiesa, con le parole che l’antico inno pone
sulle labbra di Maria Maddalena, la prima ad incontrare Gesù risorto il mattino di
Pasqua. Ella corse dagli altri discepoli e, col cuore in gola, annunciò loro: “Ho visto il
Signore!” (Gv 20,18). Anche noi, che abbiamo attraversato il deserto della Quaresima
e i giorni dolorosi della Passione, oggi diamo spazio al grido di vittoria: “È risorto! È
veramente risorto!”.
Ogni cristiano rivive l’esperienza di Maria di Magdala. È un incontro che cambia la
vita: l’incontro con un Uomo unico, che ci fa sperimentare tutta la bontà e la verità di
Dio, che ci libera dal male non in modo superficiale, momentaneo, ma ce ne libera radicalmente, ci guarisce del tutto e ci restituisce la nostra dignità. Ecco perché la Maddalena chiama Gesù “mia speranza”: perché è stato Lui a farla rinascere, a donarle un
futuro nuovo, un’esistenza buona, libera dal male. “Cristo mia speranza” significa che
ogni mio desiderio di bene trova in Lui una possibilità reale: con Lui posso sperare che
la mia vita sia buona e sia piena, eterna, perché è Dio stesso che si è fatto vicino fino
ad entrare nella nostra umanità.
Ma Maria di Magdala, come gli altri discepoli, ha dovuto vedere Gesù rifiutato dai
capi del popolo, catturato, flagellato, condannato a morte e crocifisso. Dev’essere
stato insopportabile vedere la Bontà in persona sottoposta alla cattiveria umana, la
Verità derisa dalla menzogna, la Misericordia ingiuriata dalla vendetta. Con la morte
di Gesù, sembrava fallire la speranza di quanti confidavano in Lui. Ma quella fede non
venne mai meno del tutto: soprattutto nel cuore della Vergine Maria, la madre di Gesù,
la fiammella è rimasta accesa in modo vivo anche nel buio della notte. La speranza,
in questo mondo, non può non fare i conti con la durezza del male. Non è soltanto il
muro della morte a ostacolarla, ma più ancora sono le punte acuminate dell’invidia
e dell’orgoglio, della menzogna e della violenza. Gesù è passato attraverso questo
intreccio mortale, per aprirci il passaggio verso il Regno della vita. C’è stato un momento in cui Gesù appariva sconfitto: le tenebre avevano invaso la terra, il silenzio di
Dio era totale, la speranza una parola che sembrava ormai vana.
Ed ecco, all’alba del giorno dopo il sabato, il sepolcro viene trovato vuoto. Poi Gesù
si mostra alla Maddalena, alle altre donne, ai discepoli. La fede rinasce più viva e più
forte che mai, ormai invincibile, perché fondata su un’esperienza decisiva: «Morte e
vita si sono affrontate / in un prodigioso duello. / Il Signore della vita era morto, / ma
ora, vivo, trionfa». I segni della risurrezione attestano la vittoria della vita sulla morte,
dell’amore sull’odio, della misericordia sulla vendetta: «La tomba del Cristo vivente,
/ la gloria del Cristo risorto, / e gli angeli suoi testimoni, / il sudario e le sue vesti».
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Cari fratelli e sorelle! Se Gesù è risorto, allora – e solo allora – è avvenuto qualcosa
di veramente nuovo, che cambia la condizione dell’uomo e del mondo. Allora Lui,
Gesù, è qualcuno di cui ci possiamo fidare in modo assoluto, e non soltanto confidare
nel suo messaggio, ma proprio in Lui, perché il Risorto non appartiene al passato, ma
è presente oggi, vivo. Cristo è speranza e conforto in modo particolare per le comunità cristiane che maggiormente sono provate a causa della fede da discriminazioni e
persecuzioni. Ed è presente come forza di speranza mediante la sua Chiesa, vicino ad
ogni situazione umana di sofferenza e di ingiustizia.
Cristo Risorto doni speranza al Medio Oriente, affinché tutte le componenti etniche,
culturali e religiose di quella Regione collaborino per il bene comune ed il rispetto dei
diritti umani. In Siria, in particolare, cessi lo spargimento di sangue e si intraprenda
senza indugio la via del rispetto, del dialogo e della riconciliazione, come è auspicato
pure dalla comunità internazionale. I numerosi profughi, provenienti da quel Paese e
bisognosi di assistenza umanitaria, trovino l’accoglienza e la solidarietà che possano
alleviare le loro penose sofferenze. La vittoria pasquale incoraggi il popolo iracheno a
non risparmiare alcuno sforzo per avanzare nel cammino della stabilità e dello sviluppo. In Terra Santa, Israeliani e Palestinesi riprendano con coraggio il processo di pace.
Il Signore, vittorioso sul male e sulla morte, sostenga le comunità cristiane del Continente africano, dia loro speranza per affrontare le difficoltà, le renda operatrici di pace
e artefici dello sviluppo delle società a cui appartengono.
Gesù Risorto conforti le popolazioni sofferenti del Corno d’Africa e ne favorisca la
riconciliazione; aiuti la Regione dei Grandi Laghi, il Sudan ed il Sud Sudan, donando
ai rispettivi abitanti la forza del perdono. Al Mali, che attraversa un delicato momento
politico, Cristo Glorioso conceda pace e stabilità. Alla Nigeria, che in questi ultimi
tempi è stata teatro di sanguinosi attacchi terroristici, la gioia pasquale infonda le
energie necessarie per riprendere a costruire una società pacifica e rispettosa della
libertà religiosa di tutti i suoi cittadini.
Buona Pasqua a tutti!
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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
PER LA XLVI GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI
Domenica, 20 maggio 2012
“Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione”
Cari fratelli e sorelle,
all’avvicinarsi della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2012, desidero condividere con voi alcune riflessioni su un aspetto del processo umano della comunicazione che a volte è dimenticato, pur essendo molto importante, e che oggi appare particolarmente necessario richiamare. Si tratta del rapporto tra silenzio e parola:
due momenti della comunicazione che devono equilibrarsi, succedersi e integrarsi per
ottenere un autentico dialogo e una profonda vicinanza tra le persone. Quando parola
e silenzio si escludono a vicenda, la comunicazione si deteriora, o perché provoca un
certo stordimento, o perché, al contrario, crea un clima di freddezza; quando, invece,
si integrano reciprocamente, la comunicazione acquista valore e significato.
Il silenzio è parte integrante della comunicazione e senza di esso non esistono parole dense di contenuto. Nel silenzio ascoltiamo e conosciamo meglio noi stessi, nasce
e si approfondisce il pensiero, comprendiamo con maggiore chiarezza ciò che desideriamo dire o ciò che ci attendiamo dall’altro, scegliamo come esprimerci. Tacendo
si permette all’altra persona di parlare, di esprimere se stessa, e a noi di non rimanere
legati, senza un opportuno confronto, soltanto alle nostre parole o alle nostre idee. Si
apre così uno spazio di ascolto reciproco e diventa possibile una relazione umana più
piena. Nel silenzio, ad esempio, si colgono i momenti più autentici della comunicazione tra coloro che si amano: il gesto, l’espressione del volto, il corpo come segni
che manifestano la persona. Nel silenzio parlano la gioia, le preoccupazioni, la sofferenza, che proprio in esso trovano una forma di espressione particolarmente intensa.
Dal silenzio, dunque, deriva una comunicazione ancora più esigente, che chiama in
causa la sensibilità e quella capacità di ascolto che spesso rivela la misura e la natura
dei legami. Là dove i messaggi e l’informazione sono abbondanti, il silenzio diventa
essenziale per discernere ciò che è importante da ciò che è inutile o accessorio. Una
profonda riflessione ci aiuta a scoprire la relazione esistente tra avvenimenti che a
prima vista sembrano slegati tra loro, a valutare, ad analizzare i messaggi; e ciò fa sì
che si possano condividere opinioni ponderate e pertinenti, dando vita ad un’autentica
conoscenza condivisa. Per questo è necessario creare un ambiente propizio, quasi una
sorta di “ecosistema” che sappia equilibrare silenzio, parola, immagini e suoni.
Gran parte della dinamica attuale della comunicazione è orientata da domande alla
ricerca di risposte. I motori di ricerca e le reti sociali sono il punto di partenza della
comunicazione per molte persone che cercano consigli, suggerimenti, informazioni,
risposte. Ai nostri giorni, la Rete sta diventando sempre di più il luogo delle domande e delle risposte; anzi, spesso l’uomo contemporaneo è bombardato da risposte a
quesiti che egli non si è mai posto e a bisogni che non avverte. Il silenzio è prezioso
per favorire il necessario discernimento tra i tanti stimoli e le tante risposte che riceviamo, proprio per riconoscere e focalizzare le domande veramente importanti. Nel
complesso e variegato mondo della comunicazione emerge, comunque, l’attenzione di
molti verso le domande ultime dell’esistenza umana: chi sono? che cosa posso sapere?
21
che cosa devo fare? che cosa posso sperare? È importante accogliere le persone che
formulano questi interrogativi, aprendo la possibilità di un dialogo profondo, fatto di
parola, di confronto, ma anche di invito alla riflessione e al silenzio, che, a volte, può
essere più eloquente di una risposta affrettata e permette a chi si interroga di scendere
nel più profondo di se stesso e aprirsi a quel cammino di risposta che Dio ha iscritto
nel cuore dell’uomo.
Questo incessante flusso di domande manifesta, in fondo, l’inquietudine dell’essere umano sempre alla ricerca di verità, piccole o grandi, che diano senso e speranza
all’esistenza. L’uomo non può accontentarsi di un semplice e tollerante scambio di
scettiche opinioni ed esperienze di vita: tutti siamo cercatori di verità e condividiamo
questo profondo anelito, tanto più nel nostro tempo in cui “quando le persone si scambiano informazioni, stanno già condividendo se stesse, la loro visione del mondo, le
loro speranze, i loro ideali” (Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2011).
Sono da considerare con interesse le varie forme di siti, applicazioni e reti sociali che
possono aiutare l’uomo di oggi a vivere momenti di riflessione e di autentica domanda, ma anche a trovare spazi di silenzio, occasioni di preghiera, meditazione o condivisione della Parola di Dio. Nella essenzialità di brevi messaggi, spesso non più lunghi
di un versetto biblico, si possono esprimere pensieri profondi se ciascuno non trascura
di coltivare la propria interiorità. Non c’è da stupirsi se, nelle diverse tradizioni religiose, la solitudine e il silenzio siano spazi privilegiati per aiutare le persone a ritrovare se stesse e quella Verità che dà senso a tutte le cose. Il Dio della rivelazione biblica
parla anche senza parole: “Come mostra la croce di Cristo, Dio parla anche per mezzo
del suo silenzio. Il silenzio di Dio, l’esperienza della lontananza dell’Onnipotente e
Padre è tappa decisiva nel cammino terreno del Figlio di Dio, Parola incarnata. (…) Il
silenzio di Dio prolunga le sue precedenti parole. In questi momenti oscuri Egli parla
nel mistero del suo silenzio” (Esort. ap. postsin. Verbum Domini, 30 settembre 2010,
21). Nel silenzio della Croce parla l’eloquenza dell’amore di Dio vissuto sino al dono
supremo. Dopo la morte di Cristo, la terra rimane in silenzio e nel Sabato Santo, quando “il Re dorme e il Dio fatto carne sveglia coloro che dormono da secoli” (cfr Ufficio
delle Letture del Sabato Santo), risuona la voce di Dio piena di amore per l’umanità.
Se Dio parla all’uomo anche nel silenzio, pure l’uomo scopre nel silenzio la possibilità di parlare con Dio e di Dio. “Abbiamo bisogno di quel silenzio che diventa contemplazione, che ci fa entrare nel silenzio di Dio e così arrivare al punto dove nasce
la Parola, la Parola redentrice” (Omelia, S. Messa con i Membri della Commissione
Teologica Internazionale, 6 ottobre 2006). Nel parlare della grandezza di Dio, il nostro
linguaggio risulta sempre inadeguato e si apre così lo spazio della contemplazione
silenziosa. Da questa contemplazione nasce in tutta la sua forza interiore l’urgenza
della missione, la necessità imperiosa di “comunicare ciò che abbiamo visto e udito”,
affinché tutti siano in comunione con Dio (cfr 1 Gv 1,3). La contemplazione silenziosa ci fa immergere nella sorgente dell’Amore, che ci conduce verso il nostro prossimo,
per sentire il suo dolore e offrire la luce di Cristo, il suo Messaggio di vita, il suo dono
di amore totale che salva.
Nella contemplazione silenziosa emerge poi, ancora più forte, quella Parola eterna
per mezzo della quale fu fatto il mondo, e si coglie quel disegno di salvezza che Dio
realizza attraverso parole e gesti in tutta la storia dell’umanità. Come ricorda il Concilio Vaticano II, la Rivelazione divina si realizza con “eventi e parole intimamente con22
nessi, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e
rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, mentre le parole proclamano
le opere e illustrano il mistero in esse contenuto” (Dei Verbum, 2). E questo disegno
di salvezza culmina nella persona di Gesù di Nazaret, mediatore e pienezza di tutta la
Rivelazione. Egli ci ha fatto conoscere il vero Volto di Dio Padre e con la sua Croce
e Risurrezione ci ha fatti passare dalla schiavitù del peccato e della morte alla libertà
dei figli di Dio. La domanda fondamentale sul senso dell’uomo trova nel Mistero di
Cristo la risposta capace di dare pace all’inquietudine del cuore umano. È da questo
Mistero che nasce la missione della Chiesa, ed è questo Mistero che spinge i cristiani
a farsi annunciatori di speranza e di salvezza, testimoni di quell’amore che promuove
la dignità dell’uomo e che costruisce giustizia e pace.
Parola e silenzio. Educarsi alla comunicazione vuol dire imparare ad ascoltare, a contemplare, oltre che a parlare, e questo è particolarmente importante per gli agenti
dell’evangelizzazione: silenzio e parola sono entrambi elementi essenziali e integranti
dell’agire comunicativo della Chiesa, per un rinnovato annuncio di Cristo nel mondo
contemporaneo. A Maria, il cui silenzio “ascolta e fa fiorire la Parola” (Preghiera per
l’Agorà dei Giovani a Loreto, 1-2 settembre 2007), affido tutta l’opera di evangelizzazione che la Chiesa compie tramite i mezzi di comunicazione sociale.
Dal Vaticano, 24 gennaio 2012, Festa di san Francesco di Sales
BENEDICTUS PP. XVI
23
DOCUMENTI DELLA
SEGRETERIA DI STATO
N. 199.500
Dal Vaticano, 24 aprile 2012
Eccellenza Reverendissima,
il Santo Padre ha ricevuto con VIVO compiacimento le fervide espressioni di cordiale augurio, che Ella, anche a nome di codesta Comunità diocesana, Gli ha indirizzato in occasione delle Sue personali ricorrenze, assicurando speciali preghiere per la
Sua persona ed il Suo ministero.
Il Sommo Pontefice, riconoscente per la testimonianza di devozione e affetto,
esorta a considerare che «nel mistero della sua morte e risurrezione, Dio ha rivelato
in pienezza l’Amore che salva e chiama gli uomini alla conversione di vita» (Lett. Ap.
Parla fidei, 6), e mentre invoca la celeste protezione della Vergine Maria, volentieri
invia a Vostra Eccellenza e a quanti sono affidati alle sue cure pastorali l’implorata
Benedizione Apostolica.
Profitto della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio
dell’Eccellenza Vostra Rev.ma
dev.mo nel Signore
X Angelo Becciu
Sostituto
____________________________
A Sua Eccellenza Reverendissima
Mons. Piero Coccia
Arcivescovo di Pesaro
Via Rossini, 72
61121 PESARO
24
DOCUMENTI DELLA CONGREGAZIONE
PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
NOTA CON INDICAZIONI PASTORALI PER L’ANNO DELLA FEDE
Introduzione
Con la Lettera apostolica Porta fidei dell’11 ottobre 2011, il Santo Padre Benedetto
XVI ha indetto un Anno della fede. Esso avrà inizio l’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, e terminerà il 24
novembre 2013, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo.
Quest’anno sarà un’occasione propizia perché tutti i fedeli comprendano più profondamente che il fondamento della fede cristiana è «l’incontro con un avvenimento,
con una Persona che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva».
Fondata sull’incontro con Gesù Cristo risorto, la fede potrà essere riscoperta nella
sua integrità e in tutto il suo splendore. «Anche ai nostri giorni la fede è un dono da
riscoprire, da coltivare e da testimoniare», perché il Signore «conceda a ciascuno di
noi di vivere la bellezza e la gioia dell’essere cristiani».
L’inizio dell’Anno della fede coincide con il ricordo riconoscente di due grandi eventi
che hanno segnato il volto della Chiesa ai nostri giorni: il cinquantesimo anniversario
dell’apertura del Concilio Vaticano II, voluto dal beato Giovanni XXIII (11 ottobre
1962), e il ventesimo anniversario della promulgazione del Catechismo della Chiesa
Cattolica, offerto alla Chiesa dal beato Giovanni Paolo II (11 ottobre 1992).
Il Concilio, secondo il Papa Giovanni XXIII, ha voluto «trasmettere pura e integra la
dottrina, senza attenuazioni o travisamenti», impegnandosi affinché «questa dottrina
certa e immutabile, che deve essere fedelmente rispettata, sia approfondita e presentata in modo che corrisponda alle esigenze del nostro tempo». Al riguardo, resta di
importanza decisiva l’inizio della Costituzione dogmatica Lumen gentium: «Cristo
è la luce delle genti: questo santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, desidera
dunque ardentemente, annunciando il Vangelo ad ogni creatura (cfr Mc 16, 15), illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo che risplende sul volto della Chiesa». A
partire dalla luce di Cristo che purifica, illumina e santifica nella celebrazione della
sacra liturgia (cfr Costituzione Sacrosanctum Concilium) e con la sua parola divina
(cfr Costituzione dogmatica Dei Verbum), il Concilio ha voluto approfondire l’intima
natura della Chiesa (cfr Costituzione dogmatica Lumen gentium) e il suo rapporto con
il mondo contemporaneo (cfr Costituzione pastorale Gaudium et spes). Attorno alle
sue quattro Costituzioni, veri pilastri del Concilio, si raggruppano le Dichiarazioni e i
Decreti, che affrontano alcune delle maggiori sfide del tempo.
Dopo il Concilio, la Chiesa si è impegnata nella recezione e nell’applicazione del suo
ricco insegnamento, in continuità con tutta la Tradizione, sotto la guida sicura del
Magistero. Per favorire la corretta recezione del Concilio, i Sommi Pontefici hanno
più volte convocato il Sinodo dei Vescovi, istituito dal Servo di Dio Paolo VI nel
1965, proponendo alla Chiesa degli orientamenti chiari attraverso le diverse Esor25
tazioni apostoliche post-sinodali. La prossima Assemblea Generale del Sinodo dei
Vescovi, nel mese di ottobre 2012, avrà come tema: La nuova evangelizzazione per la
trasmissione della fede cristiana.
Sin dall’inizio del suo Pontificato, Papa Benedetto XVI si è impegnato decisamente
per una corretta comprensione del Concilio, respingendo come erronea la cosiddetta
«ermeneutica della discontinuità e della rottura» e promuovendo quella che lui stesso ha denominato «l’“ermeneutica della riforma”, del rinnovamento nella continuità
dell’unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato; è un soggetto che cresce nel
tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di
Dio in cammino».
Il Catechismo della Chiesa Cattolica, ponendosi in questa linea, da una parte è un
«autentico frutto del Concilio Vaticano II», e dall’altra intende favorirne la recezione.
Il Sinodo Straordinario dei Vescovi del 1985, convocato in occasione del ventesimo
anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II e per effettuare un bilancio della
sua recezione, ha suggerito di preparare questo Catechismo per offrire al Popolo di
Dio un compendio di tutta la dottrina cattolica e un testo di sicuro riferimento per i
catechismi locali. Il Papa Giovanni Paolo II ha accolto tale proposta quale desiderio
«pienamente rispondente a un vero bisogno della Chiesa universale e delle Chiese
particolari». Redatto in collaborazione con l’intero Episcopato della Chiesa Cattolica,
questo Catechismo «esprime veramente quella che si può chiamare la “sinfonia” della
fede».
Il Catechismo comprende «cose nuove e cose antiche (cfr Mt 13, 52), poiché la fede
è sempre la stessa e insieme è sorgente di luci sempre nuove. Per rispondere a questa
duplice esigenza, il Catechismo della Chiesa Cattolica da una parte riprende l’ “antico” ordine, quello tradizionale, già seguito dal Catechismo di san Pio V, articolando
il contenuto in quattro parti: il Credo; la sacra Liturgia, con i sacramenti in primo
piano; l’agire cristiano, esposto a partire dai comandamenti; ed infine la preghiera
cristiana. Ma, nel medesimo tempo, il contenuto è spesso espresso in un modo “nuovo”, per rispondere agli interrogativi della nostra epoca». Questo Catechismo è «uno
strumento valido e legittimo al servizio della comunione ecclesiale» e «una norma
sicura per l’insegnamento della fede». In esso i contenuti della fede trovano «la loro
sintesi sistematica e organica. Qui, infatti, emerge la ricchezza di insegnamento che
la Chiesa ha accolto, custodito ed offerto nei suoi duemila anni di storia. Dalla Sacra
Scrittura ai Padri della Chiesa, dai Maestri di teologia ai Santi che hanno attraversato
i secoli, il Catechismo offre una memoria permanente dei tanti modi in cui la Chiesa
ha meditato sulla fede e prodotto progresso nella dottrina per dare certezza ai credenti
nella loro vita di fede».
L’Anno della fede vuol contribuire ad una rinnovata conversione al Signore Gesù e alla
riscoperta della fede, affinché tutti i membri della Chiesa siano testimoni credibili e
gioiosi del Signore risorto nel mondo di oggi, capaci di indicare alle tante persone in
ricerca la “porta della fede”. Questa “porta” spalanca lo sguardo dell’uomo su Gesù
Cristo, presente in mezzo a noi «tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20).
Egli ci mostra come «l’arte del vivere» si impara «in un intenso rapporto con lui».
26
«Con il suo amore, Gesù Cristo attira a sé gli uomini di ogni generazione: in ogni tempo Egli convoca la Chiesa affidandole l’annuncio del Vangelo, con un mandato che è
sempre nuovo.Per questo anche oggi è necessario un più convinto impegno ecclesiale
a favore di una nuova evangelizzazione per riscoprire la gioia nel credere e ritrovare
l’entusiasmo nel comunicare la fede».
Per incarico di Papa Benedetto XVI, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha
redatto, in accordo con i competenti Dicasteri della Santa Sede e con il contributo
del Comitato per la preparazione dell’Anno della fede, la presente Nota con alcune
indicazioni per vivere questo tempo di grazia, senza precludere altre proposte che lo
Spirito Santo vorrà suscitare tra i Pastori e i fedeli nelle varie parti del mondo.
Indicazioni
«So a chi ho creduto» (2 Tm 1, 12): questa parola di san Paolo ci aiuta a comprendere
che la fede «è innanzi tutto una adesione personale dell’uomo a Dio; al tempo stesso
ed inseparabilmente, è l’assenso libero a tutta la verità che Dio ha rivelato». La fede
come affidamento personale al Signore e la fede che professiamo nel Credo sono inscindibili, si richiamano e si esigono a vicenda. Esiste un profondo legame fra la fede
vissuta ed i suoi contenuti: la fede dei testimoni e dei confessori è anche la fede degli
apostoli e dei dottori della Chiesa.
In tal senso, le seguenti indicazioni per l’Anno della fede desiderano favorire sia l’incontro con Cristo attraverso autentici testimoni della fede, sia la conoscenza sempre
maggiore dei suoi contenuti. Si tratta di proposte che intendono sollecitare, in modo
esemplificativo, la pronta responsabilità ecclesiale davanti all’invito del Santo Padre a
vivere in pienezza quest’Anno come speciale «tempo di grazia». La riscoperta gioiosa
della fede potrà anche contribuire a consolidare l’unità e la comunione tra le diverse
realtà che compongono la grande famiglia della Chiesa.
I. A livello di Chiesa universale
1. Il principale avvenimento ecclesiale all’inizio dell’Anno della fede sarà la XIII
Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, convocata da Papa Benedetto XVI nel mese di ottobre 2012 e dedicata a La nuova evangelizzazione per
la trasmissione della fede cristiana. Durante questo Sinodo, nella data dell’11
ottobre 2012, avrà luogo una solenne celebrazione d’inizio dell’Anno della fede,
nel ricordo del cinquantesimo anniversario di apertura del Concilio Vaticano II.
2. Nell’Anno della fede occorre incoraggiare i pellegrinaggi dei fedeli alla Sede di
Pietro, per professarvi la fede in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, unendosi con
colui che oggi è chiamato a confermare nella fede i suoi fratelli (cfr Lc 22, 32).
Sarà importante favorire anche i pellegrinaggi in Terra Santa, luogo che per primo
ha visto la presenza di Gesù, il Salvatore, e di Maria, sua madre.
3. Nel corso di quest’Anno sarà utile invitare i fedeli a rivolgersi con particolare
devozione a Maria, figura della Chiesa, che «in sé compendia e irraggia le principali verità della fede». È dunque da incoraggiare ogni iniziativa che aiuti i fedeli
a riconoscere il ruolo particolare di Maria nel mistero della salvezza, ad amarla
filialmente ed a seguirne la fede e le virtù. A tale scopo risulterà quanto mai conveniente effettuare pellegrinaggi, celebrazioni e incontri presso i maggiori Santuari.
27
4. La prossima Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro nel luglio 2013
offrirà un’occasione privilegiata ai giovani per sperimentare la gioia che proviene
dalla fede nel Signore Gesù e dalla comunione con il Santo Padre, nella grande
famiglia della Chiesa.
5. Sono auspicati simposi, convegni e raduni di ampia portata, anche a livello internazionale, che favoriscano l’incontro con autentiche testimonianze della fede e
la conoscenza dei contenuti della dottrina cattolica. Documentando come anche
oggi la Parola di Dio continua a crescere e a diffondersi, sarà importante rendere
testimonianza che in Gesù Cristo «trova compimento ogni travaglio ed anelito del
cuore umano» e che la fede «diventa un nuovo criterio di intelligenza e di azione
che cambia tutta la vita dell’uomo». Alcuni convegni saranno particolarmente dedicati alla riscoperta degli insegnamenti del Concilio Vaticano II.
6. Per tutti i credenti, l’Anno della fede offrirà un’occasione propizia per approfondire la conoscenza dei principali Documenti del Concilio Vaticano II e lo studio
del Catechismo della Chiesa Cattolica. Ciò vale in modo speciale per i candidati
al sacerdozio, soprattutto durante l’anno propedeutico o nei primi anni di studi
teologici, per le novizie ed i novizi degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società
di Vita Apostolica, così come per coloro che vivono un tempo di verifica per aggregarsi ad un’Associazione o a un Movimento ecclesiale.
7. Detto Anno sarà occasione propizia per un’accoglienza più attenta delle omelie,
delle catechesi, dei discorsi e degli altri interventi del Santo Padre. I Pastori, le persone consacrate ed i fedeli laici saranno invitati a un rinnovato impegno di effettiva
e cordiale adesione all’insegnamento del Successore di Pietro.
8. Durante l’Anno della fede, in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, sono auspicate varie iniziative ecumeniche volte
ad invocare e favorire «il ristabilimento dell’unità fra tutti i cristiani» che «è uno
dei principali intenti del sacro Concilio Ecumenico Vaticano II». In particolare,
avrà luogo una solenne celebrazione ecumenica per riaffermare la fede in Cristo
da parte di tutti i battezzati.
9. Presso il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione
sarà istituita un’apposita Segreteria per coordinare le diverse iniziative riguardanti
l’Anno della fede, promosse dai vari Dicasteri della Santa Sede o comunque aventi
rilevanza per la Chiesa universale. Sarà conveniente informare per tempo detta Segreteria circa i principali eventi organizzati; essa potrà anche suggerire opportune
iniziative in merito. La Segreteria aprirà un apposito sito internet al fine di offrire
ogni informazione utile per vivere in modo efficace l’Anno della fede.
10.A conclusione di quest’Anno, nella Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re
dell’Universo, avrà luogo un’Eucaristia celebrata dal Santo Padre, in cui rinnovare
solennemente la professione della fede.
28
II. A livello di Conferenze Episcopali
1. Le Conferenze Episcopali potranno dedicare una giornata di studio al tema della
fede, della sua testimonianza personale e della sua trasmissione alle nuove generazioni, nella consapevolezza della missione specifica dei Vescovi come maestri e
«araldi della fede».
2. Sarà utile favorire la ripubblicazione dei Documenti del Concilio Vaticano II, del
Catechismo della Chiesa Cattolica e del suo Compendio, anche in edizioni tascabili ed economiche, e la loro maggiore diffusione con l’ausilio dei mezzi elettronici e delle moderne tecnologie.
3. È auspicabile un rinnovato sforzo per tradurre i Documenti del Concilio Vaticano II e il Catechismo della Chiesa Cattolica nelle lingue nelle quali ancora non
esistono. Si incoraggiano iniziative di sostegno caritativo per tali traduzioni nelle
lingue locali dei Paesi in terra di missione, dove le Chiese particolari non possono
gestirne le spese. Ciò sia condotto sotto la guida della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.
4. I Pastori, attingendo ai nuovi linguaggi della comunicazione, si impegneranno per
promuovere trasmissioni televisive o radiofoniche, film e pubblicazioni, anche a
livello popolare e accessibili a un ampio pubblico, sul tema della fede, dei suoi
principi e contenuti, nonché sul significato ecclesiale del Concilio Vaticano II.
5. I Santi e i Beati sono gli autentici testimoni della fede. Sarà pertanto opportuno
che le Conferenze Episcopali si impegnino per diffondere la conoscenza dei Santi
del proprio territorio, utilizzando anche i moderni mezzi di comunicazione sociale.
6. Il mondo contemporaneo è sensibile al rapporto tra fede e arte. In tal senso, si
raccomanda alle Conferenze Episcopali di valorizzare adeguatamente, in funzione catechetica ed eventualmente in collaborazione ecumenica, il patrimonio delle
opere d’arte reperibili nei luoghi affidati alla loro cura pastorale.
7. I docenti nei Centri di studi teologici, nei Seminari e nelle Università cattoliche
sono invitati a verificare la rilevanza, nel loro insegnamento, dei contenuti del
Catechismo della Chiesa Cattolica e delle implicazioni derivanti per le rispettive
discipline.
8. Sarà utile preparare, con l’aiuto di teologi e autori competenti, sussidi divulgativi
dal carattere apologetico (cfr 1 Pt 3, 15). Ogni fedele potrà così meglio rispondere
alle domande che si pongono nei diversi ambiti culturali, in rapporto ora alle sfide
delle sette, ora ai problemi connessi con il secolarismo e il relativismo, ora agli
«interrogativi che provengono da una mutata mentalità che, particolarmente oggi,
riduce l’ambito delle certezze razionali a quello delle conquiste scientifiche e tecnologiche», così come ad altre specifiche difficoltà.
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9. È auspicabile una verifica dei catechismi locali e dei vari sussidi catechistici in uso
nelle Chiese particolari, per assicurare la loro piena conformità con il Catechismo
della Chiesa Cattolica. Nel caso in cui alcuni catechismi o sussidi per la catechesi
non siano in piena sintonia col Catechismo, o rivelino delle lacune, si potrà cominciare a elaborarne di nuovi, eventualmente secondo l’esempio e con l’aiuto di altre
Conferenze Episcopali che già hanno provveduto a redigerli.
10.Sarà opportuna, in collaborazione con la competente Congregazione per l’Educazione Cattolica, una verifica della presenza dei contenuti del Catechismo della
Chiesa Cattolica nella Ratio della formazione dei futuri sacerdoti e nel Curriculum dei loro studi teologici.
III.A livello diocesano
1. È auspicabile una celebrazione di apertura dell’Anno della fede e una sua solenne
conclusione a livello di ogni Chiesa particolare, in cui «confessare la fede nel Signore risorto nelle nostre Cattedrali e nelle chiese di tutto il mondo».
2. Sarà opportuno organizzare in ogni diocesi del mondo una giornata sul Catechismo della Chiesa Cattolica, invitando in modo particolare i sacerdoti, le persone
consacrate e i catechisti. In quest’occasione, ad esempio, le eparchie orientali cattoliche potranno svolgere un incontro con i sacerdoti per testimoniare la propria
specifica sensibilità e tradizione liturgica all’interno dell’unica fede in Cristo;
così, le giovani Chiese particolari nelle terre di missione potranno essere invitate
ad offrire una rinnovata testimonianza di quella gioia della fede che tanto le contraddistingue.
3. Ogni Vescovo potrà dedicare una sua Lettera pastorale al tema della fede, richiamando l’importanza del Concilio Vaticano II e del Catechismo della Chiesa Cattolica e tenendo conto delle specifiche circostanze pastorali della porzione di fedeli
a lui affidata.
4. Si auspica che in ogni diocesi, sotto la responsabilità del Vescovo, si organizzino
momenti di catechesi, destinati ai giovani ed a coloro che sono in ricerca del senso
della vita, allo scopo di scoprire la bellezza della fede ecclesiale, e si promuovano
incontri con suoi testimoni significativi.
5. Sarà opportuno verificare la recezione del Concilio Vaticano II e del Catechismo
della Chiesa Cattolica nella vita e nella missione di ogni singola Chiesa particolare, specialmente in ambito catechistico. In tal senso, si auspica un rinnovato
impegno da parte degli Uffici catechistici delle diocesi, che – sostenuti dalle Commissioni per la Catechesi delle Conferenze Episcopali – hanno il dovere di curare
la formazione dei catechisti sul piano dei contenuti della fede.
6. La formazione permanente del clero potrà essere incentrata, particolarmente in
quest’Anno della fede, sui Documenti del Concilio Vaticano II e sul Catechismo
della Chiesa Cattolica, trattando, ad esempio, temi come “l’annuncio del Cristo
risorto”, “la Chiesa sacramento di salvezza”, “la missione evangelizzatrice nel
mondo di oggi”, “fede e incredulità”, “fede, ecumenismo e dialogo interreligioso”,
30
“fede e vita eterna”, “l’ermeneutica della riforma nella continuità”, “il Catechismo
nella cura pastorale ordinaria”.
7. Si invitano i Vescovi ad organizzare, specialmente nel periodo quaresimale, celebrazioni penitenziali in cui chiedere perdono a Dio, anche e specialmente per i
peccati contro la fede. Quest’Anno sarà altresì un tempo favorevole per accostarsi
con maggior fede e più intensa frequenza al sacramento della Penitenza.
8. Si auspica un coinvolgimento del mondo accademico e della cultura per una rinnovata occasione di dialogo creativo tra fede e ragione attraverso simposi, convegni e
giornate di studio, specialmente nelle Università cattoliche, mostrando «come tra
fede e autentica scienza non vi possa essere alcun conflitto perché ambedue, anche
se per vie diverse, tendono alla verità».
9. Sarà importante promuovere incontri con persone che, «pur non riconoscendo in
sé il dono della fede, sono comunque in una sincera ricerca del senso ultimo e della
verità definitiva sulla loro esistenza e sul mondo», ispirandosi anche ai dialoghi
del Cortile dei Gentili, avviati sotto la guida del Pontificio Consiglio della Cultura.
10.L’Anno della fede potrà essere un’occasione per prestare un’attenzione maggiore
alle Scuole cattoliche, luoghi adeguati per offrire agli alunni una testimonianza
viva del Signore e per coltivare la loro fede, con un opportuno riferimento all’utilizzo di buoni strumenti catechistici, come, ad esempio, il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica o come Youcat.
IV.A livello di parrocchie / comunità / associazioni / movimenti
1. In preparazione all’Anno della fede, tutti i fedeli sono invitati a leggere e meditare
attentamente la Lettera apostolica Porta fidei del Santo Padre Benedetto XVI.
2. L’Anno della fede «sarà un’occasione propizia per intensificare la celebrazione
della fede nella liturgia, e in particolare nell’Eucaristia». Nell’Eucarestia, mistero della fede e sorgente della nuova evangelizzazione, la fede della Chiesa viene
proclamata, celebrata e fortificata. Tutti i fedeli sono invitati a prendervi parte
consapevolmente, attivamente e fruttuosamente, per essere autentici testimoni del
Signore.
3. I sacerdoti potranno dedicare maggior attenzione allo studio dei Documenti del
Concilio Vaticano II e del Catechismo della Chiesa Cattolica, traendone frutto per
la pastorale parrocchiale – la catechesi, la predicazione, la preparazione ai sacramenti – e proponendo cicli di omelie sulla fede o su alcuni suoi aspetti specifici,
come ad esempio, “l’incontro con Cristo”, “i contenuti fondamentali del Credo”,
“la fede e la Chiesa”.
4. I catechisti potranno attingere maggiormente alla ricchezza dottrinale del Catechismo della Chiesa Cattolica e guidare, sotto la responsabilità dei rispettivi parroci,
gruppi di fedeli per la lettura e il comune approfondimento di questo prezioso strumento, al fine di creare piccole comunità di fede e di testimonianza del Signore
Gesù.
31
5. Nelle parrocchie si auspica un rinnovato impegno nella diffusione e nella distribuzione del Catechismo della Chiesa Cattolica o di altri sussidi adatti alle famiglie, autentiche chiese domestiche e luoghi primari di trasmissione della fede, ad
esempio nel contesto delle benedizioni delle case, dei Battesimi degli adulti, delle
Confermazioni, dei Matrimoni. Ciò potrà contribuire alla confessione e all’approfondimento della dottrina cattolica «nelle nostre case e presso le nostre famiglie,
perché ognuno senta forte l’esigenza di conoscere meglio e di trasmettere alle
generazioni future la fede di sempre».
6. Sarà opportuno promuovere missioni popolari e altre iniziative, nelle parrocchie e
nei luoghi di lavoro, per aiutare i fedeli a riscoprire il dono della fede battesimale
e la responsabilità della sua testimonianza, nella consapevolezza che la vocazione
cristiana «è per sua natura anche vocazione all’apostolato».
7. In questo tempo, i membri degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita
Apostolica sono sollecitati ad impegnarsi nella nuova evangelizzazione, con una
rinnovata adesione al Signore Gesù, mediante l’apporto dei propri carismi e nella
fedeltà al Santo Padre ed alla sana dottrina.
8. Le Comunità contemplative durante l’Anno della fede dedicheranno una particolare intenzione alla preghiera per il rinnovamento della fede nel Popolo di Dio e per
un nuovo slancio nella sua trasmissione alle giovani generazioni.
9. Le Associazioni e i Movimenti ecclesiali sono invitati a farsi promotori di specifiche iniziative che, mediante il contributo del proprio carisma e in collaborazione
con i Pastori locali, si inseriscano nel grande evento dell’Anno della fede. Le nuove
Comunità e i Movimenti ecclesiali, in modo creativo e generoso, sapranno trovare
i modi più adeguati per offrire la loro testimonianza di fede al servizio della Chiesa.
10.Tutti i fedeli, chiamati a ravvivare il dono della fede, cercheranno di comunicare
la propria esperienza di fede e di carità dialogando coi loro fratelli e sorelle, anche
delle altre confessioni cristiane, con i seguaci di altre religioni, e con coloro che
non credono, oppure sono indifferenti. In tal modo si auspica che l’intero popolo
cristiano inizi una sorta di missione verso coloro con cui vive e lavora, nella consapevolezza di aver «ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti».
Conclusione
La fede «è compagna di vita che permette di percepire con sguardo sempre nuovo le
meraviglie che Dio compie per noi. Intenta a cogliere i segni dei tempi nell’oggi della
storia, la fede impegna ognuno di noi a diventare segno vivo della presenza del Risorto
nel mondo». La fede è un atto personale ed insieme comunitario: è un dono di Dio,
che viene vissuto nella grande comunione della Chiesa e deve essere comunicato al
mondo. Ogni iniziativa per l’Anno della fede vuole favorire la gioiosa riscoperta e la
rinnovata testimonianza della fede.
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Le indicazioni qui offerte hanno lo scopo di invitare tutti i membri della Chiesa ad
impegnarsi perché quest’Anno sia occasione privilegiata per condividere quello che il
cristiano ha di più caro: Cristo Gesù, Redentore dell’uomo, Re dell’Universo, «autore
e perfezionatore della fede» (Eb 12, 2).
Roma, dalla Sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 6 gennaio 2012,
Solennità dell’Epifania del Signore.
William Card. Levada
Prefetto
Segretario
X Luis F. Ladaria, S.I.
Arcivescovo titolare di Thibica
33
DOCUMENTI DELLA
CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
COMUNICATO FINALE
64a ASSEMBLEA GENERALE
Roma, 21 – 25 maggio 2012
L’intervento del Santo Padre alla 64ª Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana – riunita nell’Aula del Sinodo della Città del Vaticano dal 21 al 25 maggio
2012 – da una parte ha contribuito a evidenziare la piena sintonia tra il Magistero
pontificio e i contenuti della Prolusione offerta dal Card. Angelo Bagnasco; dall’altra, per molti aspetti ha costituito un’ampia sintesi del confronto che ha animato
il complesso dei lavori assembleari e che trova nel primato della fede la sua cifra
essenziale.
Seguendo la scansione programmata dal Consiglio Episcopale Permanente per una
recezione ordinata degli Orientamenti pastorali del decennio, i Vescovi hanno approfondito nei gruppi di studio, nel dibattito e nelle conclusioni assembleari il tema
dell’anno in corso, legato alla formazione degli adulti e della famiglia. Tale lavoro
di discernimento è stato introdotto da una relazione magistrale, avente come oggetto
“Gli adulti nella comunità: maturi nella fede e testimoni di umanità”.
Nel quadro del cammino che la Presidenza della CEI ha promosso nel corso di
quest’anno su temi inerenti la Dottrina sociale della Chiesa, un secondo momento di
riflessione ne ha messo a fuoco attualità e importanza.
Completando l’opera condotta nelle ultime due Assemblee Generali (Assisi, novembre
2010 e Roma, maggio 2011), i Vescovi hanno esaminato e approvato l’ultima parte dei
materiali della terza edizione italiana del Messale Romano, giungendo anche alla sua
approvazione complessiva.
In Assemblea sono state presentate e rese pubbliche le “Linee guida per i casi di abuso
sessuale nei confronti di minori da parte di chierici”, in sintonia con quanto indicato
dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.
Si è quindi dato spazio ad alcune determinazioni in materia giuridico-amministrativa:
la presentazione e l’approvazione del bilancio consuntivo della CEI per l’anno 2011,
nonché delle ripartizioni e assegnazioni delle somme derivanti dall’8 per mille per
l’anno 2012; la presentazione del bilancio consuntivo dell’Istituto Centrale per il
Sostentamento del Clero per l’anno 2011.
Distinte comunicazioni hanno illustrato la pastorale delle migrazioni, la comunicazione pubblica e il Seminario di studio per i Vescovi nell’Anno della Fede.
Inoltre, sono stati presentati alcuni appuntamenti di rilievo: l’Incontro Mondiale delle
Famiglie, la Giornata della carità del Papa e la Giornata Mondiale della Gioventù.
È stato presentato e approvato il calendario delle attività della CEI per l’anno 20122013. L’Assemblea ha anche eletto il Vice Presidente per l’area Sud, mentre il Consiglio Episcopale Permanente – riunito nella sessione del 23 maggio – ha provveduto a
una serie di nomine e ha fissato la data della prossima Settimana Sociale dei Cattolici
Italiani.
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Ai lavori assembleari hanno preso parte 232 membri, 17 Vescovi emeriti, 21 delegati
di Conferenze Episcopali Europee, rappresentanti di presbiteri, religiosi, consacrati e della Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali, nonché esperti in ragione
degli argomenti trattati. Tra i momenti più significativi vi è stata la Concelebrazione
Eucaristica nella Basilica di San Pietro, presieduta da S.Em. il Card. Marc Ouellet,
Prefetto della Congregazione per i Vescovi.
1. Per un ripensamento culturale collettivo
Angustia per una condizione sociale di crisi assai più ampia di ogni previsione e volontà di farsi prossimo con parole non scontate di incoraggiamento e di sostegno. Il
Cardinale Presidente, con una lettura apprezzata per coraggio e prospettiva, ha costruito la sua prolusione assumendo come filo conduttore il cuore del pastore che avverte
la responsabilità di farsi voce ad un tempo realistica ed equilibrata di quanto vive fra
il suo popolo. I Vescovi ne hanno condiviso l’impianto, riprendendolo e approfondendolo ulteriormente, convinti che le sfide del tempo presente non possono essere
affrontate con risposte semplicistiche. Al riguardo, tra le priorità rimarcate c’è l’obiettivo dell’accesso al lavoro e, quindi, di segnali che consentano soprattutto ai giovani
di andare oltre l’attuale precarietà.
Nel contempo, l’Assemblea ha evidenziato che, prima ancora del pur reale bisogno di
riforme economiche, c’è quello di un autentico ripensamento culturale collettivo: “ad
una crisi epocale si deve rispondere con un cambiamento altrettanto epocale”, innanzitutto di mentalità. L’episcopato ha sottolineato come questo comporti il superamento
della cifra dell’individualismo e della logica dell’utilitarismo: se un ciclo si è definitivamente interrotto, “il nuovo sarà comunque diverso” e richiederà “idee, progetti e
comportamenti adeguati alla nuova condizione”.
Nella consapevolezza che “ci vuole intelligenza, coraggio e perseveranza per proporre strade concrete, efficaci e percorribili”, i pastori della Chiesa che vive in Italia
hanno rinnovato l’impegno a fare fino in fondo la loro parte. È parte essenziale di
questo impegno la tutela e la promozione della famiglia: ogni “distrazione” su questo
fronte ferisce l’intera società, che “indebolisce il suo più rilevante cespite di vitalità,
di coesione e di futuro” e rischia di perdere quella “bussola irrinunciabile che orienta
ogni dimensione del vivere comune”. Di qui il forte appello dei Vescovi a liberare la
domenica dal lavoro, a tutela della dignità delle persone – della donna, soprattutto – e
dei tempi della famiglia.
Rientrano in questo compito anche il sostegno formativo, alla luce della Dottrina sociale della Chiesa, di quanti si impegnano in politica, nonché, più in generale, l’opera
educativa, attenta a far gustare come la gioia del servizio non ammetta confronti “con
il gusto acre dell’avere a scapito del prossimo”.
2. Quella speranza che nasce dalla fede
L’ampia analisi del Cardinale Presidente è stata apprezzata perché riconosciuta innervata da quella speranza che nasce dalla fede e che, anche nelle difficoltà del presente,
sa far emergere le risorse e la vita buona dei credenti. Tale ricchezza è stata unanimemente riconosciuta nel valore della pastorale ordinaria, che fa della parrocchia “il
miracolo di Dio dispiegato sul territorio”.
Ripartire da questa esperienza significa affrontare con “la compagnia buona degli
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altri” quella solitudine che è “la madre di tutte le crisi”. Più ancora, significa lavorare
per superare quella crisi di fede, che non tocca soltanto i lontani: oggi la stessa Chiesa,
infatti, – è stato evidenziato in Assemblea – non è segnata da un deficit organizzativo,
ma da una preoccupante crisi di fede. Per affrontarla i Vescovi hanno sottolineato la
necessità di favorire la formazione, valorizzando i contenuti del Catechismo della
Chiesa Cattolica, quale via per riprendere con forza anche l’insegnamento conciliare.
Fa parte di questa priorità anche l’indicazione di rimettere al centro della vita ecclesiale il Magistero pontificio, facendone uno strumento essenziale per ricostruire
un’identità nel popolo cristiano.
3. Atteggiamenti, contenuti e scelte di maturità
La maturità della vita di fede – ossia vivere l’esperienza di Dio nella sequela di Gesù
Cristo e nell’appartenenza ecclesiale – è ciò che fa passare da una religiosità puramente ereditata a una convinzione acquisita in maniera personale. Oltre ogni mediocrità,
questa prospettiva richiede, secondo i Vescovi, di saper assumere e proporre un orizzonte di santità. Nel decennio che la Conferenza Episcopale Italiana dedica al primato
dell’educazione, la missione più alta consiste così nel formare coscienze attente ad
ascoltare la chiamata divina e a scoprire in essa la propria identità, la via per diventare
testimoni di umanità compiuta fra gli uomini di oggi.
Attorno a questo orizzonte – che nella scansione degli Orientamenti pastorali declina
il tema dell’anno in corso – si è sviluppato un ampio confronto tra i Vescovi, approfondito anche nei lavori di gruppo. Le stesse parole del Santo Padre, nell’intervento
di giovedì 24 maggio in Assemblea, sono andate in questa direzione: Benedetto XVI
ha esortato l’episcopato a “vegliare e operare perché la comunità cristiana sappia formare persone adulte nella fede perché hanno incontrato Gesù Cristo, che è diventato il
riferimento fondamentale della loro vita; persone che lo conoscono perché lo amano e
lo amano perché l’hanno conosciuto; persone capaci di offrire ragioni solide e credibili di vita”. Muovendo dalla consapevolezza di come oggi la maturità umana e credente
sia tutt’altro che scontata o acquisita una volta per tutte, i Vescovi si sono interrogati
su come favorire la formazione, tanto a livello di atteggiamenti, che di contenuti e di
scelte.
Tra gli atteggiamenti, che una Chiesa orante e accogliente può sviluppare, hanno indicato il servizio, la comunione, la coerenza tra fede e vita; atteggiamenti da promuovere anche aiutando a riscoprire il valore del silenzio, la meraviglia verso i doni
ricevuti, la libertà dalle diverse forme di dipendenza, la sobrietà. Quanto ai contenuti
di una formazione adeguata agli adulti, la centralità riporta a Gesù Cristo e alla realtà
ecclesiale, in un impegno che porti a superare il diffuso analfabetismo dottrinale, con
la proposta anche di figure e di esperienza vive, esigenti, fraterne.
Solo a queste condivisioni l’adulto sarà in grado di assumere quelle scelte che traducono la libertà in opzioni di fondo e in decisioni precise, rendendolo autenticamente
uomo.
4. Una Chiesa esperta in umanità
La quaestio fidei, posta nell’attuale cultura, ha caratterizzato l’apprezzato intervento
del Segretario Generale e l’ampio dibattito che ne è seguito, attorno alla scelta del
tema e delle modalità di preparazione del Convegno ecclesiale nazionale del 2015.
Dopo aver riconosciuto come proprio la fede cristiana oggi rischi di diventare evane36
scente, i Vescovi hanno condiviso la necessità di trovare le forme con cui testimoniare
che l’essere credenti crea le condizioni migliori di una vita piena e riuscita, nonché
integrata in una prospettiva elevante ed eterna. Qui si radica la ricchezza della vocazione battesimale di ogni credente – è stata rimarcato – come delle vocazioni di
speciale consacrazione.
La fede, dunque, come risposta che ricrea l’umano, capace di fondare un nuovo umanesimo, una nuova umanità, aperta alla bellezza, all’arte, a uno sguardo che sa riconoscere i segni del Regno già presenti e operanti nella storia. Del resto, la Chiesa è
esperta in umanità (Paolo VI), proprio perché vive in relazione con Dio; l’icona evangelica in cui si specchia è l’incontro al pozzo di Gesù con la donna samaritana (Gv 4),
da cui nascono la conversione e la gioia dell’intera città.
Sono tornate puntuali le parole rivolte ai Vescovi da Benedetto XVI: “Gli uomini
vivono di Dio, di Colui che spesso inconsapevolmente o solo a tentoni ricercano per
dare pieno significato all’esistenza”. Il Papa ha quindi aggiunto: “La missione antica
e nuova che ci sta innanzi è quella di introdurre gli uomini e le donne del nostro tempo
alla relazione con Dio, aiutarli ad aprire la mente e il cuore a quel Dio che li cerca e
vuole farsi loro vicino, guidarli a comprendere che compiere la sua volontà non è un
limite alla libertà, ma è essere veramente liberi, realizzare il vero bene della vita”.
La ricchezza degli interventi in Assemblea sarà ripresa dal Consiglio Episcopale Permanente del prossimo settembre, chiamato a eleggere il Comitato preparatorio del
Convegno e a definire anche una proposta di titolo che sarà infine sottoposta all’Assemblea Generale del 2013.
5. Messale Romano, la parola alla Santa Sede
L’Assemblea Generale ha approvato pressoché all’unanimità sia i testi propri dell’edizione italiana, concernenti il corpus delle collette poste in Appendice del Messale
Romano, sia la terza edizione italiana dello stesso nel suo insieme.
È giunto così a conclusione l’iter per la sua approvazione definitiva da parte della
Conferenza Episcopale Italiana, dopo che la prima parte era stata esaminata e approvata dalla 62ª Assemblea Generale (Assisi, novembre 2010) e una seconda parte nel
corso della 63ª Assemblea Generale (Roma, maggio 2011).
Il materiale complessivo può essere ora presentato alla Santa Sede per la necessaria
recognitio, i cui esiti saranno vincolanti.
6. Abusi sessuali, le Linee guida
In Assemblea sono state presentate le Linee guida per i casi di abuso sessuale nei
confronti di minori da parte di chierici. Il testo – sollecitato a ogni Conferenza Episcopale dalla “Lettera Circolare” della Congregazione per la Dottrina della Fede (maggio 2011) e approvato dal Consiglio Episcopale Permanente nella sessione del scorso
23 - 26 gennaio 2012 – è finalizzato a facilitare la retta applicazione delle norme circa
i delicta graviora in questo ambito, alla luce anche della legislazione italiana.
La protezione dei minori e la premura verso le vittime degli abusi rimangono la priorità assoluta; ad essa si accompagna la cura per la formazione di sacerdoti e religiosi.
Le Linee guida si articolano in una Premessa e in tre successivi paragrafi, dedicati rispettivamente a delineare Profili canonistici, Profili penalistici e rapporti con l’autorità civile, nonché Il servizio della Segreteria Generale della Conferenza Episcopale
Italiana.
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7. Adempimenti in materia giuridico-amministrativa
Come ogni anno, i Vescovi hanno provveduto ad alcuni adempimenti di carattere giuridico-amministrativo. È così stato presentato e approvato il bilancio consuntivo della
CEI per l’anno 2011, sono stati definiti e approvati i criteri per la ripartizione delle
somme derivanti dall’otto per mille per l’anno 2012 ed è stato illustrato il bilancio
consuntivo dell’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero per l’anno 2011.
8. Comunicazioni e informazioni
Ai Vescovi è stato presentato il nuovo Statuto della Fondazione Migrantes – che recepisce le nuove indicazioni normative della Santa Sede e della CEI – e l’attenzione
pastorale nel mondo delle migrazioni e della mobilità umana, profondamente mutato
negli ultimi decenni anche in Italia.
Una comunicazione è stata dedicata all’imminente Incontro Mondiale delle Famiglie
(Milano, 30 maggio – 3 giugno 2012), dedicato al tema “La famiglia: il lavoro e la
festa” e impreziosito dalla presenza del Santo Padre.
È stata presentata in Assemblea una riflessione volta a condividere alcune linee operative per migliorare la qualità comunicativa e quindi l’immagine della Chiesa veicolata
dai media.
Si sono forniti, inoltre, ragguagli sul Seminario di studio per i Vescovi nell’Anno della
Fede (Roma, 12-14 novembre 2012). Altre informazioni hanno riguardato la Giornata
Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro (23 – 28 luglio 2013) e la Giornata per la
Carità del Papa (24 giugno 2012), appuntamento annuale che esprime il profondo vincolo che unisce le Chiese in Italia con il successore di Pietro: ne è segno il fatto che,
pur nel perdurare degli effetti della crisi economica, i dati relativi al 2011 attestano un
ulteriore incremento (+ 1,2%).
Infine, è stato presentato e approvato il calendario delle attività della CEI per l’anno
pastorale 2012-2013.
9. Nomine
Nel corso dei lavori, l’Assemblea Generale ha eletto Vice Presidente della CEI per
l’area Sud S.E. Mons. Angelo Spinillo, Vescovo di Aversa.
Il Consiglio Episcopale Permanente, nella sessione del 23 maggio, ha provveduto alle
seguenti nomine:
• Presidente del Comitato per i Congressi Eucaristici Nazionali: S.Em. Card. Angelo BAGNASCO (Arcivescovo di Genova).
• Delegato della CEI presso la Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (COMECE): S.E. Mons. Gianni AMBROSIO (Vescovo di Piacenza-Bobbio),
per un ulteriore triennio.
• Assistente ecclesiastico della Confederazione delle Confraternite delle Diocesi
d’Italia: S.E. Mons. Mauro PARMEGGIANI (Vescovo di Tivoli), per un quinquennio.
• Coordinatore nazionale della pastorale per le comunità cattoliche malgasce in Italia: Padre Pierre Emile RAKOTOARISOA, SJ, per un quinquennio.
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• Coordinatore nazionale della pastorale per le comunità cattoliche romene di rito
latino in Italia: Mons. Anton LUCACI (Iaşi – Romania), per un ulteriore quinquennio.
• Presidente Nazionale Maschile della Federazione Universitaria Cattolica Italiana
(FUCI): Sig. Stefano NANNINI, per un biennio.
Infine, ha fissato la data della prossima Settimana Sociale dei Cattolici Italiani (Torino, 12 – 15 settembre 2013)
39
DOCUMENTI DELLA
CONFERENZA EPISCOPALE MARCHIGIANA
PROMEMORIA DEGLI ARGOMENTI TRATTATI
(Riunione del 18 aprile 2012 - 2°/2012)
Mercoledì 18 aprile 2012, a Loreto, nel Palazzo Apostolico, si è riunita in seduta ordinaria la Conferenza Episcopale Marchigiana.
Dopo la preghiera di ora terza, nella Basilica, alle ore 09.55 iniziano i lavori secondo
l’Ordine del Giorno a suo tempo trasmesso a domicilio.
Sono presenti tutti gli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi della Regione, ad eccezione di
S. E. Mons. Orlandoni; e presente inoltre don Robert Szymon Grzechnik chiamato a
svolgere il ruolo di verbalista. È presente anche S.E. Mons. Francesco Marinelli.
Presiede la riunione S.E. Mons. Luigi Conti.
1. Riflessione spirituale.
Il Presidente cede la parola a Mons. Tani, che presenta una breve meditazione su Gv
3,16-17: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché
chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non
ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia
salvato per mezzo di lui.” È molto importante poter guardare questo amore del Padre,
perché tutti abbiano la salvezza. Per una più profonda comprensione di questo sguardo, occorre pensare che anche la crocifissione è lo sguardo del Padre. Proprio la Sua
contemplazione ci aiuta a superare il senso di distanza tra noi e Lui. Ci consente anche
di considerare il fatto che se Dio ha mandato il Figlio, non per condannare il mondo,
nello stesso modo il Figlio ha mandato la Chiesa non per condannare il mondo, ma
perché il modo possa conoscere la via verso la salvezza e si salvi. Anche il Concilio
Vaticano II, nella Costituzione Gaudium et Spes, è stato molto fiducioso, perché riprovava sì gli errori, ma nello stesso tempo manifestava la carità e l’amore verso gli
uomini e la fiducia verso di loro, come ben esprime GS 56: “Come, infine, riconoscere
come legittima l’autonomia che la cultura rivendica a se stessa, senza giungere a un
umanesimo puramente terrestre, anzi avverso alla religione? In mezzo a queste antinomie, la cultura umana va oggi sviluppata in modo da perfezionare con giusto ordine
la persona umana nella sua integrità e da aiutare gli uomini nell’esplicazione di quei
compiti, al cui adempimento tutti, ma specialmente i cristiani fraternamente uniti in
seno all’unica famiglia umana, sono chiamati.” L’auspicio è quello di poter ritrovare
e trasmettere lo spirito del Concilio.
2. Introduzione.
Introducendo la riunione Mons. Conti esprime, a Mons. Menichelli, a nome di tutti
i confratelli, le felicitazioni e gli auguri per il nuovo e gravoso incarico di Assistente
Ecclesiastico Nazionale dei Medici Cattolici Italiani.
All’inizio della riunione viene deciso di inviare al S. Padre il seguente telegramma:
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Segretario particolare di Sua Santita Benedetto XVI
Don Georg Gänswein
00120 Citta del Vaticano
BEATISSIMO PADRE NOI VESCOVI DELLE MARCHE RIUNITI IN CONFERENZA
A LORETO PORGIAMO A LEI FILIALI AUGURI PER SETTIMO ANNIVERSARIO
ELEZIONE SOGLIO PONTIFICIO INVOCANDO DALLA VERGINE LAURETANA
SALUTE, SERENITÀ E CORAGGIO PER IL SUO SERVIZIO ALLA CHIESA E PER
IL BENE DEL MONDO. ASSICURIAMO FEDELTÀ A LEI E PERSEVERANZA NELLA DEDIZIONE ALLE NOSTRE CHIESE CHE ELLA VORRÀ BENEDIRE INSIEME
A NOI.
I VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE MARCHIGIANA
3. Dopo l’ultimo Consiglio Permanente della CEI.
Mons. Conti relaziona riguardo all’ultimo Consiglio Permanente della CEI, svoltosi
a Roma il 26-29/03/2012. Considerato il fatto che tutti i presenti sono a conoscenza
della Prolusione del Card. Bagnasco e del Comunicato Finale, il relatore si sofferma
soltanto su alcuni punti.
La Chiesa nel panorama attuale è unica realtà sicura, che cerca di trasmettere lo spirito
di ottimismo nel popolo, grazie alla capillarità della sua presenza, richiamando nello
stesso tempo ciascuno alla conversione personale. C’è la necessità di accogliere le
sfide che si presentano soprattutto dal mondo di lavoro e riscoprire la dimensione profetica, affinché la Chiesa possa indicare con franchezza anche i rischi che si presentano nella vita di ogni giorno riaffermando la non negoziabilità del valore della vita, il
valore del matrimonio e della famiglia, il rifiuto di matrimoni gay e convivenze, ecc.
Bisogna far riscoprire, sopratutto ai giovani, la bellezza delle relazioni umane, dell’incontrarsi, in contrapposizione ad una emergente metamorfosi antropologica “in chiave
mercantile”, che riduce le relazioni interpersonali ad uso dei media. Questa riscoperta
può essere portata avanti soprattutto attraverso una catechesi, che molte volte non ha
saputo trasmettere i veri valori della vita, perché non ha saputo incidere sulle categorie
culturali. Pertanto bisogna riaffermare con forza il valore della vita e del matrimonio,
come anche bisogna far sì che le nostre Università, ISSR, Scuole di Teologia, ecc. si
aprano al dialogo con il mondo, fornendo solide basi culturali, assicurando un’anima
al vasto mondo del volontariato e delle aggregazioni laicali, nonché contribuire a rigenerare i fondamenti dell’impegno politico.
L’Anno della fede, che nella nostra Regione coincide con il percorso verso la celebrazione del II Convegno Ecclesiale Regionale, offrirà l’occasione per rilanciare non solo
l’annuncio e la catechesi, ma anche la formazione all’impegno socio-politico e alla
presenza nella vita pubblica.
4. II Convegno Ecclesiale Regionale.
Mons. Giuliodori riferisce sugli ultimi sviluppi riguardo al CER2013:
• Il Convegno è stato presentato ufficialmente nella Conferenza Stampa tenutasi ad
Ancona il 19/03/2012 e i lavori procedono come da crono programma.
• Nelle Diocesi è arrivato il materiale riguardante il CER2013 (Lettera Pastorale dei
Vescovi: “Con la forza dell’Eucarestia”, Messaggio - Invito dei Vescovi riguardo
al CER2013, la preghiera). Il relatore chiede, a nome proprio e di tutto il Comitato
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preparatorio, la massima diffusione e la presentazione del predetto materiale a
tutta la Diocesi, profittando dei incontri del clero e/o quelli di Vicaria).
• Nei mesi di maggio/giugno saranno programmati gli eventi collaterali al CER2013:
seminari, convegni, ecc. Uno degli appuntamenti già programmati è il Convegno
promosso dall’Ufficio Catechistico Nazionale, che convoca gli Uffici Catechistici
Diocesani a Loreto (22-24 giugno 2012). Mons. Menichelli fa presente che ieri
ed oggi (17-18/04/2012), presso l’ITM di Ancona si sta’ svolgendo un convegno
teologico-pastorale sulla mistagogia.
• Per la prossima riunione la segreteria del CER2013 farà avere la bozza del sussidio
per poter lavorarci durante l’estate (approfittando per programmare il nuovo anno
pastorale in sinergia tra tutte le Diocesi).
• Per l’apertura del CER2013 è stato invitato il Card. Bagnasco, che ha dato, in linea
di massima la sua disponibilità.
5. Comunicazione sulla Conferenza Stampa tenutasi presso la Regione Marche
il 16 Aprile c.a., riguardante la sottoscrizione dell’Intesa per il recupero dei
beni danneggiati dal terremoto del 1997 e gli Oratori. Relazione sull’incontro
della Commissione paritetica per i beni culturali Regione Marche - CEM.
Il presidente invita Mons. Giuliodori a riferire sull’argomento. Egli informa i presenti
sull’intesa sottoscritta con la Regione riguardo alla destinazione dei fondi per la ricostruzione post-terremoto, evidenziando che i beni ecclesiastici hanno avuto assegnazione di ca. il 50%, anche se non tutte le Diocesi sono state considerate nell’elenco
allegato all’Intesa. All’osservazione di Mons. Brugnaro, riguardo all’iter seguito, il
relatore fa presente che, nello spirito di una costante collaborazione del Dott. Cucco
con i Vescovi, la Regione ha potuto prendere in considerazione solo gli interventi più
urgenti.
Per quanto riguarda gli Oratori, il relatore ha sottolineato la soddisfazione che grazie
alla collaborazione con la Regione si è potuto privilegiare il piano della formazione degli educatori. Forse anche grazie a questo si registra una fioritura degli oratori
nella nostra Regione (attualmente sono 215). Con la modifica dell’Intesa, firmata
09/05/2011, i contributi concessi dalla Regione possono essere utilizzati, in parte anche per la gestione e manutenzione delle strutture. È importante altresì il fatto che attualmente i contributi non passano più attraverso gli Ambiti Territoriali Sociali (ATS),
ma vengono erogati direttamente alle Diocesi. Questo permette uno snellimento delle
procedure, in considerazione del fatto che le Diocesi non coincidono con gli ATS.
Interviene Mons. Conti, parlando dell’importanza di tenere informati gli Ambiti sulle
attività svolte all’interno del progetto oratoriale, magari attraverso almeno un incontro
annuale dei rappresentanti con il Vescovo; questo permette di creare una collaborazione, che non si basa solamente sull’aspetto burocratico, ma permette anche uno
scambio sulle idee e sulle criticità presenti nel territorio. Il relatore, fa presente che la
Commissione Episcopale per la Cultura e Comunicazioni Sociali della CEI sta preparando una nota pastorale proprio sugli Oratori, argomento che ha trovato grande
interesse all’interno dell’ultimo Consiglio Permanente, durante il quale: in un vivace confronto sulle prospettive della pastorale dei ragazzi e dei giovani, a conferma
del crescente e diffuso interesse nei confronti di queste esperienze, che costituiscono
42
una risposta dinamica alle complesse sfide dell’educazione delle nuove generazioni,
in particolare, è stata ribadita l’importanza di qualificare l’oratorio nel suo stretto
rapporto con le comunità parrocchiali e le famiglie. Esso costituisce spesso anche
un ponte con il territorio, un’alternativa alla strada e un’occasione di integrazione
sociale. Negli interventi espressi in Consiglio Permanente, proprio l’Oratorio è stato
descritto come il luogo decisivo che può aiutare le famiglie a superare la dicotomia
tra la partecipazione alla catechesi e alla vita e a vivere la domenica come giorno del
Signore. Va anche notato che l’esperienza oratoriale in Italia è molto presente al Nord,
al Centro a macchia di leopardo, e quasi assente nel Sud.
Il relatore riferisce sull’esperienza di collaborazione tra la Provincia di Macerata, i
Comuni della stessa e le diocesi.
Per quanto riguarda la riunione della Commissione Paritetica, tenutasi il 16/04/2012
ad Ancona, evidenzia che sembra ormai che i fondi per la ricostruzione post-terremoto siano finiti. Bisogna dare inizio ad un nuovo capitolo di collaborazione, attraverso
di una segreteria operativa, (proposta da Mons. Conti e accolta in sede regionale)
composta da rappresentanti della Regione, della CEM, e della Direzione Regionale
del MIBAC (Ministero per i Beni e Attività Culturali). In considerazione dei cambiamenti riguardo alle norme per i finanziamenti della CEI, destinati ai Beni Culturali
che saranno sottoposti alla votazione dell’Assemblea Generale della CEI a maggio, si
potrebbe chiedere alla Regione di stanziare una somma annua (magari sullo schema
dell’Intesa per gli Oratori) e ogni Diocesi potrebbe presentare un progetto, per poter
accedere ai finanziamenti. Questa soluzione sembra che abbia riscontrato qualche interesse, sia da parte della Regione, sia da parte della Direzione Regionale del MIBAC.
Le singole diocesi potrebbero accedere ai finanziamenti della CEI e contribuire per
il 50%.
Un’altra modifica della normativa CEI in materia dovrebbe riguardare la possibilità di
presentare un progetto per il finanziamento, della durata pluriennale, e la possibilità
di richiedere un ulteriore contributo per gli Enti che hanno già usufruito in passato dei
contributi.
Mons. Conti sottolinea come i membri della Commissione Paritetica hanno ben capito
che non si può più rincorrere sempre le emergenze, ma bisogna passare ad una collaborazione programmatica comune e sistematica.
6. Incontro con Superiori Maggiori CISM e USMI delle Marche.
Alle ore 11.45 vengono introdotti rappresentanti dell’USMI e CISM Regionali:
Fr. Ferdinando Campana OFM, D. Abraham Kavalakatt SDB, Fr. Giulio Criminesi
OFM Cap., Fr. Giancarlo Corsini OFM Conv., Madre Loredana De Paoli (Suore di
Gesù Buon Pastore), Suor Maria Alfonsa Fusco (Suore di San Giovanni Battista).
Dopo una breve introduzione di Mons. Gestori, nella quale viene sottolineato il desiderio comune di questo incontro, Mons. Conti saluta i convenuti e cede la parola al
Presidente CISM, Fr. Ferdinando Campana che nella sua relazione tratta ampiamente
i seguenti argomenti:
 La presenza, il valore, il significato e il compito del carisma della Vita Consacrata
nelle nostre chiese locali, in tutte le varie forme (vita monastica, claustrale, vita
apostolica, società di vita apostolica, istituti laicali, consacrazione secolare; istituti di diritto diocesano, nuove forme di vita consacrata) e con i limiti all’attuale
situazione.
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 La condivisione di criteri per le scelte di ministero e di servizio nella chiesa marchigiana e locale, nella prospettiva di un ridimensionamento condiviso, con le
relative chiusure, vendite, ristrutturazioni, aperture di Case e attività, nonché la
partecipazione dei religiosi e religiose agli organismi della vita ecclesiale della
Regione e della Diocesi.
 L’attenzione, la valutazione e valorizzazione di alcune attività particolari dirette o
sostenute da religiosi e religiose nella chiesa locale: Parrocchie affidate a religiosi
e collaborazione nelle Parrocchie diocesane; Santuari; Cappellanie di Ospedali
e Case di cura; Scuola di ogni ordine grado, dirette da religiosi e religiose; Assistenza agli anziani e malati;
 L’impegno nel promuovere la pastorale vocazionale e la conoscenza della vita consacrata nelle Chiese locali.
 L’insegnamento della teologia, spiritualità, storia e diritto della Vita Consacrata
ITM. L’insegnamento della teologia del presbitero diocesano e del presbitero religioso presso l’ITM e presso i Seminari e le Case di formazione.
 La nuova evangelizzazione: ruolo, compiti e servizi dei religiosi e religiose attraverso le missioni al popolo e altre forme di evangelizzazione.
 L’opportunità di redigere una “Dichiarazione comune di intenti” come è stata scritta in altre Regioni ecclesiastiche, per seguire negli anni avvenire alcune linee comuni d’intesa.
Dopo questa presentazione Mons. Conti ringrazia il relatore e invita i presenti al dialogo.
Mons. Vecerrica sottolinea il problema della chiusura delle case religiose e della successiva vendita dei beni (spesso costruiti con le offerte dei fedeli del luogo), e conclude sull’opportunità di studiare il problema insieme.
Mons. Gestori ringrazia per la presenza dei religiosi nella sua Diocesi e chiede di non
guardare solo alle cose “vecchie”, ma di alzare lo sguardo e fare cose nuove. Chiede
nello stesso tempo qual è la questione che preme di più ai religiosi.
Mons. Rocconi pone il problema di chi dovrebbe convocare l’assemblea elettiva per
l’USMI a livello Diocesano. Sr. Maria Alfonsa risponde che la convocazione dovrebbe
essere fatta, secondo lo Statuto, dalla Delegazione Regionale. Profittando dell’opportunità, ella solleva anche la questione del vicario per la vita consacrata, che molte
volte si riduce a fare solo le comunicazioni, ma non coinvolge nella programmazione.
Mons. Trasarti riferisce dell’ottimo rapporto con i religiosi in diocesi, rileva che la
vita monastica è molto “coccolata” e che c’è bisogno di curare di più i religiosi di vita
attiva; bisogna evitare, nello stesso tempo che la vita consacrata sia considerata come
profezia e quella diocesana come istituzione, coniugando questi due aspetti.
Mons. Brugnaro desidererebbe conoscere il tipo di formazione che ricevono e quale
conoscenza della realtà marchigiana hanno i religiosi che svolgono il loro servizio
nelle parrocchie. Pone anche il problema del rispetto dei programmi pastorali diocesani.
Mons. Menichelli ringrazia i convenuti per le proposte presentate e si sofferma sulla
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necessità di riscoprire tre aspetti della vita: identità, povertà ed ecclesialità. Non possiamo darci per vinti dalla stanchezza, ma dobbiamo prendere atto che la situazione
religiosa è cambiata, per questo sente la necessità di ritrovare l’identità profonda dei
singoli carismi. Non c’è dubbio che gli ordini religiosi vivono la povertà, ma alla
gente questo non appare perché molte volte creiamo scandalo quando una comunità
chiude e vende i propri beni. Per l’ultimo aspetto sottolinea che nei rapporti diocesireligiosi non ci si può limitare esclusivamente al CJC, ma bisogna agire in modo che
i singoli carismi possano di nuovo risplendere.
Scaduto il tempo per il confronto, Mons. Conti chiude gli interventi, evidenziando
l’importanza di prendere in considerazione non solamente gli ordini religiosi consolidati, ma anche le nuove forme di vita consacrata, sottolineando altresì l’opportunità
di coinvolgere in qualche modo anche le comunità monastiche. Propone quindi di predisporre la bozza di un’Intesa tra la CEM e USMI e CISMI, che rappresenti una sorta
di “galateo ecclesiale”. Il testo distribuito da Fr. Ferdinando potrebbe servire da canovaccio; su di esso potrebbe lavorare la Commissione Regionale per la Vita Consacrata
(presieduta da Mons. Tonucci). In una delle prossime riunioni Vescovi e Rappresentanti della VC potrebbero dedicare tutta la mattinata alla discussione sull’argomento.
7. Varie ed eventuali.
a) Nomine. Durante la riunione gli Arcivescovi e Vescovi presenti hanno proceduto
ad alcune nomine e designazioni di carattere Regionale:
• Don Davide Barazzoni (del clero della Diocesi di Senigallia) viene nominato,
per un quinquiennio, Assistente regionale dei giovani di Azione Cattolica Italiana - Delegazione Marche;
• Don Giordano Trapasso (del clero dell’Arcidiocesi di Fermo) viene nominato, per un quinquiennio, Consulente Ecclesiastico del Centro Sportivo Italiano
- Comitato Regionale Marche;
• Don Vittorio Cinti (del clero della Diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto) viene nominato, per un quinquiennio, giudice del Tribunale Ecclesiastico Regionale Piceno;
• Don Giuseppe Giudici (del clero della Diocesi di Fano-Fossombrone-CagliPergola) viene nominato, per un quinquiennio, giudice del Tribunale Ecclesiastico Regionale Piceno.
L’Avv. Simone Longhi (della Diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-CingoliTreia), attualmente segretario dell’Osservatorio Giuridico Legislativo Regionale
e membro della Commissione Paritetica Regione Marche - CEM, potrebbe essere
designato come membro della costituenda segreteria operativa per i Beni Culturali presso la Regione Marche.
b) I Santi nelle Marche. Mons. Conti presenta brevemente l’idea del progetto, informando che la Regione Marche ha espresso un certo interessamento all’idea, da
“sfruttare” in chiave promozionale del territorio e dei beni culturali. Il relatore, su
suggerimento di Mons. Brugnaro, chiede che siano presentati eventuali cambiamenti riguardo ai santi proposti nella scheda consegnata, considerato che l’idea era
nata nel 2005.
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c) Istituto Teologico Marchigiano - riconoscimento della personalità giuridica. Introducendo l’argomento, Mons. Conti ricorda le motivazioni e l’iter che si era
seguito fino ad oggi (la prima riunione nella quale era trattato questo argomento risale al 29/03/2006). Facendo il punto della situazione, e in riferimento alle
osservazioni pervenute da parte del Preside dell’ITM, avendo sentito l’Ufficio
Giuridico della Diocesi di Macerata, viene proposto agli Ecc.mi Presuli il seguente
iter per poter procedere al riconoscimento civile dell’ITM e operare, a partire dal
nuovo anno accademico secondo le leggi:
• Procedere alla modifica dello Statuto canonico, attualmente vigente (approvato dalla Congregazione il 04/06/2011), nella parte che riguarda la governance
(art. 13 e seguenti);
• Conferma della necessità che il legale rappresentante dell’Istituto sia il Preside
(gli adempimenti relativi alla sua sostituzione per fine mandato sono molto
semplici e consistono: nella comunicazione alla Prefettura e all’Agenzia delle
Entrate e nel cambio della firma sui conti correnti);
• La sede dell’ITM sia unica, ad Ancona, con sede distaccata a Fermo;
• La gestione economico-amministrativa e la contabilità sia gestita da un unico
economo;
• Non si ravvisano, infine, difficoltà a che nel Consiglio d’Istituto ci sia un rappresentante degli studenti con diritto di voto.
Dopo una breve discussione i Vescovi deliberano all’unanimità (espressa col voto
palese) l’autonomia fiscale dell’ITM dalla CEM e dalla Diocesi di Ancona e viene
deciso di conferire mandato all’Ufficio Giuridico della Diocesi di Macerata, in
collaborazione, ove necessario, con l’ITM medesimo, di predisporre tutti gli atti
necessari all’erezione dell’ITM come Ente ecclesiastico civilmente riconosciuto.
I vescovi hanno espresso altresì il desiderio che nella prossima riunione si possa
procedere all’approvazione del nuovo Statuto e al suo invio alla Pontificia Università Lateranense e alla Congregazione per l’approvazione.
Il Presidente della CEM e Moderatore dell’ITM comunicherà questa decisione
agli interessati.
d) VII Incontro mondiale delle famiglie (Milano, 27 maggio - 03 giugno )- Seminario di studio per i Vescovi (Roma, 12-14 novembre 2012). Mons. Conti chiede
che i confratelli prendano visione del materiale consegnato.
e) Seminario Regionale. Mons. Menichelli consegna ai presenti un breve pro-memoria riguardante la riunione dei Vescovi interessati al Seminario Regionale, svoltasi il 7/03/2012 e fissa una nuova riunione che si svolgerà presso il Seminario di
Ancona il 13 giugno 2012 alle ore 11.00.
f) Centro Pastorale “Giovanni Paolo II” a Montorso (AN). Mons. Conti introduce
l’argomento informando i presenti che la CEI, al momento, non sarebbe interessata a considerare i progetti del Centro, in particolare l’Agorà del Mediterraneo,
come rilevanti a livello nazionale e ciò comporta la non erogazione del contributo
per la loro organizzazione. Mons. Tonucci informa che la proprietà si prende ca46
rico, come fin’ora avvenuto, della manutenzione della struttura (ci si rende conto
che un centro pastorale non può produrre reddito), ma chiede che ci sia un interessamento, non solo a livello della CEM, che già in molte occasioni utilizza la
struttura, ma anche a livello nazionale e internazionale, rispettando la volontà del
beato Giovanni Paolo II. Il Presidente invita i presenti a prendere visione delle
attività svolte dal Centro (in cartella). Dopo una breve discussione il Presidente
incarica Mons. Tonucci di preparare una bozza di lettera da inviare alla Presidenza
CEI.
S.E. Mons. Giuliodori legge il Comunicato Stampa da inoltrare ai media, che i Vescovi presenti approvano e che viene allegato al presente verbale (All. 1).
La prossima riunione ordinaria della CEM si terrà presso il Palazzo Apostolico di
Loreto nel giorno di martedì 05 giugno 2012, e la riflessione spirituale sarà tenuta da
S.E. Mons. Menichelli.
La riunione termina alle ore 13.00 con il pranzo fraterno, gentilmente offerto dalla
Delegazione Pontificia presso la Casa del Clero.
X Gervasio Gestori
Segretario del CEM
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PROMEMORIA DEGLI ARGOMENTI TRATTATI
(Riunione del 05 giugno 2012 - 3°/2012)
Martedì 05 giugno 2012, a Loreto, nel Palazzo Apostolico, si è riunita in seduta ordinaria la Conferenza Episcopale Marchigiana.
Dopo la preghiera di ora terza, nella Basilica, alle ore 09.50 iniziano i lavori secondo
l’Ordine del Giorno a suo tempo trasmesso a domicilio.
Sono presenti tutti gli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi della Regione, ad eccezione di
S. E. Mons. Tonucci. È presente inoltre don Robert Szymon Grzechnik chiamato a
svolgere il ruolo di verbalista. Sono presenti gli Ecc.mi Emeriti: S.E. Mons. Angelo
Fagiani e S.E. Mons. Francesco Marinelli.
Presiede la riunione S.E. Mons. Luigi Conti.
1. Riflessione spirituale.
Il Presidente cede la parola a Mons. Montevecchi, che presenta una intensa meditazione incentrata sulla Sua personale esperienza di pellegrinaggio in uno dei Santuari
mariani della Germania. Dio si serve di Maria (anche attraverso molteplici apparizioni, che sono avvenute nel corso del XX secolo), come la persona più “adatta” a
trasmettere agli uomini il Suo messaggio. Maria per questo può essere ritenuta come
colei che manifesta al mondo il volto materno di Dio, ed è “prototipo” della Chiesa.
2. Introduzione.
Mons. Conti presenta brevemente gli argomenti da trattare nella riunione e la rispettiva documentazione contenuta in cartella.
3. Dopo l’Assemblea Generale della CEI.
Si sottolinea innanzitutto l’importanza dell’approvazione delle Linee guida per i casi
di abuso sessuale nei confronti di minori da parte dei chierici.
La relazione tenuta da Mons. Ignazio Sanna, Arcivescovo di Oristano su «Gli adulti nella comunità: maturi nella fede e testimoni di umanità», ha offerto interessanti
orientamenti teologici per la formazione di una matura vita di fede. Sembra utile collocarla in relazione al tema del II Convegno Ecclesiale Regionale.
4. II Convegno Ecclesiale Regionale.
Mons. Giuliodori è invitato dal Presidente a presentare gli sviluppi del cammino verso
il CER2013. Viene introdotto alle ore 10.20 don Francesco Pierpaoli, segretario del
Comitato Preparatorio. Il relatore descrive brevemente l’iter e le premesse seguite
nella preparazione del Sussidio Pastorale per il cammino diocesano; detto documento
risulta composto dai seguenti capitoli:
• Primato dell’ascolto e della preghiera;
• Scrutare i segni dei tempi;
• Vivere la fede in Gesù Cristo;
• Testimoni credibili della fede;
• «Alzati e va’ …» Chiese delle Marche;
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• Allegati:
a) Schede di approfondimento;
b) Conclusioni del I Convegno Ecclesiale Regionale del 1993.
Durante la discussione vengono fatte le seguenti osservazioni:
• prevedere nel testo uno spazio dedicato al primato del Kerygma, magari facendo
riferimento al Vangelo di Marco che presenta la dinamica dell’annuncio e della
successiva chiamata alla sequela;
• dedicare più attenzione alle vocazioni, alla bellezza della natura e all’arte sacra
finalizzata all’annuncio e all’educazione (Biblia Pauperum);
• preparare, alla fine di ogni capitolo, una breve sintesi;
• porre maggiore attenzione all’aspetto della pastorale familiare e vocazionale;
• effettuare un aggiornamento delle schede riguardanti il lavoro e la demografia,
inserendo dati più recenti(Allegato 1); (sarebbe utile estendere la ricerca su altri
ambiti);
• Insistere molto sulla prospettiva del dopo CER2013 (è importante far conoscere e
far maturare la consapevolezza che il Convegno dovrà produrre frutti per l’azione
pastorale delle Chiese marchigiane).
Al termine del dialogo, su richiesta del relatore, viene deciso (con voto 12/12):
• di approvare in linea di massima lo schema del Sussidio (il testo definitivo sarà
preparato dopo la riunione dei vicari pastorali, convocata per il 27/06/2012);
• di rendere disponibili le schede di approfondimento solo in formato elettronico
(file .pdf), in modo da poterle tenere sempre aggiornate;
• di editare, su proposta di Mons. Giuliodori, il Sussidio presso l’EDB;
• di procedere alla creazione dello stendardo promozionale del CER2013
(1.500 pz.), che verrà distribuito in tutte le parrocchie della Regione;
Il relatore presenta brevemente la bozza riservata del programma di massima, che
viene approvata con richiesta di alcune precisazioni e cambiamenti, soprattutto per
quanto riguarda la conclusione dell’evento. Alle ore 11.35 don Francesco lascia la
riunione.
5. Dopo l’incontro con i Superiori Maggiori CISM e USMI.
In considerazione dell’assenza di S.E. Mons. Tonucci, l’argomento verrà trattato nella
prossima riunione.
6. Calendario delle prossime riunioni.
Su invito del Presidente, Mons. Gestori, sottolineando che le riunioni si terranno di
norma dopo il Consiglio Permanente CEI e dopo l’Assemblea Generale, presenta il
calendario delle riunioni per il prossimo anno pastorale. Viene approvato il seguente
calendario:
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Anno 2012
Ottobre
Dicembre
martedì 09 e mercoledì 10
mercoledì 05
Anno 2013
Febbraio
Aprile
Giugno
Ottobre
mercoledì 06
mercoledì 10
mercoledì 12
martedì 08 e mercoledì 09
7. Varie ed eventuali.
a) Istituto Teologico Marchigiano. Mons. Conti informa che dopo sei anni, il 01
giugno si è concluso l’iter per la modifica dello Statuto, con la Sua approvazione,
su proposta del Consiglio di Gestione dell’ITM, in modo che possa essere riconosciuta la personalità giuridica sia in ambito canonico che in quello civile, con autonomia fiscale. È stato dato mandato al Preside, coadiuvato dall’Ufficio Giuridico
della Diocesi di Macerata, di procedere all’espletamento di tutti gli adempimenti
del caso. Tutta la documentazione si trova nella cartella consegnata all’inizio della
riunione (O.d.G. n° 7-a I-IV).
Nella breve discussione viene sottolineata la necessità di una costante vigilanza
sull’insegnamento. Eventuali osservazioni potranno essere riferite al Moderatore
o al Preside.
Il Presidente chiede a don Robert di presentare brevemente il Bilancio Preventivo
2012/13 dell’ITM. Viene messo in evidenza che il bilancio si chiude con una consistente perdita d’esercizio motivata, nella nota dell’economo, dalla staticità dei
contributi (CEI, CEM, ecc.) e dal maggiore costo legato alla gestione, in modo
particolare alla remunerazione dei professori. Il disavanzo di fatto potrebbe essere
minore, ma questo potrà essere appurato solo in sede di approvazione del Bilancio
Consuntivo 2011/12.
Il relatore fa presente che l’economo e il Consiglio di Gestione propongono un
aumento delle tasse di frequenza. Dopo una breve discussione viene approvata,
con voto palese (12/12 - sì) la possibilità che l’ITM aumenti le tasse fino ad un
massimo di € 450,00 per il Quinquiennio Istituzionale e di € 600,00 per la Licenza.
b) Nomine. La concessione del nulla osta per il passaggio a Docente stabile straordinario del Prof. P. Samuele Salvatori ofm viene rimandata.
c) Pontificia Accademia Mariana Internationalis. Riguardo alla richiesta di un contributo per l’organizzazione del 23° Congresso Mariologico viene deciso di non
concedere il contributo per non creare un precedente.
d) Centro Pastorale “Giovanni Paolo II”. Mons. Conti chiede a Mons. Vecerrica di
dare lettura del testo di una Bozza di lettera alla Presidenza CEI stilata da Monsignor Tonucci. Dal confronto scaturisce la necessità di approfondire la questione e
di preparare una proposta articolata riguardo all’utilizzo ed alla gestione del Centro, tenendo ben distinti gli aspetti della gestione ordinaria da quelli dei “progetti”
pastorali. L’argomento verrà trattato nella prossima riunione.
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e) Emergenza Neve 2012. Viene consegnato ai presenti l’elenco degli edifici inseriti
nel piano art. 8 L. 61/98, ammessi al contributo regionale per il recupero dei danni
provocati dalle eccezionali nevicate del febbraio 2012.
f) Messaggio collettivo dei Vescovi ai villeggianti delle marche. Mons. Vecerrica
legge il testo preparato da don Luigino Scarponi (delegato regionale della Commissione per la Pastorale del Tempo libero, turismo e Sport), ma gli Ecc.mi Presuli, approvano, con alcune modifiche, il testo della lettera (All. 1.) preparata da
Mons. Conti, per la sua Diocesi. Tale messaggio, con gli opportuni adattamenti e
le relative traduzioni, verrà messo a disposizione degli Ecc.mi Presuli.
g) Pastorale Giovanile. Mons. Vecerrica, consegna e spiega brevemente ai presenti,
la bozza della proposta di partecipazione delle Marche alla XXVIII GMG, che si
svolgerà a Rio de Janeiro, 23-28 luglio 2013.
S.E. Mons. Giuliodori legge il Comunicato Stampa da inoltrare ai media, che i Vescovi approvano e che viene allegato al presente verbale (All. 2.).
La prossima riunione ordinaria della CEM si terrà nei giorni di martedì e mercoledì
09/10 ottobre 2012 (il luogo della riunione sarà comunicato successivamente). La
riflessione spirituale sarà tenuta da S.E. Mons. Tonucci.
La riunione termina alle ore 12.35 con il pranzo fraterno, gentilmente offerto dalla
Delegazione Pontificia presso la Casa del Clero.
X Gervasio Gestori
Segretario della Conferenza Episcopale Marchigiana
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ATTI DI S.E.R. Mons. PIERO COCCIA
ARCIVESCOVO METROPOLITA
- OMELIE
- MESSAGGI E LETTERE
- INTERVENTI PUBBLICI
- DECRETI E NOMINE
- EROGAZIONE SOMME 8‰ PERVENUTE DALLA CEI
52
OMELIE
OMELIA IN OCCASIONE DELLA MESSA CRISMALE
Pesaro, Basilica Cattedrale
4 aprile 2012
Saluto tutta la chiesa locale qui convenuta questa sera in tutte le sue espressioni di
porzione del popolo di Dio. Popolo adunato attorno al Cristo e reso visibile nell’unità
dalla persona del Vescovo. Popolo chiamato a realizzare nella storia il mistero del
Cristo annunciato, celebrato e testimoniato.
Mi è caro salutare con i sentimenti della comunione intensa Sua Eminenza il Card.
Antonio Maria Vegliò, amato e stimato figlio della nostra chiesa, chiamato a svolgere
un delicato ed apprezzato servizio nel governo Universale della Chiesa. A lui rinnovo
gli auguri per la celebrazione del suo recente 50° di ordinazione sacerdotale di cui ci
ha voluto fare compartecipi come chiesa che è in Pesaro.
Questa sera mi sia consentito di offrire la mia riflessione con il cuore e lo sguardo
rivolti ai sacerdoti, ai nostri sacerdoti sia secolari che regolari.
1. Nella prima lettura abbiamo sentito il profeta Isaia il quale con chiara consapevolezza afferma il fondamento della sua missione: “Lo Spirito del Signore Dio è su di
me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione” (Is 61, 1).
Questo testo domanda oggi come non mai a noi sacerdoti di tornare all’evento iniziale
della nostra consacrazione per la missione. Dobbiamo tutti in forma costante tornare
al senso ed al significato della nostra vocazione a cui ha fatto seguito la consacrazione, la quale è e rimane finalizzata unicamente alla missione specifica che il Signore ci
ha affidato. Questa è l’unica direzione da dare alla nostra vita. Non ci sono alternative.
Benedetto XVI nel suo secondo volume “Gesù di Nazaret” così si esprime: “Consacrato, cioè santo nel senso pieno, secondo la concezione biblica è solo Dio stesso…
Così la parola santificare, consacrare significa il trasferimento di una realtà – di una
persona o di una cosa – nella proprietà di Dio… Ma questa segregazione include allo
stesso tempo essenzialmente il «per». Proprio perché donata totalmente a Dio questa
realtà esiste ora per il mondo, per gli uomini, li rappresenta e li deve guarire… segregazione e missione formano un’unica realtà completa”.Come Gesù anche noi siamo
consacrati per Dio e, nello stesso tempo, per il mondo.
Da qui deriva un’importante conseguenza che ben conosciamo ma che spesso nel
turbinio della quotidiana azione pastorale rischiamo di dimenticare. L’unico vero sacerdote è Lui, il Cristo. Noi non potremmo rappresentarlo sacramentalmente (agere
in persona Christi), se non fossimo conformati, configurati a Lui. Il nostro ministero,
infatti, non sostituisce Gesù, ma lo fa veramente presente e fa sì che Egli stesso agisca lungo la storia nella vita degli uomini, offrendo loro permanentemente la Parola
di Dio insieme al Pane e al Calice della salvezza. È qui il fondamento della nostra
consacrazione diretta alla missione di rendere presente il mistero salvifico del Cristo.
È nell’incrocio di questi due assi della Parola e del Pane, identificati in Cristo, che si
gioca la vita e la missione del sacerdote. Tanti ruoli di supplenza, forse finora svolti,
dobbiamo assegnarli sempre di più ad un laicato affidabile che anche nella nostra
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chiesa locale sta crescendo in maturità e responsabilità. A noi sacerdoti rimanga la
specificità della missione derivante dalla nostra consacrazione.
2. Ma vado oltre e fisso l’attenzione sul testo della seconda lettura tratta dall’Apocalisse dove leggiamo: “… Colui che ci ama… ci ha liberati dai nostri peccati con il suo
sangue. Ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il nostro Dio e Padre”(Ap 1, 5-6).
L’Apocalisse ci ricorda che è Cristo, con il suo sangue, ad unificare i due termini della
consacrazione: Dio e il mondo. Cristo infatti è e rimane il “testimone fedele” che con
il suo sacrificio ci giustifica e ci riconcilia con Dio e ci invia nel mondo. Gesù è il
“mandato” dal Padre e noi partecipiamo alla sua missione. Ma la missione del Cristo
si realizza nell’esperienza del sacrificio di sé. Gesù è il Mandato dal Padre, e noi
partecipiamo certo della Sua missione, ma ancor prima del Suo sacrificio. Dall’opera
espiatoria di Cristo scaturisce dunque il potere di compiere da parte del consacrato
ogni azione sacramentale.
Nel solco del sacerdozio, oggettivo e soggettivo, di Colui che è nello stesso tempo
sacerdote, vittima ed altare possiamo accogliere ed attuare il dono del nostro sacerdozio ministeriale. Un dono che la Presbyterorum Ordinis al n. 2 ci descrive in questi
termini: “il sacerdozio dei presbiteri, pur presupponendo i sacramenti dell’iniziazione
cristiana, viene conferito da quel particolare sacramento per il quale i presbiteri, in
virtù dell’unzione dello Spirito Santo, sono segnati da uno speciale carattere che li
configura a Cristo sacerdote, in modo da poter agire in nome di Cristo, capo della
Chiesa”.
Il contenuto specifico del sacerdozio cristiano si profila a partire dall’incontro di due
significative figure bibliche.
Del resto Gesù non si è attribuito il titolo di sacerdote, perché per la sua nascita non
apparteneva alla tribù di Levi. Si è proposto come il buon Pastore (Gv 10) e ha pensato
il Suo ministero a partire dalla profezia del Servo del Signore di Isaia: “… offrirà se
stesso in sacrificio di espiazione”(Is 53). Il testo di Marco sottolinea: “Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto
per molti” (Mc 10, 45). Il Suo è un sacerdozio qualitativamente diverso da quello
levitico. Anche se Cristo porta a compimento il sacerdozio antico, solo a motivo del
suo sacrificio può esercitare il “culto conveniente” (cfr. Rm 12, 1). Questo è possibile
solo perchè il Suo sacerdozio coincide con l’offerta totale di sé. Il nostro sacerdozio
dunque non poggia su un ruolo a cui ci delega la comunità, ma sull’unico sacrificio
del Cristo di cui siamo costituiti ministri.
Ma il poter rendere sacramentalmente presente sull’altare l’unico ed irripetibile sacrificio del Golgota (sacrificio oggettivo: ex opere operato) comporta, conviene ripeterlo, la domanda di partecipazione personale a tale sacrificio oggettivo (ex opere
operantis).
Cari sacerdoti il nostro sacrificio unito a quello del Cristo costituisce la specificità del
nostro sacerdozio che ci consente come dice San Paolo di realizzare “il culto conveniente”. Il sacerdozio vissuto in pienezza non ammette quindi calcoli, opportunismi,
individualismi, voglia di protagonismi ed altro ancora, ma il quotidiano e fecondo
sacrificio di sé nella consapevolezza che nel sangue (frutto del sacrificio) siamo stati
liberati dai nostri peccati e perciò costituiti come un regno di sacerdoti.
3.Vengo al testo di Luca dove ci colpisce una annotazione di non poco conto dell’evangelista. Gesù nella sinagoga legge il passo del profeta Isaia in merito alla missione e
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lo applica a sé. Dopo questo gesto “gli occhi di tutti erano fissi su di Lui” (Lc 4, 20).
Tanto si è detto e tanto si è scritto su questo versetto. Un elemento comunque è certo.
Qui l’evangelista ci fa fare memoria, anche come sacerdoti, della necessità di avere lo
sguardo sul Signore. Non in altre direzioni, ma solo sul suo volto, sulla sua persona.
Nel sacerdozio ministeriale non c’è posto per surrogati né motivazionali, né comportamentali. È questa tensione verso il Cristo che ci dà la vera garanzia per realizzare un
apostolato autentico, fruttuoso e gioioso.
È ancora questo sguardo rivolto a Cristo che diventa la condizione per una autentica
forma ecclesiale dei rapporti dentro la chiesa e dentro ogni circostanza umana.
Con questi sentimenti e con queste ferme convinzioni ora procederemo, prima a rinnovare le promesse sacerdotali e poi alla consacrazione degli oli sacri. Con il primo
gesto intendiamo immedesimarci come persona e come presbiterio ben compaginato
in Gesù sacerdote. Con il secondo gesto la Chiesa ci ricorda l’unzione nello Spirito
Santo che ci è stata partecipata da Gesù di Nazaret, il Cristo, l’Unto di Dio. Gli olii
e l’unzione ci parlano della penetrazione della potenza divina che entra in noi e ci
cambia e cambiandoci ci consacra. La preghiera di benedizione del Crisma che tra
poco condivideremo, infatti, così si esprime: “O Padre santifica con la tua benedizione quest’olio, dono della tua provvidenza; impregnalo della forza del tuo Spirito e
della potenza che emana dal Cristo dal cui santo nome è chiamato crisma l’olio che
consacra i sacerdoti, i re, i profeti ed i martiri”.
Siano le promesse rinnovate e la benedizione degli olii a farci fare memoria della nostra consacrazione e della nostra missione nella nostra chiesa locale, chiesa da amare
e da servire con gioia. A tutti chiedo il quotidiano e fervente ricordo nella preghiera
per le vocazioni alla vita sacerdotale.
La Beata Vergine delle Grazie e S. Terenzio ci accompagnino nelle trame del vissuto
quotidiano del nostro sacerdozio. Amen.
Sia lodato Gesù Cristo.
55
OMELIA IN OCCASIONE DELLA MESSA PONTIFICALE DI PASQUA
Pesaro, Basilica Cattedrale
8 aprile 2012
È un dato di fatto che la celebrazione della Pasqua costituisce per la comunità cristiana
l’evento centrale e fondativo della propria fede. Una fede che poggia sulla esperienza
fatta da Cristo della morte e della risurrezione. Un’esperienza che a sua volta si pone
nei termini dell’attualità che coinvolge tutti noi chiedendoci un’adesione forte, convinta e motivata.
1. Il testo degli Atti degli Apostoli (10,34-37. 43) ci riferisce della predicazione di
Pietro ai suoi contemporanei il quale ripercorre la vicenda del Gesù di Nazareth nei
suoi passaggi più importanti, ma fissa la sua attenzione e quella dei suoi uditori soprattutto sull’evento della morte e della risurrezione di Gesù. Egli però aggiunge un
fatto rilevante. Il Cristo risorto si è manifestato a “testimoni prescelti da Dio, a noi
che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la risurrezione dai morti”. Dunque Pietro e i discepoli sono testimoni della vita terrena di Gesù che “passò e beneficando
e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo”, ma soprattutto sono
testimoni del Cristo risorto che hanno incontrato e con cui hanno condiviso il pasto.
Un’esperienza dunque concreta, reale, fattuale, vissuta e a noi riferita. Questo testo
focalizza il mistero dell’incarnazione piena del Cristo fino alla morte, però ci ricorda
anche il mistero del Cristo che ha dato un’ulteriorità alla morte stessa, attraverso la
risurrezione.
L’esperienza umana del Cristo quindi non si è arresa e bloccata di fronte alla morte,
ma si è completata nella risurrezione. Nel mistero del Cristo morto e risorto troviamo
dunque la risposta alla inquietante domanda umana del soffrire e del morire. L’enigma
del mistero umano nella sua complessità e nella sua globalità, si risolve unicamente ed
esclusivamente nel mistero del Cristo. Mistero accaduto, verificato e a noi tramandato
dagli Apostoli e dalla Chiesa di sempre.
Arrivo ad una prima conclusione. La fede come adesione al Signore non è una sovrapposizione all’umano, e nemmeno un labile elemento opzionale e men che meno
una sovrastruttura. La fede è adesione al Cristo che si confronta con la realtà umana
e dà risposta a tutta la sua domanda esistenziale.Una domanda perenne che cerca una
risposta ma non sempre trovata in Cristo, a motivo di tanti surrogati, di tante manipolazioni, di tante illusioni che ci sono offerte dalla cultura ammaliante e seducente ed
anche dai risultati eclatanti della tecno-scienza contemporanea. Abitare l’ “umano”
significa vivere l’umano. Però il vivere da uomini ci fa fare i conti con la domanda
tutt’intera che ci perviene dalla condizione umana. Domanda che si acutizza di fronte
alla sofferenza, alla morte e al desiderio di felicità. Domanda che trova l’unica risposta nell’esperienza fatta dai contemporanei di Gesù ed attuale anche per noi oggi nella
misura in cui incontriamo e viviamo il Cristo risorto.
2. Il brano della lettera di S. Paolo ai Colossesi (3,1-4) riguarda non solo la comunità
di Colossi, ma anche tutti noi e si pone come imperativo. L’Apostolo anche a noi oggi
dice: “Se siete risorti con Cristo cercate le cose di lassù, dove è Cristo seduto alla
destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù non a quelle della terra”. Va
notato che la netta sollecitazione di S. Paolo ha un suo fondamento: siamo risorti in
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Cristo. Avendo noi tutti incontrato il Cristo risorto nella parola offertaci dalla Chiesa, nell’Eucaristia celebrata dalla Chiesa e nella testimonianza dataci dalla Chiesa,
non possiamo non vivere la risurrezione in Cristo come dato permanente, come filo
conduttore, come ordito nella trama delle esperienze umane. Non possiamo dunque
tirarci indietro, non ci è lecito abdicare all’esperienza della risurrezione in tutta la sua
portata, in tutta la sua conseguenzialità.
Qui giungo ad una seconda conclusione.
Poiché la nostra fede la viviamo e la sperimentiamo nell’adesione a Cristo risorto, la
risurrezione si configura come esperienza che invade e pervade tutta la nostra vita.
Pertanto la sollecitazione di Paolo costituisce il criterio da assumere nel giudicare e
nell’agire della nostra quotidianità. Il credente che fa esperienza del Cristo risorto
trova in essa un suo preciso parametro per valutare e per giudicare la realtà e per
orientarla ed indirizzarla. Se siamo risorti con Cristo e guardiamo alle cose di lassù
non possiamo lasciarci omologare dall’indifferenza e dall’indistinto. Non possiamo
arrenderci passivamente di fronte alle difficoltà per quanto pesanti siano. Non ci è lecito misurare il tutto con la miopia del cuore e della mente che ci porta all’adattamento
più o meno giustificato. Non ci è consentito di vivere solo sull’asse orizzontale della
vita. Al contrario ci si chiede di essere nell’incrocio dell’orizzontale con il verticale. E
da questo incrocio bipolare che nasce il sentire, il capire, il vivere del credente. Credo
che oggi come non mai ci sia bisogno di riscoprire e forse anche di recuperare questa
fede che vissuta come adesione a Cristo risorto ci consente di rimettere il giusto ordine nella nostra vita e ci responsabilizza nell’essere “narratori” di una speranza certa
di fronte alle tante forme di morte in cui ci imbattiamo.
3. Da ultimo il Vangelo di Giovanni (20,1-9) ci racconta di Maria di Magdala, che constatato il sepolcro vuoto, segno della risurrezione avvenuta, si reca da Simon Pietro e
da Giovanni per dare l’annuncio. L’annuncio viene accolto e recepito dai due discepoli
i quali vanno al sepolcro per constatare anche loro l’accaduto.
Questo brano è di una forte intensità realistica e simbolica insieme. In esso troviamo
un elemento centrale. Quanto è stato verificato e constato, quindi una esperienza,
viene annunciato, viene detto.
Nella figura di Maria di Magdala ci siamo tutti noi che, avendo incontrato il Cristo
risorto, siamo chiamati a riferirlo, a narrarlo.
Vengo quindi alla terza conclusione.
L’esperienza della fede nel Cristo risorto non può rimanere nel chiuso della nostra
interiorità, ma nella sfera dell’antropologico che include la relazione comunicativa,
la quale manifesta quello che siamo. È bene ricordarlo a noi stessi come credenti, ma
anche a tutti, che la fede, proprio in quanto esperienza vissuta dalla persona, ha di per
sé una duplice esigenza, con tutte le implicanze che ne derivano: manifestare e comunicare. È la nostra struttura antropologica a chiedere quindi lo “spazio” rivelativo
e comunicativo della fede vissuta nel Cristo risorto. La manifestazione e la comunicazione della fede in forma pubblica quindi non si realizza per gentile concessione
di qualcuno, ma si configura come esigenza costitutiva della persona in quanto tale.
Aggiungo una considerazione al riguardo.
Mi pare che oggi come non mai le situazioni storiche che stiamo vivendo e le condizioni culturali e sociali che stiamo sperimentando, chiedano una presenza, anche nella
società italiana, di credenti che, senza pretese egemoniache ma motivati dalla fede
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siano forti elementi catalizzatori per affrontare il presente e per costruire il futuro. Le
risorse strutturali per quanto qualificate siano, non sono sufficienti per andare oltre
la situazione attuale. Come da più parti si sostiene, occorre ripartire dalla persona la
quale costituisce il vero capitale di cui abbiamo necessità. Come credenti, coerenti
con la risurrezione del Cristo, ci sentiamo di essere non solo parte di questo capitale,
ma di esserne quella parte più preziosa perché motivata prima ed orientata poi dalla
fede nel Signore della Risurrezione.
Sia lodato Gesù Cristo.
.
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OMELIA AL TERMINE DELLA PROCESSIONE DEL “CORPUS DOMINI”
Pesaro, Basilica Cattedrale
10 giugno 2012
“Eucaristia educa la nostra Chiesa”
1. L’Eucaristia educa la Chiesa a camminare con gli uomini del nostro tempo
La processione, che abbiamo compiuto per le strade e fra le case della nostra città,
è celebrazione della Chiesa pellegrinante ma anche luminosa irradiazione di ciò che
l’Eucaristia vuol realizzare nella vita sociale. Quando stasera avete lasciato le vostre
case e le vostre parrocchie per raccogliervi nella Cattedrale e celebrare insieme con
l’Arcivescovo la festa del Corpo e del Sangue del Signore, voi avete compiuto un solenne gesto di fede nella presenza reale di Gesù, avete manifestato la volontà di entrare in comunione più piena con l’unico Corpo di Cristo che è la Chiesa e nel contempo
avete preso ulteriore coscienza della missione che ci attende come comunità cristiana.
Questo procedere insieme, fianco a fianco, uniti nell’ascolto della stessa Parola di
Dio, resi un cuor solo e un’anima sola dalla lode e dal rendimento di grazie a Dio, ci
ricorda che noi siamo una Chiesa pellegrinante. Quaggiù sulla terra, una Chiesa che
non cammina non è Chiesa. Ma ugualmente la Chiesa non sarebbe tale, se non coltivasse oltre la memoria della strada anche quella della meta misteriosa verso cui tende
nella speranza: il Cristo della Gloria.
Abbiamo camminato portando e adorando il Corpo del Signore che, risorto e asceso
al Padre, è presente in modo reale sotto i segni eucaristici. Questo gesto ci fa ricordare
che ogni giorno egli si dona a noi come nutrimento. Ogni giorno rinnova l’unico Sacrificio della redenzione per la remissione dei nostri peccati. Ogni giorno ed in ogni
istante ci indica la meta del nostro andare. E di questa meta abbiamo tutti un gran
bisogno.
Carissimi, il Signore è con noi e guida il nostro cammino. Non smarriamoci nei nostri
tortuosi sentieri, abbandonando la via maestra che è Egli stesso. Solo l’Eucaristia ci
potrà salvaguardare dalla dispersione e conservarci nell’unità della famiglia di Dio.
Solo l’Eucaristia potrà estrarci dalla precarietà del tempo ed introdurci alla speranza
eterna. Solo l’Eucaristia potrà sradicarci dal deserto dell’egoismo e dell’errore, per
immetterci alla terra promessa della Pasqua del Cristo glorioso.
2. L’Eucaristia educa la Chiesa ad indicare agli uomini il Cristo, Verità che salva
Ci sentiamo, perché lo siamo, una Chiesa sinodale. Etimologicamente “sinodo” vuol
dire “cammino insieme”. In esso infatti il Vescovo, i Presbiteri, i Religiosi, le Religiose, i laici tutti fanno una profonda esperienza di comunione nell’ascolto di ciò che lo
Spirito Santo dice alla Chiesa, di comune ed incessante preghiera, di carità fraterna.
Ma questa esperienza di profonda comunione teologale ed ecclesiale ci investe di una
precisa missione: recare ai giovani, alle famiglie, alla città, alla comunità degli uomini
l’annuncio che solo in Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, la salvezza è offerta al
mondo come dono di grazia che ci riscatta e come verità che ci orienta.
L’Eucaristia che raduna la Chiesa chiede ad essa la testimonianza dell’esperienza cristiana da offrire al mondo. Nutriti dal pane eucaristico, rinvigoriti dalla forza dello
Spirito Santo, come discepoli di questa Chiesa, siamo dunque convocati per edificare
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un tempio spirituale di persone libere, accoglienti, fedeli a Dio e amiche dell’uomo,
impegnate a far conoscere i prodigi di Colui che dalle tenebre ci ha chiamati alla sua
ammirabile luce (cfr. 1 Pt 2, 4-9) e quindi per testimoniare ai nostri contemporanei la
Verità del Cristo.
Tutti avvertiamo come oggi sia in atto, anche nella nostra città, una sfida culturale
di proporzioni notevolissime che non può non interpellarci. Costante è il tentativo di
separare la fede dalla vita, il Vangelo dalla cultura, la morale dalla politica, dall’economia, dalla tecnica. Alcuni pensano a un mondo senza Dio, a una storia senza Cristo,
a una società senza Chiesa. Altri ritengono che la luce della fede possa illuminare solo
le singole coscienze, e non accettano che il Vangelo possa esercitare il suo influsso
sulla vita sociale. Questa sfida può essere vinta solo dalla fede di noi credenti: una
fede matura, adulta, vissuta in forma convinta, convincente e testimoniante. Come
credenti abbiamo la certezza che il futuro è nelle mani degli uomini e delle donne che
si consegnano con umiltà e amore alla forza sovrumana del Mistero. Sì, del Mistero
eucaristico.
L’Eucaristia, sacramento di un Dio che ama e si dona per attrarre tutti a sé, ha tantissimo da insegnarci a questo riguardo. Ci insegna a cercare e ad amare il prossimo, a
trasformare i progetti della nostra vita aprendoli alla condivisione, all’accoglienza e in
modo singolare al servizio della verità nella carità. Dall’Eucaristia s’impara che non
esistono situazioni in cui l’amore non abbia ancora qualcosa da dire. Ma non possiamo
considerare l’amore come una nostra “impresa” personale, legata alla nostra emotività
e al nostro buon cuore. Bensì come un’“impresa” di Dio, che ci raggiunge, ci coinvolge e ci illumina sulla verità della vita. Dall’Eucaristia, presenza reale del Cristo, Via,
Verità e Vita, noi apprendiamo che il binomio “verità e carità” è inseparabile. La vera
carità, nella sua forma più alta e più profonda, esige la fedeltà alla verità del Cristo in
cui l’uomo ritrova pienamente se stesso. Di tale binomio abbiamo urgente bisogno.
Noi siamo il riverbero, il riflesso di Gesù Cristo, il Vivente, che ci chiama a essere
suoi testimoni della Verità e della Carità nella nostra città. Una città ricca di un solido
patrimonio di valori religiosi e civili ma oggi non esente da preoccupanti tentazioni.
Dalla tentazione di voler soddisfare in forma esclusiva ed esaustiva i bisogni materiali
ignorando i desideri del cuore.
Dalla tentazione di ridurre la domenica, giorno del Signore e dell’uomo, ad un qualsiasi giorno della settimana.
Dalla tentazione di scambiare la famiglia, fondata sul matrimonio e definita dal Papa
a Milano il “principale patrimonio dell’umanità”, con altre forme di unione.
Dalla tentazione di confondere l’esperienza della felicità che ci interpella nel profondo del nostro essere chiedendoci di trovare ragioni del nostro esistere, con il dato
puramente emotivo se non addiritura consumistico.
Carissimi fedeli della Chiesa di Pesaro lasciamoci ammaestrare da Cristo presente
nell’Eucaristia! In Lui, con Lui e per Lui, possiamo superare tutte le tentazioni e
difficoltà per aprirci ai sentimenti veri della vita. Modelliamo la nostra vita sullo stile dell’Eucaristia: stile della Carità nella Verità e della Verità nella Carità. Offriamo
il meglio della nostra vocazione e della nostra vita per l’edificazione della Chiesa,
Corpo di Cristo, Tempio vivo dello Spirito, Popolo in cammino verso la Città eterna.
Nutriti alla mensa di Colui che è morto e risorto, uniamo le nostre voci e i nostri cuori
nella preghiera. Testimoniamo il Vangelo a ogni creatura e portiamo la Buona Novella
della verità del Cristo tra le contraddizioni e le contrapposizioni del nostro tempo,
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edificando, nella concorde operosità, una comunità ecclesiale e civile ricca di fede, di
cultura, di umanità, di solidarietà e di speranza, nella certezza che “non c’è vita più
umana di quella cristiana”.
L’Eucaristia, dimora della Parola fatta carne, in mezzo a noi, sostenga la nostra chiesa,
perché si apra sempre più all’ascolto e all’accoglienza della Parola e da questa si lasci
plasmare.
Possa la nostra chiesa trarre dall’Eucaristia un rinnovato impegno per disseminare nella società, nella società di Pesaro, con l’annuncio del Vangelo, i segni e i gesti di una
carità attenta che rimanda alla verità luminosa di cui tutti avvertiamo urgente bisogno.
L’Eucaristia doni ai coniugi cristiani di essere “segni” dell’amore sponsale in mezzo
a noi; alle famiglie di essere comunità di persone che, vivendo in dialogo con Dio e
tra di loro, non abbiano paura della vita e diventino seminari di vocazioni sacerdotali,
religiose e missionarie.
L’Eucaristia apra il nostro cuore di pesaresi alle necessità delle vicine popolazioni e
delle chiese sorelle dell’Emilia-Romagna, terra colpita e curvata dal recente sisma. La
nostra generosità non sia latitante ma evidente nella preghiera e nell’aiuto concreto.
Da questo altare si irradi luce e grazia sulla nostra Città, perché possa sconfiggere le
tentazioni che la insidiano, le difficoltà che la turbano e risolvere i problemi che la
affliggono.
Ed ora la nostra riflessione si fa preghiera:
Resta con noi Signore Gesù.
Resta con noi Signore,
Tu divino Viandante esperto delle nostre strade e
conoscitore del nostro cuore,
non lasciarci prigionieri delle ombre della sera.
Resta con noi Signore,
nella notte della paura e della miseria,
nella notte della tentazione e della morte.
Resta fra noi Signore,
e sostienici nella stanchezza, perdona i nostri peccati,
orienta i nostri passi sulla via del bene.
Resta con noi Signore
ed aiuta, tramite l’impegno di ciascuno di noi,
tutti coloro che sono rimasti
senza lavoro e senza abitazione.
Resta con noi Signore
e benedici i bambini, i giovani, gli anziani,
le famiglie, in particolare i malati.
Benedici i nostri sacerdoti e le persone a Te consacrate
e rendili solidi ed entusiasti nell’esercizio del loro ministero.
Benedici questa nostra Città che ha bisogno di Te.
Tu che nell’Eucaristia ti sei fatto “farmaco d’immortalità”:
dacci il gusto della vita eterna,
per camminare su questa terra,
come pellegrini fiduciosi e gioiosi,
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tesi al traguardo della vita, che non ha fine.
Rimani con noi, Signore! Sì! Rimani con noi! Amen.
In questo momento suggestivo, saluto tutti voi che avete preso parte a questo solenne rito. Saluto le Autorità politiche, civili e militari, esprimendo la mia gratitudine
per la loro presenza. Con affetto ringrazio i Sacerdoti, i Seminaristi, i Religiosi e le
Religiose, i fedeli laici che qui rappresentano l’intera famiglia ecclesiale della nostra
Arcidiocesi. Una gratitudine particolare la esprimo alla parrocchia della Cattedrale, al
Coro che ha animato la liturgia eucaristica e la Processione e a tutti coloro che a vario
titolo hanno contribuito allo svolgimento ordinato, raccolto e intenso di questo gesto
liturgico dalla forte valenza educativa ed impegnativa della nostra fede.
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X Piero Coccia
Arcivescovo
MESSAGGI E LETTERE
LETTERA A SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
Piero Coccia
Arcivescovo Metropolita di Pesaro
Pesaro, 13 aprile 2012
Santità,
in occasione del Suo prossimo genetliaco e dell’imminente ricorrenza del solenne inizio del Suo ministero di Pastore Universale, a nome di tutta la chiesa che è in
Pesaro e mio personale, mi è gradito formularLe gli auguri più fervidi ed esprimerLe
i sentimenti della comunione profonda.
La chiesa particolare affidata alla mia persona, Le rinnova la più viva gratitudine per l’esemplare ministero da Lei svolto a servizio della Chiesa universale e Le
assicura il costante ricordo nella preghiera.
X Piero Coccia
Arcivescovo Metropolita di Pesaro
___________________
A Sua Santità
Benedetto XVI
Palazzo Apostolico
00120 Città del Vaticano
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MESSAGGIO AI TURISTI
Pesaro, giugno 2011
Carissimi ospiti,
è con grande piacere che saluto il vostro arrivo nella nostra città e territorio.
Come ogni anno insieme a voi ringrazio il Signore per la bellezza dell’incontro che
avviene tra persone di provenienza diversa, che condividono il desiderio e la ricerca
del ben-essere in un tempo, quello delle ferie, che è donato per rinfrancare corpo,
mente e spirito.
Questo periodo della storia, caratterizzato da tante paure ed incertezze, attesta una forte mancanza di speranza che si manifesta in pericolosi atteggiamenti di rassegnazione
o, ancor peggio, di devastante e rabbiosa reazione.
Il tempo delle ferie è tempo propizio per il riposo del corpo. È tempo adatto per riacquistare una serenità ed una obiettività che sono spesso compromesse dalle delusioni
e dalle preoccupazioni della vita quotidiana. È tempo prezioso per temprare lo spirito
attraverso la contemplazione delle dimensioni più profonde e più alte della nostra
esistenza, volgendo lo sguardo ad orizzonti più ampi.
Ma tutto ciò prende corpo solo in un ambiente accogliente.
La terra dove siete venuti a trascorrere le vostre ferie, possiede in abbondanza il carattere della familiarità. La troverete, in forme diverse e con presenza diffusa, “dal mare
ai monti”. Il patrimonio storico, culturale, umano e spirituale presente nella città, nei
paesi e nella gente si pone come segno di una fede incarnata che sa accogliere l’ospite
con una cordialità di sapore biblico.
Vi auguro una permanenza che soddisfi pienamente i vostri desideri, che vi consenta
nuove conoscenze e nuove positive esperienze di fede.
Ai giovani poi auguro di prendersi cura del proprio corpo ma anche del proprio spirito,
evitando di cadere nella trappola della “trasgressione estiva” e di vivere con intelligenza il tempo delle vacanze, come “tempo favorevole” per crescere nel corpo e nello
spirito.
A tutti auguro una sosta serena tra noi e con noi da portare nel cuore.
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X Piero Coccia
Arcivescovo di Pesaro
MESSAGGIO ALLA COMUNITÀ PARROCCHIALE DEL PORTO
Pesaro, 25 giugno – 2 luglio 2012
L’annuale Festa della Madonna del Porto si colloca tra le più belle tradizioni religiose
della nostra città. Ma ogni tradizione per poter essere vitale ha sempre bisogno di essere alimentata e innovata. È quanto da sempre la parrocchia di S. Maria del Porto ha
fatto e continua a fare in vari modi e a vari livelli.
Ma è soprattutto nella prospettiva di una continua crescita nella fede che la comunità
del Porto esprime tutte le sue possibilità ed attua tutte le sue risorse.
Anche quest’anno la parrocchia, in piena comunione con la Chiesa diocesana, ha
approntato un programma che la vede protagonista di un cammino che la proietta
sempre di più verso una fede “adulta”.
Benedetto XVI con la lettera “La Porta della Fede”, ha richiamato la chiesa universale
ad una presa di coscienza dei contenuti essenziali della fede cristiana perché questi
siano vissuti in forma sempre più viva, vitale e testimoniale da parte di tutti i credenti.
La nostra chiesa di Pesaro con il mese di settembre si accinge a dare inizio ad un anno
pastorale che sarà centrato sulla riscoperta della fede.
La parrocchia di S. Maria del Porto in tutte le sue componenti si è già collocata in
questo solco che la vede impegnata a fare una forte esperienza di fede adulta e per gli
adulti attraverso la Parola, l’Eucaristia e la Testimonianza.
Auguro pertanto a questa cara ed accogliente comunità parrocchiale di proseguire in
questo cammino che la introduce sempre di più nel mistero del Cristo e la pone come
segno della presenza del Cristo nel nostro territorio.
Con la mia paterna benedizione.
X Piero Coccia
Arcivescovo di Pesaro
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INTERVENTI PUBBLICI
RELAZIONE DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI PESARO
MEMBRO DELLA COMMISSIONE EPISCOPALE DELL’ESU DELLA CEI
AL CONVEGNO NAZIONALE
DEI DIRETTORI–RESPONSABILI DIOCESANI
E REGIONALI DELL’IRC
E PRESIDI DELLE FACOLTÀ TEOLOGICHE –
DIRETTORI DEGLI ISSR
Roma, 16-17 aprile 2012 – NH Midas
L’IRC: una risorsa culturale per la piena formazione della persona
Introduzione
Rivolgo un cordiale saluto a tutti i presenti.
A nome dell’intera Commissione episcopale dell’E.S.U della CEI, esprimo i sentimenti di gratitudine a tutti voi Direttori o Responsabili diocesani e regionali dell’IRC
e a voi Presidi di Facoltà teologiche e Direttori degli ISSR che sono in Italia.
Tale gratitudine è motivata dall’apprezzata opera che voi svolgete nel campo della
formazione. Compito impegnativo nella vita della chiesa da sempre, ma in particolar
modo questa specifica stagione culturale che stiamo vivendo.
Saluto con sentimenti della stima e della riconoscenza S. E. Mons. Nunzio Galantino
oggi Vescovo di Cassano allo Jonio e fino a pochi giorni fa responsabile del Servizio
Nazionale per gli Istituti Superiori di Teologia e di Scienze Religiose ed insieme a
lui saluto il nuovo responsabile Mons. Andrea Toniolo. Contestualmente mi è caro
salutare Mons. Vincenzo Annicchiarico, impegnato ed apprezzato responsabile del
Servizio Nazionale per l’IRC della CEI. Saluto e ringrazio tutti coloro che a vario
titolo daranno il proprio contributo per la riuscita del Convegno.
Mi congratulo per un’iniziativa quanto mai opportuna e di cui si sentiva da tempo
l’esigenza: quella di organizzare a livello nazionale un Convegno congiunto dei Direttori e Responsabili diocesani e regionali dell’IRC e dei Presidi delle Facoltà teologiche e dei Direttori degli ISSR per un lavoro condiviso e da realizzare sempre con
maggior organicità e sistematicità.
Mi piace sottolineare come il Convegno solleciti un impegno comune di due soggetti
per una maggiore qualificazione dell’IRC, creando uno spazio di incontro per quanti
sono impegnati nell’IRC e nella formazione degli IdRC, ottimizzando il loro servizio.
A me è stata assegnata una relazione centrata sull’IRC come risorsa per la piena formazione della persona.
Diverse sono le angolature e le prospettive con cui trattare questo argomento vasto
e complesso. È mia intenzione articolare l’intervento in tre parti. Innanzitutto focalizzare nella questione antropologica la radice della vera crisi che stiamo vivendo in
occidente. Successivamente cogliere la connessione tra la questione antropologica e
la questione educativa. Da ultimo evidenziare come l’IRC sia una risorsa per la formazione integrale della persona.
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1. La questione antropologica come punto di partenza
1. 1 Al di là dell’enfasi con cui il termine viene usato ed oltre la retorica di maniera
con cui viene abusato, stiamo vivendo un tempo di crisi reale. E l’esperienza di tutti
noi a darci conferma di ciò, oltre che la competenza di settore di cui ci occupiamo. Ma
poniamoci una domanda: quale è la natura profonda di questa crisi che viviamo nella
quotidianità e constatiamo nell’esercizio della nostra attività specifica?
Varie sono le interpretazioni, il più delle volte anche con pretese esclusiviste.
Ne accenno alcune. Da più parti si parla oggi ripetutamente di crisi economica poiché
c’è un debito pubblico che è in continua ascesa, una mancanza di crescita e di sviluppo, un aumento della disoccupazione, una diminuzione del potere di acquisto, una
difficoltà di restare in eurozona ed altro. Certo la crisi economica c’è ed è evidente.
Le persone, ed in particolare le famiglie, la vivono sulla propria pelle. Realtà questa
constatabile.
C’è una crisi di carattere sociale che si sta evidenziando soprattutto con preoccupanti fenomeni di razzismo, di emarginazione, di irresponsabilità comportamentale, di
problematica tenuta della coesione sociale, di insufficienza dello Stato sociale, di tensioni generazionali, di una discussa riforma del mercato del lavoro con le inevitabili
conflittualità connesse ed altro ancora. Sarebbe da ingenui non cogliere anche questa
dimensione sociale della crisi.
C’è poi una verificata, oltre che conclamata, crisi della politica che si manifesta con
un’evidente verticalizzazione dell’esercizio del potere decisionale, con un accentuato ed accettato primato dell’economia sulla politica, con la registrata difficoltà della
classe politica ormai fiaccata se non debilitata nel cogliere istanze, nel creare convergenze, nel valorizzare risorse, nel progettare un futuro centrato sul primato della persona e del bene comune. Per non parlare poi, in questo ambito, di disgustosi fenomeni
di corruzione, frutto del vistoso deficit valoriale che attanaglia la sfera della politica
e non solo.
Recentemente a proposito del formarsi dell’attuale esecutivo di governo, definito
«esecutivo salva Italia», qualche politologo ha parlato di una politica che in Italia non
è stata uccisa ma si è suicidata. Nell’attuale sistema, i partiti si sono ritirati prendendo
atto che non sono più in grado di risolvere i problemi e men che meno di progettare il
futuro. È questa un’amara quanto reale constatazione.
Per quanto brevi, questi accenni hanno la loro valenza di verità. Di fatto e nei fatti la
crisi a livello economico, sociale, politico ed etico esiste e persiste. Ce ne dà conferma, qualora ce ne fosse necessità, il rapporto del CENSIS dello scorso anno. Il 45°
rapporto sull’Italia, evidenzia la società italiana come afflitta dal preoccupante fenomeno del «declinismo». Anche se tale fenomeno viene attutito dal cosiddetto «scheletro» del contadino, cioè da quella cultura, tipicamente italiana, fatta di adattamento
alle stagioni, di fiducia e di attesa paziente. Elementi questi che costituirebbero un
terreno favorevole per un’eventuale e augurabile ripresa.
1. 2 Ma facciamo un passo avanti. Al di là di quanto detto, tutti avvertiamo con urgenza il bisogno di un’ermeneutica più profonda della crisi che stiamo vivendo. Una
lettura seria della crisi in cui siamo coinvolti, ci impone la necessità di individuare la
vera genesi di tutte le altre crisi: economica, sociale, politica, etica ed altre ancora. Del
resto ogni patologia ha bisogno di eziologia prima e di terapia dopo.
Benedetto XVI nella Caritas in Veritate al n. 75 ci indica con chiarezza la vera natura
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di quella crisi che è madre di tutte le altre, allorchè così si esprime: “la questione
sociale è diventata radicalmente questione antropologica”. A questo riguardo due
annotazioni vanno fatte.
Innanzitutto la parola «questione» può essere identificata con la parola «crisi» poiché
ambedue indicano una realtà aperta a problematicità, da rivisitare e da soluzionare.
Inoltre il termine «sociale» viene usato, nel contesto dell’enciclica, nella sua accezione estensiva che implica la relazione umana in tutte le sue espressioni e realizzazioni.
Da quella economica, a quella politica, a quella etica, compresa quella educativa.
Se la crisi in tutta la sua vasta gamma di accezioni, stando alle parole di Benedetto
XVI, si identifica nella sua genesi con la crisi antropologica, questa a sua volta come
ci si manifesta?
Rispondo. Con la perdita di un’identità condivisa in merito alla definizione dell’«umano». In altre parole la cosiddetta grammatica elementare dell’ «umanum» è venuta
meno. Per essere ancora più precisi non c’è una visione condivisa sulla identità della
persona.
1.3 Ci sono sintomi constatabili di questa crisi dovuta alla perdita dell’identità antropologica condivisa? E se ci sono, dove li registriamo?
Faccio solo qualche accenno e mi riferisco a tutte le enormi problematiche che vanno
dalla sessualità al matrimonio e alla famiglia; dalla nascita all’aborto; dalla morte
all’eutanasia; dalle libertà individuali a quelle di rilevanza pubblica; da una concezione della democrazia legata a procedure puramente pattuite a quella che la ritiene bisognosa di presupposti; dal naturalismo o riduzionismo scientifico al riconoscimento
dell’irriducibile responsabilità spirituale e morale dell’uomo; dall’identità dei soggetti
comunitari al processo di integrazione di questi; dal rapporto con il creato da rispettare alla legittimità di manipolarlo; dal posto del lavoro da garantire alla necessità
di tutelare capitale e profitto; dalle urgenze di uno sviluppo planetario alla legittima rivendicazione del medesimo in chiave nazionale. Potremmo continuare ancora a
lungo, nella consapevolezza che tutte queste problematiche hanno una radice unica:
quella antropologica. Dunque anche da questi riferimenti, possiamo convincerci che
nella cultura occidentale è venuta meno la comune grammatica dell’umano. Da qui la
diversità di posizioni su problematiche vitali.
1. 4 Ma quale è l’effetto più inquietante della perdita dell’identità antropologica condivisa?
A motivo di questa perdita stiamo vivendo un forte disorientamento generale causato
dallo smarrimento antropologico di inizio millennio che ha colpito l’Europa postmoderna. Pare che l’Europa stia vivendo il tempo «dell’incertezza dell’umano» che ci
interpella in profondità soprattutto nelle tre dimensioni del nostro essere e del nostro
esistere. Nell’essere corpo e spirito, nella nostra apertura relazionale verso gli altri e
nella nostra tensione verso il Trascendente.
Viviamo una stagione storica segnata dai progressi della scienza e della tecnica. Tali
progressi, lungi dal rafforzare le nostre certezze, hanno generato un duplice effetto
negativo: si è diffusa la sfiducia nella nostra capacità di comprensione dando luogo
a relativismi epistemologici e quindi antropologici e nel contempo si sta correndo il
rischio di assolutizzare la tecnica e la scienza. In altre parole ogni possibilità di intervento «operativo» e «materiale» sulla realtà si concretizza non per un aumento di
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certezze, quanto per una assenza di criteri certi tramite i quali compiere le opportune
valutazioni in merito a ricadute «im-materiali» che sono quelle etiche, morali e spirituali delle nostre azioni.
A questo riguardo urge fare sempre quella distinzione chiara tra l’«umano» ed il «biologico» che designa gli esseri viventi nella loro sostanza fisica e quindi manipolabile
o riproducibile in laboratorio.
Oggi ciò di cui si deve stare in guardia non è la scienza, né la sua manifestazione tecnico – operativa, bensì i miti prometeici che a volte o spesso essa alimenta. Ci troviamo
di fronte ad una confusione ontologica carica di incognite dove è in gioco non solo il
futuro della specie nella sua determinazione biologica, ma soprattutto la concezione
di «essere umano».
1.5 Ciò che è decisivo al riguardo è ribadire che l’«essere umano» nella sua globalità
e complessità, non può essere ridotto ad un prodotto manipolabile sul piano genetico
o morfologico. L’«essere umano» deve intendersi come verbo: vivere da umano. A
tale proposito il pensiero di Aristotele e di altri pensatori dell’antichità rimane il più
veritiero perché il più aderente alla realtà. La maniera umana di vivere deriva dal fatto
che l’«antropos» ha coscienza ed è capace di discorso, cioè di logos. Pertanto la vita
«umana» è quella condotta dall’«animale umano», che è capace di tessere relazioni
«orizzontali» con i contemporanei e «verticali» con ascendenti e discendenti e con la
Trascendenza.
Precisato ciò come elemento preliminare, vado al nodo centrale della crisi e della sua
prospettiva di soluzione.
C. Taylor, autorevole filosofo conosciuto in questi ultimi tempi anche in Italia soprattutto per il suo poderoso libro “L’età secolare” (2007), nel 1989 ha pubblicato un
interessante testo, forse poco conosciuto, dal titolo: “Radici dell’io. La costruzione
dell’identità moderna”, dove evidenziava il rischio nell’epoca moderna della perdita
dell’identità della persona a motivo, non solo di un non armonioso e contestuale sviluppo del logos, del patos e dell’etos, elementi costitutivi della persona, ma soprattutto a motivo della diversa interpretazione data dal pensiero contemporaneo al logos
(ragione/razionali- smo), al patos (affettività/emozionalità) e all’etos (bene oggettivo/
sog- gettivo).
Se la vera crisi è di natura antropologica, occorre allora rileggere l’umano dentro la
crisi queste tre categorie: la razionalità, l’affettività, la volontà. Una rilettura però che
non può non ripartire dalla persona stessa colta nella sua oggettività e universalità.
La crisi antropologica può trovare la sua soluzione a partire da un comune definire la
ragione, l’affetto e la volontà come elementi costitutivi della persona colti nella loro
oggettività ed universalità. Ciò però non basta.
Occorre fare una precisazione essenziale e decisiva: la persona grazie a questi tre
elementi si trova nella condizione di vivere la relazionalità e di fatto la vive grazie alle
tre facoltà costitutive che la determinano a tre livelli. È il logos a chiedere la relazione
intellettiva; è il patos ad esigere quella affettiva; è l’etos a reclamare quella volitiva.
Dunque la nostra identità si può definire come l’«io – in - relazione». Questo è possibile, lo ribadiamo, grazie alle tre facoltà le quali chiedono di per sé la relazione,
specificando così il «proprium dell’umano».
E. Mounier sosteneva che la persona nasce dalla relazione, vive di relazione ed è in
tensione continua verso la relazione ultima. Ma è ancora Mounier ad affermare che
69
ogni persona vive sempre una relazione triplice: verso l’Alto (altezza), verso l’altro
(larghezza) e verso se stessa (profondità). È nella relazionalità richiesta ed attuata dalla ragione, dall’affetto e dalla volontà, l’eventuale problematicità della nostra identità
come anche la soluzione di essa.
2. Dalla questione antropologica alla questione educativa.
2.1 In stretta connessione con la questione antropologica colta nel definire i tre elementi costitutivi della persona e quindi della sua relazionalità, si pone la questione
educativa come suo naturale trapasso. Il motivo è evidente.
Dando per scontato l’inaccettabilità dell’equazione di educazione come acquisizione
di informazioni, di competenze ed altro, a motivo dell’umano colto nella sua globalità e complessità, ci orientiamo su concetto di «educazione» che ci perviene da
J. Maritain il quale, nel suo testo “Per una filosofia dell’educare”, ci dà una definizione magistrale di educazione. Per l’autore dell’ “Umanesimo Integrale”, l’educare
consiste nella comunicazione tra soggetti di una esperienza in grado di sviluppare nella persona tutta la realtà che la riguarda a livello soggettivo (tutto se stesso) e a livello
oggettivo (verso tutta la realtà che lo avvolge e lo coinvolge).
Tale definizione presuppone alcune certezze. Innanzitutto la triplice dimensione costitutiva della persona come dato universale. Inoltre la possibilità comunicativa tra
soggetti a motivo della relazione richiesta ed attuata dai tre elementi costitutivi del
nostro io. Per di più l’esperienza vissuta e verificata dall’educatore in tutta la sua
positività perchè in grado di portare a compimento realizzativo tutta la persona verso
tutta la realtà.
In questa relazione tra soggetti che si qualifica come «relazione educativa», ci sono
tre condizioni preliminari con cui necessita fare i conti. Prima di tutto occorre avere
la garanzia che la realtà si manifesta offrendosi al soggetto come dato intelligibile e
per di più afferrabile nella sua positività a motivo del suo significato rivelato e sperimentato.
Per di più se il reale si offre al soggetto dandone il significato, e se questo viene colto
e sperimentato, occorre allora capire che il compito dell’educatore è quello di introdurre l’educando ad un’esperienza integrale della realtà che lo guidi a decifrarne il
significato, a coglierne cioè il logos.
Inoltre va sottolineato come nella realtà manifestata, colta e comunicata ci deve essere l’accaduto di Gesù Cristo come dato appartenente al reale, perché ne fa parte in
quanto avvenuto. Per di più va evidenziato come l’avvenimento del Cristo si ponga
come esperienza realizzativa della persona in tutte le aspirazioni costitutive che albergano nel cuore dell’uomo e come esso sia in grado di abbracciare tutta la complessità
dell’esistenza umana dandocene il significato. A questo proposito ed in questo contesto trova tutta la sua forza veritativa la conosciuta affermazione della Gaudium et Spes
che al numero 22 afferma: “Solamente nel Mistero del Verbo incarnato trova vera luce
il mistero dell’uomo”.
2.2 Paul Ricoeur in un’acuta riflessione contenuta in un saggio dal titolo “Previsione
economica e scelta etica” così si esprime: “La crescente assenza di scopi in una società che aumenta i propri mezzi è scaturigine dello scontento ... Ciò di cui mancano
gli uomini oggi è l’amore, la giustizia, ancor più la significazione”. (In “La questione
del potere. L’uomo non violento e la sua presenza nella storia”, Marco Editore, Lungo
70
di Cosenza 1992, 152-153). A detta del pensatore francese l’attuale società presenterebbe una notevole asimmetria tra mezzi e scopi che chiede un forte recupero della
«significazione».
Questa puntuale osservazione di P. Ricoeur tesa ad evidenziare l’urgenza oltre che la
necessità di recupero della «significazione», si colloca in un contesto di riflessione
molto più ampio e più profondo che l’autore fa sulla persona intesa come soggetto in
grado di cercare e scoprire il significato dell’«atto umano» come tale. Il filosofo francese ritiene che ogni atto umano per essere tale, deve essere un atto che includa l’esercizio delle facoltà costitutive della persona: il logos, il patos e l’etos. Tutte e tre queste
facoltà sono dirette a cogliere la «significazione» da capire, da amare e da perseguire.
Faccio notare che l’autore mette anche in guardia nel saper evitare due rischi ricorrenti
nella condizione umana: il «consenso» ed il «dissenso». Al contrario il vero atto umano si qualifica e si specifica per la ricerca di «senso» che deve animarlo, sostenerlo e
finalizzarlo.
Se dunque è vero che la crisi ha radice antropologica e si manifesta attraverso le problematicità a cui ho fatto riferimento, è ancor più vero che tale crisi si manifesta in
tutta la sua corposità in quella perdita di «significazione», tipica della nostra stagione
culturale e a cui P. Ricouer ci rimanda.
Una perdita che chiede di essere superata attraverso il recupero pieno dell’identità
antropologica e attraverso un processo educativo teso a comunicare nella libertà la
«significazione» della realtà con il «dialogo» da intendersi in senso profondo.
Martin Buber, che con Ebner e Rosenzweig, è annoverato tra i cosiddetti maestri del
pensiero dialogico, afferma che l’autentico dialogo è “uno scambio profondo con il
reale inafferrabile” (cfr. M. Buber, Dialogo).
Questa affermazione ripropone quanto abbiamo affermato a proposito dell’educare
come esperienza che ci introduce alla significazione di tutta la realtà. Infatti, il dialogo nell’ambito educativo costituisce il «luogo» di scambio tra l’«io» (l’educatore che
propone la significazione) ed il «tu» (l’educando che è introdotto alla stessa). Questo
scambio è reso possibile dalla stessa realtà che non è mai meccanicamente afferrabile
ma che si comunica al soggetto ed è da questo comunicata, nella sua significazione,
ad un altro soggetto attraverso l’educazione.
Pertanto non esiste vero dialogo e quindi vera educazione senza che si mettano in
gioco due soggetti nell’incessante paragone con la realtà, attraverso la dimensione
«comprensiva», «affettiva» e «volitiva» della persona nei confronti di tutta la realtà e
della sua «significazione» e della conseguente «comunicazione» di essa. Qui mi pare
che sia il vero nodo della questione educativa e la relativa soluzione.
3. Il contributo dell’IRC per la formazione integrale della persona
3.1. Dopo aver cercato di chiarire come la questione educativa chiami inevitabilmente
in causa quella antropologica e quella cristologica, vengo ora ad individuare alcuni
motivi ed alcune modalità per cui l’IRC si configura come risorsa decisiva per la formazione integrale della persona.
A questo riguardo per non rischiare di essere dispersivo, mi attengo rigorosamente
al Documento “Educare alla Vita Buona del Vangelo” che contiene gli Orientamenti
pastorali della chiesa italiana per il decennio 2010-2020. Pertanto faccio esplicito riferimento al capitolo quarto del Documento, dove la Chiesa è presentata come comunità
educante specie attraverso alcuni soggetti che la costituiscono: la famiglia, la parroc71
chia, le associazioni, i gruppi, i movimenti, gli Istituti di Vita Consacrata, il mondo
delle comunicazioni sociali, la scuola e l’università.
In particolare il n. 47, parlando della scuola, sottolinea l’identità ed il ruolo del docente di RC e quindi della disciplina da questi insegnata, nel processo educativo – formativo della persona.
3.2 Prima di esaminare quanto il n. 47 del Documento propone alla nostra riflessione,
mi pare opportuno fare alcune considerazioni di carattere più ampio sul Documento
stesso che avverto come necessarie per evitare qualche fraintendimento in merito alla
sua validità.
Prima di tutto esso va preso per quello che è, cioè uno strumento da valorizzare e da
declinare. Non contiene certo formule magiche.
Inoltre questo Documento coglie la questione educativa in riferimento alle esperienze
della fede, certo nelle sue difficoltà dovute a situazioni nuove ma anche nelle sue notevoli opportunità. Questo non è poco per i tempi in cui viviamo.
Per di più esso ha il grande merito di mettere a fuoco, come già ho detto, l’idea condivisa di educare a partire dalla persona come soggetto chiamato allo sviluppo integrale di sé (logos, patos ed etos) attraverso la relazione che lo mette in contatto con la
«significazione» di tutta la realtà, compresa quella «significazione» dataci dal mistero
del Cristo.
Da ultimo esso dà una forte sollecitazione ad ogni credente e quindi anche ai docenti
di R.C. e a quanti lavorano nelle Facoltà teologiche e negli ISSR, perché attraverso la
propria appartenenza alla chiesa, riscoprano in seno ad essa la connaturale vocazione
educativa che li impegna nell’educare e nel contempo nell’essere educati.
3.3 Vengo al n. 47, dove si mettono in evidenza alcune specificità dell’IRC che concorrono a fare di questa disciplina e dei suoi docenti una vera risorsa per la educazione
- formazione integrale della persona. Il Documento è più che mai chiaro.
Pertanto mi soffermo ad evidenziare solo alcuni elementi tra i più significativi.
Prima di tutto la disciplina dell’IRC viene riconosciuta dal Documento come disciplina curricolare “insegnata a pieno titolo nelle finalità della scuola”. Ma quale è la
vera ed unica finalità della scuola, attraverso cammini curricolari specifici, se non la
piena formazione del soggetto? Mi pare che questa affermazione costituisca già titolo
valido per definire l’IRC come risorsa formativa.
Inoltre il Documento evidenzia come “lo studio delle fonti e delle forme storiche del
cattolicesimo è parte integrante della conoscenza del patrimonio storico, culturale e
sociale del popolo italiano e delle radici cristiane della cultura europea”. Se la scuola
ha un preciso compito formativo di valenza culturale, intendendo per cultura la cifra
interpretativa ed identificativa della realtà storicamente configurata, essa non può non
proporre l’IRC come disciplina che, favorendo l’approccio con i contenuti essenziali
del cattolicesimo, si pone non solo come una, bensì come la maggiore chiave interpretativa di tutto quel ricco patrimonio sociale, politico, storico, artistico, letterario ed
altro ancora, costitutivo della cultura italiana ed europea.
Il DNA del popolo italiano e della sua storia, risiede nel cattolicesimo. Quel cattolicesimo che, pur tra alterne vicende storiche come giustamente ma non sufficientemente
è stato notato, ha generato la vera cultura valoriale di un popolo, derivante a sua volta
da una precisa visione cristiana della persona.
72
Proseguo. Ancora il n. 47 del Documento precisa, con una fine osservazione di carattere pedagogico, che l’IRC “abilita la persona a scoprire il bene, a crescere nella
responsabilità, a ricercare il confronto e a raffinare il senso critico”. Mi pare che una
scuola che tenda alla formazione integrale della persona non possa non tenere conto
di ciò. Del resto l’IRC con la sua proposta interpretativa della realtà, costituisce un
terreno congeniale per sviluppare quel senso critico tanto necessario nella formazione quanto a volte poco curato. Oggi come non mai occorre formare la persona alla
capacità di giudizio critico attraverso il confronto. L’IRC è e rimane una disciplina
particolarmente adatta a svolgere questo compito, dentro il processo dialettico del
confronto con altre religioni ed altre mondovisioni che la coinvolge tra i due poli della
identità e della alterità.
Ma c’è un altro elemento insito nella struttura stessa dell’IRC che concorre in maniera
del tutto singolare alla formazione integrale della persona. Sempre al n. 47 si legge:
“L’insegnamento della RC permette agli alunni di affrontare le questioni inerenti il
senso della vita ed il valore della persona, alla luce della Bibbia e della tradizione
cristiana” ed ancora riportando un passaggio del Discorso di Benedetto XVI agli
Insegnati di Religione tenuto il 25 aprile del 2009, “…la dimensione religiosa è intrinseca al fatto culturale, concorre alla formazione globale della persona e permette
il trasformare la conoscenza in sapienza di vita”.
Qui il documento “Educare alla Vita Buona del Vangelo” focalizza lo specifico e
decisivo apporto che l’Insegnamento della RC dà al processo formativo pieno della
persona.
Se P. Ricouer ci dice che l’urgenza che avvertiamo nella società contemporanea è
quella di colmare la sproporzione tra i mezzi che ci sono offerti ed obiettivi che ci
sono proposti e se quindi tale «gap» chiede di essere sanato da un surplus di amore,
di giustizia e soprattutto di «significazione», mi pare allora che l’IRC si ponga come
disciplina non solo opportuna ma assolutamente e costantemente necessaria per il
processo formativo integrale della persona come tale. È la persona, tesa nella sua
esperienza relazionale a costruire il suo «io» tramite il logos, il patos e l’etos, che
esige una ricerca di «significazione» del suo pensare, del suo amare e del suo agire.
L’esperienza cristiana e la cultura da essa generata, è in grado di dare ampia e soddisfacente risposta a tale richiesta di «significazione».
Del resto nella conoscenza e nell’esperienza del Mistero del Cristo trova risposta tutto il mistero dell’uomo che, con la sua razionalità, con la sua affettività e con la sua
volontà, si dischiude costantemente alla ricerca della «significazione» piena e non
riduttiva.
Rivolgo un caloroso e convinto (perché motivato) augurio a tutti voi. Nella specificità
del servizio che rendete alla chiesa e alla società, voi avete una vocazione comune che
amo ricordare e precisare. Voi non siete chiamati a formare le persone al «consenso»
della convenienza o dell’omologazione, nè al «dissenso» del pregiudizio o della irresponsabilità, ma alla vera ricerca di «senso» perché la persona, ogni persona e tutta
la persona possa realizzarsi in pienezza. Avventura questa difficile per i tempi in cui
viviamo, ma non impossibile. Perciò auguro a tutti buon lavoro all’insegna della fiducia e della tenacia.
Grazie!
73
RELAZIONE DI S. E. MONS. PIERO COCCIA
ALLA CONFINDUSTRIA DI PESARO
Pesaro, 26 giugno 2012
“Costruttori del Bene Comune nel tempo della crisi”
Introduzione
Saluto tutti i presenti con viva cordialità e con i sentimenti della stima per quanto tutti
voi fate per realizzare, pur tra le tante difficoltà del momento, quel bene sociale che
è di tutti e di ciascuno. Ringrazio in particolare modo il Presidente dott. Santilli ed il
Dott. Giordano per l’invito che mi hanno rivolto a tenere questa relazione che ha come
tema “Costruttori del Bene Comune nel tempo di crisi” e che ha come obiettivo quello
di rafforzarci come persone, come credenti e come imprenditori in quell’impegno
tanto faticoso quanto affascinante di essere, oggi più che mai, costruttori di un bene
comune che ci appartiene, ma che chiede non solo impegno fattuale ma ancor prima
un cambio di mentalità.
Intendo pertanto svolgere questo mio intervento in cinque punti di cui i primi due hanno valore della provocazione, gli altri due quello della riflessione sul Bene Comune e
sull’etica del Bene, e l’ultimo della sollecitazione.
1. Una chiave di lettura della crisi attuale: la questione antropologica
1. 1 Al di là dell’enfasi con cui il termine viene usato ed oltre la retorica di maniera
con cui viene abusato, stiamo vivendo un tempo di crisi reale. E l’esperienza di
tutti noi a darci conferma di ciò, oltre che la competenza di settore di cui ci occupiamo. Ma poniamoci una domanda: quale è la natura profonda di questa crisi
che viviamo nella quotidianità e constatiamo nell’esercizio della nostra attività
specifica?
Varie sono le interpretazioni, il più delle volte anche con pretese esclusiviste.
Ne accenno alcune.
Da più parti si parla oggi ripetutamente di crisi economica poiché c’è un debito
pubblico che è in continua ascesa, una mancanza di crescita e di sviluppo, un
aumento della disoccupazione, una diminuzione del potere di acquisto, una difficoltà di restare in eurozona ed altro. Certo la crisi economica c’è ed è evidente.
Le persone, ed in particolare le famiglie, la vivono sulla propria pelle. Realtà
questa constatabile.
C’è una crisi verificabile nel campo produttivo anche nelle Marche e nella nostra Provincia di Pesaro – Urbino. Abbiamo dati preoccupanti – allarmanti. Nella nostra Provincia si registra un forte calo di produzione nel settore industriale –
manufatturiero (quasi il 14% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno) con
conseguente peggioramento del mercato lavoro e con forte caduta dei consumi.
Ancora nella nostra Provincia si coglie la diminuzione costante della produzione nel settore delle costruzioni (15% nei confronti dello scorso anno) con
conseguenze evidenti. Aumento dei cassa integrati con costi gravosi per tutta la
collettività, disoccupazione in crescita, imprese che chiudono (191 dal 2008 ad
oggi), 800 operai (famiglie) espulsi dal settore.
74
Da notare che l’industria delle costruzioni costituisce 18% del PIL Nazionale
perché coinvolge una serie di settori collegati
C’è una crisi di carattere sociale che si sta evidenziando soprattutto con preoccupanti fenomeni di razzismo, di emarginazione, di irresponsabilità comportamentale, di problematica tenuta della coesione sociale, di insufficienza dello Stato
sociale, di tensioni generazionali, di una discussa riforma del mercato del lavoro
con le inevitabili conflittualità connesse ed altro ancora. Sarebbe da ingenui non
cogliere anche questa dimensione sociale della crisi.
C’è poi una verificata, oltre che conclamata, crisi della politica che si manifesta
con un’evidente verticalizzazione dell’esercizio del potere decisionale, con un
accentuato ed accettato primato dell’economia sulla politica, con la registrata difficoltà della classe politica ormai fiaccata se non debilitata nel cogliere
istanze, nel creare convergenze, nel valorizzare risorse, nel progettare un futuro
centrato sul primato della persona e del Bene Comune. Per non parlare poi, in
questo ambito, di disgustosi fenomeni di corruzione, frutto del vistoso deficit
valoriale che attanaglia la sfera della politica e non solo.
Recentemente a proposito del formarsi dell’attuale esecutivo di governo, definito «esecutivo salva Italia», qualche politologo ha parlato di una politica che in
Italia non è stata uccisa ma si è suicidata. Nell’attuale sistema, i partiti si sono
ritirati prendendo atto che non sono più in grado di risolvere i problemi e men
che meno di progettare il futuro. È questa un’amara quanto reale constatazione.
Per quanto brevi, questi accenni hanno la loro valenza di verità.
Di fatto e nei fatti la crisi a livello economico, sociale, politico ed etico esiste
e persiste. Ce ne dà conferma, qualora ce ne fosse necessità, il rapporto del
CENSIS dello scorso anno. Il 45° rapporto sull’Italia, evidenzia la società italiana come afflitta dal preoccupante fenomeno del «declinismo». Anche se tale
fenomeno viene attutito dal cosiddetto «scheletro» del contadino, cioè da quella
cultura, tipicamente italiana, fatta di adattamento alle stagioni, di fiducia e di
attesa paziente. Elementi questi che costituirebbero un terreno favorevole per
un’eventuale e augurabile ripresa.
L’aspetto più preoccupante del declinismo sarebbe costituito dal dilagante egoismo a vari livelli e probabilmente in tutti i campi, tanto che oggi si parla del
“delirio del nostro io”.
1. 2 Ma facciamo un passo avanti. Al di là di quanto detto, tutti avvertiamo con urgenza il bisogno di un’ermeneutica più profonda della crisi che stiamo vivendo.
Una lettura seria della crisi in cui siamo coinvolti, ci impone la necessità di individuare la vera genesi di tutte le altre crisi: economica, sociale, politica, etica ed
altre ancora. Del resto ogni patologia ha bisogno di eziologia prima e di terapia
dopo.
Benedetto XVI nella Caritas in Veritate al n. 75 ci indica con chiarezza la vera
natura di quella crisi che è madre di tutte le altre, allorchè così si esprime: “la
questione sociale è diventata radicalmente questione antropologica”. A questo
riguardo due annotazioni vanno fatte.
Innanzitutto la parola «questione» può essere identificata con la parola «crisi»
poiché ambedue indicano una realtà aperta a problematicità, da rivisitare e da
soluzionare. Inoltre il termine «sociale» viene usato, nel contesto dell’encicli75
ca, nella sua accezione estensiva che implica la relazione umana in tutte le sue
espressioni e realizzazioni a 360 gradi. Da quella economica, a quella politica, a
quella etica, a quella educativa.
Se la crisi in tutta la sua vasta gamma di accezioni, stando alle parole di Benedetto XVI, si identifica nella sua genesi con la crisi antropologica, questa a sua
volta come ci si manifesta?
Rispondo. Con la perdita di un’identità condivisa in merito alla definizione
dell’«umano». In altre parole la cosiddetta grammatica elementare dell’«umanum» è venuta meno. Per essere ancora più precisi non c’è una visione condivisa sulla identità della persona. Da qui nascono i relativismi antropologici o il
nichilismo antropologico.
1.3. Ci sono sintomi constatabili di questa crisi dovuta alla perdita dell’identità antropologica condivisa? E se ci sono, dove li registriamo?
Faccio solo qualche accenno e mi riferisco a tutte le enormi problematiche che
vanno dalla sessualità al matrimonio e alla famiglia; dalla nascita all’aborto;
dalla morte all’eutanasia; dalle libertà individuali a quelle di rilevanza pubblica;
da una concezione della democrazia legata a procedure puramente pattuite a
quella che la ritiene bisognosa di presupposti; dal naturalismo o riduzionismo
scientifico al riconoscimento dell’irriducibile responsabilità spirituale e morale
dell’uomo; dall’identità dei soggetti comunitari al processo di integrazione di
questi; dal rapporto con il creato da rispettare alla legittimità di manipolarlo; dal
posto del lavoro da garantire alla necessità di tutelare capitale e profitto; dalle
urgenze di uno sviluppo planetario alla legittima rivendicazione del medesimo
in chiave nazionale. Potremmo continuare ancora a lungo, nella consapevolezza
che tutte queste problematiche hanno una radice unica: quella antropologica.
Dunque anche da questi riferimenti, possiamo convincerci che nella cultura occidentale è venuta meno la comune grammatica dell’umano. Da qui la diversità
di posizioni su problematiche vitali.
1. 4 Ma quale è l’effetto più inquietante della perdita dell’identità antropologica condivisa?
A motivo di questa perdita stiamo vivendo un forte disorientamento generale causato dallo smarrimento antropologico di inizio millennio che ha colpito
l’Europa post-moderna. Pare che l’Europa stia vivendo il tempo «dell’incertezza
dell’umano» che ci interpella in profondità soprattutto nelle tre dimensioni del
nostro essere e del nostro esistere. Nell’essere corpo e spirito, nella nostra apertura relazionale verso gli altri e nella nostra tensione verso il Trascendente.
Viviamo una stagione storica segnata dai progressi della scienza e della tecnica.
Tali progressi, lungi dal rafforzare le nostre certezze, hanno generato un duplice
effetto negativo: si è diffusa la sfiducia nella nostra capacità di comprensione
dando luogo a relativismi epistemologici e quindi antropologici e nel contempo
si sta correndo il rischio di assolutizzare la tecnica e la scienza. In altre parole
ogni possibilità di intervento «operativo» e «materiale» sulla realtà si concretizza non per un aumento di certezze, quanto per una assenza di criteri certi tramite
i quali compiere le opportune valutazioni in merito a ricadute «im-materiali»
che sono quelle etiche, morali e spirituali delle nostre azioni.
A questo riguardo urge fare sempre quella distinzione chiara tra l’«umano» ed
76
il «biologico» che designa gli esseri viventi nella loro sostanza fisica e quindi
manipolabile o riproducibile in laboratorio.
Oggi ciò di cui si deve stare in guardia non è la scienza, né la sua manifestazione
tecnico – operativa, bensì i miti prometeici che a volte o spesso essa alimenta.
Ci troviamo di fronte ad una confusione ontologica carica di incognite dove è
in gioco non solo il futuro della specie nella sua determinazione biologica, ma
soprattutto la concezione di «essere umano».
2. La soluzione della questione antropologica
2.1 Ciò che è decisivo al riguardo è ribadire che l’«essere umano» nella sua globalità e complessità, non può essere ridotto ad un prodotto manipolabile sul piano
genetico o morfologico. L’«essere umano» deve intendersi come verbo: “vivere
da umano”.
A tale proposito il pensiero di Aristotele e di altri pensatori dell’antichità rimane
il più veritiero perché il più aderente alla realtà. La maniera umana di vivere
deriva dal fatto che l’«antropos» ha coscienza ed è capace di discorso, cioè di
logos. Pertanto la vita «umana» è quella condotta dall’«animale umano», che è
capace di tessere relazioni «orizzontali» con i contemporanei e «verticali» con
ascendenti e discendenti e con la Trascendenza.
Precisato ciò come elemento preliminare, vado al nodo centrale della crisi e
della sua prospettiva di soluzione.
C. Taylor, autorevole filosofo conosciuto in questi ultimi tempi anche in Italia
soprattutto per il suo poderoso libro “L’età secolare” (2007), nel 1989 ha pubblicato un interessante testo, forse poco conosciuto, dal titolo: “Radici dell’io.
La costruzione dell’identità moderna”, dove evidenziava il rischio nell’epoca
moderna della perdita dell’identità della persona a motivo, non solo di un non
armonioso e contestuale sviluppo del logos, del patos e dell’etos, elementi costitutivi della persona, ma soprattutto a motivo della diversa interpretazione data
dal pensiero contemporaneo al logos (ragione/razionalismo), al patos (affettività/emozionalità) e all’etos (bene oggettivo/soggettivo).
Se la vera crisi attuale è di natura antropologica, occorre allora rileggere l’umano dentro la crisi queste tre categorie: la razionalità, l’affettività, la volontà.
Una rilettura però che non può non ripartire dalla persona stessa colta nella sua
oggettività e universalità. La crisi antropologica può trovare la sua soluzione a
partire da un comune definire la ragione, l’affetto e la volontà come elementi
costitutivi della persona colti nella loro oggettività ed universalità. Ciò però non
basta.
Occorre fare una precisazione essenziale e decisiva: la persona grazie a questi
tre elementi si trova nella condizione di vivere la relazionalità e di fatto la vive
grazie alle tre facoltà costitutive che la determinano a tre livelli. È il logos a
chiedere la relazione intellettiva; è il patos ad esigere quella affettiva; è l’etos a
reclamare quella volitiva. Dunque la nostra identità si può definire come l’«io –
in - relazione». Questo è possibile, lo ribadiamo, grazie alle tre facoltà le quali
chiedono di per sé la relazione, specificando così il «proprium dell’umano».
2.2. Al riguardo la Filosofia (specialmente l’Antropologia) e la Teologia (in particolare la teologia trinitaria dell’Immago Dei) che sono le scienze interpretative
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dell’umano pienamente e totalmente inteso, hanno molto da dirci.
Grazie a queste scienze tese alla ricomprensione dell’umano, la categoria della
“Relazionalità” appare decisiva per la definizione della persona la quale nasce
dalla relazione, vive di relazione, matura la propria identità nella relazione e
attende la relazione ultima. Il nostro io è un io è in relazione.
Noi europei, a proposito della “Relazionalità” siamo debitori a tutta la tradizione
Giudeo-Cristiana.
Ma dobbiamo gratitudine anche al pensiero personalista francese del secolo
scorso, in particolar modo a filosofi quali E. Mounier, J. Maritain, E. Blondel e
P. Ricoeur i quali hanno identificato nella categoria della relazionalità l’identità
della persona ed il suo sviluppo: sviluppo integrale di tutto l’io e di ogni io.
A questo proposito significativa è la categoria dell’ “alterità” in Lèvinas e quella
della “ulteriorità” in Habermas. Ambedue queste categorie sono radicate nella
relazionalità.
Non possiamo dimenticare poi il pensiero relazionale del primo novecento dovuto in particolare a tre autori: Franz Rosenzweig (“La stella della Redenzione”,
1921); Martin Buber (“Io-Tu”, 1923); Ferdinand Ebner (“Frammenti pneumatologici”, 1923).
Solo in questo contesto di antropologia che coglie l’identità della persona nella
sua relazionalità, e per di più di una relazionalità tesa allo sviluppo totale di tutta
la persona e di ogni persona, si può parlare di Bene Comune e di Etica del Bene
Comune. Non c’è altra via di uscita.
3. Una riflessione centrata sul Bene Comune
3.1. Mi concentro sul Bene Comune precisando subito che questo termine è molto
usato, altresì abusato e spesso frainteso.
Per la sua definizione mi rifaccio alla Dottrina Sociale della Chiesa che nella sua
grammatica essenziale è costituita da quattro elementi: il valore della persona; la
sussidiarietà; la solidarietà; il Bene Comune.
 La GS (1965) al n. 74 definisce il Bene Comune “insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettano sia alla collettività sia ai singoli membri
di raggiungere la propria perfezione in forma più piena e più spedita”.
 La Sollicitudo Rei Socialis (1987) al n. 38 dice che il Bene Comune (raggiungibile con la solidarietà) “è il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti
siamo veramente responsabili di tutti”.
 Il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa (2004) al n. 164 dice che
“il Bene Comune non consiste nella semplice somma dei beni particolari di
ciascun soggetto del corpo sociale. Essendo di tutti e di ciascuno è e rimane
comune, perché indivisibile e perché soltanto insieme è possibile raggiungerlo, accrescerlo e custodirlo anche in vista del futuro”.
3.2. Qui si impongono alcune considerazioni necessarie sul Bene Comune come definito dalla Dottrina Sociale della Chiesa.
 Il Bene Comune si fonda sulla natura relazionale della persona (radice antropologica).
 Il Bene Comune non è la somma dei beni individuali(questa costituisce il
Bene totale).
78
 Il Bene Comune è indivisibile perché è possibile conseguirlo solo insieme
(come nel prodotto dei fattori - annullamento di uno annulla l’intero prodotto).
 Il Bene Comune è nel contempo bene singolare (di ciascuno) ed universale
(di tutti).
 Il Bene Comune coinvolge la responsabilità di tutti e di ciascuno.
 Il Bene Comune non è fine di se stesso. Esso è diretto allo sviluppo della
persona, di tutta la persona e di ogni persona.
 Qui il concetto di Sviluppo è essenzialmente antropologico cioè riferito alla
persona e va oltre le varie preoccupazioni e abituali interpretazioni: come
la conquista del mercato, come un fatturato elevato, come il PIL raggiunto,
come un soddisfacente profitto ecc…).
 Pertanto il Bene Comune considera la centralità della persona, colta nella relazione, in quella relazione che le consente di svilupparsi per essere se stessa
(realizzarsi) a tutti i livelli.
3.3. Pertanto se ciò è il Bene Comune, noi ci troviamo di fronte ad una prima necessità. Quella di ri-educare le coscienze al Bene Comune. Bene Comune da
intendersi non come torta da dividersi con furbizia, bensì realtà da costruire con
la responsabilità di tutti.
Tra l’altro ci troviamo in una situazione storica per cui o ci salviamo insieme
o affondiamo insieme. Da qui nasce pure storicamente la necessità di lavorare
insieme per ciò che il Bene Comune chiede.
3.4. Però ci troviamo di fronte ad una seconda necessità. Creare una cultura del Bene
Comune superando l’ambivalenza del concetto della Comunitas.
Nella cultura pre – moderna il rapporto “Io-Tu” conflittuale veniva riassorbito
nell’Assoluto che diventava elemento di mediazione, e nel contempo persino di
annullamento della singolarità della persona.
Nell’epoca moderna ci troviamo ugualmente nella necessità di superare la conflittualità dell’Io - Tu ma con un altro tipo di mediazione: o con il “Contratto” di
Hobbes (Stato), o con il “Mercato” di Smith (mano invisibile).
Nella post-modernità, Rawls ci ha dato “Le ragioni di un ordine sociale giusto”
per una accettabile convivenza. Nemmeno questa visione ci soddisfa.
La ragione è evidente. In queste correnti di pensiero la “Communitas” viene
vista come luogo di conflitto e di sofferenza per cui ci si difende con l’ “Immunitas”.
Solo nella visione cristiana la Communitas (Cum – munus) è vista come dono
reciproco che consente a ciascuno e a tutti di realizzarsi attraverso la Relazionalità, elemento costitutivo della dimensione dell’umano.
3.5. Ma dico di più. In questo contesto della Communitas la “Caritas in Veritate” fa
ricorso alla categoria della fraternità come vera anima della Communitas. La
fraternità è il completamento della solidarietà, è andare oltre le solidarietà.
Con la solidarietà si organizza il sociale che consente ai disuguali di diventare
eguali.
Con la fraternità si consente agli eguali di essere diversi dove diversità implica
poter esprimere tutte le potenzialità ( cfr Scuola Francescana).
79
La categoria della fraternità applicata alla sfera sociale ed economica comporta
delle conseguenze. Ne accenno alcune.
a) Un diverso concetto di giustizia (creare le condizioni perché ogni persona si
possa realizzare per quello che è).
b) Un diverso ruolo dello Stato (non interventista bensì di definizione delle
Regole).
c) La necessità di ricorrere alla sussidiarietà orizzontale e verticale (componente imprescindibile).
d) Una maggiore promozione della Società civile (come luogo dove ognuno
esprime se stesso).
e) Il passaggio della Democrazia rappresentativa (M. Weber) alla Democrazia
deliberativa che chiede una partecipazione diretta.
4. Una riflessione centrata sull’Etica del Bene Comune
4.1. Da quanto detto, se ci atteniamo alla Dottrina Sociale della Chiesa, il fine
dell’impresa, in tutte le sue componenti, non può non essere che la realizzazione
del Bene Comune. Pertanto ne consegue che l’Etica dell’impresa non può non
essere se non Etica del Bene Comune come etica di Responsabilità. È infatti
il Bene di tutti e di ciascuno a responsabilizzare tutti (l’imprenditore, lo Stato,
l’operaio) perché ognuno possa sviluppare se stesso in correlazione con altri.
4.2. Oggi appare urgente far ricorso ad un’Etica condivisa dell’impresa che riguarda
tutti i soggetti dell’impresa stessa, per varie ragioni.
 Per ovviare forme di ingiustizia macroscopica dovute alla globalizzazione
(aspetti positivi e negativi).
 Per rivedere il rapporto dicotomico di conflittualità tra la sfera dell’Economia e quella sociale per cui l’Economia è luogo di produzione della ricchezza e lo Stato sociale è luogo di distribuzione della medesima. Qui si tratta di
poter consentire all’impresa di perseguire l’utilità sociale.
 Per poter mettere l’imprenditore nella condizione di produrre e il dipendente
di salvaguardare i suoi inalienabili diritti di lavoratore.
 Per poter garantire anche le generazioni future un patrimonio su cui contare.
 Per poter realizzare una sana economia di mercato diversa dal capitalismo
selvaggio di J. Benthan dove Bene Comune coincide con bene totale.
 Per poter garantire a tutti il diritto al lavoro connesso a quello sviluppo di sé
e degli altri.
4.3. La difficoltà della mediazione nella ricerca del Bene Comune nella composizione dei diritti non deve scoraggiare.
Nella prospettiva della Dottrina Sociale della Chiesa il Bene Comune è il vero
fine dell’impresa e costituisce l’orizzonte dentro il quale giocare le qualità, le
genialità dell’imprenditore e del collaboratore, il rischio condiviso di scelte e di
investimenti di risorse.
Del resto l’imprenditore ha la coscienza della chiarezza dei principi che devono
ispirare la sua attività come pure la consapevolezza del prezzo della fatica chiamato a pagare, perché la sua attività sia ispirata al Bene Comune.
Ma l’imprenditore è guidato da una bussola, da un ethos condiviso derivante dal
Bene Comune. Diceva Seneca: “Non ci sono venti favorevoli per il navigante
80
che non sa dove deve andare”. Per sapere dove andare occorre conoscere il fine
a cui tendere: quel Bene Comune di cui abbiamo detto.
Mi sia concesso il riferimento ad un grande imprenditore fiorentino dell’Umanesimo civile, Coluccio Salutati. Scriveva nel 1437: “Consacrarsi onestamente
all’attività economica può essere una cosa santa, più santa che vivere in ozio
nella solitudine, perché la santità raggiunta con una vita rustica giova soltanto
a se stesso, ma la santità della vita operosa innalza l’esistenza di molti”. (Questo pensiero non è del tutto teologicamente esatto però ci è di conforto).
Cosa c’è di notevole in questo brano? L’idea che la vita economica, in quanto
generatrice di valore, è di per sé votata al Bene Comune – punto questo che troviamo efficacemente realizzato dalle varie espressioni del movimento cattolico
italiano.
Ma sotto quale condizione ciò si realizza?
Alla motivazione estrinseca, rappresentata dalla ricerca del profitto, l’imprenditore deve affiancare la motivazione intrinseca, che consiste nel comprendere
che le doti che fanno di un soggetto un imprenditore devono essere poste al servizio del Bene Comune. L’imprenditore che mira alla sola massimizzazione del
profitto è un soggetto veramente modesto. Ma soprattutto è un soggetto miope,
perché non si rende conto che non potrà mantenere a lungo la sua posizione di
mercato se non può contare sui suoi collaboratori e sul sostegno della società
civile.
4.4. Faccio un’aggiunta. Oltre l’Impresa anche la politica necessita dell’Etica del
Bene Comune.
La politica come costruzione della Polis necessità di mediazione per comporre
la pluralità e la diversità di interessi nella prospettiva del Bene Comune.
Ma la politica necessita della coscienza critica per salvaguardare il Bene Comune.
Del resto la Polis nasce dall’Agorà ateniense (luogo dei commerci, dei dialoghi,
della volontà popolare) ma anche dal Teatro greco (Tragedia di Eschilo) dove
risuona la coscienza critica della prassi politica e dell’esercizio del potere.
In democrazia la politica ha bisogno sempre dell’Etica che ne misuri il potere
umanizzante a servizio del Bene Comune e che tuteli il suo fine ultimo che è e
rimane il Bene Comune.
4.5. Il sociologo Richard Sennett nel 1974 pubblicava un saggio dal titolo “Il declino
dell’uomo pubblico”, declino dovuto ad una paideia tesa ad assicurare al soggetto umano la convinzione di essere all’origine di se stesso in una solitudine
narcisistica.
Mi chiedo: a tutti noi oggi ha da dirci qualcosa questo declino dell’uomo pubblico? Chiediamoci se pure noi uomini (imprenditori) del terzo millennio presi
dalle paure e impigliati nelle difficoltà quotidiane, siamo nella scia di questo
declino.
Io credo di no se è vero che l’impresa costituisce una componente vitale ed
essenziale del sistema Italia. Tuttavia mi appello a Paul Ricoeur il quale nel suo
saggio “Etica e Politica” (noi potremmo dire Etica ed Impresa) sostiene che
l’Etica (conseguimento del Bene Comune) costituisce bussola e fascino di ogni
attività umana.
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5. Una duplice sollecitazione
Chiudo con un duplice augurio sollecitativo diretto agli aderenti delle Associazioni industriali.
5.1. Il primo deriva da un azzardato confronto tra teologia, sociologia ed economia.
Il teologo Von Balthasar ed il sociologo Max Weber molto hanno riflettuto e
scritto sul rapporto tra “carisma” ed “istituzione” evidenziando la necessaria
reciprocità di questi due elementi per la vita della chiesa come anche per la società.
Nel 1911 l’economista J. A. Schumpeter pubblica un testo dal titolo “Teoria
dello sviluppo economico” sul rapporto tra “innovazione ed imitazione” dove si
coglie la stessa dialettica tra carisma ed istituzione presente nella visione teologica di Von Balthasar e nella visione sociologica di Max Weber.
L’economista austriaco sostiene che la dinamica dell’economia di mercato è una
rincorsa continua tra “Innovatori” ed “Imitatori”. Egli sostiene che una impresa
non può rimanere nello “stato stazionario” di routin, di normalità poiché il valore aggiunto generato dall’impresa è sufficiente a coprire i costi di produzione,
gli ammortamenti, senza che si crei nuova ricchezza.
Secondo Schumpeter lo sviluppo economico inizia quando l’imprenditore spezza lo stato stazionario introducendo una “Innovazione” (nuova organizzazione
del lavoro, creazione dei nuovi prodotti, nuovi mercati, riduzione di costi medi)
che crea ricchezza quindi profitto.
Ma l’innovazione viene sempre seguita dall’imitazione di altri imprenditori che
avvalendosi nella produzione degli stessi elementi innovativi, fanno sì che il
prezzo di mercato diminuisca fino ad assorbire interamente il profitto generato
dall’Innovazione. Da qui nasce la necessità di cercare e di realizzare sempre
altre innovazioni.
Non discuto sulla validità o meno di questa teoria in un’ottica di mercato (ho
limitate competenze).
Auguro alla classe imprenditoriale di mettere in campo la propria capacità innovativa per realizzare un sempre maggiore “Sviluppo” che vede comunque al
centro non il profitto per il profitto, ma la persona colta nella totalità delle sue
esigenze e nel suo fondamento di realtà trascendente quindi non strumentalizzabile né manipolabile per nessuna ragione, né per nessun interesse di parte.
L’innovazione sia a servizio di quel Bene Comune di cui abbiamo detto!
5.2. Passo al secondo augurio che deduco da una corrente di pensiero economico
oggi molto in evidenza. Negli anni 50/60 un grande economista americano
Gary Becker, ha parlato (dopo tutte le discussioni dell’800 e del 900) di capitale
“umano” sostenendo che il vero capitale di cui ha bisogno l’impresa è quello
umano. Questo concetto ha avuto varie declinazioni nel corso dello sviluppo del
pensiero economico.
Negli anni 50/60 il capitale umano era costituito da competenze e passione per
il lavoro.
Negli anni 80/90 il capitale umano si è qualificato come capitale sociale basato
sulla fiducia (funes) tra i componenti dell’azienda e tra questa ed il mercato.
Oggi il capitale umano viene configurato come capitale spirituale dove si realizza un concentrato di competenze e di passione, di fiducia e di capacità di
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relazione nel mercato come pure di esperienza religiosa che dà la motivazione
ultima e l’orizzonte ultimo su cui collocare la fatica del lavoro.
A tutti auguro di essere imprenditori innovativi e costruttivi di capitale umano attraverso un intelligente investimento di risorse e guidati dalla convinzione
espressa dal n. 25 della Caritas in Veritate dove Benedetto XVI dice: “Il primo
capitale da salvaguardare e valorizzare è l’uomo, la persona nella sua integrità.
L’uomo infatti è l’autore, il centro ed il fine di tutta la vita economica e sociale”.
Attenendoci a questa Verità decisiva possiamo attuare il Bene Comune lasciandoci guidare da una giusta Etica dell’Impresa e realizzare il vero Sviluppo.
A tutti buon lavoro!
83
INTERVISTA DA “JESUS”
A S. E. MONS. PIERO COCCIA
Mensile di cultura e attualità religiosa “Jesus” – Luglio 2012 – n. 7
Una Chiesa che vive tra tradizione e innovazione. Come la sua terra, a metà tra le
laboriose radici marchigiane e la creativa sperimentazione romagnola. “È in questo
territorio a doppia valenza che si colloca la vita della chiesa di Pesaro,. segnata, come
avviene in Italia ed in Europa, da un trapasso che ha portato nuove visioni della famiglia, dei giovani, della concezione stessa della vita. Un trapasso che ha avuto un
suo peso sulla visione antropologica e che ci ha sollecitato a riproporre l’esperienza
cristiana all’interno di questo passaggio culturale”. Non nasconde le difficolta monsignor Piero Coccia, arcivescovo di Pesaro. Fedele al suo motto episcopale “Veritatem
dico in Christo”, traccia un quadro preciso e sincero della Arcidiocesi che guida da
otto anni.
“Qui a Pesaro è presente una radicata cultura della solidarietà, del cooperativismo,
dell’associazionismo. Tuttavia anche qui si registra il fenomeno della secolarizzazione
e l’avanzare di una certa concezione della vita improntata all’individualismo, al relativismo ed al consumismo. Inoltre ci troviamo a fronteggiare la crescente scarsità del
clero, il che ci preoccupa non poco”.
Le vocazioni calano un po’ in tutta Italia. Qui i dati sono più preoccupanti?
Abbiamo un clero diocesano composto da 56 sacerdoti, ma di questi 10 sono ospiti
della Casa del Clero e quasi totalmente inabili ai fini dell’esercizio del Ministero.
Di fatto, possiamo contare su 46 sacerdoti per 54 parrocchie. Abbiamo solo quattro
seminaristi nel Seminario regionale di Ancona. Certo, un buon apporto ci è dato dai
religiosi a cui sono affidate alcune delle parrocchie più grandi dell’Arcidiocesi. Ma la
carenza del clero si fa sentire, insieme all’elevato tasso di anzianità che lo contraddistingue. Abbiamo fatto delle scelte: una più equilibrata redistribuzione del clero, una
rinnovata pastorale vocazionale, e poi, in seguito alla Visita pastorale che ho concluso
un anno e mezzo fa, sono partite le “Unità pastorali”.
Come sono strutturate?
“Anche qui si è fatta una scelta coraggiosa: unire più parrocchie nella persona di un
unico parroco, con un unico Consiglio pastorale ed un unico camino di esperienza
ecclesiale relativa a quella Zona pastorale che per noi coincide con la Vicaria. Sono
nate otto Unità pastorali e stiamo vedendo che i risultati sono lusinghieri. Questo naturalmente non basta. Inoltre ci siamo mossi per dare un forte impulso alla formazione
del laicato. A questo riguardo abbiamo creato l’Istituto Superiore di Scienze Religiose
“Giovanni Paolo II” che ci è di grande aiuto nel campo della formazione soprattutto
dei laici”.
Con la carenza dei sacerdoti cresce la corresponsabilità laicale?
“La formazione e la corresponsabilizzazione dei laici costituiscono delle priorità indiscusse per la nostra chiesa. In questi anni molto si è investito al riguardo. Attraverso
solidi cammini formativi si è dato un notevole sviluppo alla ministerialità. A questo
riguardo si sono prefigurate nuove forme di ministerialità laicale non solo nell’ambito
84
della liturgia, della carità e della catechesi, ma anche nell’ambito della pastorale familiare, della sanità, della cultura, delle comunicazioni e del sociale. A questo proposito
basti guardare ai ruoli ricoperti dai laici nei vari settori della pastorale, curia compresa. Gli uffici diocesani, a cominciare da quello delle Comunicazioni sociali, sono in
gran parte affidati a laici competenti”.
A loro è dedicato il prossimo anno pastorale?
“Sì. Dopo l’anno dedicato alla famiglia, il prossimo Anno pastorale sarà dedicato alla
fede degli adulti perché questa diventi sempre più adulta. L’avvio, come ogni anno,
avverrà il 24 settembre, in occasione della festività del nostro santo patrono san Terenzio. Ci interessa molto sviluppare una fede adulta e recuperare la fede degli adulti,
così come siamo interessati a proporre una serie di cammini formativi tesi alla riscoperta dell’Iniziazione cristiana, a livello di famiglia, di adulti in genere e di giovani, a
cominciare da quelli che frequentano la scuola superiore”.
C’è anche qui il fenomeno dei ricomincianti?
“Sì, è abbastanza diffuso e si esprime a vari livelli. Abbiamo persone che vengono da
altre città e non hanno completato il percorso di formazione per ricevere i sacramenti
della Iniziazione cristiana. Poi c’è il fenomeno degli adulti che si riavvicinano alla fede
in occasione dei sacramenti dell’Iniziazione cristiana dei propri figli. Interessante è
il recupero dell’esperienza della fede in quei giovani che si preparano al Matrimonio.
Ci sono poi persone adulte che, avendo fatto qualche esperienza forte nella loro vita,
sentono l’esigenza di approfondire e vivere la fede in maniera seria ed impegnata”.
Le parrocchie riescono ancora a essere punto di riferimento, in particolare per
i giovani?
“Direi che le parrocchie hanno un ruolo fondamentale perché, disseminate sul territorio, costituiscono il luogo naturale di trasmissione e di educazione alla fede. Va detto
che la parrocchia, per la stragrande maggioranza di giovani costituisce, fino ad una
certa età, un luogo di passaggio formativo consolidato e che ha una sua tenuta.
Va precisato che a Pesaro c’è una realtà giovanile molto ricca di umanità, di potenzialità e di disponibilità all’esperienza della fede. Questi giovani hanno bisogno però
di essere accolti per quello che sono, di essere ascoltati nella loro problematicità esistenziale e di essere accompagnati con precisi cammini formativi di fede. Coniugare
questa triplice esigenza pone qualche difficoltà alla nostra chiesa. Tuttavia nell’Arcidiocesi abbiamo delle interessanti sperimentazioni nel campo della pastorale giovanile e della pastorale scolastica.
Non va poi dimenticato che i giovani di Pesaro hanno punti di riferimento molto validi
per la loro fede anche nelle associazioni, nei gruppi, nei movimenti. Qui abbiamo
delle belle realtà di Azione cattolica, di Agesci, di Comunione e liberazione, di Rinnovamento nello Spirito, di Oratorio, per citare solo alcune delle aggregazioni ecclesiali
più numerose”.
E per l’Anno della Fede cosa avete in cantiere?
“Il prossimo Anno pastorale sarà tutto centrato sulla riscoperta di una fede adulta e
della fede degli adulti, che coinvolgerà tutta la chiesa che è in Pesaro attraverso un
preciso programma pastorale ispirato ai Documenti del Concilio Vaticano II e ad un
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approfondimento del Catechismo della Chiesa Cattolica, uno dei frutti del Concilio.
Ci stiamo preparando a vivere questo nuovo Anno pastorale recependo le indicazioni
contenute nella Lettera apostolica del S. Padre “La Porta della Fede”. Questa Lettera
è stata già presentata a tutti gli organismi diocesani ed a tutte le Vicarie. Essa costituirà il filo conduttore del cammino annuale della nostra chiesa. Inoltre ci attende, in
concomitanza con l’Anno della Fede, la celebrazione del Secondo Convegno delle
chiese marchigiane che vedrà tutte le diocesi delle Marche impegnate a rilanciare le
comunità cristiane nella nuova evangelizzazione, di fronte alle sfide del nostro tempo
e del nostro territorio.
Nel cammino diocesano che stiamo per intraprendere ci saranno precise iniziative anche con l’intervento di personalità del mondo della cultura, della teologia, della chiesa
che ci aiuteranno a riscoprire e a vivere il grande dono del Concilio nei suoi contenuti
di fondo e che la chiesa è chiamata a vivere attraverso un’autentica conversione pastorale. Non vogliamo far cadere nel vuoto l’invito del Papa. Anzi, pensiamo che questa
sia l’occasione giusta per recuperare tutta la forza propulsiva del Concilio per crescere
come adulti nella fede”.
Pesaro, giugno 2012
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DECRETI E NOMINE
1. Con decreto del 16 aprile 2012, viene disposta la nuova composizione del CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELL’ENTE “SEMINARIO ARCIVESCOVILE DI PESARO” a far luogo da oggi stesso per la validità di anni cinque fino
al 16 aprile 2017, come segue:
2.
Pro Rettore e legale rappresentante
Economo
Vice Economo
Consigliere
Consigliere
Consigliere
Consigliere
Sac. Rag. Diac.
Sac. Sac.
Prof.
Ing.
STEFANO BRIZI
ELIO MACCHINI
CESARE CECCOLINI
FERNANDO BORIA
SILVANO PIERBATTISTI
PAOLO BONI
ROBERTO RIGHI
Con decreto del 21 maggio 2012, dispongo la composizione della COMMISSIONE DIOCESANA DI ARTE SACRA a far luogo da oggi 21 maggio 2012,
per la durata di un quinquennio, come segue. modo seguente:
Presidente:
Coordinatore:
Segretario:
Membri:
S.E.R. Mons. Dott. Rag.
Sac.
Sac.
Arch.
Dott.
Prof.
Sac.
Prof.sa
Ing.
Dott.sa
PIERO COCCIA
RENATO NARDELLI
GIANFRANCO ANGELINI
STEFANO BRIZI
GINO ROSSINI
MARGHERITA FINAMORE
GAETANO BUTTAFARRO
MARIO MORBIDONI
SILVANO PIERBATTISTI
GRAZIA CALEGARI
ALBERTO MARCHETTI
ANNA PIERETTI
3.
Con decreto del 31 maggio 2012, il REV. SAC. MONS. MARCO DE FRANCESCHI è nominato ESORCISTA a far luogo dal 1° giugno 2012.
4.
Con decreto del 31 maggio 2012, il REV. SAC. P. FIORENZO FELICETTI è
nominato AIUTO PASTORALE DELLE PARROCCHIE DI S. GIOVANNI,
S. STEFANO, S. MICHELE ARCANGELO e S. SOFIA nell’Unità Pastorale di
Gradara a far luogo dal 1° giugno 2012.
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RELAZIONE ESPLICATIVA
EROGAZIONE 8 ‰ - Anno 2011
Esplicativa del rendiconto delle somme dell’otto per mille assegnate all’ARCIDIOCESI DI PESARO erogate nell’anno 2011
L’Arcidiocesi di Pesaro, per l’anno 2011, ha ricevuto dalla CEI i seguenti contributi
provenienti dall’otto per mille del gettito complessivo IRPEF.
sdklfjdsaòl
1. Per esigenze di Culto
e Pastorale
€ 507.360,70
2. Per Interventi Caritativi
€ 342.285,92
Le somme sono state accreditate su particolari c.c. presso la Banca delle Marche, sede
centrale, il 31/08/2011 in una unica soluzione.
In conformità alla disposizione presa dalla Conferenza Episcopale Italiana nella XLV
Assemblea Generale “Straordinaria” tenutasi a Collevalenza nel mese di novembre
1998, l’Arcidiocesi di Pesaro ha erogato tutti i contributi pervenuti per l’anno 2011,
trattenendo sui relativi c.c. bancari solo delle piccole somme per eventuali emergenze.
L’utilizzo dei contributi ricevuti e la relativa erogazione si sono ispirati ai criteri programmatici presi in data 25/10/2011, cercando di dare aiuto, talvolta anche consistente, alle situazioni di maggiore bisogno della nostra Arcidiocesi.
EROGAZIONE DELLE SOMME DERIVANTI DALL’OTTO PER MILLE
MAGGIORATE DEGLI INTERESSI MATURATI
E DEGLI INVESTIMENTI FATTI.
I. PER ESIGENZE DI CULTO E PASTORALE
A. Esercizio del culto:
1. Nuovi complessi parrocchiali
2. Conservazione o restauro edifici di culto già esistenti
o altri beni culturali ecclesiastici
Tot. A
54.834,19
€ 154.834,19
B. Esercizio e cura delle anime:
1. Attività pastorali
2. Curia diocesana e centri pastorali diocesani
3. Istituto di Scienze Religiose
4. Contributo alla Facoltà Teologica
5. Assistenza al clero malato
6. Tribunale Ecclesiastico Diocesano
125.000,00
79.000,00
30.000,00
21.455,00
3.600,00
500,00
€ 259.555,00
Tot. B
100.000,00
C. Formazione del clero
1. Seminario diocesano, interdiocesano, regionale
2. Rette di seminaristi e sacerdoti studenti a Roma
o presso altre facoltà ecclesiastiche
3. Conferenza Episcopale Marchigiana
37.453,00
Tot. C 1.344,00
3.000,00
€ 41.797,00
F. Contributo al servizio diocesano per la promozione
del sostegno economico alla Chiesa
Tot. F
3.000,00
€ 3.000,00
H. Somme impegnate per iniziative pluriennali:
1. Fondo diocesano di garanzia
(Fino al 10% del contributo annuale)
Tot. H
50.000,00
€ 50.000,00
a) TOTALE DELLE EROGAZIONI EFFETTUATE NEL 2011
€ 509.186.19
Riepilogo
TOTALE DELLE SOMME DA EROGARE PER L’ANNO 2011 (riportare la somma
di cui al quadro I, lett.a) del rendiconto delle assegnazioni)
€ 509.186,19
A DEDURRE TOTALE DELLE EROGAZIONI EFFETTUATE PER L’ANNO 2011
(fino al 31 marzo 2012- riportare la somma di cui al quadro I, lett.a) del presente
rendiconto)
€ 509.186,19
DIFFERENZA
€ 0,00
II. PER INTERVENTI CARITATIVI
A. Distribuzione a persone bisognose:
1. Da parte della diocesi
B. Opere caritative diocesane:
1. In favore di extracomunitari
2. In favore di tossicodipendenti
3. In favore di anziani
4. In favore di portatori di handicap
5. Intervento a favore del clero
6. In favore di altri bisognosi
Tot. A
122.357,00
€ 122.357,00
Tot. B
10.000,00
10.000,00
100.000,00
20.000,00
50.000,00
25.000,00
€ 215.000,00
89
E. Altre erogazioni:
1. Attività assistenziali per “Casa Circondariale”
Tot. E
b)TOTALE DELLE EROGAZIONI EFFETTUATE NEL 2011
6.000,00
€ 6.000,00
€ 343.357,00
Riepilogo
TOTALE DELLE SOMME DA EROGARE PER L’ANNO 2011
(riportare la somma di cui al quadro II, lett.a) del rendiconto delle assegnazioni)
€ 343.357,00
A DEDURRE TOTALE DELLE EROGAZIONI EFFETTUATE PER L’ANNO 2011
(fino al 31 marzo 2012 - riportare la somma di cui al quadro II, lett.b) del presente
rendiconto)
€ 343.357,00
DIFFERENZA
€ 0,00
La Comunità dell’Arcidiocesi viene informata dei contributi ricevuti e della relativa
erogazione, sia attraverso il Bollettino Ufficiale della Diocesi che uscirà a luglio 2012,
sia attraverso il settimanale interdiocesano “Il Nuovo Amico” che uscirà domenica
13/05/2012 e sul sito internet della Arcidiocesi - www.arcidiocesipesaro.it.
Ringraziamo la Conferenza Episcopale Italiana per i contributi che ci sono pervenuti i
quali hanno aiutato l’Arcidiocesi ad affrontare i numerosi e gravi problemi economici
nel campo caritativo e in quello della edilizia di culto e della pastorale.
Formuliamo i migliori auspici per il prezioso e delicato lavoro a favore della Chiesa
Italiana.
Pesaro, 07 Maggio 2012
IL VESCOVO DIOCESANO
X Piero Coccia
90
COMUNICAZIONI
DEL VICARIO - GENERALE
Sac. STEFANO BRIZI
ARCIDIOCESI DI PESARO
Vicario Generale
Via Rossini, 62 – 61121 Pesaro
Tel. 072130043 Fax 072132422
[email protected]
Pesaro, 10 maggio 2012
Ai Sacerdoti, Diaconi, Religiosi e Religiose
dell’Arcidiocesi di Pesaro
Carissimi, è iniziato il mese di maggio. Anche quest’anno abbiamo la grazia di vivere
il Tempo liturgico illuminato dalla Luce della Pasqua, sentendo accanto al nostro cammino la presenza materna di Maria.
Vi ricordo gli appuntamenti che contraddistinguono in questi mesi la vita della nostra
Arcidiocesi.
Sabato 12 maggio 2012 alle ore 21,15, presso la Chiesa Parrocchiale di San Luigi,
avrà luogo l’Incontro mensile del Ciclo “ Prendi e Mangia” guidato dal biblista don
Giancarlo Biguzzi sul tema ‘Apocalisse: le due città, Babilonia-Gerusalemme’.
Domenica 13 maggio 2012, 8° Incontro dei Ministranti dalle 14,30 alle 19,00,
presso Villa Borromeo. Don Michele Rossini ha già comunicato i dati per la partecipazione de vari gruppi parrocchiali.
Lunedì 14 maggio 2012, Animatori ed educatori degli Oratori dell’Arcidiocesi,
incontrano l’Arcivescovo, presso il Cinema Loreto, a partire dalle ore 19,00.
Giovedì 17 maggio 2012 alle ore 9,30, presso Villa Borromeo, incontro del Clero
Diocesano. Sarà tenuto da Padre Mario Amadeo che ci aiuterà a fare un bilancio
dell’attuazione del programma pastorale di quest’anno, ‘L’Eucarestia educa la Famiglia’, dando uno sguardo alla celebrazione della Giornata Mondiale per la Famiglia
di Milano. Don Mario Florio ci comunicherà i contenuti del prossimo Convegno
Catechistico Regionale dandoci elementi che riguardano il coinvolgimento delle nostre realtà locali. Ci sarà anche un intervento di don Raffaele Mazzoli e di Roberto
Mazzoli, riguardo al prezioso servizio che svolge il nostro Giornale Diocesano.
91
Domenica 20 maggio 2012, la Chiesa celebra la Giornata Mondiale per le Comunicazioni Sociali. Il Messaggio di Papa Benedetto XVI consegnato per questa occasione
ha per titolo: Silenzio e Parola: cammino di Evangelizzazione. È molto bello, utile
per la riflessione personale e comunitaria. Lo trovate in allegato. La Diocesi celebra
questa giornata organizzando una Tavola Rotonda a Palazzo Antaldi, Giovedì 31
maggio 2012 ore 21,15, con la partecipazione di Fabio Zavattaro, noto vaticanista
della RAI, e alcuni rappresentanti delle testate giornalistiche locali.
Venerdì 25 maggio 2012 ore 21,15, Veglia Diocesana di Pentecoste, presieduta da
Mons. Arcivescovo, in Cattedrale. È una delle Veglie che ci dà l’occasione di ritrovarci come Diocesi intorno al nostro Vescovo. Invocheremo la potenza dello Spirito
Santo, insieme a tutte le realtà ecclesiali della nostra diocesi, per una sempre più concreta e tangibile comunione.
Sabato 26 maggio 2012, alle ore 21,15 presso il Cinema Loreto, verrà rappresentato
uno spettacolo che ha per titolo ‘Con l’Infinito nel cuore’ preparato dall’Ufficio per
la Pastorale familiare e l’Ufficio delle Comunicazioni Sociali. Un’ottima occasione
per prepararsi, attraverso il linguaggio profondo dell’arte, alla Giornata Mondiale delle Famiglie a Milano.
Giovedì 7 giugno, Gita del Clero e dei Diaconi presso l’Eremo di Carpegna, al
Santuario della Madonna del Faggio. Avremo modo di stare una giornata insieme in
un clima di quella fraternità di cui si nutre il nostro presbiterio. Portate il Camice e la
Stola verde per la concelebrazione. A breve vi comunicherò il programma dettagliato
e la quota di partecipazione.
Domenica 3 - sabato 9 giugno 2012: Settimana Eucaristica nella nostra “Chiesa
dell’Adorazione”, in preparazione alla Festa del Corpus Domini, 10 giugno 2012,
che si concluderà con la processione eucaristica, guidata da Mons. Arcivescovo, alle
ore 21,15, partendo dalla Cattedrale. Della “Settimana” è stato inviato l’orario dei
momenti di preghiera e l’indicazione della partecipazione delle varie Associazioni,
Movimenti e Gruppi ecclesiali.
Venerdì 15 giugno 2012, Solennità del S.S. Cuore di Gesù: Giornata di Santificazione Sacerdotale. La comunione più profonda ed efficace tra noi sacerdoti è la preghiera vicendevole: invocare l’uno per l’altro la grazia di essere sempre più il segno
della verità e della carità di Cristo Gesù.
Giovedì 21 giugno 2012: Manifestazione “ORATORINSIEME” dalle ore 10,30
alle 14,00 presso il Parco Miralfiori, circa 2000 bambini e ragazzi di 22 parrocchie,
accompagnati dai loro animatori, si ritroveranno insieme per dare visibilità a questo
servizio educativo che da qualche anno, spesso in maniera silenziosa, viene portato
avanti nelle nostre comunità. Don Giuseppe Fabbrini, delegato diocesano, fornirà tutti
i dettagli per la partecipazione.
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Domenica 24 giugno 2012, Giornata per la Carità del Papa. La preghiera e l’offerta esprimono la comunione ecclesiale di tutta la comunità con il successore di Pietro
e la condivisione per le necessità del Papa per tutta la chiesa universale. L’anno scorso
sono stati raccolti € 3.904.
COMUNICAZIONI IMPORTANTI
VIIª GIORNATA MONDIALE DELLE FAMIGLIE, Milano 30 maggio – 3 giugno 2012
La nostra Arcidiocesi sarà presente con una delegazione presieduta dal nostro Arcivescovo, parte di una delegazione regionale in rappresentanza delle Diocesi Marchigiane.
CONVEGNO CATECHISTICO REGIONALE, Loreto 22 – 24 giugno 2012. Il
tema “Come pietre vive: rinnovare la catechesi per l’iniziazione cristiana” ci aiuterà a
ripensare il nostro servizio nelle parrocchie in questo campo anche alla luce dell’Anno della Fede voluto da Benedetto XVI. Al Convegno parteciperanno delegazioni
diocesane in rappresentanza dei vari uffici pastorali. Domenica 24 giugno 2012
sono invitati nella mattinata tutti i catechisti delle nostre diocesi. Don Mario Florio ha inviato ai Vicari Foranei indicazioni concrete su come organizzare anche la
nostra partecipazione.
Termino ricordando una ricorrenza che riguarda un nostro confratello ammalato.
Mercoledì 23 maggio celebra il 25° anniversario dell’ordinazione sacerdotale don
Riccardo Gambaccini. Come sapete è ospitato nella Casa del Clero a causa di una
malattia al sistema nervoso che progredisce in maniera drammatica. Abbiamo pensato di celebrare con lui la Messa di Anniversario in Cattedrale alle ore 16,30, rivolta
anche a coloro che sono stati suoi parrocchiani. Dopo la celebrazione eucaristica ci
fermeremo per un rinfresco presso la sala dell’Oratorio parrocchiale. L’invito è rivolto
a tutti naturalmente.
È tutto. Ricordandoci nella preghiera in preparazione alla Pentecoste, vi saluto fraternamente.
don Stefano
P.S. In Allegato il Messaggio del Papa per la Giornata delle comunicazioni sociali
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ATTIVITÀ DEGLI ORGANISMI DIOCESANI
- CONSIGLIO PRESBITERALE DIOCESANO
- CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO
- CONSIGLIO VICARI FORANEI ED EPISCOPALI
- CONSIGLIO DIOCESANO AFFARI ECONOMICI
- ENTE SEMINARIO DIOCESANO
- CONSULTA AGGREGAZIONI LAICALI
- DIRETTORI DI CURIA
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CONSIGLIO PRESBITERALE DIOCESANO
ARCIDIOCESI DI PESARO
Consiglio Presbiterale Diocesano
Via Rossini, 62 – 61121 Pesaro
Tel. 072130043 Fax 072132422
CONSIGLIO PRESBITERALE DIOCESANO - VERBALE
Pesaro, 7 maggio 2012
Il giorno 7 maggio 2012, nella Sala - riunioni della Curia, alle ore 10.00, si riunisce il
Consiglio Presbiterale sul seguente ordine del giorno:
1) Comunicazioni dell’Arcivescovo
2) Verifica dell’Anno pastorale 2011 - 2012
3) Anno della Fede
4) Convegno diocesano del settembre 2012: programmazione pastorale
5) Convegno ecclesiale marchigiano del Novembre 2013
Presiede S. E. l’Arcivescovo Piero Coccia.
Sono presenti: don Stefano Brizi, Vicario Generale; don Gino Rossini, don Giuseppe
Fabbrini, don Matteo Merli, don Enrico Giorgini, don Orlando Bartolucci, don Semri
Santini, padre Michele Sardella, padre Giansante Lenti, padre Mario Amadeo, mons.
Marco De Franceschi, don Silvano Pierbattisti.
Assenti giustificati: mons. Marco Farina, padre Lorenzo Bufarini, don Giorgio Giorgetti.
Funge da segretario verbalizzante padre Mario Amadeo.
Dopo una breve preghiera prende la parola l’Arcivescovo per una serie di comunicazioni .
• Giovedi 17 maggio: aggiornamento del clero. Il consueto incontro mensile, che si
svolgerà presso Villa Borromeo, sarà tenuto da don Mario Florio, direttore dell’
Ufficio Catechistico e da padre Mario Amadeo, direttore della Pastorale Familiare,
che presenteranno le iniziative promosse in diocesi rispettivamente per il Convegno Catechistico Regionale (in programma a Loreto dal 22 al 24 giugno p.v.) e per
l’Incontro Mondiale delle Famiglie (dal 29 maggio al 3 giugno a Milano).
All’incontro del clero interverranno anche don Raffaele Mazzoli e Roberto Mazzoli, responsabili del giornale interdiocesano “Il Nuovo Amico”, che illustreranno
l’attività del settimanale e proporranno nuove forme di collaborazione al fine di
diffondere in modo più capillare questo importante strumento di comunicazione.
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• Domenica 20 maggio: 46ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. La
nostra arcidiocesi la celebrerà ufficialmente il 31 maggio, alle ore 21.15, presso
Palazzo Montani Antaldi, con un incontro pubblico in cui il vaticanista della Rai,
Fabio Zavattaro e i caporedattori delle testate giornalistiche locali - Luigi Luminati (Il Resto del Carlino), Franco Elisei (Il Messaggero), Silvia Sinibaldi (Corriere
Adriatico), Roberto Mazzoli (Il Nuovo Amico) – si confronteranno con il Messaggio di Benedetto XVI “Silenzio e parola: cammino di evangelizzazione”
• Venerdi 25 maggio: Veglia di Pentecoste in Cattedrale. L’Arcivescovo auspica che
questa Veglia, una delle quattro previste nel corso dell’anno, sia partecipata dalle
varie comunità parrocchiali, dalle associazioni, dai movimenti presenti in diocesi,
come testimonianza di unità visibile e di comunione ecclesiale.
• Venerdi 1 giugno - domenica 3 giugno: Incontro Mondiale delle Famiglie a Milano
con il Papa Benedetto XVI. All’incontro parteciperà ufficialmente una delegazione della nostra arcidiocesi; alcune famiglie si sono accordate con altre a livello
regionale ed hanno organizzato un pullman.
• Giovedi 7 giugno: Gita annuale del clero. Quest’anno avrà come meta il Santuario
della Madonna del Faggio in Carpegna. Informazioni più dettagliate saranno inviate quanto prima dal Vicario Generale.
• Domenica 10 giugno: Solennità del Corpus Domini. La tradizionale processione si
svolgerà secondo il percorso tradizionale con partenza e arrivo in Cattedrale.
• Venerdi 15 giugno: Giornata di preghiera per la santificazione dei sacerdoti.
• Giovedi 21 giugno: Manifestazione “Oratorinsieme” presso il parco Miralfiore
alla presenza dell’Arcivescovo. Don Giuseppe Fabbrini riferisce che quest’anno
gli Oratori presenti alla manifestazione saranno ventidue con circa duemila bambini e più di quattrocento animatori. Il programma prevede uno spettacolo iniziale
alle ore 10.00, un incontro con l’Arcivescovo Piero Coccia e il pranzo al sacco.
• Venerdi 22 - domenica 24 Giugno: Convegno Regionale degli Uffici Catechistici
a Loreto. “Come pietre vive: l’iniziazione cristiana nelle Marche. Il Convegno è
rivolto ai Vescovi, ai Direttori degli Uffici Catechistici e alle delegazioni delle tredici diocesi marchigiane composte dai responsabili della Pastorale familiare, della
Pastorale giovanile, della Caritas, degli Uffici liturgici, degli Oratori, degli Uffici
Scuola, dei Consigli Pastorali diocesani.
• A chiusura del primo punto all’o.d.g., l’Arcivescovo esprime le sue preoccupazioni per la situazione economica della nostra Arcidiocesi. Si tratta di una situazione
molto delicata che vede la diocesi costretta per i prossimi anni a utilizzare parte
dei fondi dell’otto per mille sia per sanare debiti pregressi, gravanti da tempo sul
bilancio diocesano, sia per pagare mutui contratti da alcune parrocchie che ora non
riescono più a sostenerli.
Per questi motivi l’Arcivescovo raccomanda di non accedere a nuovi mutui in
mancanza di redditi sicuri e di valutare attentamente le necessità e le priorità.
Invita inoltre i parroci a istituire in ogni parrocchia sia il Consiglio Pastorale che
il Consiglio degli Affari Economici, per essere meglio consigliati nelle decisioni
relative a questi due settori.
Comunica, infine, che nel prossimo anno pastorale i responsabili degli Uffici economico-amministrativi dell’Arcidiocesi visiteranno tutte e sei le Vicarie per dare
precise indicazioni sulla gestione dei beni e sulla loro conservazione.
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Nel confronto che scaturisce dalla comunicazione dell’Arcivescovo emerge la proposta di creare un fondo di solidarietà tra le parrocchie.
Si passa al secondo punto all’o.d.g.: Verifica dell’anno pastorale
• L’Arcivescovo rende noto che da varie parti è giunta richiesta di dedicare più tempo e cura alla spiritualità dei presbiteri con proposte di momenti di vita e di riflessione comuni.
Il Consiglio presbiterale tuttavia non ritiene opportuno ipotizzare altri impegni e
altre iniziative che appesantirebbero la vita dei sacerdoti; ritiene necessario invece
accogliere e vivere con maggiore responsabilità le proposte già in atto: gli esercizi
spirituali (22-27 ottobre 2012), i ritiri mensili del clero, gli incontri di aggiornamento (in particolare quelli a carattere spirituale), gli incontri di Vicaria.
• Una riflessione approfondita, soprattutto considerata la scarsità di sacerdoti di cui
soffre la nostra arcidiocesi, richiede anche la situazione della Pastorale Vocazionale.
Il Consiglio concorda sulla necessità che ogni comunità parrocchiale prenda a
cuore questo problema, lo tenga presente nel programmare la pastorale ordinaria,
si confronti con le altre parrocchie per condividere eventuali iniziative: settimane
vocazionali, animazione delle giornate mondiali di preghiera per le vocazioni ecc.
A livello diocesano occorrerebbe dare continuità alle proposte che in passato si
sono rivelate efficaci: Al pozzo di Sicar e le Sere dell’Oreb.
Soprattutto, comunque, viene sottolineata la necessità prioritaria di istituire un
rapporto personale e continuativo con i giovani che accettano la proposta di un
cammino di discernimento vocazionale.
Viene avanzata inoltre la proposta di ricostituire una “Equipe diocesana per la
Pastorale Vocazionale”, che attivi un dialogo con le singole parrocchie e favorisca
un rapporto di maggiore collaborazione e fiducia tra gli Uffici Pastorali diocesani
e le comunità parrocchiali. Alcuni tra i presenti si rendono disponibili per riavviare
questo percorso e si riservano di fissare entro giugno la data per un primo incontro
di programmazione.
Si passa agli ultimi tre punti all’o.d.g.: Anno della fede, Convegno diocesano, Convegno ecclesiale marchigiano.
• L’Arcivescovo informa che la scelta del tema del Convegno diocesano del settembre 2012 (e quindi di tutto il prossimo anno pastorale) è stata suggerita dalla
indizione da parte del Papa – con il Motu proprio”Porta fidei” – dell’ “Anno della
fede” (dall’11 ottobre 2012 al 24 novembre 2013).
È stata pubblicata anche una “Nota” della Congregazione per la Dottrina della
Fede, in cui le diocesi, le parrocchie e tutte le comunità cristiane vengono invitate
ad approfondire, da una parte, la conoscenza dei documenti del Concilio Vaticano
II (della cui apertura ricorre il cinquantesimo anniversario), dall’altra quella del
Catechismo della Chiesa Cattolica, promulgato, con approvazione di Giovanni
Paolo II, esattamente venti anni fa.
Tema del Convegno diocesano, che si svolgerà presso il Cinema Loreto sabato 22
settembre e domenica 23 p.v. sarà pertanto “Essere adulti nella fede”.
Il programma prevede una Lectio magistralis tenuta da don Matteo Armando e la
testimonianza di una équipe di Brescia guidata da don Francesco Pedrazzi.
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Il Convegno diocesano sarà anche un momento di preparazione al Convegno delle
Chiese delle Marche che si svolgerà nell’autunno 2013 sul tema della trasmissione
della Fede.
Alle ore 12,00 con la preghiera termina il Consiglio presbiterale.
Il Verbalista
P. Mario Amadeo
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CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO
ARCIDIOCESI DI PESARO
ConsiglioPastorale Diocesano
Via Rossini, 62 – 61121 Pesaro
Tel. 072130043 Fax 072132422
CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO - VERBALE
Il giorno 07 maggio 2012 alle ore 21,00 presso il Salone dell’Episcopio, convocati con
lettera del 24 aprile 2012, si riuniscono i componenti del Consiglio Pastorale Diocesano sui seguenti punti all’o.d.g.:
1 Comunicazioni dell’Arcivescovo
2 Verifica dell’Anno Pastorale 2011-2012
3 Anno della Fede
4 Convegno Diocesano del settembre 2012: programmazione pastorale
5 Convegno Ecclesiale Marchigiano del Novembre 2013
Presiede S.E. Mons. Piero Coccia, Arcivescovo Metropolita di Pesaro.
Sono presenti: Bonazzoli Gabriele, Campanini Paola, Crescentini Angelo, Crescentini Marco, Fazi Milena, Fuzzi Daniela, Gnoli Valentina, Grossi Claudio, Farroni Orietta, Marchionni Paolo, Mazzone Giuseppe, Palac Suor Maristella, Pazzaglia Francesco, Pestelli Fiorenza, Reggiani Leonardo, Simonetti Lamberto, Valli Laura, Vecchioni Giulio, Tonelli Luigi, Zagaria Mauro, Zancudi suor M. Luisa, don Brizi Stefano
(Vicario Generale), don Matteo Merli.
Giustificano l’assenza: Baronciani Luisa e Donati Matteo.
Funge da segretario: Matacena Tommaso.
Dopo una breve preghiera, L’Arcivescovo apre la seduta con alcune comunicazioni
relative ai prossimi impegni del cammino diocesano:
• 20 maggio - Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Nella ricorrenza,
l’Arcidiocesi ha organizzato - per il 31 maggio p.v alle ore 21.15, a Palazzo Montani Antaldi - una tavola rotonda con Fabio Zavattaro, vaticanista RAI e i direttori
delle testate giornalistiche locali (Il Resto del Carlino, Il Messaggero, Corriere
Adriatico, Il Nuovo Amico) sul valore dell’ascolto e della riflessione nella comunicazione e quindi sulla necessità di educare al “silenzio” oltre che alla “parola”,
così come scrive il Papa Benedetto XVI nel Messaggio dedicato a tale giornata.
• 25 maggio - Veglia di Pentecoste. L’Arcivescovo esprime il suo vivo desiderio
che tale Veglia (come le altre tre che si tengono nel corso dell’anno - missionaria,
ecumenica, vocazionale) sia ampiamente e intensamente partecipata quale occasione di preghiera unitaria e comunionale. Ne affida ai responsabili dei gruppi la
preparazione e l’organizzazione, insieme al Vicario Generale don Stefano Brizi.
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• 30 maggio - 3 giugno – Incontro Mondiale delle Famiglie a Milano con la partecipazione del Santo Padre Benedetto XVI. L’ufficio diocesano della Pastorale
Familiare ha organizzato, insieme alle altre diocesi marchigiane, un pullman per i
giorni 1-2-3 giugno. Chi vuole partecipare può rivolgersi al direttore dell’Ufficio,
Padre Mario Amadeo, presso la parrocchia Sacro Cuore di Soria (informazioni
anche on line).
• 03 - 09 giugno – Settimana eucaristica in preparazione alla festa del Corpus Domini. Il programma della settimana, che si svolgerà presso la Chiesa dell’Adorazione
in Via della Maternità, prevede, ogni giorno, la recita del S. Rosario (ore 17.30), la
celebrazione della S. Messa (ore 18.30), l’adorazione eucaristica (ore 21.00).
• 10 giugno – Festa del Corpus Domini. La tradizionale processione cittadina si
snoderà per le vie del Centro storico con partenza alle ore 21.00 dalla Cattedrale e
rientro in Cattedrale.
• 15 giugno – Giornata mondiale per la santificazione dei sacerdoti. L’Arcivescovo,
ricordando la scarsità di sacerdoti di cui soffre la nostra diocesi (attualmente due
parrocchie sono prive di parroco) invita a pregare intensamente e fedelmente perché sorgano nuove vocazioni.
• 21 giugno – Festa degli Oratori. I 2000 ragazzi iscritti ai 22 oratori parrocchiali
e i loro (oltre 400) educatori in contreranno l’Arcivescovo in mattinata al parco
Miralfiore e faranno festa insieme.
• 22/24 giugno – Convegno Regionale degli Uffici Catechistici diocesani a Loreto:
il tema, analogo a quello degli altri Convegni Regionali che si svolgeranno quasi
contemporaneamente, sarà “Come pietre vive: l’iniziazione cristiana nelle Marche”. Momento conclusivo sarà il primo incontro di tutti i catechisti della Regione,
sempre a Loreto, domenica 24 giugno. I referenti della nostra diocesi sono don
Mario Florio (direttore dell’Ufficio Catechistico) e la prof.ssa Fiorenza Pestelli,
che sta seguendo un innovativo progetto di catechesi per i disabili.
Si passa al secondo punto all’o.d.g.: Verifica dell’Anno Pastorale 2011-2012.
S. E. l’Arcivescovo, dopo aver ricordato che il corrente anno pastorale, in via di conclusione, è stato centrato sul tema della Famiglia educata dall’Eucarestia, invita i presenti ad illustrare il cammino compiuto in questo campo dalla propria aggregazione
laicale e ad esprimere una valutazione complessiva, che tenga conto anche delle parziali verifiche effettuate nei precedenti incontri del Consiglio.
Segue l’esposizione, da parte di ciascun responsabile, delle molteplici iniziative promosse nelle varie realtà ecclesiali sia sul piano culturale che su quello caritativo.
Al termine degli interventi S. E. rivolge a tutti l’esortazione ad essere forti nella fede e
tenaci nel sostenere la famiglia, che ha urgente bisogno, in questo particolare contesto
storico, di riscoprire la propria vera identità e la propria capacità educativa.
L’Arcivescovo si augura che anche i percorsi proposti nelle parrocchie in preparazione
ai sacramenti dell’iniziazione cristiana coinvolgano non solo i bambini e i ragazzi, ma
anche i loro genitori e possano essere occasione anche per gli adulti di riscoperta o di
approfondimento della fede cristiana.
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Per quanto attiene agli ultimi tre punti dell’ordine del giorno - Convegno Diocesano del settembre 2012, Programmazione pastorale, Convegno Ecclesiale Marchigiano del Novembre 2013 - l’Arcivescovo, rinviando ad altro incontro una trattazione più esauriente, comunica soltanto alcuni dati essenziali: il Convegno diocesano si
svolgerà dal 22 al 23 settembre p.v. presso il Cinema Loreto e avrà per tema “Essere
adulti nella fede”; nel novembre del 2013 si terrà invece il Convegno Ecclesiale Marchigiano, finalizzato ad accrescere la comunione fraterna tra le chiese della Regione e
a trovare nuove strade per evangelizzare la nostra gente.
Con una preghiera di ringraziamento guidata da S.E. alle ore 23,15 la riunione ha
termine.
Il Segretario
Tommaso Matacena
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VICARI FORANEI ED EPISCOPALI
ARCIDIOCESI DI PESARO
Vicari Foranei
Via Rossini, 62 – 61121 Pesaro
Tel. 072130043 Fax 072132422
CONSIGLIO DEI VICARI FORANEI - VERBALE
Pesaro, 8 maggio 2012
Il giorno 08 maggio 2012, alle ore 10.00, nella Sala-riunioni della Curia, si riuniscono, per l’incontro mensile, i Vicari Foranei della nostra Arcidiocesi sul seguente
ordine del giorno:
1) Comunicazioni dell’Arcivescovo
2) Verifica dell’Anno pastorale 2011 - 2012
3) Anno della Fede
4) Convegno diocesano del settembre 2012: programmazione pastorale
5) Convegno ecclesiale marchigiano del Novembre 2013
Presiede S. E. l’Arcivescovo Piero Coccia.
Sono presenti: don Stefano Brizi, Vicario generale, padre Mario Amadeo, mons.
Marco Farina, padre Francesco Lenti, don Giorgio Paolini, don Giuseppe Fabbrini,
don Severo Giagnolini e don Germano Montesi.
Funge da segretario padre Mario Amadeo.
Prende la parola l’Arcivescovo per una serie di comunicazioni sugli appuntamenti più
importanti dei prossimi mesi, ai quali invita a prestare la massima attenzione.
• Giovedi 17 maggio: Aggiornamento mensile del clero. All’incontro don Mario
Florio, direttore dell’Ufficio Catechistico e padre Mario Amadeo, direttore della
Pastorale Familiare, presenteranno le iniziative diocesane relative rispettivamente
al Convegno Catechistico regionale (che si terrà a Loreto dal 22 al 24 giugno
2012) e all’Incontro Mondiale delle Famiglie con il Papa (che si svolgerà a Milano
dal 30 maggio al 3 giugno 2012).
È prevista inoltre una comunicazione da parte del direttore del giornale interdiocesano “Il Nuovo Amico”, in vista di una maggiore diffusione del settimanale nelle
nostre comunità parrocchiali.
• Domenica 20 maggio: Giornata della Comunicazioni Sociali. La nostra arcidiocesi celebrerà questa giornata il giorno 31 maggio alle ore 21.15 a Palazzo Antaldi,
con una “tavola rotonda” presieduta dall’Arcivescovo, alla quale parteciperanno,
come relatori, il vaticanista della Rai Fabio Zavattaro e i direttori delle testate giornalistiche locali: Luigi Luminati (Il Resto del Carlino), Franco Elisei (Il Messaggero), Silvia Sinibaldi (Corriere Adriatico), Roberto Mazzoli (Il Nuovo Amico).
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L’Arcivescovo raccomanda che questa iniziativa sia divulgata e ne sia incoraggiata
la partecipazione.
Venerdi 25 maggio: Veglia di Pentecoste in Cattedrale, alle ore 21.15. È una delle quattro Veglie diocesane che si effettuano nel corso dell’anno. L’Arcivescovo
auspica che sia partecipata da tutta la comunità ecclesiale come testimonianza e
segno visibile di unità.
30 maggio - 3 giugno: Incontro Mondiale delle Famiglie a Milano con Benedetto
XVI. La nostra diocesi sarà presente con una delegazione ufficiale, mentre alcune famiglie parteciperanno alla Veglia di sabato e alla celebrazione eucaristica di
domenica 3 giugno. Per quanto riguarda la Pastorale familiare nel suo insieme,
l’Arcivescovo ribadisce la necessità che i parroci predispongano adeguati percorsi
di preparazione “prae” e “post” battesimale e rivolgano una particolare attenzione
alle giovani coppie.
I Vicari fanno presente che in alcune parrocchie sono nati dei gruppi di famiglie,
che però faticano ad aprirsi alla realtà diocesana e a partecipare a momenti formativi più ampi.
3 - 10 giugno: Settimana eucaristica, presso la chiesa della Maternità. Si concluderà con la solennità del “Corpus Domini” (10 giugno) e la tradizionale processione
alle ore 21.00 (partenza e arrivo in Cattedrale).
Giovedi 7 giugno: Gita annuale del clero. Quest’anno avrà come meta il Santuario
della Madonna del Faggio in Carpegna e sarà impostata soprattutto come momento di preghiera comune e di fraternità. Informazioni più dettagliate saranno inviate
quanto prima dal Vicario Generale
Martedi 12 Giugno: Ultimo incontro dei Vicari (con pranzo nella parrocchia di
Soria)
Venerdi 15 Giugno: Festa del Sacro Cuore di Gesù. Giornata di preghiera per la
santificazione dei sacerdoti. L’invito per tutti è pregare e far pregare per questa
intenzione.
Giovedi 21 giugno: Manifestazione “Oratorinsieme” al parco Miralfiore. Il programma della manifestazione, a cui parteciperanno circa 2000 ragazzi dei 22 oratori parrocchiali con i loro educatori, prevede uno spettacolo alle ore 10.30, un
incontro con l’Arcivescovo e il pranzo al sacco. Tema di questo incontro: “Come
famiglia educata dall’Eucaristia”.
22 - 24 giugno: Convegno Catechistico Regionale a Loreto sul tema “Come pietre vive: l’iniziazione cristiana nelle Marche”. Al Convegno parteciperà una delegazione diocesana composta dai rappresentanti della Pastorale familiare, della
Pastorale giovanile, della Caritas, degli Uffici liturgici, degli Oratori, degli Uffici
Scuola, dei Consigli Pastorali diocesani. Il 24 giugno, a chiusura del Convegno,
è previsto l’incontro regionale di tutti i Catechisti per la cui partecipazione ogni
Vicaria è invitata a organizzare un pullman.
Si passa all’esame del secondo punto all’o.d.g.: Verifica dell’anno pastorale
2011 - 2012
• L’Arcivescovo chiede ai presenti di esprimere un giudizio sulle nuove modalità
introdotte fin dall’inizio dell’anno nei due incontri mensili di Vicaria (un incontro
di impronta prettamente spirituale, l’altro riservato alla trattazione di problemi pastorali, allo scambio di esperienze, alla programmazione di iniziative comuni, con
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la partecipazione, quando lo si ritiene opportuno, dei diaconi e di altri laici). Tutti i
Vicari dichiarano di avere adottato questa nuova modalità e di esserne soddisfatti.
• Quanto poi alla richiesta, proveniente da alcune parti, di sostenere con nuove iniziative la vita spirituale dei sacerdoti, i Vicari ribadiscono di non intravederne la
necessità, sottolineando che occorre vivere con pienezza e serietà le già numerose
occasioni esistenti a tale scopo (esercizi spirituali (22-27 settembre 2012), ritiri e
aggiornamenti mensili, incontri di vicaria).
• Una riflessione particolarmente attenta merita invece la realtà della Pastorale Vocazionale nella nostra diocesi.
L’Arcivescovo raccomanda ad ogni Vicaria di prendersi a cuore questo problema.
È necessario, innanzitutto, seguire con un rapporto personale e stabile i giovani
che accettano la proposta di un cammino di discernimento vocazionale; in secondo
luogo è opportuno riprendere con maggiore convinzione e fede le iniziative rivelatesi utili in passato (Al pozzo di Sicar e le Sere dell’Oreb) oppure attivarne delle
nuove.
Queste le proposte emerse:
- ricostituire una “Equipe diocesana per la Pastorale Vocazionale”, che attivi un
dialogo con le singole parrocchie e favorisca un rapporto di maggiore collaborazione e fiducia tra gli Uffici Pastorali diocesani e le comunità parrocchiali.
- Prevedere in ogni Vicaria, all’inizio del prossimo anno pastorale, uno o più
incontri per riflettere e raccogliere proposte e iniziative.
- Valorizzare il più possibile l’esperienza del “Monastero invisibile” e incoraggiare la partecipazione a questa interessante proposta di preghiera per le Vocazioni.
- Valutare l’opportunità di promuovere, nell’ambito del cammino di catechesi
annuale, una “Settimana Vocazionale” coadiuvata da una proposta di catechesi
vocazionale.
• L’Arcivescovo, infine, si riserva uno spazio per illustrare la preoccupante situazione economica in cui versa la diocesi, gravata da mutui pesanti accesi in passato ed
ora costretta ad addossarsi anche i mutui di alcune parrocchie che attualmente non
sono più in grado di sostenerli. Per sanare in parte questa situazione sarà necessario utilizzare i fondi dell’8x1000.
Mons. Coccia raccomanda a tutti di evitare di accedere ad altri mutui senza la
garanzia di redditi sicuri; sollecita inoltre l’istituzione in ogni parrocchia del Consiglio Pastorale e del Consiglio degli Affari economici, affinché i parroci siano
meglio consigliati nelle decisioni relative a questi due settori.
Si passa agli ultimi tre punti all’o.d.g.: Anno della fede, Convegno diocesano, Convegno Ecclesiale Marchigiano.
• L’Arcivescovo informa che con il “Motu proprio” “Porta fidei” il Papa Benedetto
XVI ha indetto l’ “Anno della fede” (dall’11 ottobre 2012 al 24 novembre 2013) in
occasione del 50° anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II.
Esiste anche una “Nota” elaborata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede,
in cui le diocesi vengono invitate ad approfondire la conoscenza dei documenti del
Concilio Vaticano II e del Catechismo della Chiesa Cattolica.
• L’annuale Convegno diocesano, pertanto, che si svolgerà presso il Cinema Loreto
sabato 22 settembre e domenica 23 p.v. avrà come tema “Essere adulti nella fede”.
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Il programma prevede una Lectio magistralis tenuta da don Matteo Armando e la
testimonianza di una équipe di Brescia guidata da don Francesco Pedrazzi. Seguiranno i gruppi di lavoro.
• Il Convegno diocesano sarà anche un momento di preparazione al Convegno delle
Chiese delle Marche che si svolgerà nell’autunno 2013 e sul quale verranno comunicate informazioni quanto prima.
La riunione si conclude alle ore 12.00 con la preghiera.
Il Verbalista
P. Mario Amadeo
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ARCIDIOCESI DI PESARO
Vicari Foranei
Via Rossini, 62 – 61121 Pesaro
Tel. 072130043 Fax 072132422
CONSIGLIO DEI VICARI FORANEI - VERBALE
Pesaro, 12 giugno 2012
Il giorno 12 del mese di giugno 2012, alle ore 10.00, nei locali della Parrocchia del
Sacro Cuore di Soria, si riunisce il Consiglio dei Vicari Foranei ed Episcopali dell’Arcidiocesi – allargato ai direttori degli Uffici Pastorali della Liturgia, della Catechesi, della Carità, delle Comunicazioni Sociali e al direttore dell’I.S.S.R. “Giovanni
Paolo II” – sul seguente ordine del giorno: programmazione dell’anno pastorale
2012 – 2013.
Presiede l’Arcivescovo S. E. Mons. Piero Coccia
Sono presenti: don Stefano Brizi (Vicario Generale), padre Mario Amadeo, don Giuseppe Fabbrini, mons. Marco Farina, don Severo Giagnolini, don Giorgio Paolini, don
Gino Rossini, don Mario Florio, don Marco Di Giorgio, la prof.ssa Paola Campanini,
il prof. Paolo Boni.
Assente giustificato don Germano Montesi.
Funge da segretario verbalizzante padre Mario Amadeo.
Ad apertura di seduta, l’Arcivescovo, dopo avere ricordato che il tema del prossimo
anno pastorale è stato indicato dal Motu proprio “Porta fidei” con il quale il Papa Benedetto XVI ha indetto l’ “Anno della fede”, elenca preventivamente le iniziative già
in programma per il 2012 – 2013, sulle quali è necessario prendere delle decisioni definitive: Convegno diocesano, Incontri di aggiornamento e di ritiro per il clero, Esercizi Spirituali, Corso per Operatori pastorali, Ciclo di incontri “In dialogo con la città”.
Si procede quindi all’esame di ognuna di esse.
• Convegno diocesano
La prof.ssa Paola Campanini riferisce quanto è stato previsto dal Comitato appositamente costituito.
- Il Convegno si svolgerà nei giorni 22 e 23 settembre p.v., presso il Cinema
Loreto, sul tema “Essere adulti nella fede”, secondo l’impostazione ormai collaudata negli anni precedenti:
• sabato 22 settembre, alle ore 21.15 don Armando Matteo, docente di Teologia
presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma, terrà la Lectio magistralis sul
tema generale del Convegno;
• domenica 23 settembre, dalle ore 9.30 alle ore 11.00, si susseguiranno alcune testimonianze relative alla “iniziazione” alla fede cristiana: dapprima don Francesco
Pedrazzi, direttore dell’Ufficio Catechistico della diocesi di Brescia, racconterà
l’esperienza sua e della sua équipe; in seguito don Giuseppe Fabbrini e don Gior106
gio Paolini illustreranno quanto sta avvenendo nella nostra arcidiocesi;
• domenica 23 settembre (tarda mattinata e primo pomeriggio) i convegnisti si divideranno in gruppi per confrontarsi su alcune linee di lavoro suggerite dai relatori
stessi.
L’Arcivescovo aggiunge che, sempre nella settimana di San Terenzio con cui si
apre l’anno diocesano, si celebrerà il Mandato ai Catechisti e agli Operatori pastorali (20 settembre).
Avanza anche l’ipotesi di riproporre due interessanti iniziative già realizzate: la
rassegna dei Cori diocesani e il “recital” sulla famiglia “Con l’infinito nel cuore” .
• Aggiornamento del clero
I quattro tradizionali incontri di aggiornamento del clero saranno dedicati, secondo le indicazioni del Papa, all’approfondimento del Concilio Vaticano II.
Dopo aver valutato se mettere a fuoco i passaggi essenziali di tutte e quattro le
Costituzioni conciliari oppure concentrarsi su una sola di esse, si opta per la prima
ipotesi e si decide di chiamare quattro esperti: un biblista per la Dei Verbum, un
liturgista per il Sacrosantum Concilium, un teologo esperto in ecclesiologia per la
Lumen gentium, una personalità della cultura contemporanea per la Gaudium et
Spes.
Viene prefigurata anche la possibilità di usufruire della presenza dei relatori per
incontri aperti agli Operatori pastorali e ad altri laici.
• Ritiri del clero
Tutti i Vicari presenti concordano nel conservare - per i quattro incontri mensili
previsti - la stessa modalità di svolgimento degli scorsi anni: meditazione, preghiera comune in chiesa, ripresa della meditazione.
Emergono posizioni diverse, invece, sul contenuto (se approfondire i documenti
conciliari individuando eventualmente un aspetto monotematico trasversale, oppure analizzare gli sviluppi che tali documenti hanno avuto nel post Concilio) e
sui relatori (se prevederne uno diverso per ogni incontro oppure individuarne uno
unico per tutto l’anno).
L’Arcivescovo rinvia la decisione ad altro tempo, invitando i Vicari ad una ulteriore riflessione e a far pervenire a lui eventuali proposte.
• Ciclo “In dialogo con la città
Anche i tre incontri annuali di questo ciclo saranno riservati alla presentazione del
Concilio Vaticano II a tutta la comunità dei credenti e dei non credenti.
Il prof. Paolo Boni comunica che i temi degli incontri saranno i seguenti:
1. “La Chiesa dopo il Concilio”. Data ipotetica: ottobre-novembre.
2. “La Chiesa postconciliare in dialogo con il mondo contemporaneo”. Questo
incontro avrà la struttura di un dialogo tra un non credente e un cattolico, secondo il modello del “Cortile dei Gentili”. Hanno dato già la loro disponibilità
di massima il prof. Remo Bodei, uno dei più grandi filosofi viventi, laico, di
fama internazionale e don Giacomo Canobbio, docente presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e direttore dell’Accademia Cattolica di Brescia.
Data ipotetica: gennaio – febbraio.
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Si spera che si possa superare la difficoltà di trovare una data (tra gennaio e
marzo) consona per entrambi.
3. “La nuova evangelizzazione”. Data ipotetica: aprile – maggio.
• Esercizi spirituali
Si svolgeranno dal 22 al 26 ottobre 2012, dopo la Festa della Madonna delle Grazie, a Villa Borromeo. Per guidarli è stato invitato padre Giancarlo Bruni, dell’Ordine dei Servi di Maria e monaco della Comunità ecumenica di Bose, il quale ha
dato una assicurazione di massima della sua presenza.
• Corso per Operatori pastorali
L’Arcivescovo dichiara che per questo Corso si è deciso, seguendo le indicazioni
del Papa, di prendere in esame il Catechismo della Chiesa Cattolica, la cui conoscenza peraltro non è largamente diffusa.
Il prof. Boni ricorda che la formula adottata lo scorso anno non ha dato esiti soddisfacenti; si è deciso pertanto di ricondurre il Corso alla sua articolazione tradizionale, che prevede sei incontri (ultimo venerdì di ogni mese, alle ore 18.30, salvo
indicazione diversa da parte dei destinatari che verranno consultati) così suddivisi:
il primo riservato alla presentazione generale del Compendio del Catechismo (relatore don Augusto Tisselli, docente dell’ISSR “Giovanni Paolo II) ; altri quattro
incontri destinati ciascuno alla spiegazione dei quattro capitoli generali del Catechismo da parte di docenti come don Erio Castellucci, il prof. Andrea Grillo, padre
Francesco Compagnoni, don Guido Benzi; l’ultimo incontro sarà di sintesi.
• Anno della fede
L’Arcivescovo comunica che:
- l’inizio ufficiale dell’Anno della fede nella nostra arcidiocesi avverrà sabato
13 ottobre 2012 (anziché giovedì 11) in Cattedrale, alle ore 18.30, con celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo e sospensione delle Messe
prefestive nelle parrocchie del Centro Storico;
- la chiusura ufficiale dello stesso Anno verrà invece anticipata alla mattina di
domenica 24 novembre 2013, perché nel pomeriggio la nostra arcidiocesi sarà
impegnata per la conclusione del Convegno Ecclesiale delle Chiese Marchigiane, che si aprirà il 22 novembre ad Ancona (teatro delle Muse), proseguirà il 23
a Montorso e si concluderà con una concelebrazione di tutti i Vescovi marchigiani nella Piazza della Basilica di Loreto il pomeriggio del 24 novembre, festa
di Cristo Re ;
- è opportuno che nell’Anno della fede si organizzi un pellegrinaggio diocesano a Roma, preferibilmente di mercoledì, affinché si possa partecipare anche
all’udienza del Papa (data proposta, da verificare, il 10 aprile 2013).
• Convegno Ecclesiale Marchigiano
L’Arcivescovo fa presente che il Convegno è già in fase di preparazione. È stato
istituito, tra l’altro, un Comitato Preparatorio, che ha elaborato un “Sussidio Pastorale per il cammino diocesano” intitolato “Alzati e va’…” (Atti 8, 28-40): vivere e
trasmettere oggi la fede nelle Marche”.
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Mons. Coccia, dopo aver distribuito ai presenti tale documento, ne illustra i passaggi fondamentali : introduzione, primato dell’ascolto e della preghiera (cap. 1),
scrutare i segni dei tempi (cap. 2), vivere la fede in Gesù Cristo (cap. 3), testimoni
credibili della fede (cap. 4), chiese delle Marche insieme (cap. 5), preghiera del
Convegno.
Al di là comunque delle specifiche sottolineature, il Documento è una forte sollecitazione a ritornare all’essenza della fede, a riscoprire l’unità tra fede e cultura, a
testimoniare la dimensione missionaria.
Esso pertanto va inserito all’interno dei percorsi delle nostre comunità, dei nostri
organismi diocesani, senza cercare forme straordinarie di pastorale, ma vivendo
con una maggiore consapevolezza l’apertura missionaria della pastorale ordinaria
(pastorale battesimale, incontri dei fidanzati, pastorale dei malati, pastorale della
carità ecc.) : tutte occasioni per incontrare persone che possono essere evangelizzate o rievangelizzate. L’Arcivescovo rinvia ad altro momento l’approfondimento
e, dopo una breve preghiera, chiude l’incontro alle ore 12.30.
Il segretario
Padre Mario Amadeo
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CONSIGLIO DIOCESANO AFFARI ECONOMICI
ARCIDIOCESI DI PESARO
Ufficio Amministrativo
Via Rossini, 62 – 61121 Pesaro
Tel. 072130043 Fax 072132422
e-mail: [email protected]
CONSIGLIO PER GLI AFFARI ECONOMICI - VERBALE
Pesaro, 4 maggio 2012
Consiglieri presenti:
S.E. Mons. Piero Coccia che presiede l’incontro, Sac. Stefano Brizi Vicario, Sac. Lorenzo Volponi, Sac. Silvano Pierbattisti, Sac. Severo Giagnolini, Avv. Renato Brualdi, Sig. Renato Nardelli, Dott. Cavicchia Leonardo, Ing. Marchetti Alberto, Sig. Elio
Macchini relatore, Dott. Gaetano Buttafarro segretario.
Premessa: ricevuti i suggerimenti, l’Arcivescovo Mons. Piero Coccia, ha approvato le
conclusioni dei singoli argomenti all’o.d.g.
1 - Fondo di rotazione: proposta di sospensione.
Stante le difficoltà economiche e gli impegni che l’Arcidiocesi è costretta ad assumere per far fronte alle difficoltà economiche di alcune parrocchie, si decide di sospendere l’attività del fondo di garanzia e si impegnano gli uffici a sorvegliare affinché i
prestiti concessi vengano integralmente rimborsati.
2 - Interventi straordinari a favore di parrocchie in difficoltà economiche.
Si ribadisce l’importanza del rispetto delle norme che regolano la materia amministrativa, in particolare: a) che ci si attenga al decreto di determinazione degli atti di
straordinaria amministrazione per le persone giuridiche soggette al Vescovo diocesano; b) che si abbia l’autorizzazione ai lavori e l’accertata disponibilità di risorse per
effettuarli; c) sia depositato in Curia il Bilancio annuale.
In mancanza del rispetto delle norme precedenti ognuno, personalmente, si assumerà
le responsabilità relative agli impegni assunti.
3 - Richieste di contributi per lavori di ristrutturazione con eventuale accensione
di mutui ipotecari. Mutui in essere dell’Arcidiocesi ed altri Enti.
L’Arcivescovo in premessa riepiloga la situazione dei mutui già accesi sia dall’Arcidiocesi che da alcune parrocchie non in grado di pagare le periodiche rate.
Si fa particolare menzione ad alcune parrocchie con ratei pesanti e per troppi anni.
Tutto il Consiglio, molto preoccupato per la pesante situazione economica, rileva che
occorre “voltare pagina”: un cambiamento radicale nella gestione finanziaria.
Pertanto, stante la pesante situazione debitoria e considerata la crisi economica esistente, si ribadisce la volontà di:
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a) Non autorizzare l’accensione di nuovi mutui, salvo vere eccezioni da valutare e
concordare caso per caso;
b) Concedere autorizzazione a lavori straordinari solo se si hanno risorse disponibili
e certe;
c) Congelamento dei contributi dall’8‰ fino al saldo dei debiti pregressi di alcuni
enti;
Si decide poi di predisporre una lettera che spieghi ai parroci le ragioni di tale scelta.
Viene confermato comunque l’impegno di incontrare i parroci durante le prossime
riunioni di vicaria, presenti i responsabili degli Uffici Amministrativi e di Economato,
per spiegare le scelte effettuate.
4 - Proposte di un nuovo criterio di ripartizione dell’8‰ .
Tutti d’accordo, quanto alla distribuzione dei contributi provenienti dall’8‰, di esplicitare meglio le voci di distribuzione per una migliore comprensione della erogazione
che viene pubblicata sul Bollettino diocesano e sul Nuovo Amico.
VARIE:
a - Monastero S. Bartolo: donazione di n. 2 stanze di proprietà dell’Arcidiocesi.
Poiché le due stanze che le Monache chiedono alla diocesi in donazione sono inserite
nello stabile del Monastero ed è logico che ne facciano parte, Il Consiglio approva
all’unanimità la donazione delle due stanze al Monastero, salvaguardando la Chiesa
e i locali annessi necessari al servizio di Culto (sacrestia, ecc.) che rimangono di proprietà dell’Ente Arcidiocesi.
b - Seminario Vescovile, appartamento di Via Locchi n. 12: Riscatto usufrutto o
vendita.
Si dà mandato all’Economo di effettuare la trattativa per riscattare l’usufrutto gravante
sull’appartamento di via Locchi 12. Si propone di offrire una cifra non superiore a
€ 28.000.
Perfezionato il riscatto dell’usufrutto, si dà mandato all’Ente Seminario e se lo ritiene
opportuno, di procedere alla vendita dell’appartamento e ciò per rinsaldare la esigua
disponibilità finanziaria.
c - Arcidiocesi, Palazzo Mondaini: autorizzazione a lavori con indennizzo.
Si dà mandato all’Economo e all’Ing. Marchetti di effettuare la trattativa per ricevere
un indennizzo con un minimo di 40.000 euro al fine di rilasciare l’autorizzazione ad
aprire alcune finestre e alzare la gronda del tetto sul lato confinante con il cortile di
Palazzo Mondaini.
d - Parrocchia di S. Luigi:
Il Consiglio ha preso in considerazione la situazione in cui versa la Parrocchia e la
necessità di sistemare l’appartamento per l’abitazione del parroco.
Con rincrescimento, per le difficoltà economiche del momento presente e l’impegno
dell’Arcidiocesi di far fronte a gravi pendenze economiche di alcune parrocchie, preghiamo il parroco di attenersi a quanto segue:
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1 La Diocesi non è attualmente in grado di accogliere la richiesta di contributo
dall’8‰.
2 L’autorizzazione ad accedere al mutuo va verificata: ammontare del mutuo; non
oltre 10 anni; quali a Bilancio le entrate certissime; autorizzazione eccezionale.
3 Nel caso non fosse possibile contrarre il mutuo, si consiglia di procedere ad un
piano di accumulo sensibilizzando la comunità.
4 Attenersi a lavori strettamente necessari in base alla somma disponibile.
e - Unità Pastorale di Gradara:
L’economo riepiloga la situazione debitoria derivante dagli interventi effettuati in alcuni edifici delle parrocchie facenti capo all’unità pastorale di Gradara.
Rispetto ai debiti contratti con la Banca, si decide di dare mandato all’economo affinché rinegozi il debito assunto dal parroco con autorizzazione a contrarre un mutuo
ventennale con ipoteca sul fabbricato La Botte - conglobando il mutuo esistente ed il
Fido temporaneo che scade il 30 giugno 2012.
Nell’occasione si decide di dirottare gli affitti della Parrocchia sul pagamento delle
rate di mutuo.
f - Parrocchia di Borgo S. Maria:
L’economo riferisce di avere versato un acconto all’impresa edile Perlini che ha effettuato i lavori per la costruzione della nuova Chiesa. Per quanto riguarda il debito residuo con l’Impresa costruttrice si propone di effettuare una trattativa volta ad ottenere
uno sconto sul debito o di contrattare una dilazione del pagamento.
Si ribadisce la decisione di chiedere al parroco di sospendere ogni e qualunque ulteriore lavoro.
g - Parrocchia di S. Maria di Loreto:
La richiesta di un contributo per le spese nel mettere in sicurezza le zone ricoperte di
amianto, stante l’attuale situazione debitoria gravante sull’Arcidiocesi e considerata la
crisi economica esistente, con rammarico, si decide di non poterla accogliere.
L’ Economo dell’Arcidiocesi
(Rag. Elio Macchini)
Il Direttore Ufficio Amministrativo
(Sac. Silvano Pierbattisti)
Il Segretario
(Dott. Gaetano Buttafarro)
112
ARCIDIOCESI DI PESARO
Ufficio Amministrativo
Via Rossini, 62 – 61121 Pesaro
Tel. 072130043 Fax 072132422
e-mail: [email protected]
CONSIGLIO PER GLI AFFARI ECONOMICI – VERBALE
Pesaro, 1 giugno 2012
Consiglieri presenti:
S.E. Mons. Piero Coccia che presiede l’incontro, Sac. Stefano Brizi Vicario, Sac. Lorenzo Volponi, Sac. Silvano Pierbattisti, Sac. Severo Giagnolini, Avv. Renato Brualdi,
Dott. Cavicchia Leonardo, Ing. Marchetti Alberto, Sig. Elio Macchini relatore, Dott.
Gaetano Buttafarro segretario.
Assente giustificato: Sig. Renato Nardelli.
Premessa: ricevuti i suggerimenti, l’Arcivescovo Mons. Piero Coccia, ha approvato le
conclusioni dei singoli argomenti all’o.d.g.
1 - Parrocchia di S. Croce: autorizzazione a contrarre un mutuo su lavori già autorizzati.
Tenuto conto delle decisioni prese nell’ultima riunione del C.D.A.E., come concessione straordinaria, viene autorizzato il mutuo per un importo massimo di € 60.000,00.
Per quanto riguarda gli impianti, esclusi dalla presente autorizzazione, ci si attenga
alla reale disponibilità finanziaria della parrocchia senza aggiungere altro peso debitorio. Si fa presente che per il futuro l’Arcidiocesi non sarà in grado di poter assicurare
nessun tipo di intervento economico avendo altre ed urgenti necessità.
Si fa premura al parroco di presentare il Bilancio dell’anno finanziario 2011 non ancora prevenuto in Curia.
2 - Fondazione A. e M. Gaudenzi: richiesta di rinegoziare il contratto di locazione
ex Teatro Padre Damiani
Il Consiglio ha esaminato attentamente le ipotesi formulate dalla Fondazione Gaudenzi inerenti alle difficoltà di assolvere il canone di affitto all’Arcidiocesi. Ecco in
sintesi le proposte della Fondazione: a) Considerare il costo maggiore dei lavori per
determinare nuovamente la divisione della somma per gli anni di locazione e di conseguenza decurtare la somma annua di € 20.000 per la durata del contratto; b) Oppure, senza rinegoziare, considerare adempiuto l’obbligo di pagamento del canone di
locazione dei primi 6 anni; c) Come soluzione alternativa alle precedenti: dilazionare
le scadenze pattuite per il pagamento dei canoni di locazione arretrati, concordando
modalità e tempi.
Il Consiglio esclude la soluzione prospettata nelle prime due ipotesi dalla Fondazione soffermandosi sulla terza; ritiene necessario un approfondimento per verificare le
prospettive economiche e finanziarie della Fondazione; a tal fine nomina al proprio
113
interno una commissione affidandole il compito di incontrare i responsabili della Fondazione. Le persone della Commissione sono: il Rag. Elio Macchini, Il Dott. Gaetano
Buttafarro, il Dott. Leonardo Cavicchia.
Il Consiglio si riserva dunque di riprendere l’esame dell’argomento dopo aver ricevuti
i chiarimenti richiesti.
3 - La Nuova Scuola: disposizioni di sicurezza.
Si è in attesa di concordare con il Corpo dei Vigili del Fuoco la migliore soluzione
secondo le norme vigenti.
4 - Parrocchia di S. Tommaso in Foglia: proposta su casa canonica di Farneto e di
Abbadia.
Il Consiglio prende atto del problema e della preoccupazione del parroco per voler
dotare la Chiesa dell’Abbadia della contigua casa colonica acquistandola, ma per il
momento occorre soprassedere poiché non esistono condizioni possibili per l’operazione.
5 - Convenzione tra Fondazione, Lions Club e Opera di Religione: gestione immobile per persone senza fissa dimora.
Il Consiglio dà parere favorevole di massima all’accensione di un comodato per la
gestione, attraverso l’Opera di Religione e la Caritas diocesana, di un costruendo immobile di proprietà del Lion Club per accogliere i senza tetto in alcuni mesi dell’anno.
Il parere definitivo potrà essere espresso dopo aver esaminato il testo definitivo della
convenzione, tenuto conto che l’accordo dovrà indicare senza possibilità di dubbio
che l’accettazione e la continuità dell’iniziativa è condizionata alle reali possibilità
economiche della Arcidiocesi e alla continuità dei contributi di enti vari (Comune,
Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, ecc.).
6 - Negozio B.G. di Via Collenuccio: richiesta di ridurre il canone di Affitto.
Il Consiglio, considerato il difficile momento economico presente, concede al Sig.
Paul Valier, gestore del negozio di Via Collenuccio di proprietà dell’Arcidiocesi, di
ridurre il canone di affitto mensile, per il periodo di un anno, a partire dal 1° luglio
2012.
7 - Parrocchia di S. Lucia: donazione di un locale all’Arcidiocesi.
Il Consiglio prende atto della particolare sensibilità del Parroco e del suo Consiglio
per gli Affari Economici ed autorizza il Parroco di S. Lucia, Sac. Gino Rossini, alla
donazione del locale piano terra, su cui insiste la macchina dell’ascensore. Il parroco
si riserva di poter usare il locale, come magazzino per il deposito di arnesi ad uso della
contigua chiesa parrocchiale.
8 - Parrocchia di S. Carlo: autorizzazione a lavori di ordinaria/straordinaria manutenzione.
Il Consiglio concede autorizzazione ai lavori indicati dal parroco don Massimo Regini; prende atto che la parrocchia ha copertura economica per i lavori.
Il medesimo Consiglio attende prima dell’inizio dei lavori il parere del Consiglio per
gli Affari economici della parrocchia.
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Si fa poi premura al parroco di presentare il bilancio finanziario annuale della Parrocchia.
9 - Parrocchia di Candelara e S. Maria dell’Arzilla:
a) Proposta di soluzione bonaria tra il Comune di Pesaro, S.M. dell’Arzilla e altri.
Il Consiglio prende atto dell’accordo bonario intercorso tra il Comune di Pesaro,
la Parrocchia di Candelara, di S. Maria dell’Arzilla, di Novilara e L’I.D.S.C. e dà
parere favorevole al riordinamento dei beni indicati secondo l’accordo formulato
con preghiera che tutto si svolga con atti civilmente validi.
b) Autorizzazione fotovoltaico nella parrocchia di S. Stefano di Candelara.
Il Consiglio concede autorizzazione a installare un impianto fotovoltaico (KW 6)
in un fabbricato di proprietà della parrocchia per una spesa di € 16.000 coperta dal
lascito del compianto sacerdote don Silvio Linfi.
Si rammenta al parroco che non è stato presentato in Curia il bilancio annuale
degli anni 2010 e 2011.
VARIE
a) - Proposta di donazione: appartamenti gravati da mutuo: zona Montecopiolo e
Senigallia.
Il Consiglio non accoglie la donazione gravata da mutuo di alcuni appartamenti in
zona Montecopiolo e Senigallia, non entrando l’operazione nelle finalità dell’Arcidiocesi.
b) - Parrocchia di S. Lorenzo Martire di Tavullia: a)-Autorizzazione per ristrutturazione Casa Canonica e locali di ministero pastorale. b)-Richiesta di alienare un fabbricato di civile abitazione fatiscente ed appezzamento di terreno come da relazione
del parroco.
Il Consiglio prende atto della necessità di intervenire per la ristrutturazione della Casa
Canonica e locali di servizio pastorale. Concede:
a) L’autorizzazione ai lavori organizzati per stralci fino alla disponibilità finanziaria
e non oltre.
b) Concede l’alienazione di un fabbricato di civile abitazione fatiscente e di tre ettari
di terreno attigui al fine di usare la somma per i lavori di ristrutturazione. Ricorda al parroco di regolarizzare l’operazione finanziaria di vendita dell’immobile
trasferendo alla parrocchia la volontà testamentaria e conseguenti obblighi del donatore Benelli Melchiorre. Per il trasferimento della volontà testamentaria come
detto sopra occorre l’autorizzazione dell’Ordinario.
L’ Economo dell’Arcidiocesi
(Rag. Elio Macchini)
Il Direttore Ufficio Amministrativo
(Sac. Silvano Pierbattisti)
Il Segretario
(Dott. Gaetano Buttafarro)
115
ARCIDIOCESI DI PESARO
Ufficio Amministrativo
Via Rossini, 62 – 61121 Pesaro
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CONSIGLIO PER GLI AFFARI ECONOMICI - VERBALE
Pesaro, 29 giugno 2012
Consiglieri presenti:
S.E. Mons. Piero Coccia che presiede l’incontro, Sac. Stefano Brizi Vicario, Sac. Silvano Pierbattisti, Avv. Renato Brualdi, Sig. Renato Nardelli, Dott. Cavicchia Leonardo, Ing. Marchetti Alberto, Sig. Elio Macchini relatore, Dott. Gaetano Buttafarro
segretario.
Assenti giustificati: Sac. Severo Giagnolini, Sac. Lorenzo Volponi.
Premessa: ricevuti i suggerimenti, l’Arcivescovo Mons. Piero Coccia, ha approvato le
conclusioni dei singoli argomenti all’o.d.g.
1 - Parrocchia di S. Maria Assunta in Montecchio: ampliamento Chiesa.
Il Consiglio ha preso atto delle particolari attenzioni pastorali del parroco che vede
esigua la capienza dell’aula ecclesiale per una popolazione in aumento; si comprende
che il problema dovrà essere affrontato non appena le condizioni più favorevoli lo
permettano.
Per il momento il consiglio, come norma prudenziale, invita il parroco a soprassedere
al progetto di ampliamento per i tempi economicamente difficili in cui viviamo, per
le possibili sorprese finanziarie che investono famiglie e industrie, per il peso di un
mutuo alquanto oneroso e soprattutto per non aggravare il parroco di pesante preoccupazione; da tenere poi presente che per alcuni anni, la Diocesi, gravata da pesi economici di parrocchie, non è in grado di venire economicamente incontro in alcun modo.
Il Consiglio si augura che, dopo la sostanziale decurtazione del mutuo e l’eventuale
accumulo di offerte, possa riesaminare positivamente l’autorizzazione ai lavori.
2 - Parrocchia di S. Giovanni in Gradara: alienazione immobile “La Botte”.
Il Consiglio ha esaminato attentamente la richiesta del parroco più volte espressa circa
la vendita del Ristorante la “La botte” di proprietà della parrocchia di S. Giovanni in
Gradara. Vista la complessità dell’operazione, il successivo trasferimento di beni tra
parrocchie, il coinvolgimento dei Consigli Economici di diverse parrocchie, pur facenti parte della stessa zona pastorale, il Consiglio diocesano così si esprime:
- innanzi tutto si chiariscano con il parroco della zona Pastorale, il Sac. Don Germano
Montesi ed i suoi più stretti collaboratori, le possibili soluzioni (vendita, donazione
all’Ente Diocesi alla quale affidare il compito di sanare i debiti od altro, ecc.);
116
-convocare il Consiglio per gli Affari Economici della zona Pastorale e quelli delle
singole parrocchie interessate, presentare le possibili soluzioni o studiarne altre.
Infine giungere ad una conclusione soddisfacente per tutti da presentare al Consiglio
diocesano per la eventuale approvazione.
3 - Parrocchia di Villagrande: proposta di affitto terreno “in deroga” donazione
Corsini.
Il Consiglio esaminata la possibilità di concedere in locazione il terreno dell’eredità
Corsini per anni tre con patti in deroga, ha ritenuto opportuno, trattandosi tra l’altro
di piccola somma, non vincolare la parrocchia e quindi non concedere il terreno in
locazione.
4 - Parrocchia di S. Luigi Gonzaga in Pesaro: richiesta contributo per manutenzione straordinaria.
Il Consiglio tenute presenti le considerazione del parroco don Marco Di Giorgio, concede l’autorizzazione ad aprire il finestrone della Chiesa per dare aria all’ambiente
ed evitare “l’effetto serra”, grave disagio dei fedeli; prende atto che la Parrocchia ha
possibilità economica per eseguire i lavori.
5 - Arcidiocesi di Pesaro: Immobile “Mondaini” di Via Branca PS: accordo per
sistemazione tetto.
A compenso dell’apertura di due finestroni nel cortile della casa “Mondaini”, il Consiglio acconsente alla ditta richiedente che venga ristrutturato il tetto della casa di nostra proprietà e affida all’ing. Marchetti il compito di quantificare lavori e compenso
da noi stabilito, secondo equità e sicurezza.
6 - Bilancio Consuntivo dell’Arcidiocesi: anno 2011.
Il nostro Economo diocesano ha esposto in anteprima una panoramica sulla situazione
generale del Bilancio patrimoniale ed economico dell’anno 2011 rilevando fin d’ora
una forte preoccupazione per le nuove tassazioni in arrivo alquanto onerose per una
diocesi economicamente modesta.
La nostra commercialista Mara Lorenzetti ha poi presentato ai membri degli Affari
Economici lo stato patrimoniale dei beni dell’Arcidiocesi ed il conto economico delle
varie gestioni, soffermandosi su chiarimenti espressi dai Consiglieri che hanno mostrato soddisfazione per la precisione e la compiutezza di un bilancio assai complesso
e con tante gestioni separate.
Ecco le considerazioni finali espresse dalla commercialista e fatte proprie dal Consiglio:
“Il confronto dei dati di bilancio 2011 e 2010 ha evidenziato una sostanziale invariabilità delle voci di costo e di ricavo, con una leggera flessione per quest’ultima. La
gestione 2011 si è svolta con regolarità ed abbiamo affrontato le medesime problematiche dei precedenti esercizi, relativi alle gestioni del patrimonio immobiliare e del
patrimonio finanziario, riuscendo comunque a raggiungere un risultato economico
positivo ed in linea con l’avanzo gestione del precedente esercizio.
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Nutriamo, invece, una seria preoccupazione per l’anno 2012 in quanto la crisi economica in atto già ha manifestato i propri effetti negativi sulle rendite da locazioni; sono
pervenute già alcune richieste di riduzione temporanea dei canoni di locazione, ed i
contratti di locazione scaduti o prossimi alle scadenze per i quali sono in corso trattative per i rinnovi, non prevedono incrementi significativi dei canoni, quando addirittura
restano invariati per la provata affidabilità del conduttore”
Infine il bilancio patrimoniale ed economico è stato approvato all’unanimità da tutti i
consiglieri presenti.
L’ Economo dell’Arcidiocesi
(Rag. Elio Macchini)
Il Direttore Ufficio Amministrativo
(Sac. Silvano Pierbattisti)
Il Segretario
(Dott. Gaetano Buttafarro)
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ENTE SEMINARIO DIOCESANO
ARCIDIOCESI DI PESARO
Ente Seminario Diocesano
Via Avogadro, 40 – 61122 Pesaro
Tel. 0721 391355
e-mail: [email protected]
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE - VERBALE
Pesaro, 6 Giugno 2012
Consiglieri presenti:
S.E. Mons. Piero Coccia Arcivescovo, Sac. Stefano Brizi Vicario e Pro-Rettore del
Seminario, Sac. Silvano Pierbattisti, Sac. Fernando Boria, Cesare Ceccolini diacono,
Rag. Elio Macchini, Ing. Roberto Righi.
Assente giustificato: Prof. Paolo Boni.
Premessa: ricevuti i suggerimenti, l’Arcivescovo Mons. Piero Coccia, ha approvato le
conclusioni dei singoli argomenti all’o.d.g.
1 - Riscatto usufrutto appartamento di Via Locchi 12 e autorizzazione alla successiva vendita.
L’appartamento è dono della signora Megani al Seminario Vescovile di Pesaro e concesso in usufrutto vitalizio al Sig. Olmeda Francesco nato a Tavullia il 19.10.1941.
Poiché l’immobile di via Locchi 12 di proprietà del Seminario fa parte di una
realtà fallimentare riguardante l’usufruttuario, ci si rivolge al curatore fallimentare, dott. Gianluca Spadoni, per offrire, da parte dell’Ente Seminario, la somma di
€ 30/35.000,00 per entrare in possesso dell’immobile.
Nel contempo il Consiglio, oltre ad approvare la proposta suesposta per entrare in
possesso dell’appartamento, considerata la notevole spesa per rimettere in ordine l’appartamento dopo anni di abbandono, approva la vendita dell’immobile al prezzo di
stima corrente.
2 - Comunicazione su eredità Guidarelli Antonietta.
Viene comunicata al Consiglio la volontà testamentaria della signora Guidarelli Antonietta ved. Longobardi, deceduta il 22 gennaio 2012, domiciliata a Pesaro in via
Flaminia 130.
Il testamento è oggetto di studio per alcune contraddizioni presenti. L’avv. Renato
Brualdi è stato da noi interpellato per un esame del testamento olografo e l’eventuale
riconoscimento dei diritti dell’Ente Seminario.
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3 - Comunicazioni gestione Seminario Arcivescovile.
Il Consiglio ha preso atto dei problemi inerenti alla gestione del Seminario, illustrati
dal nostro Economo diocesano e dal diacono Cesare Ceccolini, responsabile della
gestione pastorale e amministrativa dell’immobile di via Avogadro.
Il Consiglio ha preso atto dei vari problemi emersi nell’incontro:
a) A quanto ammonta il peso economico della nuova tassazione IMU sull’immobile
di Via Avogadro: la verifica è allo studio. Ci si domanda poi se sia possibile ottenere che una parte dell’immobile sia dichiarata a servizio pastorale. Da un conto
sommario, nello stato attuale, la nuova tassa potrebbe superare € 20.000,00.
b) Il disavanzo di esercizio annuale del Seminario di Via Avogadro è di c. 50.000,00
euro e comprende la gestione ordinaria, l’Istituto di Scienze Religiose e l’attività
commerciale.
c) Con la Cooperativa “La Rosa Blù” verrà sottoscritto un nuovo contratto di affitto
per la imminente stagione estiva. Il Consiglio invita ad esaminare il rapporto anche
in considerazione delle nuove tassazioni.
d) Il diacono Cesare fa notare che gli impianti dell’immobile, dopo oltre 10 anni,
necessitano o di straordinaria revisione o sostituzione come per il condizionatore,
con notevole costo. Il nostro Arcivescovo dice che l’essenziale, comunque, va fatto
poiché il servizio pastorale per la diocesi presso lo stabile Seminario è importante.
Si è poi parlato di un possibile rimborso al Seminario da parte degli Uffici Pastorali
per le loro attività che svolgono nell’immobile.
4 - Comunicazioni su ristrutturazione immobile via Bramante ang. Via Bixio.
- Nello stabile di proprietà del Seminario, su via Bramante, sono stati realizzati n. 7
appartamenti, di cui n. 6 messi in locazione ed uno ancora libero.
- I lavori sul medesimo stabile insistente su via Bixio saranno ultimati fra due/tre
mesi; esistono già richieste di locazione. I locali, attualmente occupati dal Restauratore, al momento, non vengono ristrutturati in attesa che si liberino e che si
trovino i fondi necessari per una eventuale ristrutturazione.
Pesaro, 6 giugno 2012
L’Economo
(Rag. Elio Macchini)
Il Pro Rettore
(Sac. Stefano Brizi)
Segretario f.f.
(Sac. Silvano Pierbattisti)
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CONSULTA DELLE AGGREGAZIONI LAICALI
ARCIDIOCESI DI PESARO
Consulta delle Aggregazioni Laicali
Via Rossini, 62 – 61121 Pesaro
Tel. 072130043 Fax 072132422
CONSULTA DELLE AGGREGAZIONI LAICALI - VERBALE
Il giorno 09 maggio 2012 alle ore 21,00 presso il Salone dell’Episcopio, convocati
con lettera del 24 aprile 2012, si riuniscono i Responsabili delle Aggregazioni Laicali
per trattare i seguenti punti all’o.d.g. :
1 Comunicazioni dell’Arcivescovo
2 Verifica dell’Anno Pastorale 2011-2012
3 Anno della Fede
4 Convegno Diocesano del settembre 2012: programmazione pastorale
5 Convegno Ecclesiale Marchigiano del Novembre 2013
Presiede S.E. Mons. Piero Coccia, Arcivescovo Metropolita di Pesaro.
Sono presenti: don Brizi Stefano – Vicario Generale -, Belfortini Annalisa, Bontempi Giuliana, Del Moro Marisa, Fabbri Silvano, Giorgi Leonardo, Guidelli Alberto,
Frassanito Rita, Leonardi Alberto, Marcheggiani Dini Ornella, Margiotta M.Sofia,
Mazzoli Maurizio, Mazzoli Paolo, Morini G.Carlo, Mulazzani M.Pia, Naticchi Antonello, Paci Giovanni, Pari Gianna, Pedini Luca, Scavolini Daniela, Sorbini Paola,
Vigo Lucia.
Giustifica l’assenza: Carletti Margherita.
Funge da segretario Matacena Tommaso.
L’Arcivescovo apre la seduta con una breve preghiera ed inizia l’esame dei punti
all’ordine del giorno con la comunicazione dei prossimi impegni diocesani:
• 20 maggio - Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Per l’occasione l’Arcidiocesi ha organizzato, in data 31 maggio p.v. alle ore 21.15 a Palazzo Montani
Antaldi, un incontro a cui parteciperanno Fabio Zavattaro, vaticanista del TG.1 e
i caporedattori delle quattro testate giornalistiche della città (Il Resto del Carlino,
Corriere Adriatico, Il Messaggero e Il Nuovo Amico). I relatori si confronteranno sul Messaggio del Papa Benedetto XVI “Silenzio e Parola”, dove è messo in
evidenza lo stretto rapporto tra comunicazione ed educazione e viene sottolineata
l’importanza, al fine di un vero dialogo, del saper ascoltare, oltre che parlare.
• 25 maggio - Veglia di Pentecoste. È una delle quattro Veglie diocesane annuali che
l’Arcivescovo ha deciso di lasciare (delle otto preesistenti), insieme a quella Missionaria, Ecumenica, Vocazionale. Mons. Coccia, dopo aver ribadito che tale Veglia è un momento privilegiato di intensa preghiera comunitaria e pertanto richie121
•
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de un’ampia partecipazione, affida a don Stefano Brizi l’incarico di organizzarne
l’animazione con i responsabili dei vari gruppi ecclesiali. L’incontro è fissato per
il giorno 15 maggio p.v. alle ore 21,00 presso la Sala Riunioni della Curia.
30 maggio - 3 giugno - Incontro mondiale delle famiglie a Milano con la partecipazione del Santo Padre Benedetto XVI. Chi desidera essere presente può
organizzarsi individualmente o in gruppo, oppure può dare la propria adesione
all’Ufficio diocesano della Pastorale Familiare, che organizza un pullman per i
giorni 1-2-3 giugno (informazioni anche on-line).
03 - 09 giugno – Settimana eucaristica in preparazione alla festa del Corpus Domini. Presso la Chiesa dell’Adorazione, in Via della Maternità, ogni giorno si susseguiranno la recita del S. Rosario (ore 17,30), la celebrazione della S. Messa (ore
18,00) e l’adorazione eucaristica animata dai vari gruppi e movimenti (ore 21.00).
10 giugno – Festa del Corpus Domini – Processione per le vie del centro storico
della Città con partenza alle ore 21,00 dalla Cattedrale e rientro in Cattedrale.
15 giugno – Giornata mondiale di santificazione dei sacerdoti. L’Arcivescovo invita a pregare costantemente per il clero diocesano e per la nascita di nuove vocazioni.
21 giugno – Festa degli oratori parrocchiali. Durante la mattinata, presso il parco
Miralfiore, 2000 ragazzi circa, iscritti a 22 oratori parrocchiali, incontreranno
l’Arcivescovo e faranno festa insieme.
22 - 24 giugno – Convegno Regionale degli Uffici catechistici delle Marche a
Loreto sul tema “L’Iniziazione Cristiana nelle Marche”. La nostra arcidiocesi sarà
presente con una delegazione guidata dall’Arcivescovo Piero Coccia e composta
dal direttore dell’Ufficio catechistico, don Mario Florio e dai responsabili della
Pastorale giovanile, della Caritas, dell’Ufficio Liturgico, degli Oratori, del Consiglio Pastorale.
Si passa al secondo punto all’o.d.g.: Verifica dell’Anno Pastorale 2011-2012
S.E. l’Arcivescovo ricorda che l’anno pastorale che sta per concludersi è stato centrato
sul tema della Famiglia educata dall’Eucarestia. Invita pertanto tutti i presenti, come è
già avvenuto negli incontri degli altri Organi collegiali, ad esporre le iniziative intraprese in questa direzione.
Dopo aver ascoltato il resoconto di ogni responsabile sul cammino compiuto durante
l’anno dalla propria comunità ecclesiale, mons. Coccia rivolge a tutti l’ esortazione a
proseguire la strada intrapresa, affinché la Famiglia ritrovi la sua vera natura e i genitori sappiano cogliere l’opportunità offerta dalle parrocchie con i percorsi di preparazione ai sacramenti dell’ Iniziazione Cristiana, per riscoprire o approfondire, insieme
ai figli, i valore della fede.
Relativamente al terzo, quarto e quinto punto all’o.d.g., l’Arcivescovo ricorda, innanzitutto, che Benedetto XVI ha indetto, con Lettera Apostolica in forma di “Motu
proprio”, l’Anno della fede, che inizierà l’11 ottobre 2012 (cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II) e terminerà il 24 novembre 2013 (solennità
di Cristo Re).
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Proprio per questo motivo il prossimo Convegno Diocesano (che si svolgerà dal 22
al 23 settembre p.v. presso il Cinema Loreto) verterà sul tema della fede e avrà come
titolo “Essere adulti nella fede”. Dopo avere rapidamente accennato al Convegno Ecclesiale Marchigiano, che avrà luogo nel novembre 2013, S.E. Mons. Coccia precisa
che su questi due ultimi eventi verranno date informazioni più dettagliate nei prossimi
incontri.
Con una preghiera di ringraziamento guidata da S.E. la riunione ha termine alle
ore 23,15.
Il Segretario
Tommaso Matacena
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DIRETTORI DI CURIA
ARCIDIOCESI DI PESARO
Direttori di Curia
Via Rossini, 62 – 61121 Pesaro
Tel. 072130043 Fax 072132422
INCONTRO DIRETTORI DI CURIA – VERBALE
Il giorno nove del mese di maggio 2012, alle ore 10.00, nella Sala - riunioni della Curia, si svolge l’incontro dei Direttori degli Uffici di Curia, sul seguente o.d.g.
1. Comunicazioni dell’Arcivescovo
2. Verifica dell’Anno Pastorale 2011-2012
3. Anno della Fede
4. Convegno Diocesano del settembre 2012: programmazione pastorale
5. Convegno Ecclesiale Marchigiano del Novembre 2013
Presiede S. E. Mons. Piero Coccia.
Sono presenti: don Stefano Brizi, padre Mario Amadeo, Antonio Barbero, Padre
Lorenzo Bufarini, Paola Campanini, don Giuseppe Fabbrini, don Mario Florio, don
Giorgio Giorgetti, don Enrico Giorgini, Elio Macchini, Franco Marini, don Silvano
Pierbattisti, don Giuseppe Scarpetti, don Michele Simoncelli, don Lorenzo Volponi.
Assenti: don Gino Rossini, don Marco Di Giorgio, Gaetano Buttafarro, Mario Morbidoni, Luigi Storti, Liliana Dolcini.
Funge da segretaria verbalizzante Paola Campanini.
L’incontro si apre con le Comunicazioni dell’Arcivescovo.
• 17 maggio: Aggiornamento del clero. L’incontro si articolerà in una serie di interventi che avranno come relatori: padre Mario Amadeo per la Pastorale Familiare;
don Mario Florio per l’Ufficio Catechistico; don Raffaele e Roberto Mazzoli per
Il Nuovo Amico.
• 25 maggio: Veglia di Pentecoste. L’Arcivescovo ribadisce quanto più volte affermato: è suo vivo desiderio che questa Veglia e le altre tre programmate nel corso
dell’anno (missionaria, ecumenica, vocazionale) siano partecipate dalle varie comunità parrocchiali, dalle associazioni, dai movimenti presenti in diocesi, come
testimonianza di unità visibile e di comunione ecclesiale. Ciò vale particolarmente
per la Veglia di Pentecoste, dove si invoca lo Spirito Santo di cui tutta la realtà cristiana è frutto. Fa presente quindi che nel prossimo incontro della Consulta delle
Aggregazioni laicali solleciterà tutti i responsabili non solo ad essere presenti,
ma anche a coinvolgersi nella preparazione della Veglia stessa insieme al Vicario
Generale.
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• 26 maggio ore 21.15 Cinema Loreto: “Con l’infinito nel cuore”. È uno spettacolo nato dalla collaborazione tra l’Ufficio delle Comunicazioni Sociali e l’Ufficio
della Pastorale Familiare, a conclusione del ciclo di incontri organizzato in preparazione alla VII Giornata Mondiale delle Famiglie che si terrà a Milano. Lo spettacolo, sotto forma di “lettura scenica”, si propone di unire alla riflessione sulla
famiglia il piacere estetico dell’arte, della musica, della poesia.
• 31 maggio ore 21.15 Palazzo Antaldi: Tavola rotonda sul ruolo educativo del giornalismo in occasione della 46ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali
(20 maggio). Parteciperanno: Fabio Zavattaro, vaticanista del TG1; Luigi Luminati, direttore de Il Resto del Carlino Pesaro; Franco Elisei, direttore de Il Messaggero Pesaro; Silvia Sinibaldi, direttrice del Corriere Adriatico Pesaro; Roberto
Mazzoli per Il Nuovo Amico; Paolo Boni, in qualità di moderatore.
• 3 giugno: Giornata Mondiale delle Famiglie a Milano con la presenza del Papa
Benedetto XVI. La nostra diocesi, che sarà ufficialmente rappresentata da una
delegazione composta dall’Arcivescovo mons. Coccia, dal direttore dell’Ufficio
della Pastorale Familiare padre Mario e da una coppia di sposi, ha organizzato un
pullman insieme alle altre diocesi marchigiane, mentre le associazioni e i movimenti si sono mossi autonomamente. L’Arcivescovo coglie l’occasione per sottolineare la necessità di un’azione “missionaria” nei confronti delle famiglie, soprattutto di quelle più giovani, per dare attuazione alle proposte emerse dallo scorso
Convegno diocesano: istituire in ogni parrocchia percorsi formativi di spiritualità;
promuovere il coinvolgimento degli Operatori pastorali della catechesi “pre” e
“post” battesimale; dedicare particolare attenzione alle famiglie che si trovano in
difficoltà. Su questo ultimo punto l’Arcivescovo informa che il vice cancelliere
don Lorenzo ha preparato un breve documento, contenente indicazioni giuridiche
e pastorali relative ai casi difficili di matrimonio.
• 3 – 9 giugno: Settimana eucaristica in preparazione alla Festa del Corpus Domini.
La Festa si celebrerà con una processione serale per le vie del Centro – con partenza dalla Cattedrale e rientro in Cattedrale – secondo il modello ormai collaudato
di letture e canti alternati, che favoriscono, grazie anche al buon impianto di insonorizzazione, la concentrazione e la preghiera.
• 7 giugno: Giornata di convivenza per sacerdoti e direttori di curia della diocesi al Santuario della Madonna del Faggio in Carpegna. Il Vicario comunica che
quest’anno è stata scelta una meta vicina per questa gita ormai tradizionale, al fine
di lasciare più spazio e tempo alla conoscenza reciproca e ai rapporti interpersonali.
• 15 giugno: Giornata di santificazione del clero. L’Arcivescovo ricorda che la nostra diocesi non solennizza questa giornata con iniziative particolari, ma invita
tutti a celebrarla con la preghiera personale e comunitaria
• 21 giugno: Oratorinsieme. Don Giuseppe Fabbrini riferisce che quest’anno gli
Oratori presenti alla manifestazione (che si svolgerà al Parco Miralfiore) saranno
ventidue (compresi i due nuovi che inizieranno in via sperimentale dopo la conclusione imminente del Corso di formazione), con circa duemila bambini e più di
quattrocento animatori.
Il programma prevede uno spettacolo iniziale alle ore 10.00, seguito dall’incontro
con l’Arcivescovo Piero Coccia. Il momento si concluderà nel primo pomeriggio
dopo il pranzo al sacco.
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L’attività degli oratori è in pieno sviluppo e la richiesta è molto alta. A livello nazionale, dove si sta guardando con molto interesse a questa particolare forma di
pastorale giovanile, la nostra diocesi è stata citata ad esempio perché il Protocollo
d’Intesa tra la CEM e la Regione è stato pienamente rispettato. Anche in Regione
questa esperienza è stata apprezzata per la progettualità, i rapporti con il territorio
e soprattutto per il cammino formativo. La formazione avviene a tre livelli, ciascuno riservato ad animatori con compiti specifici: animatori dell’oratorio estivo;
animatori dell’oratorio invernale (domenicale o settimanale); animatori missionari, con il compito di aiutare le esperienze che progressivamente nascono.
L’Arcivescovo dichiara la propria soddisfazione per questa bella realtà e per il livello raggiunto; sollecita altresì a realizzare un modello unico di oratorio per tutta
la diocesi, da estendere all’intero corso dell’anno.
• 22 - 24 giugno: Convegno Regionale a Loreto degli Uffici Catechistici “Come
pietre vive: l’iniziazione cristiana nelle Marche”. Don Mario Florio ne illustra
il programma, sottolineando che esso è analogo a quello di altri Convegni che
si svolgeranno o si sono svolti nelle altre sedici regioni italiane. Tali Convegni
sono rivolti ai Vescovi, ai Direttori degli Uffici Catechistici diocesani con le loro
équipe e inoltre alle delegazioni diocesane composte dai responsabili della Pastorale familiare, della Pastorale giovanile, della Caritas, dell’Ufficio liturgico, degli
Oratori, del Consiglio Pastorale diocesano. L’Arcivescovo comunica che, essendo
emersa, da parte dei direttori dell’Ufficio Scuola, l’esigenza di essere inseriti in
questa delegazione, ha consigliato loro di rivolgersi a don Dino Pirri, segretario
della Commissione Regionale.
Domenica 24 si svolgerà il primo incontro regionale dei catechisti (primo in assoluto dal Concilio di Trento) sempre sul tema dell’iniziazione cristiana, che si
svilupperà tutto nell’arco di una mattinata prevedendo: la relazione di Tonino Lasconi, la celebrazione eucaristica e il pasto insieme. Per quanto riguarda gli aspetti
organizzativi, don Mario rileva la necessità di trasmettere questa comunicazione
in primo luogo ai sacerdoti e ai parroci, inviando anche una scheda di iscrizione e
indicando la quota di partecipazione. In base alle adesioni, la diocesi e le Vicarie
organizzeranno i pullman necessari. Don Mario si riserva di informare i Vicari con
una lettera.
Sull’iniziazione cristiana l’Arcivescovo sottolinea che è necessario non solo coinvolgere le famiglie nei percorsi proposti, ma anche evitare che tale iniziazione
coincida unicamente con il catechismo: occorre promuovere una maggiore osmosi
tra catechesi, liturgia e carità. C’è inoltre l’esigenza di far riscoprire agli adulti
quale sia il significato profondo dei sacramenti che hanno ricevuto. Su questo la
nostra diocesi non si è ancora sufficientemente attivata, ma con il prossimo Convegno diocesano di settembre si lavorerà in questa direzione.
Si passa al secondo punto all’o.d.g.: Verifica dell’Anno Pastorale 2011-2012. L’Arcivescovo invita i direttori ad illustrare l’attività svolta dai loro uffici durante l’anno
pastorale che sta per concludersi. Prendono la parola, in successione, tutti i presenti.
• Padre Mario Amadeo (Pastorale familiare) dichiara che quest’anno tutte le forze
del suo Ufficio sono confluite nell’organizzazione del ciclo di incontri e nell’allestimento dello spettacolo in vista della Giornata Mondiale delle Famiglie.
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• Don Enrico Giorgini (Pastorale giovanile) fa presente di avere preso atto del lavoro
svolto dal suo predecessore e di voler privilegiare per il prossimo anno due settori:
quello della carità, con proposte di alcuni servizi attraverso la collaborazione con
Santa Colomba, la Caritas, l’UNITALSI; quello dell’evangelizzazione, istituendo
un rapporto tra la parrocchia e la strada con esperienze simili a “Le sentinelle del
mattino”, i Battezzatori di strada ecc. Si vorrebbe anche aprire sul sito una “finestra” su tutte le realtà giovanili presenti in diocesi.
• Don Michele Simoncelli (Pastorale missionaria) afferma che il suo Ufficio svolge
prevalentemente il compito di distribuire il materiale missionario preparato dal
Centro Nazionale e di organizzare alcune iniziative particolari: quest’anno la Marcia Missionaria, in occasione della Veglia missionaria e un incontro, promosso
insieme ai Padri Comboniani, con alcune famiglie che vivono in missione.
• Antonio Barbero (settore informatico) lamenta una certa resistenza da parte di alcuni Uffici a comunicare iniziative, progetti, documenti che li riguardano. Chiede
maggiore sollecitudine in questa direzione, affinché si possano aggiornare adeguatamente sia il Sito che il Bollettino della diocesi.
• Paola Campanini (Comunicazioni Sociali) dichiara di aver curato, attraverso la
collaborazione con il giornale interdiocesano “Il Nuovo Amico”, la pubblicazioni
di articoli riguardanti le principali iniziative promosse dall’Arcivescovo e da varie
realtà diocesane. Ricorda inoltre di avere collaborato con l’Ufficio Scuola per la
realizzazione di un depliant sui sei Istituti scolastici cattolici paritari presenti in
diocesi; con l’Ufficio della Pastorale Familiare per l’allestimento dello spettacolo
“Con l’infinito nel cuore” e con il Nuovo Amico per la realizzazione della Tavola
rotonda con Zavattaro.
• Padre Lorenzo Bufarini (Pastorale sanitaria), facendo riferimento alla Giornata
Mondiale del Malato, in occasione della quale ha inviato il materiale predisposto
a livello nazionale a tutte le parrocchie, auspica un maggiore coinvolgimento delle
stesse nella diffusione di tale materiale e nella celebrazione di tale giornata. Informa inoltre che l’Arcivescovo si sta muovendo per istituire un servizio di cappellania (con religiosi, diaconi, ministri dell’eucarestia, rappresentanti di associazioni
impegnate nel campo sanitario) nei due plessi dell’Ospedale (Centrale e Muraglia)
sia per far fronte ad una situazione di emergenza (dato che i frati attualmente presenti sono troppo pochi) sia per dare una nuova impostazione a tutta la pastorale
sanitaria.
• Don Giorgio Giorgetti (Apostolato biblico) riferisce sull’iniziativa “Prendi e mangia” (lettura e commento della Sacra Scrittura, con accompagnamento musicale),
che sta riscuotendo un buon successo e quest’anno si è arricchita della presenza di
due grandissimi biblisti italiani – don Biguzzi e don Grasso. L’importanza di tali
incontri è data anche dal fatto che essi attirano non solo i credenti ma anche i non
credenti e i cosiddetti cristiani “della soglia”. L’Arcivescovo suggerisce di prendere in considerazione l’ipotesi di “esportare” questa iniziativa anche nelle Vicarie
della diocesi.
• Franco Marini (Ufficio Scuola) informa di aver organizzato, innanzitutto, due Corsi di formazione (all’interno dell’Istituto di Scienze Religiose) per gli insegnanti
di religione cattolica “specialisti” (forniti del titolo necessario) e per i cosiddetti
insegnanti “di classe” (prevalentemente maestre di scuola primaria). A questi ultimi l’Arcivescovo ha deciso, attraverso un decreto in linea con le indicazioni della
127
CEI, di concedere l’idoneità soltanto previa partecipazione al corso e alla relativa
prova finale (il che ha portato alla rinuncia di 22 docenti su 85, con conseguente
perdita dell’idoneità). Il direttore illustra anche l’attività svolta a livello regionale
(tra cui la prima giornata regionale degli irc delle Marche svoltasi a Montorso in
novembre) e l’iniziativa – anch’essa nuova nel panorama delle diocesi italiane e
nata dalla collaborazione con l’ Ufficio Comunicazioni Sociali e la FISM – per
promuovere la Scuola Cattolica, grande risorsa educativa per la chiesa e per la
società.
• Don Mario Florio (Ufficio ecumenismo) dichiara che è in corso una riflessione
tra i membri della Commissione ecumenica su come rinnovare sia l’impostazione
della Veglia sia i rapporti tra la nostra chiesa locale e le chiese ortodosse e cristiane
ad essa collegate.
• Elio Macchini (Economato) illustra infine la situazione economicamente molto
preoccupante della nostra diocesi, gravata da pesanti mutui contratti anche dalle
parrocchie, alcune delle quali ora non sono in grado di sostenerli. Tutto questo ha
avuto e avrà un riflesso anche sulla distribuzione dei fondi raccolti con l’8x1000,
con i quali non è più possibile rispondere, come in passato, alle richieste che pervengono. L’Arcivescovo pertanto dichiara di aver raccomandato ai Parroci di accedere ai muti solo in caso di assoluta necessità e solo se hanno redditi certi su
cui contare. In caso contrario devono rinviare ogni intervento, in attesa di reperire
il denaro necessario. L’Arcivescovo, perciò, sottolinea la necessità di monitorare
tutte le iniziative e richiama anche i Direttori di Curia a contenere le spese e a
presentare sempre i preventivi, attendendo dall’economo l’autorizzazione a procedere.
Si passa al terzo e quarto punto all’o.d.g.: Anno della Fede. Convegno Diocesano
di settembre 2012. Programmazione pastorale.
• L’Arcivescovo comunica che il 22-23 settembre al Cinema Loreto si svolgerà il
Convegno diocesano “Essere adulti nella fede”, tema suggerito dal “Motu proprio” con cui Benedetto XVI ha indetto l’ “Anno della fede”. L’impostazione sarà
quella tradizionale: relazione principale il 22 sera; testimonianze (di persone appartenenti alla diocesi di Brescia) e gruppi di lavoro per tutta la giornata del 23.
• Sul tema della fede sarà inoltre impostata tutta l’attività pastorale del prossimo
anno:
l’aggiornamento del Clero sarà dedicato all’approfondimento dei Documenti del
Concilio Vaticano II; un Corso dell’I.S.S.R. “Giovanni Paolo II” verterà sul Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica; il ciclo “In dialogo con la città”
sarà sul Concilio Vaticano II e potrà seguire il modello de “Il Cortile dei Gentili”;
il Corso per gli Operatori Pastorali avrà come tema il Catechismo della Chiesa
Cattolica.
Dopo qualche breve cenno dell’Arcivescovo al quinto punto all’o.d.g.: Convegno
Ecclesiale Marchigiano del Novembre 2013, l’incontro termina con una preghiera
alle ore 12.30.
La segretaria verbalizzatrice
Paola Campanini
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ATTIVITÀ DEGLI UFFICI PASTORALI
- UFFICIO COMUNICAZIONI SOCIALI, CULTURA E
STAMPA
- UFFICIO PASTORALE SCOLASTICA
- UFFICIO PASTORALE CATECHISTICA
- UFFICIO PASTORALE LITURGICA
- UFFICIO PASTORALE VOCAZIONALE
- UFFICIO PASTORALE PER GLI ORATORI
- ARCHIVIO STORICO DIOCESANO
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UFFICIO COMUNICAZIONI SOCIALI
CULTURA E STAMPA
ARCIDIOCESI DI PESARO
Ufficio Comunicazioni Sociali,
Cultura e Stampa
Via Rossini, 62 – 61121 Pesaro
Tel. 072130043 Fax 072132422
e-mail: [email protected]
Pesaro 2 aprile 2012
DOMENICA DELLE PALME
Il consenso della gente e il plauso delle folle. L’esperienza vissuta da Gesù al suo
ingresso in Gerusalemme è stata tradizionalmente rievocata con la processione che ha
preceduto la liturgia della Domenica delle Palme : liturgia che quest’anno l’Arcivescovo Piero Coccia ha voluto celebrare nelle Chiese di Santa Maria del Porto (sabato
31 marzo) e di San Pietro in Calibano (domenica 1 aprile), sempre all’interno del suo
programmato ritorno nelle parrocchie dell’arcidiocesi per dare continuità alla Visita
Pastorale.
Le chiese erano entrambe gremite e tra i fedeli si notavano anche tanti bambini e
giovani.
Tutti noi, ha detto l’Arcivescovo, cerchiamo il consenso e l’apprezzamento degli altri:
è un desiderio – quello di essere riconosciuti nel proprio valore – che in sé è buono e
positivo.
Ma ciò che è accaduto a Gesù – il rapidissimo passaggio dal trionfo al tradimento,
alle accuse, alla condanna – ci insegna ad essere realisti e a chiederci di chi veramente
valga la pena cercare il consenso e l’approvazione.
Perché gli uomini (bisogna riconoscerlo senza ingenuità) sono per natura “inaffidabili”, volubili e, nel momento in cui vedono messi in crisi i loro interessi e i loro progetti, facilmente tradiscono. E lo fanno non necessariamente in modo voluto e programmato (come ha fatto Giuda con Gesù), ma spesso per conformismo (come il popolo
che gridava “Crocifiggilo!”) oppure per semplice debolezza e paura (come Pietro).
Questa “inaffidabilità” ha una causa ben precisa, ha spiegato l’Arcivescovo. La Chiesa la chiama “peccato originale”. Si tratta di un misterioso limite “strutturale”, per cui
il cuore dell’uomo, pur riconoscendo e desiderando il bene, è incapace di perseguirlo
costantemente e diventa non di rado meschino o violento.
Di chi allora possiamo fidarci, se neppure di noi stessi possiamo farlo, dal momento
che questo limite è dentro ciascuno di noi?
Solo Gesù è pienamente affidabile. E lo è, innanzitutto, perché ha dimostrato di conoscere profondamente gli uomini, dalle cui reazioni non si è mai lasciato condizionare:
è eloquente il suo silenzio di fronte alle folle, sia quando lo osannavano sia quando lo
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insultavano.
Ma è affidabile principalmente perché ha amato fino alla morte l’inaffidabilità degli
uomini.
Ne ha avuto pietà, l’ha perdonata, l’ha “cancellata”. Non nel senso che ha reso gli
uomini capaci di evitare il tradimento (perché il limite resterà sempre), ma nel senso
che ha dato loro la possibilità di riconoscerlo, di pentirsene, di essere perdonati, di
ricominciare con la sua continua Presenza accanto.
Tutti segni, questi, di una resurrezione già in atto.
È per questo che il Papa ha invitato ad “assumere uno sguardo sapiente e amorevole
sull’umanità intera, uno sguardo capace di coglierne la bellezza e di compatirne la
fragilità”.
E ai giovani, che hanno celebrato la Giornata Mondiale della Gioventù proprio nella
domenica delle Palme, ha lanciato il suo appello gioioso: “Siate sempre lieti nel Signore!”.
Paola Campanini
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Pesaro 2 aprile 2012
PRECETTO PASQUALE INTERFORZE
Nella mattinata di Lunedì 2 aprile, giorno di inizio della Settimana Santa, si è svolta
in Cattedrale la Cerimonia del “Precetto Pasquale Interforze”, a cui hanno partecipato
tutte le Forze Armate e le Forze di Polizia operanti nel nostro territorio.
La celebrazione, accompagnata dal canto di un gruppo di studenti del Liceo musicale
“G. Marconi” di Pesaro, è stata officiata da S.E. Mons. Piero Coccia, insieme a padre Giancarlo Locatelli (Capo Servizio Interforze della Regione Marche), don Sergio
Raparelli (Comando Legione Carabinieri “Marche”), padre Adriano Scalini (C.do in
Capo Dip. MM Adriatico), don Walter Galanti (coll. 28° Rgt. Fanteria Pavia).
La partecipazione dei vari Corpi e delle Associazioni combattentistiche è stata molto
elevata. Non sono mancati il Prefetto, dott. Attilio Visconti e le più alte autorità civili
e militari.
L’Arcivescovo, nella sua omelia, ha invitato i presenti a riflettere particolarmente su
due parole del mistero pasquale: “incarnazione” e “resurrezione” .
Quella del cristiano, ha detto, è una fede incarnata, che vive nella realtà e si misura
con la realtà. Lo testimoniano, del resto, in modo esemplare i membri delle Interforze,
i quali (come recita la loro Preghiera) “giurando fedeltà alla bandiera, hanno promesso amore e servizio alla Patria e donano ogni giorno il loro contributo per la serenità
delle nostre case, la prosperità della nostra terra, il bene dell’Italia”.
Ma l’incarnazione è vissuta dal cristiano nell’ottica della resurrezione.
Misurarsi con la realtà, infatti, significa inevitabilmente scontrarsi con i suoi limiti
(oltre che con i propri) e ciò comporta il rischio di abbattersi, di omologarsi, di “spegnersi”.
La resurrezione di Cristo, invece, dona al reale una prospettiva positiva e ricca di speranza ; lo avvolge di un “profumo” simile a quello del nardo che, secondo il racconto
del Vangelo, Maria versò con amorevole cura sui piedi di Gesù.
Non si tratta di “utopia”, ha precisato mons. Coccia, ma di “profezia”. Non è “illusione”, sogno di un luminoso futuro che non si realizzerà mai. È un avvenimento già
accaduto, di cui ancora attendiamo il disvelarsi completo. Ma l’ “anticipazione” di
questo totale disvelamento la possiamo già gustare.
Al termine della celebrazione, padre Locatelli ha rivolto il suo ringraziamento all’Arcivescovo. Dopo aver ricordato che “ogni eucarestia è memoriale della Santa Pasqua”, ha affermato che la cerimonia appena conclusa era per gli uomini e per le
donne della famiglia militare dono e impegno. “Dono, perché è Cristo stesso che
entra in comunione con noi e ciò avviene qui, ora, insieme ai tanti che condividono il
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medesimo giuramento di fedeltà alla patria ed ai valori che hanno il fondamento ultimo in ciò che Cristo insegna nel Vangelo. Impegno, perché ci indirizza a rafforzare il
nostro incondizionato sì a Colui che è il Signore della vita nel servizio verso i fratelli,
soprattutto verso quelli che si trovano in condizioni di rischio”.
L’Arcivescovo si è poi fermato a salutare le autorità, i ragazzi del “coro” e i loro docenti, augurando a tutti una serena e santa Pasqua.
Paola Campanini
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Pesaro 30 aprile 2012
INTERVISTA A ALFRED WIERZBICKI
Successore di Karol Wojtyla nella cattedra di Etica presso l’Università Cattolica di
Lublino, il professore polacco Alfred Wierzbicki, che giovedì scorso (26 maggio) ha
concluso il Ciclo di incontri “In dialogo con la città”, dedicato quest’anno al Beato
Giovanni Paolo II, ha dimostrato di possedere non solo un raffinatissima cultura filosofica e teologica, ma anche una personalità affabile, spontanea e dotata di humor.
Caratteristiche emerse soprattutto nell’intervista che ci ha concesso prima di tenere
la sua colta relazione presso il Palazzo Antaldi, alla presenza dell’Arcivescovo S.E.
Mons. Piero Coccia e del prof. Paolo Boni, direttore del nostro I.S.S.R.
Professore, come e quando è nato il suo forte legame con l’Italia?
È nato più di 25 anni fa, addirittura nel Principato del Liechtenstein, all’Accademia
Internazionale di Filosofia, dove mi ero recato per un dottorato di ricerca. Lì insegnava il prof. Rocco Buttiglione, mio primo amico e maestro italiano.
Grazie a lui ho approfondito il tema della non-violenza, particolarmente interessante
negli anni della lotta di Solidarnosc contro il Comunismo e ho imparato a giudicare
come “filosofie della violenza” le filosofie di Marx, di von Clausewitz, di Hegel.
Sono stato affascinato dal pensiero di A. Del Noce e soprattutto dalla sua interpretazione del totalitarismo come frutto dell’immanentismo idealistico e dell’ateismo moderno: un giudizio assolutamente originale rispetto a quelli di Popper e, in parte, della
Arendt. All’Università Cattolica di Milano, poi, dove ho vinto una borsa di studio, ho
scoperto un altro filosofo italiano a me sconosciuto, Antonio Rosmini, del quale ho
tradotto (prima opera in polacco su di lui) i “Principi della scienza morale”. Altra mia
passione: la traduzione, rimasta però incompiuta, dell’autobiografia di Giambattista
Vico.
Oltre alla filosofia che cos’altro le piace della cultura italiana?
Naturalmente l’arte e la letteratura. Soprattutto Dante, che credo superi tutti gli altri
scrittori.
E il suo rapporto con Karol Wojtyla come è nato?
L’ho incontrato due volte a Lublino prima che diventasse papa: in occasione di un
Congresso biblico e ad una sua lezione universitaria, frequentata tra l’altro da pochissimi studenti, perché Wojtyla era quasi sconosciuto rispetto al molto più famoso
Cardinale Wyszyński. Da papa l’ho rivisto per la prima volta quando è tornato in Po134
lonia: un viaggio che è stato decisivo per la storia sia della nazione che degli individui
e quindi anche per la mia storia.
Che cosa l’ha colpita della sua umanità?
Era straordinario innanzitutto il suo fortissimo legame con i vecchi amici di gioventù: i compagni di classe oppure i filosofi e gli scienziati di Cracovia che ogni estate
invitava a Castel Gandolfo per essere aggiornato sulle ultime problematiche della filosofia e della scienza.
Possedeva anche un grande senso dell’umorismo, rimastogli persino durante la malattia. Io l’ho visto per l’ultima volta nel 2002 e l’immagine di quel vecchio papa ridente
mi è rimasta molto impressa.
Ricordo inoltre che era molto fisionomista: fissava e quasi fotografava il volto di chi
gli stava di fronte. Si diceva che proprio per questo fosse sempre in ritardo: perché
riconosceva quasi tutti quelli che incontrava e si fermava a parlare con tutti.
E del pensiero di Wojtyla quali sono, secondo lei, gli aspetti più significativi?
Certamente il fatto di avere messo al centro della sua ricerca l’uomo. Oggi, al contrario, le conoscenze, pur così cresciute, sono tutte orientate sugli oggetti. Si è perso di
vista il soggetto della conoscenza.
Alla base della filosofia di Wojtyla invece c’è lo stupore di fronte all’assoluta originalità dell’essere “persona”: un essere cioè non solo unico e irripetibile, ma soprattutto
“irriducibile”; qualcuno che non può essere ridotto né a puro oggetto (come vorrebbe
lo scientismo positivistico) né a puro soggetto (come vorrebbe il soggettivismo di
matrice idealistica), ma è una “soggettività” che implica una totalità.
Questa visione gli ha permesso di interpretare il lavoro (nella Laborem exercens) non
solo come atto “oggettivo” di trasformazione del mondo o come atto sociale e collettivo, secondo quanto credeva Marx, ma come atto “soggettivo”, che crea e forma
l’interiorità della persona.
Significativo mi sembra anche il fatto che Wojtyla abbia identificato i confini dell’Europa con quelli dell’evangelizzazione e abbia quindi contribuito (essendo l’evangelizzazione partita sia da Roma che da Costantinopoli) alla visione di un’Europa unica
con due polmoni (ovest ed est).
Estremamente efficace per il progresso del dialogo con l’Ebraismo, inoltre, è stata la
sottolineatura, più volte operata, che l’Ebraismo non è una religione esterna al cristianesimo, ma è la radice stessa del cristianesimo Sfidando il laicismo contemporaneo,
ha poi valorizzato il rapporto tra uomo e donna a tal punto da interpretarlo come “immagine” di Dio e della sua essenza intrinsecamente relazionale. Forse però l’aspetto
più originale di questo Papa è che ha compiuto tutta la sua poderosa ricerca attraverso
tre vie in lui armonicamente fuse: la teologia, la filosofia, l’arte.
a cura di Paola Campanini
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Pesaro, 28 maggio 2012
VEGLIA DI PENTECOSTE
Cattedrale gremita per la Veglia di Pentecoste, lo scorso venerdì 25 maggio.
La comunità diocesana, rispondendo in modo corale all’invito dell’Arcivescovo Piero
Coccia, si è riunita intorno a lui per chiedere allo Spirito di infondere sulla Chiesa di
Pesaro nuova gioia e nuovo entusiasmo nel comunicare la fede. Per implorarlo di far
riaccadere quanto ha operato sugli Apostoli dopo la morte di Gesù: la conversione
della loro paura in coraggio, dei loro dubbi in certezza, della loro chiusura in capacità
di annuncio e di missione.
Ma qual è il bene più grande che può donarci lo Spirito?
Quello di guidarci alla “verità tutta intera” - ha detto l’Arcivescovo citando San Giovanni – e di aiutarci a viverla nell’”agorà”, nella piazza, nell’impegno pubblico e
quotidiano.
Solo la “verità tutta intera”, infatti, può liberarci da una grande illusione, così diffusa
– come ha detto anche il Papa – nel nostro tempo: che la realizzazione di un mondo
migliore, più giusto, più libero, più fraterno sia il frutto unicamente delle nostre buone intenzioni, del nostro impegno, della nostra volontà; che Dio in tutto questo non
c’entri; che sia anzi qualcosa di astratto, sorpassato e ingombrante, utile tutt’al più
per l’aldilà e per la vita eterna, ma non per questo mondo, dove noi stessi possiamo
costruire e realizzare ciò che vogliamo.
È la storia stessa a dimostrare l’illusorietà di questa pretesa autosufficienza, perché
il mondo attuale, nonostante gli straordinari progressi compiuti dall’uomo in tutti i
campi e gli esempi mirabili di eroismo offerti, non è un mondo più buono e più giusto
di quello passato.
È dunque per non cadere nell’inganno di questa illusione che la Chiesa implora dallo
Spirito la “verità tutta intera”: che cioè gli uomini, pur capaci di generosità e di grandezza, vivono dentro una “carnalità ferita”, segnata strutturalmente dal limite, ha detto
l’Arcivescovo citando questa volta san Paolo. Non è vero che il mondo non ha bisogno
di Dio. È la sua “carne ferita” a esigere un risanamento che non può procurarsi da sola.
La presunzione e l’orgoglio antropocentrico sono menzogneri.
La Chiesa è consapevole di avere bisogno, lei stessa, della rigenerazione dello Spirito.
Per questo lo invoca, ne annuncia attraverso i secoli la verità, gli è grata quando, per
suo dono, può dare testimonianza di una umanità rinnovata.
Paola Campanini
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Pesaro, 28 maggio 2012
CON L’INFINITO NEL CUORE
È stato coinvolgente lo spettacolo “Con l’infinito nel cuore” rappresentato sabato 26
maggio al Cinema Loreto. Promosso dall’Ufficio della Pastorale Familiare e dall’Ufficio Comunicazioni Sociali, è giunto a conclusione di un anno pastorale centrato
particolarmente sulla famiglia e in preparazione al VII Incontro Mondiale delle famiglie con Benedetto XVI a Milano.
Se è vero che oggi occorre difendere la famiglia con battaglie politiche e sociali, è
altrettanto vero che occorre riscoprirne il valore, la bellezza, dentro e oltre i problemi
che in essa affiorano. Occorre soprattutto riscoprire l’origine, la radice di tale bellezza.
Una radice che, come afferma il Papa, affonda nell’essenza della natura umana e non
può essere separata dalla domanda dell’uomo su se stesso.
Proprio questa domanda è stata al cuore dello spettacolo, che, attingendo atmosfere e
suggestioni dall’arte, dalla musica e dalla poesia, ha tentato un’esplorazione dell’uomo a partire da quel fenomeno affascinante e arcano che è l’innamoramento.
Hanno letto i testi letterari e commentato i quadri: Dino Arteconi, Giacomo Biccari,
Albino Calcinari, Anna Cesarini, Leila Fabbro, Tiziana Fabbro, Luca Pandolfi, Luca
Pedini, Patrizia Tancini, Silvia Turchi, Laura Zamparini. Hanno suonato, al pianoforte, Francesca Matacena; alla chitarra Francesco e Paolo Gaudenzi, che hanno anche
cantato e Nando Caldari che ha suonato e cantato con la moglie Patrizia.
I testi sono stati curati da Paola Campanini, Liviana Lenti e Claudia Rossoni. Il video
è stato montato da Simone Marchetti, con immagini di Giovanna Coltorti.
Padre Mario Amadeo, direttore della Pastorale Familiare, ha presentato lo spettacolo
e, al termine, ha ringraziato, per il suo sostegno, l’Arcivescovo, che ha espresso il suo
apprezzamento a tutti i protagonisti.
Paola Campanini
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Pesaro 4 giugno 2012
46A GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI
“Grazie al dott. Fabio Zavattaro e ai caporedattori delle testate giornalistiche locali
- Silvia Sinibaldi, Franco Elisei, Luigi Luminati, Roberto Mazzoli – perché con professionalità e stile ci hanno presentato il loro mestiere ‘di frontiera’, evidenziandone
la ricchezza e la complessità. Ci hanno quasi condotto dentro la redazione, immergendoci nelle difficoltà che la parola incontra sia nel leggere e comunicare la realtà sia
nel rapportarsi al silenzio”.
Con queste parole il prof. Paolo Boni, il 31 maggio scorso a Palazzo Antaldi, ha chiuso l’incontro organizzato dall’Ufficio delle Comunicazioni Sociali della nostra Arcidiocesi, in collaborazione con l’UCSI Marche, per celebrare la 46° Giornata Mondiale
delle Comunicazioni stesse.
Nell’incontro, presieduto da S. E. Mons. Piero Coccia, tutti i relatori si sono confrontati – da cattolici e non – sul Messaggio del Papa Benedetto XVI intitolato “Silenzio
e parola: cammino di evangelizzazione”.
Sostanzialmente concordi, i giornalisti, sulla funzione “comunicativa” che il Pontefice, con innegabile originalità, attribuisce al silenzio: un termine che, come ha sottolineato l’Arcivescovo, non contraddice affatto la parola, ma la completa, interagendo
con essa in un unico “ecosistema”.
Silenzio significa innanzitutto “capacità di ascoltare” e quindi di “comprendere le
esigenze principali del territorio, di scegliere la notizia che possa coinvolgere e interessare il maggior numero di persone” (Sinibaldi).
Significa anche “capacità di riflettere” e cioè “di elaborare, interpretare, individuare
le sfumature trasformandole in sostanza” (Eusebi) oppure “capacità di approfondire”,
“il che rende il giornalismo molto più ricco di tutti gli altri mezzi di informazione”
(Luminati).
Può significare anche “dare voce a chi normalmente è condannato al silenzio, come ha
fatto “Il Nuovo Amico” raccontando le storie dei barboni della nostra città e come farà
prossimamente con un progetto di giornalismo in carcere” (Mazzoli).
Il silenzio è stato dunque da tutti riconosciuto come “una dimensione profonda della
nostra esistenza, uno spazio in cui si costruisce la nostra interiorità, una condizione
indispensabile per entrare in dialogo con gli altri” (Zavattaro).
Più sfumate e problematiche, invece, le altre due questioni sollevate: il rapporto dei
giornalisti con la verità e il ruolo educativo della carta stampata.
Provocatorio in questo senso è stato l’intervento di Luminati, il quale, dopo aver messo in luce l’overdose di informazioni che oggi inquina il sistema comunicativo, ha
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affermato che “non si deve cercare la verità nei giornali” perché “l’unica verità possibile è quella della fede” (per chi ce l’ha) e che “la funzione educativa del giornalismo
è molto dubbia”.
Lo stesso Luminati, però, ha aggiunto che, sebbene il giornalista non comunichi la
verità dei fatti, ma solo un’interpretazione degli stessi, lo deve fare tuttavia con “il
massimo della buona fede, il massimo della preparazione, il massimo dell’attenzione
possibile a quello che c’è dietro”.
È stato chiaro, a questo punto, che la “verità” con cui hanno a che fare i mezzi di comunicazione non è la verità “metafisica” (alla quale peraltro neppure i cattolici sono
interessati in via prioritaria), ma la verità “storica”, dei fatti che accadono.
Il problema da chiarire però (perché la risposta non è affatto scontata per la mentalità
corrente) è: esistono i fatti o esiste solo l’interpretazione dei fatti? Esiste cioè una
“verità intrinseca” agli avvenimenti, una verità che “precede” il giornalista e che il
giornalista, proprio perché non la possiede, deve ricercare con apertura e serietà di
impegno? Oppure il lettore si deve rassegnare alla parzialità, spesso pregiudiziale,
delle opinioni?
“Credo fermamente che ogni giornalista possa avere un suo rapporto con la verità - ha
detto Silvia Sinibaldi - nel momento in cui si impegna a non utilizzare le notizie, a
volte persino falsificandole, per perseguire i propri obiettivi. Tant’è vero che, quando
si compiono degli errori, non sempre per cattiva volontà o pregiudizio, ma per i tempi
celerissimi in cui si lavora, si rischia la propria credibilità e si è “puniti” con la sfiducia dei lettori”.
“Per il giornalista del resto – ha precisato Elisei – interpretare significa avere un approccio critico agli avvenimenti, non accontentarsi delle apparenze, offrire degli strumenti per accrescere la consapevolezza. Anche l’Ordinamento della nostra categoria
sottolinea, insieme al diritto alla libertà di informazione, il dovere inderogabile di
rispettare la verità sostanziale dei fatti con lealtà e buona fede”.
Quanto poi alla domanda se i mezzi di comunicazione abbiano un ruolo educativo,
è emerso, pur nella cautela dei relatori, un giudizio implicitamente concorde: essere
“cercatori di verità” non fluttuanti e superficiali; aiutare a capire meglio il significato
di ciò che accade; impegnarsi a non manipolare la realtà a propri fini e a non ingannare volutamente i lettori; rispettare le regole etiche previste dal proprio codice deontologico sono, in fondo, non solo la responsabilità e la forza di chi fa il “mestiere” del
giornalista, ma anche la sua peculiare ed incisiva modalità di educare.
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Pesaro 11 giugno 2012
ESSERE MEDICI CATTOLICI IN QUESTO TEMPO
Coniugare professionalità e testimonianza cristiana, scienza e fede: è questa la “forma” con cui l’Associazione Medici Cattolici Italiani vuole essere presente nel mondo
della sanità.
Lo hanno riaffermato - mercoledì 6 giugno - i medici appartenenti alla sezione pesarese dell’Associazione, durante l’incontro con S.E. Mons. Piero Coccia svoltosi in
Episcopio su iniziativa del Presidente dott. Massimo Gunelli e dell’Assistente don
Mario Florio.
Essere medici cattolici in questo tempo e in questa città – ha detto l’Arcivescovo –
significa porsi controcorrente.
Nella crisi antropologica che stiamo attraversando, infatti, la scienza e l’arte medica
rischiano di smarrire la loro dimensione etica perché non è più chiaro chi sia l’uomo,
quale sia il fondamento della sua dignità, quali siano i suoi limiti.
Spetta dunque ai medici cattolici non solo offrire un servizio professionalmente qualificato, ma anche impegnarsi in un lavoro culturale teso ad ancorare in Cristo le ragioni profonde della dignità dell’uomo; e spetta loro, soprattutto, testimoniare questo
impegno nella società, nella cultura, nella politica della nostra città, con un’apertura
“apostolica” e missionaria.
Quale forma dovrà assumere questa testimonianza? Ci sono due modi strettamente interdipendenti, ha precisato mons. Coccia: quello di una presenza comunitaria, come è
appunto l’AMCI, che riveli con chiarezza la propria appartenenza alla Chiesa; quello
della testimonianza personale, per la cui autenticità è necessario curare costantemente
la propria formazione cristiana oltre che professionale.
A questo proposito il dott. Paolo Marchionni ha invitato a valutare seriamente l’opportunità offerta dai Corsi dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Giovanni Paolo II” (in particolare quelli di bioetica, di antropologia, di Sacre Scritture) suggerendo
ai colleghi di frequentarli almeno come uditori, se non come studenti ordinari.
Lo stesso dott. Marchionni ha poi preannunciato, sebbene ancora in via del tutto ipotetica, l’idea di una futura collaborazione tra alcuni docenti dell’Istituto e il Corso di
Laurea in Infermieristica del polo didattico della nostra città.
Il dott. Gunelli ha poi dato due importanti comunicazioni: una riguardante la nomina
del nuovo Assistente Ecclesiastico Nazionale dell’Associazione nella persona di S.E.
Mons. Edoardo Menichelli, il quale incontrerà i medici della sezione di Pesaro presumibilmente nel prossimo mese di ottobre; l’altra relativa al Congresso Nazionale della
Associazione e congiuntamente della Federazione Europea dei Medici Cattolici, sul
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tema “Etica ed Europa cristiana”, che si svolgerà a Roma dal 15 al 17 novembre 2012.
L’Arcivescovo, presentando l’ “Anno della fede” indetto con Motu proprio dal Papa
Benedetto XVI, ha anticipato alcune novità che interesseranno la nostra arcidiocesi nel campo della sanità: l’inaugurazione, ormai imminente, della nuova cappella
dell’Ospedale; la prospettiva di istituire, all’interno dei due plessi ospedalieri (del
Centro e di Muraglia) una Cappellania – costituita da religiosi, diaconi, ministri
dell’eucarestia, volontari di associazioni impegnate nel campo sanitario – sia per far
fronte ad una situazione di emergenza (dato che i frati attualmente presenti sono pochi) sia per dare vita ad una presenza di Chiesa comunitaria che preghi per le persone
deboli e sofferenti, le serva nelle necessità quotidiane e porti loro l’annuncio della
salvezza.
È stata presa in considerazione anche l’ipotesi, da un lato, di potenziare il servizio che
l’Associazione sta offrendo (in collaborazione con la Caritas diocesana) ai bambini e
alle famiglie degli immigrati della nostra città; dall’altro, di fornire prestazioni simili
anche agli anziani della Casa “Padre Damiani” e all’UNITALSI.
L’incontro, che è stato l’ultimo dell’Associazione prima della pausa estiva, si è concluso con un aperitivo all’aperto.
Paola Campanini
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Pesaro 16 aprile 2012
IMPEGNO COMUNE PER UN IRC DI QUALITÀ
Si è svolto a Roma, nei giorni 16 - 17 aprile, un Convegno Nazionale della CEI sul
tema “Impegno comune per un Irc di qualità”, rivolto congiuntamente ai Direttori/
Responsabili diocesani e regionali dell’Insegnamento della Religione Cattolica, ai
Presidi delle Facoltà Teologiche e ai Direttori degli Istituti Superiori di Scienze Religiose. Scopo del Convegno era promuovere e consolidare l’impegno comune per la
formazione dei docenti di religione cattolica, chiamati ad inserirsi nei processi educativi scolastici con le necessarie competenze.
La delegazione della nostra Arcidiocesi - composta dal dott. Franco Marini e dai professori Paolo Boni e Marco Cangiotti – era guidata dall’Arcivescovo Piero Coccia,
membro della Commissione episcopale dell’Educazione, Scuola e Università della
CEI, al quale è stata affidata la prima relazione dal tema “L’Irc: una risorsa culturale
per la piena formazione della persona”.
“Piena formazione della persona”, ha premesso l’Arcivescovo ricollegandosi a J. Maritain, significa, da un lato, sviluppo completo delle componenti “soggettive” che la
costituiscono; dall’altro, introduzione della stessa al tutto della realtà “oggettiva” che
la circonda.
Tale premessa, però, solleva almeno due livelli di problemi.
Il primo: quali sono le componenti costitutive della persona, quelle che ne definiscono
l’identità?
È una domanda che oggi va posta in via preliminare, perché (come afferma il filosofo
C. Taylor), nel clima di “crisi antropologica” che stiamo attraversando, c’è grande discordanza di idee nell’individuare non solo quali siano tali elementi, ma anche come
essi vadano interpretati.
Occorre allora ripartire da alcune certezze di fondo: esiste un’identità “naturale” e
“universale” della persona ; essa è costituita da tre elementi: il logos (la razionalità),
il pathos (l’affettività) l’ethos (la volontà) ; ciascuno di essi esige una relazione con
la realtà (interiore, esteriore, soprannaturale), esige cioè di capire, amare e perseguire
il suo significato.
La soggettività della persona, perciò, può essere definita come esigenza di relazione
intellettiva, affettiva, volitiva.
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Ma ecco il secondo livello del problema: è possibile che la persona sia capace di
capire, amare e perseguire tale significato? È possibile cioè che sia introdotta (come
dice Maritain) a “tutta” la realtà? Anche su questo la crisi antropologica attuale suscita
grande confusione, perché (come afferma il pensatore francese P. Ricoeur) è proprio
questa “significazione” che gli uomini di oggi hanno perso, insieme alla speranza di
poterla scoprire.
Anche a tale proposito, dunque, ha dichiarato mons. Coccia, occorre ripartire da alcune certezze: la realtà è conoscibile ; il suo significato si offre al soggetto in modo
intelligibile e sperimentabile ; la sua positività si rivela pienamente nell’avvenimento
di Gesù Cristo, anch’esso parte integrante della realtà.
Ma come può la persona acquisire tali certezze? È qui che entra in campo l’educazione, un processo da intendersi (secondo la definizione di M. Buber) come “dialogo”
profondo tra l’educatore (che propone la significazione) e l’educando (che viene introdotto alla stessa). Un dialogo in cui la libertà dei due soggetti è garantita, perché
la “significazione” non viene comunicata ideologicamente, ma attraverso il continuo
paragone con la realtà mediante la dimensione comprensiva, affettiva, volitiva.
Risulta chiaro, allora, come l’insegnamento della religione cattolica si riveli una “risorsa decisiva per l’educazione integrale della persona”, perché esso stabilisce una
“relazione che mette la persona in contatto con la significazione integrale dataci dal
mistero del Cristo”.
L’Arcivescovo, citando gli Orientamenti della CEI (IV, 47), ha sottolineato che l’irc è
una disciplina inserita a pieno titolo nelle finalità della scuola ; è la maggiore chiave
interpretativa di quel ricco patrimonio storico, filosofico, artistico e letterario che il
cattolicesimo costituisce per la cultura europea ; abilita la persona a raffinare il senso critico attraverso il processo dialettico del confronto con altre visioni del mondo
; infine, affrontando le questioni inerenti il senso della vita e il valore della persona,
trasforma la conoscenza in sapienza di vita”.
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Pesaro, 30 giugno 2012
ATTIVITÀ DELL’UFFICIO SCUOLA REGIONALE
Con il mese di giugno si è conclusa l’attività svolta dall’Ufficio Scuola Regionale
delle Marche nell’anno pastorale 2011 - 2012.
Un’attività intensa, guidata dall’Arcivescovo Piero Coccia e dal dott. Franco Marini,
tesa a imprimere un orientamento sempre più unitario al lavoro dei tredici Uffici diocesani presenti nel territorio e a rafforzare il rapporto di collaborazione fra i rispettivi
direttori.
L’ultimo incontro (del 25 giugno scorso) si è tenuto, come tutti gli altri, a Loreto, pienamente affidato alla protezione e alla intercessione di Maria.
Il ricco ordine del giorno riguardava principalmente la programmazione del prossimo
anno: la seconda “Giornata regionale dei docenti di religione cattolica” (di classe
e specialisti), che si svolgerà domenica 18 novembre 2012 a Montorso secondo un
programma che verrà comunicato direttamente a tutti gli interessati; i rapporti con
le Scuole per gli incarichi e le supplenze dell’anno scolastico 2012-2013; i corsi di
aggiornamento.
Il dott. Marini ha poi presentato una nuova iniziativa rivolta agli IRC dell’Arcidiocesi
di Pesaro e mirata ad una più alta qualificazione della loro professionalità: si tratta di
una convenzione – da stipularsi tra l’I.S.S.R. “Giovanni Paolo II” e gli Istituti scolastici del territorio – che prevede un’attività di tirocinio (circa 20 ore all’anno) per i
docenti che vogliano accedere all’esame di idoneità all’insegnamento della religione
cattolica.
Proprio su questo, e più in generale sui criteri di concessione di tale idoneità, si è
aperto un vivace confronto tra i direttori, che hanno esaminato un’ampia casistica di
problemi riguardanti le singole diocesi.
A dirimere alcune delle questioni affrontate, è intervenuta, solo tre giorni dopo, la
Nuova Intesa tra Stato Italiano e CEI (firmata rispettivamente dal ministro Francesco
Profumo e dal Cardinale Angelo Bagnasco), che ha aggiornato la normativa dell’85
circa i profili di qualificazione degli insegnanti (per i quali ora è richiesta la laurea con
possibilità, fino al 2017, di acquisirla per chi non ne fosse in possesso), i programmi
e le modalità di insegnamento, i criteri di scelta dei libri di testo. I nuovi accordi, adeguando lo Statuto degli IRC al quadro rinnovato della scuola italiana, mirano a consolidare l’armonioso inserimento del docente di religione cattolica
nei percorsi formativi della scuola italiana.
Non bisogna dimenticare, infatti, come ha ricordato il Papa, quanto importante sia la
presenza del docente di religione nel panorama scolastico e culturale italiano, nonché
in seno alla comunità cristiana. “L’insegnamento della religione cattolica favorisce
144
la riflessione sul senso profondo dell’esistenza, aiutando a ritrovare, al di là delle
singole conoscenze, un senso unitario delle cose.
All’insegnante di religione cattolica, oltre al dovere della competenza umana, culturale e didattica propria di ogni docente, appartiene la vocazione a lasciar trasparire
che quel Dio di cui parla nelle aule scolastiche costituisce il riferimento essenziale
della sua vita. Lungi dal costituire un’interferenza o una limitazione della libertà, la
sua presenza è un valido esempio di quello spirito positivo di laicità che permette
di promuovere una convivenza civile costruttiva, fondata sul rispetto reciproco e sul
dialogo leale, valori di cui un Paese ha sempre bisogno”.
Paola Campanini
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UFFICIO PASTORALE CATECHISTICA
ARCIDIOCESI DI PESARO
Ufficio Pastorale Catechistica-Apostolato Biblico
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PRENDI E MANGIA
Appuntamento mensile per “assaggiare” la parola di Dio
Chiesa San Luigi Gonzaga
Ore 21,15
Sabato 14 Aprile 2012
Apocalisse: la bestia e il falso profeta – L’idolatria della bestia
Commento musicale:
Coro polifonico S. Carlo diretto da S. Francavilla
Voce narrante: Lucia Ferrati
Interviene: d. Santi Grasso
Sabato 12 Maggio 2012
Apocalisse: le due città – Babilonia e Gerusalemme
Commento musicale:
Coro S. Ubaldo diretto da M. Ciaschini
Voce narrante: Lucia Ferrati
Interviene: d. Giancarlo Biguzzi
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Pesaro, 14 aprile 2012
7° incontro “Prendi e mangia”
Apocalisse: la bestia e il falso profeta
L’idolatria della bestia
Per essere compresi, gli otto capitoli che vanno da Ap. 8 ad Ap. 16 hanno bisogno di
essere collocati nel loro contesto precedente. Per una minima contestualizzazione bisogna allora ricordare che in Ap. 1-3 il Cristo appare a Giovanni nell’isola di Patmos,
nel giorno del Signore, e gli detta un messaggio per ognuna delle sette Chiese della
provincia romana d’Asia. In Ap. 4-8 lo scenario cambia e, da piccolo e ristretto come
quello di Patmos e delle sette piccole comunità asiatiche, diventa lo scenario di tutta
la storia umana con i suoi drammi e le sue attese. Salito al cielo, secondo il comando
ricevuto, Giovanni è in grado di contemplare il trono di Dio e la sua corte, e vede poi
sulla mano di Colui che siede sul trono un rotolo, pieno dei decreti divini circa la storia umana, che però nessuno sa aprire e leggere se non il Cristo Agnello. Egli dunque
è davvero il rivelatore, come dice il primo versetto del libro: «Rivelazione di Gesù
Cristo: a Lui Dio la consegno per farla pervenire ai suoi servi».
Dopo avere così proposta una visione di fede della storia umana, in Ap. 8-16, Giovanni narra l’intervento di Dio nella storia per mostrare come Dio risponde alla preghiera
dei martiri che gridavano a lui: «Quando emetterai il tuo giudizio per vendicare il
sangue che per te abbiamo versato?». La risposta è che Dio fa giustizia scatenando le
piaghe di un nuovo esodo. La storia per noi, insomma, deve essere il cammino dalla
schiavitù alla libertà, dall’esilio alla patria, da ciò che ci irretisce e ci tiene schiavi,
verso la dignità e nobiltà che ci appartiene come figli e servi di Dio. Si potrebbe dire
anzi che l’esodo, in Ap. 8-16, è duplice: Giovanni elenca, infatti, non una ma due serie
di piaghe, cosa che non si riscontra in alcun altro libro biblico. A prima vista i bersagli delle due serie di piaghe sembrano gli stessi: la terra, il mare, i fiumi, le sorgenti,
gli astri del cielo… ma i veri bersagli sono gli uomini, come, d’altra parte accadeva
nell’esodo dell’AT. Ma non si tratta più dell’unico gruppo umano che là era rappresentato dal faraone e dagli egiziani. La prima serie di piaghe si abbatte infatti sugli
adoratori di idoli e di demoni (Ap. 9,20-21), e la seconda sugli adoratori della Bestia
«venuta dal mare», il cui nome è un nome d’uomo che si può identificare facendo
calcoli circa il numero 666.
Le piaghe colpiscono dunque non un popolo geograficamente circoscritto, ma due
serie diverse di idolatri: prima gli idolatri dell’idolatria tradizionale che adoravano
Giove, Giunone, Venere o Marte… e poi, soprattutto, gli adoratori della Bestia «venuta dal mare», probabilmente l’imperatore di Roma, a cui Efeso, proprio in quegli
147
anni, costruì un tempio e una statua, per un culto che Giovanni avvertiva come somma
bestemmia.
In questi capitoli dunque l’Apocalisse si presenta come il libro del primo comandamento («Non avrai altro Dio fuori di me»), e quindi come il libro della liberazione
dall’idolatria del potere politico, del potere economico, e dalla religione che si fa complice della politica e della grande finanza coprendone in modo blasfemo le ingiustizie
e le violenze col mantello del sacro.
Tutte e due le volte la pressione delle piaghe di Dio riscuote come risposta, non la
conversione (Ap. 9,20-21 e 16,9-11), ma l’indurimento: le piaghe erano dunque piaghe medicinali, di misericordia, perché per Dio la migliore vendetta (quella chiesta
dai martiri) è la conversione del peccatore. E quell’indurimento sfocia nei piani di
guerra contro Dio e contro la città santa: gli eserciti nemici si accampano infatti nel
luogo «che in ebraico si chiama Armagedon» (16,16). In Ap 17-22, seguirà dunque lo
scontro finale e la finale vittoria di Dio.
Nei confronti delle sciagure che colpiscono l’umanità si contrappongono due letture.
Una che viene dall’alto che è la lettura di fede suggerita dalla parola di Dio: scorge
nelle sciagure e nel crollo della grande città l’avverarsi del giudizio di Dio e il compimento del suo disegno (chi ha versato il sangue dei giusti e dei profeti raccoglie il
frutto della sua malvagità).
Ma totalmente opposta è la lettura dal basso che ne danno gli empi: non negano che
le sciagure vengano da Dio, ma negano che si tratti della logica conseguenza delle
loro azioni e dando la colpa a Dio non capiscono che l’unico modo di salvarsi è la
conversione. Di fronte alla violenza che essi stessi hanno scatenato si ostinano nel loro
peccato e lo giustificano.
La comunità messa a confronto con queste due letture deve vigilare e non lasciarsi
fuorviare dalle apparenze ma cogliere il senso di ciò che succede ed esser pronta ad
agire (Ap. 3,3).
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Pesaro, 12 maggio 2012
8° incontro “Prendi e mangia”
Apocalisse: le due città Gerusalemme e Babilonia
Nell’Apocalisse la storia umana con tutto il suo carico di bene e di male, con le ingiustizie e gli assurdi, riceve luce dalla rivelazione dell’Agnello e dalla preghiera dei
santi. Prima di leggere la parte finale del libro è utile uno sguardo retrospettivo.
La preghiera dei martiri chiedeva a Dio che emettesse il suo giudizio e che, contro gli
abitanti della terra, vendicasse il sangue da loro versato (Ap 6,9-11). Come risposta,
Dio aveva mandato una prima serie di piaghe dell’esodo sugli adoratori di idoli e
demoni che però, invece di convertirsi dagli idoli e dalle loro opere, si erano induriti
(Ap 8-11), come l’antico faraone.
I capitoli 12-13 avevano poi narrato il sorgere di una seconda idolatria, quella della
Bestia venuta dal mare, simbolo del potere politico ed economico. Una seconda bestia, quella venuta dalla terra, chiamata poi ripetutamente «falso profeta», si affannava
a promuovere l’adorazione dalla prima bestia con segni e prodigi, con l’inganno e
anche con la violenza. Anche sulla seconda idolatria si erano abbattute le piaghe del
nuovo esodo, anch’esse intese non a condannare, castigare o distruggere, ma a portare
a conversione (Ap 15-16). Ma la risposta era stata la stessa: l’indurimento e la ribellione. La coalizione dei re di tutta la terra si era infatti radunata ad Armageddon in
vista dell’ultima battaglia, quella del grande giorno di Dio Onnipotente (Ap 16,16).
L’ultima parte del libro dell’Apocalisse narra dunque lo scontro finale: è la sezione
del giudizio, sia negativo, sia positivo. I giudizi negativi sono tre. Il primo è quello di
Babilonia, «capitale» del regno della Bestia, la città violenta e corrotta che con il suo
stile di vita e con la sua idolatria corrompe popoli e re. Dopo essere stata presentata
con una descrizione piena di simboli, profezie ed enigmi, di essa un angelo annuncia
la caduta e la sua degradazione a luogo impuro e immondo: «È caduta!, è caduta!, Babilonia la grande». Poi, stando a distanza, al vedere il fumo del suo incendio, fanno su
di lei il lamento funebre i re della terra (noi diremmo: il potere politico – Ap 18,9-10),
i grandi impresari e i mercanti di terra (noi diremmo: l’alta finanza e il commercio
internazionale – Ap 18,11-16), e infine i ricchi armatori e commercianti di mare (noi
potremmo dire: le multinazionali – Ap 18,17-19). Ma tutto si è fermato in un solo
giorno (18,8), anzi in una sola ora (18,10.17.19).
Con tutto ciò Giovanni esorta a non mettersi dalla parte di una città su cui poi si dovranno intonare lamenti funebri.
Il secondo giudizio è quello delle due Bestie. Contro di loro combatte e vince «con
giustizia» il Cavaliere che ha nome: «Parola di Dio» (19,13), che è dunque il Cristo,
149
il quale combatte con la spada che esce dalla sua bocca: la spada della sua parola, del
suo vangelo. Il terzo giudizio è quello del Drago: dopo una carcerazione di mille anni,
potrà scatenare l’ultimo attacco, seguito dai suoi eserciti, ma «un fuoco scese dal cielo
e li consumò» (20,9).
Segue poi il giudizio positivo: Giovanni contempla la discesa dal cielo, da Dio, della
nuova Gerusalemme. Sorprendentemente, la discesa della città santa è narrata due
volte, quindi con compiacimento e con enfasi. La prima volta è caratterizzata con il
calore delle relazioni umane: è la tenda sotto la quale Dio ospiterà i suoi popoli; è la
città dove sono vinti il pianto, il lutto e la morte, e dove Dio asciugherà ogni lacrima.
La seconda volta è caratterizzata architettonicamente: sono descritte le mura, le porte
(delle dodici tribù d’Israele), i fondamenti (dei dodici apostoli dell’Agnello), e la piazza, tutta d’oro purissimo. Verso di essa va la carovana dei popoli che, come contributo
umano alla città discesa dal cielo, portano la propria «gloria» e il proprio «onore». Là
scorre il fiume di acqua di vita e lussureggia l’albero di vita. Al centro s’erge il trono
di Dio e dell’Agnello e tutt’attorno i servi di Dio contemplano e regnano per i secoli
dei secoli.
Giovanni ha così messo i suoi lettori davanti all’alternativa: devono scegliere se farsi
cittadini della città su cui si intonerà un canto di lutto o, non piuttosto, della città in cui
si serve Dio, ma dove servire Dio è regnare.
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Ufficio Pastorale Catechistica-Settore disabili
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Pesaro,10/04/2012
Caro amico/a
l’ufficio Catechistico - settore disabili, ha organizzato da diversi anni eventi formativi
e di sensibilizzazione per le parrocchie e i movimenti sul tema della catechesi alle
persone disabili.
Questo piccolo lavoro ha dato i suoi frutti avvicinando tanti fratelli e sorelle alla riscoperta della vita di fede nelle nostre parrocchie e oratori. è nata perciò l’esigenza di un
maggiore coordinamento tra le varie realtà che già operano e si è pensato di formare
una Commissione Permanente per quanto riguarda la disabilità nella nostra Diocesi.
Conoscendo la tua sensibilità sia per motivi personali o lavorativi su questo tema,
saremmo lieti se partecipassi a questa commissione portando il tuo contributo.
L’incontro si terrà Venerdì 20 aprile 2012 presso la Sala Rossa in Curia alle ore 21,00
(entrata cortile San Terenzio).
Questa commissione cercherà di dare voce alle esperienze possibili sul tema della disabilità e il tuo contributo personale sarà prezioso in questo momento importante della
vita della nostra Diocesi, perciò aspettiamo con gioia di vederti a questo incontro.
Fraternamente
don Mario
Fiorenza Pestelli
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ARCIDIOCESI DI PESARO
Ufficio Pastorale Catechistica
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Pesaro, 10 maggio 2012
Ai Vicari foranei
Arcidiocesi di Pesaro
LL SS
Oggetto: incontro dei catechisti delle Marche a Loreto Domenica 24 giugno (mattino)
In occasione del recente incontro degli Uffici Pastorali con il nostro Arcivescovo
sono stato invitato a ragguagliare i presenti sul prossimo Convegno regionale degli
Uffici Catechistici (Loreto, Montorso 22-23 giugno) dedicato al tema del rinnovamento della Iniziazione Cristiana nelle Marche. Di questo ho già dato una prima informazione nella riunione del Clero di aprile e darò una comunicazione più precisa nel
prossimo incontro del 17 maggio. Una informazione sarà data anche nella lettera mensile del Vicario Generale. Notizie anche sul sito CEI: Ufficio Catechistico Nazionale.
L’evento su cui voglio attirare la vostra attenzione è la giornata di domenica 24
giugno: al mattino sempre a Loreto è stato programmato il I Incontro regionale
dei Catechisti. Sarà un’occasione molto bella di incontro dei Catechisti di tutta la
regione: Catechisti dei bambini e dei ragazzi ma anche Catechisti dei giovani e degli
adulti!
Il programma sarà il seguente:
• Ore 9.30 incontro di tutti i Catechisti al Palacongressi di Loreto con D. Tonino
Lasconi
• Dopo l’incontro seguirà la S. Messa in Basilica
• Pranzo libero e poi rientro in Diocesi nel primo pomeriggio
Sul piano organizzativo nell’incontro degli Uffici Pastorali del 9 maggio u. s.
si è stabilito che, visto il numero di Catechisti della nostra Diocesi (circa un migliaio), ogni Vicaria organizzi la partecipazione dei propri catechisti all’incontro regionale. Ogni Vicario foraneo, con l’ausilio di collaboratori della Vicaria, è incaricato
di seguire l’organizzazione: prenotazione dei Catechisti, eventuale prenotazione del
pullman per il viaggio … Gli organizzatori dell’evento regionale hanno comunicato
che non è prevista una quota di partecipazione. Di per sé i costi sono quelli relativi al
viaggio. Per esempio, attraverso dati forniti dalla Curia, chi volesse prenotare il pullman (53 posti) con la Ditta Salvadori dovrà fermarlo almeno due settimane prima del
24 giugno. Il costo indicato dalla Ditta è di E 550 circa. Per il viaggio ogni Vicaria è
autonoma e può organizzarsi come crede: anche con macchine e pulmini.
152
Vi chiedo pertanto, a nome dell’Arcivescovo, di cominciare ad organizzare la
partecipazione con un previo incontro vicariale dei Catechisti in cui si possa comunicare l’iniziativa per avere le adesioni. Se i tempi fossero troppo stretti sarebbe comunque opportuno parlarne in vicaria e sensibilizzare i Parroci. Per coordinare l’insieme
vi chiedo inoltre di tenere i contatti con il sottoscritto o via cell 333 37 81 768 o via
mail [email protected] Sarebbe opportuno, in caso di viaggio in pullman, prevedere una partenza comune dal parcheggio S. Decenzio alla stessa ora del
mattino del 24 giugno (ore 8?).
Cari saluti,
don Mario
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Pesaro 14 maggio 2012
PRIMO INCONTRO REGIONALE DEI CATECHISTI DELLE MARCHE
Domenica 24 giugno si terrà al Palacongressi di Loreto il primo incontro regionale
di tutti i catechisti delle Marche. Sarà un momento di riflessione e di festa, in cui
sono previsti un intervento di don Tonino Lasconi, la celebrazione di una S. Messa in
Basilica, il pranzo al sacco.
La giornata segnerà la fase conclusiva del Convegno Regionale degli Uffici Catechistici “Come pietre vive (1 Pt, 2-5): l’iniziazione cristiana nelle Marche” , che si
svolgerà il 22 e il 23 giugno a Loreto Montorso e sarà riservato ai Vescovi delle diocesi marchigiane, ai Direttori degli Uffici Catechistici con le loro équipe e, insieme,
alle delegazioni diocesane composte dai responsabili della Pastorale familiare, della
Pastorale giovanile, della Pastorale scolastica, della Caritas, dell’Ufficio liturgico,
degli Oratori, del Consiglio Pastorale.
Abbiamo chiesto a don Mario Florio, direttore dell’Ufficio Catechistico della nostra
Arcidiocesi, di illustrare le ragioni e la natura di questa iniziativa, articolata in due
momenti.
Don Mario, quale novità rappresenta per la Chiesa marchigiana questo Convegno?
Innanzitutto c’è da sottolineare che il Convegno Catechistico, organizzato tradizionalmente a livello nazionale, quest’anno si articolerà in 16 Convegni regionali (tanti
quante sono le regioni ecclesiastiche) i quali, pur affrontando lo stesso tema (il rinnovamento dell’iniziazione cristiana) si svolgeranno in modo autonomo l’uno dall’altro.
Assolutamente inedito è poi l’incontro dei catechisti delle Marche di domenica 24
giugno, al quale invito calorosamente tutti coloro che sono impegnati nella catechesi
dei bambini, dei ragazzi, degli adulti, dei disabili.
Per quale ragione si è preferito dare al Convegno Catechistico questa dimensione
regionale?
Nell’ultimo decennio, anche a seguito di numerosi interventi della CEI, si sono diffuse numerose sperimentazioni nel campo del rinnovamento dell’iniziazione cristiana.
È sembrato così che i Convegni regionali fossero uno strumento più utile per una
verifica e un confronto di tali sperimentazioni e per dare un contributo - a partire dalle
realtà diocesane - alla riflessione dei Vescovi circa il rinnovamento della Catechesi.
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Perché si avverte l’ esigenza di rinnovare l’iniziazione cristiana?
Il modello di catechesi finora praticato, anche nel post-Concilio, viveva in un contesto
di cattolicesimo molto radicato nelle tradizioni e nella prassi. Sappiamo tutti che oggi
tale contesto è profondamente mutato e le persone vivono sempre più distratte e lontane dall’esperienza della fede. Si tratta perciò di riscoprire la dinamica missionaria
delle singole realtà ecclesiali e di mettere in atto percorsi più adeguati di introduzione
al cristianesimo
In che cosa si intravede questa maggiore adeguatezza dei percorsi?
Si è compreso, innanzitutto, che “iniziare” alla fede cristiana significa introdurre non
tanto a dei contenuti, quanto a tutta una vita comunitaria. Finora la catechesi si è troppo identificata con il catechismo, con l’istruzione religiosa. Si deve risvegliare una
passione educativa.
Per questo l’iniziazione cristiana è responsabilità non solo dei parroci e dei catechisti,
ma di tutta la comunità; deve prevedere non solo momenti di insegnamento, ma anche
testimonianze ed esperienze di vita insieme; deve perciò coinvolgere le famiglie, i responsabili degli oratori, della liturgia e della carità (per questo il Convegno si rivolge
anche a loro).
Una cura particolare poi richiede la fase del cosiddetto “dopo cresima”, che implica
un lavoro di “pastorale giovanile” non solo episodico e centrato su grandi eventi, ma
orientato ad educare alla testimonianza nei luoghi pubblici, nella scuola, nella cultura,
nei mass media, nella politica e nella vita sociale.
Nella nostra diocesi è stata avviata anche una catechesi per gli adulti non cristiani e per i disabili. In che cosa consiste?
Quella degli adulti è stata avviata ormai da un decennio ed ha coinvolto circa una settantina di persone. Si tratta di una catechesi per italiani o stranieri (prevalentemente
immigrati) di altre religioni, che, dopo aver compiuto le più diverse esperienze, approdano all’incontro con il cristianesimo e chiedono il battesimo.
La catechesi per i disabili è un’esperienza diocesana assolutamente innovativa, modello di riferimento anche in campo regionale e nazionale. Quest’anno è stato attivato
un Corso di apprendimento del linguaggio dei segni per comunicare con i non udenti
e favorire il loro pieno inserimento nella vita della comunità cristiana.
Chi desidera partecipare all’incontro regionale dei Catechisti di domenica 24
giugno a chi si deve rivolgere?
Deve comunicare il suo nome, entro la fine di maggio, al proprio parroco. Saranno poi le Vicarie e la diocesi a organizzare i pullman. Per informazioni rivolgersi a
[email protected]
a cura di Paola Campanini
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UFFICIO PASTORALE LITURGICA
ARCIDIOCESI DI PESARO
Ufficio Pastorale Liturgica
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Tel. 072133473 Fax 0721375343
e-mail: [email protected]
Pesaro 16 aprile 2012
FORMAZIONE PER MINISTRI STRAORDINARI DELL’EUCARISTIA
È iniziato Sabato 14 aprile – promosso dal direttore dell’Ufficio Liturgico diocesano
don Gino Rossini – il Corso di formazione per i Ministri straordinari dell’Eucarestia,
programmato in sei tappe nell’arco di un mese, fino al 19 maggio.
Il primo incontro – tenuto da S.E. Mons. Piero Coccia, che con la sua presenza ha
voluto testimoniare quanto gli stia a cuore la formazione degli Operatori pastorali e
quanto la diocesi stia investendo su di essa – ha visto una partecipazione così alta e
al di sopra delle aspettative che si è svolto in Cattedrale anziché nella prevista Sala
parrocchiale di P.le Collenuccio.
L’Arcivescovo ha sviluppato il tema assegnatogli – “La ministerialità della Chiesa”
– sottolineando lo stretto rapporto esistente tra “Mistero” e “Ministero” e spiegando
come il primo implichi necessariamente l’altro.
Che significato va attribuito, innanzitutto, alla parola “Mistero”?
La Chiesa, ha detto mons. Coccia, non usa questo termine in senso filosofico (realtà
sconosciuta e inafferrabile, di fronte alla quale non si può che tacere), ma in senso teologico: è la realtà “rivelata” e “donata” dell’amore del Padre, che ha raggiunto e salvato l’uomo attraverso la corporeità, la fisicità, la carnalità della persona di Gesù Cristo.
Per il cristiano, dunque, il “Mistero” non è qualcosa di astratto, oscuro e irraggiungibile, che contrasta con l’umana esigenza di vedere, toccare, sentire. È invece una Persona reale, storica che, pur richiamando continuamente l’uomo a riconoscere l’amore
più alto e profondo del Padre, si è resa visibile e conoscibile con la concretezza di
parole, gesti, testimonianza.
In questo senso Gesù è stato il “primo sacramento”: realtà “sensibile” attraverso cui
Dio incontra e rigenera l’uomo.
“Secondo sacramento”, allora, può essere definita la Chiesa, prolungamento nella storia della presenza fisica del Cristo: è proprio questa fisicità (di cui non ci si deve scandalizzare in nome di un’evanescente “purezza spirituale”) che la rende corrispondente
alla piena natura di Colui che l’ha fondata.
La “sacramentalità ampia” di Cristo, perpetuata in quella altrettanto ampia della
Chiesa – ha proseguito l’Arcivescovo – si compie e attualizza attraverso “sette gesti”
particolari (i sette sacramenti): tra questi l’eucarestia, in cui la presenza di Gesù si
materializza in corpo e sangue.
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Il “Mistero” sacramentale di Gesù e della Chiesa, dunque, ha bisogno, per attualizzarsi, del “Ministero”, di un “servizio” cioè che rinnovi nel tempo l’azione salvifica,
sempre secondo la triplice dimensione di “parola, gesto, testimonianza”.
Dopo aver ricordato che esistono tante forme di “ministerialità” – ministeri ordinati
(episcopato, presbiterato, diaconato), istituiti (accolitato e lettorato), di fatto – mons.
Coccia si è soffermato sul servizio dei “Ministri straordinari della Comunione”, cioè
di quegli adulti, battezzati e cresimati, che in circostanze ed esigenze specifiche hanno
ricevuto dalla Chiesa il mandato di distribuire l’eucarestia sia durante la celebrazione
della Messa che al di fuori di essa.
Tale facoltà, ha precisato l’Arcivescovo, non va esercitata meccanicamente. Essa implica la tensione a conformare tutta la vita al sacramento di cui si è “ministri”. L’Eucarestia è comunione, presenza, donazione, attesa: essa perciò richiede “rapporto” con
Dio e impegno a costruire un’unità non sentimentale con i fratelli; richiede anche “testimonianza” vigorosa e persino provocatoria; “donazione” di sé totale e permanente;
“speranza” nella piena rigenerazione della storia.
Mons. Coccia ha infine raccomandato ai Ministri di avere cura della propria formazione spirituale, pastorale, culturale e di valutare seriamente la grande opportunità offerta, a tale scopo, dalla presenza in diocesi dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose
“Giovanni Paolo II”.
Paola Campanini
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ARCIDIOCESI DI PESARO
Ufficio Pastorale Liturgica
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Pesaro, 27 aprile 2012
Ai Parroci
Ai Referenti per i Ministranti
Anche quest’anno si propone un incontro per tutti i ministranti dell’Arcidiocesi.
Il far incontrare tra loro i bambini e ragazzi che nelle parrocchie vivono l’esperienza
del servizio all’altare ha come scopo l’essere di aiuto a crescere nella consapevolezza
che vi sono altri amici che condividono la stessa avventura e che essere ministranti
vuoi dire essere ovunque testimoni di Cristo, che chiama ciascuno a realizzare il suo
progetto di amore.
L’8º incontro Ministranti si svolgerà, il giorno Domenica 13 maggio 2012 a Villa
Borromeo
(Via Avogadro - Pesaro).
Il Programma prevede:
 Arrivi a Villa Borromeo alle ore 14,30
 Giochi insieme
 Merenda
 Incontro-Preghiera con l’Arcivescovo
 Ritorno a casa alle ore 19,00 circa
Chiediamo ai parroci e a tutti i referenti dei gruppi di inviare quanto prima le adesioni all’iniziativa.
Un saluto e un sincero augurio di pace e gioia nel Risorto!
don Michele Rossini
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UFFICIO PASTORALE VOCAZIONALE
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Ufficio Pastorale Vocazionale
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Pesaro, 30 aprile 2012
VEGLIA VOCAZIONALE
Venerdì 27 aprile si è svolta in Cattedrale, organizzata dall’Ufficio della Pastorale
Vocazionale, una Veglia di preghiera in preparazione alla XLIX Giornata Mondiale
per le Vocazioni celebrata domenica 29 aprile.
L’Arcivescovo Piero Coccia, che l’ha presieduta, ricordando alcuni passi del Messaggio di Benedetto XVI, ha affermato che la vocazione alla vita consacrata è frutto
non di meriti umani, ma dell’amore di Dio, “sorprendente mistero” la cui scoperta
“cambia veramente la vita”.
Il terreno fecondo e imprescindibile dove ancora oggi il Signore continua a chiamare
a sé è la Chiesa ed è perciò “importante che nella Chiesa si creino le condizioni favorevoli affinché possano sbocciare tanti ‘sì’ a tale chiamata” . Chi è impegnato nel
campo dell’educazione dei giovani, quindi, si deve porre in attento ascolto di quanti
ne avvertono i segni.
Durante la Veglia hanno portato la loro testimonianza due fidanzati, Francesco e Cristina.
Insieme a loro vogliamo ricordare, per affidarli alle preghiere di tutta la comunità
cristiana, alcuni giovani della nostra diocesi che stanno compiendo un cammino di
discernimento vocazionale.
Di quattro di loro, seminaristi del Seminario Regionale di Ancona (Fabio Casadio,
Giuseppe Leone, Andrea Marescotti, Valerio Rastelletti), abbiamo parlato qualche
tempo fa.
Ora pubblichiamo la testimonianza di altri quattro giovani che stanno verificando la
vocazione alla vita religiosa.
Testimonianza di Francesco Liera e Cristina Spadoni
Vorremmo ringraziare il Signore per averci donato l’uno all’altra ed aver trasformato
l’emozione iniziale in una storia d’amore che affonda le sue radici in Lui.
Nella nostra vita insieme abbiamo sempre visto i segni della presenza di Gesù, fin
dalle più piccole e semplici cose, come la scelta dell’università, il lavoro e le persone
che ha posto sul nostro cammino.Ora, come non mai, sentiamo sempre più forte ciò
159
che l’Angelo disse a Maria, e cioè che nulla è impossibile a Dio, infatti stiamo per
coronare un sogno che inizialmente sembrava, se non impossibile, molto lontano: il
Sacramento del Matrimonio.
Uno dei grandi doni che il Signore ci ha fatto fin dai primi passi del nostro cammino
è stato l’affidarci ad un padre spirituale, attraverso il quale ci ha guidati e illuminati di
fronte alle prove della vita.
Grazie a lui, il Signore ci ha protetti e sostenuti nel nostro rapporto di fidanzati, mantenendoci sempre nel Suo disegno. Certi della continua presenza del Signore fra noi,
possiamo fortemente testimoniare la verità di ciò che Gesù disse agli undici: “Io sono
con voi”.
Testimonianza di Lorenzo Del Bene
Mi chiamo Lorenzo Del Bene, sono nato a Pesaro il 2 luglio 1983 e sono sempre vissuto nella frazione di Case Bruciate, fatta eccezione per gli anni dal 2002 al 2007 in
cui mi sono diviso tra Pesaro e Bologna per frequentare la facoltà di Agraria all’università. La parrocchia di San Lorenzo Martire nel mio paese è stata fin da piccolo un
punto di riferimento; lì ho partecipato alle varie attività, prestando poi servizio come
catechista e suonando la chitarra nelle varie celebrazioni liturgiche. Sono stati giorni
davvero importanti, in cui ho sperimentato la gioia della vita comunitaria, e sono
molto grato ai parroci che si sono succeduti in questi anni, don Luigi e don Marco,
e a tutta la comunità per quello che ho ricevuto. Ho anche partecipato a vari campi
dell’Azione Cattolica, che sono state belle occasioni di crescita.
Il 2006 è stato un anno importante per me, in cui posso dire di aver vissuto una vera
conversione. È stato fondamentale in questo senso un corso che ho frequentato ad Assisi, che tra l’altro mi ha fatto conoscere san Francesco e i Frati Minori. Da lì è iniziato
un cammino che dopo qualche anno mi ha portato ad incontrare i Frati Minori delle
Marche e mi ha spinto ad approfondire sempre di più la mia vocazione fino alla scelta
di cominciare un percorso in convento, risalente al 20 settembre 2010.
Attualmente mi trovo nel convento del Ss.mo Crocifisso di Treia, e sono nel periodo
di postulandato, ossia nella fase di discernimento che precede il noviziato. Assieme a
me ci sono altri cinque ragazzi e una comunità di cinque frati con i quali condivido la
vita nella sequela del Signore. Chiedo a voi lettori di sostenere il nostro cammino di
conoscenza del progetto di Dio con la vostra preziosa preghiera!
Testimonianza di Daniele Giombini
Sono nato Pesaro il 19 gennaio 1979 e sono cresciuto nel quartiere di Cattabrighe.
Purtroppo, come molte volte accade, ho detto “addio” alla parrocchia appena ricevuto il sacramento della cresima. Ho studiato ragioneria presso l’I.T.C. “D. Bramante”
dove, nel 1998, mi sono diplomato, ed è stato dopo il diploma che ho sentito dentro di
me un richiamo a partecipare, quanto meno, alla messa domenicale.
Ascoltando questa voce, la mia vita è cambiata, perché ho iniziato a prendere parte
alla vita attiva della parrocchia come catechista/educatore. Devo ringraziare, in modo
particolare, don Graziano e tutti i ragazzi della parrocchia di Cattabrighe che sono
160
stati e, tuttora sono, la mia seconda famiglia!
Ho iniziato anche a prestare il mio servizio come volontario presso l’associazione “La
Città della Gioia”; è stata, questa, un’esperienza che mi ha formato e mi ha aiutato a
rendere più concreta e meno teorica la mia fede.
Tuttavia la “vocazione” era qualcosa ancora lontano da me (o, forse, ero io a volerla
tenere lontano). Ho cominciato a lavorare presso uno studio associato di commercialisti dove sono rimasto fino al 2010. Sono stati anni felici, avevo un lavoro che mi
piaceva, una vita sociale che mi soddisfaceva.
Nel 2008, però, è accaduto quello che chiamo il “terremoto della mia vita”! Nel mese
di ottobre di quell’anno mi sono ritrovato a partecipare alla “Missione Giovani”, evento promosso dall’arcidiocesi di Pesaro, dove ho ascoltato diverse testimonianze di
seminaristi, frati e suore, e, in quelle parole, o sentito chiaro l’invito che il Signore
stava facendo, proprio a me, a seguirlo. Fu così che ho iniziato un cammino di discernimento che mi ha portato, con l’aiuto prezioso di alcuni sacerdoti, a decidere di fare
il primo passo verso ciò che sento sia la volontà del Signore.
Ho lasciato il lavoro e ho chiesto di essere ammesso al postulato dei Frati Minori
Conventuali (primo stadio del cammino francescano). E, così, dal 18 novembre 2010,
sono ad Osimo (sede del postulato per il centro Italia) per vivere questa avventura con
il Signore ed, oggi, sono al secondo anno di postulato. Il cammino è lungo e, a volte,
difficile, ma, con il Signore al mio fianco non ho nulla da temere. Mi affido alle vostre
preghiere e vi porto nelle mie!
161
UFFICIO PASTORALE PER GLI ORATORI
ARCIDIOCESI DI PESARO
Ufficio Pastorale per gli Oratori
Via Rossini, 62 – 61121 Pesaro
Tel. 072130043 Fax 072132422
e-mail: [email protected]
INCONTRO CON GLI ANIMATORI ED EDUCATORI DEGLI ORATORI
Lunedì 14 maggio l’Arcivescovo Monsignor Piero Coccia ha incontrato gli Animatori
ed Educatori degli Oratori dell’Arcidiocesi presso il cinema “Loreto” per l’appuntamento annuale nel quale consegnare loro la ‘parola’ educativa dell’anno. Per questo
2012, in linea con il programma pastorale della Diocesi la ‘parola’ è “come Famiglia
educata dall’Eucaristia”.
L’Arcivescovo ha definito gli Operatori pastorali in Oratorio dei testimoni della fede
in campo educativo il cui servizio è nell’ordine del volontariato.
Al termine della Visita Pastorale la Chiesa che è in Pesaro vuole investire su tre ambiti:
la formazione degli operatori pastorali; il settore della Famiglia; il mondo dei Giovani.
Ogni Oratorio comprende i tre ambiti pastorali.
L’Oratorio, infatti è “luogo educativo cristiano”. Attraverso l’animazione si realizza
un’opera educativa alla fede in Cristo. L’arte educativa è soggetta a difficoltà e imprevisti; ma educando alla fede, dalla fede stessa si trovano elementi atti al superamento
delle stesse difficoltà. Dunque essere Educatori è svolgere un compito grande nella
Chiesa di Pesaro.
L’Oratorio è tipica forma singolare di pastorale giovanile con un suo metodo e una
sua specificità.
L’Oratorio, perciò, diventi sempre più un’esperienza “stabile” nel cammino della comunità parrocchiale e in sintonia con la pastorale.
L’Oratorio è un interscambio educativo; perciò gli Educatori hanno bisogno di una
formazione permanente.
Abbiamo anche bisogno di coinvolgere sempre più la Famiglia che ha il ruolo di protagonista nel processo educativo.
L’Arcivescovo poi ha presentato la ‘questione educativa’.
Il termine più utilizzato ai nostri giorno è “crisi” che coinvolge l’economia, la società,
la politica. Ma la natura profonda della crisi riguarda la persona umana: crisi antropologica. È in crisi l’identità della persona (come indica il Santo Padre Benedetto XVI
nell’Enciclica “Charitas in Veritate” al n. 75).
Perché siamo entrati in crisi nel definire la persona umana? Perché non abbiamo ben
afferrato le tre caratteristiche della persona (capacità di ragionare, di amare e di scelta
del bene), né che la persona è relazione.
162
Ponendo in dubbio le tre caratteristiche della persona che indicano la stessa in relazione, non abbiamo più una condivisione di opinioni sulla persona stessa: da ciò la crisi
antropologica e la comprensione della relazionalità.
Cosa significa ‘educare’?
Significa comunicare (relazionalità) un’esperienza (non solo conoscenza) che mi ha
sviluppato e deve far sì che l’altro possa svilupparsi, maturarsi, crescere.
Lo sviluppo che il soggetto vive nell’educare è per affrontare la realtà nella sua globalità che è gioia, ma anche sofferenza e morte. Un’educazione integrale.
Cosa comporta la questione educativa?
Educare è comunicare un’esperienza personale che realizza la felicità, finchè l’altro si
sviluppi con le sue capacità per affrontare tutta la realtà.
Il mistero della fede in Cristo è vitale ed essenziale nell’esperienza educativa. Senza
comunicare Cristo le esperienze della vita non si colgono appieno. Educhiamo tutto
l’uomo per fronteggiare tutta la realtà in cui è Cristo.
Come ci educa l’Eucaristia?
L’Eucaristia è Presenza di Cristo. Che ‘provoca’ (chiama a) e responsabilizza. Ogni
provocazione richiede una risposta. La nostra presenza di Educatori provoca l’altro;
uniti alla Presenza di Cristo, provocati e responsabilizzati, siamo ‘presenza’ in Oratorio.
Nell’Eucaristia Gesù si dona, è una ‘relazione’. Noi siamo destinatari del dono e nel
dono la relazione è gratuita. La relazione gratuita con Cristo ci fa vivere in Oratorio
la relazione gratuita (non si manipola nessuno) donativa. Con generosità, totalità, fedeltà.
L’Eucaristia è Corpo del Signore. Il corpo è entità unitaria. Ma anche diversa nelle sue
parti. Cristo ci introduce all’unità nella diversità. Educare è tener conto delle diversità
delle persone che ho davanti. Educare è condurre all’appartenenza dell’unità che è il
corpo, la Chiesa, la Parrocchia in cui la Chiesa vive concretamente.
L’Attore Alessandro Ghimelli all’inizio della ‘giornata’ ha presentato un breve ma intenso monologo facendoci assaporare la bellezza di una Famiglia che si educa e ha la
fragranza del buon pane della tavola. Raccontata da un personaggio ‘senza famiglia’.
Ogni oratorio ha portato e posto davanti al palco una spiga (realizzata con diverse
tecniche). Siamo uno stesso campo di grano per un unico Pane, l’Eucaristia.
Dopo la relazione, con l’Arcivescovo Animatori ed Educatori si sono trasferiti nella
sala del Circolo MCL per un buffet e un momento di festa: incontri, quattro chiacchiere tra amici, giochi.
Ci siamo dati appuntamento a giovedì 21 giugno per la giornata OratorInsieme 2012
presso Parco Miralfiore.
Don Giuseppe Fabbrini
Ufficio Pastorale Oratori
163
ARCIDIOCESI DI PESARO
Ufficio Pastorale per gli Oratori
Via Rossini, 62 – 61121 Pesaro
Tel. 072130043 Fax 072132422
e-mail: [email protected]
ARCIDIOCESI DI PESARO – UFFICIO PASTORALE ORATORI
Progetto Diocesano Oratori 2012
Come Famiglia educata da “un Pane”
INTERVENTI PER LA VALORIZZAZIONE DELLA FUNZIONE SOCIALE
ED EDUCATIVA SVOLTA DAGLI ORATORI E DAGLI ENTI RELIGIOSI
CHE SVOLGONO ATTIVITÀ SIMILARI
(LEGGE REGIONALE n. 31/08)
(DGR 400/12)
SCHEDA PROGETTO
Ente proponente il progetto:
Arcidiocesi di Pesaro
Via Rossini, 62
Pesaro
C.F. 80004150415
61121
PU
Referente del progetto:
Fabbrini don Giuseppe
Via Flaminia, 1
Pesaro (PU)
61122
Tel. 0721.390606
Fax 0721.398392
Cell. 348.8225507
E mail [email protected]
Ambito territoriale sociale di riferimento: ATS n. 1 – PESARO (PU)
Enti collaboratori
Parrocchia Cristo Risorto – Pesaro
Parrocchia San Fabiano in Villa Ceccolini (PU)
Parrocchia San Francesco d’Assisi – Pesaro
Parrocchia San Giovanni Battista (Zona Pastorale di Gradara) in Gradara (PU)
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Parrocchia San Giovanni Bosco in Osteria Nuova di Montelabbate (PU)
Parrocchia San Lorenzo in Tavullia (PU)
Parrocchia San Luigi Gonzaga – Pesaro
Parrocchia San Matteo Apostolo in Tre Ponti-Roncaglia (PU)
Parrocchia San Michele Arcangelo in Novilara (PU)
Parrocchia San Michele Arcangelo in Sant’Angelo Lizzola (PU)
Parrocchia San Paolo Apostolo – Pesaro
Parrocchia San Pietro in Rosis Ginestreto (PU)
Parrocchia Santa Croce – Pesaro
Parrocchia Santa Maria Assunta Cattedrale – Pesaro
Parrocchia Santa Maria Assunta in Montecchio di Sant’Angelo in Lizzola (PU)
Parrocchia Santa Maria del Porto – Pesaro
Parrocchia Santa Maria delle Fabbrecce – Pesaro
Parrocchia Santa Maria di Loreto – Pesaro
Parrocchia Santa Maria Regina in Borgo Santa Maria (PU)
Parrocchia Santa Veneranda – Pesaro
Parrocchia Santi Quirico e Giulitta in Montelabbate (PU)
Parrocchia Santo Stefano in Candelara (PU)
Titolo del progetto: COME FAMIGLIA EDUCATA DA “UN PANE”
Descrizione sintetica del contesto.
Gli Oratori parrocchiali della nostra Arcidiocesi nascono e vivono cogliendo le istanze educative delle più giovani generazioni e delle loro famiglie del territorio in cui
le rispettive Parrocchie sono collocate e, in loco, si propongono quali possibili risposte. Nel contesto territoriale in cui sono presenti gli Oratori (compresi nell’ATS
1) ci si pone in ascolto delle esigenze, delle emergenze e delle eventuali devianze in
riferimento alle più giovani generazioni e alle loro famiglie al fine di poter proporre
concrete risposte educative.
Presentandosi ciascuno con il proprio volto, gli stessi Oratori operano ‘in rete’: in
conformità alle linee guida indicate dall’Arcivescovo; aderendo ai criteri ecclesiali
espressi nel “Progetto Diocesano Educativo”; per la formazione permanente di Animatori, Educatori e Famiglie a cura dell’Ufficio Diocesano Oratori; per i momenti
diocesani vissuti assieme ogni anno.
Descrizione sintetica del progetto.
L’esperienza ‘in rete’ degli Oratori dell’Arcidiocesi tende a fare incontrare gli stessi
come ‘famiglia’ oratoriana. E, come in una famiglia, si guarda con favore e speranza
alle diverse età, alle generazioni e ci si pone domande sulle vie più idonee per l’accompagnamento reciproco. Come in una famiglia, ci si mette in gioco sull’educativo
nel rispetto della libertà dell’altro e per favorire l’altrui libertà fondata su criteri e
valori solidi al fine di raggiungere una sintesi personale tra vita e fede. L’Oratorio è
comunità educativa in coloro che si pongono a servizio e per coloro che beneficiano
di tale servizio: perciò la formazione deve essere permanente e necessaria per avere
chiari i criteri educativi. La ‘famiglia-Chiesa’, di cui l’Oratorio è riverbero, si educa
attorno ad “un Pane” che è l’Eucaristia e in tutto ciò che significa. Tale “Pane” pone
165
Gesù Maestro al centro anche della vita oratoriana che ad esso attinge e da esso si
forma. Il “Pane” dice storia (aratura, semina, raccolta, macinazione, impasto, cottura),
dice l’oggi (il ‘dono’ da spezzare, condividere) aperto al futuro (sfamarsi e crescere).
Così il presente progetto vuole proporre, come cammino annuale degli Oratori diocesani, la conoscenza dell’oggi del nostro territorio; vuole favorire la conoscenza della
storia del proprio territorio; vuole proporre uno sviluppo della vita di Oratorio nel
territorio per il futuro.
Per sapere delle radici della nostra fede, della cultura, della società, del lavoro; per
sapere come queste realtà oggi si sono sviluppate e sono vissute; per pensare già oggi
il nostro futuro.
Di tutto questo abbiamo i segni che spesso ci sfuggono: documenti e archivi, chiese,
musei, palazzi, memoira viva di persone, luoghi didattici. Da questi desideriamo attingere per condividere un ‘pane’ che abbia ‘sapore’ (sapienza) di ‘famiglia’.
Obiettivi del progetto:
1. Formare gli Operatori di Oratorio per educarsi ed educare ad apprezzare l’oggi
non disgiunto dal passato che è da riconoscere come ‘nostro’, guardando alla
storia come uno sviluppo a cui riferirsi. L’oggi diviene memoria e custodia
della stessa.
2. Condurre gli Oratori a conoscere e ascoltare sempre più le ‘voci’ del territorio;
ad esprimersi sempre più ‘in rete’ pur mantenendo ciascuno la propria identità.
3. Favorire in ogni Oratorio, attraverso la ricerca, le esperienze e la sperimentazione, l’accoglienza di tutti e il cammino educativo per tutti, con particolare
attenzione alle disabilità: per garantire l’accompagnamento, la condivisione,
l’integrazione e fugare le devianze.
Azioni/Attività proposte:
1. Visita a luoghi in riferimento alla fede, alla società, alla cultura, al lavoro,
ecc. presenti nel nostro territorio; visita a luoghi didattici legati a tali realtà.
Incontro con persone che possono aiutare a ‘leggere’ tali realtà quali luoghi
educativi.
2. Laboratori di ricerca, di sperimentazione, di elaborazione di quanto colto nei
luoghi in riferimento alla fede, alla società, alla cultura, al lavoro, ecc.
3. Produzione di elaborati (testi, mostre fotografiche, video, spettacoli teatrali)
quali sintesi di tutto il cammino proposto da questo progetto.
Totale utenza coinvolta
n. bambini scuola primaria – circa 1000.
n. ragazzi scuola secondaria – circa 1000.
n. operatori/educatori retribuiti – 20
n. operatori/educatori volontari – 430
n. adulti (famiglie-insegnanti) coinvolti – 100
166
Formazione prevista
L’Ufficio Pastorale Oratori dell’Arcidiocesi propone ogni anno la formazione a livelli
diversi nei diversi Oratori. I temi presentati riguardano: l’Oratorio, bene della Chiesa,
quale comunità educativa; la figura dell’Animatore e dell’Educatore; il servizio in
Oratorio; creazione e sviluppo di un progetto; il gioco; lo sport; canto/danza/musica;
teatro; arte; nozioni di psicologia; nozioni di pedagogia; le relazioni nelle equipe educative; l’accoglienza della disabilità e progetti con e per i disabili; la formazione del
progetto parrocchiale di Oratorio in riferimento al Progetto diocesano. Incontri con le
Famiglie e momenti di incontro e tavole rotonde per genitori.
Docenti esperti nelle diverse discipline presentano temi attraverso docenze e guidando
laboratori attivi in cui i corsisti elaborano il contenuto delle docenze stesse; i corsisti
sono accompagnati da “educatori guida” (persone che operano in Oratorio da anni).
n. operatori/educatori – 450
numero genitori/adulti – 100
n. eventuali altre figura – 100
Il Progetto è in rete.
Con l’Arcidiocesi di Pesaro sono coinvolti i seguenti Enti:
Parrocchia Cristo Risorto – Pesaro
Parrocchia San Fabiano in Villa Ceccolini (PU)
Parrocchia San Francesco d’Assisi – Pesaro
Parrocchia San Giovanni Battista (Zona Pastorale di Gradara) in Gradara (PU)
Parrocchia San Giovanni Bosco in Osteria Nuova di Montelabbate (PU)
Parrocchia San Lorenzo in Tavullia (PU)
Parrocchia San Luigi Gonzaga – Pesaro
Parrocchia San Matteo Apostolo in Tre Ponti-Roncaglia (PU)
Parrocchia San Michele Arcangelo in Novilara (PU)
Parrocchia San Michele Arcangelo in Sant’Angelo Lizzola (PU)
Parrocchia San Paolo Apostolo – Pesaro
Parrocchia San Pietro in Rosis Ginestreto (PU)
Parrocchia Santa Croce – Pesaro
Parrocchia Santa Maria Assunta Cattedrale – Pesaro
Parrocchia Santa Maria Assunta in Montecchio di Sant’Angelo in Lizzola (PU)
Parrocchia Santa Maria del Porto – Pesaro
Parrocchia Santa Maria delle Fabbrecce – Pesaro
Parrocchia Santa Maria di Loreto – Pesaro
Parrocchia Santa Maria Regina in Borgo Santa Maria (PU)
Parrocchia Santa Veneranda – Pesaro
Parrocchia Santi Quirico e Giulitta in Montelabbate (PU)
Parrocchia Santo Stefano in Candelara (PU)
Verrà prodotto del materiale pubblicitario, video, aiudio, fotografico e pubblicazione cartacea.
167
Scheda finanziaria del progetto
COSTO TOTALE DEL PROGETTO Euro 50.000,00
CONTRIBUTO REGIONE Euro 33.291,651
Descrizione spese DETTAGLIATE
Importi
Contributo corrispettivo Relatori/Docenti Corsi di
Formazione
Euro 7.000,00
Contributo corrispettivo “Animatori Guida”
Euro 7.600,00
Cancelleria per Segreteria
Euro
Materiale pubblicitario, video, audio, fotografico e
pubblicazione cartacea
Euro 4.000,00
Spese trasporti secondo progetto
Euro 10.500,00
Spese ingressi luoghi di interesse storico secondo
progetto
Euro 5.500,00
Materiale didattico e cancelleria
Euro 10.000,00
Manifestazione annuale “OratorInsieme”:
spese per gadgets
spese per artisti spettacolo
Euro 3.000,00
Euro 2.100,00
Totale
Euro 50.000,00
300,00
Arcidiocesi di Pesaro, Via Rossini 62. 61121 PESARO (PU). CF – 80004150415
Banca delle Marche, Sede Centrale, Corso XI Settembre, 61121 PESARO (PU)
IT71M0605513310000000012634
Data
Firma e timbro del Legale Rappresentante dell’Arcidiocesi di Pesaro
Firma e timbro del Legale rappresentante dell’Ente Ecclesiastico collaboratore
del Progetto
Parrocchia Cristo Risorto – Pesaro
Parrocchia San Fabiano in Villa Ceccolini (PU)
168
Parrocchia San Francesco d’Assisi – Pesaro
Parrocchia San Giovanni Battista (Zona Pastorale di Gradara) in Gradara (PU)
Parrocchia San Giovanni Bosco in Osteria Nuova di Montelabbate (PU)
Parrocchia San Lorenzo in Tavullia (PU)
Parrocchia San Luigi Gonzaga – Pesaro
Parrocchia San Matteo Apostolo in Tre Ponti-Roncaglia (PU)
Parrocchia San Michele Arcangelo in Novilara (PU)
Parrocchia San Michele Arcangelo in Sant’Angelo Lizzola (PU)
Parrocchia San Paolo Apostolo – Pesaro
Parrocchia San Pietro in Rosis Ginestreto (PU)
Parrocchia Santa Croce – Pesaro
Parrocchia Santa Maria Assunta Cattedrale – Pesaro
Parrocchia Santa Maria Assunta in Montecchio di Sant’Angelo in Lizzola (PU)
Parrocchia Santa Maria del Porto – Pesaro
Parrocchia Santa Maria delle Fabbrecce – Pesaro
Parrocchia Santa Maria di Loreto – Pesaro
Parrocchia Santa Maria Regina in Borgo Santa Maria (PU)
Parrocchia Santa Veneranda – Pesaro
Parrocchia Santi Quirico e Giulitta in Montelabbate (PU)
Parrocchia Santo Stefano in Candelara (PU)
Firma e timbro per approvazione del Referente Diocesano
Firma e timbro per approvazione della commissione regionale per gli oratori
(oppure Firma e timbro per approvazione del Vescovo delegato della CEM)
169
ARCHIVIO STORICO DIOCESANO
ARCIDIOCESI DI PESARO
Archivio Storico Diocesano
Via Rossini, 56 – 61121 Pesaro
Tel. 072130043 Fax 072132422
e-mail: [email protected]
14a settimana della cultura – 2012
Pesaro – Nell’ambito della 14a Settimana della Cultura promossa dal Ministero per i
beni e le attività culturali l’Archivio storico e Biblioteca diocesana di Pesaro aprirà
sale e depositi della propria sede, presso il Palazzo vescovile (via Rossini, 58), giovedì
19 aprile 2012, proponendo una serie di visite guidate (16.30-18.30) allo scopo di illustrare l’ingente valore del suo patrimonio culturale sulla città e diocesi. L’itinerario si
snoderà lungo raccolte che testimoniano un millennio di storia locale, dalle più remote
fonti superstiti a esemplari di raccolte librarie antiche ancora in larga parte da scoprire
e materiale originale solo apparentemente minore, ripercorrendo la storia della conservazione, la nascita dell’istituto e il lavoro in un archivio e biblioteca ecclesiastici.
Una finestra sarà dedicata al successo di “Pesaromemolab”, progetto in corso curato
da Cristina Ortolani e in collaborazione con l’archivio diocesano: i presenti potranno
segnalare nuovi documenti, immagini e materiali da condividere in questo contenitore
virtuale delle memorie personali di ognuno di noi (16.30-17.30). Le visite saranno
introdotte da don Igino Corsini, direttore dell’Archivio storico e Biblioteca diocesana.
Si consiglia la prenotazione allo 072130043/3774970391 (tempo di visita ca. 45 minuti; max. 20 persone per volta).
170
ARCIDIOCESI DI PESARO
Archivio Storico Diocesano
Via Rossini, 56 – 61121 Pesaro
Tel. 072130043 Fax 072132422
e-mail: [email protected]
“FRAMMENTI” GIUNGE AL SUO SEDICESIMO APPUNTAMENTO
PESARO – Venerdì 20 aprile p.v. alle ore 18.00, presso la Chiesa della Santissima
Annunziata, avrà luogo la presentazione del sedicesimo numero della rivista “Frammenti”, Quaderni per la ricerca dell’Archivio Storico Diocesano di Pesaro. All’evento
è prevista la partecipazione di S. E. Mons. Piero Coccia, interverrà il responsabile
dell’Archivio Storico Diocesano di Pesaro, sac. Igino Corsini e a seguire, il prof. Giorgio Benelli illustrerà gli studi contenuti nel volume.
La presentazione di “Frammenti”, da sempre motivo di gioia, quest’anno è rattristata
dalla scomparsa del compianto don Silvio Linfi, presbitero esemplare nonché storico
acuto e competente. Il suo ultimo lavoro è pubblicato postumo in “Frammenti 16”
e va a completare il prezioso ciclo di studi sulla Chiesa pesarese tra la Rivoluzione
francese ed il periodo napoleonico.
La rivista, che esce con il consueto e prezioso sostegno della Fondazione Cassa di
Risparmio di Pesaro, nel corso degli anni ha meritato apprezzamenti non solo a livello
locale e come sempre accoglie studi di giovani e promettenti ricercatori accanto a
contributi di noti studiosi. Cinque sono le ricerche che compongono questo numero:
•
Il sarcofago del Vescovado di Pesaro. Una proposta di lettura dei simboli
alla luce del ‘De Universo’ di Rabano Mauro e di altri testi dei Padri di Carlo
Valdameri;
•
Le più antiche visite pastorali alla città e diocesi di Pesaro di Filippo Pinto;
•
Il Conservatorio e la città. Il Pio Conservatorio per le zitelle orfane di Pesaro (1782-1786) di Sara Benvenuti;
•
La Chiesa di Pesaro nelle rivoluzioni e nelle restaurazioni del quinquennio
1797-1801 di Silvio Linfi;
•
Il facchino della Diocesi. Giovanni Gabucci (1888-1948) di Cristina Ortolani.
Come di consueto, l’ordine in cui vengono presentati i diversi lavori non esprime giudizi di valore ma è di carattere puramente cronologico rispetto all’argomento trattato.
171
ISTITUTO SUPERIORE SCIENZE RELIGIOSE
Giovanni Paolo II
Pesaro, 30 giugno 2012
QUINTO ANNO ALL’ISSR “Giovanni Paolo II”
Mercoledì 30 maggio 2012 si sono concluse le lezioni del quinto anno di vita
dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Giovanni Paolo II” di Pesaro. Come
ormai da tradizione, è stato il saluto dell’Arcivescovo, che ha tracciato un bilancio
positivo dell’anno trascorso ed ha invitato i presenti a farsi promotori dell’Istituto, a
chiudere l’anno accademico. Poi è seguito il momento conviviale che ha visto partecipare, in un clima di grande serenità, docenti, studenti e personale amministrativo.
L’anno trascorso ha visto il “Giovanni Paolo II” impegnato in molte attività. Anzitutto l’attività curricolare, nella quale sono stati offerti i 33 corsi che spaziano in
differenti aree disciplinari (bibliche, sistematiche, morali, storiche, filosofiche e delle
scienze umane). È stato consistente il numero di studenti che vi hanno partecipato
(oltre i 110), sia ordinari che uditori. Quella curricolare è stata la parte più cospicua
della vita dell’Istituto, che produce i più profondi frutti formativi.
Ma non sono mancate altre iniziative, a cominciare dal corso di base di greco biblico, tenuto dal prof. Marco Di Giorgio, al quale hanno partecipato circa 40 persone,
alcune delle quali esterne all’Istituto.
Come ogni anno, il “Giovanni Paolo II” ha proposto a Pesaro e al suo territorio
alcune conferenze per mantenere aperto il dialogo con la città. Il contenuto offerto
nel corrente anno accademico riguardava la figura e il pensiero di Giovanni Paolo II.
La prima conferenza si è svolta venerdì 11 novembre 2011, quando Luigi Geninazzi,
editorialista di Avvenire, ha parlato su “Il papa della libertà. Giovanni Paolo II visto da
vicino”. La seconda conferenza, prevista per giovedì 26 febbraio con il prof. Giorgio
Sgubbi su “L’uomo compiuto. Il magistero di Giovanni Paolo II”, è stata rinviata a
172
causa delle forti nevicate che hanno investito il nostro territorio, senza potere essere
più recuperata, a motivo degli impegni accademici del relatore. Infine è stata la volta del prof. Alfred Wierzbicki, che giovedì 26 aprile ha parlato su “Scoprire l’uomo
nell’uomo. Sul personalismo di Karol Wojtyła”.
Infine l’Istituto ha organizzato i 7 incontri di Formazione Permanente indirizzati
ad operatori pastorali, impegnati in particolar modo negli ambiti della Catechesi, della
Liturgia, della Carità e della Famiglia, in collaborazione con i corrispondenti Uffici
dell’Arcidiocesi. Il tema affrontato è stato Famiglia ed Eucaristia, con una partecipazione di circa 100 persone.
Paolo Boni
173
BIBLIOTECA DELL’ISSR “Giovanni Paolo II”
La biblioteca dell’ISSR “Giovanni Paolo II” di Pesaro si è recentemente ulteriormente
arricchita di volumi provenienti sia da donazioni che da acquisti. Tra gli acquisti più
importanti segnalo solamente il secondo volume della collana “Logos”, Corso di Studi Biblici, dell’editore Elledici dal titolo “Torah e storiografia dell’Antico Testamento” a cura di Gianantonio Borgonovo. Con questo volume si completa la prestigiosa
opera composta di otto volumi e dieci tomi.
Da poco inoltre è stato ultimato l’inserimento dei volumi della biblioteca nel sistema
Sebina-Opac che permette una rapida ricerca dei volumi stessi oltre a dare una ampia
visibilità all’intero corpus librario. Per rendere più facilmente accessibile agli studenti
il sistema Sebina-Opac sono state predisposte due guide cartacee, una più semplificata
ed una più dettagliata.
Un aspetto importante della biblioteca è l’elevato numero di prestiti durante l’anno
accademico (circa 20/30 al mese) e il rapido turnover dei libri prestati (in media non
più di due settimane). I due indici stanno a dimostrare una elevata fruizione della
biblioteca stessa che appare così in sintonia con le esigenze degli studenti e con gli
insegnamenti impartiti dai docenti. I testi richiesti in prestito riguardano in prevalenza
la teologia, la filosofia e la Sacra Scrittura. La richiesta di nuovi testi e di eventuali
scambi con altre biblioteche si accentua ovviamente per gli studenti del terzo anno che
si avvicinano alla conclusione del loro iter accademico.
Dal prossimo anno verranno raccolti i desiderata degli studenti e dei docenti in maniera più capillare di quanto è stato già fatto in passato. La presenza del bibliotecario
negli orari prestabiliti inoltre facilita non poco la consultazione della biblioteca e lo
scambio di informazioni sia con gli studenti che con i docenti.
Complessivamente, a parte la difficoltà che a volte si presenta per la collocazione
della biblioteca in due sedi (una presso l’Istituto ed una presso l’Archivio Storico e
la Biblioteca Diocesana), la fruizione della biblioteca e la sua funzionalità si possono
considerare più che soddisfacenti.
Gabriele Falciasecca
174
AGENDA DELL’ARCIVESCOVO
APRILE 2012
Domenica 1
•
Lunedì 2
•
•
Martedì 3
Mercoledì 4
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•
•
Giovedì 5
•
•
Venerdì 6
•
•
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Sabato 7
•
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Domenica 8
•
•
•
Lunedì 9
Martedì 10
Mercoledì 11
•
•
•
•
Giovedì 12
Venerdì 13
•
•
•
Sabato 14
•
•
Ore 11 celebra nella Parrocchia di S. Pietro in Calibano la
liturgia della Domenica delle Palme
Nel pomeriggio visita alcuni sacerdoti anziani
Ore 10,30 celebra l’Eucaristia in Cattedrale per il Precetto
pasquale delle Interforze
Ore 12,00 incontra i Seminaristi dell’Arcidiocesi
Ore 16,00 incontra i Responsabili degli Uffici amministrativi
In mattinata riceve per Udienze
Ore 11,00 nel parco di Miralfiore partecipa alla Via Crucis
delle Scuole Cattoliche paritarie primarie dell’Arcidiocesi
Ore 18,00 in Cattedrale presiede la solenne celebrazione
eucaristica della Messa Crismale
In mattinata riceve per Udienze
Ore 18,30 in Cattedrale presiede l’Eucaristia in “Coena
Domini”
In mattinata incontra alcuni collaboratori
Ore 15,00 presiede la Via Crucis cittadina nel centro storico
Ore 18,30 in Cattedrale presiede la liturgia della Passione del
Signore
In mattinata visita alcuni sacerdoti ammalati
Ore 22,00 in Cattedrale celebra la solenne liturgia della Veglia
Pasquale
Ore 9,30 celebra l’Eucaristia nelle carceri di Villa Fastiggi
Ore 11,00 inaugura in città la Mostra del Confartigianato
Ore 12,00 presiede in Cattedrale il solenne Pontificale della
messa di Risurrezione del Signore
È fuori sede per motivi di Ministero
È fuori sede per motivi di Ministero
Nella mattinata riceve per Udienze
Nel pomeriggio incontra in Episcopio i cresimandi ed i loro
genitori della Parrocchia di S. Lorenzo in Tavullia e di San
Giovanni Bosco in Osteria Nuova
Nella mattinata incontra alcuni collaboratori di Curia
In mattinata riceve per Udienze
Ore 17,00 incontra i cresimandi ed i loro genitori nella
parrocchia dei Santi Quirico e Giulitta in Montelabbate
Ore 16,30 tiene una relazione ai Ministri Straordinari della
S. Comunione dell’Arcidiocesi
Ore 18,30 incontra i cresimandi e i loro genitori nella
Parrocchia di San Giuliano in Trebbiantico, della SS. Trinità in
Case Badioli e della Unità Pastorale di Case Bruciate
175
Domenica 15 •
Lunedì 16
•
Martedì 17
•
Mercoledì 18
Giovedì 19
Venerdì 20
•
•
•
•
•
Sabato 21
•
•
Domenica 22 •
Lunedì 23
•
•
Martedì 24
•
Mercoledì 25 •
Giovedì 26
•
•
Venerdì 27
•
•
Sabato 28
•
•
Domenica 29 •
•
Lunedì 30
•
176
In mattinata tiene il ritiro alle Suore dell’Arcidiocesi
nell’Eremo di Monteluro
È a Roma per presiedere il Convegno Nazionale dei Direttori
regionali e diocesani dell’IRC e dei Presidi di Facoltà
teologiche e tiene loro una relazione sull’Insegnamento della
Religione Cattolica nell’attuale contesto socio-culturale
È a Roma per presiedere il Convegno Nazionale dei Direttori
regionali e diocesani dell’IRC e dei Presidi di Facoltà teologiche
A Loreto Marche partecipa ai lavori della CEM
In mattinata presiede il Ritiro mensile del Clero
In mattinata incontra alcuni collaboratori di Curia
Ore 18,00 nella Chiesa dell’Annunziata presiede la
presentazione di “Frammenti”
Ore 21,00 in Episcopio presieda la Commissione diocesana
della Pastorale Sanitaria
In mattinata riceve per Udienze
Ore 16,00 in Episcopio incontra i cresimandi ed i loro genitori
della Parrocchia di San Martino
Ore 9,30 celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della
Confermazione nella Parrocchia di S. Giovanni Battista in
Gradara
Nel pomeriggio incontra un gruppo di giovani universitari
È a Roma per presiedere i lavori della Commissione Cei sulla
nota pastorale “Scuola cattolica e Chiesa locale”
Nel pomeriggio ad Ascoli Piceno tiene una lezione ai
componenti del Lions sul tema “Bene comune ed interessi
particolari”
È fuori sede per motivi di ministero
Nella mattinata riceve per Udienze
Ore 21,00 a Palazzo Antaldi presiede l’incontro “In dialogo con
la città” avente per tema la figura ed il magistero di Giovanni
Paolo II
Nella mattinata visita alcuni cantieri dell’Arcidiocesi
Ore 21,00 in Cattedrale presiede la Veglia di preghiera per le
vocazioni
In mattinata presiede i lavori della Commissione diocesana per
il programma del nuovo Anno pastorale
Ore 16,00 in Episcopio incontra i cresimandi ed i loro genitori
della Parrocchia dei Santi Terenzio e Marina in Cattabrighe e di
San Pietro in Calibano in Villa Fastiggi
Ore 9,00 celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della
Confermazione nella Parrocchia della Sacra Famiglia di
Colombarone
Ore 11,00 celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della
Confermazione nella Parrocchia di San Lorenzo in Tavullia
Ore 16,00 a Loreto Marche presiede l’incontro dei Direttori
Diocesani di Pastorale Scolastica della regione
MAGGIO 2012
Martedì 1
Mercoledì 2
Giovedì 3
•
•
•
•
Venerdì 4
•
•
Sabato 5
•
•
•
Domenica 6
•
•
•
Lunedì 7
Martedì 8
•
•
•
•
•
Mercoledì 9
•
•
Giovedì 10
•
•
Venerdì 11
•
•
•
Sabato 12
•
•
È fuori sede per motivi di ufficio
In mattinata riceve per Udienze
In mattinata incontra alcuni collaboratori di Curia
Ore 21,15 incontra nella Parrocchia di S. Maria dell’Arzilla gli
operatori pastorali della Vicaria di S. Michele Arcangelo
Ore 9,30 presiede nella sala della Curia il Consiglio per gli
Affari Economici Diocesano
Nel pomeriggio presso Villa Nazaret di Fermo parla ad un
gruppo di laici impegnati sul tema “La fede oggi”
Ore 11,00 benedice “Casa Leonardo” dell’AIAS
Ore 15,00 incontra i Cresimandi della Parrocchia di S. Carlo
Ore 21,00 partecipa al Teatro Rossini al Concerto della Polizia
di Stato
Ore 11,15 celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della
Confermazione nella Parrocchia di S. Fabiano a Villa Ceccolini
Ore 17,00 a Villa Borromeo incontra le famiglie
dell’Arcidiocesi che si preparano all’Incontro Mondiale delle
famiglie a Milano
Ore 19,00 presiede la processione in onore di S. Pio nella
Parrocchia di San Lorenzo in Tavullia
Ore 10,00 presiede il Consiglio Presbiterale Diocesano
Ore 21,00 presiede il Consiglio Pastorale Diocesano
Ore 10,00 presiede l’incontro con i Vicari
Nel pomeriggio visita alcuni sacerdoti
Ore 21,00 incontra i Responsabili Diocesani di Associazioni,
Gruppi e Movimenti
Ore 10,00 presiede la riunione dei Direttori degli Uffici
Diocesani
Ore 21,00 presiede l’incontro della Consulta Diocesana delle
Aggregazioni Laicali
In mattinata presiede la riunione della Vicaria di S. Maria
Assunta di Montecchio
Ore 19,00 presso Villa Borromeo incontra i Dirigenti Scolastici
dell’Arcidiocesi
In mattinata riceve per Udienze
Ore 17,30 presso Palazzo Montani Antaldi partecipa
all’incontro del Circolo della Stampa
Ore 21,00 saluta nella Parrocchia di Cristo Risorto i
partecipanti al Seminario di Vita Nuova
In mattinata è fuori sede per motivi di Ministero
Ore 18,30 celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della
Confermazione nella Parrocchia di Cristo Risorto
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Domenica 13 •
•
Lunedì 14
•
•
•
Martedì 15
Mercoledì 16
Giovedì 17
•
•
•
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Venerdì 18
Sabato 19
•
•
•
•
•
Domenica 20 •
•
Lunedì 21
•
Martedì 22
Mercoledì 23
Giovedì 24
Venerdì 25
Sabato 26
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Domenica 27 •
•
•
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Ore 9,15 celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della
Confermazione nella Parrocchia di San Martino in città
Ore 11,00 celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della
Confermazione nella Parrocchia della SS. Annunziata in Ponte
Tavollo
Ore 16,00 incontra i ministranti dell’Arcidiocesi
In mattinata riceve per Udienze
Ore 18,30 incontra gli educatori degli oratori e tiene loro una
relazione sull’ “Educare oggi”
Ore 21,00 incontra i Cresimandi Adulti
È fuori sede per motivi di Ministero
Ore 10,00 presiede l’incontro dei Vescovi della Metropolia
Ore 9,30 a Villa Borromeo presiede l’incontro di
Aggiornamento del Clero
Ore 16,00 incontra i Cresimandi della Parrocchia di S. Maria
Regina
In mattinata riceve per Udienze
Ore 18,00 conclude il Corso annuale per Operatori Pastorali
In mattinata riceve per Udienze
Ore 17,00 celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della
Confermazione nella Parrocchia di S. Maria Regina
Ore 9,30 celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della
Confermazione nella Parrocchia di Cristo Re
Ore 9,30 celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della
Confermazione nella Parrocchia della SS. Trinità in Case
Badioli
Ore 11,15 celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della
Confermazione nella Parrocchia di S. Giuliano in Trebbiantico
È a Roma: in mattinata partecipa alla Commissione
dell’Educazione, Scuola ed Università della CEI
Nel pomeriggio partecipa all’Assemblea Generale della CEI
È a Roma per partecipare all’Assemblea Generale della CEI
È a Roma per partecipare all’Assemblea Generale della CEI
È a Roma per partecipare all’Assemblea Generale della CEI
È a Roma per partecipare all’Assemblea Generale della CEI
Ore 21,00 in Cattedrale presiede la Veglia di Pentecoste
In mattinata riceve per Udienze
Ore 18,00 celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della
Confermazione nella Parrocchia dei S. Terenzio e Marina
Ore 21,00 partecipa al Teatro di Loreto allo spettacolo “Con
infinito amore”
Ore 9,00 celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della
Confermazione nella Parrocchia di San Carlo in città
Ore 11,00 celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della
Confermazione nella Parrocchia di S. Giovanni Bosco
Ore 16,00 celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della
Confermazione nella Parrocchia di San Donato a Rio Salso
Lunedì 28
•
•
Martedì 29
•
Mercoledì 30 •
Giovedì 31
•
•
In mattinata incontra alcuni collaboratori degli uffici diocesani
Ore 18,30 ad Ancona nel Seminario Regionale celebra
l’Eucaristia e conferisce i ministeri istituiti dell’Accolitato e del
Lettorato ai seminaristi dell’Arcidiocesi
È fuori sede per motivi di Ufficio
È fuori sede per motivi di Ufficio
Ore 18,00 conclude il Mese di Maggio nel Santuario della
Madonna delle Grazie
Ore 21,00 nella Sala della Provincia presiede l’incontro con
la stampa locale con la partecipazione del Vaticanista Fabio
Zavattaro
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GIUGNO 2012
Venerdì 1
•
•
Sabato 2
•
•
Domenica 3
•
Lunedì 4
Martedì 5
Mercoledì 6
•
•
•
•
•
•
•
Giovedì 7
Venerdì 8
•
•
•
•
Sabato 9
•
•
•
Domenica 10 •
•
Lunedì 11
•
•
Martedì 12
•
•
Mercoledì 13 •
Giovedì 14
180
•
In mattinata presiede il Consiglio Diocesano per gli Affari
Economici
Ore 16,00 celebra il funerale di P. Marco Branchini nella
Parrocchia di S. Francesco d’Assisi
In mattinata partecipa ad Urbino alla Festa della Repubblica
Ore 17,00 celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della
Confermazione nella Parrocchia dei Santi Quirico e Giulitta in
Montelabbate
Ore 9,30 celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della
Confermazione nella Parrocchia di Santa Veneranda
Nel pomeriggio è fuori sede per motivi di Ministero
È a Roma per motivi di Ufficio
A Loreto Marche partecipa alla riunione della CEM
Nella prima mattinata riceve per Udienze
Ore 11,00 presiede il Consiglio di Amministrazione del
Seminario
Ore 16,00 incontra i Cresimandi nella parrocchia di S. Luigi
Ore 18,30 presiede l’incontro con i Medici Cattolici
dell’Arcidiocesi
È in pellegrinaggio con il Clero diocesano
In mattinata riceve per udienze
Ore 17,00 celebra l’Eucaristia nella Chiesa dell’Adorazione
Ore 21,00 presiede in Cattedrale la “Rassegna dei Cori
diocesani”
In mattinata riceve per udienze
Ore 16,00 incontra i Cresimandi nella Parrocchia di Santa
Maria Regina
In serata è a Macerata per partecipare alla Celebrazione
Eucaristica che da inizio al Pellegrinaggio Macerata-Loreto
Ore 9,30 celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della
Confermazione nella Parrocchia di San Luigi
Ore 21,00 presiede la processione del Corpus Domini per le vie
della città
In mattinata riceve un gruppo di sacerdoti dell’Arcidiocesi di
Fermo e concelebra con loro l’Eucaristia in Cattedrale
Nel pomeriggio incontra i Cresimandi della Parrocchia di Santa
Venerando e di San Michele in S. Angelo in Lizzola
In mattinata presiede l’incontro mensile dei Vicari Foranei
Ore 21,00 presiede l’incontro con gli operatori sanitari dei due
ospedali cittadini
In mattinata ad Ancona partecipa all’incontro della
Commissione dei Vescovi per il Seminario Regionale
È a Roma per motivi di Ufficio
Venerdì 15
•
•
Sabato 16
•
Domenica 17 •
•
Lunedì 18
Martedì 19
Mercoledì 20
•
•
•
•
Giovedì 21
•
Venerdì 22
•
Sabato 23
•
Domenica 24 •
Lunedì 25
•
Martedì 26
Mercoledì 27
Giovedì 28
Venerdi 29
Sabato 30
•
•
•
•
•
•
•
•
In mattinata riceve per Udienze
Ore 21,00 incontra in Episcopio i Responsabili dei Gruppi,
Movimenti ed Associazioni
In mattinata incontra alcuni collaboratori della Curia
Ore 9,00 celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della
Confermazione nella Parrocchia di San Pietro in Calibano
Ore 11,30 celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della
Confermazione nella Parrocchia di sant’Angelo in Lizzola
In mattinata tiene una relazione agli IRC dell’Arcidiocesi
Nel pomeriggio visita alcuni sacerdoti anziani
È fuori sede per motivi di Ufficio
In mattinata incontra l’equipe della Rivista Jesus per un
servizio
In mattinata nel Parco Miralfiore presiede l’incontro con i
ragazzi del Progetto “Oratorinsieme”
Ore 9,30 a Campanara celebra l’Eucaristia per i partecipanti
alla manifestazione internazionale “Ginnastica in festa”
In mattinata riceve i pellegrini della Parrocchia di San Giovanni
Evangelista di Ascoli Piceno e celebra per loro l’Eucaristia
Ore 9,00 celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della
Confermazione nella Parrocchia di San Paolo in città
Ore 16,00 è a Loreto per presiedere l’incontro regionale dei
Direttori Diocesani dell’Ufficio Scuola
In mattinata riceve per Udienze
In mattinata incontra alcuni collaboratori
Nel pomeriggio è in visita ad alcuni cantieri dell’Arcidiocesi
In mattinata riceve per Udienze
Ore 19,30 partecipa alla manifestazione “Speciale donna”
È fuori sede per motivi di Ufficio
In mattinata riceve per Udienze
Nel pomeriggio incontra alcuni giovani universitari
181
NELLA CASA DEL PADRE
Fr. MARCO BRANCHINI, sacerdote cappuccino (1941-2012)
Fr. Marco Branchini, nato a S. Giorgio di Pesaro (Diocesi di Fano) il 21.04.1941,
entra nel Seminario serafico di Fermo nel 1952, emette il 18.08.1958 la professione
temporanea a Camerino e il 26.04.1962 quella perpetua a Loreto, dove viene ordinato
presbitero il 24.10.1965. Nell’agosto del 1967 è trasferito a Fano con l’incarico di
Delegato locale e zonale delle Vocazioni. Aperta nel frattempo una nuova Missione
in Etiopia ed avendo fr. Marco espresso il desiderio di diventare missionario, è inviato
in Gran Bretagna per lo studio della lingua inglese e nel mese di ottobre 1969 parte
per il Wollamo (detto poi Wolayta) destinato a Soddo. Ricopre, nell’arco di oltre un
trentennio, l’incarico di parroco, “superiore”, economo e guardiano in diverse località della regione, distinguendosi sempre per un vivo zelo apostolico. Nell’agosto del
2003, mentre ricopriva (dal 2000) nel Vicariato di Soddo-Osanna l’incarico di Vicario
Delegato, per gravi problemi di cuore, è costretto a ritornare in Italia. Nel 2004 è nominato guardiano del convento di Pesaro e, l’anno successivo, è guardiano e parroco a
Pietrarubbia. Dopo un triennio con lo stesso incarico in Ancona, nel 2010 è di nuovo
guardiano a Pesaro ove resta fino all’incontro con “Sorella morte” sopraggiunta il 31
maggio u.s. per aggravamento delle condizioni cardiache. Egli ha così concluso il suo
pellegrinaggio terreno dopo una vita dedicata totalmente a Dio e ai fratelli, svolgendo
sempre con serenità, passione e competenza tutti i servizi affidatigli. Il funerale si è
svolto nella chiesa parrocchiale dei Cappuccini di Pesaro il 1° giugno 2012, presieduto dall’Arcivescovo Mons. Piero Coccia e la partecipazione del Vescovo cappuccino
S. E. Mons. Domenico Marinozzi e di oltre 40 sacerdoti. Molti sono stati gli interventi
commemorativi che hanno esaltato la limpida figura di questo maestro di vita religiosa. La salma è stata tumulata nel cimitero di S. Giorgio di Pesaro.
182
Suor TERESINA PANARONI, Piccola Ancella del S. Cuore di Gesù
di Via Amendola
Nata a Cantiano il 7 dicembre 1920 ed entrata diciannovenne, nel fiore della sua età,
nella famiglia religiosa delle Piccole Ancelle del S. Cuore e già consapevole e decisa
nella sua risposta alla vocazione che il Signore le aveva messo nel cuore, emessa la
professione perpetua, si trovò ad operare in varie comunità del suo Istituto: da Città
di Castello fu trasferita a Force, a Grosseto (“S. Giuseppe”), a Roma (Montemario), a
Pesaro e di qui ad Acqualagna ove restò per 48 anni di seguito. La sua mansione principale fu quella di servire come cuoca; ma nella Scuola Materna di Acqualagna ebbe
l’opportunità di dare il meglio di sé come donna, cristiana e religiosa. Organizzata
nel suo lavoro, riusciva a sbrigare tutte le attività proprie di una casa: acquisti, cucina,
lavanderia, riordino delle stanze..., oltre alla cura assidua della chiesa parrocchiale,
che voleva fosse in ordine con fiori freschi sugli altari, lampada accesa vicino al tabernacolo, paramenti sacri in sagrestia. Tornata a Pesaro nel 1997 per motivi di salute
e di età, soffrì lo “strappo” del trasferimento da Acqualagna, ma accettò la nuova situazione con amore e dedizione dando la sua disponibilità in guardaroba e soprattutto
ella fu una presenza viva e attiva nella vita di preghiera e della comunità.
Ella si era sempre distinta per il suo amore alla vita, che manifestava con il vivo interessamento verso ciò che avveniva nel mondo a lei vicino e a quello lontano, con la
sua curiosità verso il sapere, con la sua vibrante partecipazione durante gli incontri
comunitari, nel modo festoso con cui accoglieva visitatori ed ospiti. Martedì 26 giugno 2012 alle ore 11 circa, si apriva per lei la porta delle nozze eterne.
183
INDICE
Documenti
•
•
•
•
del
Santo Padre Benedetto XVI
Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio “Porta Fidei”................................... 3
Messaggio per la XXVII Giornata Mondiale della Gioventù............................. 12
Messaggio “URBI ET ORBI” – S. Pasqua 2012................................................. 19
Messaggio per la XLVI Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali........... 21
Documenti
della
Segreteria di Stato
• Lettera del Santo Padre........................................................................................ 24
Documenti
della
Congregazione per la Dottrina della Fede
• Nota con indicazioni pastorali per l’Anno della Fede.......................................... 25
Documenti
della
Conferenza Episcopale Italiana
• Comunicato finale 64a Assemblea Generale....................................................... 34
Documenti
della
Conferenza Episcopale Marchigiana
• Promemoria degli argomenti trattati. Riunione del 18.04.2012........................... 40
• Promemoria degli argomenti trattati. Riunione del 05.06.2012........................... 48
Atti
di
S.E. Mons. Piero Coccia
• Omelie
 Omelia in occasione della Messa Crismale.................................................... 53
 Omelia in occasione della Messa Pontificale di Pasqua................................. 56
 Omelia al termine della processione del Corpus Domini............................... 59
• Messaggi e Lettere
 Lettera a Sua Santità Benedetto XVI.............................................................. 63
 Messaggio ai Turisti........................................................................................ 64
 Messaggio alla Comunità parrocchiale del Porto........................................... 65
• Interventi pubblici
 Relazione al Convegno Nazionale: IRC e ISSR............................................. 66
 Relazione alla Confindustria di Pesaro........................................................... 74
 Intervista da JESUS........................................................................................ 84
• Decreti e nomine
 Elenco............................................................................................................. 87
• Relazione Esplicativa
 Erogazione 8‰ –Anno 2011.......................................................................... 88
Comunicazioni
del
Vicario Generale
• Ai Sacerdoti, Religiosi, Religiose e Diaconi: Lettera del 10.05.2012................. 91
184
Attività
degli
Organismi Diocesani
• Consiglio Presbiterale Diocesano
 Consiglio Presbiterale Diocesano: Verbale del .07.05.2012........................... 95
• Consiglio Pastorale Diocesano
 Consiglio Pastorale Diocesano: Verbale del 07.05.2012................................ 99
• Consiglio Vicari Foranei
 Consiglio Vicari Foranei: Verbale del 08.05.2012........................................ 102
 Consiglio Vicari Foranei: Verbale del 12.06.2012........................................ 106
• Consiglio Diocesano Affari Economici
 Consiglio Diocesano Affari Economici: Verbale del 04.05.2012................. 110
 Consiglio Diocesano Affari Economici: Verbale del 01.06.2012................. 113
 Consiglio Diocesano Affari Economici: Verbale del 29.06.2012................. 116
• Ente Seminario Diocesano
 Consiglio di amministrazione: Verbale del 06.06.2012................................ 119
• Consulta Aggregazioni Laicali
 Consulta Aggregazioni Laicali: Verbale del 09.05.2012.............................. 121
• Direttori di Curia
 Consiglio Direttori di Curia: Verbale del 09.05.2012................................... 124
Attività
degli
Uffici Pastorali
• Ufficio Comunicazioni Sociali, Cultura e Stampa
 Domenica delle Palme.................................................................................. 130
 Precetto pasquale Interforze......................................................................... 132
 Intervista a Alfred Wierzbicki...................................................................... 134
 Veglia di Pentecoste...................................................................................... 136
 Con l’infinito nel cuore................................................................................ 137
 46a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali................................... 138
 Essere medici cattolici in questo tempo....................................................... 140
• Ufficio Pastorale Scolastica
 Impegno comune per un IRC di qualità........................................................ 142
 Attività dell’Ufficio Scuola Regionale......................................................... 144
• Ufficio Pastorale Catechistica
 “Prendi e mangia” - programma................................................................... 146
 Apocalisse: la bestia e il falso profeta.......................................................... 147
 Apocalisse: le due città Gerusalemme e Babilonia...................................... 149
 Lettera: settore disabili................................................................................. 151
 Programma incontro Catechisti delle Marche.............................................. 152
 Primo incontro regionale dei catechisti delle Marche.................................. 154
• Ufficio Pastorale Liturgica
 Formazione per Ministri straordinari dell’Eucaristia................................... 156
 Lettera incontro Ministranti.......................................................................... 158
• Ufficio Pastorale Vocazionale
 Veglia vocazionale........................................................................................ 159
• Ufficio Pastorale per gli Oratori
 Incontro con gli Animatori ed Educatori degli Oratori................................. 162
 Progetto Diocesano Oratori 2012................................................................. 164
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• Archivio Storico Diocesano e Biblioteca
 14ª settimana della cultura – 2012................................................................ 170
 “Frammenti” giunge al suo sedicesimo appuntamento................................ 171
Istituto Superiore Scienze Religiose “Giovanni Paolo II”
• Quinto anno all’ISSR “Giovanni Paolo II”........................................................ 172
• Biblioteca dell’ISSR “Giovanni Paolo II”.......................................................... 174
Agenda
dell’Arcivescovo
• Aprile 2012......................................................................................................... 175
• Maggio 2012...................................................................................................... 177
• Giugno 2012....................................................................................................... 180
Nella Casa del Padre
• Fr. Marco Branchini, sacerdote cappuccino....................................................... 182
• Suor Teresina Panaroni, Piccola Ancella del S. Cuore di Gesù.......................... 183
A cura dell’Ufficio Comunicazioni Sociali, Cultura e Stampa
Via Gioacchino Rossini, 62
61121 Pesaro
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