Un ritratto per Sarah Luisa Stracham: la principessa di Sant`Antimo

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Un ritratto per Sarah Luisa Stracham: la principessa di Sant`Antimo
LA PRINCIPESSA DI SANT’ANTIMO:
UN RITRATTO PER L’IMMORTALITÀ
ANTONIO IOMMELLI
Donna Sarah Luisa Stracham (o Strackan) nacque a Genova il 29 Aprile 1818, figlia
dell’ammiraglio inglese, sir Richard Baronetto Thornton, e della marchesa di Salsa,
Louisa Dillon dei Visconti Dillon.
Il 19 Aprile 1839, a soli ventuno anni, donna Sarah Luisa sposò don Vincenzo (n.
1801), rampollo di casa Ruffo, una delle più antiche famiglie calabresi che si diceva
discendesse addirittura dalla Gens Rufa. La Stracham quindi, quale legittima consorte
del principe Vincenzo, potè unire al suo nome tutti i titoli di casa Ruffo, tra cui quello di
Principessa di Sant’Antimo 1.
I novelli sposi abitarono in diversi palazzi ma scelsero, come loro dimora ufficiale,
quello di Napoli 2, per essere più vicini al fasto e al lusso della corte borbonica. Infatti,
nella capitale partenopea, dal 1840, donna Sarah Luisa Stracham Ruffo divenne dama di
corte della regina Maria Teresa d’Austria, seconda moglie di Ferdinando II di Borbone,
re delle Due Sicilie 3.
Il palazzo di Napoli era stato acquistato dalla famiglia De Angelis per interessamento di
don Fabrizio Ruffo di Bagnara nel 1672 e fatto ricostruire dall’architetto Carlo Fontana
(1634-1714) in seguito a danni provocati da un terremoto 4. Portato in dote dal principe
Vincenzo, fu ampliato in occasione delle nozze per interessamento del principe stesso
che tra l’altro fece realizzare un nuovo salone dall’architetto Vincenzo Salomone dove
poter festeggiare il lieto evento, oltre che a una splendida terrazza e ad un magnifico
giardino. Per più di due secoli questo palazzo fu abitato, oltre che dai Principi di
Sant’Antimo, anche da personaggi illustri come la giornalista Eleonora Pimentel De
Fonseca (1752-1799) patriota napoletana, e dal medico e anatomista Domenico Cotugno
(1736-1822) 5.
Nel 1840, su esplicita richiesta dei principi, vi soggiornò un altro importante ospite. Si
trattava di un giovane artista milanese, con la fama di essere il più grande pittore
romantico italiano di quei tempi: Francesco Hayez (1791-1882). La sua permanenza a
Napoli presso i Ruffo è testimoniata dalle moltissime lettere indirizzate alla moglie,
rimasta a Milano, nelle quali scrive: «[…] questa mia delicatezza piace al Principe e me
ne compiaccio» 6. Su commissione diretta dei principi e sotto al loro attento sguardo,
Hayez realizzerà alcuni dei suoi capolavori più belli come “I Vespri Siciliani” e il
ritratto di donna Sarah Luisa Stracham Ruffo, “La Principessa di Sant’Antimo” 7.
Il ritratto, iniziato nel 1840, venne ripreso nel 1844, data che corrisponde al secondo
soggiorno partenopeo del pittore. Lo stesso Hayez informerà la moglie del suo
1
Il ramo dei Ruffo di Bagnara Calabra, al quale apparteneva don Vincenzo, si rese autonomo
nel 1494 con Esaù Ruffo signore di quel feudo; essi furono duchi di Bagnara (1603), principi di
Sant’Antimo (1644), principi della Motta San Giovanni (1682) e duchi di Baranello (1725). I
Ruffo di Bagnara furono il nucleo principale da cui si staccarono successivamente i principi di
Castelcicala, i principi della Floresta e i principi della Scaletta. N. DELLA MONICA, Le
Grandi famiglie di Napoli. Le vicende, gli aneddoti, le curiosità mondane dei tanti illustri casati
protagonisti della storia partenopea, Roma 2004.
2
Il Palazzo Ruffo di Bagnara si trova tuttora in Piazza Dante, al n. 89. Conserva sul portale
l’antico stemma di marmo dei Ruffo di Calabria. G. LABROT, Palazzi napoletani. Storie di
nobili e cortigiani, Napoli 1993.
3
Calà-Ulloa P. e de Tiberiis G. F. (a cura di), Il Regno di Ferdinando II, Napoli.
4
N. DELLA MONICA, op. cit.
5
Ibidem.
6
Lettera di Hayez alla moglie Vincenza Scaccia dell’ottobre 1844.
7
G. NICODEMI, Francesco Hayez, Milano 1962.
prolungato soggiorno: «[…] in qualche ora del giorno sto ritoccando il ritratto della
Principessa che avendolo fatto con premura da non aver potuto asciugare il colore, mi
trovo in dovere di condurre ora, qualche parte di questa mia opera più alla finitezza,
tale è il mio carattere e tu mi conosci cara Cencia» 8.
Come qualsiasi nobildonna che si rispetti, quindi, neanche alla principessa fu estraneo il
desiderio di poter vivere per sempre in un ritratto. Hayez la ritrae seduta su una poltrona
rosso-scuro in quel nuovo salone in “stile pompeiano” 9 fatto realizzare
precedentemente. Qui, molto probabilmente, il ritratto dovette essere esposto prima di
passare definitivamente nella galleria del palazzo 10.
F. Hayez, La principessa di Sant’Antimo
La figura della principessa emerge dal fondo scuro che fa risaltare la sua carnagione
chiara e il suo volto luminoso, incorniciato da bellissimi boccoli. Guarda in un punto
non definito alla sua destra come se stesse ascoltando un suono lontano. Indossa un
abito di seta chiaro e raso che Hayez, con la sua raffinata tecnica, riesce a trasmettere
sulla tela la delicatezza e la lucentezza delle stoffe e le varie trasparenze dei tulli e dei
8
Lettera di Hayez alla moglie Vincenza Scaccia dell’ottobre 1844.
Lo stile pompeiano si afferma in seguito alle scoperte archeologiche fatte a Ercolano e
Pompei, riportate alla luce dopo la famosa eruzione del Vesuvio che seppellì completamente le
due città romane nel 79 d.C. Furono rinvenuti durante gli scavi, i numerosi oggetti che facevano
parte della vita quotidiana di queste popolazioni (lucerne, vasellame, candelabri, monili ecc.).
Ciò ispirò la produzione delle maggiori fabbriche e botteghe di arti applicate che insieme
all’architettura furono le prime a mutare il loro linguaggio in base ai nuovi orientamenti del
gusto.
10
Il principe Vincenzo Ruffo aveva allestito nel proprio palazzo una ricca galleria di quadri. In
una lettera inviata ad Hayez, il principe scrive: «Il suo quadro forma sempre più l’ammirazione
degli amatori, che con piacere vengono sempre più ad ammirarlo. Mi stimo ben fortunato di
poter possedere un lavoro tanto finito e mentre mi dichiaro contento, non lascerò mai di far
rilevare i preggi di un sì bel dipinto. Benchè abbia fatto metter dritto il quadro, pure la luce non
lo favorisce come io vorrei. Spero che la sera avrà luci migliori ed invero generalmente le
gallerie sono pìù di sera che di giorno frequentate». Lettera di Vincenzo Ruffo ad Hayez del 26
settembre 1846.
9
veli che lo compongono. Ad impreziosire il tutto, un ventaglio, in pendant con la stola
scura e una bellissima spilla in oro e rubino 11.
Il ritratto costò al principe Vincenzo circa 300 piastre, somma data in anticipo al pittore
nel 1840 12.
Sembra che in questo sua opera Hayez abbia voluto cercare l’anima, l’essenza, il
mistero di questa donna, così bella e austera nel suo atteggiamento, ma allo stesso
tempo malinconica. Ha fatto in modo che la principessa sembrasse eterea, delicata 13.
La principessa Stracham Ruffo ebbe inoltre tre figli: il primogenito don Francesco (n. il
25 settembre 1840), Patrizio napoletano, morto subito dopo il parto, donna Nicoletta
Lucrezia (n. il 2 dicembre 1841) che sposò il conte Adinolfo Lucchesi Palli, e don
Fabrizio (n. il 10 aprile 1845) che sposò Lucia Saluzzo, figlia del marchese Gioacchino
e di Luisa Lefevbre dei Conti di Balsorano 14.
Rimasta vedova nel 1880 i titoli passarono per successione diretta al figlio don Fabrizio.
Di lei null’altro sappiamo se non che morì a Genova il 6 febbraio 1881, all’età di 63
anni.
Successivamente il figlio don Fabrizio, 11° Principe di Sant’Antimo, vendette il palazzo
napoletano a don Giuseppe Gironda, e donò allo Stato la ricca collezione di dipinti,
mobili e gioielli appartenuti alla principessa, gli splendidi abiti nonché il quadro di
Hayez, esposto oggi al Museo di San Martino a Napoli. Qui ogni giorno, moltissimi
turisti possono ancora ammirare questo splendido ritratto che mostra la principessa nel
suo nobile desiderio di essere “immortalata”.
11
L’abito indossato dalla principessa nel quadro doveva far parte del suo nuovo corredo. Il 28
luglio 1840 la Camerista Maggiore di sua Maestà, Maria Giuseppa Carafa duchessa di Sangro,
convocò il Magazziniere della fabbrica, affinchè le dame di corte, tra cui la principessa Sarah
Luisa, potessero indossare vestiti idonei alla loro condizione di dame. Il Magazziniere allora,
ordinò varie stoffe di ogni tipo, tra cui le ricche e famose stoffe di San Leucio, e fece
confezionare abiti splendidi per tutte le dame di palazzo. Tra questi abiti uno, in gros de Naples
rosso, appartenuto alla principessa e decorato con gigli borbonici, è conservato al Museo di San
Martino a Napoli. A. M. ROMANO, Manifattura Napoletana, Napoli.
12
«Rispettabile signor Professore, le invio 300 piastre che riceverà ridotte in oro in tanti
Napoleoni che riusciranno più facili al trasporto per lei che è già in attesa di viaggio. Non è già
in questa somma il prezzo dell’esimio lavoro che ha fatto per me. Rinverrà piuttosto nella stessa
tanto da acquistare un oggetto che le faccia risovvenire della mia ammirazione alle sue cose,
della stima somma, con che sento il dovere di dirmi di Lei». Lettera di Vincenzo Ruffo ad
Hayez del 19 dicembre 1840.
13
Erroneamente si pensa che la nobildonna raffigurata nel quadro sia una delle principesse di
casa Mirelli. Nel 1756 il feudo di Sant’Antimo insieme al casale di Friano furono venduti a
Francesco Maria Mirelli, principe di Teora. Ma, per un accordo preso tra il re di Napoli Filippo
IV e Carlo Ruffo nel 1641, anno in cui fu elevata a principato la terra di Sant’Antimo, gli eredi
di casa Ruffo, laddove avessero venduto il feudo, potevano comunque conservare il titolo di
principi di Sant’Antimo nonché tutte le prerogative, i diritti e i favori ad esso connessi. Ciò
significa che i principi Mirelli di Teora, anche se proprietari del feudo di Sant’Antimo, non
potevano insignirsi del titolo. Infatti nei registri di Battesimo della parrocchia di S.Antimo P. M.
in Sant’Antimo, i vari membri della famiglia Mirelli non vengono mai registrati col titolo di
Principi di Sant’Antimo.
Archivio della Parrocchia di S. Antimo – Liber Renatorum, Vol. XIV, c. 147, n.14.
A. M. STORACE, Ricerche storiche intorno al Comune di S. Antimo, Napoli 1887.
A. PETITO, Il Castello Baronale di S. Antimo, Qualiano 1999.
14
PROTO DI MADDALONI, Istoria della Casa dei Ruffo, Napoli 1873.