L`invaso lo abbiamo dunque ottenuto

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L`invaso lo abbiamo dunque ottenuto
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L’invaso lo abbiamo dunque ottenuto semplicemente infossando in una buca un telo o un laghetto preformato in
materiale sintetico. Se siamo su capienze pari o superiori ai 10.000 l potremo anche in questo caso (come nel “naturale”) fare a meno di un impianto di filtraggio. Al di sotto di quella fatidica quota, ma non prendetemi alla lettera, servirà
un impianto capace di depurare l’acqua. Il principio di base è che i problemi sono minori in bacini grandi e capienti e
maggiori negli spazi limitati: uno stagno con molti metri quadrati di superficie, nei fatti si depura da solo. Negli altri casi,
ovvero la stragrande maggioranza, dovrà intervenire l’appassionato o il negoziante di fiducia.
OBIETTIVO SUI FILTRI. La capienza e la potenza del filtro, ed è la prima e più ovvia regola, vanno proporzionate alla
capienza della vasca. Capita spesso che gli acquirenti, al fine di risparmiare qualche euro, tendano a chiederci di sottodimensionarlo. La vecchia regola del cliente che ha sempre ragione, perché alla fin fine è lui che paga, vale anche
nel settore pet, ma sarà comunque un preciso dovere del venditore metterlo in guardia: un filtro adeguato eliminerà
almeno in parte lo sporco e migliorerà la qualità dell’acqua consentendo di dilazionare gli interventi di gestione e,
soprattutto, contribuirà sensibilmente a migliorare le condizioni dello stagno. Se poi il cliente insiste…
Anche un filtro eccessivamente grande e/o con una pompa troppo potente è da evitare. Perché farebbe sprecare inutilmente energia (oggi decisamente costosa) e perché un’acqua troppo mossa nuoce alla gran parte delle piante
acquatiche da fiore, ai piccoli organismi che sempre colonizzano le pozze e, di riflesso, ai pesci.
Al filtro è possibile aggiungere giochi d’acqua: cascatelle, getti più o meno potenti, fontane persino “danzanti” e così
via, oltre a ogni possibile e immaginabile gioco di luce: l’industria del settore ha oggi in catalogo una vastissima
gamma di prodotti di questo genere. Nel laghetto ornamentale questo è perfettamente giustificabile. Tutto dipende
dal significato che diamo alla parola “ornamentale”. Un laghetto realizzato con proliferazione di getti d’acqua e luci da
discoteca rappresenta il top del “tecnologico” cui facevamo cenno. Scelta che dà al negoziante tante occasioni di
guadagno, prima con la vendita delle attrezzature, poi con la loro manutenzione, con la sostituzione dei pezzi usurati e
anche con il graduale arricchimento fino ad arrivare a un impianto in pure stile hollywoodiano.
Tra una realizzazione di tal fatta e un laghetto naturale, senza alcun supporto tecnico, c’è un’infinita gamma di soluzioni
intermedie. Per esempio l’acqua di uscita dal filtro può essere restituita facendola scorrere su alcuni sassi ornamentali,
ottenendo una piccola cascatella che muove l’acqua in superficie ma senza eccessi. Un analogo effetto si può ottenere con una pompa aggiuntiva, magari posizionata lontano dall’uscita del filtro per duplicare l’effetto benefico per il
movimento in superficie. O, ancora, si può creare un piccolo ruscello che attraversa una parte del giardino e va a
riversarsi nel laghetto. Non mancano insomma le possibilità di fare bene e di guadagnare senza esagerare, ed è questa la strada migliore.
Ma qual è la potenza “giusta” della pompa per il nostro laghetto? Presto detto. L’acqua dell’invaso dovrebbe passare
nell’area deputata alla depurazione circa una volta ogni due ore (ma anche ogni ora e mezza, se c’è sovraffollamento), dunque per uno stagno con una capienza di 8000 l servirebbe una pompa da 4000 l/h, meglio se un po’ di più,
calcolando la perdita di portata pressoché inevitabile con l’uso. Ovviamente la potenza va aumentata in presenza di
dislivelli da superare (per esempio una cassetta filtro collocata più in alto per generare un effetto cascata) o di altre
particolari esigenze.
Qualche consiglio di carattere generale: preferibilmente il laghetto va collocato dove può ricevere i raggi del sole per
un periodo che va dalle quattro alle sei ore al giorno e lontano da piante caducifoglie, la cui vicinanza aumenta i problemi. L’acqua degli eventuali getti o fontane o cascate non deve ricadere a ridosso della zona in cui coltiviamo le
ninfee, le cui foglie sarebbero inevitabilmente danneggiate dagli spruzzi.
VERDE PROTAGONISTA. Luci e un movimento esasperato dell’acqua sono infatti tollerati (chi sa se volentieri o a malincuore) dai pesci, ma di solito non dalle piante, che hanno invece bisogno di acque calme e ritmi regolari tra luce e
buio. Ed è questa la ragione per la quale la gran parte degli appassionati predilige vasche con meno accessori tecnici, ma con una maggiore presenza
di vegetazione, all’interno e lungo i
bordi. Qui il solo limite è la fantasia,
oltre alla disponibilità di spazio. Tra
l’altro, nell’ornamentale si possono
tranquillamente utilizzare anche
essenze esotiche. Un buon consiglio
può essere quello di scegliere, per la
vegetazione di bordura, piante che
fioriscono in differenti periodi dell’anno, per avere il più a lungo possibile
qualche fiore da ammirare.
Nell’acqua una scelta pressoché
obbligata è quella di coltivare una o
più ninfee: tantissime le varietà disponibili, grandi o nane, delicate o
robustissime, con fiori di diversa coloUNA RICCA VEGETAZIONE DI RIVA ARRICCHISCE QUALSIASI SPECCHIO D’ACQUA, ANCHE SE DI PICCOLE DIMENSIONI,
razione, tutti splendidi. Un buon conMA È NECESSARIO UN CERTO EQUILIBRIO
siglio è quello di inserire ciascuna