ARGOLI ANDREA (1570-1657) Medico, matematico, astrologo

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ARGOLI ANDREA (1570-1657) Medico, matematico, astrologo
PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D’ABRUZZO
ARGOLI ANDREA
(1570-1657)
Medico, matematico, astrologo
Andrea Argoli, noto scienziato, nacque a
Tagliacozzo nel 1570 dall’illustre e nobile
famiglia del giureconsulto Ottavio e da Caterina
Mari.
Compiuti i studi di lettere, ancora giovane, si
trasferì a Napoli dedicandosi agli studi di
medicina, matematica e astronomia. In questi
anni lavorò sul suo primo trattato “Problemata
astronomica triangulorum ope demonstrata per
Argoli Andrea, ritratto (da Tabulae
primi mobilis del 1644)
sinus,
tangentes,
et
secantes,
et
sola
multiplicatione, absque divisione”, pubblicato
poi nel 1604, in cui diede prova del suo ingegno e si guadagnò la stima degli
scienziati del tempo per aver trovato una semplificazione di tutte le operazioni
trigonometriche, riconducendole all’addizione (tale scoperta venne celebrata
successivamente da Ferdinando Koefer nel 1873 nell’Histore de l’Astronomie).
Secondo i documenti antichi, Andrea dimorava ancora a Tagliacozzo agli inizi
del ‘600, come testimoniano i documenti dei tre battesimi dei suoi figli (Giovanni
nel 1606, Prospero nel 1608 e quello di Flavia del 1611) avvenuti nella chiesa di
San Cosma.
In quest’anni, tra il 1610 e il 1611, pubblica le prime tavole delle sue
osservazioni astronomiche “Tabulae primi mobilis quibus veterum rejectis
prolixitatibus directiones facillime componuntur”.
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Soggiornò a Napoli dove pubblicò “Ephemerides” e “Tractatus de arte medica;
item de agricoltura, et de navigatoria observationese”, un trattato di arte medica
con osservazioni di agricoltura e navigazione).
Si trasferì a Roma ove fu lettore di matematica, e poi titolare di cattedra dal 1621
al 1627, all’Università La Sapienza. Il periodo romano fu travagliato, tra l’invidia
e la diffidenza, tanto da suscitare sospetti e persecuzioni a causa dei suoi studi
astrologici e del suo libero parlare su tali argomenti, come riferisce una nota
biografia.
Nel suo sistema l’Argoli poneva al centro la Terra (con gli elementi aria, acqua e
terra) facendo ruotare attorno ad essa la Luna, il Sole e i tre pianeti superiori
ossia Marte, Giove e Saturno, sistema che spiegava inoltre le fasi di Venere, il
pianeta scoperto pochi anni prima da Galileo Galilei.
Tale teoria non era vista di buon occhio dal Santo Uffizio, il quale proibiva agli
astrologi di appropriarsi del potere sulla predicazione del futuro, come
riferiscono le encicliche papali del 1586 e del 1631 al tempo di Sisto V (Coeli et
terrae creator) e di Urbano VIII (Inscrutabilis iudiciorum Dei).
Dopo tale episodio Andrea rimase soggiornò ancora nella capitale cristiana dove
godette della protezione del cardinale e mecenate Lelio Bixia, il quale gli mise a
disposizione la sua ricca biblioteca. Nel 1629 pubblicò l’opera “Novae
Caelestium montum Ephemerides ad longitudinem almae Urbis ad anno 1620 ad
1640, ex ejusd. Auctoris tabulis suppurtatae, quae congruunt cum Danicis,
Rodulphinis, e Tychonis Brahe e Caelo deductis observationibus”, osservazioni
dedicate al principe Filippo Colonna ed oggetto di studi per tutto il XVIII secolo.
Nel 1632 si trasferì nella Repubblica Veneta dove il Senato gli somministrò i
mezzi per compiere le sue osservazioni astronomiche e a Padova divenne
insegnante di matematica presso l’Università cittadina come successore di B.
Sovero, cattedra ricoperta qualche anno prima da Galileo Galilei. Gli venne
conferita l’onorificenza di cavaliere di San Marco, un nuovo contratto e un
aumento di salario fino a 1200 fioroni.
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A Padova fece pubblicare, nel
1634 la seconda puntata delle
sue tavole astronomiche (“Le
secundorum
mobiliae
tabulae
juxa Tychonis Brache, e auctoris
mixtas hypotheses, accuratasque
e
Caelo
deductas
observationes”), e nel 1639 il
trattato di astrologia medica
(“De
diebus
criticis
et
de
Aegrorum decubitu”) in cui
teorizzava la soggezione del
corpo umano ai pianeti ed ai
segni zodiacali, una serie di
oroscopi di personalità illustri e
le loro configurazioni astrali,
Argoli Andrea, copertina originale del libro “De diebus
criticis et de aegrorum decubitu”, Padova 1639
tanto da confermare lo stretto
legame
che
intercorreva
tra
medicina ed astrologia nel XVII secolo. Al 1644 risale la composizione del
trattato di carattere matematico ed astrologico, completo sia delle dottrine
astronomiche, cosmografiche, metereologiche che trigonometriche, intitolato
“Pandosion sphaericum” e dedicato al Senato Veneto.
Nel 1652 sostenne, con la sua opera “Ptolemaus parvus in Genethliacis junctus
Arabibus”, la tesi in cui l’astrologia non violava le leggi ecclesiastiche, né
negavano il libero arbitrio, perchè il cielo “est sicut liber omnia futura in se
scripta continens”, un futuro che Dio poteva distruggere o variare a suo
piacimento. Quest’ultima opera la dedicò alla regina Cristina di Svezia.
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Un suo libro “Liber super Euclidis problemata, quae diversis modis
demonstratur, cum in his fuerit mancus Euclidis” non venne mai pubblicato e
successivamente disperso.
L’ultimo periodo della sua vita fu turbato da un brutale episodio. Nel 1648
nacque una diatriba tra la sua famiglia e quella dei Resta, importanti famiglie di
Tagliacozzo entrambe attributarie del titolo di conti, scoppiata per non aver
ceduto il passo in uno stretto corridoio. Discussione degenerata in una vera e
propria battaglia che portò all’incendio della casa Argoli e che fu sedata
dall’intervento delle truppe di Masaniello, il quale attribuì i moti tagliacozzani ad
una ribellione contro lo Stato.
Guarito da una terribile malattia e confortato dalla fede religiosa, credendo di
esser stato guarito da Sant’Antonio, Andrea decise di ritirarsi tra i Francescani
conventuali di Padova ed indossare l’abito sacro.
Qui morì il 27 settembre 1657, come si attesta in un’elegia del figlio Prospero, e
sepolto nella Basilica di Sant’Antonio, nella cappella della famiglia Turchetti,
dove fin dal 1648 era stata scolpito il monumento con l’epigrafe da lui stesso
scritta (Andreas Argolus S. C. Eques Divi Marci, et in Patavino ginnasio publ.
mattheseos prof. pro familia sua inter Marsos jamdudum clarissima, non magis
quam pro republica astronomica.... pene laboribus per functus, animum aeternae
quieti advertens V. S. L. M. anno aetatis 77 red. Mundi MDCL VIII…).
Ancora oggi la casa natale Argoli può ancora essere ammirata a Tagliacozzo, in
piazza dell’Obelisco.
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Opere principali:
• Problemata astronomica triangulorum ope demonstrata per sinus,
tangentes, et secantes, et sola multiplicatione, absque divisione, Napoli
1604;
• Tabulae primi mobilis quibus veterum rejectis prolixitatibus directiones
facillime componuntur, Napoli 1610-1611 ;
• Novae Caelestium montum Ephemerides ad longitudinem almae Urbis ad
anno 1620 ad 1640, ex ejusd. Auctoris tabulis suppurtatae, quae congruunt
cum Danicis, Rodulphinis, e Tychonis Brahe e Caelo deductis
observationibus, Roma 1629;
• Le secundorum mobiliae tabulae juxa Tychonis Brache, e auctoris mixtas
hypotheses, accuratasque e Caelo deductas observationes, Padova 1634 ;
• De diebus criticis et de Aegrorum decubitu, Tipografia Frambotto, Padova
1639 (tradotto da Giancarlo Brogi, il Pavone editore, 2008);
• Pandosion sphaericum, Padova 1644;
• Ptolemaus parvus in Genethliacis junctus Arabibus, Padova 1652.
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