L`Arena - Il Giornale di Verona

Transcript

L`Arena - Il Giornale di Verona
Sabato 30 Aprile 2011 SPETTACOLI Pagina 58
TEATRO NUOVO. Successo dell'originale coppia voce-contrabbasso
Magoni e Spinetti
«complici»
senza alcun limite
Generi musicali tritati e mescolati, «Bocca di rosa» rabbiosa come una taranta, fusione tra «Carmen» e i Beatles. E il
pubblico canta con Petra
Lei e lui; una voce, un contrabbasso e nessun limite. È
perfino troppo piccolo, il palco del teatro Nuovo per
contenere Petra Magoni e Ferruccio Spinetti. La coppia più
originale del pop italiano (e non solo) si è presentata ieri sera
in città per promuovere i brani del nuovo disco, Complici. I
due, per l'ennesima volta, hanno ribadito di non aver alcun
insano rispetto per i generi, per le gerarchie della musica
leggera e i confini tra gli autori. Fabrizio de Andrè può stare
vicino a un brano funk-disco e un'improvvisazione ai limiti
dello spettro sonoro, roba da avanguardia pura, può confluire
in un classico di Henri Salvador, costruito su due sole parole,
«Mon amour». E un'aria della Carmen può fare da
introduzione ai Beatles.
Il duo che ha intitolato il proprio progetto Musica nuda, ha
tritato, mescolato e porto con una confidenza estrema un repertorio che di anno in anno aumenta di
spessore e in proporzione.
Il concerto di ieri, infatti si è aperto con brani nuovi, e non con le cover che ha reso famosi Magoni e
Spinetti anche in Francia. Sono canzoni come Vado giù, Una notte disperata («L'ha scritta per noi
Pacifico», afferma Petra), Lei colorerà e Sentieri, che inizia come un pezzo dei Led Zeppelin. Anche il riff di
Mirza, la storia (in francese) di una padrona che cerca il suo cane, è preso dal rock (anzi, da un rock'n'roll
anni '50).
E quando la Magoni inizia una versione accellerata di Bocca di rosa, rabbiosa come una taranta salentina,
con il contrabbasso, suonato con l'archetto da Spinetti, è difficile riconoscere subito il classico di de Andrè.
«Era un po' veloce, e c'aveva un sacco di parole 'sta canzone», commenta alla fine lei, sedendosi davanti a
lui che imbraccia il contrabbasso come un basso elettrico per una Fever molto fedele all'originale, prima
che Petra decida di inserirvi Garibaldi fu ferito ad una gamba, con un ritornello che al posto di «Fever» dice
«viva!», chiamando così il pubblico a cantare «E per l'Italia viva!, per l'Italia dell'Unità».
Dopo il gospel di I wanna be ready" e la minimale "Mon amour, un assolo di Ferruccio che precede Felicità
di Lucio Dalla, dove si risconoscono le note di Norwegian wood dei Beatles, e chissà cos'altro.
La sorpresa della serata è il duetto, anzi il «quartetto» con i Sonohra («Senza alcun pregiudizio», dice
Petra) su una versione blues de Il tempo di morire di Lucio Battisti. «Siamo due dui sonori… Potremmo fare
i Sonohra nudi…».
Poi i cardini delle loro performance: I will survive, discomusic eseguita da una diva lirica, e una Non ho l'età
di Gigliola Cinquetti che, nell'anno dello scandalo-Ruby Rubacuori viene contestualizzata nell'ultima strofa:
«Se vorrai mandarmi l'autista, magari ti raggiungo ad Arcore».
E dopo aver concluso il set con la fusione Bizet/Beatles (magari la prossima volta toccherà a
Mahler/Metallica…), e aver proposto la nuova Cinema, con Ferruccio al piano, si lasciano andare alle
richieste del pubblico, con bis a valanga. E dal 6 al 9 luglio Petra Magoni e Spinetti saranno al Teatro
Romano in una … Notte di mezza estate diretta da Gioele Dix. Aspettiamoci altre sorprese.
Foto: