Documento approvato dall`Assemblea
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Documento approvato dall`Assemblea
Roma 22 aprile 2015 Palazzo Confesercenti Un riferimento strutturato alle attività del lavaggio auto Il car wash in Italia, problematiche e prospettive. Premessa Il mondo dell’autolavaggio riveste un’importanza notevole tra le attività non oil presenti sulla rete carburanti e sta consolidando, nelle condizioni possibili e nonostante la lunga crisi economica che attraversa il paese da quasi 7 anni, spazi sul resto del mercato. La crisi non ha mancato di far sentire i suoi effetti anche in questo settore, dando luogo a fattori di forte impatto. Contrazione della domanda nel corso periodo per quasi il 30%, elemento che ha generato una significativa e forse strutturale modificazione del comportamento dei consumatori, molto più attenti alle previsioni meteo, contrariamente a quanto avveniva in passato. Dilagare del fenomeno abusivo-soprattutto in alcune realtà territoriali del centro sud. Importanti realtà industriali in sofferenza. Una fotografia che rimarca la necessità di sviluppare analisi e confronto tra gli operatori. Ciononostante, il mondo dei lavaggisti esprime sia peculiarità che potenzialità che ad oggi non hanno trovato un’ adeguata rappresentanza. Contrariamente a quanto avviene in altri paesi europei, come Germania, Francia, Regno Unito; paesi che esprimono una significativa presenza imprenditoriale quantificabile rispettivamente in circa 18.000, 13.000 e 15.000 impianti di lavaggio, che si posizionano sul mercato replicando le caratteristiche della rete italiana, evidenziando, dunque, il forte radicamento delle attività sulle stazioni di servizio carburanti, nel nostro paese c’è un deficit rappresentativo. Contrariamente ad altri settori questo dell’Autolavaggio sembra in controtendenza con la tradizionale vocazione italiana all’affollamento delle attività. I numeri come vedremo più avanti appaiono più contenuti, anche in rapporto al numero di veicoli e alla composizione geografica del paese. L’esperienza europea ci fa ritenere che i tempi siano maturi per una spinta organizzativa del settore dal lato che è più congeniale al mondo Confesercenti: quello dei gestori carburanti con autolavaggio e dei piccoli operatori indipendenti. La necessità di dare rappresentanza ai lavaggisti italiani è stata avvertita in tempi diversi e da diversi soggetti; ma riteniamo che l’approccio al tema della rappresentanza di settore proposto da Confesercenti e dalla sua Associazione di categoria dei gestori, la Faib, segnali da un lato originalità e dall’altra capacità organizzative. Il contesto, l’operatività Abbiamo detto dell’importanza della rete di autolavaggi esistente in Italia. I numeri, sebbene imprecisi, sulla diffusione degli impianti di autolavaggio attivi in Italia indicano una forbice tra i 12.000 e i 13.500, comprendendovi i lavaggi presso siti autonomi dalle stazioni di rifornimento carburanti. Più contenuti i numeri forniti da Istat e dagli studi di settore, nelle cui rilevazioni pesano probabilmente ai fini della rilevazione statistica l’attività prevalente in cui sono posizionati gli impianti lavaggio auto. In questo senso occorre considerare che almeno il 64% degli impianti di lavaggio auto, secondo l’indagine che Veronafiere ha commissionato alla Doxa, è attivo presso stazioni di servizio. Un mondo imprenditoriale, dunque, abbastanza ampio e diffuso su tutto il territorio nazionale. E la parola imprenditoriale è utilizzata nel senso pieno del termine, perché le attività di lavaggio segnalano la peculiarità che, rispetto ai gestori carburanti, che operano in regime di affidamento gratuito delle attrezzature, nel 70% dei casi sono condotte da operatori proprietari dell’impianto lavaggio, dunque, nelle possibilità di determinare le loro politiche aziendali, a cominciare da quelle di acquisto e vendita dei prodotti e dei servizi. Intorno a questo dato occorre poi prefigurare una casistica articolata di situazioni diversificate avente ad oggetto il rapporto con l’area su cui insiste l’impianto. Ma il dato saliente è la preminenza dell’autonomia d’impresa. Ciò detto, siamo in presenza di una figura imprenditoriale complessa che gestisce e regola relazioni multiple sia sul fronte industriale che commerciale che delle attività amministrative, spesso sommando situazioni giuridiche diverse; a fronte di ciò, l’esperienza ci dice che sovente la figura dell’imprenditore dell’autolavaggio viene fagocitata dalla figura del gestore carburanti, pur operando in scenari giuridici e competitivi diversi. Un settore capace di sviluppare un fatturato- solo sul lato lavaggio auto- che si posiziona, secondo stime per difetto, intorno ad un miliardo di euro considerate le stime medie di settore che oscillano dai 450-500 agli 800 lavaggi/mese, corrispondenti ad una forbice tra circa 5-6000 e i 9 10.000 all’anno, con un prezzo medio calcolato sui 10,00 € , comprendendovi i servizi complementari. Un settore tuttavia che da un lato segnala forti differenze operative per aree geografiche, risentendo delle diverse strutturazioni socio-economiche che hanno inevitabilmente riflessi sulla fidelizzazione al servizio di pulizia dell’auto e dall’altro la forte incidenza della componente dei costi, dai detergenti, alla depurazione, all’energia, all’acqua, allo smaltimento fanghi, all’ammortamento, e ai costi di personale che incidono in modo non trascurabile sui fatturati aziendali. E’ in questo territorio degli obblighi normativi che si insedia la concorrenza sleale e l’abusivismo commerciale operato da operatori senza scrupoli che omettono di adempiere alla normativa ambientale e allo smaltimento dei fanghi. Si compiono reati ambientali e si perpetuano pratiche di concorrenza sleale. In questo modo si sopportano meno costi e si deprofessionalizza l’attività. Costi che indicano la complessità del quadro operativo delle gestioni e il peso degli oneri amministrativi e normativi obbligati oltre alla considerazione che manca un’identità e manca una professionalizzazione in linea con i tempi. Bisogna infatti pensare da un lato che oggi intervenire su un auto significa andare a maneggiare un bene spesso prezioso, di decine di migliaia e migliaia di euro, di cui il cliente è geloso; dall’altro considerare che acquisire un lavaggio richiede studi preliminari, l’attivazione di una strumentazione amministrativa seria, la stesura di budget, piani di rientro dal finanziamento, analisi della gestione pur valutando che in diversi casi tutto questo viene agevolato da grosse catene di lavaggio, capaci di investimenti consistenti. L’abusivismo e la professionalità sono due temi dell’agenda che saranno al centro dell’attività di questo coordinamento. Strutturare i riferimenti Il ragionamento che ci spinge è che in un momento di crisi generale delle forme di rappresentanza e in un periodo in cui tutte le forme di associazione mostrano difficoltà di attrazione, che si riverberano su bilanci, le categorie economiche hanno bisogno di punti di riferimento, di confronto, di assistenza, di servizi. Non una riflessione in controtendenza, come potrebbe apparire, ma una consapevole scelta di affiancamento alle imprese di settore, perché siamo convinti che nei momenti di difficoltà cresce la tendenza a fare gruppo, a sviluppare la ricerca dell’identità. Ovviamente un riferimento organizzativo ha senso se raccoglie istanze condivise, problematiche diffuse, tratti comuni che necessitano di organizzazione per arrivare ai tavoli decisionali, amministrativi e istituzionali. Sono percorsi di maturazione e di sintesi che non troverebbero sbocco fuori da un quadro di riferimento comune. Questo comparto ha istanze condivise, tratti fisiologici omogenei e ha necessità di elaborare e portare a sintesi proposte e strumenti di lavoro per promuovere regolamenti e rendere efficaci norme. Ecco perché riteniamo che sia necessario dare un riferimento organizzativo al mando dei lavaggisti. Quale forma assumerà tale coordinamento sarà l’evoluzione del confronto a dircelo. In questo senso, la scelta di attivare il mondo Confesercenti significa avere un network associativo diffuso almeno in ogni provincia, risorse e sedi di riferimento, uomini e competenze, relazioni capaci di attivarsi su questioni singole o complesse, a partire dalla possibilità di convocare una riunione specifica. La prima sfida sarà, a partire da oggi, raccogliere le idee e i bisogni reali e trasformarli in programma. Alcuni temi già emersi tra i lavaggisti, dal costo del lavaggio alla durata del gettone, all’ abusivismo, al costo delle piazzole, dai costi tributari all’Imu, alle forniture elettriche, ai gravami della normativa ambientale costituiscono tracce di lavoro su cui impegnare il coordinamento mirando alla professionalizzazione, all’innovazione dei processi e dei prodotti, alla trasformazione in imprenditori di operatori coraggiosi, capaci, ma in più di un caso improvvisati. Confesercenti rappresenta, da questo punto di vista, l’incubatore del neo coordinamento ed opererà nella logica di favorire in tempi rapidi lo spin-off. Le specificità e le prospettive organizzative Dal punto di vista di Confesercenti, e di Faib, occupandosi anche di lavaggio, la Confederazione rafforzerebbe il suo rapporto con i gestori e amplierebbe la platea di attori coinvolti a un numero più ampio di operatori cui proporre i servizi Confesercenti. A crescere sarebbe l’esperienza maturata, il know how che verrebbe socializzata alla più ampia platea di operatori e proposta al mondo delle rassegne di settore, alle fiere per collaborazioni e sinergie che potrebbero favorire processi virtuosi generatori di risparmi e risorse per il settore. La nascita di una struttura di coordinamento richiede specificità organizzative che possono trovare una degna risposta solo in realtà attrezzate, capaci di sviluppare analisi, elaborazioni e generare processi comunicazionali e relazionali. Una struttura che può contare sul sostegno di uffici tecnici dedicati, dal legislativo all’economico, dallo statistico al diritto del lavoro, alle competenze in materia ambientale. In questa direzione opererà una newsletter e il sito www.assolavaggisti.it già registrato, una struttura organizzativa leggera e agevole, una segreteria operativa sperimentata nelle relazioni con il territorio. Il gruppo di coordinamento prevede un Coordinatore che sia un professionista del settore, affiancato da responsabile di struttura e da colleghi delle principali province italiane. Puntare sui servizi in risposta alle problematiche gestionali, sulle convenzioni per attenuare le voci di costo, sulle promozioni per arricchire le professionalità, sulla formazione continua: questa è la direzione di marcia del lavoro che si intende sviluppare. Le Fiere, le manifestazioni convegnistiche, i media sono altrettanti momenti di confronto e di partecipazione del coordinamento. Nei prossimi mesi saremo impegnati sul territorio per favorire la crescita e l’aggregazione di nuovi gruppi di lavoro che possano concorrere in tempi brevi alla costituzione di un team diffuso e omogeneo a livello nazionale, capace di esprimere una rappresentanza condivisa e radicata sul territorio per sviluppare conoscenze, relazioni, chances di crescita, opportunità. Siamo consapevoli delle difficoltà che ci attendono ma sappiamo di esprimere la più forte realtà organizzativa omogenea a livello nazionale nel settore; conosciamo uomini e situazioni territoriali; abbiamo ramificazioni locali che in questo settore ci rendono unici; sappiano che si può fare. Sappiamo che ce ne è bisogno.