le politiche di sicurezza in campania - Polis Campania

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le politiche di sicurezza in campania - Polis Campania
“LE POLITICHE DI SICUREZZA IN CAMPANIA”
RELAZIONE DI APERTURA POLIS 2007 di ANDREA ABBAMONTE
ASSESSORE ALLA SICUREZZA DELLE CITTA’ REGIONE CAMPANIA
Inauguriamo oggi, 19 novembre, la seconda edizione di POL.I.S. - la Conferenza
regionale sulle Politiche integrate di Sicurezza per le città e il territorio, realizzato
dall’Assessorato alla Sicurezza delle Città della Regione Campania con il contributo
dell’Unione Europea.
Prevista come piattaforma di lavoro dalla Legge regionale 12 del 2003, questa
Conferenza elabora e sviluppa le esperienze e le attività messe in campo dai diversi
attori istituzionali e sociali sulla sicurezza urbana per trasferire buone prassi e
sperimentare modelli di servizi ai cittadini.
Più semplicemente, POLIS è un’Agorà, una piazza virtuale, dove confluiscono le
esperienze maturate a livello locale, nazionale, europeo e internazionale, per
individuare, in modo scientifico, i vettori metodologici e contenutistici da mettere al
servizio di tutti gli operatori del settore e, soprattutto, assumere decisioni strategiche
rispetto a temi forti e delicati come quelli della legalità, della sicurezza, della
convivenza civile, dell’ordine delle nostre città.
Per ottenere tale risultato, metteremo a confronto i dati della criminalità, elaborati
dal Ministero dell’Interno, con quelli della sicurezza percepita dai cittadini,
rilevati dall’Osservatorio regionale sulla sicurezza urbana, per poi incrociare
domanda e offerta di sicurezza in vista della programmazione degli interventi.
POLIS 2a edizione durerà un intero semestre - da oggi a tutto aprile 2008 - e avrà
come filo conduttore la Confisca dei beni alle mafie e la valorizzazione strategica dei
finanziamenti dedicati alla sicurezza per i prossimi anni.
I BENI CONFISCATI ALLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA
Per questo motivo, laddove sarà possibile, POLIS si realizzerà presso strutture
confiscate alla camorra: oggi, l’ex Autoparco Rea, ora “Parco Ammaturo” di
Giugliano, dedicato al vicequestore Antonio Ammaturo, capo della Squadra Mobile
di Napoli, assassinato dalla malavita, insieme al collega Pasquale Paola, il 15 luglio
del 1981.
Porre il tema della confisca al centro della riflessione sulla sicurezza, della giustizia
e della legalità è doveroso da un punto di vista istituzionale perché occorre prendere
in carico un tema così complesso e delicato per la vita delle nostre città. Ma è anche
importante per il grande valore simbolico che questo traduce: le mafie si
combattono soprattutto aggredendone il patrimonio e riconsegnandolo alla
collettività.
La simbolica che traduce il riutilizzo dei beni è di altissimo impatto per la percezione
di sicurezza dei cittadini. E il patrimonio dei beni è tale e tanto che può soddisfare
diverse domande istituzionali e di occupazione dei giovani. Ecco perché qualunque
ritardo o inadempienza ha un peso sulla tenuta della coesione sociale e sulla fiducia
dei nostri cittadini rispetto alle Istituzioni.
Di là da ogni retorica, oggi diciamo con i fatti che noi tutti, la Regione Campania, lo
Stato, l’Antimafia, le Associazioni, i cittadini, vogliamo stare in un bene confiscato
alla camorra, vogliamo riprendercelo, e, così, garantire a questo territorio, tutti,
ognuno per la sua parte, che intendiamo abitare questa sfida:
convertire un bene confiscato alla camorra in Palazzo di Giustizia.
Il percorso è complesso.
Complessa è la fisionomia criminale del nostro territorio. Certo, la Finanziaria 2007
dà a Regioni, Province, Università, e altri Enti dello Stato, la possibilità di essere tra i
destinatari dei beni. Questo aspetto, però, deve essere messo ancora a regime.
Le realtà locali sono complesse, come ho cercato di evidenziare, nei giorni scorsi,
su Repubblica, e i problemi che derivano dall’assegnazione di beni confiscati ai
Comuni sono diversi, ma altrettanto rilevanti, con riferimento alla dimensione e alla
tipologia degli Enti locali destinatari.
Con riferimento ai piccoli Comuni, va evidenziato che, molto spesso, i beni sono
consegnati in condizioni disastrate e/o ancora occupati dai destinatari della confisca o
da loro familiari o, peggio ancora, da prestanomi.
Tutto ciò comporta uno sforzo delle piccole realtà locali in tema di: risorse
economiche da destinare alla manutenzione straordinaria, risorse umane per la
progettualità di tali interventi, necessità di intraprendere azioni esecutive spesso
conflittuali con i residui occupanti. E nelle piccole realtà locali, dove l’impatto
camorristico ha un maggiore peso percentuale, si registra una grave difficoltà di
gestione da parte degli amministratori, talora accusati di contiguità con la malavita,
talaltra destinati a operazioni di sgombero eroiche.
Sul punto ribadisco un dato di partenza per una corretta gestione del patrimonio
confiscato: non vogliamo eroi, ma Amministrazioni e amministratori efficienti
nella gestione di tale patrimonio.
Non è solo un caso che i risultati migliori nella gestione di tale patrimonio si sono
avuti quando gli Enti locali hanno elevato il grado di gestione dei beni confiscati
attraverso la formazione di Consorzi di comuni e/o affidandosi, d’intesa fra di loro,
alle Amministrazioni provinciali. Nella nostra Regione vi sono esperienze in tale
senso, quali il Consorzio Sole e il Consorzio Agrorinasce.
Dunque, la proposta del presidente della Commissione parlamentare Antimafia,
Francesco Forgione, di avviare la creazione di un’Agenzia nazionale sui beni
confiscati che segua l’itinerario complessivo del bene, ha il lato positivo di istituire
un unico soggetto affidatario dal momento del sequestro a quello della confisca lasso di tempo che supera, in media, i dieci anni -, ed è una ipotesi volta ad evitare il
depauperamento dei beni confiscati cui abbiamo assistito in molti casi.
Sotto distinto profilo, però, l’Agenzia su base nazionale dovrà, a mio avviso,
irradiarsi sul territorio attraverso strutture operative necessariamente collegate alle
realtà locali: Regioni, Province e Comuni.
Un’Agenzia nazionale che operi su base regionale con strutture snelle e di intesa
con gli Enti locali.
Solo in questo modo si può ovviare al rischio che una struttura centrale possa, in
concreto, manifestarsi lontana dalla realtà locale e, per l’effetto, produrre le stesse
manifestazioni di inefficienza di cui oggi discutiamo.
ESPERIENZE DELLA REGIONE CAMPANIA
Le esperienze positive che stanno maturando nella nostra Regione - nonostante tutte
le criticità delle quali intendo parlarvi nel dettaglio - devono essere messe a sistema,
e in questo senso credo che il livello provinciale o regionale sia quello più idoneo a
una gestione utile dei beni confiscati.
Quanto alle criticità, ritengo doveroso, oltre che giusto, che sia i media sia i cittadini
ci rimproverino per le inefficienze di tipo politico e amministrativo. Siamo certi che
ai richiami seguirà l’intenzione di sedersi tutti attorno a un tavolo per individuare
assieme le possibili linee di intervento.
È questo l’obiettivo di POLIS.
Intanto, da parte nostra, in qualità di Amministrazione regionale, abbiamo messo in
campo risposte concrete, nell’attesa dell’intervento del Legislatore nazionale.
Giorni fa, il 26 ottobre per l’esattezza, abbiamo firmato a Roma l’atto integrativo
dell’Accordo di programma “Giancarlo Siani” per finanziare, attraverso 7,5 milioni
di euro quattro interventi significativi in altrettanti beni confiscati: qui, a Giugliano,
per il Parco Rea che diverrà il Palazzo di Giustizia; a Contursi Terme per il Parco
delle Querce che diverrà un centro termale; a Casal di Principe per la Villa di Walter
Schiavone, più nota come ‘villa di Scarface’; a Calvi Risorta per il Parco Caleno
destinato a trasformarsi in area archeologica per i ragazzi.
Tra il 2004 e il 2006, inoltre, la Regione Campania ha investito, insieme al Ministero
dell’Interno, 6,3 milioni di euro per ristrutturare beni come la casa del clan Giugliano
a Forcella, la villa a Pomigliano D’Arco intitolata a “Giancarlo Siani”, la villa di
Francesco Schiavone, detto Sandokan, intitolata a don Peppino Diana, e altre
realizzazioni ancora, per un totale di trentuno opere.
A giorni apriremo un negozio nei locali della Regione Campania, proprio a Palazzo
S. Lucia, in cui sarà possibile acquistare i prodotti realizzati nelle terre confiscate ai
mafiosi.
Parte consistente dei finanziamenti europei 2007/2013 dedicati alla sicurezza saranno
per i beni confiscati alla camorra, come questo sequestrato al clan Rea.
Per tale motivo, chiediamo, simbolicamente, al Ministro di Giustizia, Clemente
Mastella, di far celebrare qui, come udienza inaugurale del nuovo Tribunale di
Giugliano, un processo significativo contro la camorra, a simbolo dell’avvenuto
riscatto.
Certo, non basta. Non bastano i finanziamenti, non bastano gli interventi. Occorre
creare una nuova cultura della legalità. Occorre un patto reale tra i cittadini e le
Istituzioni. Noi ci stiamo lavorando, sottovoce, senza strumentalizzare i media, senza
il ricorso alla fabbrica dei titoli, senza aridi esercizi di stile.
Proprio oggi è stato pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione Campania il
bando che permetterà a trenta giovani di finanziarsi un Master universitario per la
gestione dei Beni confiscati.
È già in corso l’intervento formativo per creare nuovi Manager per la sicurezza
delle città: personale esperto in programmazione degli interventi integrati di
sicurezza con significativo riferimento agli eventi sportivi-calcistici.
Entro la fine del mese, centotredici dirigenti e funzionari della Pubblica
amministrazione della Regione entreranno in aula per aggiornarsi e approfondire i
temi della sicurezza e della legalità.
Costruire una cintura di competenze più salda e qualificata in capo agli Enti locali è
uno degli obiettivi strategici per innalzare il livello di qualità degli interventi.
Anche la qualificazione della Polizia locale rientra in uno degli scopi che come
Amministrazione ci siamo dati.
Entro fine novembre, 2,3 di euro saranno dedicati alla riqualificazione delle aree
urbane. Comuni e Province potranno presentare progetti di sicurezza urbana
integrata e finanziare interventi di riqualificazione urbana e sociale,
videosorveglianza, progetti sperimentali e innovativi di servizi al cittadino svolti
dalla Polizia locale.
3,5 milioni di euro sono messi a disposizione dei Consorzi Asi per garantire
sicurezza alle piccole e medie imprese del territorio con sistemi di videosorveglianza
e, dopo quanto accaduto a Sant’Antimo, con la morte di Francesco Gàito, abbiamo
dato disponibilità a destinare 400mila euro alla sicurezza dei tabaccai della provincia.
Con l’annualità in corso, inoltre, destiniamo 900mila euro all’aiuto alle vittime
innocenti della criminalità organizzata, tema a noi caro, e più in generale ad attività
di contrasto ai fenomeni estorsivi e di usura.
OSSERVATORIO REGIONALE SULLA SICUREZZA URBANA
Quanto ai risultati delle attività avviate di recente, ci siamo fatti carico di analizzare
la domanda di sicurezza espressa dai cittadini e quale sia stata l’offerta prodotta in
questi anni da Governo, Regione ed Enti locali, per poi comprendere le risposte più
adeguate da mettere in campo.
L’Osservatorio regionale sulla sicurezza, commissionato a Censis, Il Sole 24 Ore,
Iprs e Adacta, serve proprio a questo.
Oggi presentiamo una prima analisi sulla domanda di sicurezza dei cittadini campani.
E questo traguardo pone già delle grandi riflessioni: la distanza tra sicurezza reale e
sicurezza percepita; il divario tra i dati della delittuosità e quelli della percezione; la
forbice tra i problemi reali di criminalità e quelli vissuti quotidianamente dai
cittadini.
I dati evidenziano che:
- nonostante l’elevato allarme sociale, i cittadini campani giudicano piacevole la
realtà in cui vivono (si va dal 56,1% della provincia di Napoli all’89,1% di Salerno);
- aumenta la richiesta di maggiore presenza di Forze dell’ordine (60,5%), di
sistemi di videosorveglianza (31,1%) e di poliziotti di quartiere (30,9%) per il
controllo del territorio;
- quando gli apparati di sicurezza pubblica sono percepiti come insufficienti a
garantire l’incolumità individuale, i cittadini tendono a integrare le dotazioni
pubbliche con sistemi personali ritagliati sulle proprie esigenze;
- se diminuisce la fiducia nella politica aumenta la chiusura del cittadino verso gli
interessi generali della comunità;
- è forte la richiesta di un sempre maggiore impegno delle Istituzioni locali nella
elaborazione di strumenti di contrasto alla criminalità;
- il 30,3% degli intervistati ha subito un reato nell’ultimo anno, pertanto il tasso
di vittimizzazione in Campania si può stimare pari al 12,3%;
- aumenta il numero dei giovani che dichiarano di essere stati vittime di un illecito;
- droga e microcriminalità sono i due problemi che incidono maggiormente sulla
percezione dell’insicurezza;
- la percezione di insicurezza è più significativa nelle province di Napoli (70,1%) e
di Caserta (60,2%), mentre gli insicuri scendono al 27% a Salerno e a Benevento, e
al 16,6% ad Avellino.
Le criticità, dunque, non mancano, considerato che duecentotre comuni della
Campania, dove vive l’81,3% della popolazione regionale, fanno registrare la
presenza di un clan camorristico o di un bene confiscato, o hanno avuto lo
scioglimento del consiglio comunale negli ultimi tre anni.
Tuttavia, a destare le maggiori preoccupazioni non sono clan e camorra, bensì
tossicodipendenza (52,8%) e microcriminalità (52,5%), seguite da delinquenza
minorile e degrado urbano. Questo dato deve farci riflettere.
È significativo, inoltre, che nel 2006 la media dei reati denunciati complessivamente
in Campania sia pari al 39,6 per mille abitanti, quindi è più bassa di quella registrata
a livello nazionale ,che si attesta sui 46,9 per mille. C’è da chiedersi, dunque, se
questo dato non possa essere letto anche come scarsa propensione alla denuncia,
seppure molti siano gli interventi e le risorse economiche dell’Amministrazione
regionale per convertire la vittimizzazione in cittadinanza attiva.
A livello nazionale, una recente indagine rivela che 5 persone su 10 ritengono che,
nelle zone di residenza, la criminalità sia cresciuta negli ultimi anni (un dato
superiore di quasi 20 punti percentuali rispetto a 2 anni addietro) e che quasi 9
persone su 10 pensano che la criminalità sia cresciuta in Italia (8 punti percentuali
rispetto a 2 anni fa).
La paura, insomma, si diffonde sul territorio, vi si aggira come uno spettro
inquietante, per citare le considerazioni di Ilvo Diamanti, e tiene in ostaggio i
cittadini. Una paura che trascende l’esperienza personale, se si considera che la
percezione dell’illegalità aumenta quando si fa riferimento a contesti più distanti da
noi.
Tuttavia, l’insicurezza è cresciuta soprattutto in rapporto alla realtà locale,
influenzata più che dalla realtà, dall’immagine; dalla rappresentazione offerta dai
media.
A dirla tutta, se si passano in rassegna le fonti informative di cui la popolazione tiene
conto nel formarsi le proprie opinioni sulle caratteristiche e sull’andamento della
criminalità, emerge che, al primo posto, si trovano le televisioni nazionali, segnalate
dal 41,6% del campione. Seguono i quotidiani locali (34,6%) e le televisioni locali
(34,1%), mentre l’esperienza diretta, per quanto determinante, raggiunge solo quota
17,1% delle risposte.
Un ruolo di responsabilità enorme questo dei media. Rispetto al quale l’Assessorato
da me guidato avvierà, nell’ambito dei lavori di POLIS, con i cronisti interessati di
tutte le testate locali, un tavolo di lavoro sui temi della sicurezza e dell’informazione,
per confrontarci sulla rappresentazione mediatica della sicurezza reale e della
sicurezza perpecita in Campania, partendo proprio dalle esperienze a confronto dei
cronisti.
Questo progetto perché durante i lavori della Conferenza regionale ci interrogheremo
anche su quanto la Regione Campania e gli Enti locali hanno messo in gioco, in
termini di risorse umane, strumentali, economiche, intellettuali dal 2000 ad oggi, e
quali siano stati i risultati.
Ma perché POLIS funzioni dobbiamo assumere degli impegni. Impegni che siano
verificabili. Alla fine del viaggio, dopo che tutti gli argomenti e tutti i protagonisti
avranno contribuito alla riflessione e alle proposte, l’approdo dovrà essere:
- La proposta al Consiglio regionale di un Testo unico regionale sulla sicurezza
urbana integrata;
- la presentazione alla Giunta Regionale della Campania delle Linee di
intervento sulle Politiche integrate di sicurezza (Art. 3 Legge regionale 12 del
2003);
- la realizzazione di una Fondazione POLIS (art. 5 LR 12/03) sulle Politiche
integrate di sicurezza, con particolare attenzione al tema delle vittime
innocenti della criminalità;
- La proposta al Governo nazionale di una Legge di riforma per la
regolamentazione dei beni confiscati.