Natale 2008 - Associazione Due Mani Onlus

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Natale 2008 - Associazione Due Mani Onlus
Lira, 23 Dicembre 2008
Carissimi,
BUON NATALE e Felice Anno Nuovo! Mi spiace che quest‟anno i miei auguri vi
arriveranno quasi certamente in ritardo, ed ancor più che per molti questo Natale sarà
probabilmente meno “buono” e felice del solito per le preoccupazioni e conseguenze
della grande crisi che interessa l‟economia mondiale. Per me, è questo un motivo in più
per augurarvi di cuore un Natale vero ed un Anno in cui la novità e felicità non consista
tanto nell‟impossibile assenza di problemi e difficoltà, quanto piuttosto nella capacità di
fare le scelte giuste e vivere ogni giorno con amore. Non è un augurio impossibile, dal
momento che davvero il Signore viene ed è in mezzo a noi.
Sappiamo che il Natale del Signore è il momento in cui Dio ha raggiunto l‟uomo,
facendosi uno di noi, entrando nella nostra storia. Questo è avvenuto oltre 2000 anni fa,
con Gesù, a Betlemme. Ma ora? La celebrazione liturgica annuale di questo evento è
l‟occasione che ci viene offerta per lasciarci raggiungere dal Signore fino in fondo, oggi.
Nell‟incontro più importante della nostra vita. Detto così, suona bene, e può sembrare
anche facile. Ma in pratica, dove e come possiamo incontrare oggi „il Signore che viene‟?
Spero di non scandalizzare nessuno con queste domande.
So benissimo che la risposta è quella della fede. Ma credere non è sempre scontato ed automatico,
specie di fronte a certi fatti e situazioni che invece della pace cantata dagli angeli a Betlemme
parlano ancora il linguaggio violento della guerra, e che, invece di porre al centro della nostra
attenzione ed amore il Bambino, lo schiacciano con inaudita crudeltà.
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Domani a mezzanotte in Uganda canteremo “Pace in terra agli uomini di buona volontà”
con in cuore un po‟ di amarezza e delusione perché per l‟ennesima volta alla fine di
novembre Kony, il capo dei ribelli, è venuto meno alla promessa di firmare la pace. Così,
in questi ultimi giorni, la “buona volontà” di pace ha lasciato il posto ad un attacco
congiunto dei tre eserciti dell‟Uganda, Congo e Sudan contro le basi dei ribelli nella
foresta di Garamba. Bombardamenti a tappeto, seguiti dall‟entrata in campo di truppe
scelte da terra. Mentre scrivo, non c‟è traccia di Kony, finora sfuggito all‟attacco, e
neppure del grosso dei ribelli. Ma mancano anche notizie certe sulla sorte delle donne e
dei bambini presenti nei campi dei ribelli. Sarà pace, o strage degli innocenti?
Sulla mia scrivania, molti biglietti di auguri per Natale recano l‟immagine di Gesù
Bambino. Penso ai vostri figli che ne depositeranno e ammireranno la statuina nella
mangiatoia del presepio nelle vostre case. Sono immagini che non smettono mai di
intenerire, ricche di icordi e sentimenti …. Ma stavolta queste immagini fanno fatica a
cancellare le foto atroci e le notizie apparse a varie riprese sui giornali ugandesi in questi
mesi, testimoni di un fenomeno agghiacciante e quasi incomprensibile. Sono ormai una
diecina i casi accertati di bambini, neonati o di pochi anni, “sacrificati”, decapitati,
sepolti vivi o smembrati da adulti e uomini d‟affari, convinti di ottenere in questo modo
enormi fortune e ricchezze. Sono cose che fanno inorridire, certo. Da non menzionare
nella classica lettera di Natale. Ma non posso fare a meno di pensare che, quando l‟individuo o
la nostra società pongono al centro come fonte di felicità e scopo della vita il potere, il mercato,
l‟interesse, il denaro, allora il risultato è tragicamente lo stesso in Africa come in Europa od
America, aldilà delle forme più o meno rozze o raffinate in cui si esprime: guerre assurde,
bambini sacrificati, povertà per le fasce più deboli della nostra società occidentale, miseria e
collasso per interi paesi emergenti o in via di sviluppo.
Giorni fa, ho fatto un salto alla nostra Babies Home di Ngetta. Accogliamo bambini
orfani, abbandonati, spesso sieropositivi. La suora incaricata mi ha mostrato e messo fra
le braccia l‟ultimo arrivato, nato meno di ventiquattro ore prima. Mentre in bicicletta
portavano la mamma dal villaggio a Lira per farla partorire in ospedale, qualcosa è
andato storto. La donna ha partorito per strada ed è morta. Così, delle due persone che
l‟accompagnavano, una ha riportato al villaggio la morta, e l‟altra ha portato il bambino
alla Babies Home. Guardando questo neonato, l‟imminenza del Natale mi ha richiamato
immediatamente la venuta al mondo di un altro Bambino. L‟evangelista Luca ci dice che
a Betlemme per Giuseppe e Maria, prossima a partorire il suo bambino, non c‟era posto
Per questo è nato in una stalla. Ma, il Signore mi perdoni!, non ho potuto fare a meno di
pensare che quel Bambino è stato accolto con amore dalla più tenera delle mamme, ed è
stato chiamato con un nome significativo di tutto un piano programma: Gesù, “Dio
salva”. Invece io mi trovavo fra le braccia un bimbo senza nome e soprattutto senza la
mamma, morta nel darlo alla luce. Un esserino di poco più di un chilo, che lotta per
sopravvivere. Un bambino, umanamente parlando…. più solo e più povero di Gesù!
Eppure, sono convinto e credo che, oggi, Natale è anche questo. E‟ il Signore che viene
e chiede di essere riconosciuto, accolto, amato in questo come in tutti i bambini e i poveri
del mondo. Quella del Natale, del Signore che viene, del Bambino e di ogni vita umana
da rimettere al centro, da accogliere, aiutare e servire, è una sfida da ricominciare ogni
giorno. Una scommessa, da giocare nella fede, con un impegno concreto e quotidiano,
che tocca a me qui a Lira e a ciascuno di voi in Italia o dovunque siate. Per farlo, occorre
uno sguardo di fede. E qui torniamo a quanto vi accennavo prima: non è automatico, non
è sempre facile. Per questo la Chiesa, stamattina, ha invitato tutti i sacerdoti e i fedeli che
hanno pregato il breviario a ripetere una serie di suppliche a Dio che terminavano con
l‟invocazione: “Signore Gesù, aiutaci a credere che vieni!”. E‟ una preghiera che sento
profondamente, e che ripeto volentieri anche a nome di quanti fanno ancor più fatica a
credere e quindi a “fare Natale”. Se ci state, potrebbe diventare la nostra comune
preghiera di Natale. Un modo semplice ma efficace di unirci e celebrare insieme il
Natale, lasciando che accada in ciascuno di noi ed impegnandoci a condividerlo con chi
ci sta intorno, in famiglia, a scuola, in parrocchia, in ufficio, sul lavoro, dappertutto.
Signore Gesù, aiutaci a credere che vieni. Che sei con noi, anche oggi, in Uganda, in Italia, nel
mezzo della crisi economica che disturba i sonni e le tasche dei ricchi ma schiaccia la vita di tanti
poveri e piccoli, mettendo sul lastrico tante famiglie e creando milioni di poveri in Africa e in
altri paesi del mondo. Aiutaci a credere e a vederti. A riconoscerti ed accoglierti in tutte le
situazioni umane, nella gioia e nel dolore, nella pace e nella guerra. Nella tua nascita a Betlemme,
nelle culle di tutti i bambini nati dall‟amore come pure nel sangue di quelli sacrificati dalla
cupidigia umana. In noi stessi, nelle nostre famiglie, nella nostra vita di ogni giorno!
Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti!
p. Giuseppe
PS. L’inizio del nuovo anno mi vedrà in Italia per un soggiorno forzato di oltre due mesi. Il 20
gennaio sarò infatti operato alla spalla destra, con impianto di protesi. Nessuno è indispensabile,
ma la mia prolungata assenza dalla diocesi crea comunque una serie di problemi e difficoltà. Vi
chiedo quindi una preghiera per me, per la buona riuscita dell’intervento e della riabilitazione, e
per la mia gente in Uganda. Grazie!