Rivista Diocesana Novarese

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Rivista Diocesana Novarese
R ivista D iocesana N ovarese
Bollettino Ufficiale per gli Atti del Vescovo e della Curia di Novara
Sommario
ANNO XCI - Nº 4 - APRILE 2006
COORDINAMENTO UFFICI
PASTORALI
LA PAROLA
DEL VESCOVO
LA PAROLA DEL PAPA
25° di ordinazione episcopale di mons. Renato Corti
(6 giugno 1981-6 giugno 2006)
243
Adorazione Eucaristica
244
L’iniziazione cristiana e il compito del Pastore
Ritiro del Clero - Quaresima 2006
250
Messaggio per la Giornata Mondiale delle vocazioni
258
Messaggio per la 40° Giornata delle Comunicazioni
sociali
262
COMMISSIONE PRESBITERALE
Essere Parroco oggi
REGIONALE
ORDINARIATO
265
A un anno dalla morte di don Valentino Moretti
270
Visita alle Unità Pastorali di Suno e Momo
271
VISITA PASTORALE
DEL
BORGOMANERESE
241
UFFICIO
DEL
CLERO
CANCELLERIA
PASTORALE
SERVIZIO
DELLA SANITÀ
Giornata di fraternità sacerdotale
272
Biennio di specializzazione in Teologia morale
287
Apertura della causa di canonizzazione
del Servo di Dio mons. Francesco Fasola
274
Giornata dell’amicizia di Boca
280
SOSTEGNO
ECONOMICO DELLA
INFORMAZIONI
IN MEMORIA
CHIESA Sensibilizzazione al sostegno economico
della Chiesa
283
Tentativi di truffa ai danni dei contribuenti
290
Dioecesis
292
Don Rocco Sacco
294
Don Pietro Stansù
296
Ufficiale per gli Atti di Curia Attività Pastorali in Diocesi Direttore Responsabile Mons. Giuseppe Cacciami
Amministrazione Stampa Diocesana Novarese S.r.l.
Vicolo Canonica, 9/15 Novara, • Tel. 0321/611077 • C.C.P. n. 15682289
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Copia distribuita solo in abbonamento ABBONAMENTO PER IL 2006
€. 40
IN COPERTINA:
IL SEMINARIO SAN GAUDENZIO INAUGURATO 50 ANNI FA, IL 22 GENNAIO 1956
Edizione della Stampa Diocesana Novarese - Fotocomposizione in proprio
Stampa - Tipografia San Gaudenzio - Novara
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COORDINAMENTO UFFICI PASTORALI
25° di ordinazione episcopale
di mons. Renato Corti,
da 15 anni vescovo di Novara
Nella riunione di coordinamento degli Uffici Pastorali Diocesani, svoltasi il 10 aprile scorso, per celebrare il 25° di Ordinazione Episcopale del
nostro Vescovo e il 15° del suo ministero in Diocesi, accogliendo un suo
desiderio, si è concordato di valorizzare i momenti e gli appuntamenti
che già siamo chiamati a vivere, evitando manifestazioni particolari.
-
Lunedì 15 maggio, Giornata della Fraternità Sacerdotale,
sarà celebrato l’anniversario dell’ordinazione episcopale insieme al
presbiterio; saranno invitati anche i Vescovi novaresi. Durante la
Messa verranno raccolte offerte da destinare alla carità del Vescovo
in segno di riconoscenza.
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Venerdì 2 giugno, verrà celebrata la tradizionale Giornata dell’amicizia di Boca. Nella Santa Messa del pomeriggio (ore 16.00)
sono invitati in modo particolare i laici appartenenti ai gruppi giovanili, alle Associazioni e Movimenti, ai Consigli pastorali, i
Catechisti…. e tutti i fedeli. Anche in questa occasione saranno raccolte le offerte per la sua carità.
-
Martedì 6 giugno : giorn o ann iver sa rio del l’ Or din azion e
Episcopale (Milano 1981). Le parrocchie sono invitate a vivere un
tempo di adorazione eucaristica, preferibilmente alla sera, per chiedere al Signore la grazia di nuove vocazioni sacerdotali. È questo il
regalo più significativo che il Vescovo ha domandato.
-
Giovedì 15 giugno: le parrocchie della città di Novara festeggeranno il Vescovo nel contesto della celebrazione serale del Corpus
Domini cittadino.
-
In data da destinarsi (fine mese di novembre o gennaio 2007) si vivrà
un momento di festa anche con le Autorità civili, valorizzando in
questo senso la presentazione del volume della storia della
Chiesa novarese.
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COORDINAMENTO UFFICI PASTORALI
Proposta di Adorazione Eucaristica
per il 25° di episcopato del nostro Vescovo
6 giugno 1981 - 6 giugno 2006
Ci sembra giusto rispondere con affetto a un forte desiderio espresso dal nostro
Vescovo, vivendo in questo giorno (6 giugno) in tutte le parrocchie della Diocesi un
tempo di adorazione eucaristica che abbia al centro la preghiera per ottenere dal
Signore numerose e sante vocazioni al sacerdozio.
Viene qui offerta una traccia essenziale che si apre con le parole stesse del
Vescovo, pronunciate a conclusione di una sessione del Consiglio presbiterale, dedicata proprio al capitolo delle vocazioni (26 maggio 2003).
INTRODUZIONE
“Per quanto si debba dire che le vocazioni sacerdotali siano poche rispetto alle
necessità, e per quanto appaia evidente la necessità di valorizzare la presenza dei
laici e di istituire anche qualche nuovo ministero laicale, punto di partenza del
discorso sulle vocazioni va riconosciuto in ciò che Dio stesso fa. È lui a fare dono della chiamata. Lo fa con libertà e lo fa certamente anche oggi. È proprio guardando
le cose da questo punto di vista, che si può comprendere con esattezza quello che
noi possiamo chiamare collaborazione vocazionale. Siamo chiamati ad essere «percettivi» del dono che Dio fa a un ragazzo o a un giovane. E, qualora si intuisca presente tale dono, tocca a noi dirlo alla persona raggiunta dalla grazia. Di più, tocca
a noi sostenere una risposta libera e generosa con un accompagnamento sensibile e
intelligente.
Inoltre, a questo riguardo, non c’è parrocchia che non possa mettere in atto un’iniziativa assolutamente semplice: momenti di preghiera per le vocazioni. Se tutte le
parrocchie garantissero ai fedeli questa proposta, di sicuro mostreremmo di essere
una Chiesa sensibile al dono grande di una vocazione alla vita consacrata”.
È quanto noi compiamo in questo momento.
Esposizione del SS. Sacramento
CANTO: Sei tu, Signore, il pane
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COORDINAMENTO UFFICI PASTORALI
Preghiamo: O Padre, che provvedi alla tua Chiesa gli operai del Vangelo,
effondi, in una rinnovata Pentecoste,
il tuo Spirito di pietà e di fortezza,
e suscita nel tuo popolo dei ministri dell’altare,
annunziatori forti e miti della parola che ci salva.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio …
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi:
Considerate la vostra vocazione, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo
è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per
confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che
è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi
davanti a Dio.
Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per
noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto: «chi si
vanta, si vanti nel Signore».
Anch’io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o con sapienza. Io ritenni, infatti, di non
sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso. Io venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e trepidazione; e la mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione
dello Spirito e della sua Potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla
sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.
Parola di Dio
Salmo di meditazione
Salmo 15
R. Sei tu, Signore, l’unico mio bene.
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto a Dio: «Sei tu il mio Signore,
senza di te non ho alcun bene».
Il Signore è la mia parte di eredità e il mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
R.
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio cuore mi istruisce.
Io pongo sempre innanzi a me il Signore,
sta alla mia destra, non posso vacillare.
R.
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena nella tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.
R.
Silenzio
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COORDINAMENTO UFFICI PASTORALI
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro
sinagoghe, predicando il vangelo del Regno e curando ogni malattia e infermità.
Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore
senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messa è molta, ma gli operai sono
pochi. Pregate, dunque, il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!».
Parola del Signore.
Salmo di meditazione 22: Il Signore è il mio pastore
1.
Il Signore è il mio pastore:
nulla manca ad ogni attesa;
in verdissimi prati mi pasce,
mi disseta a placide acque.
2.
È il ristoro dell’anima mia,
in sentieri diritti mi guida
per amore del santo suo nome,
dietro lui mi sento sicuro.
3.
Pur se andassi per valle oscura
non avrò a temere alcun male:
perché sempre mi sei vicino,
mi sostieni col tuo vincastro.
4.
Quale mensa per me tu prepari
sotto gli occhi dei miei nemici!
E di olio mi ungi il capo:
il mio calice è colmo di ebbrezza!.
5.
Bontà e grazia mi sono compagne
quanto dura il mio cammino:
io starò nella casa di Dio
lungo tutto il migrare dei giorni.
Silenzio
Breve omelia
Un papà e una mamma pregano a nome di tutti i genitori
Dio onnipotente,
per mezzo del tuo Figlio Gesù,
nato dalla Vergine Maria,
tu hai dato alle mamme e ai papà cristiani
la lieta speranza della vita eterna
per i loro figli.
Ti ringraziamo per il dono
della maternità e della paternità
che ci hai concesso;
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COORDINAMENTO UFFICI PASTORALI
a te offriamo i nostri figli
per tutti i giorni della loro vita.
Assistili sempre con la tua grazia
perché da te guidati
camminino in santità di vita
e diventino dei veri cristiani,
testimoni del tuo Vangelo.
Mostra loro, Signore, le tue vie
e guidali con i tuoi insegnamenti
perché possano trovare la felicità.
E se a te piacerà chiamare uno di loro
per consacrarlo tutto a te
nel sacerdozio o nella vita religiosa,
il tuo amore riscaldi questa vocazione
fin dal suo nascere
e la faccia crescere e perseverare fino alla fine.
Dimostra la tua bontà sulla nostra famiglia,
preservaci dal male
e donaci l’abbondanza della pace.
T. Amen.
Silenzio
Un giovane e una giovane pregano a nome della comunità giovanile
Noi ti lodiamo, Padre santo, e ti rendiamo grazie
per aver mandato incontro agli uomini
il tuo unico Figlio come Salvatore
per rivelare loro il tuo amore.
Per completare il tuo disegno di salvezza
tu vuoi aver bisogno di altri uomini e donne
che annuncino il Vangelo
e facciano crescere la Chiesa.
Fa’ nascere nelle nostre famiglie
e nelle nostre comunità cristiane
le vocazioni al sacerdozio, al diaconato,
alla vita religiosa, consacrata e missionaria
che ci aiutino a realizzare
il tuo piano di amore.
Te lo domandiamo
nel nome del tuo Figlio Gesù
che vive e regna con te e con lo Spirito Santo
per tutti i secoli dei secoli.
T. Amen.
Silenzio
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COORDINAMENTO UFFICI PASTORALI
Il sacerdote prega per il Vescovo a nome di tutta la comunità
O Signore Gesù,
tu hai mandato i tuoi apostoli
a predicare il regno di Dio
e li hai confermati con lo Spirito Santo
nel giorno di Pentecoste,
affinché fossero ministri e pastori del tuo gregge,
uniti attorno a Pietro, loro capo.
Benedici il nostro Vescovo Renato
nel quale veneriamo te, Maestro e Pastore.
Aiutaci ad essere docili ai suoi insegnamenti
e ad amarlo, come la Chiesa ascolta e ama te.
Fa’ che, stretti attorno a lui,
visibile principio e fondamento di unità
della nostra Chiesa,
possiamo crescere,
come nuovo popolo di Dio, nella fede e nella carità
per giungere insieme alla vita eterna.
T. Amen.
Silenzio
Canto di Adorazione: Mistero della cena….
Benedizione eucaristica
Dio sia Benedetto ….
Conclusione: guardando all’immagine della Vergine o recandosi al suo altare,
si rivolge a Lei la preghiera per le vocazioni.
O Maria, Madre di Dio, Madre della Chiesa,
affidiamo a te la nostra vita,
a te, che hai accolto con fedeltà assoluta
la Parola di Dio
e ti sei dedicata al suo progetto
di salvezza e di grazia,
aderendo con totale docilità
all’azione dello Spirito Santo;
a te, che hai avuto dal tuo Figlio la missione
di accogliere e custodire il discepolo che Egli amava.
Noi ti preghiamo di guardare
alla indigenza dei tuoi figli,
come hai fatto a Cana, quando ti sei presa a cuore
la situazione di quella famiglia.
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COORDINAMENTO UFFICI PASTORALI
Oggi, l’indigenza più grande di questa tua famiglia
è quella delle vocazioni
presbiterali, diaconali, religiose e missionarie.
Raggiungi dunque, con la tua “onnipotenza supplice”,
il cuore di molti nostri fratelli e sorelle
perché ascoltino, intendano e rispondano
alla voce del Signore.
Ripeti loro, nel profondo della coscienza,
l’invito fatto ai servi di Cana:
«Fate tutto quello che Gesù vi dirà».
Essi saranno ministri di Dio e della Chiesa,
votati ad evangelizzare, santificare, pascere i fratelli:
infondi e custodisci in loro
il senso di fraternità e di comunione,
perché orientino costantemente il cammino
verso la Patria,
che ci ha preparato con la sua Redenzione,
Cristo, tuo Figlio e nostro Signore.
T. Amen.
Canto mariano.
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LA PAROLA
DEL VESCOVO
L’iniziazione cristiana
e il compito del Pastore
Ritiro al Clero
Quaresima 2006
Vorrei dare spazio, in questo ritiro spirituale, al grande compito ecclesiale che
sta in evidenza in questo anno pastorale: l’iniziazione cristiana. Lo vorrei riprendere perché quanto è andato emergendo in varie sedi (Tre Giorni del clero 2005,
Assemblea di fine settembre 2005 a Boca, incontri vicariali, incontri per i catechisti, ecc.) trovi il sostegno saggio e convinto da parte dei sacerdoti, tenuto conto della loro primaria responsabilità in questo campo.
Vorrei premettere, però, un riferimento a due sacerdoti e a mons. Aldo del
Monte, del quale abbiamo recentemente ricordato il primo anniversario della morte. La loro testimonianza di servizio fedele al Signore è certamente di aiuto perché
il nostro cammino possa assomigliare al loro.
A SCUOLA DEI TESTIMONI
Mi riferisco, con gratitudine, anzitutto a mons. Aldo Del Monte. Ciò che vorrei
mettere in evidenza non è tanto l’esperienza pastorale da lui vissuta per circa
vent’anni, quanto piuttosto il non breve periodo di vita iniziato nel 1991 e conclusosi nel febbraio 2005. Abbiamo la fortuna di poter raccogliere da una sua intervista l’interpretazione personale data a quest’ultima fase della sua esistenza.
“Alla fine degli anni ’80 – egli ha detto – credevo proprio di essere in cammino
verso la casa del Signore”. Ma poi aggiunse che il Signore gli aveva voluto fare un
regalo. Come gli antichi profeti, ha riferito quello che il Signore gli aveva detto: “Sai
cosa faccio? Siccome hai sempre cercato, anche se poveramente, di essere un mio
servo fedele anche in mezzo alle sofferenze ti regalo un tempo sabbatico da vivere
in mezzo a queste bellezze” (sono soprattutto quelle del lago Maggiore, visto da San
Salvatore di Massino). Il colloquio del Signore con lui continuava poi così: “È un
dono di grazia per te, per i buoni Samaritani che ti ospitano… e anche per tanti
amici e amatori della ‘bellezza’ che qui verranno”.
E così fu. Per oltre un decennio, l’eremo di San Salvatore è stato un punto di
incontro con tante persone. La bellezza del creato e il silenzio dell’ambiente ne sono
stati la cornice più giusta. Mons. Del Monte ha così potuto esprimere, in una forma
imprevista, i tesori di saggezza che già aveva donato a tutta la Diocesi negli anni
del suo ministero episcopale attivo.
250
LA PAROLA
DEL VESCOVO
Egli ha avuto una duplice fortuna: quella di essere un uomo allenato a scrutare
le profondità del mistero di Dio e dell’uomo, e quella di aver sempre coltivato un
lavoro culturale, amato da sempre e mai interrotto. È per questo che non ha vissuto il dramma di coloro che, totalmente coinvolti in mille attività, si trovano smarriti quando il quadro di vita muta e sembra diventare assolutamente vuoto.
Mi sembra che dalla sua testimonianza emerga una proposta. Insegna a tutti,
ma specialmente ai Sacerdoti, come preparare la vecchiaia (con un termine più leggero: il tempo nel quale si diventa anziani): suggerisce di coltivare la dimensione
della profondità e di non esaurirsi mai soltanto nel “fare”; raccomanda di rimanere
persone “curiose”, nel senso migliore del termine, perché il cammino di ricerca non
è mai concluso.
***
Oltre al nostro Vescovo, vorrei ricordare due sacerdoti. Anzitutto padre Giovanni
Vandoni, morto il 24 gennaio scorso, memoria liturgica di San Francesco di Sales,
da lui molto amato. Era da poco passata la festa di San Gaudenzio. In quell’occasione, ricordando il cinquantesimo anniversario dell’inaugurazione del nuovo
Seminario Diocesano, avevo dedicato l’omilia ad approfondire il compito del prete.
Avevo ricordato uno dei sacerdoti più significativi di quest’ultimo mezzo secolo: don
Aldo Mercoli. L’ho ricordato come esempio di vicinanza del prete all’uomo, com’è
giusto che avvenga per ogni prete “scelto tra gli uomini e in favore degli uomini” (Eb
5,4). Se la morte di padre Vandoni fosse avvenuta qualche giorno prima, anche il
suo nome sarebbe certamente entrato come quello di un prete profondamente convinto della trascendenza della missione che gli è stata affidata. L’avrei ricordato
perché ha lasciato un segno nella nostra Diocesi, come padre spirituale, com’è dimostrato dal fatto che generazioni intere di preti sono cresciute alla sua scuola e ne
usufruiscono ancora oggi.
Il giorno della sua morte, facendo colloquio con un sacerdote, ho notato in lui
tanta commozione, al punto che – mi diceva – non sarebbe stato in grado di parlarne in pubblico durante i funerali. Mi ricordava i tre insegnamenti fondamentali
ricevuti: l’amore all’Eucaristia, l’amore alla Madonna, la sensibilità nei confronti
dei poveri. Faceva riferimento anche a un momento cruciale del suo cammino vocazionale: quello seguente la maturità classica e la vigilia dell’ingresso in teologia. In
quella circostanza, padre Vandoni, con stile sobrio non ha per nulla enfatizzato la
crisi, né ha dato l’idea di dubitare della vocazione di quel giovane. Alla sua insistenza di voler andare a casa, disse: “Ben, prendi la tua valigia, oggi, e vai a casa”.
Sono bastate quelle parole perché la confusione mentale sul futuro di quel seminarista si sciogliesse. Non andò a casa. Entrò in teologia. È prete ancora oggi, felice di
esserlo. In tutti questi anni ha offerto un grande servizio sacerdotale.
Tornando dai funerali di padre Vandoni ho avuto l’ispirazione di inviare ai sacerdoti giovani, quasi a nome suo, una lettera sulle vocazioni sacerdotali. Sappiamo
bene quanto la nostra Diocesi ne abbia bisogno e quanti ostacoli si frappongano alla
scoperta e all’accoglienza della chiamata di Dio a diventare sacerdoti. Padre
Vandoni mi suggerisce di riprendere anche nel contesto di questo ritiro l’invito ai
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LA PAROLA
DEL VESCOVO
sacerdoti perché si facciano carico del futuro della Diocesi e dell’accompagnamento
sacerdotale delle comunità. In modo particolare, vorrei chiedere a tutti voi di considerare quanto la proposta vocazionale, in particolare in favore delle vocazioni
sacerdotali, entra nel vostro lavoro, quali difficoltà incontrate, come cercate di
affrontarle, quali relazioni stabilite con chi avverte una chiamata, in che modo
diventate voi stessi annuncio della vocazione, incoraggiamento di fronte alle paure
dei giovani, aiuto a compiere i necessari passi di conversione, educatori solleciti nel
favorire l’humus necessario, che è fatto di preghiera, ascolto della Parola di Dio,
vita sacramentale (Eucaristia e Penitenza), disponibilità generosa verso il prossimo, scelta saggia delle amicizie, partecipazione a un’esperienza di gruppo, disponibilità alla necessaria lotta interiore per vivere nel mondo senza essere del mondo.
Sono convinto che Dio chiama anche oggi e che la pastorale vocazionale trova il
suo luogo più reale nella “pastorale di base”. Perciò coltivo molta fiducia nel vostro
impegno vocazionale. Ho anche la speranza che, un giorno o l’altro, mi diciate: “C’è
un ragazzo della mia Parrocchia - o un adolescente, o un giovane, o persino un
adulto - che potrebbe entrare in Seminario”.
***
Ricordo ancora un altro sacerdote: don Arturo Bessero, parroco di Cimamulera,
morto il 2 marzo scorso. Quando, tempo fa, sono stato in casa sua, ripartendo dopo
aver ricevuto da lui tanta gioia, mi son detto: “Questo è un prete meraviglioso! Ci
vede pochissimo, ma ha la vista acuta; ha ormai molti anni, ma la ricca umanità lo
mantiene veramente giovane; ha cultura e forza di ragionamento, mentre è profondamente intriso di fede; forse non ha partecipato a molti convegni sulla Parrocchia,
ma fin dal primo giorno in cui è diventato parroco ha fatto la scelta che ancora oggi
dà frutto, vedendolo circondato dall’amore e dalla collaborazione dei suoi parrocchiani. In occasione del suo ingresso aveva detto: “Cammineremo insieme; faremo
le scelte condividendole”. Mi chiedevo, quel giorno, chi aveva formato un prete così;
chi ne aveva plasmato l’umanità; a quale scuola sacerdotale aveva partecipato nei
primi anni di Messa, chi lo aveva educato a uno stile di vita di uomo totalmente consacrato alla causa del Regno di Dio, per una dedizione totale, mai interrotta, alle
persone che Dio gli ha affidato.
La celebrazione dei funerali mi ha permesso di cogliere, attraverso gli interventi di alcune persone, due tratti fondamentali di questo sacerdote. Il primo è la sua
ricchezza di umanità. Parroco di Cimamulera dal 1949, quella comunità è diventata la sua famiglia. Nei giorni dei suoi funerali, quella comunità lo ha riconosciuto
pubblicamente come il “padre”. Il secondo tratto della sua personalità sacerdotale è
il costante incoraggiamento che ha sempre dato alle persone. Lo faceva non solo con
le parole, ma anche stringendo forte la mano o il braccio dei suoi ospiti e interlocutori. Come non dire che tutti hanno bisogno di questo dono? Se serve ai bambini,
giova anche agli adulti. È prezioso in ogni fase della vita. Ed è veramente una fortuna incontrare qualcuno che sempre ci aiuti ad alzare la testa e rinfranchi il nostro
passo. Così è un vero parroco. Come non chiedere che tutti i sacerdoti gli assomiglino?
252
LA PAROLA
DEL VESCOVO
IL SACERDOTE E L’INIZIAZIONE CRISTIANA
Nella seconda parte di questa meditazione vorrei raccomandare alla vostra preghiera e al vostro esame di coscienza di pastori una riflessione sulla nostra responsabilità correlativa al compito rilevantissimo dell’iniziazione cristiana nelle nostre
comunità.
È stato detto, recentemente, che il ripensamento dell’itinerario dell’inizia-zione
cristiana è un elemento chiave in una ritrovata autenticità del vissuto cristiano e
del cammino di una comunità. Insieme con questo capitolo strategico stanno, quasi come assi portanti delle nostre parrocchie, la domenica vissuta come “giorno del
Signore” per l’assemblea cristiana; il primato della Parola di Dio nella vita dei singoli e della comunità, l’ascolto attento e partecipe delle concrete situazioni umane
che il sacerdote incontra ogni giorno e da cui viene costantemente interpellato.
Mi soffermo, in questo momento, su alcuni aspetti dell’iniziazione cristiana, in
vista di favorire la disponibilità di noi tutti a offrire il contributo che è atteso da noi.
***
Il primo aspetto lo chiamerei: “Iniziazione cristiana e catecumenato”.
Vivendo, in questi mesi, l’incontro vicariale con i catechisti dell’iniziazione cristiana, ho avvertito più di una volta che, da tempo ormai, data l’atmosfera che già
i fanciulli respirano, l’accompagnamento che siamo chiamati a dar loro in vista dei
sacramenti dell’iniziazione cristiana deve ispirarsi sempre più all’esperienza del
“catecumenato”.
Ciò significa avere, come preoccupazione fondamentale, quella di aprire i bambini e i ragazzi alla fede del Signore Gesù Cristo. Non mancano fanciulli che non
sanno nulla di Gesù. E potrebbe anche avvenire che, distratti o resi religiosamente
insensibili da molte circostanze, non si lascino facilmente coinvolgere o che giungano a dire che non gli interessa nulla ricevere i sacramenti. Quest’ultima è un’affermazione che talvolta, secondo i catechisti, emerge soprattutto da parte di ragazzi
che sono alla vigilia del giorno in cui riceveranno il sacramento della
Confermazione.
Ispirarsi al “catecumenato” richiede che si intenda il lavoro di educazione religiosa da offrire loro come l’amalgama di elementi tutti, a loro modo, importanti:
l’insegnamento, la preghiera e la celebrazione sacramentale, il “mettere in pratica”
il Vangelo. Il rinnovamento dell’iniziazione cristiana passa di qui (cfr “Il volto missionario delle parrocchie”, 7 § 4-5). Proprio di questo ho voluto parlare nell’ultimo
degli incontri vicariali destinati ai catechisti.
Non si tratta anzitutto di un problema organizzativo, ma di un orizzonte mentale necessario ai catechisti stessi e che dovrebbe caratterizzare il loro stesso cammino personale. Su questo punto devono confrontarsi fra di loro nell’èquipe catechistica, tendendo coraggiosamente e fiduciosamente all’impostazione più adeguata per il tempo nel quale ci troviamo a vivere. So che ci sono fatiche già per il
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LA PAROLA
DEL VESCOVO
momento catechistico (a cominciare da quello della disciplina, indispensabile per
cominciare a parlare). Quello poi della preghiera e della liturgia è ancora più critico e ampiamente trascurato. Quanto poi all’ “apprendistato” evangelico, non possiamo negare che sia largamente sconosciuto.
Chiedo a voi sacerdoti di essere, dentro la comunità e accanto ai catechisti, il
sostegno saggio e forte perché i tre elementi tra loro intimamente uniti dell’iniziazione cristiana entrino nella prassi delle nostre parrocchie. L’urgenza è grande.
Non credo che si possa perdere tempo. Nel contesto di una trasformazione culturale molto veloce, potremmo trovarci fuori tempo massimo.
***
Il secondo aspetto dell’iniziazione cristiana lo chiamerei così: “Non ai margini
della comunità parrocchiale”.
Nel documento della CEI citato un istante fa si legge: “Con l’iniziazione cristiana
la Chiesa madre genera i suoi figli e rigenera se stessa. Nell’iniziazione cristiana
esprime il suo volto missionario verso chi chiede la fede e verso le nuove generazioni. La parrocchia è il luogo ordinario in cui questo cammino si realizza” (n. 7 § 1).
Giustamente, in qualche incontro vicariale con i catechisti, nello scambio finale
si è raccomandato che non si pensi ai catechisti separati dalla comunità e affermando che, invece, solo attraverso la collaborazione della comunità sarà fruttuoso
il loro servizio ecclesiale. È facile esprimere questa richiesta, ma è anche urgente
considerarla con serietà. Nelle nostre parrocchie si constata, talvolta, più l’assenza
che il coinvolgimento della comunità. Il risultato inevitabile è che il cammino dei
ragazzi risulta molto impoverito già nel momento stesso della catechesi, soprattutto quando essa è vissuta in spazi e tempi appositamente riservati e che non fanno
mai incontrare la comunità. Il problema risulta ancora più rilevante se si pensa al
momento stesso della celebrazione sacramentale. Spesso si alimenta l’impressione
che tutto il percorso proposto ai ragazzi sia una questione piuttosto privata, che
riguarda solo le famiglie interessate, i sacerdoti, le catechiste.
Non si può non riflettere sul fatto che la delega ad alcune persone del compito
dell’iniziazione cristiana compromette il volto ecclesiale di quel cammino. In particolare si mette in ombra il volto della Chiesa “madre”. Perciò un ripensamento si
impone, soprattutto nel senso di immergere il più possibile i ragazzi, lungo il loro
cammino formativo, nei momenti fondamentali della vita della comunità. E, naturalmente, nel senso di chiedere alle nostre comunità, specialmente alle assemblee
domenicali radunate attorno all’altare, di manifestare il volto accogliente e gioioso
di persone che, incontrando il Signore, ricevono un grande dono che illumina l’esistenza intera.
So che sto dicendo qualcosa di molto impegnativo, che potrebbe apparire addirittura utopico. Ma solo una Chiesa madre ha futuro.
***
Un terzo aspetto lo indicherei così: “Mai a prescindere dalla famiglia”.
Ho già accennato alla famiglia, ma bisogna tornarci. Peraltro, in questo anno
pastorale, a partire dalla grande assemblea di Boca vissuta alla fine del mese di set-
254
LA PAROLA
DEL VESCOVO
tembre 2005, in Diocesi l’accento è stato posto proprio sul binomio “Iniziazione cristiana e famiglia”. Questi sono mesi nei quali dire a noi stessi che, qualunque sia
la situazione umana e spirituale delle famiglie, non possiamo prescindere da loro.
È un tempo nel quale far emergere e comunicarci vicendevolmente le iniziative che
risultano idonee a coltivare il rapporto tra parrocchia e famiglia, tra catechisti e
genitori dei ragazzi. Sono certo che, se ci aiutiamo vicendevolmente, ne saremo tutti arricchiti. Sono anche certo che il cammino dei ragazzi può essere letto, senza
enfasi, come grazia per i genitori (anche di coloro che si sentono lontani dalla
Chiesa o che magari non sanno bene se la fede abita ancora nel loro cuore).
Nel documento della CEI sul volto missionario delle parrocchie si dice: “Oggi
esse [parrocchie] dedicano per lo più attenzione ai fanciulli: devono passare a una
cura diretta delle famiglie, per sostenerne la missione” (n. 7 § 6). Mi domando che
cosa significa, in concreto, questo coinvolgimento. La risposta comprende qualcosa
che va chiesto alle famiglie, ma comprende, nello stesso tempo, qualcosa che viene
domandato a noi e che dobbiamo offrire alle famiglie.
Forse è bene ricordare anzitutto, in questo ritiro, ciò che viene chiesto a noi.
Siamo chiamati a far sperimentare ai genitori la nostra consapevolezza circa la
complessità del ruolo che devono svolgere; siamo chiamati a cercare le occasioni, e
poi anche il linguaggio più idoneo, per poter dialogare con loro; siamo chiamati a
scoprire coppie di genitori cristiani che possano diventare il tramite per raggiungere qualche altra coppia non molto (o per nulla) inserita nella comunità cristiana;
siamo chiamati a riflettere sul fatto che le situazioni spirituali dei genitori sono
molto differenziate e che proprio questo dato ci chiede di comprendere quale passo
sono in grado compiere in questo momento. Per le famiglie, la parrocchia deve essere una famiglia accogliente. Questo non è tutto, ma è indispensabile. Costa molto,
ma non si può rinunciarvi. Sempre a proposito di ciò che siamo chiamati a dare,
occorre immaginare come offrire momenti per i genitori e affrontare costruttivamente l’esigenza di preparare catechisti idonei per incontrarli. Anche questa è una
strada lunga, ma l’esperienza positiva di numerose parrocchie dice che è percorribile e fruttuosa.
Se questo dobbiamo offrire alle famiglie, che cosa possiamo chiedere loro? Mi
sembra che si possa chiedere di compiere una scelta, già a cominciare dal
Battesimo, e non di meno per la Prima Comunione e il sacramento della
Confermazione. Dire scelta è dire desiderio del sacramento, riconoscimento che si
tratta di un dono di Dio, di una benedizione di Dio offerta alla famiglia, di un invito di Dio che chiama i genitori a un ripensamento della loro vita attraverso il cammino religioso dei loro figli. Questo atteggiamento è anche la premessa perché si
possa chiedere ai genitori di partecipare a quei momenti di formazione pensati per
loro e che si svolgono in modo parallelo e specifico rispetto a quello dei figli.
A proposito di scelta, mi sembra sempre più evidente che essa vada posta in primo piano per i figli stessi. Ciò vale soprattutto per i preadolescenti che riceveranno
il sacramento della Confermazione. Come diceva di se stesso don Simone Giusti,
che è anche parroco oltre che pastoralista: “Io non escludo nessuno di loro dai sacra-
255
LA PAROLA
DEL VESCOVO
menti. Ma non ammetto chi non dimostra di voler compiere una scelta. Senza di
essa non si può dare lecitamente un sacramento; forse si è anche a rischio di un
sacrilegio”. Parole forti da non intendere in modo semplicistico e tuttavia da meditare.
***
Un quarto aspetto lo indicherei così: “Rimanendo noi stessi in cammino”.
Ho citato, nei giorni scorsi, una pagina di Romano Guardini. Quella nella quale
egli invita gli educatori a non sentirsi mai arrivati e a vivere dentro di sé il travaglio educativo. Con una parola evangelica, potremmo chiamare questa esperienza
la necessità di una continua conversione; o, insieme con Agostino, dire che il “quaerere Deum” è sempre reale anche quando abbiamo trovato Dio e siamo stati trovati da lui. Ha scritto Guardini: “Noi non possiamo mai considerarci ‘a posto’, ma cresciamo e diveniamo educatori continuamente. Io stesso lotto per essere educato.
Questa lotta mi conferisce credibilità come educatore; per il fatto che lo sguardo
medesimo che si volge all’altra persona è rivolto anche su di me. La più potente ‘forza dell’educazione’ consiste nel fatto che io stesso in prima persona mi protendo in
avanti e mi affatico a crescere. Siamo credibili solo nella misura in cui ci rendiamo
conto che un’identica verifica etica attende me, e colui che deve essere educato.
Innanzitutto vogliamo entrambi essere ciò che dobbiamo essere” (citato in Anna
Ascenzi, “Lo spirito dell’educazione”, pag. 137-138).
Queste indicazioni valgono per tutto il nostro ministero, che è qualificato dalla
dimensione educativa. Certamente vale per il grande capitolo dell’iniziazione cristiana. Ciò significa che, se noi siamo già cristiani e anche ministri di Cristo nella
Chiesa, possiamo dirci tali soltanto se rimaniamo discepoli e siamo determinati a
rimanerlo (e dimostrarlo) per tutta la vita. Un’osservazione di questo genere mi fa
pensare alla nostra formazione permanente, proprio mentre viviamo un ritiro spirituale che la mette in atto.
Mi sembra necessario che rileggiamo la nostra formazione permanente a livello
personale, vicariale e diocesano. Quanto al primo, la domanda che ciascuno di noi
si deve porre è la seguente: quali sono i miei tempi, i miei strumenti e i miei riferimenti? Quanto al secondo, la domanda riguarda la partecipazione e la costruttività
della comunicazione vicendevole. Quanto al terzo, ci si può chiedere se la “Tre
Giorni” annuale viene messa in calendario come appuntamento doveroso e importante, e poi vi si partecipa in maniera seria, elaborando una personale risonanza e
delle conclusioni significative alle quali si intende tener fede in futuro.
Naturalmente, per il secondo e il terzo livello ricordato, il problema va visto anche
da parte del Vicariato e della Diocesi, e cioè circa la qualità della proposta: tema che
si può sempre rivedere e migliorare. Ma in questo ritiro chiedo di considerare la
parte che ciascuno di noi è chiamato a svolgere con la sua responsabilità.
In modo speciale faccio sosta sul sentiero della formazione permanente spirituale. Penso alle scelte personali che inquadrano ogni giornata del nostro vivere
come preti. Penso anche ai ritiri spirituali vicariali chiedendomi quale decisione
interiore vi sia, da parte di ciascuno, di vivere un momento nel quale metterci di
256
LA PAROLA
DEL VESCOVO
fronte a Dio e a noi stessi per aprirci, con l’aiuto di una guida sapiente, alla voce di
Dio: “Oggi, se udrete la sua voce, non indurite il cuore”. Penso anche agli Esercizi
Spirituali, pure necessari per tutti noi come passaggio necessario per una vera ecologia spirituale. Capisco che il nostro calendario facilmente si riempie di tanti impegni. Ma proprio per questo occorre avere coraggio di sbarrare una settimana per gli
Esercizi Spirituali: ne guadagneremo noi, la nostra parrocchia, il presbiterio, la
Diocesi intera. Chiedo che, là dove i sacerdoti sono più di uno, il parroco stesso sia
premuroso nel facilitare la partecipazione dei confratelli: è un vero atto di amore ai
sacerdoti, oltre che un dovere.
CONCLUSIONE
La pagina conclusiva della lettera ai Romani è un lungo elenco di nomi. Sono
quelli dei cristiani che hanno collaborato con Paolo nell’annuncio del Vangelo. Ci
sono uomini e donne, tutti cristiani laici, fino all’ultimo che cita se stesso come
estensore materiale della lettera. Si chiamava Terzo (cfr Rm 16,3-9; 22,27). Di qualcuno di loro Paolo dice: “Sono degli apostoli insigni che erano in Cristo prima di
me”. Di qualcun altro che, per salvare la sua vita, hanno “rischiato la loro testa”. A
tutti pensa come a una comunità di fratelli e perciò suggerisce: “Salutatevi gli uni
gli altri con il bacio santo”. E ancora, pensa alla comunione che lega le comunità
sparse in varie nazioni e dice alla comunità di Roma: “Vi salutano tutte le Chiese
di Cristo”. Sorprendente è infine l’ultimo paragrafo della lettera: è un inno di lode
a Dio, il quale è capace di confermare i cristiani nell’adesione al messaggio di Cristo
che svela il mistero della salvezza taciuto nei secoli e che ora viene annunciato a
tutte le genti perché obbediscano alla fede. “A Dio, che solo è sapiente, per mezzo di
Cristo, la gloria nei secoli dei secoli”.
Questa pagina conduce anche me a ringraziare anzitutto i sacerdoti che, spesso
molto umilmente, ma con grande fede e coraggio, si mettono a servizio della comunicazione della fede. La riflessione sull’iniziazione cristiana mi conduce a ringraziare, insieme con i sacerdoti, anche l’esercito prezioso dei catechisti e tutti i genitori che, in un modo o in un altro, si coinvolgono nel cammino cristiano dei figli. Le
parole dell’apostolo Paolo mi sospingono a raccomandare, in questo momento, che
noi tutti interpretiamo questo lavoro, svolto sul cantiere di Dio o nella sua vigna,
come motivo per dare gloria a lui e alla sua sapienza, attraverso il Signore Gesù
Cristo rivelatore della salvezza di Dio e colui nel quale essa diventa grazia che trasforma la vita umana.
257
LA PAROLA
DEL
PAPA
La chiamata, volto della Chiesa
Messaggio per la Giornata Mondiale delle vocazioni
7 maggio 2006
Venerati Fratelli nell’Episcopato,
Cari fratelli e sorelle!
La celebrazione della prossima Giornata Mondiale di
Preghiera per le Vocazioni mi offre l’occasione per invitare tutto il Popolo di Dio a
riflettere sul tema della Vocazione nel mistero della Chiesa. Scrive l’apostolo Paolo:
“Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo ... In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo ... predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo” (Ef 1,3-5). Prima della creazione del mondo, prima della nostra
venuta all’esistenza, il Padre celeste ci ha scelti personalmente, per chiamarci ad
entrare in relazione filiale con Lui, mediante Gesù, Verbo incarnato, sotto la guida
dello Spirito Santo. Morendo per noi, Gesù ci ha introdotti nel mistero dell’amore
del Padre, amore che totalmente lo avvolge e che Egli offre a tutti noi. In questo
modo, uniti a Gesù, che è il Capo, noi formiamo un solo corpo, la Chiesa.
Il peso di due millenni di storia rende difficile percepire la novità del mistero
affascinante dell’adozione divina, che è al centro dell’insegnamento di san Paolo. Il
Padre, ricorda l’Apostolo, “ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà ..., il
disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose” (Ef 1,9-10). Ed aggiunge, non senza entusiasmo: “Noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio,
che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha
conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo,
perché egli sia il primogenito tra molti fratelli” (Rm 8,28-29). La prospettiva è davvero affascinante: siamo chiamati a vivere da fratelli e sorelle di Gesù, a sentirci
figli e figlie del medesimo Padre. E’ un dono che capovolge ogni idea e progetto
esclusivamente umani. La confessione della vera fede spalanca le menti e i cuori
all’inesauribile mistero di Dio, che permea l’esistenza umana. Che dire allora della
tentazione, molto forte ai nostri giorni, di sentirci autosufficienti fino a chiuderci al
misterioso piano di Dio nei nostri confronti? L’amore del Padre, che si rivela nella
persona di Cristo, ci interpella.
258
LA PAROLA
DEL
PAPA
Per rispondere alla chiamata di Dio e mettersi in cammino, non è necessario
essere già perfetti. Sappiamo che la consapevolezza del proprio peccato ha permesso al figliol prodigo di intraprendere la via del ritorno e di sperimentare così la gioia
della riconciliazione con il Padre. Le fragilità e i limiti umani non rappresentano un
ostacolo, a condizione che contribuiscano a renderci sempre più consapevoli del fatto che abbiamo bisogno della grazia redentrice di Cristo. E’ questa l’esperienza di
san Paolo che confidava: “Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo” (2 Cor 12,9).
Nel mistero della Chiesa, Corpo mistico di Cristo, il potere divino dell’amore
cambia il cuore dell’uomo, rendendolo capace di comunicare l’amore di Dio ai fratelli. Nel corso dei secoli tanti uomini e donne, trasformati dall’amore divino, hanno consacrato le proprie esistenze alla causa del Regno. Già sulle rive del mare di
Galilea, molti si sono lasciati conquistare da Gesù: erano alla ricerca della guarigione del corpo o dello spirito e sono stati toccati dalla potenza della sua grazia.
Altri sono stati scelti personalmente da Lui e sono diventati suoi apostoli. Troviamo
pure persone, come Maria Maddalena e altre donne, che lo hanno seguito di propria
iniziativa, semplicemente per amore, ma, al pari del discepolo Giovanni, hanno
occupato esse pure un posto speciale nel suo cuore. Questi uomini e queste donne,
che hanno conosciuto attraverso Cristo il mistero dell’amore del Padre, rappresentano la molteplicità delle vocazioni da sempre presenti nella Chiesa. Modello di chi
è chiamato a testimoniare in maniera particolare l’amore di Dio è Maria, la Madre
di Gesù, direttamente associata, nel suo pellegrinaggio di fede, al mistero
dell’Incarnazione e della Redenzione.
In Cristo, Capo della Chiesa, che è il suo Corpo, tutti i cristiani formano “la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui” (1 Pt 2,9). La Chiesa è santa, anche se i
suoi membri hanno bisogno di essere purificati, per far sì che la santità, dono di
Dio, possa in loro risplendere fino al suo pieno fulgore. Il Concilio Vaticano II mette in luce l’universale chiamata alla santità, affermando che “i seguaci di Cristo,
chiamati da Dio non secondo le loro opere, ma secondo il disegno della sua grazia e
giustificati in Gesù Signore, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli
di Dio e compartecipi della natura divina, e perciò realmente santi” (Lumen gentium, 40). Nel quadro di questa chiamata universale, Cristo, Sommo Sacerdote, nella sua sollecitudine per la Chiesa chiama poi, in ogni generazione, persone che si
prendano cura del suo popolo; in particolare, chiama al ministero sacerdotale uomini che esercitino una funzione paterna, la cui sorgente è nella paternità stessa di
Dio (cfr Ef 3,15).
La missione del sacerdote nella Chiesa è insostituibile. Pertanto, anche se in
alcune regioni si registra scarsità di clero, non deve mai venir meno la certezza che
Cristo continua a suscitare uomini, i quali, come gli Apostoli, abbandonata ogni
altra occupazione, si dedicano totalmente alla celebrazione dei sacri misteri, alla
predicazione del Vangelo e al ministero pastorale. Nell’Esortazione apostolica
Pastores dabo vobis, il mio venerato Predecessore Giovanni Paolo II ha scritto in
proposito: “La relazione del sacerdote con Gesù Cristo e, in Lui, con la sua Chiesa
259
LA PAROLA
DEL
PAPA
si situa nell’essere stesso del sacerdote, in forza della sua consacrazione-unzione
sacramentale, e nel suo agire, ossia nella sua missione o ministero. In particolare,
«il sacerdote ministro è servitore di Cristo presente nella Chiesa mistero, comunione e missione. Per il fatto di partecipare all’“unzione” e alla “missione” di Cristo, egli
può prolungare nella Chiesa la sua preghiera, la sua parola, il suo sacrificio, la sua
azione salvifica. E’ dunque servitore della Chiesa mistero perché attua i segni ecclesiali e sacramentali della presenza di Cristo risorto»” (n. 16).
Un’altra vocazione speciale, che occupa un posto d’onore nella Chiesa, è la chiamata alla vita consacrata. Sull’esempio di Maria di Betania, che “sedutasi ai piedi
di Gesù, ascoltava la sua parola” (Lc 10,39), molti uomini e donne si consacrano ad
una sequela totale ed esclusiva di Cristo. Essi, pur svolgendo diversi servizi nel
campo della formazione umana e della cura dei poveri, nell’insegnamento o nell’assistenza dei malati, non considerano queste attività come lo scopo principale della
loro vita, poiché, come ben sottolinea il Codice di Diritto Canonico, “primo e particolare dovere di tutti i religiosi deve essere la contemplazione delle verità divine e
la costante unione con Dio nell’orazione” (can. 663, § 1). E nell’Esortazione apostolica Vita consecrata Giovanni Paolo II annotava: “Nella tradizione della Chiesa la
professione religiosa viene considerata come un singolare e fecondo approfondimento della consacrazione battesimale in quanto, per suo mezzo, l’intima unione
con Cristo, già inaugurata col Battesimo, si sviluppa nel dono di una conformazione più compiutamente espressa e realizzata, attraverso la professione dei consigli
evangelici” (n. 30).
Memori della raccomandazione di Gesù: “La messe è molta, ma gli operai sono
pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!”
(Mt 9,37), avvertiamo vivamente il bisogno di pregare per le vocazioni al sacerdozio
e alla vita consacrata. Non sorprende che, laddove si prega con fervore, fioriscano
le vocazioni. La santità della Chiesa dipende essenzialmente dall’unione con Cristo
e dall’apertura al mistero della grazia che opera nel cuore dei credenti. Per questo
vorrei invitare tutti i fedeli a coltivare un’intima relazione con Cristo, Maestro e
Pastore del suo popolo, imitando Maria, che custodiva nell’animo i divini misteri e
li meditava assiduamente (cfr Lc 2,19). Insieme con Lei, che occupa un posto centrale nel mistero della Chiesa, preghiamo:
O Padre, fa’ sorgere fra i cristiani
numerose e sante vocazioni al sacerdozio,
che mantengano viva la fede
e custodiscano la grata memoria del tuo Figlio Gesù
mediante la predicazione della sua parola
e l’amministrazione dei Sacramenti,
con i quali tu rinnovi continuamente i tuoi fedeli.
Donaci santi ministri del tuo altare,
che siano attenti e fervorosi custodi dell’Eucaristia,
sacramento del dono supremo di Cristo
per la redenzione del mondo.
260
LA PAROLA
DEL
PAPA
Chiama ministri della tua misericordia,
che, mediante il sacramento della Riconciliazione,
diffondano la gioia del tuo perdono.
Fa’, o Padre, che la Chiesa accolga con gioia
le numerose ispirazioni dello Spirito del Figlio tuo
e, docile ai suoi insegnamenti,
si curi delle vocazioni al ministero sacerdotale
e alla vita consacrata.
Sostieni i Vescovi, i sacerdoti, i diaconi,
i consacrati e tutti i battezzati in Cristo,
affinché adempiano fedelmente la loro missione
al servizio del Vangelo.
Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen.
Maria, Regina degli Apostoli, prega per noi!
Dal Vaticano, 5 marzo 2006
Benedetto XVI
261
LA PAROLA
DEL
PAPA
I media: rete di comunicazione,
comunione e cooperazione
Messaggio per la 40ª Giornata delle Comunicazioni Sociali
28 maggio 2006
Cari Fratelli e Sorelle,
1. Sulla scia del quarantesimo anniversario della conclusione del Concilio
Ecumenico Vaticano Secondo, mi è caro ricordare il Decreto sui Mezzi di
Comunicazione Sociale, Inter Mirifica, che ha riconosciuto soprattutto il potere dei
media nell’influenzare l’intera società umana. La necessità di utilizzare al meglio
tale potenzialità, a vantaggio dell’intera umanità, mi ha spinto, in questo mio primo messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, a riflettere sul
concetto dei media come rete in grado di facilitare la comunicazione, la comunione
e la cooperazione.
San Paolo, nella sua lettera agli Efesini, descrive accuratamente la nostra umana vocazione a “partecipare della natura divina” (Dei Verbum, 21): attraverso Cristo
possiamo presentarci al Padre in un solo Spirito; così non siamo più stranieri e ospiti, ma concittadini dei santi e familiari di Dio, diventando tempio santo e dimora di
Dio (cfr. Ef. 2,18-22). Questo sublime ritratto di una vita di comunione coinvolge
ogni aspetto della nostra vita come cristiani. L’invito ad accogliere con autenticità
l’autocomunicazione di Dio in Cristo significa in realtà una chiamata a riconoscere
la Sua forza dinamica dentro di noi, che da noi desidera espandersi agli altri, affinché questo amore diventi realmente la misura dominante del mondo (cf. Omelia per
la Giornata Mondiale della Gioventù, Colonia, 21 agosto 2005).
2. I progressi tecnologici nel campo dei media hanno vinto il tempo e lo spazio,
permettendo la comunicazione istantanea e diretta tra le persone, anche quando
sono divise da enormi distanze. Questo sviluppo implica un potenziale enorme per
servire il bene comune e “costituisce un patrimonio da salvaguardare e promuovere” (Il Rapido Sviluppo, 10). Ma, come sappiamo bene, il nostro mondo è lontano
dall’essere perfetto. Ogni giorno verifichiamo che l’immediatezza della comunicazione non necessariamente si traduce nella costruzione di collaborazione e comunione all’interno della società.
Illuminare le coscienze degli individui e aiutarli a sviluppare il proprio pensiero
non è mai un impegno neutrale. La comunicazione autentica esige coraggio e risolutezza. Esige la determinazione di quanti operano nei media per non indebolirsi
sotto il peso di tanta informazione e per non adeguarsi a verità parziali o provviso-
262
LA PAROLA
DEL
PAPA
rie. Esige piuttosto la ricerca e la diffusione di quello che è il senso e il fondamento
ultimo dell’esistenza umana, personale e sociale (cf. Fides et Ratio, 5). In questo
modo i media possono contribuire costruttivamente alla diffusione di tutto quanto
è buono e vero.
3. L’appello ai media di oggi ad essere responsabili, ad essere protagonisti della
verità e promotori della pace che da essa deriva, comporta grandi sfide. Anche se i
diversi strumenti della comunicazione sociale facilitano lo scambio di informazioni
e idee, contribuendo alla comprensione reciproca tra i diversi gruppi, allo stesso
tempo possono essere contaminati dall’ambiguità. I mezzi della comunicazione
sociale sono una “grande tavola rotonda” per il dialogo dell’umanità, ma alcune tendenze al loro interno possono generare una monocultura che offusca il genio creativo, ridimensiona la sottigliezza del pensiero complesso e svaluta la peculiarità delle pratiche culturali e l’individualità del credo religioso. Queste degenerazioni si
verificano quando l’industria dei media diventa fine a se stessa, rivolta unicamente al guadagno, perdendo di vista il senso di responsabilità nel servizio al bene
comune.
Pertanto, occorre sempre garantire un’accurata cronaca degli eventi, un’esauriente spiegazione degli argomenti di interesse pubblico, un’onesta presentazione
dei diversi punti di vista. La necessità di sostenere ed incoraggiare la vita matrimoniale e familiare è di particolare importanza, proprio perché si fa riferimento al
fondamento di ogni cultura e società (cf. Apostolicam Actuositatem, 11). In collaborazione con i genitori, i mezzi della comunicazione sociale e le industrie dello spettacolo possono essere di sostegno nella difficile ma altamente soddisfacente vocazione di educare i bambini, presentando modelli edificanti di vita e di amore umano (cf. Inter Mirifica, 11). Come ci sentiamo scoraggiati e avviliti tutti noi quando
si verifica il contrario! Il nostro cuore non soffre soprattutto quando i giovani vengono soggiogati da espressioni di amore degradanti o false, che ridicolizzano la
dignità donata da Dio a ogni persona umana e minacciano gli interessi della famiglia?
4. Per incoraggiare sia una presenza costruttiva che una percezione positiva dei
media nella società, desidero sottolineare l’importanza dei tre punti, individuati dal
mio venerabile predecessore Papa Giovanni Paolo II, indispensabili per un servizio
finalizzato al bene comune: formazione, partecipazione e dialogo (cf. Il Rapido
Sviluppo, 11).
La formazione ad un uso responsabile e critico dei media aiuta le persone a servirsene in maniera intelligente e appropriata. L’impatto incisivo che i media elettronici in particolare esercitano nel generare un nuovo vocabolario e immagini, che
introducono così facilmente nella società, non sono da sottovalutare. Proprio perché
i media contemporanei configurano la cultura popolare, essi devono vincere qualsiasi tentazione di manipolare, soprattutto i giovani, cercando invece di educare e
servire. In tal modo, i media potranno garantire la realizzazione di una società civile degna della persona umana, piuttosto che il suo disgregamento.
263
LA PAROLA
DEL
PAPA
La partecipazione ai media nasce dalla loro stessa natura, come bene destinato a
tutte le genti. In quanto servizio pubblico, la comunicazione sociale esige uno spirito di cooperazione e corresponsabilità, con una scrupolosa attenzione all’uso delle
risorse pubbliche e all’adempimento delle cariche pubbliche (cf. Etica nelle
Comunicazioni Sociali, 20), compreso il ricorso a norme di regolazione e ad altri
provvedimenti o strutture designate a tal scopo.
Infine, i media devono approfittare e servirsi delle grandi opportunità che derivano loro dalla promozione del dialogo, dallo scambio di cultura, dall’espressione di
solidarietà e dai vincoli di pace. In tal modo essi diventano risorse incisive e apprezzate per costruire una civiltà dell’amore, aspirazione di tutti i popoli.
Sono certo che seri sforzi per promuovere questi tre punti aiuteranno i media a
svilupparsi come rete di comunicazione, comunione e cooperazione, aiutando uomini, donne e bambini a diventare più consapevoli della dignità della persona umana,
più responsabili e più aperti agli altri, soprattutto ai membri della società più bisognosi e più deboli (cf. Redemptor Hominis, 15; Etica nelle Comunicazioni Sociali,
4).
Concludendo, voglio ricordare le incoraggianti parole di San Paolo: Cristo è nostra
pace. Colui che ha fatto dei due un popolo solo (cf. Ef. 2,14). Abbattiamo il muro di
ostilità che ci divide e costruiamo la comunione dell’amore, secondo i progetti del
Creatore, svelati attraverso Suo Figlio!
Vaticano, 24 gennaio 2006,
Solennità di San Francesco di Sales.
Benedetto XVI
264
COMMISSIONE PRESBITERALE REGIONALE
Essere Parroco oggi
Il Ministero del parroco
e i cambiamenti richiesti dalle nuove prospettive
Carissimi Confratelli Presbiteri, anche nell’arco dell’anno (2004-2005) la
Commissione Presbiterale Regionale ha scelto un tema per la propria riflessione,
ha coinvolto i Consigli Presbiterali della nostra Regione Ecclesiastica ed in seguito
ha condiviso questo testo con i Vescovi, nostri responsabili e responsabili delle
comunità affidateci, mercoledì 28 settembre durante la sessione della C.E.P. Ora lo
riproponiamo in particolare a tutti i membri dei Consigli Presbiterali Diocesani per
essere aiutati in un percorso che eviti il rischio di una pastorale affannata e ancora troppo individuale. Come adattarci, infatti, alla nuova condizione che la società
umana richiede e ai nuovi ruoli che la comunità cristiana esige, imposti da una trasformazione non scelta ma che ci caratterizza profondamente?
Il tema è collegato direttamente a quella riflessione già stilata in preparazione
all’Assemblea della C.E.I. sul tema della Parrocchia e quella emersa dall’XI
Convegno Regionale del Clero. Non si può, infatti, dimenticare che la Nota
Pastorale della C.E.I. “Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia” ricorda con forza che si deve attuare una pastorale missionaria. Il difficile è
come iniziare a declinarla concretamente a partire dal mondo presbiterale. Questa
attenzione alla figura del prete-parroco non è dettata da una preoccupazione clericale, ma dall’esigenza condivisa di accettare noi in prima persona questa sfida.
Riflettendo sulle nostre gioie e sulle nostre fatiche ci siamo resi conto in prima
persona del rapido e profondo cambiamento della società nella quale viviamo e con
il quale dobbiamo quotidianamente fare i conti. La condizione del parroco fa riferimento ad un ruolo consolidato nei secoli, precisato dalla teologia, descritto dal diritto canonico; quel modello di vita e di ministero, sorto in altri tempi e in contesti
sociali diversi, chiede oggi di esprimersi in termini nuovi e si preannuncia il rischio
che i preti giochino una partita solitaria e scoraggiante per trovare il loro posto nella comunità cristiana.
“In un epoca segnata da forti conflittualità ideologiche emerge un quadro culturale e antropologico inedito, segnato da forti ambivalenze e da una esperienza frammentata e dispersa... In questo contesto i cristiani sanno di poter essere rigenerati
continuamente dalla speranza”. Queste parole contenute nella Traccia di riflessione in preparazione al Convegno di Verona ben si addicono anche a noi preti.
L’impegno della Commissione Presbiterale intende offrire, nell’arco dell’anno 20052006, un contributo significativo al Convegno e sicuramente un’importante occasione per suscitare ed alimentare le ragioni della nostra speranza di credenti e di
preti.
265
COMMISSIONE PRESBITERALE REGIONALE
Alcune linee di tendenza
Abbiamo provato ad esprimere la nostra attuale situazione attraverso alcune
linee di tendenza che, ancora in pieno svolgimento, sono destinate ad accentuarsi
ulteriormente nei prossimi anni e ad avere un’evidente incidenza pratica sul nostro
vissuto di preti.
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Il numero sempre più crescente di parroci che non possono avvalersi (o lo possono solo in parte) della collaborazione di un vicario parrocchiale più giovane.
Il progressivo incremento di una logica di pastorale d’insieme (o di vere e proprie ‘unità pastorali’, nella molteplicità delle forme con cui esistono oggi da noi)
che ha incidenza sui ritmi e sulle modalità dell’esercizio del ministero.
Il diffondersi della figura del parroco chiamato a farsi carico di più parrocchie.
La figura dei preti ‘residenti’, a conclusione del loro mandato per ragioni di
salute o di età.
I preti dopo il settantacinquesimo anno di età che mantengono il loro ruolo di
parroci, rischiando una pastorale limitata per le forze e di conservazione per la
mentalità.
Il clero giovane: gli inizi del ministero avvengono in un contesto di pastorale
giovanile sempre più arduo e ossia meno gratificante; diviene frequente inoltre
la richiesta di disponibilità per esperienze di pastorale giovanile interparrochiale, con la conseguente maggiore mobilità.
I diaconi: possono risultare una risorsa e una variabile significativa. Bisogna
riflettere sulla loro condizione di ministri ordinari e pertanto sul loro ruolo nel
contesto pastorale.
L’accoglienza di preti provenienti da altre diocesi, nazioni e continenti nello spirito
dell’esperienze Fidei donum. Soltanto immaginando un progetto di scambio di persone, di esperienze e di ricchezze si può parlare di vera cooperazione tra le Chiese.
Per affrontare la complessa realtà di oggi da più parti si richiedono esperienze
nuove anche se di fatto si vive nella fatica di attuarle concretamente.
Per tutti la maggiore impegnatività del contesto d’insieme: crescono le incombenze, anche istituzionali (pensiamo soprattutto ai parroci) ed è più impegnativo sotto il profilo pastorale il lavoro con le persone, soprattutto a motivo della
crescente distanza dal Vangelo.
Molti interrogativi
Alla luce di questo quadro sintetico il Direttivo ha rivolto alcune domande alla
Commissione e a tutti i Consigli Presbiterali della nostra Regione.
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Una comunità cristiana non può fare a meno del riferimento al ministero ordinato, ma la presidenza del parroco non esaurisce in sé tutte le responsabilità.
Come creare concretamente una mentalità aperta alla corresponsabilità con altri
preti, religiosi e laici?
La carenza di sacerdoti può indurci a risolvere il problema con preti provenienti da altre nazioni.
266
COMMISSIONE PRESBITERALE REGIONALE
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Pur riconoscendo il valore di presenze diverse, come suscitare nelle comunità parrocchiali una reale attenzione vocazionale?
Pensiamo ad esempio alla figura di un parroco con la cura di più parrocchie.
Come si può essere parroco nel senso di “pastore proprio della comunità affidatagli” (C.I. C. can. 519) e nello stesso tempo essere attento ad un territorio più
vasto?
Essere parroci oggi non è facile. Questo può provocare a volte disagio e sofferenza.
Quale formazione è richiesta per un presbitero chiamato a svolgere oggi e domani il ministero di parroco con competenza e con serenità?
E ancora:
Come possiamo aiutarci di più come presbiterio: in che cosa e con quali forme
potremo meglio farci carico gli uni degli altri?
Come avere cura di ciascuno di noi e favorire adeguate situazioni spirituali e di
vita quotidiana per portare meglio l’impegno richiestoci dalla nostra scelta di
vita e dal mandato pastorale ricevuto?
Quali conversioni (di mentalità, di stile di vita, di disponibilità alla collaborazione, di impegno) ci richiede il lavoro pastorale che siamo chiamati a svolgere
nelle odierne condizioni della Chiesa e della società?
Quali aiuti chiediamo ai nostri Vescovi per svolgere oggi il nostro ministero di
parroci?
Quali loro scelte comuni, a riguardo del nostro ministero, potrebbero incidere
maggiormente in tutta la nostra Regione Ecclesiastica?
Tre conversioni per la nostra vita
Gli incontri della nostra Commissione e dei Consigli Presbiterali Diocesani sono
risultati una significativa occasione di riflessione e di scambio a più voci col vivo
desiderio di una vera comunione. Si è comunemente d’accordo nel riconoscere che
una Chiesa che sta cambiando, o meglio che è cambiata, richiede di rinnovarsi allo
stesso modo ai parroci.
Ogni comunità non può fare a meno del riferimento al ministero ordinato, nonostante la diminuzione del clero e l’innalzamento dell’età media. È in questa direzione che occorre ripensare particolarmente il singolare ministero del parroco, chiamato oggi almeno ad una triplice conversione.
Una prima è quella spirituale. Nonostante la ricchezza ancora relativamente
quantitativa e sicuramente qualitativa dei nostri preti (e per questo dobbiamo
imparare ad esserne grati al Signore), il disagio e la sofferenza, il dramma e l’angoscia che a volte caratterizzano il nostro ministero o quello di altri va riconosciuto. L’espressione “facevo di più il prete da vicario parrocchiale che da parroco” ci ha
impressionati e portati a considerare come la formazione personale culturale e spirituale e lo svolgimento del ministero siano fortemente condizionati dagli impegni
amministrativi e burocratici. Le fatiche con le quali facciamo quotidianamente i
conti possono essere affrontate con un costante riferimento all’imitazione di Gesù
267
COMMISSIONE PRESBITERALE REGIONALE
Buon Pastore. Da Lui apprendiamo che l’arte del seminare non è meno esaltante di
quella del raccogliere e non ci stupiamo se oggi sembra prevalere più la prima che
la seconda: entrambe sono a servizio del Regno. Resta in ogni caso la prospettiva
che altri raccoglieranno ciò che noi avremo seminato.
Occorrerà inoltre l’impegno a discernere il senso e lo specifico, l’essenza e l’ordine del nostro agire pastorale, che è condizione per ritrovare l’unità della nostra
vita sacerdotale. È possibile, infatti, essere pastori solo se si è credenti, discepoli
che mentre annunciano e celebrano, sono essi stessi in cammino con coloro che
accompagnano. In altre parole si tratta di cogliere che è proprio esercitando il ministero così intenso, che realizziamo la nostra vocazione di parroci. Si pongono in questa prospettiva l’esempio di molte e belle figure di preti, spiritualmente entusiasti
e umanamente realizzati.
Contemporaneamente siamo chiamati ad una seconda radicale conversione:
quella relazionale (la qualità delle relazioni). Il saper mettersi in relazione con gli
altri — vescovo e confratelli, diaconi, religiosi e fedeli vicini e lontani — è essenziale
per un parroco, responsabile di una comunità, chiamato quindi dal suo ufficio a promuovere relazioni, pena l’inesistenza o la sopravvivenza larvale della comunità
parrocchiale. In particolare il prete non è chiamato alla vita da “single” o alla vita
comune (alla maniera dei religiosi) ma alla fraternità sacerdotale, che può esprimersi in varie forme.
È anche questione di carattere e di psicologia: le doti umane, il saper stare con
gli altri, il saper comunicare sono qualità irrinunciabili per un pastore, in primo
luogo per il parroco. Ma c’è alla base e come motivo ispiratore una ragione cristologica: in forza del battesimo e dell’ordinazione presbiterale il prete-parroco è un
esperto e un fratello in umanità.
È la stupenda legge dell’Incarnazione, condivisione radicale ed esistenziale: “Il
Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Detto in parole semplici:
alla maniera di Cristo, il Buon Pastore, modello di ogni pastore, il parroco, più di
ogni altro, è chiamato a mettersi nei panni degli altri e a farsi carico della fatica del
vivere della gente. Non si tratta quindi di sola relazione estrinseca, ma intrinseca,
proprio come la Gaudium et spes ha affermato a proposito dell’Incarnazione del
Verbo. Il Verbo in qualche modo si è unito ad ogni persona.
Infine una terza conversione ci attende: quella pastorale nella direzione della
partecipazione e della corresponsabilità tra le persone e le strutture. A partire dal
comando del Signore “perché tutti siano una sola cosa” occorre “fare della Chiesa la
casa e la scuola della comunione: ecco la grande sfida che ci sta davanti nel millennio che inizia, se vogliamo essere fedeli al disegno di Dio e rispondere anche alle
attese più profonde del mondo... Prima di programmare iniziative concrete occorre
promuovere una spiritualità della comunione...” (NMI n. 43).
Dovrebbe finire il tempo in cui la pastorale è concepita come azione individuale
e verticale del parroco, rischiando la sola cura delle anime e diventare sempre più
urgente il pensare l’azione pastorale come impegno di tutto il popolo di Dio. In que-
268
COMMISSIONE PRESBITERALE REGIONALE
sta attesa si colloca la ricerca di nuove figure di operatori pastorali nella valorizzazione del diaconato permanente e nella formazione di laici competenti in settori
specifici. Solo privilegiando la comunione tra i preti all’interno del presbiterio e tra
i parroci e le loro comunità sì raggiungerà una vera comunione.
Il rapporto con la gente, lo stare con le persone ci può insegnare a vivere meglio
l’equilibrio pastorale e la corresponsabilità. Su questo fronte dobbiamo superare
uno sbilanciamento che vede al presente molte figure e molte responsabilità negli
ambiti della catechesi (in particolare quella dei bambini e degli adolescenti) e della
liturgia e poche nel servizio della carità e nella gestione delle strutture, degli
ambienti, dell’amministrazione parrocchiale. In questo contesto si dovrebbero collocare gli esperimenti delle unità pastorali e di altre forme aggregative parrocchiali, non solo nella direzione di aiuti per qualche servizio, ma di comunione, di progettualità e di collaborazione tra i preti, e dei preti con tutti i membri del popolo di
Dio.
Questa triplice sfida e le conseguenti conversioni non possono attendere l’esercizio del ministero o, peggio ancora, situazioni problematiche. Richiedono attenzione, investimenti e percorsi possibili già durante la formazione del futuro clero. Un
discorso a 360° che metta in conto formazione e solidarietà umane, culturali e spirituali con un’attenzione particolare a lavorare insieme e ad essere mentalmente
‘elastici’. Gia in Seminario, infatti, si può correre il rischio di lasciarsi affascinare e
prendere dalle molte scadenze e attività pastorali.
Tre attenzioni da avere a cuore
1. Il rapporto con il proprio Vescovo. Una relazione determinante, ma non sempre facile è quella con il proprio Vescovo. Talora si esprime fatica a relazionarsi con
il proprio Pastore, del quale siamo corresponsabili e collaboratori nel ministero presbiterale. A lui chiediamo di essere padre anche nell’esercizio dell’autorità gerarchica, chiediamo attenzione e incoraggiamento nei confronti delle sfide di oggi e delle difficoltà del ministero, armonizzando le attitudini personali con le esperienze
pastorali.
2. I preti giovani. Non si è d’accordo su alcune battute troppo facili a proposito
dei presbiteri più giovani, nei quali fatica talvolta ad esprimersi una formazione
adeguata ai mutamenti richiesti dalla pastorale parrocchiale. Sarebbe importante
avere a disposizione qualche presbitero adulto (al limite a livello interdiocesano)
che li accompagni e li aiuti a discernere. Sarebbe semplicemente evangelico l’avere
serene esperienze di fraternità tra i preti. L’importante per tutti e a tutte le età è il
creare un contesto di vere e autentiche relazioni personali e pastorali.
3. La pastorale vocazionale. Dobbiamo aiutarci a cercare una via d’uscita per
l’attuale empasse. Non basta constatare il problema e lamentarcene. L’attenzione
vocazionale dovrebbe appartenere normalmente insieme e in termini più espliciti
alla pastorale familiare e a quella giovanile sia diocesana che parrocchiale.
269
ORDINARIATO
A un anno dalla morte
di don Valentino Moretti
Comunicazione ai Vicari Territoriali
per un’opportuna informazione del clero
Novara, 5 aprile 2006
1. È passato un anno dalla morte di don Valentino Moretti, per 55 anni
parroco di Solcio di Lesa, scomparso da casa il 5 aprile 2005, e rinvenuto
cadavere nelle acque del lago Maggiore, a Stresa, il 28 aprile. Nel primo
anniversario della morte, la Diocesi lo ricorda come un parroco amato dalla sua gente; esprime riconoscenza per il ministero da lui svolto, fino a quasi 90 anni di vita; invita alla preghiera, e attende che si faccia verità sulle
cause della sua morte.
2. Una risposta al riguardo è arrivata nei mesi scorsi: dalle perizie medico-legali che sono andate emergendo risulta con certezza che don Valentino
non è morto per annegamento; va quindi esclusa l’ipotesi del suicidio.
Restano, però, ancora sconosciute le cause del decesso. La Diocesi auspica
che la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Verbania possa chiarire, per quanto è possibile, e in tempi brevi, ciò che a tutt’oggi rimane oscuro.
3. Nei prossimi giorni il Vescovo celebrerà una Messa di suffragio per don
Valentino nella chiesa di Solcio. Sarà l’occasione per pregare per lui e per
rinnovare da parte di mons. Corti (come già ebbe a dire un anno fa, durante i funerali celebrati il 6 maggio nella chiesa di Meina, paese natale di don
Valentino) «la condivisione della sofferenza e la solidale vicinanza a mons.
Giovanni Battista Moretti, cugino di don Valentino, a tutti i parenti, ai parrocchiani di Solcio, a coloro che lo hanno conosciuto ancor prima a
Casalvolone, a Valpiana e a Valmonfredo, e ai sacerdoti che in questi decenni lo hanno avuto come confratello, specialmente nella zona del lago
Maggiore».
270
VISITA PASTORALE
DEL
BORGOMANERESE
Visita nelle Unità Pastorali
di Suno e di Momo
Da maggio a giugno 2006
SABATO 27 MAGGIO
Ore 16.00
Fontaneto
Ore 20.30
Vacciago
Santuario della Bocciola
Visita alle frazioni
Incontro con i giovani del
Vicariato
MARTEDÌ 30 MAGGIO
Ore 21.00
Caltignaga
Assemblea Parrocchiale
VENERDÌ 2 GIUGNO
Ore 18.00
Borgomanero
Incontro con i gruppi Agesci
DOMENICA 4 GIUGNO
Ore 21.00
Gozzano
Piazza San Giuliano
Festa della Luce
DOMENICA 11 GIUGNO
Ore 11.00
Caltignaga
Celebrazione Eucaristica
VENERDÌ 16 GIUGNO
Ore 21.00
Sologno
Assemblea Parrocchiale
MARTEDÌ 20 GIUGNO
Ore 20.45
Cavaglietto
Assemblea Parrocchiale
Incontro con i ragazzi e i genitori
dell’iniziazione cristiana
SABATO 24 GIUGNO
Ore 10.30
Suno
Municipio
Ore 18.00
Incontro con i sindaci di Agrate,
Bogogno, Cressa, Suno, Vaprio,
Cavaglio, Cavaglietto, Barengo,
Momo, Caltignaga
Celebrazione Eucaristica
Cavaglietto
DOMENICA 25 GIUGNO
Ore 10.30
Sologno
Celebrazione Eucaristica
271
UFFICIO
DEL
CLERO
Giornata di fraternità sacerdotale
Seminario San Gaudenzio
Lunedì 15 maggio 2006
Lunedì 15 maggio in Seminario si terrà l’annuale giornata di Fraternità
Sacerdotale per festeggiare i sacerdoti che in questo anno ricordano il 25°, 50°, 60°,
70° anniversario di ordinazione.
In questa giornata, con particolare riconoscenza, ricorderemo il 25 ° di ordinazione episcopale del nostro Vescovo, avvenuta a Milano il 6 giugno 1981, e i 15
anni del suo ministero in Diocesi; per questo motivo abbiamo pure invitato a partecipare tutti i Vescovi novaresi.
Nel contesto della giornata, due seminaristi dei primi anni di Teologia presenteranno al Vescovo la domanda di ammissione al Diaconato e al Presbiterato.
La Giornata di Fraternità Sacerdotale 2006 si colloca nell’anno del 50° di inaugurazione del “Seminario nuovo”, avvenuta nella festa di San Gaudenzio 1956.
Nella Giornata sarà ricordato anche mons. Aldo del Monte, a poco più di un anno
dalla sua morte, con la relazione di mons. Germano Zaccheo sull’esperienza
pastorale di mons. Del Monte nei 19 anni del suo ministero in Diocesi.
Sarà pure presentato il libro “La bellezza dello spirito – Un Pastore a servizio del Concilio”, che ritrae la fisionomia spirituale e pastorale del Vescovo Aldo,
alla cui redazione hanno contribuito, da angolature diverse, mons. Germano Zaccheo,
mons. Enrico Masseroni, madre Anna Maria Canopi e la sig.na Mariella Enoc.
Vivo desiderio del Vescovo è che la Giornata sia occasione per coinvolgere tutti i
sacerdoti in un’attenta e responsabile pastorale vocazionale, aiutando i ragazzi e i
giovani a scoprire una possibile chiamata al sacerdozio e ad accompagnarli in una
generosa risposta.
PROGRAMMA
9.15
Accoglienza
9.30
Il Vescovo presiederà la Concelebrazione Eucaristica con i vescovi, i sacerdoti che festeggiano il giubileo di ordinazione sacerdotale e con i presbiteri presenti (provvisti di camice e stola bianca).
Durante la Messa due seminaristi di Teologia presenteranno al Vescovo
la domanda di ammissione al Diaconato e al Presbiterato.
11.00
Nell’auditorium presentazione del libro “La bellezza dello spirito - Un
Pastore a servizio del Concilio”.
Relazione di mons. Germano Zaccheo sull’esperienza pastorale di mons.
Aldo Del Monte nei 19 anni del suo ministero in Diocesi.
13.00
Pranzo.
272
UFFICIO
DEL
CLERO
ANNIVERSARI 2006
70 anni di Messa (ordinati nel 1936)
GAMBARO mons. FRANCESCO
60 anni di Messa (ordinati nel 1946)
BRAGA don AGOSTINO
CARDANO mons. ALFREDO
CRENNA don MARIO
DE GIULI don GIACOMO
FRANCO don LUIGI
MARIANI don CLAUDIO
RADAELLI don GIUSEPPE
SANTAMARIA don TITO
UDINI don CARLO
50 anni di Messa (ordinati nel 1956)
BERTOLI don ALESSANDRO
BIFFI don GIUSEPPE
BOTTA don MAURO
BOZZOLA don ANGELO
MINCHIOTTI don GIANCARLO
POZZI don LUIGI
SACCO don GIANNI
TARRINI don PIERO
ZULIAN padre PIETRO
25 anni di Messa (ordinati nel 1981)
COSSALTER don FAUSTO
FERRARI don GIORGIO
FERRARI don PIERMARIO
GALLENZI don DANIELE
OLIVO don ALBERTO
273
CANCELLERIA
Apertura a Messina
della causa di canonizzazione
del Servo di Dio mons. Francesco Fasola
Decreto - Note biografiche - Partecipazione novarese
Il 31 marzo 2006 nella Basilica Cattedrale di Messina l’arcivescovo Giovanni
Marra ha aperto in forma solenne il processo diocesano per la canonizzazione del
Servo di Dio Francesco Fasola, arcivescovo di Messina e archimandrita del SS.
Salvatore, dal 1963 al 1977.
Ormai da diversi anni era sorto un gruppo, costituito da laici e da preti delle diocesi di Agrigento, Caltagirone e Messina, chiamato “Amici di mons. Francesco
Fasola”, allo scopo di mantenere vivo il ricordo di quello che fu uno dei vescovi più
significativi nella seconda metà del sec. XX.
Questo gruppo è stato il Comitato promotore dell’apertura della causa.
Postulatore è stato scelto Padre Tindaro Cocivera, ordinato sacerdote da mons.
Fasola il 13 agosto 1975, laureato in giurisprudenza e notaio del Tribunale ecclesiastico diocesano.
Il primo luglio del 2005 il gruppo degli Amici si è ritrovato all’arcivescovado di
Messina, dove in un’atmosfera densa di commozione, l’arcivescovo ha comunicato
allo stesso comitato e al postulatore il decreto di avvio della causa di canonizzazione.
Il decreto è contenuto in un opuscolo con una breve biografia e una preghiera
scritta dal postulatore. Per tutti ha ringraziato Padre Salvatore Cagarella di Piazza
Armerina, quindi i responsabili hanno consegnato le memorie scritte dal servo di
Dio negli ultimi anni della sua vita. Già nel gennaio 2004 la consegna degli scritti
editi fu occasione di un evento di straordinaria ricchezza.
Successivamente il Vescovo ausiliare, mons. Francesco Montenegro, ha presieduto la celebrazione Eucaristica, dando lettura del decreto arcivescovile in data 29
giugno 2005.
Nel decreto vi è una breve indicazione delle tappe che hanno portato all’apertura
della causa. Il 26 maggio 2005, Padre Tindaro Cocivera, con supplice libello, per
incarico del comitato promotore, ha chiesto che si desse inizio alla causa di canonizzazione di mons. Fasola, nato a Maggiora (Novara), il 23 febbraio 1898 e morto
a Novara, all’età di novanta anni, il 1 luglio 1988. La richiesta era accompagnata
da 18.045 firme di persone che hanno conosciuto e stimato il presule. Inoltre il
postulatore ha presentato i seguenti documenti: una relazione sulla vita, il mini-
274
CANCELLERIA
stero sacerdotale ed episcopale di mons. Fasola, le sue virtù e la fama di santità diffusa tra coloro che lo hanno conosciuto nei molteplici campi del suo ministero.
Seguiva un elenco di 207 persone che possono testimoniare sulla sua vita.
L’arcivescovo di Messina, dopo avere esaminato quanto esposto dal postulatore,
aveva interpellato i vescovi della Conferenza Episcopale Siciliana e aveva avuto il
consenso scritto del Vescovo di Novara, dove mons. Fasola è morto. Poiché tutto si
era dimostrato favorevole all’apertura della causa, l’arcivescovo aveva dato il proprio assenso, aderendo ai voti del postulatore.
DECRETO
Giovanni Marra
Arcivescovo Metropolita di Messina – Lipari – S. Lucia del Mela
Archimandrita del SS. Salvatore
Causa di Beatificazione e Canonizzazione
dell’Arcivescovo Francesco Fasola
Mons. Tindaro Cocivera, con Supplice Libello del 26 maggio 2005, nella sua qualità di legittimo Postulatore, per incarico del Comitato Promotore “Amici di mons.
Fasola”, ha chiesto che sia dato inizio alla Causa di Canonizzazione di mons.
Francesco Fasola, che fu Arcivescovo di Messina e Archimandrita del SS. Salvatore
dal 1963 al 1977, nato a Maggiora (Novara) il 23 febbraio 1898 e morto a Novara il
1° luglio 1988.
La richiesta è accompagnata da 18.045 firme di persone che hanno conosciuto e
stimato il predetto Presule.
Inoltre, il medesimo Postulatore ha presentato, in conformità alle “normae servandae in Inquisitionibus ab Episcopis faciendis in Causis Sanctorum”, i seguenti
documenti:
1. una approfondita relazione sulla vita, il ministero sacerdotale ed episcopale di
mons. Fasola, sulle sue prelcare virtù e sulla fama di santità che si è diffusa tra coloro che lo hanno conosciuto nei molteplici campi del suo ministero;
2. un accurato elenco di 207 persone che possono testimoniare sulla sua vita.
Dopo aver esaminato diligentemente quanto esposto dal Postulatore, aver interpellato i Vescovi facenti parte della Conferenza Episcopale Siciliana e aver avuto il
consenso scritto del Vescovo di Novara - dove mons. Fasola è morto - ed essendo convinto dalle testimonianze acquisite della santa vita di questo amato Pastore, ho deciso di accogliere la richiesta del Postulatore.
Pertanto, avvalendomi dell’autorità che mi deriva dalla Costituzione Apostolica
“Divinus perfectionis Magister” del 25/01/1983, comunico all’Arcidiocesi di
Messina - Lipari - S. Lucia del Mela l’apertura del Processo di Beatificazione e
Canonizzazione di mons. Francesco Fasola, già Arcivescovo di Messina e
Archimandrita del SS. Salvatore e, precedentemente, Vescovo coadiutore di
Agrigento e Vescovo di Caltagirone.
275
CANCELLERIA
A tale scopo invito tutti e singoli i fedeli a comunicarmi direttamente o a far pervenire al Tribunale Ecclesiastico Diocesano quelle notizie o quei documenti di qualsiasi genere che riguardano la Causa in questione, dai quali si possano in qualche
modo dedurre elementi favorevoli o contrari alla fama di santità del menzionato
Presule, entro il 30 settembre del corrente anno o, comunque, in qualsiasi momento,
all’apposito Tribunale per la Causa di mons. Fasola che sarà prossimamente costituito.
Unisco una Nota biografica di mons. Fasola, come redatta dallo stesso
Postulatore, al fine di meglio conoscerne la figura.
Invito tutti a pregare e ad invocare lumi dallo Spirito Santo, affinché, attraverso
la Causa che ora si avvia, si compia il necessario discernimento per la gloria di Dio
e il bene della Chiesa.
Messina, 29 giugno 2005
Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo
NOTE BIOGRAFICHE
Mons. Francesco Fasola nacque a Maggiora (No) il 23 febbraio 1898 e fu battezzato il giorno successivo. Entrato in seminario, dopo la scuola elementare, ricevette il diaconato il 26 marzo 1921 e l’ordinazione sacerdotale il 26 giugno dello stesso
anno. Nel 1929, dopo essere stato coadiutore a Galliate, entrava nella congregazione degli oblati dei Santi Gaudenzio e Carlo, ricoprendo incarichi diocesani, che lo
hanno visto impegnato per l’Azione Cattolica.
Durante l’episcopato di mons. Ossola, svolse il ruolo di provicario generale con il
compito di visitare la diocesi, rendendosi presente soprattutto dove esisteva qualche difficoltà.
Era dotato di grande umanità, di ottimismo e di capacità comunicativa, anche con
i ragazzi, che sapeva attirare con un linguaggio semplice ma coinvolgente. Il
Vescovo mons. Gilla Vincenzo Gremigni acconsentì alla sua nomina a vescovo coadiutore di Agrigento. Fu consacrato a Novara il 2 maggio 1954 e raggiunse la diocesi siciliana il 20 giugno dello stesso anno. Successivamente il 22 gennaio 1961
venne trasferito come vescovo a Caltagirone; infine il 15 settembre 1963 divenne
arcivescovo di Messina.
Erano gli anni del Concilio e il Vescovo Fasola con grande impegno e serietà cercò
di promuovere la conoscenza del Concilio e la sua applicazione in diocesi. Il 30 luglio
1977 rinunciava alla diocesi, ritirandosi a Novara. Infine il 1 luglio 1988 entrava
nella pace del Signore.
Quanto sia vivo il suo ricordo nelle diocesi che videro il suo ministero, lo si evince dal bollettino degli Amici ed anche dalle biografie che lo riguardano. Ave Gaglio
è stata la prima a raccogliere le notizie biografiche, intitolando la sua opera:
276
CANCELLERIA
“Grazie, Padre”, ora più compiutamente denominata: “Mons. Francesco Fasola, un
Vescovo Padre” (III edizione, Messina 1998). Ultima sua pubblicazione, edita nel
febbraio 2006, è intitolata “Ricordando l’Arcivescovo Servo di Dio Mons. Francesco
Fasola”. Altre quattro biografie, di cui qualcuna con discreto successo editoriale,
furono pubblicate in Sicilia e a Maggiora. Ultima pubblicazione, in ordine di tempo, il profilo biografico stilato per la causa di canonizzazione, Messina 2005.
In diocesi di Novara il ricordo di Mons. Fasola rimane vivo tra i preti ed i laici che
con lui hanno vissuto la stagione iniziale di ripresa dell’Azione Cattolica, dopo il
periodo bellico.
In particolare ricorda con riconoscenza e devozione il Padre Francesco il senatore Oscar Luigi Scalfaro, che fu presidente dell’Azione Cattolica di Novara.
Mons. Fasola è stato un uomo che si è donato senza misura. Amava tutti perché
amava Dio, con tutti sapeva stare e tutti stavano bene con lui. Coinvolgeva ed era
capace, quando era necessario, di una sottile e francescana ironia; aveva acutezza
di intelligenza indagatrice, ma sapeva dosare le sue intuizioni con una grande carica di amabilità e di benevolenza; sapeva ascoltare e tacere; si immedesimava nelle
sofferenze altrui, era pronto a condividere e si proponeva di farlo anche se non
richiesto; era delicato e attento nel non far pesare le sue croci sugli altri.
La sua umanità, appassionata e piena di calore, era nutrita dalla comunione con
Cristo e dalla devozione a Maria, a cui l’aveva iniziato il venerabile don Silvio
Gallotti.
Ebbe anche difficoltà e incomprensioni, soprattutto nei tempi non facili del dopo
Concilio e della contestazione sessantottesca. Non ha mai barattato la verità,
annunciando la parola in modo forte e chiaro, con semplicità e fermezza. Si è
espresso con la voce, con gli scritti e con delle scelte concrete. Il suo stesso corpo
parlava quando con le braccia aperte sembrava voler raccogliere tutti in un abbraccio.
Il suo volto solare, con un sorriso schietto e pulito, con le dita delle mani sempre
in movimento, erano segni inequivocabili del suo slanciarsi verso gli altri con una
pienezza dell’amore di Dio che lo riempiva. L’immagine più vera fu quella del
Pastore, conosceva tutti per nome, chiedeva, anche a distanza di anni, notizie di
persone che non aveva mai dimenticato. Riusciva per la sua umanità a rendere
ordinario lo straordinario. Celebrava con una dignità che lo distingueva e con lui
era facile l’incontro nel dialogo con Dio. La vicinanza a Dio non l’ha mai però allontanato da nessuno tra gli uomini.
Anche la Diocesi di Novara deve gioire per questa iniziativa di grazia che è cominciata a Messina. Il vescovo Mons.Corti ha scritto all’arcivescovo di Messina:
“Ringrazio il Signore per questo evento di grazia. Le nostre Chiese possono affidarsi alla sua intercessione, mentre sono sospinte ad imitarne lo zelo pastorale, la
grande umanità, la generosa dedizione”.
L’archivio storico diocesano ha già messo a disposizione, tramite Padre Adriano
Erbetta degli Oblati dei Santi Gaudenzio e Carlo, diversi documenti autenticati che
riguardano il servo di Dio.
don Mario Perotti
277
CANCELLERIA
DELEGAZIONE NOVARESE A MESSINA
PER L’APERTURA DEL PROCESSO DIOCESANO DI CANONIZZAZIONE
Il 31 marzo scorso alla celebrazione solenne dell’insediamento del tribunale ecclesiastico che nell’ambito diocesano seguirà la procedura per la beatificazione di
Mons. Francesco Fasola era presente anche una delegazione novarese composta da:
Ermanno Fasola, sindaco di Maggiora con la moglie, i coniugi Pigato, Poggia Piero
tutti di Maggiora e Padre Adriano Erbetta in rappresentanza della Diocesi di
Novara e della Congregazione degli Oblati.
Era una presenza doverosa poiché Mons. Fasola prima dell’elezione a Vescovo di
Agrigento aveva lavorato per trentatrè anni con un ministero di infaticabile e fervorosa dedizione nella Diocesi di Novara, ricoprendo vari ruoli ministeriali, si è
sempre sentito novarese e dopo ventitrè anni di servizio episcopale in Sicilia è ritornato a Novara nella famiglia degli Oblati fino a concludere la sua lunga giornata
“di semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore” il 1° luglio 1988.
La celebrazione si è svolta nella Cattedrale di Messina con inizio alle ore 17,30 e
presieduta dall’Arcivescovo-Archimandrita Mons. Giovanni Marra, che ha seguito
(a detta dello stesso Arcivescovo) lo schema celebrativo che era stato adottato a
Roma per l’apertura del processo del Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II°. Dopo il
canto solenne del Vespro seguì l’insediamento del Tribunale con i prescritti giuramenti: presidente, il promotore della fede, il Segretario, il Postulatore, e la
Commissione storico teologica incaricata dell’esame degli scritti.
Partecipavano alla celebrazione oltre ai due Vescovi di Messina Mons. Ignazio
Cannavò, Vescovo emerito di Messina e già Coadiutore e poi successore di Mons.
Fasola, Mons. Francesco Sgalambro Vescovo di Cefalù, Mons. Ignazio Zambito Vescovo
di Patti e molti Sacerdoti provenienti dalle Diocesi di Messina, Agrigento, Caltagirone,
e Piazza Armerina e tanti fedeli in rappresentanza delle stesse Diocesi che hanno gremito la Cattedrale. Erano pure presenti il Sindaco di Messina On. Francantonio
Genovese e il Presidente della Provincia regionale Dott. Salvatore Leonardi.
Al termine della celebrazione Mons. Franco Montenegro Vescovo Ausiliare di
Messina, che fu segretario di Mons. Fasola, ha tracciato un profilo biografico del
Servo di Dio.
Ci sembra opportuno a conclusione di questa nota di cronaca riportare da questo
profilo biografico qualche citazione che può richiamare un volto spirituale ben conosciuto anche dai Novaresi e ancora vivo è ricordato nella memoria di molti.
“Noi non diciamo ancora che Padre Fasola è santo. Diciamo che certamente è un
santo Vescovo che ha dato testimonianza di santità perché è stato sempre animato
da uno spirito profondamente eucaristico, capace di profonda preghiera che si trasformava in contemplazione per quel dialogo diretto che egli riusciva a stabilire con
Dio, pur essendo profondamente immerso nel ministero apostolico. Così si esprimeva Mons. Giovanni Marra il 1° luglio 2004 nel 16° anniversario della morte di
Mons. Fasola.
L’Arcivescovo emerito Ignazio Cannavò disse: Mons. Fasola freneticamente attivo,
ma insieme profondamente contemplativo.
…Padre Fasola testimone e maestro di santità era convintissimo sulla necessaria
adesione all’esortazione di Dio: “siate santi perché io sono santo”.
278
CANCELLERIA
Ripeteva a se stesso e insegnava agli altri la giaculatoria: Vergine Maria madre di
Gesù fateci santi.
…Desiderava ardentemente la santità come specifico dei presbiteri: “che fossero
numerosi, intelligenti, attivi, ma soprattutto che fossero santi”.
Quello del Servo di Dio era una santità vissuta all’insegna dell’obbedienza ai progetti di Dio…
…Una santità vissuta nell’umiltà
…Quale la sorgente, quale il compimento della santità del servo di Dio il vescovo
Francesco Fasola?
…Dall’incontro quotidiano con il Signore nell’Eucarestia e con la Beata Vergine,
attingeva instancabile vigore pastorale e spirituale. Lo zelo che lo animava era grande.
…Vedevamo le sue lunghe, notturne e mattutine soste davanti al Tabernacolo.
…Era inimmaginabile, quasi impossibile, che non trovasse il tempo e il modo per
poter pregare, anche durante le frenetiche attività apostoliche. L’autovettura di cui
si serviva per i suoi spostamenti, era l’altro luogo della sua preghiera “Seminiamo
Ave Maria lungo la strada. C’è gente che ne può aver bisogno”, diceva e intonava il
Rosario.
…“Portava con sé nelle celebrazioni il fardello delle pene, delle gioie, delle ansie,
dei santi desideri.
…Aveva una straordinaria capacità di immedesimazione. Una specie di “incarnazione” nel mistero degli altri.
…Un ardore missionario gli bruciava il cuore. Non poteva stare a guardare.
…Aveva la capacità di entrare nel cuore di tutti. Perché nel suo cuore c’era posto
per tutti.
…La sua vita fu impegnata nel “servire gli altri, nel dedicarsi agli altri, nel pagare per gli altri”.
…Padre e Pastore di tutti nella pienezza del sacerdozio il Servo di Dio Padre
Fasola riservava attenzioni specialissime per i suoi Sacerdoti…
Ma non si può omettere né considerare un’appendice della persona e della vita di
Padre Fasola la sua eminente e appassionata dedizione alla Beata Vergine Maria.
A Lei ha affidato se stesso. Nelle sue mani ha posto il suo ministero, tutte le persone
che incontrava.
A conclusione del suo intervento Mons. Montenegro riferiva le parole che Mons.
Aldo Del Monte gli aveva rivolto, inginocchiato presso il capezzale in prossimità del
suo transito.
“Caro Patriarca, ti ringrazio per quanto hai fatto per questa nostra Chiesa; ti ringrazio per le preghiere con cui specialmente in questi ultimi anni ci hai sostenuto; ti
ringrazio perché ci hai insegnato ad amare la Madonna. E ora ti chiedo di benedirci”.
Egli sollevando la mano, segnò con la croce la fronte del Vescovo Aldo, e chiese a
sua volta di essere lui benedetto.
Poi il cuore cessò di battere, ma non di amare.
Un lungo e caloroso applauso di tutta l’assemblea suggellò le parole pronunciate
con appassionato affetto da Mons. Franco Montenegro.
padre Adriano Erbetta
279
PASTORALE
DELLA
SANITÀ
Alla scuola di Cristo e del malato:
la Giornata dell’amicizia di Boca
2 giugno 2006
Collocata tradizionalmente in occasione della festa civile del 2 giugno, la
Giornata dell’amicizia di Boca, organizzata e dedicata alle Associazioni che operano con e accanto alle persone disabili e malate, quest’anno avrà come tema “Alla
scuola di Cristo e del malato”.
Tutti i cristiani e le comunità sono chiamate a “riconoscere” la presenza del
malato e il suo essere soggetto attivo della Chiesa e della società, perché attraverso l’esperienza di malattia e sofferenza, vissuta e condivisa alla luce della Pasqua
di Cristo, si possa manifestare oggi la forza del Vangelo. Contro il mito dell’uomo
perfetto e della società libera dalla sofferenza, la comunità cristiana attinge una
luce particolare dall’incontro con il mistero pasquale di Gesù. Continua a guardare
alla croce di Cristo e alla sofferenza dell’umanità, a partire dalla Pasqua di Gesù
che annuncia, celebra e vive nella speranza, come superamento definitivo di ogni
limite che impedisce all’uomo la piena libertà e l’integrazione nell’amore di Dio.
L’insegnamento di Cristo trova un singolare testimone proprio nella persona del
malato e del disabile. Ciascuno di essi invita a ripensare all’importanza e al valore
della vita in ogni situazione in un contesto che talvolta o spesso non la considera
nella sua totalità o la strumentalizza o addirittura la disprezza; a scoprire il limite
e la provvisorietà della vita umana, aiutando a cogliere il valore di ogni istante del
quotidiano e di ogni dono, aprendosi all’orizzonte della promessa e dell’amore di
Dio; a comprendere, alla luce della fede, che la sofferenza non è un assurdo, ma
assume un significato perché in essa c’è il germe della salvezza operata da Cristo.
Ma anche ciascuna persona malata o disabile chiede alla comunità civile e alle politiche sociali che la riorganizzazione sanitaria abbia sempre come finalità la cura di
ogni persona e che la scienza sia sempre a servizio della vita. Ancora suggerisce alla
comunità cristiana di essere più attenta al mondo della salute e della malattia, per
riconoscerlo come terreno privilegiato del Vangelo, impegnandosi a crescere come
comunità che educa alla cura della salute.
280
PASTORALE
DELLA
SANITÀ
Sono questi alcuni aspetti alla base della prossima Giornata di Boca organizzata dalla Pastorale diocesana della Sanità e condivisa con le Associazioni AVAS, AVO,
CVS, OFTAL, MAC, MAS, Medici Cattolici, Volontari della notte, alla quale sono
invitati anche altri membri di associazioni a servizio delle persone malate e quanti nelle parrocchie si occupano della pastorale degli infermi. Un invito è rivolto
anche ai giovani dei gruppi parrocchiali per accostare più da vicino la possibilità di
servizio accanto a persone malate e disabili.
Programma della giornata
Il programma della giornata prevede, dopo un tempo di accoglienza e di ristoro,
alle 9,45 la preghiera comune cui seguiranno proposte differenziate di riflessione.
Un momento di animazione e catechesi sarà proposto a ragazzi e giovani disabili
cognitivi, mentre in chiesa, con inizio alle 10, si svolgerà una tavola rotonda dove
sarà affrontato da prospettive complementari il tema della giornata. Moderati da
un giornalista, si alterneranno un sacerdote, una religiosa, un medico, un disabile,
un politico, un assistente sociale, un cantautore. A ciascuno di essi sarà chiesto di
raccontare la propria esperienza di fronte al mondo della malattia e disabilità, partendo da una semplice provocazione: “Cosa mi ha insegnato la vicinanza al mondo
della sofferenza? Come ha cambiato il modo di pensare alla mia vita, alla mia professione, a quanto sono chiamato a fare?”. La tavola rotonda, condotta secondo lo
stile del talk-show, offrirà anche momenti di riflessione con la lettura di testi e l’ascolto di brani musicali e la possibilità di intervento diretto da parte dei presenti.
È previsto il servizio di traduzione nel “linguaggio dei segni” per quanti sono affetti da deficit uditivo.
Alle 11,30 sarà proposta una visita guidata alla mostra allestita nel pronao della Basilica con i lavori artistici sul tema della passione di Cristo preparati dai
ragazzi disabili dell’Associazione “Noi come voi” di Galliate in occasione del
“Progetto Passio”.
Seguirà alle 12,30 il pranzo con prenotazione dei pasti o liberamente al sacco.
Nel pomeriggio, a partire dalle 14,30, in Basilica sarà offerto un breve concerto
Eucaristia
vocale e strumentale, cui seguirà, con inizio alle 16 la celebrazione dell’E
presieduta dal vescovo Renato Corti.
Un particolare rilievo è stato dato a questa celebrazione in quanto è stata individuata come una delle date in cui ricordare il XXV di ordinazione episcopale
del nostro Vescovo. Per questo alla Messa sono stati invitati i cristiani laici, i giovani dei gruppi parrocchiali e i membri delle associazioni cristiane di tutta la diocesi. La partecipazione corale di una porzione significativa della diocesi rappresenta non solo un’occasione per richiamare una data importante del cammino ministeriale del nostro vescovo, ma anche per esprimere nel segno assembleare l’importanza dell’unità, della comunione e del servizio vicendevole che deve contraddistinguere i cristiani.
281
PASTORALE
DELLA
SANITÀ
Concluderà la celebrazione una breve processione eucaristica con un momento
di adorazione e la tradizionale benedizione nello stile proprio del santuario di
Lourdes.
Per favorire la partecipazione alla giornata di Boca sarà organizzato un servizio
di pullman con partenze da luoghi diversi. È inoltre possibile prenotare il pranzo.
Per queste opportunità è necessario prenotarsi presso i responsabili delle varie
associazioni o presso la segreteria dell’OFTAL (Curia diocesana, tel. 0321 661642),
entro il 26 maggio.
Per ulteriori informazioni si prega di contattare il responsabile della pastorale
sanitaria diocesana, don Pier Davide Guenzi reperibile al 338 5344480 o all’indirizzo e-mail: [email protected].
Materiale illustrativo dell’iniziativa sarà recapitato a tutte le parrocchie e i luoghi di cura entro la metà del mese di maggio, unitamente ad una lettera di invito a
partecipare alla giornata di Boca indirizzata ai parroci.
282
SERVIZIO
SOSTEGNO ECONOMICO ALLA
CHIESA
Sensibilizzazione
al sostegno economico della Chiesa
Firma per la destinazione dell’Otto per mille
1. Lettera ai parroci
Reverendo parroco,
le scrivo con gratitudine come ogni anno, in vista della
Giornata Nazionale del 14 maggio che la Chiesa Cattolica organizza per sensibilizzare tutte le comunità alla firma dell’8xmille. La sua collaborazione infatti è sempre stata insostituibile negli anni per avvicinare i fedeli all’iniziativa.
Dal 1990, quando l’8xmille entrò in vigore, fino ad oggi, milioni di italiani con la
loro firma hanno sostenuto con fiducia l’operato della Chiesa Cattolica.
Nel 2005 la percentuale di scelte a suo favore ha toccato l’88,8%. E grazie ad esse
sono stati assegnati 984 milioni di euro per il culto e la pastorale, per il sostentamento dei sacerdoti e per gli interventi di carità in Italia e nel Terzo Mondo.
Ma la firma non è mai una scelta scontata, va riconfennata ogni anno. Per questo
è essenziale richiamare ogni comunità alle motivazioni profonde di un’adesione
libera e personale, che garantisce ogni anno alla Chiesa Cattolica le risorse materiali per la sua missione. Il vostro appello farà scoprire ai fedeli che la firma significa corresponsabilità (anche economica) verso la Chiesa, consapevolezza e cura
ecclesiale verso le comunità e i fratelli più bisognosi.
Questa partecipazione personale oggi è tanto più importante, dal momento che le
novità legislative esonerano ormai un contribuente su tre dal consegnare la dichiarazione dei redditi. Inoltre aumentano anche le dichiarazioni inviate per via telematica. Tutto ciò richiede una maggiore determinazione da parte dei fedeli, a cui
spetterà in prima persona di richiedere di richiedere di firmare, siano essi titolari
di modelli Cud, Unico o 730 inviato per via telematica.
Il ruolo del parroco è essenziale perché ricorda a ciascuno la sua responsabilità
personale. Infatti il parroco è primo punto di riferimento per i fedeli in cerca di
informazioni sui valori del progetto ecclesiale dell’ 8xmille, così come sulle modalità
della firma.
Per questo chiediamo a lei e ai suoi collaboratori di parlare della firma dell’8xmille in occasione della Giornata Nazionale di sensibilizzazione e nelle settimane successive. Nel libretto “Guida alla Giornata Nazionale” allegato a questa lettera, tro-
283
SERVIZIO
SOSTEGNO ECONOMICO ALLA
CHIESA
verà informazioni da dare al pensionati, indicazioni sull’uso di locandine e espositori di buste Cud, e consigli pratici - che si sono rivelati utili in molte parrocchie come la scelta di un suo collaboratore quale referente per i fedeli cerca d’aiuto per
la firma o la spedizione dei modelli Cud. Non mancheranno, infine, informazioni sul
Cinque per mille, in modo che lei possa spiegare alla comunità che questa novità
sperimentale sulle dichiarazioni 2006 a sostegno della ricerca e del volontariato,
nulla cambia per la nostra firma dell’8xmille. Chiami pure il nostro incaricato diocesano per il sostegno economico per ogni chiarimento. È a sua disposizione anche
il sito internet www.8xmille.it (da dove potrà scaricare la locandina e la “Guida
alla finna per l’8xmille”).
Grazie fin d’ora per la sua disponibilità e la cura pastorale nel diffondere tra i battezzati il senso d’appartenenza alla Chiesa-comunione e lo spinto di partecipazione
- anche economica - alla vita della Chiesa.
Con gratitudine e cordialità
Paolo Mascarino
Responsabile del Servizio
2. Istruzioni per l’uso
In questi mesi siamo richiesti di esprimere la scelta dell’Otto per mille nella
dichiarazione dei redditi.
Osservazioni preliminari
1. Coloro che nei prossimi mesi presenteranno la propria dichiarazione dei redditi avvalendosi del 730 o dell’Unico tengano presente che, anche a causa della crescente informatizzazione delle procedure fiscali, devono espressamente chiedere al
proprio datore di lavoro, al CAF o al commercialista di effettuare la scelta a favore
della Chiesa Cattolica. La scelta in versione telematica è una procedura semplice:
non si tratta di firmare, nome e cognome, ma di cliccare selezionando la casella
‘Chiesa Cattolica’. E’ importante, quindi, comunicare subito la propria scelta a chi
compilerà il modello in via telematica.
2. Anche ai possessori del modello CUD (pensionati e lavoratori dipendenti senza
altri redditi) è richiesto un impegno di buona volontà e di partecipazione. Essi,
infatti, sono invitati a mandare i loro modelli, così come descritto di seguito, proprio
per esprimere la scelta a favore della Chiesa Cattolica. Ai fini strettamente fiscali,
infatti, non hanno alcun obbligo.
Il loro gesto però, che non ha alcun costo, è importante per testimoniare l’appartenenza alla comunità dei fedeli.
3. Come gli altri anni, nelle parrocchie sarà possibile ricevere informazioni, assistenza e aiuto.
284
SERVIZIO
SOSTEGNO ECONOMICO ALLA
CHIESA
MODELLO CUD
Chi può firmare?
Tutti coloro che hanno percepito solo redditi di lavoro dipendente, di pensione o
assimilati, attestati dalla certificazione (modello CUD) e che sono esonerati dalla
presentazione della dichiarazione dei redditi, ma che sono ammessi ad effettuare la
scelta Otto per mille mediante il CUD se nella parte “B” – dati fiscali – punto 12,
sono indicate delle ritenute.
Come scegliere?
- In fondo al modello CUD, firmare nella casella “Chiesa Cattolica”, facendo
attenzione a non invadere le altre caselle per non annullare la scelta.
- Firmare anche nello spazio apposito “Firma” posto in fondo al riquadro riservato alla scelta per l’Otto per mille. Con quest’ultima firma si dichiara di non possedere altri redditi.
Quando e dove consegnare?
Consegnare la copia originale del modello CUD dal 2 maggio al 31 luglio, utilizzando una delle seguenti modalità:
- in busta bianca chiusa presso qualsiasi ufficio postale o sportello di banca.
La busta deve recare l’indicazione: “Scelta per la destinazione dell’Otto per mille
dell’Irpef - Anno 2005”, nonché il codice fiscale, il cognome e nome del contribuente.
Il servizio di ricezione delle scelte da parte delle banche e delle agenzie postali è
gratuito;
- consegnare il modello CUD alla propria parrocchia che provvederà a
trasmetterlo agli uffici competenti;
- ad un intermediario fiscale (commercialisti, ragionieri, CAF) abilitato alla
trasmissione telematica. Gli intermediari possono chiedere un corrispettivo per l’effettuazione del servizio prestato.
MODELLO UNICO
Chi può firmare?
Tutti i contribuenti che possiedono più redditi, oltre a quelli di lavoro dipendente, di pensione o assimilati, che non compilano il 730 o che sono obbligati per legge
a compilare il modello UNICO.
Come scegliere?
Firmare nella casella “Chiesa Cattolica” (facendo attenzione a non invadere le
altre caselle per non annullare la scelta) nel riquadro riguardante la firma sulla
seconda pagina del modello.
285
SERVIZIO
SOSTEGNO ECONOMICO ALLA
CHIESA
Quando e dove consegnare?
Il modello va consegnato presso qualsiasi sportello bancario convenzionato o ufficio postale, oppure presso commercialisti, ragionieri o centri CAF.
I termini di consegna, presso qualunque banca o ufficio postale, sono dal 2 maggio al 31 luglio, oppure direttamente per via telematica entro il 31 ottobre.
MODELLO 730
Chi può firmare?
Tutti i contribuenti che possiedono più redditi, oltre quelli di lavoro dipendente o
assimilati, che si avvalgono dell’assistenza fiscale del proprio sostituto d’imposta o
di un CAF nei termini previsti dalla legge.
Come scegliere?
Firmare sull’apposita scheda 730-1 (se il CAF non la presenta, bisogna richiederla espressamente) nella casella “Chiesa Cattolica”, facendo attenzione a non
invadere le altre caselle per non annullare la scelta.
Quando e dove consegnare?
Il modello 730 e la scheda 730-1 vanno consegnati secondo una delle seguenti
modalità:
- consegna al proprio datore di lavoro entro il 30 aprile; chiudere la scheda 7301 nella busta predisposta dal Ministero delle Finanze, oppure in una normale busta
bianca con scritto cognome, nome, codice fiscale del dichiarante e la dicitura “Scelta
per la destinazione dell’Otto per mille dell’Irpef”
- a un centro CAF entro il 15 giugno: il contribuente deve presentare al CAF la
scheda 730-1 senza busta.
286
UFFICIO
DEL
CLERO
Biennio di specializzazione
in Teologia morale
Facoltà teologica dell’Italia settentrionale
Sezione parallela di Torino
Il nostro “Piano studi” vuole raccordare esigenze di fedeltà all’indirizzo, attualità
tematica e disponibilità di personale specializzato. Nella speranza di aiutare a
meglio valutarlo, vorrei darne un breve commento.
Nel prossimo anno accademico le materie fondamentali sono:
“Teologia morale fondamentale: letture e interpretazioni della “regola d’oro” che
non intende essere una ripetizione del corso che si tiene nel ciclo istituzionale, bensì una sua rilettura, a partire da un aspetto particolare che sarà approfondito,
tenendo conto , sia della dimensione sociale della persona umana, sia della sensibilità sociale che caratterizza tutto il mistero cristiano;
“Teologia morale sociale e bioetica”, con particolare riferimento alle ricadute delle scottanti questioni che la riguardano, sia sull’identità e rispetto alla persona sia
sull’organizzazione della società intera;
“Dottrina sociale della Chiesa”, per illustrare e meglio comprendere il fenomeno
del magistero sociale (soprattutto pontificio) dei tempi moderni, e le sue risultanze sia all’interno della Comunità ecclesiale, sia nella società civile;
“Teologia morale sociale ed economia” per rileggere, alla luce della morale cattolica, un’attività umana così vitale, diffusa ed estremamente impegnativa.
I corsi speciali sono collegati alle materie fondamentali proposte per questo anno
accademico e ne costituiscono una rilettura sotto un profilo ritenuto di particolare
rilievo.
Così il corso di “Fondazione biblica della morale cristiana”, intende arricchire,
sotto il profilo dell’approfondimento scritturistico, la riflessione sulla teologia morale fondamentale.
Il corso “Il magistero sociale della Chiesa italiana”, intende illustrare il contributo specifico che la Chiesa italiana ha dato sia al magistero sociale della Chiesa in
genere, sia all’animazione cristiana della società italiana.
Il corso “Nozioni fondamentali di economia e temi etici connessi”, intende integrare sotto il profilo tecnico il discorso della morale cattolica sull’economia.
Il corso su “Morale e diritto – Un percorso storico-teoretico”, intende infine riflettere su una questione cruciale della vita sociale e cioè sul rapporto da stabilire tra
legge umana e valori morali, con conseguenze riguardanti, sia chi è chiamato a legiferare, sia chi è chiamato a rispettare le leggi.
287
UFFICIO
DEL
CLERO
Anche i corsi monografici di approfondimento sono legati ai corsi fondamentali. Intendono però analizzare esclusivamente punti specifici dei medesimi.
Il corso di “Filosofia morale: politiche del riconoscimento”, intende illustrare il
pensiero morale di alcuni filosofi contemporanei particolarmente influenti sul clima culturale che respiriamo.
E infine il corso su “Economia di comunione”, vuole approfondire una particolare
espressione del fondamento e della prassi economica ricca di implicazioni etiche.
Il seminario “Teologia fondamentale e teoria dell’agire morale” vuole tematizzare la dimensione pratica dell’atto di fede, con il proposito di superare una sua visione intellettualistica quanto una sua lettura pensata unicamente in chiave spiritualistica.
****
Oltre agli alunni ordinari e straordinari sono previsti anche gli uditori, che possono iscriversi ai corsi preferiti. E’ un’opportunità che può essere segnalata ai
Sacerdoti e Insegnanti di religione desiderosi di aggiornamento.
Don Pier Davide Guenzi
vice direttore
ANNO ACCADEMICO 2006-2007
I° semestre
CORSI FONDAMENTALI
Teologia morale fondamentale:
letture e interpretazione della “regola d’oro”
prof. Guenzi don Pier Davide, Facoltà Teologica Italia sett. - sez.Torino
Teologia morale sociale e bioetica
prof. Ciravegna don Franco, STI, Fossano
CORSI SPECIALI
Fondazione biblica della morale cristiana
prof. Ghiberti don Giuseppe, Facoltà Teologica Italia sett. - sez.Torino
Morale e diritto. Un percorso storico-teoretico
prof. Rizzello padre Raffaele – ISSR, Torino
Impatto sociopolitico delle varie teorie in campo bioetico
prof. Merlo don Paolo, Università Pontificia Salesiana, Torino
CORSO MONOGRAFICO DI APPROFONDIMENTO
Filosofia morale: politiche dei riconoscimento
prof. Aime don Oreste, Facoltà Teologica Italia sett. - sez. Torino
288
UFFICIO
DEL
CLERO
2° semestre
CORSI FONDAMENTALI
Dottrina sociale della Chiesa
prof. Frigato don Savino, Università Pontificia Salesiana, Torino
Teologia morale sociale ed economia
prof. Rossino Mario, Facoltà Teologica Italia sett. sez. Torino
CORSI SPECIALI
Il Magistero Sociale della Chiesa italiana
prof. Charrier mons. Alessandro, Vescovo di Alessandria
Nozione fondamentali di economia e temi etici connessi
prof. Frigero Piercarlo, Università degli Studi, Torino
CORSO MONOGRAFICO DI APPROFONDIMENTO
Economia di comunione
dott.ssa Rebecca Gomez Tafalla
SEMINARIO SEMESTRALE
Teologia fondamentale e teorica dell’agire morale
prof. Albarello don Duilio, STI, Fossano
ISCRIZIONI
si chiudono il 26 settembre
per motivi organizzativi sarebbe gradito che gli interessati
prendessero un primo contatto con la Segreteria
entro il 15 luglio 2006
I dati del pieghevole saranno scaricabili
dal sito web della Facoltà Teologica all’indirizzo
www.diocesi.torino.it/teologia
unitamente ad altre informazioni utili
(orario lezioni e programma dettagliato dei corsi)
DIREZIONE e SEGRETERIA
Via 20 settembre, 83 – 10122 Torino-tel.011/4360370
289
INFORMAZIONI
Tentativi di truffa
ai danni dei contribuenti
Comunicato Stampa dell’Agenzia delle Entrate
2 marzo 2006
I tentativi di truffa ai danni dei contribuenti e dei professionisti del settore tributario – utilizzando in diversi modi il nome e/o il marchio dell’Agenzia delle
Entrate – sono aumentati sensibilmente. Stando almeno alle segnalazioni provenienti da tutte le regioni d’Italia, proprio in questi giorni si sta verificando un’intensificazione di telefonate provenienti da fasulli funzionari del fisco, che propongono abbonamenti a fantomatiche riviste edite dall’Amministrazione finanziaria;
sempre più numerosi cittadini ricevono lettere di sollecito per pagamenti di misteriosi plichi di ambito fiscale. I tentativi di raggiro, dunque, non solo sono sempre
più frequenti, ma le modalità sono sempre più complesse e “raffinate”, persino con
l’utilizzo degli strumenti digitali.
L’Agenzia delle Entrate, ovviamente, raccomanda di informare sempre e tempestivamente l’autorità competente – o anche qualsiasi ufficio dell’Amministrazione
finanziaria presente sul territorio – di ogni tentativo di raggiro. Per consentire di
riconoscere rapidamente le situazioni sospette, si fornisce una sintetica descrizione
delle tre più comuni tipologie di truffa di cui si è finora a conoscenza.
Abbonamenti
Falsi funzionari delle Entrate propongono telefonicamente abbonamenti a riviste inesistenti e a prodotti editoriali dell’Agenzia, o offrono consulenza e prestazioni varie di carattere fiscale.
Tutte le pubblicazioni dell’Agenzia sono gratuite e reperibili gratuitamente presso gli uffici delle Entrate o di altri enti pubblici e la loro versione digitale è sempre
scaricabile dai siti Internet (www.agenziaentrate.gov.it e www.fiscooggi.it)
dell’Amministrazione. Nessun dipendente, inoltre, è autorizzato a chiedere denaro
ai contribuenti – e per nessuna ragione – né presso il loro domicilio, nè al telefono,
né in qualsiasi altro luogo.
Corriere-espresso
Vengono chiesti soldi per la consegna a domicilio di notifiche a nome delle
Entrate. Fingendosi addetti di corriere-espresso, consegnano – a fronte di una cifra
modesta, in genere 10 euro – buste bianche senza logo dell’Agenzia, né indirizzo del
290
INFORMAZIONI
destinatario: spiegano di effettuare il servizio per conto dell’Amministrazione fiscale, non in grado, in questo periodo, di far fronte all’enorme mole di comunicazioni
di irregolarità o di rimborsi da recapitare.
Tutte le comunicazioni ai contribuenti, siano esse di irregolarità o dovute ad
altri motivi, sono inviate per posta ordinaria senza alcuna spesa a carico del destinatario. Anche il servizio di notifica di cartelle di pagamento, di atti di accertamento e di altri documenti equivalenti – tramite messo notificatore o raccomandata postale – è completamente gratuito.
Catene di sant’ Antonio
Un messaggio di posta elettronica, utilizzando la nota modalità delle “catene di
sant’Antonio”, suggerisce un sistema semplicissimo e “legale” per guadagnare molti soldi, semplicemente inoltrandolo ad amici e conoscenti. Il messaggio è firmato
con il nome e il cognome di un reale funzionario dell’Agenzia, con tanto di logo, di
indirizzo, numeri telefonici e di fax di un preciso ufficio delle Entrate.
Si tratta di un falso ed è misterioso lo scopo di tale fasulla iniziativa. Chiunque
dovesse ricevere analoghi messaggi di posta elettronica è invitato a cestinarli con
la massima sollecitudine, per non contribuire al diffondersi di un danno d’immagine per l’Amministrazione fiscale e per il suo funzionario, di cui si fanno nome e
cognome.
OPPORTUNO RICHIAMO
Nuovamente sono giunte a diversi sacerdoti misteriose
telefonate da parte di un sedicente medico che parla di
un’eredità a favore della parrocchia.
Si richiama quanto è stato pubblicato sulla Rivista
Diocesana del mese di gennaio (pag. 74).
Si tratta di una truffa. E’ opportuno farne segnalazione
alle forze dell’Ordine.
291
INFORMAZIONI
DIOECESIS
Cronaca breve
del territorio gaudenziano
NOMINE
CONSIGLIO PRESBITERALE
Con decreto vescovile in data 28
febbraio 2006
Nel Vicariato dell’Ovest Ticino in sostituzione di don Ernesto Bozzini, nominato Vicario Territoriale, è stato eletto
don Franco Galli.
Don Simone Rolandi è stato nominato
amministratore parrocchiale della parrocchia di Cimamulera, rimanendo
parroco di Anzola d’Ossola, Cuzzago e
di Megolo.
Nel Vicariato della Valsesia, in sostituzione di don Francesco Gagliazzi,
nominato parroco di Cerano, è stato
eletto don Sergio Chiesa.
Con decreto vescovile in data 20
marzo 2006
FONDO SOLIDARIETA’
MUTUA DIOCESANA
Don Giovanni Zolla è stato nominato
amministratore parrocchiale della parrocchia “S. Antonio” in Brolo.
Il Consiglio di Amministrazione ha
eletto come Presidente, don Osvaldo
Migliavacca per il quinquennio 20062010.
Don Ernesto Bozzini è stato nominato
Vicario Territoriale dell’Ovest – Ticino
a motivo delle dimissioni presentate da
don Vicario Tarcisio.
APOSTOLATO
DELLA PREGHIERA
Il nuovo assistente dell’associazione
“Apostolato della preghiera” don Carlo
Crevacore invita i parroci a segnalare i
nominativi dei zelatori e delle zelatrici
presenti nelle parrocchie. Questo renderà possibile all’assistente incontrare
e informare direttamente queste persone sulle varie iniziative promosse in
Diocesi, in regione e dal centro nazionale.
Numero tel. e fax 0322/835470.
Con decreto vescovile in data 1°
aprile 2006
Don Francesco Gagliazzi è stato nominato parroco di Cerano.
Con lettera del Vescovo in data 1°
marzo 2006
Don Francesco Bargellini è stato nominato Bibliotecario del Seminario
Diocesano San Gaudenzio.
292
INFORMAZIONI
AGGIORNAMENTO INDIRIZZARIO
BOSIO don PAOLO
Via Novara, 126
BELFIORE don GIANNI
via del Crocifisso, 4
CREVACORE don CARLO
tel./fax 0322.835470
BOTTAREL don MASSIMO
e-mail [email protected]
MONETA don GIANCARLO
Casilla de Correo 14056
Belvedere
11900
Montevideo
(Uruguay)
tel. 00598.2.3149495
PIOLA don MARCO
Casilla de Correo 14056
Belvedere
11900
(Uruguay)
tel. 00598.2.3149495
STRIGARO don SAVERIO
Fax 0321/636639
TOSI don PRIMO
e-mail [email protected]
VANOTTI don GIULIO
cell. 333/9726628
Montevideo
ZANOTTI FREGONARA
don ANTONIO
e-mail [email protected]
SACCO don GIOVANNI
[email protected]
293
IN
MEMORIA
Don Rocco Sacco
sorella Irma si fece suora nella
Congregazione di Padre Pianzola, la
sorella Rita accompagnò sempre don
Rocco nel suo ministero.
Don Rocco, ordinato Sacerdote da
Mons. Castelli il 12 giugno 1941, iniziò
il ministero come coadiutore a
S. Maurizio della Costa di Ghiffa.
Il 1° ottobre 1943 gli fu affidata la
parrocchia di Fervento, piccolo paese in
Val Sermenza dove visse le gravi difficoltà del periodo della guerra.
Il 1° febbraio 1949 il Vescovo gli
affidò la Parrocchia di Conturbia, dove
per 57 anni visse la sua missione di
Pastore condividendo la vita della gente con grande umanità.
Nell’autunno del 1979 ebbe la gioia
di accompagnare don Renato Sacco
all’altare per celebrare la Prima
Messa.
Nelle prime ore del 30 marzo è deceduto don Rocco Sacco all’età di 87 anni,
presso la Casa del Clero di Miasino,
dove era giunto due giorni prima per
un periodo di convalescenza dopo un
ricovero in Ospedale.
Ad un saluto di benvenuto di Sr.
Celeste aveva risposto scrivendo
“Grazie a voi tutti. Sarò con voi con il
mio affetto, con la mia stima, con la
mia collaborazione. Il Signore benedica
tutti voi”.
Don Rocco era nato a Bogogno il 28
giugno 1918, primo di quattro fratelli e
cinque sorelle. Il fratello Luigi divenne
missionario Comboniano in Uganda, la
Don Rocco aveva un’eloquenza sempre forbita e amabile, con un linguaggio accurato; ebbe cura delle celebrazioni liturgiche, della corale, della
Chiesa in cui promosse la riscoperta di
antichi affreschi. La festa del patrono
S. Giorgio e la festa della Comunità,
celebrata all’inizio di luglio con la presenza di un sacerdote neordinato, ‘quasi adottato’, erano diventate ogni anno
momenti intensi per rinnovare la fede
e la comunione dei suoi parrocchiani.
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IN
MEMORIA
Nel 2001, festeggiando il 60° di ordinazione presbiterale sull’immaginericordo don Rocco aveva scritto “al
prossimo i vantaggi, a me le fatiche,
solo a Dio l’onore e la gloria”.
Per i ragazzi aveva voluto che la casa
parrocchiale fosse aperta per il catechismo, il gioco; lo scorso anno aveva trasformato il giardino in campetto di calcio e avviato i lavori di costruzione di
un nuovo oratorio. Nell’ultima sua
degenza all’ospedale parlava con entusiasmo della prossima conclusione dei
lavori.
In quello stesso anno il Consiglio
Parrocchiale ha voluto realizzare in
suo onore il ripristino del sagrato attorno all’antica Chiesa. Nel 2004 don
Rocco promosse con l’amministrazione
comunale la dedicazione di una strada
al ricordo riconoscente di una Suora
del Cottolengo, Sr. Maria Chiara, che si
dedicò per quarantaquattro anni a tutti, tanto da essere chiamata “la mamma di Conturbia”.
Il Vescovo sabato 1° aprile, durante
la celebrazione eucaristica nella chiesa
parrocchiale di Conturbia, gremita da
sacerdoti e fedeli, ha ricordato il suo
ultimo incontro a Miasino con don
Rocco, che gli aveva ripetuto con fede e
serenità una frase della preghiera
Anima Christi: “Nell’ora della mia
morte chiamami, fa’ che io venga a te”.
La sua precaria salute lo aveva
costretto per tempi anche prolungati
ad assentarsi dalla parrocchia. Negli
ultimi anni pareva però ringiovanito e
aperto a nuovi progetti e iniziative
sempre sostenuto dai suoi validi collaboratori laici.
Il Vescovo, i sacerdoti e numerosi
fedeli hanno poi accompagnato la sua
salma al cimitero di Conturbia, dove
don Rocco riposa tra la sua gente in
attesa della Pasqua di Risurrezione.
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IN
MEMORIA
Don Pietro Stansù
Per più di dieci anni insegnò religione
presso l’Istituto OMAR di Novara e le
scuole medie di Casalino.
La sua attenzione al problema dell’ecumenismo lo portò a partecipare ai
Convegni organizzati annualmente dal
Segretariato Attività Ecumeniche
(SAE).
Per la sua perspicace intelligenza e il
suo interesse per la cultura divenne un
assiduo frequentatore della biblioteca
Negroni di Novara.
In questi anni, con alterni periodi,
don Pietro ha dovuto affrontare periodi
difficili di malattia, con diversi ricoveri
ospedalieri.
Nel pomeriggio di mercoledì 12 aprile
è deceduto don Pietro Stansù, presso
l’Ospedale Maggiore di Novara, dove
nella mattinata era stato ricoverato.
Don Pietro era nato a Nicosia (EN) il
5 dicembre 1955. Con la famiglia si era
trasferito nel 1973 a Villata, dove aveva celebrato la Prima Messa, dopo
essere stato ordinato presbitero da
mons. Aldo Del Monte il 16 giugno
1979.
Il Vescovo lo nominò collaboratore
dell’Ufficio Catechistico Diocesano e
prima vicario parrocchiale di Villata e
in seguito, per breve tempo, di Varallo
Sesia.
Quando nel 1985 i suoi famigliari si
trasferirono a Cameriano collaborò con
il parroco nella cura pastorale di quella parrocchia, in particolare della frazione di Orfengo.
I genitori e i famigliari con grande
disponibilità hanno avuto cura di lui. Il
Vescovo li ha ringraziati nell’omelìa
(che riportiamo) della celebrazione esequiale, avvenuta il Sabato Santo 15
aprile, nella chiesa parrocchiale di
Cameriano.
Durante la celebrazione don Renato
Sacco, compagno di seminario, il
Parroco e il Sindaco hanno evidenziato
il comportamento amabile di don
Pietro, la sua intelligenza, il suo amore
per la Chiesa, la profondità delle sue
riflessioni, l’attenzione alle persone che
incontrava.
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IN
MEMORIA
“NULLA POTRÀ SEPARARCI DALL’AMORE DI DIO”
Omilia nella celebrazione dei funerali di don Pietro Stansù
Grande è il dolore per la morte di don Pietro. La sua famiglia, che ha condiviso con
lui per molti anni il cammino difficile della sua salute, si è trovata improvvisamente di fronte alla sua morte. L’altro ieri, giovedì santo, nella Messa del mattino
- chiamata “Messa Crismale” e che si celebra solo in Cattedrale, presenti i Sacerdoti
della Diocesi - don Pietro non c’era. Ma era nei pensieri e nel cuore di tutti. Ho voluto iniziare la Santa Messa ricordandolo in modo sobrio e sincero.
In questo momento, a nome di tutta la Diocesi, gli voglio dire “grazie” per la collaborazione intensa, intelligente e appassionata che ha offerto per tanti anni,
soprattutto in campo scolastico e catechistico. Ma gli voglio dire “grazie” anche per
la straordinaria partecipazione alla passione del Signore Gesù Cristo che, da tempo ormai, era diventata la sua passione, un po’ come avvenne per il Cireneo che, sulla strada del Calvario, era stato caricato della croce di Gesù. Lo ha fatto fino all’ultimo giorno. Ne ho avuto conferma anche nel colloquio che ho avuto con lui domenica scorsa, festa delle Palme. Era venuto a trovarmi. La sua sofferenza era molto
evidente ma, ciononostante, egli conservava il suo stile fatto di gentilezza, rispetto,
gratitudine.
Egli ha dedicato la vita alle opere di Dio. Ma, a un certo punto è stato chiamato a
vivere la dedizione a Dio senza le opere. Proprio come Gesù nella sua passione la
vita pubblica stava ormai alle sue spalle; ma, in realtà, egli si trovava al centro dell’opera di salvezza che sarebbe avvenuta nella croce: “Quando sarò innalzato da terra - diceva Gesù – attirerò tutto a me”. Nulla, nella vita di don Pietro, è stato inutile: né il lavoro generoso, né l’inattività forzata. È stato in tutti e due i casi, un servitore fedele del Signore.
***
La liturgia di ieri, venerdì santo, ci faceva leggere la passione secondo Giovanni.
In quel Vangelo si racconta che Maria stava sotto la croce. Gesù vedeva che la
madre era lì, gli era intimamente unita e, in certo modo, veniva crocifissa con lui.
Per questa celebrazione ho voluto riprendere questa pagina della liturgia di ieri
(Gv 19,25-27). Il testo completo della lettura andava anche oltre il venerdì della crocifissione. Si riferiva pure alla sepoltura di Gesù. “In quel sabato – ha scritto il card.
Martini – Maria viveva tra le lacrime ma insieme nella forza della fede, sostenendo la fragile speranza dei discepoli”. Maria è sostegno anche per noi e per la nostra
fragile fede di oggi.
Nella pagina che abbiamo ascoltato poco fa come prima lettura, l’apostolo Paolo
diceva: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la
persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?. E rispondeva: Io sono persuaso che né morte né vita, né angeli né principi, né presente né avvenimenti, né
potenze, né altezze né profondità, né alcun altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8,31-39). Questa certezza comu-
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IN
MEMORIA
nicata dall’apostolo diventa un principio di consolazione. Quella di cui Paolo stesso
ha scritto ai cristiani di Corinto: “Dio ci consola in ogni nostra tribolazione perché
possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione con
la consolazione con cui siamo consolati noi stessi” (2 Cor 1,2-5). È un dono divino
semplice e grande. È grazia che illumina anche gli angoli più tenebrosi della storia
umana. È grazia di leggere la nostra vita, e in particolare quella delle persone a noi
più care, lasciandoci istruire da Gesù: dalla sua vita, dalla sua morte, dalla sua
risurrezione. Egli, che si è immerso fino in fondo nella vicenda umana, ci rende partecipi della sua vita e risurrezione.
***
Tre giorni fa – era il mercoledì santo – don Pietro dall’ospedale chiedeva che gli si
portasse il volume della Liturgia delle Ore. Lo stesso libro, insieme con la Bibbia,
avevo notato presenti sul tavolino della sua cameretta di Ospedale andandolo a
visitare nel gennaio scorso. Parola di Dio e lode a Dio: due simboli che sintetizzano
la sua vita nella fede e nel tempo. Ora al posto della fede c’è la visione, e la lode di
Dio ha raggiunto la pienezza. Grazie, don Pietro. Tu hai conosciuto “torrenti impetuosi e travolgenti”, come dice il Salmo (Ps 17), ma ora sei al sicuro insieme con
Gesù che ha detto ai suoi discepoli: “Vado a prepararvi un posto perché, dove sono
io, siate anche voi”.
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