dagli spogliatoi - Confindustria Modena
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Personaggi | Il dottore che scrive romanzi Intervista con Claudio Gavioli, per oltre vent’anni medico sociale del Modena e oggi consulente del Sassuolo Il calcio visto dagli spogliatoi Curare i giocatori è stato e continua a essere il suo lavoro. Ma Gavioli ha sempre avuto anche la passione per la scrittura e i suoi romanzi d’ambientazione calcistica spesso rimandano alle sue esperienze vissute. Ma nella sua ultima fatica, «Quarto tempo», si parla di una squadra per raccontare la società odierna: insofferente nel rispettare le regole, esagerata nell’uso dell’immagine, con sempre meno valori da difendere di Paolo Reggianini - foto Elisabetta Baracchi a precisazione è doverosa: il calcio raccontato dal medico modenese Claudio Gavioli nel suo ultimo romanzo, «Quarto tempo» (Aliberti editore), non corrisponde alla realtà. La storia, così complessa e articolata, nel mostrare la faccia più sporca di un mondo che sul piano dell’etica non sempre si è distinto, raggiunge livelli estremi lanciando messaggi che vanno oltre le quattro mura in cui è ambientata la vicenda. Per oltre vent’anni a stretto contatto per motivi professionali con calciatori, allenatori e dirigenti di calcio, l’autore dà l’impressione di voler accelerare la sua fuga dalla realtà nel desiderio, forse, di non incorrere in spiacevoli equivoci, con un racconto senza dubbio avvincente ma per certi aspetti fin troppo spietato. Insomma, il tifoso può conti- L Un’immagine ancora nel cuore dei tanti tifosi del Modena: la festa per la promozione in serie A nel campionato 2001-2002 OUTLOOK 113 Personaggi | Il dottore che scrive romanzi nuare a sognare e a illudersi che quella realtà dorata sia vera. Anche se questo libro invita a riflettere sul mondo più in generale, non solo su quello del pallone. Come è nato «Quarto Tempo», quarta opera della sua carriera di medico scrittore? «Tutto parte dal mio romanzo “Vite all’asta” del 2003 che già parlava di questo mondo. Una realtà, ci tengo a precisarlo, che non rinnego. Il mio editor Beppe Cottafavi ha insistito perché raccontassi una storia legata al calcio. Non più sui dilettanti, come nel precedente lavoro, ma su chi ce l’ha fatta. E così sono tornato sul “luogo del delitto”, per così dire. La storia che ho raccontato ha un alto valore metaforico, parlo del pallone per parlare d’altro. Ovvero della società di oggi, così insofferente nel rispettare le regole, discriminante, esagerata nell’uso dell’immagine, che trova sempre più facile lasciarsi alle spalle i valori. Di fatto, ho usato, passatemi il termine, un ambiente che conosco da 24 anni per raccontare la nostra quotidianità». Però è andato giù pesante nel descriverla. «È una storia «È una storia poco edificante che mopoco edificante stra i guasti di un ambiente e ne evidenche mostra zia il suo lato peggiore». i guasti C’è un personaggio che più di ogni altro edell’ambiente sce distrutto sul piano morale dal suo raccalcistico conto? di alto livello «Il direttore sportivo della squadra, e ne evidenzia una sorta di deus ex machina che assuil lato peggiore», me il ruolo di Belzebù. È un dirigente commenta molto potente, con una moralità dubbia, Claudio Gavioli, squalificato per alcuni illeciti. Viene inmedico sociale gaggiato da un presidente rampante che del Modena non avendo più le possibilità finanziarie per 24 anni. per sostenere la sua squadra formata in «Ma i personaggi prevalenza da stranieri assai costosi, così negativi decide di andare avanti con un gruppo di e sopra le righe calciatori che in buona parte rappresenfanno parte ta la nazionale italiana». della finzione» Dove sta l’inghippo? “Nel fatto che la squadra parte malissimo con quattro sconfitte consecutive. Il presidente decide di correre ai ripari chiamando appunto l’ex direttore generale di un club storicamente nemico che assume un ruolo-ombra all’interno della storia. E la soluzione al problema tecnico è quanto di peggio si possa immaginare: somministrare sostanza dopanti ai 114 OUTLOOK Il profilo | Il medico con il football nel cuore laudio Gavioli ha sempre avuto tre grandi passioni: il suo lavoro, la scrittura e il cinema. Cinquantaseienne modenese, è conosciuto soprattutto per la sua intensa attività di medico sportivo. Poco dopo la laurea, grande tifoso di calcio, viene convinto dall’allora presidente del Modena Francesco Farina ad assumere l’incarico di medico sociale del club. E a disposizione dei colori gialloblù ha messo, con grande dedizione, tutte le sue capacità umane e professionali senza interruzioni fino al 2008, tranne che per una breve parentesi (dal ‘98 al 2000). In quel lungo periodo ha conosciuto momenti difficili sotto il profilo sportivo, ma anche le fasi più esaltanti del calcio modenese degli ultimi quarant’anni. Non tanto le due promozioni in serie B: la prima nel 1985, a cui è molto legato, e poi quella del 1990, ma soprattutto la cavalcata all’inizio degli anni Duemila che ha portato il Modena per la prima volta nella sua storia in serie A, dove è rimasto per due campionati nelle stagioni 2002/03 e 2003/04. Attualmente, oltre a collaborare con l’ospedale civile di Sassuolo, in ambito calcistico è consulente del Sassuolo calcio (ma anche il Modena e il Carpi si rivolgono spesso a lui) mentre nelle vesti di direttore del Centro Riacef di Modena, negli ultimi dieci anni ha avuto modo di allargare i propri orizzonti nel campo della medicina sportiva e riabilitativa. Nonostante la lunga carriera medica, non ha mai abbandonato il sogno di scrivere. Per diverso tempo ha collaborato come critico cinematografico con «l’Unità». Il suo primo romanzo è del 2003, «Vite all’asta», un libro incentrato sul mondo del calcio dilettantistico. Nel 2004 esce il suo secondo libro, «L’uomo che doveva morire», seguito nel 2006 da «Una degna conclusione». Nonostante la recentissima ultima fatica, all’orizzonte per Gavioli si profilano già nuovi impegni: «Nessuno mi può giudicare», il suo quinto libro dovrebbe uscire il prossimo anno. C Qualche scorcio dall’album dei ricordi di Claudio Gavioli. A sinistra, con Manuel Montipò e, in questa pagina da qui sopra in senso orario: con Gianpietro Marchetti, direttore sportivo, nel 2003; con Andrea Quaglia, anni 1999-2000; con Sauro Frutti, metà anni ‘80; con Francesco Farina, presidente del Modena negli anni ‘80; sfilata lungo la curva della squadra per la promozione in serie A nel 2002 OUTLOOK 115 Personaggi | Il dottore che scrive romanzi calciatori per migliorarne le prestazioni». Ma i risultati arriveranno? “Certamente. La squadra, ovviamente barando, inizia la sua ascesa. Qui la storia calcistica è anche metafora. Capita lo stesso nella nostra società: la voglia di arrivare a ogni costo fa anche perdere il lume della ragione». Viene quasi il sospetto che lei pensasse a qualcuno in particolare: direttore generale ombra, squalificato per illecito sportivo, che sa come muoversi per vincere. «Tutta finzione, non voglio correre guai. Il “mio” ds si chiama Careglio, che è il nome di un ex collega di mia moglie. All’inizio l’avevo chiamato Roggi, poi Luciani. Ma c’era il rischio che qualcuno equivocasse». Certo, a Roggi mancava solo la «M» iniziale. Ma andiamo avanti. Chi è il «suo» presidente? «Un giovane rampante che opera nel mondo immobiliare. Forse è quello che giudico in modo più negativo, soprattut- «I medici sportivi? to quando va nelle scuole a pontificare, Gente sottopagata acclamato dagli studenti, sovraccarico che impara di ipocrisia». a sopportare», Le è capitato di conoscere presidenti così ricorda Gavioli. falsi? «Mentre noi «Presidenti così li ho visti all’opera, non invadiamo ma non ci ho mai lavorato. Sono molto il campo altrui legato a Francesco Farina (proprietario nello svolgere del Modena Footbal club dagli inizi degli questo mestiere, anni Ottanta fino a metà anni Novanta), altri si sentono che è stato il primo: lui era l’opposto, un spesso e volentieri uomo che non accettava compromessi al autorizzati a farlo. punto che arrivò a tagliare i viveri ai ti- Quante volte fosi. Ho conosciuto anche Luigi (Gigi) un allenatore Montagnani e Romano Amadei, ma non o un direttore posso giudicarli, pur avendone un otti- sportivo, mo ricordo». senza avere Nel suo romanzo, un’altra delle figure ne- alcuna competenza, gative, da disprezzare, è il suo «collega», il si lamenta medico sociale. dei tempi «Un uomo davvero squallido. Si pro- di recupero cura in Svizzera un farmaco ancora non di un calciatore presente negli elenchi delle sostanze do- dopo panti e riesce a trovare la soluzione al un infortunio?» problema principale, quello che assilla tutte le squadre di calcio: vincere le partite. Raggiungerà il proprio obiettivo usando strade illecite». Ma come sono i veri medici sportivi nel calcio? «È gente sottopagata, che deve imparare a sopportare. Mi spiego: nello svolgere questo mestiere, non invadiamo 41124 MODENA - Via Giardini, 474/M - Tel. 059.2915111 - Fax 059.353414 - e-mail: [email protected] - web: www.assitecabsa.it mai il campo altrui, mentre altri si sentono autorizzati a farlo. Sai quante volte un allenatore o un direttore sportivo, per esempio, si lamenta dei tempi di recupero di un calciatore dopo un infortunio, senza avere alcuna competenza? Io non ho mai chiesto spiegazioni sulle formazioni schierate». A che punto è la lotta al doping nel calcio? «Passi avanti ne sono stati fatti. Se uno legge i libri dell’ex calciatore Carlo Petrini capisce quante ne hanno combinate negli anni Settanta, ma erano tempi diversi e i giocatori guadagnavano meno. C’era anche una scarsa informazione sul problema doping. Oggi i calciatori sono maggiormente informati e responsabilizzati sulla loro salute. Vedono tanti loro colleghi malati di sclerosi laterale amiotrofica (Sla) e, pur fidandosi del medico, chiedono spiegazioni. Tuttavia, fa riflettere che negli armadietti della Juventus, durante le recenti inchieste sul doping, siano stati trovati 254 preparati medici». E nella sua storia i giocatori quando scoprono di essere stati dopati come reagiscono? «Non lo sanno, hanno sintomi strani, ma preferiscono non porsi OUTLOOK 117 Propone un servizio aziende che efficiente e qualificato diretto a soddisfare le esigenze delle ricercano personale e a favorire concrete opportunità di inserimento lavorativo a chi cerca lavoro. Aut. Ministero del Lavoro del 17/11/2008 prot. 13/I/0021066 PER MAGGIORI INFORMAZIONI: Via Bellinzona, 27/A • 41124 Modena tel. 059.448344 • fax 059.448330 [email protected] Consulta le offerte di lavoro sul sito: e inserisci il tuo curriculum all’indirizzo: www.unimpiego.it www.unimpiego.it/curriculum costruisci il TUO futuro con NOI UNIMPIEGO CONFINDUSTRIA ha l’obiettivo di facilitare l’incontro fra domanda e offerta di lavoro. Personaggi | Il dottore che scrive romanzi sì, nella vita reale, non l’ho mai conosciuto». Quali sono oggi i suoi rapporti con il mondo del pallone? «Collaboro con il Sassuolo. Il calcio lo amo ancora moltissimo, ma non vado più allo stadio. Anche se penso ancora che sia lo sport più bello del mondo». Perché è uscito? «Dopo tanti anni rischiavo di rovinarmi la vita. È un impegno che prende tanto tempo: i ritiri, le trasferte, ma anche la continua urgenza davanti a un problema, il barcamenarsi tra opinioni diverse. Per fare questo mestiere occorre avere una passione davvero enorme. Quando inizia a calare, è meglio rifletterci e farsi da parte». Come si diventa medico sociale di una squadra di calcio? «Nel 1984 il presidente di allora, Farina, venne ricoverato in ospedale per un problema alla tiroide. Io ero un grande tifoso del Modena, frequentavo lo stadio e quando vedevo all’opera il medico sociale di allora, il dottor Prati, lo invidiavo. Era il mestiere che sognavo per il mio futuro. Il medico che aveva in cura Farina, Marco Grandi, fece il mio nome e il delle domande. Fa più comodo limitarsi ad «Ci sono allenatori Modena mi prese a tempo pieno. Così ci sono accogliere i meriti. L’allenatore ovviamente con cui lavorare rimasto vent’anni. Sono tanti, dentro ci sono è stato un piacere: sa tutto, ma preferisce navigare l’onda». molti momenti difficili ma anche la promozioCalciatori e veline: ci sono ruoli femminili in Gigi Mascalaito, ne in serie A». il tecnico del Modena Ci sono allenatori con i quali ha avuto rapporti «Quarto Tempo»? difficili? «Nella storia c’è in particolare una donna al mio arrivo nel 1984 «È più semplice elencare i nomi di quelli che ha la forza di conservare la propria di- nella società gialloblù, con cui lavorare è stato un piacere: Gigi Magnità. Nel senso che uno dei calciatori cerca e Alberto Malesani, scalaito, il primo tecnico con cui mi trovai a ladi avere una relazione con lei pensando che che è stato il mister dei Canarini vorare al mio arrivo al Modena nel 1984, e Alsia solo una formalità convincerla ad accet- per la stagione 2003/04. tare le sue proposte. E invece non sarà così. Per il resto posso dire berto Malesani, che è stato il mister dei CaSpesso chi gioca ad alti livelli ritiene di pote- che con alcuni narini per una stagione, nel 2003/04. Per il re avere tutto a disposizione, questa è una mi sono trovato bene, resto posso dire che con alcuni mi sono trovacon altri meno» cosa che ho toccato con mano». to bene, con altri meno». E i calciatori? Oltre a essere i loro medici, ed è Come sono i calciatori di oggi, quelli veri? tanto, spesso siete anche amici, a volte perfino i «Mediamente sono abbastanza ignoranti. confessori. Quando ho iniziato nel 1984 c’era un giocato«Non posso fare una graduatoria. Ho semre, Bottaro, che bestemmiava ogni due parole. Ho lasciato lo spogliatoio nel 2007 avendo lavorato con Ungari, pre fatto più fatica a sopportare i dirigenti che invadevano il mio che si è laureato. In questo lasso di tempo la situazione è migliora- terreno. Quanto ai giocatori, parlando del mio passato ricordo ta. C’è anche una cosa, si tratta a volte di un atteggiamento: ci sono Frutti, Rabitti e Torroni; parlando quasi del presente, quelli della quelli che si vantano di essere ignoranti e disprezzano la sola idea serie A, Ungari, Pasino e Mayer. Bella gente, belle facce. Certamendi cultura; altri invece sono curiosi e si informano, sempre nei loro te diverse da quelle che ho raccontato. D’altra parte, io resto semlimiti. Nel mio romanzo c’è un calciatore, Marchetti, che è il proto- pre dell’idea che i calciatori rappresentino ancora la parte sana del tipo del “deficiente totale”, completamente senza scrupoli. Uno co- mondo del pallone. Quello vero». OUTLOOK 119