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youssef nabil
I won’t let you die
1 aprile – 24 maggio 2009
Académie de France à Rome – Villa Medici
a cura di Francesca Fabiani
progetto di Guido Schlinkert
Da mercoledì 1° aprile 2009, l’Accademia di Francia a Roma, diretta da Frédéric
Mitterrand, dedica una mostra all’artista egiziano Youssef Nabil, a cura di Francesca
Fabiani su progetto di Guido Schlinkert, allestita presso l’Atelier del Bosco di Villa Medici.
Per la sua prima esposizione in Italia, Youssef Nabil (nato al Cairo nel 1972 e attualmente
residente a New York), presenta una serie di cinquanta opere realizzate tra il 1992 e il
2008.
“…quello di Nabil è il racconto dell’insaziabilità, del differimento della soddisfazione,
dell’oggetto del desiderio sempre elusivo…” (Octavio Zaya)
Ritratti, autoritratti, abiti, oggetti, ambientazioni in studio compongono, come tessere di un
mosaico, una sorta di diario del giovane artista, intento ad appropriarsi della vita e del
suo ‘lapsus’, la morte, attraverso lo scatto fotografico e il successivo gesto pittorico.
La tecnica artigianale utilizzata – stampa alla gelatina d’argento colorata manualmente
ad acquarello – si pone un passo indietro rispetto alle consuetudini postmoderne delle
perfette manipolazioni digitali. Si tratta del dispositivo, niente affatto nostalgico ma ben
collaudato, per introdurci consapevolmente nel regno del gioco e dell’ambiguità.
“L'arte è magia liberata dalla menzogna di essere verità”, sostiene Adorno.
Tutto il lavoro di Nabil, e la sua stessa ispirazione di artista, è una riflessione sul fascino che
egli subì, fin da giovanissimo, nei confronti del grande cinema egiziano degli anni
cinquanta e sessanta e da quella sua misteriosa capacità di creare miti duraturi.
Le opere con le quali prende avvio, nel 1992, la sua carriera artistica sono fotografie
realizzate in studio in cui tanto l’ambientazione quanto l’atteggiamento di ispirazione
teatrale dei soggetti rimandano esplicitamente a quelle atmosfere e a quei personaggi.
Verso la fine degli anni ’90, mentre lavora presso importanti studi fotografici sia Parigi che
a New York, inizia la serie dei ritratti di personaggi noti del mondo dello spettacolo,
dell’arte, dell’architettura, della letteratura: Naghib Mahfouz, , Ghada Amer, Shirin
Neshat, Julie Mehretu, Marina Abramovic, Zaha Hadid, Gilbert & George, David Lynch,
Tracey Emin, Sting… Miti, colleghi e amici di Nabil, stelle del suo personalissimo firmamento
che, grazie all’approccio ludico e intimo dell’artista, ci appaiono fragili, colti in uno stato
spesso ai margini della coscienza, in ogni caso molto lontani dalla loro consueta
immagine pubblica.
Con gli Autoritratti, la mostra presenta un altro tema centrale nell’opera di Nabil che così
si racconta: “Sono cresciuto al Cairo come musulmano e la religione islamica parla molto
del destino, del fatto che per ognuno di noi ci sia un tempo scritto per venire in questo
mondo e un altro per lasciarlo… Ho iniziato a osservare la mia vita come se fossi al
cinema… spettatore e testimone del mio film privato”. L’autoritratto, dunque, come
possibilità di guardare se stessi agire nel mondo, ma non solo. Attraverso la moltitudine dei
paesaggi che fanno da sfondo si coglie la riflessione dell’artista sul senso di una vita
dislocata, che crea condizione di smarrimento ed estraneità, per quanto necassaria.
Le immagini di Nabil rappresentano un mondo in bilico tra la veglia e il sonno, tra la vita e
la morte, tra la certezza e il dubbio. Pur nella loro consistenza sottile e delicata, risultano
potenti e di grande impatto visivo.
Il lavoro di Youssef Nabil è stato presentato in diverse mostre personali e collettive:
North Carolina Museum of Art, North Carolina (2008); BALTIC Centre for Contemporary Art,
Newcastle (2008); Kunstmuseum, Bonn (2007); Centro Andaluz de Arte Contemporáneo,
Siviglia | Aperture Foundation, New York (2006); GL Strand Museum, Copenhagen (2006);
British Museum, Londra (2006); FotoFest Houston, Texas (2005); Institut du Monde Arabe,
Parigi (2005); Museu d’Art Contemporani, Barcellona (2004); Rencontres Internationales de
la Photographie, Arles (2003); Centro de la Imagen, Città del Messico (2001).
L’artista ha vinto nel 2003 il premio Seydou Keta alla Biennale della Fotografia Africana di
Bamako, Mali.
La mostra di Youssef Nabil I won't let you die è accompagnata dall’omonimo volume
edito da Hatje Cantz.
Accademia di Francia a Roma – Villa Medici
Viale Trinità dei Monti, 1
00187 Roma
+39 06 67611
www.villamedici.it
martedì – domenica, 11.00 – 19.00
Ingresso: 10 euro (intero) – 8 euro (ridotto)
Ingresso cumulativo con il biglietto della mostra Granet. Roma e Parigi, la natura
romantica