2007.02.05_LIBERODILEGGERE - Giulia Carcasi
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2007.02.05_LIBERODILEGGERE - Giulia Carcasi
Libero di leggere lunedì 5 febbraio 2007 laRegioneTicino 20 a cura di Orazio Dotta e Velia Chiesa L’incipit ‘Questa storia comincia di domenica e non poteva cominciare in un altro giorno. La domenica per te è un avanzo di settimana, per me è una zingara che fruga tra scatoloni e panni usati, che cerca roba ancora buona in mezzo a quello che è stato buttato via’ Per i più grandi Per i più piccoli La prima vita di Heshel Rosenheim di Michael Lavigne, Piemme (334 p.) Anche nel romanzo di Michael Lavigne, come in quello della Carcasi di cui parliamo nell’articolo a fianco, il pretesto narrativo è costituito da un diario, anzi da uno scatolone di diari. Sono il resoconto di un’intera vita che l’anziano Heshel Rosenheim, malato d’Alzheimer, fa avere al figlio Michael. L’imbarazzo di quest’ultimo è palese sin dall’inizio: non è facile leggere i diari intimi di un genitore. Il rischio è di scoprire vizi o atteggiamenti a noi oscuri che potrebbero scardinare l’immagine che ci siamo costruiti nell’arco di una vita. Ciò che succede a Michael è ancora peggio. Non scopre negli scritti del padre semplicemente un carattere diverso, bensì una persona diametralmente opposta alla realtà conosciuta. Un saluto attraverso le stelle di Marisa Bulgheroni, Mondadori (247 p.) Una storia di donne, l’analisi di un’epoca, il Novecento, e delle aspirazioni di chi ha vissuto il periodo dell’ultima guerra. In estrema sintesi questo è il contenuto di Un saluto attraverso le stelle. Le donne protagoniste del romanzo sono tre sorelle: Regina, Lucia e Isabella nate a pochi chilometri da noi sulle rive del lago di Como. Ricordi del passato, atmosfere perdute e frammenti di vita per capire cosa siamo diventati oggi; per dare una chiave di lettura alle giovani generazioni spesso e volentieri proiettate nel futuro ma poco inclini ad osservare le proprie radici. Binnie di Dick King-Smith, Feltrinelli Alla morte dei genitori nel naufragio del Titanic, Binnie capisce tutta la responsabilità che dovrà accollarsi nei confronti dei fratelli. Non può permettersi di avere il cuore spezzato, d’ora in poi sarà lei la capofamiglia. Pur essendo una donna e pur avendo solo diciassette anni. Ma diciassette anni all’inizio del secolo scorso, sono diversi dai di- Mia Il segreto di un nome Alf Moon – Detective privato di Eoin Colfer, Mondadori Alfred Moon è un dodicenne detective privato che tiene sempre gli occhi ben spalancati perché, come dice il Manuale Bernstein, un detective non sa mai da dove arriverà il suo prossimo caso. Infatti, per quello che ne sa, potrebbe essere un rompicapo che ha già risolto. Lui sa per esempio quanti ragazzi della sua scuola hanno l’acido per le verruche sulle dita, sa pure chi passa i bigliettini d’amore nel cortile dei grandi, addirittura non gli passa inosservato quali gli insegnanti che durante il tragitto per andare a scuola si fermano al Burger Mac. Ma, siccome nessuno può sapere tutto, ecco che ad Alfred servono degli informatori e il migliore in assoluto è Roll Doyle. Una spia di otto anni con il moccio al naso, lo sguardo acuto e la bocca larga, un ragazzetto che si venderebbe la madre per una manciata di gelatine alla frutta. La snodatura spigliata e divertente di questo libro pieno di crimini bizzarri assicura una lettura spassosa e piacevolissima. Il mulino dei Troll di Katherine Langrish, Fabbri di Orazio Dotta Non muore nessuno di Sergio Claudio Perroni, Bompiani (217 p.) Perroni, di professione editor e traduttore, si lancia dall’altra parte della barricata: quella dello scrittore, realizzando un interessante romanzo di presenza-assenza che racconta la vita di uno scrittore di successo, tale R. T. Fex, che, all’apice della fama, scompare nel mistero. A parlare di sé lascia un memoriale costituito da ventisei ore di registrazione audio... I cinquantanove giorni di Richard North Patterson, Longanesi (564 p.) Per gli amanti del legal thriller Longanesi propone l’ultimo lavoro di uno dei maestri del genere: Richard Northon Patterson. I cinquantanove giorni di cui si fa riferimento nel titolo, sono il tempo che rimane da vivere a Rennell Price incarcerato nel braccio della morte per l’omicidio di una giovane indocinese. Rennell, che sembra non rendersi conto della sua drammatica situazione, è un ritardato mentale con alle spalle una vita di abusi. L’avvocatessa Terri Paget è convinta della sua innocenza e metterà in campo tutta la determinazione di cui è capace per salvare il suo assistito. Il posto dei maiali di Kitty Fitzgerald, Guanda (250 p.) Romanzo commovente, storia di amicizia e diversità, il libro coinvolge in un crescendo di accadimenti sia il mondo adulto sia quello dei giovani. Protagonisti sono due ragazzi Jack Plum e Holly Lock. Jack è un “diverso”, è nato con delle fattezze che ricordano quelle di un maialino ed è, per questo, poco sopportato dalla famiglia. Disprezzato un po’ da tutti, Jack trova rifugio in cantina dove ha creato un allevamento di maiali che sembrano offrirgli l’amore e la comprensione che gli mancano. Holly è un’adolescente inquieta alle prese con i problemi della sua età. Fra i due nasce un’intensa amicizia; un’amicizia messa alla prova dagli eventi. American Vertigo di Bernard-Henri Lévy, Rizzoli (405 p.) Alexis de Tocqueville è lo spunto principale per la realizzazione del libro. Tocqueville con il suo capolavoro La democrazia in America raccontò gli Stati Uniti dell’Ottocento. Lévy tenta di fare qualche cosa di simile ai nostri giorni, con la differenza, una delle tante, che Tocqueville prima viaggiò e poi scrisse, Lévy, invece, scrive viaggiando. L’invito a ripercorrere le orme del suo compatriota è giunto all’autore dalla rivista Atlantic Monthly. Nel prologo al volume Lévy, giustamente, prende le distanze scrivendo: io sono un tocquevilliano troppo recente perché il racconto che è frutto di questa “spedizione”, il diario di viaggio scritto giorno per giorno e riportato in queste pagine nella sua sostanza, possa essere letto come la risposta, l’appendice o addirittura la continuazione a cui avevano pensato gli ideatori di questa avventura. L’intento dell’autore sembrerebbe quello di farci conoscere l’America di oggi. Esperimento riuscito? Al lettore la sentenza. Scrivere, spesso e volentieri è una necessità. Mettere nero su bianco sensazioni, momenti intimi, emozioni positive o negative, aiuta ad elaborare i propri pensieri, aiuta a definire una miriade di sensazioni che arrivano dal quotidiano. Molti giovani utilizzano la scrittura come valvola di sfogo, utilizzano il diario come se fosse un interlocutore in carne e ossa. Con il passare dell’età, i diari si lasciano da parte e si inizia a vivere in modo diverso: ci si confronta con gli altri e con il mondo attraverso le esperienze, attraverso il contatto diretto. La scrittura passa in secondo piano; è il verbo a prendere il sopravvento. Di tutti questi scrittori in erba non si ha traccia: il diario, si sa, è intimo e non dovrebbe esser letto da nessuno anche se, a volte, nel subconscio si spera che qualcuno vi possa accedere. Ed è proprio di un diario, in questo caso profanato, che si parla nel romanzo di Giulia Carcasi dal titolo Io sono di legno (Feltrinelli). L’autrice, poco più che vent’enne, da sempre ama la parola scritta: ha iniziato a scrivere a sei anni e ha partecipato, mettendo in mostra le sue doti, a numerosi concorsi letterari. Della sua passione per la scrittura, seconda solo agli studi di medicina, dice: “È come fare ordine in un armadio, con i vestiti che non devi accartocciare né buttare alla rinfusa, e poi chiudere l’armadio. È un ordine preciso da dare ai ricordi, alle emozioni, che sono i vestiti sulla stampella”. La Carcasi, nonostante la giovane età, è già al suo secondo lavoro; il primo, uscito nel 2005 da Feltrinelli, si intitolava Ma le stelle quante sono. Un romanzo sentimentale con al centro della vicenda due adolescenti, Carlo e Alice, alle prese con i problemi dell’età, ma soprattutto con le prime pulsioni amorose. Un confronto fra caratteri e visioni che contraddice gli stereotipi sugli adolescenti; una storia ben scritta che preferiamo a Tre metri sopra il cielo di Federico Moccia. Io sono di legno lo possiamo definire come il romanzo dei punti di vista: quello di una figlia, Mia, e quello di una madre, Giulia. Sono punti di vista, scampoli di vita, che si rincorrono, s’intrecciano e si lasciano per poi ritrovarsi di bel nuovo. Un rapporto fra consanguinei analizzato e approfondito anche in molti altri romanzi come, ad esempio, La figlia oscura (Edizioni e/o) di Elena Ferrante che ben vale una lettura. Giulia è in apprensione per Mia, per la sua vita di giovane donna. Le domande che si pone sono molte, ma esternarle non è cosa facile, soprattutto quando la figlia nei suoi confronti non è certo un campione di loquacità. Due donne, due mondi: “Lei ha la risposta pronta – scrive Mia – io la domanda. Lei ha i piedi di piombo, io di aria. Lei sta in equilibrio, io casco di continuo. Io sono lei capovolta, lei a testa in giù”. In un contesto simile, per capire, per cogliere il non detto e le parti oscure di una vita alla quale si è data la linfa vitale, occorre ricorrere a rimedi drastici: al furto delle parole, dei pensieri, dei sentimenti più intimi. Una madre non dovrebbe farlo ma, “la tua bocca è chiusa, Mia. E come faccio a capirti se non ti scippo i pensieri dalla carta. Scusami ma la tua porta è blindata”. Il diario di Mia, profanato da Giulia, si dipana a poco a poco e, nello stesso tempo, obbliga la madre a riflettere su se stessa, sulla vita passata. Obbliga Giulia a raccontarsi sulla carta: come ha fatto la figlia. Un percorso difficile e imbarazzante, ancor più della nudità fisica: “Scrivere è qualcosa di intimo, più intimo del sesso (…) È per te questo sforzo di raccontare”. Nell’economia del romanzo questo raccontare, che scava fino alle radici di una vita, prende il sopravvento sulle pagine scritte dalla figlia. È la cronaca di una vita di dipendenza dalla famiglia e di una scelta educativa. Come in una sorta di contro canto il diario di Mia narra, a sua volta, gli effetti di questa formazione. Sono le parole sulla carta l’unico mezzo per interloquire. L’unico mezzo per dar vita a una verità scomoda, racchiusa nel segreto di un nome apparentemente egoista e possessivo: Mia. “Io non vorrei essere Mia, vorrei essere di qualcuno, sapere di appartenergli e non muovermi da lì. Mia è un nome solo. Preferirei chiamarmi Tua”. In mancanza del confronto diretto, affidarsi alla carta diventa un mezzo efficace di comunicazione. La parola scritta, infatti, non ha il sapore dell’effimero; dura nel tempo. Permette la riflessione, lascia il giusto spazio a chi scrive di scegliere le parole, i tempi, le argomentazioni. Lascia il tempo a chi legge di rileggere, di pensare, di considerare, di confrontare: “Ti parlo di quello che ti è sfuggito, ti chiedo di guardarmi mentre salto dal trampolino del tempo”. Una confessione liberatoria di una donna che ha cercato di dare alla figlia una vita diversa dalla sua: “Non ho fatto gli errori di mia madre con te, ne ho fatti altri, ho peccato d’originalità”. Mia e Giulia appaiono come due donne lontane, come lo sono due rette parallele; di una lontananza che, però, al contrario delle rette, tende all’unione. Io sono di legno è un romanzo maturo, godibile, che, vista l’età dell’autrice, sorprende e cattura. ciassette anni di oggi. La vita riprende, ma sarà la Prima Guerra mondiale a portare nuovo dolore nell’esistenza di Binnie: partono per il fronte due fratelli, e anche il giovane parroco Robin di cui lei è innamorata. Un romanzo dal sapore “antico”, la vita di una giovane donna con gli eventi della Storia, dal naufragio del Titanic alla guerra mondiale. Fuori collana Feltrinelli, quindi un libro senza età! Magica continuazione de La Rupe dei Troll. Peer Ulfsson e la sua amica Hilde, presso la quale ha trovato una nuova famiglia, vivono nuove ed entusiasmanti avventure. La Rupe dei Troll, circondata da creature scaltre e ma- ligne, anche quando il mulino assume un’aria abbandonata, infatti, durante un’esplorazione azzardata al Mulino, ecco i nostri eroi intrappolati all’interno del Mulino che con un ruggito di acque liberate e un lugubre cigolio di legno, si desta dal suo lungo sonno. Improvvisamente la ruota dentata e il pignone si misero in azione e all’improvviso una masnada di troll si riversò all’interno, sparpagliandosi dappertutto e riempiendo l’intera casa si arrampicarono anche sulle pareti. Ombre nere e deformi zampettavano e saltellavano facendo vibrare l’intera casa. Da lì a poco ecco l’orripilante scoperta: il mulino macina ossa. Farina d’ossa per il pane troll! Volo nella notte di Frances Hardinge, Fabbri Immagina un mondo in cui i libri sono proibiti! Un’avventura fantastica nel Reame inglese dei primi anni del XVIII secolo. Qualche libertà con l’autenticità storica e, quando necessario, con le leggi della fisica. L’avvio al romanzo è l’accadimento che ne determina il personaggio di rilievo: la nascita di Mosca, la ronzatrice domestica, orfana di madre e figlia di un poeta, affronta le situazioni con praticità e si esprime in modo conciso. Un’artigiana della parola fuori dal comune, una ragazza decisa a difendere il libro, e con lui anche una stamperia clandestina finendo in un mondo di misteri e intrighi, spinta da un’unica idea: dove c’è una stamperia ci sono anche libri da leggere. Grimpow di Rafael Abalos, Mondadori Grimpow è un adolescente che vive, insieme al suo migliore amico, sulle pendici di un monte nei pressi dell’abbazia di Brinkadum. Una sera particolarmente nebbiosa, il ragazzo trova il corpo senza vita di un cavaliere, lo spoglia di ogni bene, e si appropria di una pietra trovata chiusa strettamente nella mano del soldato morto. In una fortezza di templari, dove si rifugia dall’inquisizione, scopre che la pietra è in realtà la chiave per accedere ad un tesoro inestimabile. Supposizioni, indovinelli e indizi per raggiungere la meta, la cattedrale di Chartres. Qui la scoperta del tesoro tanto atteso: il sapere universale. Magnifica lettura che affascinerà gli appas- sionati di avventure storico-fantastiche. E non solo. Una trama avvincente da leggere tutta d’un fiato. Laura Leander e la maledizione dei draghi di Peter Freund, ed. Il Punto D’Incontro Ecco la nuova appassionante avventura di Laura Leander che ha solo tredici anni, ma ha delle capacità straordinarie e dei buoni amici. Con il loro aiuto affronta ancora una volta il Principe Nero che tiene prigioniero suo padre su Aventera, un mondo parallelo al nostro dove un terribile drago a due teste si è risvegliato da un lungo sonno. Per compiere la sua missione, la coraggiosa ragazzina deve ritrovare una leggendaria spada magica e recarsi nelle inospitali Montagne del Fato. D’altra parte si sa che nessuno è mai tornato vivo dal Regno dei Draghi, unico luogo in cui è possibile tovare il “ferro stellare”, prezioso metallo, ingrediente basilare per forgiare di nuovo la Spada della Luce di cui Laura Leander ha assoluto bisogno per penetrare nella Fortezza e liberare suo padre dalla ‘regimorte’. Leggere Laura Leander vuol dire partire ogni volta per viaggi irti di pericoli e accadimenti straordinari con una straordinaria e coraggiosa alleata.