Luigi Perissinotto Wittgenstein e Eduardo Paolozzi

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Luigi Perissinotto Wittgenstein e Eduardo Paolozzi
Luigi Perissinotto
Wittgenstein e Eduardo Paolozzi
Tiziana Migliore
La “fortuna artistica” di Ludwig Wittgenstein
venerdì 22 maggio 2015, ore 16.30
Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea
viale delle Belle Arti, 131 – Roma
La Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, in collaborazione con il Museo Laboratorio di Arte
Contemporanea dell’Università “La Sapienza”, organizza le conferenze di Luigi Perissinotto,
Wittgenstein e Eduardo Paolozzi, e di Tiziana Migliore, La “fortuna artistica” di Ludwig
Wittgenstein, inserite nella rassegna “Arte e filosofia del ‘900”, curata da Giuseppe Di Giacomo e Maria
Giuseppina Di Monte.
Il ciclo si conclude nel mese di maggio 2015 con appuntamenti che si terranno nella Sala del Mito della
Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, ai fini di valorizzare le collezioni – che comprendono
una scultura in bronzo di Eduardo Paolozzi.
Luigi Perissinotto
Wittgenstein e Eduardo Paolozzi
La biografia di Wittgenstein, così come narrata nel volumetto di ricordi (A Memoir) del suo
allievo e amico Norman Malcolm, e alcuni tratti della sua filosofia, così come consegnati alle due
opere conosciute agli inizi degli anni Sessanta (il Tractatus logico-philosophicus, pubblicato nel
1922, e le Ricerche filosofiche pubblicate postume nel 1953) hanno avuto, almeno per alcuni anni,
una significativa influenza sulla concezione dell’arte, ma soprattutto sulla produzione artistica
dell’artista inglese Eduardo Paolozzi. Questo incontro sta in maniera evidente all’origine di una
serie di 12 screenprints del 1965 dal titolo As is When, ma un riferimento esplicito a Wittgenstein,
a episodi della sua biografia o a temi del suo pensiero, si trova anche in altre opere: dalla statua
Wittgenstein at Cassino (1963) ai collages e screenprints della metà degli anni Novanta intitolati A
logical picture of facts is a thought (3) Tractatus ’21-’22. Come ha scritto Judith Collins almeno
tre cose avrebbero avvicinato Paolozzi a Wittgenstein: 1. L’attenzione condivisa per la sintassi
(“Wittgenstein – ella scrive – spent his time considering the ramifications of the syntax of
language, and Paolozzi spends his considering thew syntax of imagery”; 2. Il comune interesse per
il cinema cosiddetto “popolare”; Paolozzi, scrive ancora la Collins, si identificò negli anni
Sessanta e nell’ambiente della pop-art inglese, con un filosofo come Wittgenstein “who liked the
cinema, especially films with Betty Grable and Mickey Mouse”; 3. Il fatto di sentirsi, come
Wittgenstein, “a foreigner in England […] unimpressed by the Establishment”. In realtà,
nonostante gli sforzi della Collins e di altri critici, molto o quasi tutto resta da dire sul rapporto tra
l’esperienza artistica di Paolozzi e la filosofia di Wittgenstein. Nella conferenza si cercherà di
abbozzare alcune ipotesi al riguardo e di presentare qualche documentazione.
Luigi Perissinotto è professore ordinario di Filosofia del Linguaggio all’Università Ca’ Foscari di
Venezia, dove dirige anche il Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali. Studioso di Wittgenstein,
a cui ha dedicato alcuni libri e diversi saggi e di cui ha anche curato l’edizione italiana di alcune
opere, si è anche interessato più i generale di questioni relative al linguaggio, al significato e
all’interpretazione. Tra i suoi lavori, i libri Wittgenstein. Una guida (Feltrinelli, 2008) e Le vie
dell’interpretazione nella filosofia contemporanea (Laterza, 2002); la cura del volume Wittgenstein
and Plato (Palgrave Macmillan, 2013) e l’edizione italiana di Ludwig Wittgenstein, Esperienza
privata e dati di senso (Einaudi, 2007) e di Norman Malcolm, Sul sogno. Un’indagine filosofica
(Mimesis, 2014).
Tiziana Migliore
La “fortuna artistica” di Ludwig Wittgenstein
Nessun filosofo, nella seconda metà del Novecento, è stato messo in immagine quanto
Wittgenstein: la persona-personaggio del film di Derek Jarman, certo, il mito di Wittgenstein, ma
soprattutto passi e temi delle sue opere, per come sono stati “tradotti” e risemantizzati nelle arti, il
Wittgenstein Tractatus (1992) di Péter Forgács per esempio. Questa fortuna non si spiega con lo
“Spirito del Tempo”, con una Geistesgeschichte secondo cui l’arte di un’epoca si deduce dalla
filosofia dell’epoca e viceversa, per un’unità organica degli aspetti del sociale. Serve una
Kulturgeschichte, una riflessione sui problemi, sulle idee e le ipotesi che hanno attraversato
quell’epoca, marcando una discontinuità culturale. C’è una dimensione astratta
dell’argomentazione di Wittgenstein, che, leggibile come una partitura, ha incitato gli artisti a un
esercizio di rifigurazione. A parte opere di prosa e di poesia e performance wittgensteiniane
(Ingeborg Bachmann, Malina, 1971; John Cage, Charles Eliot Norton Lectures I-VI, 1989; Laurie
Anderson, Language is a Virus from Outer Space, 1985), è noto che l’arte concettuale si ispira a
Wittgenstein, da Joseph Kosuth fino oggi a Bruce Nauman, con le dovute trasformazioni di
pensiero. E il movimento britannico Art & Language (Terry Atkinson, David Bainbridge, Michael
Baldwin, Harold Hurrell) riarticola nel visivo i suoi “giochi”. Obiettivo di questa conferenza è
un’indagine della “fortuna artistica” di Ludwig Wittgenstein. Oggetto di studio sarà soprattutto la
mostra The Play of the Unsayable: Ludwig Wittgenstein and the Art of the 20th Century (1989),
curata da Kosuth al Wiener Secession di Vienna e di cui si osserveranno punti forti e criticità.
Tiziana Migliore è assegnista di ricerca all’Università di Venezia Ca' Foscari, dove coordina le
attività del LISaV – Laboratorio Internazionale di Semiotica a Venezia. Si occupa dei rapporti fra
semiotica dell’arte, comunicazione e politica. È vicepresidente dell’Associazione Internazionale di
Semiotica Visiva. Ha partecipato a progetti di ricerca nazionali e internazionali e pubblicato libri e
articoli in Italia e all’estero. Fra gli altri: Miroglifici. Figura e scrittura in Joan Miró (Et al.
EDIZIONI, 2011), Biennale di Venezia. Il catalogo è questo (Aracne, 2012), Argomentare il
visibile (a cura di, Esculapio 2008). È direttrice della collana di Semiotica dell’arte Riflessi
(Aracne) e collabora con Il Manifesto, Alfabeta2 e La Repubblica.
Si ringrazia per il generoso supporto:
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