Un «ospedalino» nel villaggio sperduto
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Un «ospedalino» nel villaggio sperduto
7 CORRIERE EVENTI WALTER NONES 33 anni, versante Sud SILVIO MONDINELLI 46 anni, versante Sud MARIO PANZERI 40 anni, versante Nord NADIA TIRABOSCHI 36 anni, versante Sud KARL UNTERKIRCHER 33 anni, versante Sud LUCA VUERICH 28 anni, versante Nord L’AIUTO ITALIANO AD ASKÒLE UN PRESIDIO MEDICO NEL NOME DI MAZZOLENI, MORTO SUL K2 NEL ’96 Un «ospedalino» nel villaggio sperduto Anna Masucci ra bello come un divo del cinema, Lorenzo Mazzoleni. Biondo, con gli occhi blu come i fiori che crescono in montagna. Innamorato delle vette, da ragazzo aveva fatto scuola sulla Grigna e, giovanissimo, era entrato a far parte dei Ragni di Lecco, gruppo d’élite dell’alpinismo lombardo che annovera personaggi come Riccardo Cassin, Casimiro Ferrari e Carlo Mauri. Nel 1996, in occasione del cinquantenario della fondazione dei Ragni, Lorenzo che già era passato alle grandi montagne del mondo scalando, tra l’altro, il McKinley, un seimila dell’Alaska, propose all’amico Agostino da Polenza, presidente del comitato Ev-K2-Cnr, di organizzare una spedizione sulla seconda cima più alta del mondo. Era l’avventura che aveva sempre sognato. Il 29 luglio, a 29 anni, Lorenzo, forte arrampicatore e forte alpinista, raggiunse con i suoi compagni la cima del K2, dove piantò l’asta della mira ottica per le misurazioni scientifiche della vetta e s’inginocchiò entusiasta e felice nella neve. Al ritorno, di notte, durante la discesa, Lorenzo perse la vita precipitando dal pendio ghiacciato. Ai compagni disperati, che invano avevano tentato di salvarlo, rimase solo la sua mascotte appesa fuori della tenda del campo 3, un cane di pezza con un’aureola di fili di lana sulla testa. Nessuno ha potuto dimenticare quel ragazzo così speciale, che amava cantare e organizzava i giochi per tutti. «In quei momenti di dolore e di choc — ricorda Agostino da Polenza — ritornammo col pensiero a pochi giorni prima, quando eravamo arrivati a Askòle, nella valle del Baltoro, un villaggio di quattrocento anime a tremila metri di quota, l’ultimo sulla via d’accesso al K2. Erano venuti da noi alcuni uomini con in braccio i E TRA TIBET E ISLAM La popolazione di Askòle è di origine indoeuropea, di religione musulmana sciita e parla il tibetano loro figli ustionati per quegli incidenti domestici tipici di tutte le zone povere del mondo. Li aiutammo come potevamo, avevamo solo una pomata antiscottature. Il medico ufficiale della spedizione, Maria Assunta Lenotti, fece miracoli. Lorenzo era sconvolto, disse che dovevamo assolutamente fare qualcosa per assicurare a quella gente una presenza sanitaria. Nel ricordo di quelle sue parole, prendemmo un foglio di quaderno e firmammo il nostro impegno per un presidio ospedaliero in quella zona, dedicato a Lorenzo». I Ragni di Lecco crearono subito un «Fondo solidarietà Lorenzo Mazzoleni», affidato a Maria Assunta Lenotti che in sei mesi riuscì ad avviare un’attività sanitaria. Tre anni dopo il Fondo divenne l’associazione no profit «Amici di Lorenzo» a 040619DC007NACB favore della popolazione della valle del Baltoro. «È stata una specie di adozione a distanza della valle da parte dell’alpinismo italiano», dice da Polenza. Nel 1999 fu iniziata la costruzione dell’«ospedalino», inaugurato ufficialmente nel 2003. È l’unico edificio in pietra tra le case di fango del villaggio costruito sui materiali di riporto dell’impetuoso fiume Braldu alimentato dal ghiacciaio Baltoro, un’oasi di verde tra piante di albicocche, l’unico frutto che cresce nella valle, e campi di orzo e patate. La popolazione è di origine indoeuropea, parla il tibetano, è di religione musulmana sciita. Gli uomini fanno i portatori, campano tutto l’anno sul lavoro della spedizione nel periodo estivo, prima delle grandi piogge. Askòle dista sette giorni di cammino È a 7 giorni di cammino dal campo-base. La dottoressa Lenotti: «Qui tutti hanno problemi articolari e ossei» dal campo base, a 5000 metri di quota. In due giorni i portatori, coi sandali ai piedi e 50 chili sui «bastini», seggiolini di legno senza gambe caricati sulle spalle, salgono sul Baltoro e lì celebrano il Salluat, un antico rito propiziatorio con canti e danze per ingraziarsi gli spiriti del gigantesco ghiacciaio. «Quasi tutti hanno problemi articolari e ossei — dice Maria Assunta Lenotti, "anima" dell’ospedale, appena tornata in Italia dopo un mese di permanenza ad Askòle —. Purtroppo le fratture sono frequenti, a causa del terreno impervio. Da quest’anno sono riuscita a organizzare un servizio di jeep per i trasporti urgenti all’ospedale di Skardu, ben attrezzato, ma a otto ore di auto da Askòle. Il dispensario Mazzoleni serve dieci villaggi della valle del Baltoro, con solo due infermieri, marito e moglie pakistani e un medico, quando c’è. Abbiamo bisogno di medici generici, di ginecologhe per visitare le donne. Se c’è qualche volontario, mandi un messaggio al mio indirizzo e-mail: [email protected]. Io tornerò a Askòle in settembre. Ho installato un ecografo e un’apparecchiatura per cure dentistiche donato da medici di Varese. Il comune di Lecco ci ha regalato i pannelli solari». Una bella gara di solidarietà per l’ospedalino himalayano. Da quest’anno hanno offerto il loro contributo anche due associazioni onlus, la Fondazione Bosis di Bergamo che offre i fondi per il reperimento dei medicinali e l’Antea di Roma che si occupa della formazione del personale specializzato. «C’è ancora tanto lavoro da fare, ma molto è stato fatto — conclude Maria Assunta Lenotti —. Persino l’imam del villaggio viene a farsi visitare nel nostro dispensario. E i bambini non muoiono più di gastroenterite. Lorenzo ne sarebbe contento». STEFANO ZAVKA 31 anni, versante Sud LA SOLIDARIETÀ GLI ALPINISTI Sabato 19 giugno 2004 040619DC007NACB L’iniziativa Museo a Skardu per celebrare il K2 A venti ore d’auto da Islamabad, a 2400 metri d’altezza, c’è una cittadina di 30 mila anime, immersa nel verde della valle dell’Indo, dove si mangiano albicocche straordinarie. Si chiama Skardu ed è il punto di partenza per raggiungere la base del K2 dal versante Sud: qui nascerà, grazie a un’idea di Rolly Marchi, il noto giornalista sportivo appassionato di montagna, il museo «Italia K2 - 50 anni di successi italiani». L’edificio, in via di costruzione, non è grande, ma ciò che offrirà al visitatore ha un valore unico: una vetrina sulla storia del K2 e delle esplorazioni scientifiche, con le grandi spedizioni, le imprese del passato e di oggi, gli uomini e le vicende che hanno segnato l’alpinismo italiano, da Emilio Comici a Riccardo Cassin, da Rosanna Manfrini (prima donna ad aver conquistato la vetta del Cerro Torre, in Patagonia) a Cesare Maestri e a Walter Bonatti. In mostra documenti, fotografie inedite, oggetti, scritti. Ci sarà anche un video, mentre un impianto hi-fi diffonderà musiche di Verdi e Puccini e i canti del coro Sat di Trento. Uno spazio particolare sarà dedicato a Buzzati, il grande scrittore che amava la montagna, molto amico di Rolly Marchi. Tra i finanziatori del progetto: Barilla, Colmar, Pirelli, Riello, la Galleria d’arte Marescalchi di Bologna e Cortina d’Ampezzo, la Provincia del Trentino, i Falck.