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EDIZIONE SPECIALE 18 Novembre 2010 anno X edizione speciale Periodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da Paolo Mieli nell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli Siamo tornati a Scuola. E poi? I futuri giornalisti iniziano il secondo anno e incontrano i commissari dell’Odg Posta in arrivo: con una e-mail i trenta allievi della Scuola di Giornalismo dell’università Suor Orsola Benincasa di Napoli hanno appreso la notizia del ritorno presso le aule lasciate nel luglio scorso. La fonte, uno dei tutor, è stata giudicata attendibile dai praticanti giornalisti. Subito è iniziato il tam tam di messaggi di posta e commenti su Facebook. Parte del gruppo in questo modo ha ripreso i fili del discorso interrotto per la pausa estiva e i due mesi di stage. Qualche tastiera è rimasta silenziosa, meditabonda come le altre sul rientro. Se durante il primo anno si doveva superare la fase di rodaggio, a partire dal 3 novembre la macchina del Scuola ha la marcia ormai inserita. Il secondo anno servirà al perfezionamento dei prodotti e ad aumentarne la frequenza. Tutti i giorni il sito internet deve essere aggiornato sull’attualità. “Inchiostro”, il giornale cartaceo, da mensile diventa quindicinale: al numero tematico, che fa capo ogni volta a un direttore di testata diverso, si aggiungerà quello generalista e autogestito. Raddoppia anche l’impegno del telegiornale, che si sommerà agli approfondimenti video. La novità di quest’anno riguarda il settore radiofonico. Non solo il giornale e la rassegna stampa pubblicati quotidianamente sul web, ma anche uno spazio in diretta per l’informazione giornalistica sul canale radio del Suor Orsola. Dopo soli cinque giorni dall’inizio delle attività nell’aula dedicata a Giancarlo Siani è arrivato Paolo Mieli, direttore della Scuola. Ai trenta ha affidato l’inchiesta storica sulla vicenda giudiziaria, mediatica e umana del giornalista Enzo Tortora, scomparso ventidue anni fa. La missione dovrà compiersi per la fine del biennio. Il programma così presentato sembra lasci poco tempo per riflettere su cosa ci aspetti dopo che questo addestramento alla professione sarà terminato. Invece no. Nel corridoio, vicino alla macchinetta del caffè, osservati dagli schermi dei computer, i punti interrogativi svolazzano, poi si appoggiano sulle caselle di un futuro calendario che ognuno ha in testa. Si inizia a parlare del secondo stage. La crisi che ha gravato su molti gruppi editoriali e testate del Paese ha ristretto la scelta per la prima esperienza. C’è interesse misto ad ansia riguardo agli sviluppi di questa situazione. Quali saranno le porte che si apriranno per i due mesi di tirocinio che concludono questo percorso? Quali gli sbocchi possibili? La sessione di ottobre 2011 dell’esame di Stato per l’abilitazione alla professione è la prima alla quale ci potremo presentare. Il tesserino bordeaux è la meta di un sentiero fatto di lezioni, libri, test ma anche consigli, ipotesi, leggende metropolitane, dubbi. Quale traccia scegliere per l’elaborato scritto, su quali argomenti è indispensabile essere preparati e via discorrendo. E poi? La campanella suonata il 3 novembre scorso ha segnato il ritorno a giornate che, nonostante gli impegni a Scuola, sono cariche di curiosità per ciò che accadrà fuori dalle sue mura. Jessica Mariana Masucci STAGE, CHE ESPERIENZA Praticanti di ritorno: bassotti, sfogliatelle e trasferte verso casa Trenta. Tutti di ritorno dagli stage. Chi col sorriso sulle labbra, chi no. Chi ha avuto problemi con l’auto e chi ha fatto una deviazione verso Milano. Chi è rimasto in zona e chi per due mesi si è trasferito altrove salutando amici, amori e parenti. Esperienze diverse, molte soddisfacenti altre meno. Alcune addirittura entusiasmanti e altre forse frustranti. Certo ognuno è tornato qui, nell’openspace della scuola con un aneddoto o due da raccontare, almeno ai compagni di Master, se non ai futuri nipoti. E se le esperienze fatte tra settembre e ottobre, nel bene o nel male hanno insegnato qualcosa, fosse anche a diffidare o a non volare troppo con la fantasia, è proprio l’esperienza umana quella che più colpisce, perché unica e forse speciale. C’è chi, infatti, come Giulia, di ritorno dalla Rai ha commentato: “Professionalmente ho avuto tanto, ma ancora di più dal punto di vista umano”. Chi come Raffaele, anche lui reduce da Saxa Rubra, definisce tutto “molto interessante” e chi come Romolo con un po’ di meritato orgoglio, per la gavetta fatta nelle stanze del Centro, dice: “Prima di me erano solo stragisti”. Dal “Centro” proviene anche Sergio che riassume tutto con: “Eccellente”. segue a pagina 2 Un momento dell’incontro tra i commissari dell’Odg e gli allievi della Scuola di Giornalismo L’INCHIESTA Paolo Mieli riapre il “caso Tortora” L’ex direttore del Corriere chiede ai suoi allievi di far chiarezza sulla vicenda Il presidente di Rcs Libri Paolo Mieli È «il caso Tortora» il tema dell’inchiesta che gli allievi della Scuola di giornalismo del Suor Orsola Benincasa di Napoli dovranno affrontare nel corso del biennio 2010/2011. Ad annunciarlo è il direttore Paolo Mieli presidente di Rcs Libri: «Una storia di dubbi mancati, di certezze esibite e sbandierate con superficialità da parte di magistratura e stampa». È la quarta inchiesta assegnata da Mieli ai futuri giornalisti: dal caso Leone al terremoto dell’80 passando per il colera del ’73. Una traccia storica e scottante non spuria da ricerche e inchieste. L’ex direttore del Corriere della Sera ha raccontato e ha fatto notare i punti salienti di un caso, come quello di Tortora, che rappresenta un clamoroso esempio di errore giudiziario e un’ingloriosa pagina del giornalismo italiano. Il direttore ha illustrato le varie tappe della vicenda giudiziaria che coinvolsero il conduttore di «Portobello» nell’inchiesta sulla Nuova Camorra Organizzata. Dall’arresto del 17 giugno del 1983 alla condanna in primo grado, agli arresti domiciliari, all’elezione a europarlamentare nelle fila dei radicali. E poi l’assoluzione in Corte d’appello e Cassazione. Con il triste epilogo della morte per cancro nel maggio dell’88. «Furono davvero numerosi - ricorda Mieli - quelli che all’epoca aderirono con forza al partito dei colpevolisti, fatta eccezione per Enzo Biagi e Giorgio Bocca. Ma ci fu anche chi, come Paolo Gambescia, negli anni ha ammesso il proprio errore e ne ha fatto ammenda: una lezione autentica di giornalismo perché aiuta i professionisti più giovani a evitare gli stessi errori». Prima di andar via, l’invito di Mieli ai futuri cronisti: «In tutte le vicende ci sono sempre due facce, il giornalista ha il dovere di riconoscerle». Violetta Luongo INCHIOSTRO EDIZIONE SPECIALE pagina 2 anno X Il futuro della professione passa per la formazione I consigli dei commissari: due anni per fare carburante Un confronto sul percorso didattico della Scuola di giornalismo di Napoli. È stato il tema dell’incontro, avvenuto ieri, tra gli allievi del master biennale in giornalismo e i vertici dell’Ordine dei giornalisti. Alla presenza del presidente Enzo Iacopino e del segretario Giancarlo Ghirra, con la partecipazione dei commissari tecnico-scientifici Chiara Longo Bifano, Pierluigi Bertello, Piergiorgio Acquaviva, la di specializzazione suororsolina. Per rompere il ghiaccio ed aprire il confronto tra commissione e allievi il commissario Quaglino ha invitato i giovani giornalisti a raccontare le esperienze vissute nei mesi di settembre e ottobre all’interno delle diverse testate giornalistiche. Gli studenti, infatti, sono ritornati alla scuola partenopea appena venti giorni fa dopo aver prestato servizio in qualità di stagisti in I commissari dell’Ordine Giornalisti nazionale Marzio Quaglino e Franco Eliseo, gli allievi del master hanno illustrato alla commissione i pregi e i difetti del percorso didattico della scuola. Presente con noi il presidente dell’Ordine regionale campano Ottavio Lucarelli. I trenta allievi hanno dibattuto su diversi aspetti e tematiche inerenti la scuo- diverse redazioni del territorio nazionale come il Foglio, il Centro, il Corriere del Mezzogiorno, la Rai, Studio Aperto, Tg5, il Tirreno, il Corriere dell’Umbria, Videocomunicazioni, Canale 21. Dai racconti, diversi tra loro, sono emersi pregi e difetti degli enti ospitanti. Un confronto importante quello di ieri destinato a far superare quelli che sono i limiti di chi proviene dalle Scuole di giornalismo. Tanti sono stati gli argomenti. Ai fini della didattica gli allievi del master hanno chiesto maggiore approfondimento giornalistico negli insegnamenti di Economia politica, Diritto costituzionale e Grammatica italiana. Allo stesso tempo hanno lanciato la proposta di dividere gli studenti, nel corso delle lezioni di inglese, in gruppi, base e avanzato, per garantire a tutti i trenta giornalisti praticanti la possibilità di studiare la lingua straniera. Non si è parlato solo del master dell’Istituto Suor Orsola Benicasa. Parole sono state spese per il caso di Paola Caruso, giornalista professionista da sette anni collaboratrice del Corriere della Sera, che si è vista sottrarre un posto a tempo determinato da un collega ex allievo di una scuola di giornalismo. Per questi motivi la donna ha intrapreso per alcuni giorni lo sciopero della fame per denunciare la decisione del giornale. Una protesta, quella della Caruso, estrema spinta dalla voglia di lottare per un posto di lavoro. La discussione si è conclusa con le parole del commissario tecnico-scientifico Chiara Longo Bifano che ha invitato i trenta studenti della Scuola di giornalismo di Napoli a stare sereni: “Fregatevene del parere degli altri. Approfittate di questi due anni per fare carburante”. La commissaria ha concluso con una raccomandazione: “Evitate atteggiamenti saccenti del tipo «so tutto io». Io sono laureato. Papino mi ha pagato il praticantato. Così rischiereste di non avere futuro”. Sergio Napolitano STAGE, CHE ESPERIENZA continua dalla prima E poi i sopravvissuti all’AdnKronos: Elena è contenta, Marco C. ricorda di essere stato copiato di sana pianta dal Corriere della Sera: “La firma però non era la mia”. E Francesca S., scopiazzata anche lei, chiede: “L’ho detto che ho seguito la vicenda della linea internet sull’Everest?” E non sembra pazza, non come i frequentatori di Sky sport incontrati da Marco B: “Una redazione di folli” e lo dice come un complimento. È serio anche Ernesto che definisce l’esperienza a Sky “il sogno che si avvera”. Poi c’è Violetta che ha scritto di “Serenate e amore” al Corriere del Mezzogiorno e Pasquale che al Tirreno si è infiltrato in una moschea ma specifica: “Con l’aiuto dell’Iman”. Gennaro, sempre al Tirreno, si è occupato di un vero giallo: “Il gatticidio commesso da alcune suore per gelosia nei confronti di una consorella”. C’è chi si è occupato di cause umanitarie e chi come Anna Lucia: “dei 25 mila euro chiesti dalla Cucinotta”. C’è chi ammette come Francesca M. di aver “scroccato le partite all’Olimpico – per poi aggiungere – sentendo in cuffia il commento di Cucchi che era accanto a me”. E chi invece si è dovuto pagare le spese del viaggio come Annalisa, sempre alla Rai, ma è felice: “Di essere tornata vicino a casa mia, andando a Terzigno per l’emergenza rifiuti”. C’è chi ricorda di direttori che oltre a usare effusioni per apostrofare i redattori andavano in giro per la redazione con bassotti al seguito e chi come Alberto esprime con un “molta pratica, molta pratica” la sua soddisfazione. C’è Egidio che si è sorpreso: “Nel sentirmi trattare da collega e non da stagista” e Cristiano che a RaiNews si è sentito proprio a casa e confessa: “Mi hanno adottato. Ero il napoletano che mette allegria”. C’è anche chi si è sentito veementemente chiedere di recapitare sfogliatelle e babà, ma non vuole esporsi. E Francesca R. certi giorni avrebbe ucciso tutti i redattori del Foglio ma alla fine è rimasta: “Comunque affascinata dalla vita di redazione”. Paola Cacace Un biennio in redazione tra il giudizio di tutor cinici e la speranza di essere assunti in futuro Noi, l’ultimissima frontiera del precariato nazionale Ecco la lista di alcuni motivi per intraprendere la professione del giornalista: dare del tu a persone che non conosci e che non hai mai visto prima; fare del condizionale una scelta di vita; avere un’opinione su ogni cosa; non fare niente tutto il giorno e poi passare due ore d’inferno; sentirsi dire: “È sempre meglio che lavorare”. Perchè lo abbiamo scelto noi? Probabilmente perchè tra i lavori precari è quello più Ma se vieni da una scuola di giornalismo, allora sei vera- hai fatto i conti con loro. Ed è in quei momenti che, quasi, mente fregato. Perché ove mai riuscissi a entrare in una re- rimpiangi un caporedattore “vero”. Lui, probabilmente, sadazione - e nella maggior parte dei casi ci entri per uno stage rebbe meno cinico. Chissà cosa succederà da qui a qualche o per un masochistico sfruttamento consenziente - gli unici anno. Se l´editoria si riprenderà o se nel radio-televisivo sarà a degnarti di uno sguardo saranno al massimo gli addetti dato più spazio all’informazione. Magari ci salverà la nuova alle pulizie. I giornalisti, quelli con la g maiuscola, quelli che frontiera del giornalismo telematico. In ogni caso, noi spesi sono formati per strada, quelli vecchio stampo insomma, riamo che ce la caviamo. Ernesto Mugione non possono certo abbassarsi al livello di un pivellino come te.Il quadro, però, non può essere così nero come sembra. Quanto ancora possono lavorare questi Giornalisti? Dovranno pur andare in pensione, no? Quando accadrà le redazioni saranno, forse, un posto Questo numero speciale di Inchiostro è stato realizzato in temmigliore perché saranno popolate, per po reale durante la visita dei commissari dell’Ordine dei giorla maggior parte, da giornalisti prove- nalisti, incaricati della valutazione del master. nienti dalle tanto incomprese scuole I praticanti della scuola sono Marco Borrillo, Paola Cacace, Aldi giornalismo. berto Canonico, Anna Elena Caputano, Marco Cavero, LudoviPer carità, la scuola non sarà la ca Criscitiello, Raffaele de Chiara, Emanuele De Lucia, Angestrada. Ma almeno per strada non lo De Nicola, Gennaro Di Biase, Alessandro Di Liegro, Anna trovi questi esseri mitologici - i tutor Lucia Esposito, Cristiano Marco Giulio Faranna, Antonio Fra- per metà umani e per l´altra pendoli scadore, Egidio Lofrano, Violetta Luongo, Lorenzo Marinelli, di orologi. Perchè loro non ti dicono Francesca Marra, Jessica Mariana Masucci, Ernesto Mugione, semplicemente: “No, il tuo articolo Pasquale Napolitano, Romolo Napolitano, Sergio Napolitano, non va bene”. Ti guardano dritto negli occhi e cominciano a oscillare la testa. Livio Pane, Enrico Parolisi, Annalisa Perla, Francesca RomalSta a te capire che è il caso di prendere do, Francesca Saccenti, Giulia Savignano ed Emanuela Vernetil tuo foglio, appallottolarlo onorevolmente e con ti. Direttore responsabile di Inchiostro è Pierluigi Camilli, con molta dignità lanciarlo nel cestino. Questa scena, il coordinamento redazionale a cura di Alfredo d’Agnese, Carla triste o comica a seconda dei punti di vista, può ri- Mannelli, Alessandra Origo e Guido Pocobelli Ragosta. Il coorpetersi più volte anche per lo stesso articolo. Dopo dinatore scientifico della scuola è Arturo Lando. Assistente al ore e ore di brainstorming con te stesso, pensi di coordinamento didattico è Rosario Scuotto. aver fatto un gran bel lavoro ma evidentemente non Più veloci dell’online figo. In fondo ti dà la possibilità di “raccontare il mondo in 40 righe”. Di questi tempi, però, fare il giornalista non è del tutto consigliabile. Strappare un contratto di collaborazione è di gran lunga più difficile che far passare un cammello e un ricco - contemporaneamente - per la cruna di un ago. Se scrivi - o pensi - troppo, poi, fanno di tutto per imbavagliarti.