hollande crolla, vince sarkozy. marine le pen sfiora il
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Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23.02.76 Anno lXiii n.68 mArtedì 24.03.2015 secoloditAliA.it EDITORIALE hollande crolla, vince sarkozy. marine le pen sfiora il 25 per cento La Francia svolta a destra. I 43 milioni di francesi chiamati alle urne per il primo turno delle elezioni dipartimentali, le ex cantonali (l’equivalente delle provinciali italiane), hanno decretato la fine della stagione di Hollande malgrado il tentativo di recupero tentato sull’onda della strage di Charlie Hebdo e la vittoria dell’Ump a guida Nicolas Sarkozy, che torna a essere il primo partito, con un risultato che, stando agli ultimi dati, ottiene quasi il 29,5 per cento. Il Front National sfiora il 25 per cento (con picchi del 27 per cento) e si conferma molto radicato nella società e tra le classi in passato sedotte dalla gauche. I socialisti devono accontentarsi del terzo posto con il 20 per cento. Non potendo cantare vittoria il primo ministro Manuel Valls esulta per il secondo posto del Front National e invita i francesi a fare fronte comune in vista del ballottaggio di domenica prossima per sbarrare il passo all’onda blu della bionda Marine. L’Ump conquista il primo posto inseguendo tematiche care al Front di Gloria Sabatini come la sicurezza e l’immigrazione (e grazie all’alleanza con il piccolo partito centrista, l’Udi). Il gran ritorno di Sarkozy, l’ex presidente della rupture, sopravvissuto a scandali e tormentare vicende personali, è dovuto a una mescolanza di temi forti, dalla revisione di Schengen alla linea dura sugli immigrati, che spostato il baricentro del partito gollista su posizioni dichiaratamente di destra. Il resto lo ha fatto il piglio di Sarko della prima campagna delle presidenziali, comizi in stile one-manshow e battute graffianti. Raggiante davanti alla stampa Sarkozy ha confermato di pensare nuovamente all’Eliseo puntando dritto alle presidenziali 2017. «L’alternanza si è ormai messa in moto, nulla la fermerà». Poi ha annunciato che al ballottaggio del prossimo 29 marzo «non ci sarà alcun accordo locale con il Front National» ma ha anche detto chiaramente che l’Ump non parteciperà al “Fronte repubblicano” (le alleanze con il Partito socialista funzione anti-Le Pen). «Il nostro obiettivo resta quello di confermare che il Front National è una forza anche a livello locale», ha detto la primogenita di Jean-Marie Le Pen andando a votare al suo seggio a Henin-Beaumont nel nord della Francia. Obiettivo centrato. «Siamo il primo partito di Francia», dice Marine Le Pen, «socialisti solo terzi, col premier Valls che per il ballottaggio invita all’alleanza con Sarkozy contro il Front national». Un corteggiamento che però Sarkozy respinge al mittente. Di risultato storico parla il numero due del partito, Florian Philippot, «siamo soddisfatti, realizziamo un risultato assolutamente storico per il Front National. La nostra formazione è in testa perché gli altri sono aggregati». Il Front National ottiene il miglior risultato nella sua storia nelle elezioni locali, lo scrive il sito internet del quotidiano Le Monde. E se lo dice Le Monde. PRIMO PIANO 2 4 in FrAnciA vince lA destrA di governo. unA lezione per il centrodestrA itAliAno cAntAvA “bellA ciAo” e orA AmmAzzA i lAvorAtori: tsiprAs è già in ginocchio In Francia le elezioni dipartimentali hanno certificato la vittoria della destra di governo, dell’Ump nuovamente guidato da Nicolas Sarkozy e alleato con i centristi. Il centrodestra ha vinto al primo turno e si prepara a sbancare al ballottaggio, mentre i socialisti... Chiuse la campagna elettoralc, Alexis Tsipras. cantando Bella Ciao, o partigiano portami via. E tutti i “compagni” rimessi a nuovo, usciti dalla crisi in cui erano sprofondati, lo accompagnavano battendo le mani e saltellando. Un po’ di antifascismo... di Italo Bocchino di Girolamo Fragalà A chi lA mAgliA AzzurrA? A noi… mAncini bocciA conte sugli oriundi di Francesco Severini 6 E’ una frase che farà sicuramente discutere quella con cui Roberto Mancini, allenatore dell’Inter, ha commentato la scelta dell’allenatore della nazionale Conte di chiamare Vazquez e Eder, attaccanti naturalizzati di Sampdoria e Palermo, a indossare la maglia azzurra per la partita di qualificazione a Euro 2016 dell’Italia... 2 IN FRANCIA VINCE LA DESTRA DI GOVERNO. UNA LEZIONE PER IL CENTRODESTRA ITALIANO di Italo Bocchino In Francia le elezioni dipartimentali hanno certificato la vittoria della destra di governo, dell’Ump nuovamente guidato da Nicolas Sarkozy e alleato con i centristi. Il centrodestra ha vinto al primo turno e si prepara a sbancare al ballottaggio, mentre i socialisti del presidente François Hollande crollano e arrivano terzi dopo il Front National di Marine Le Pen, che sfonda numericamente arrivando a toccare il 25%, ma ancora una volta si ritrova con i voti in frigorifero e all’opposizione. Il voto francese deve far riflettere anche in Italia per almeno due ragioni. La più importante è che l’area alternativa alla sinistra conta sul consenso di oltre la metà dei francesi, così come accade in Italia. Quest’area, però, è irrimediabilmente divisa tra chi vuole allargare al centro, vincere e governare (Ump e Sarkozy) e chi preferisce la deriva populista per massimizzare il risultato elettorale pur sapendo che alla fine non riuscirà a governare (Le Pen). L’ex presidente della Repubblica ha riconquistato il partito e per vincere lo ha spostato a destra avvicinandolo alle posizioni del Front National, soprattutto in tema di identità nazionale e lotta all’immigrazione. I risultati francesi servono da lezione al centrodestra italiano, che ancora farebbe in tempo a ritrovarsi unito visto che il solco tra la destra di governo (Forza Italia e Area popolare) e quella più antagonista (Lega Nord e Fratelli d’Italia) non è così profondo come in Francia. Per vincere serve un programma costruttivo di governo, serve un solo centrodestra e non due destre, serve una coalizione sempre alternativa alla sinistra e non a corrente alternata come nel caso di Ncd e Udc. Le elezioni regionali potrebbero essere un primo passo per avviare una convergenza, dopo serve un lavoro per il programma comune. La coalizione anti-Renzi di Matteo Salvini e Giorgia Meloni ha il pregio di essere coerente, chiara e netta, a differenza della confusione di chi è di centrodestra e governa con la sinistra o di chi come è diviso tra filo-renziani e anti-renziani. Questa coalizione può diventare la fortuna o la disgrazia del centrodestra: sarà la fortuna della coalizione se FI GUARDA AL VOTO FRANCESE: “A VINCERE SONO STATI I TEMI CARI ALLA DESTRA” di Redazione Il risultato elettorale ottenuto in Francia da Nicolas Sarkozy e da Marine Le Pen ha aperto il dibattito nel centrodestra italiano. «In Italia abbiamo lasciato la scena alla Lega e Forza Italia ha subìto mesi di blocco. Sarkozy ha fatto suoi i temi di una destra più dura, come immigrazione e sicurezza», ha detto Daniela Santanché. Intervenendo ad Agorà la parlamentare azzurra ha osservato che questi temi Forza Italia li ha «lasciati alla Lega: è stato un nostro errore. Abbiamo tralasciato temi fondamentali come famiglia, diritti e sicurezza. La Lega fa il suo e Forza Italia è venuta meno al suo credo. Dobbiamo riappropriarci di questi temi e ricordare che la percentuale di voti a sostegno del mio partito è sempre stata superiore alla Lega e che noi abbiamo sostenuto anche il cosiddetto salva-Lega». Dal canto suo, Maurizo Gasparri ha puntualizzato che «fermo restando il giudizio critico su Sarkozy di cui non dimentichiamo i sorrisini e il fallimento politico soprattutto per la vicenda libica, le elezioni locali francesi ci danno alcune indicazioni». Per il senatore azzurro «il successo delle diverse destre è dovuto in primo luogo alla totale incapacità dei socialisti al governo. Ump e Front National ottengono molti voti perché Hollande si è rivelato inadeguato. Alle presidenziali la sinistra è destinata a una clamorosa sconfitta. La Le Pen ottiene un cospicuo risultato ma non ha sfondato. L’Ump, invece, è arrivato con gli alleati al primo posto, perché rappresenta un centrodestra non estremista ma che ha saputo interpretare con rigore e determinazione i temi della sicurezza che oggi preoccupano i francesi e tutta la comunità internazionale». Dalla Francia, quindi per Gasparri «giunge una lezione anche per noi. In Italia un centrodestra solido, deciso e non estremista può tornare a vincere se su famiglia, lotta al terrorismo, contrasto all’immigrazione parlerà un linguaggio chiaro e non sarà succube del politicamente corretto. Virus che talvolta continua a colpirlo. Forza Italia – ha concluso – MARTEDì 24.03.2015 costringerà Berlusconi, Alfano e Casini ad avere una linea più netta contro Renzi e la sinistra, spostandoli anche programmaticamente su alcuni temi, quali immigrazione e sicurezza. Sarà invece la disgrazia se dovesse portare alla nascita di due destre come in Francia, condannando probabilmente entrambe all’opposizione. L’altra grande lezione che viene d’oltralpe è la necessità di far nascere in Italia un soggetto di centrodestra moderato e di governo simile all’Ump, che sia un partito o una federazione o un’unione, capace di unire da Berlusconi a Fitto, da Alfano a Casini e a quegli elettori che a suo tempo scelsero Alleanza Nazionale come forza moderata di governo e che oggi – a differenza di altri elettori che votavano An – non si riconoscono nella destra populista e antieuropea. A quel punto le due aree del centrodestra potrebbero trovare una sintesi tra europeisti acritici e antieuropeisti, tra estremisti e tolleranti sul tema dell’immigrazione e fare il miracolo di dar vita ad una piattaforma programmatica che torni ad essere maggioritaria, vincente e di governo. E’ questa la vera scommessa del centrodestra italiano. dovrà interpretare con una linea di attacco politico questa esigenza, perché non saranno Renzi e il Pd a fornire le risposte sul piano economico dell’identità nazionale, della sicurezza che oggi la storia impone». Per Mariastella Gelmini, vicecapogruppo vicario di Forza Italia alla Camera, «la risposta degli elettori francesi non è stata diversa, per alcuni versi, da quella degli elettori di altri Paesi, compresa la Grecia: nessuno oggi chiede di uscire dall’Europa, ma in molti chiedono politiche di sicurezza e di contrasto all’immigrazione illegale più incisive». A questa linea, ha proseguito, «si ispira Forza Italia e contro questa linea hanno finora operato i governi di centrosinistra, compreso quello guidato da Renzi. Gli elettori francesi hanno confermato il desiderio di essere governati da forze moderate ed europeiste. Oggi in Francia, domani, sono sicura, in Italia». Mentre per Matteo Salvini, leader della Lega, «quello del Front National di Marine Le Pen è il miglior risultato elettorale alle amministrative di sempre, dunque credo che meglio di così quel partito non potesse fare». MARTEDì 24.03.2015 CANTAVA “BELLA CIAO” E ORA AMMAZZA I LAVORATORI: TSIPRAS È GIÀ IN GINOCCHIO di governo il passo è difficile. Facile parlare e sparlare, facile promettere il paradiso politico al posto dell’inferno economico. Più difficile, molto più difficile andare nel concreto, far tornare i conti e soprattutto tenere testa alla Merkel. Ecco che Tsi- pras, alla prima occasione, alza bandiera bianca e si arrende, diventa un agnellino, disarma i suoi fan e si consegna all’odiata Europa, nonché alla Cancelliera di ferro, rimediando una pessima figura. Minacciava fuoco e fiamme, Tsipras. Poi ha deciso di portare un bel compitino alla Merkel, da shock per i suoi elettori: sarà innalzata ll’età pensionabile a 67 anni, verrà aumentata l’Iva, cresceranno le tasse su alcuni prodotti, aumenterà il prezzo delle sigarette. Una botta. Sono questi i punti cruciali delle riforme che ha in mente per farsi dare una carezza dalla Merkel. Anche i lavoratori greci, quindi, dovrebbero andare in pensione a 67 anni; mentre la pensione a 62 dovrebbe valere soltanto per coloro che a quella età abbiano già lavorato 40 anni. Il provvedimento mostra un passo indietro di Tsipras rispetto alle promesse elettorali: il partito del premier, Syriza, aveva infatti garantito che non avrebbe toccato il sistema previdenziale. un centinaio di militanti di Blocco studentesco e CasaPound». «Lo sgombero – spiega il vicepresidente di CasaPound Italia – è avvenuto senza nessun preavviso e con modalità molto dubbie visto anche il clima di illegalità diffusa che caratterizza le altre assegnazioni presenti nel quartiere». Occupato nel 2006, di proprietà dell’Ater, l’azienda territoriale per l’edilizia residenziale del Comune di Roma, ex-Iacp, guidata dagli architetti Daniel Modigliani, oggetto di un’interrogazione al senato da parte di Domenico Gramazio, e Claudio Rosi, oggetto di una sentenza della Corte dei Conti regionale del Lazio, entrambi nominati da Zingaretti, la sezione di piazza Perin del Vaga è uno spazio di 20 metri quadrati, senza bagno né luce, situato in una piazza in cui sono assegnati decine di altri locali Ater di centinaia di metri quadri. Locali di cui l’Ater stessa aveva chiarito che se non fossero stati utilizzati per esercizi commerciali sarebbe stata revocata l’assegnazione. E invece sono tutti sistematicamente chiusi senza che la cosa sembri costituire un problema «L’unico locale che si è ritenuto di dover sgomberare è il nostro, ovvero l’unico restituito al quartiere, che non ha mai dato un problema, in cui si facevano regolarmente attività di volontariato e cultura – contesta Andrea Antonini. – In una città come Roma costellata di campi rom e dove impera lo scandalo di affittopoli attaccano proprio chi fa volontariato». Il vicepresidente di CasaPound Italia non parla a vanvera ma elenca dati e cifre che inchiodano l’amministrazione alle proprie responabilità: «a Roma ci sono 571 immobili con affitti bloccati da 15 anni, un’evasione annua di 8 milioni l’anno nonostante i canoni ridicoli, più 17,5 milioni di bollette non pagate. E il problema del Comune di Roma è sgomberare una sede di CasaPound Italia che era diventata un centro di aggregazione e di solidarietà nel quartiere? In una città in cui rom e clandestini fanno dell’abusivi- smo e dell’illegalità una norma di vita, si preferisce sgomberare uno spazio in cui alcuni giovani italiani hanno prodotto per anni decine di attività nel campo del sociale. Una scelta emblematica – conclude Antonini – da cui ci sarà da trarre tutte le conseguenze politiche del caso». «Oggi Marino e Zingaretti hanno sgomberato uno spazio Ater occupato. Un appartamento rubato da uno zingaro ad una vecchia pensionata? Una casa sottratta ad una famiglia italiana da qualche immigrato clandestino? Un centro sociale tramutato in una discoteca illegale? No – dice Simone Di Stefano vicepresidente di CasaPound Italia – 20 metri quadri senza bagno e acqua dove i ragazzi italiani del Blocco Studentesco facevano non solo politica, ma cultura e solidarietà concrete». di Girolamo Fragalà Chiuse la campagna elettoralc, Alexis Tsipras. cantando Bella Ciao, o partigiano portami via. E tutti i “compagni” rimessi a nuovo, usciti dalla crisi in cui erano sprofondati, lo accompagnavano battendo le mani e saltellando. Un po’ di antifascismo militante non guasta mai nei comizi “rossi”, anche se si tratta di un rosso sbiadito o presunto tale. Ma sì, vinciamo le elezioni puntando il dito contro i nemici interni, facciamo credere che sono i nipotini della stagione dei Colonnelli, mostriamoci duri con la Merkel e il gioco è fatto. Ma soprattutto riempiamo di false promesse il popolo greco, che ha bisogno di aggrapparsi a qualcosa, persino a uno come Tsipras. Dalla vittoria all’azione 3 SGOMBERO PER CASAPOUND, COCCOLE A ROM E CLANDESTINI di Roberto Frulli Tutelano e coccolano i rom, ma sgomberano a manganellate i ragazzi di Casapound che fanno volontariato. E’ la folle contraddizione tutta italiana che si è concretizzata, per l’ennesima volta, lunedì mattina a Roma con lo sgombero, da parte dei vertici dell’Ater, della sede del Blocco Studentesco e di CasaPound Italia di piazza Perin del Vaga, al quartiere Flaminio, zona Roma Nord, a due passi dallo Stadio Olimpico. Un locale che i ragazzi di CasaPound hanno utilizzato fra l’altro come centro di raccolta per gli aiuti che i volontari dell’organizzazione hanno portato ripetutamente ai terremotati abruzzesi ed emiliani in una delle loro tante attività di volontariato in giro per il mondo. «Hanno messo in piedi un imponente schieramento di forze dell’ordine che si è concentrato davanti alla nostra sezione di piazza Perin Del Vaga – rivela Andrea Antonini vicepresidente di CasaPound Italia – Per prendere possesso dello stabile la polizia ha caricato i militanti che erano erano arrivati da tutta Roma per opporsi pacificamente allo sgombero . Al momento fuori dalla sezione ci sono ancora forze dell’ordine e 4 MARTEDì 24.03.2015 VANESSA: TORNEREMO IN SIRIA. GIORGIA MELONI E SALVINI: RESTITUITE PRIMA I SOLDI di Romana Fabiani Tornerà in Siria? Così si lascia scappare Vanessa Marzullo in una lunga intervista a Repubblica nella quale si lamenta di vivere da due mesi come in una prigione. «Non ho nessun altro senso di colpa se non quello di avere fatto preoccupare le persone che mi vogliono bene e, ovviamente, anche l’Italia. Abbiamo ringraziato lo Stato, senza il cui intervento non sarei qui in questo momento», dice Vanessa, una delle due volontarie italiane rapite e liberate in Siria lo scorso 15 gennaio. «In questi due mesi è come se mi fossi riparata dentro un guscio: da una parte è stato istinto di auto-protezione. Dall’altra anche un po’ di vergogna, ma non come la intendono tutti quelli che ci hanno buttato addosso palate di fango. La vergogna – continua lo sfogo di Vanessa dalle colonne del quotidiano diretto da Ezio Mauro – è andare in giro e vedere che uno ti guarda in faccia con l’aria di chi pensa “Eccola, adesso è qua. Beata e tranquilla. Ma se non c’era lo Stato che pagava… Se non c’eravamo noi cittadini che pagavamo…”». E ha ragione. Per questo quando dice apertamente di voler tornare in Siria si scatenano le repliche piccate dei politici e del popolo del web. «Siamo andate in Siria da volontarie con il progetto per il quale abbiamo lavorato per quasi tre anni. Non era il primo viaggio in Siria e non sarà l’ultimo…», dice Vanessa parlando anche a nome di Greta, al polso ha un braccialetto di gomma con la bandiera della Siria. Sono passati oltre due mesi dalla liberazione di Greta e Vanessa: era il 15 gennaio. Da allora le due volontarie, rapite il 31 luglio 2014 ad Aleppo dagli jihadisti, non hanno mai parlato. Adesso Vanessa rompe il silenzio scatenando nuove polemiche. «Vanessa e Greta vogliono tornare in Siria? Prima restituiscano agli italiani tutti i soldi che lo Stato ha speso per loro. E, vista la scelta consapevole delle due, mi auguro che questa volta, in caso di nuovo rapimento, il governo non voglia pagare un nuovo riscatto». È il commento tranchant del presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, affidato a Facebook. «Incredibile. Ragazze se volete far volontariato fate volontariato vicino a casa vostra perché in Siria c’è la guerra…», è il commento caustico di Matteo Salvini parlando a Radio Padania. «Altrimenti – ha aggiunto – facciamo una bella colletta e paghiamo loro un biglietto di solo andata, e i loro genitori firmano un documento che in caso di guai poi pagano loro le spese e non il popolo italiano… ». Vanessa Marzullo dice a Repubblica che lei e l’altra rapita tornano in Siria? «È un insulto ai cittadini con i cui soldi fu pagato il riscatto», taglia corto su Twitter Maurizio Gasparri. NON LO VUOLE PIÙ NESSUNO. PISAPIA SI ARRENDE: NON MI RICANDIDO A SINDACO sono più un totem e hanno perso ul- di Giovanna Taormina Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia ha gettato la spugna: non si candiderà per un secondo mandato. Per coerenza, ha detto. In realtà con questa decisione ha ammesso implicitamente il suo fallimento e l’incapacità della sinistra di saper amministrare una città come Milano. L’annuncio, che ha posto fine ai rumors sulla sua candidatura per una nuova “giunta arancione” nel 2016 è arrivato inatteso, in una conferenza stampa indetta in pieno pomeriggio domenicale, a palazzo Marino. Pisapia, maglione color tortora, polo blu e jeans, senza tradire emozioni, ha esternato la sua decisione, presa in “assoluta autonomia”, “senza averne parlato a livello nazionale” e “senza pressioni dai partiti”, anche se qualche “invito affettuoso” a riprovarci, ha detto, è venuto. Una decisione, presa, ha tenuto a precisare non per timamente un poco di credibilità». Ed è proprio colui che Pisapia sconfisse alle primarie tra i primi farsi sentire. «Mi auguro che Milano non perda il contributo, culturale e politico, di una personalità come la sua», ha scritto stanchezza o delusione, ma “per coerenza” con quanto aveva dichiarato dalla campagna elettorale che lo aveva portato alla vittoria su Letizia Moratti. «Ho sempre detto che avrei fatto un solo mandato – ha ricordato – anche perché volevo che a Milano crescesse una classe dirigente di sinistra capace di governare la città» e la comunicazione ufficiale è venuta domenica «proprio per dare il tempo perché ci si ricompatti». In realtà, in vento è cambiato e la sinistra che lo aveva sostenuto quattro anni fa non c’è più. E poi deve fare i conti con tutti i fallimenti della sua giunta. Nessuna concessione alle ipotesi sulla sua successione: «Credo che parlare adesso di candidature sia la cosa più sbagliata in assoluto, credo che questo sia il momento di parlare di progetti». In assenza di una convergenza nello schieramento su un solo soggetto, secondo Pisapia, le primarie rimangono uno strumento utile, per “scegliere dal basso” anche se «non l’ex assessore “licenziato” da Pisapia, Stefano Boeri che nelle primarie fu fortemente sostenuto dal Pd. Boeri non ha esitato a ricordare anche i contrasti con il sindaco: «Con Giuliano Pisapia ho condiviso i momenti bellissimi della campagna elettorale del 2010 e gli aspri conflitti successivi, soprattutto riguardo ad Expo e alla visione della Milano che sarà». 5 MARTEDì 24.03.2015 «TI PRESENTO L’ASSESSORA». E LA BOLDRINI DISSE A MARINO: «GRAZIE DI ESISTERE» di Silvano Moffa Basta poco a Ignazio Marino per riuscire simpatico alla Boldrini e riceverne pubbliche lodi. E’ bastato che il sindaco, accolto davanti al museo dell’Ara pacis, nel presentare Alessandra Cattoi, usasse l’appellativo “assessora”, per mandare in brodo di giuggiole il presidente della Camera. “Bravo Ignazio, siamo fieri di te”. Fieri e contenti perché il Nostro, a dispetto della Accademia della Crusca, ha usato quel che, con vilipendio di purismo linguistico, viene ormai chiamato “linguaggio di genere”. Ossia una sorta di linguaggio al femminile, la “a” al posto della “o”, anche quando, con filologico rispetto, non se ne comprende la ragione. Siamo ormai al ridicolo. E se provi ad obiettare qualcosa, se avanzi qualche dubbio e tenti di spiegare che la lingua non è un frullatore nel quale puoi mettere tutto secondo i gusti, che l’idioma non è un accidenti della storia, ma racchiude la storia, la cultura dell’italico lessico, con le sue sfumature, la sua armoniosa bellezza, se, appunto, azzardi un punto di vista diverso, ecco che rischi di passare per parruccone, passatista e , finanche, maschilista. Eppure la lingua è un patrimonio da difendere e tutelare «Nessun disgelo con Washington», ma soltanto «una conversazione con uguaglianza di condizioni e con rispetto». A oltre tre mesi dal quel 17 dicembre che – per molti – ha segnato una svolta nelle relazioni tra Stati Uniti e Cuba, Aleida Guevara frena gli entusiasmi. Pediatra a l’Avana, attivista dei diritti umani e figlia di Ernesto Che Guevara, lei che da sempre chiama zio il Lider maximo Fidel Castro, precisa che Barack Obama è un «nemico», anche se «molto più intelligente» di George Bush. Tutto è iniziato con uno scambio di prigionieri storici arrivato dopo lunghe e riservate trattative alle quali ha contribuito anche il Vati- IL BIMBO MALATO DI CANCRO È GUARITO: AVEVANO RAGIONE I GENITORI “IN FUGA” di Giorgio Sigona proprio dalle scorribande di chi ne altera il senso, ne svuota il significato, ne svilisce il valore. In questo ritorno di femminismo retrò, alla Boldrini, si nasconde tanta ipocrisia e una vacua forma di protagonismo. Entrambe, a ben vedere, dannose per le donne e finanche irrispettose per il ruolo del genere femminile. Tra le tante stupidaggini fiorite sulla bocca della Boldrini ce n’è un’altra che vale la pena raccontare. All’inquilina di Montecitorio non piacciono gli spot pubblicitari dove le donne stanno ai fornelli e tutti gli altri sul divano. E sapete perché? Perché , dice , “Certe pubblicità che noi consideriamo normali, normali non sono”. Questi spot “propongono uno schema e un assetto della famiglia non rispettoso dei ruoli all’interno delle famiglie, in cui ciascuno fa la sua parte”. Ci mancava anche questa. Come se, a ruoli invertiti, lo spot con un uomo ai fornelli fosse una offesa per il genere maschile. E il rispetto verso la donna, valore questo sì da rafforzare e esaltare, si possa ridurre a una questione di fornelli o a una puntata del “Cuoco in famiglia”. LA FIGLIA DI CHE GUEVARA: MA QUALE DISGELO, OBAMA È UN NEMICO DI CUBA di Franco Bianchini La notizia cano. Quindi l’annuncio da parte dei presidenti Obama e Raul Castro, con la riapertura delle ambasciate e diverse iniziative, dalla cancellazione di Cuba dalla lista statunitense dei Paesi fiancheggiatori del terrorismo ai voli diretti da L’Avana per New Orleans e New York. Innegabili passi avanti sui quali però pesa la situazione del Venezuela: il governo bolivariano di Nicolas Maduro, alleato di Cuba, deve fronteggiare un forte malcontento popolare per la crisi economica e denuncia ingerenze da Washington. Per Aleida Guevara americana l’amministrazione «ignora totalmente l’identità dei nostri popoli. E si comporta sempre con una prepotenza straordi- naria». «Dovremo aspettare questo famoso disgelo perché ancora non è successo nulla», sostiene Aleida Guevara da Courmayeur, dove è giunta per un incontro sulla figura del “Che” oggi e il futuro di Cuba dopo la fine dell’embargo. «Stiamo solo parlando e conversando attorno a un tavolo», aggiunge, ed «è già importante per noi, ma ancora non ci sono stati risultati. Se gli Stati Uniti sono disposti ad avere relazioni diplomatiche con Cuba allora devono togliere il blocco commerciale, altrimenti come si fanno ad avere delle relazioni?≥, si chiede la pediatra, primogenita nata 54 anni fa nell’isola caraibica dal secondo matrimonio del Che. «Non ha più il cancro». Lo hanno dichiarato al Sun i genitori di Ashya King, il bimbo malato di tumoreBritannico di cinque anni, dopo una vicenda legale internazionale è stato infatti sottoposto a una innovativa terapia con protoni a Praga. Brett King, padre del piccolo, ha dichiarato che una recente tac ha mostrato che non ci sono più i segni del tumore al cervello di cui era affetto. Ha commosso tutti la storia del bimbo malato. La vicenda dei King ha attirato l’attenzione dei media di tutta Europa dopo che i genitori, la scorsa estate, erano fuggiti con Ashya dall’ospedale inglese di Southampton dove era in cura e lo avevano portato in Spagna per raccogliere i soldi necessari ad iniziare le costose terapie a Praga, non disponibili nel Regno Unito. I due sono stati arrestati perché lo avevano sottratto andando contro il parere dei medici britannici ma poi rilasciati in un caso che ha riconosciuto loro la libertà di sottoporre il figlio al trattamento medico più adatto. Le condizioni del bimbo sono migliorate in modo straordinario e ora è tornato ad una vita normale. Il padre ha raccontato che il piccolo è ora in fase di convalescenza, sta ricominciando a parlare e trascorre la riabilitazione nella casa di famiglia in Spagna, insieme ai suoi fratelli: «È una notizia incredibile. Siamo assolutamente felicissimi. Vale tutto quello che abbiamo passato, perché le cose per Ashya stanno funzionando». 6 A CHI LA MAGLIA AZZURRA? A NOI… MANCINI BOCCIA CONTE SUGLI ORIUNDI MARTEDì 24.03.2015 di Francesco Severini E’ una frase che farà sicuramente discutere quella con cui Roberto Mancini, allenatore dell’Inter, ha commentato la scelta dell’allenatore della nazionale Conte di chiamare Vazquez e Eder, attaccanti naturalizzati di Sampdoria e Palermo, a indossare la maglia azzurra per la partita di qualificazione a Euro 2016 dell’Italia con la Bulgaria e la successiva amichevole con l’Inghilterra. “La nazionale italiana deve essere italiana” dice Mancini bocciando l’apertura del ct Conte agli oriundi. “Penso che un giocatore italiano meriti di giocare in nazionale, mentre chi non è nato in Italia, anche se ha dei parenti, credo non lo meriti. E’ la mia opinione”. Un’uscita destinata a riaprire l’acceso dibattito sul calcio italiano incapace di valorizzare le proprie risorse. Mancini ha anche chiarito che bisognerà vedere alla prova la Nazionale di Conte con dentro i due nuovi arrivi: “La Germania ha vinto un Mondiale così? Ma i loro giocatori sono nati in Germania…”, ha concluso. L’allenatore del Palermo Beppe Iachini ha difeso il suo attaccante Vazquez (originario dell’Argentina) dalle critiche di chi non vorrebbe vederlo in Nazionale: “Vazquez convocato da Antonio Conte? Non vedo perché no, sua madre è italiana, più ita- liano di lui… È chiaro che sarebbe meglio avere giocatori nati in Italia, ma se ci sono giocatori come lui che sentono comunque l’appartenenza alla maglia azzurra non vedo dove stia il problema”. Il brasiliano Eder, per il quale stravedono i tifosi della Sampdoria, ha il passaporto italiano grazie a un bisnonno che viveva nella Marca trevigiana. Saranno i due “oriundi” a dare nuova linfa al calcio italiano (che non piega la propria arte e la propria cultura a fini politici. Alcuni di questi si muovono nel sottobosco napoletano a tinte arancioni con l’aria di chi ha ricevuto un mandato divino: asservire la libertà degli artisti per creare, strumentalmente, un lasciapassare popolare attorno ad una causa politica. Novelli Mangiafuoco cui dell’arte, intimamente, gliene frega nella misura in cui riesce ad ingrossare il proprio conto in banca e garantire l’auge al proprio protettore. Dura la vita degli artisti, quelli veri. Quelli che sono intrinsecamente, ontologicamente liberi ed indipendenti, quanto libera e indipendente è l’arte e la loro visione del mondo, della vita, delle cose, del trascendentale. «L’artista – scrive Freud, che dedicò ampi ed affascinanti studi alla psicoana- lisi dell’arte – è, originariamente, un uomo che si distoglie dalla realtà giacché non può adattarsi a quella rinuncia dell’appagamento delle pulsioni che la realtà inizialmente esige, e lascia che i suoi desideri di amore e di gloria si realizzino nella vita di fantasia. Egli trova però la via per ritornare dal mondo della fantasia nella realtà in quanto, grazie a particolari attitudini, traduce le sue fantasie in una nuova specie di cose vere, che vengono accettate dagli uomini come preziose raffigurazioni della realtà. Così, in certo modo, egli diventa veramente l’eroe, il re, il creatore, il prediletto, ciò che egli bramava di divenire e questo senza percorrere la faticosa e tortuosa via della trasformazione effettiva del mondo esterno». Preziose raffigurazioni della realtà, questi sono i doni che gli artisti fanno all’umanità. Vanno preservati, gli artisti, perché è grazie alle loro rappresentazioni se riusciamo a leggere con occhi diversi quello che ci circonda e che ci accade; perché arricchiscono la nostra anima e la nostra mente; perché attraverso le loro creazioni siamo meno soli; perché nel corso dei secoli ci hanno lasciato cose meravigliose. È per questi motivi che risultano incomprensibili e ignoranti le accuse rivolte – da una sparuta minoranza, ma non per questo meno fastidiose – in questi giorni a Barra, Avitabile e Lanzetta. Ma gli artisti, invece, hanno dalla loro i ribelli. E la differenza tra un esercito di soldati, pagati, ed un esercito di ribelli, liberi, è che i ribelli possono vincere. Perché chi è libero non ha paura. Di niente. Direttore Editoriale Italo Bocchino Redazione via della Scrofa 39 - 00186 Roma 06 68817503 [email protected] farà a meno di Pirlo e De Rossi) sul modello della nazionale tedesca che ha aperto le porte a sei giocatori “tedeschi” di seconda generazione? È presto per dirlo. Intanto il dibattito sull’Italia “melting’gol” è aperto, aspettando il fischio dell’arbitro il 28 marzo. AVITABILE, BARRA E LANZETTA IN CAMPO PER IL LIBRO DI LETTIERI. SCOPPIA L’INFERNO di Tiberio Brunetti A giudicare da come una parte dei sostenitori della rivoluzione arancione abbia mal digerito la presenza di alcuni tra i più noti e amati artisti napoletani – da Enzo Avitabile a Peppe Barra, passando per Peppe Lanzetta – alla presentazione dell’autobiografia di Gianni Lettieri, sono opportune alcune riflessioni sulla manipolazione strumentale dell’arte ai fini del consenso politico. I protagonisti di questo processo sono, parafrasando Edoardo Bennato, gli impresari di partito. Razza particolare. Sdoganatori su commissione degli artisti. Cresciuti con la convinzione di essere alternativamente San Pietro o Caronte e di poter aprire la porte del Paradiso, o traghettare all’Inferno, chi Editore SECOLO D’ITALIA SRL Fondatore Franz Turchi Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Ugo Lisi (Vicepresidente) Antonio Giordano (AD) Italo Bocchino Antonio Tisci Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23.02.76 Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Vicecaporedattore Francesco Signoretta Amministrazione via della Scrofa 39 - 00186 Roma 06 68817503 [email protected] Abbonamenti via della Scrofa 39 - 00186 Roma 06 68817503 [email protected]