hollande crolla, vince sarkozy. marine le pen sfiora il

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hollande crolla, vince sarkozy. marine le pen sfiora il
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23.02.76
Anno lXiii n.68
mArtedì 24.03.2015
secoloditAliA.it
EDITORIALE
hollande crolla, vince sarkozy. marine le pen sfiora il 25 per cento
La Francia svolta a destra. I 43 milioni di francesi chiamati alle
urne per il primo turno delle elezioni dipartimentali, le ex cantonali (l’equivalente delle provinciali italiane), hanno decretato
la fine della stagione di Hollande malgrado il tentativo di recupero tentato sull’onda della strage di Charlie Hebdo e la vittoria
dell’Ump a guida Nicolas Sarkozy, che torna a essere il primo
partito, con un risultato che, stando agli ultimi dati, ottiene
quasi il 29,5 per cento. Il Front National sfiora il 25 per cento
(con picchi del 27 per cento) e si conferma molto radicato nella
società e tra le classi in passato sedotte dalla gauche. I socialisti
devono accontentarsi del terzo posto con il 20 per cento. Non
potendo cantare vittoria il primo ministro Manuel Valls esulta
per il secondo posto del Front National e invita i francesi a fare
fronte comune in vista del ballottaggio di domenica prossima
per sbarrare il passo all’onda blu della bionda Marine. L’Ump
conquista il primo posto inseguendo tematiche care al Front
di Gloria Sabatini
come la sicurezza e l’immigrazione (e grazie all’alleanza con il
piccolo partito centrista, l’Udi). Il gran ritorno di Sarkozy, l’ex
presidente della rupture, sopravvissuto a scandali e tormentare vicende personali, è dovuto a una mescolanza di temi forti,
dalla revisione di Schengen alla linea dura sugli immigrati, che
spostato il baricentro del partito gollista su posizioni dichiaratamente di destra. Il resto lo ha fatto il piglio di Sarko della
prima campagna delle presidenziali, comizi in stile one-manshow e battute graffianti. Raggiante davanti alla stampa Sarkozy ha confermato di pensare nuovamente all’Eliseo
puntando dritto alle presidenziali 2017. «L’alternanza si è ormai
messa in moto, nulla la fermerà». Poi ha annunciato che al ballottaggio del prossimo 29 marzo «non ci sarà alcun accordo locale con il Front National» ma ha anche detto chiaramente che
l’Ump non parteciperà al “Fronte repubblicano” (le alleanze con
il Partito socialista funzione anti-Le Pen). «Il nostro obiettivo
resta quello di confermare che il Front National è una forza
anche a livello locale», ha detto la primogenita di Jean-Marie
Le Pen andando a votare al suo seggio a Henin-Beaumont nel
nord della Francia. Obiettivo centrato. «Siamo il primo partito
di Francia», dice Marine Le Pen, «socialisti solo terzi, col premier Valls che per il ballottaggio invita all’alleanza con Sarkozy
contro il Front national». Un corteggiamento che però Sarkozy
respinge al mittente. Di risultato storico parla il numero due
del partito, Florian Philippot, «siamo soddisfatti, realizziamo un
risultato assolutamente storico per il Front National. La nostra
formazione è in testa perché gli altri sono aggregati». Il Front
National ottiene il miglior risultato nella sua storia nelle elezioni locali, lo scrive il sito internet del quotidiano Le Monde.
E se lo dice Le Monde.
PRIMO PIANO
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in FrAnciA vince lA destrA di governo. unA
lezione per il centrodestrA itAliAno
cAntAvA “bellA ciAo” e orA AmmAzzA
i lAvorAtori: tsiprAs è già in ginocchio
In Francia le elezioni dipartimentali hanno
certificato la vittoria della destra di governo,
dell’Ump nuovamente guidato da Nicolas Sarkozy e alleato con i centristi. Il centrodestra ha
vinto al primo turno e si prepara a sbancare
al ballottaggio, mentre i socialisti...
Chiuse la campagna elettoralc, Alexis Tsipras. cantando Bella Ciao, o partigiano portami via. E tutti i “compagni” rimessi a
nuovo, usciti dalla crisi in cui erano sprofondati, lo accompagnavano battendo le
mani e saltellando. Un po’ di antifascismo...
di Italo Bocchino
di Girolamo Fragalà
A chi lA mAgliA AzzurrA? A noi… mAncini
bocciA conte sugli oriundi
di Francesco Severini
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E’ una frase che farà sicuramente discutere quella con
cui Roberto Mancini, allenatore dell’Inter, ha commentato la scelta dell’allenatore della nazionale Conte di
chiamare Vazquez e Eder, attaccanti naturalizzati di
Sampdoria e Palermo, a indossare la maglia azzurra
per la partita di qualificazione a Euro 2016 dell’Italia...
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IN FRANCIA VINCE LA DESTRA DI GOVERNO.
UNA LEZIONE PER IL CENTRODESTRA ITALIANO
di Italo Bocchino
In Francia le elezioni dipartimentali
hanno certificato la vittoria della
destra di governo, dell’Ump nuovamente guidato da Nicolas Sarkozy
e alleato con i centristi. Il centrodestra ha vinto al primo turno e si
prepara a sbancare al ballottaggio,
mentre i socialisti del presidente
François Hollande crollano e arrivano terzi dopo il Front National di
Marine Le Pen, che sfonda numericamente arrivando a toccare il
25%, ma ancora una volta si ritrova
con i voti in frigorifero e all’opposizione. Il voto francese deve far riflettere anche in Italia per almeno
due ragioni. La più importante è
che l’area alternativa alla sinistra
conta sul consenso di oltre la metà
dei francesi, così come accade in
Italia. Quest’area, però, è irrimediabilmente divisa tra chi vuole allargare al centro, vincere e governare
(Ump e Sarkozy) e chi preferisce la
deriva populista per massimizzare
il risultato elettorale pur sapendo
che alla fine non riuscirà a governare (Le Pen). L’ex presidente della
Repubblica ha riconquistato il partito e per vincere lo ha spostato a
destra avvicinandolo alle posizioni
del Front National, soprattutto in
tema di identità nazionale e lotta
all’immigrazione. I risultati francesi
servono da lezione al centrodestra
italiano, che ancora farebbe in
tempo a ritrovarsi unito visto che il
solco tra la destra di governo
(Forza Italia e Area popolare) e
quella più antagonista (Lega Nord
e Fratelli d’Italia) non è così profondo come in Francia. Per vincere
serve un programma costruttivo di
governo, serve un solo centrodestra e non due destre, serve una
coalizione sempre alternativa alla
sinistra e non a corrente alternata
come nel caso di Ncd e Udc. Le
elezioni regionali potrebbero essere un primo passo per avviare
una convergenza, dopo serve un
lavoro per il programma comune.
La coalizione anti-Renzi di Matteo
Salvini e Giorgia Meloni ha il pregio
di essere coerente, chiara e netta,
a differenza della confusione di chi
è di centrodestra e governa con la
sinistra o di chi come è diviso tra
filo-renziani e anti-renziani. Questa
coalizione può diventare la fortuna
o la disgrazia del centrodestra:
sarà la fortuna della coalizione se
FI GUARDA AL VOTO FRANCESE: “A VINCERE SONO STATI I TEMI CARI ALLA DESTRA”
di Redazione
Il risultato elettorale ottenuto in
Francia da Nicolas Sarkozy e da Marine Le Pen ha aperto il dibattito nel
centrodestra italiano. «In Italia abbiamo lasciato la scena alla Lega e
Forza Italia ha subìto mesi di blocco.
Sarkozy ha fatto suoi i temi di una
destra più dura, come immigrazione
e sicurezza», ha detto Daniela Santanché. Intervenendo ad Agorà la
parlamentare azzurra ha osservato
che questi temi Forza Italia li ha «lasciati alla Lega: è stato un nostro errore. Abbiamo tralasciato temi
fondamentali come famiglia, diritti e
sicurezza. La Lega fa il suo e Forza
Italia è venuta meno al suo credo.
Dobbiamo riappropriarci di questi
temi e ricordare che la percentuale
di voti a sostegno del mio partito è
sempre stata superiore alla Lega e
che noi abbiamo sostenuto anche il
cosiddetto salva-Lega». Dal canto
suo, Maurizo Gasparri ha puntualizzato che «fermo restando il giudizio
critico su Sarkozy di cui non dimentichiamo i sorrisini e il fallimento politico soprattutto per la vicenda
libica, le elezioni locali francesi ci
danno alcune indicazioni». Per il senatore azzurro «il successo delle diverse destre è dovuto in primo
luogo alla totale incapacità dei socialisti al governo. Ump e Front National ottengono molti voti perché
Hollande si è rivelato inadeguato.
Alle presidenziali la sinistra è destinata a una clamorosa sconfitta. La
Le Pen ottiene un cospicuo risultato
ma non ha sfondato. L’Ump, invece,
è arrivato con gli alleati al primo
posto, perché rappresenta un centrodestra non estremista ma che ha
saputo interpretare con rigore e determinazione i temi della sicurezza
che oggi preoccupano i francesi e
tutta la comunità internazionale».
Dalla Francia, quindi per Gasparri
«giunge una lezione anche per noi.
In Italia un centrodestra solido, deciso e non estremista può tornare a
vincere se su famiglia, lotta al terrorismo, contrasto all’immigrazione
parlerà un linguaggio chiaro e non
sarà succube del politicamente corretto. Virus che talvolta continua a
colpirlo. Forza Italia – ha concluso –
MARTEDì 24.03.2015
costringerà Berlusconi, Alfano e
Casini ad avere una linea più netta
contro Renzi e la sinistra, spostandoli anche programmaticamente
su alcuni temi, quali immigrazione
e sicurezza. Sarà invece la disgrazia se dovesse portare alla nascita
di due destre come in Francia, condannando probabilmente entrambe all’opposizione. L’altra
grande lezione che viene d’oltralpe
è la necessità di far nascere in Italia un soggetto di centrodestra
moderato e di governo simile all’Ump, che sia un partito o una federazione o un’unione, capace di
unire da Berlusconi a Fitto, da Alfano a Casini e a quegli elettori che
a suo tempo scelsero Alleanza Nazionale come forza moderata di
governo e che oggi – a differenza
di altri elettori che votavano An –
non si riconoscono nella destra
populista e antieuropea. A quel
punto le due aree del centrodestra
potrebbero trovare una sintesi tra
europeisti acritici e antieuropeisti,
tra estremisti e tolleranti sul tema
dell’immigrazione e fare il miracolo
di dar vita ad una piattaforma programmatica che torni ad essere
maggioritaria, vincente e di governo. E’ questa la vera scommessa del centrodestra italiano.
dovrà interpretare con una linea di
attacco politico questa esigenza,
perché non saranno Renzi e il Pd a
fornire le risposte sul piano economico dell’identità nazionale, della sicurezza che oggi la storia impone».
Per Mariastella Gelmini, vicecapogruppo vicario di Forza Italia alla Camera, «la risposta degli elettori
francesi non è stata diversa, per alcuni versi, da quella degli elettori di
altri Paesi, compresa la Grecia: nessuno oggi chiede di uscire dall’Europa, ma in molti chiedono politiche
di sicurezza e di contrasto all’immigrazione illegale più incisive». A questa linea, ha proseguito, «si ispira
Forza Italia e contro questa linea
hanno finora operato i governi di
centrosinistra, compreso quello guidato da Renzi. Gli elettori francesi
hanno confermato il desiderio di essere governati da forze moderate
ed europeiste. Oggi in Francia, domani, sono sicura, in Italia». Mentre
per Matteo Salvini, leader della
Lega, «quello del Front National di
Marine Le Pen è il miglior risultato
elettorale alle amministrative di
sempre, dunque credo che meglio
di così quel partito non potesse
fare».
MARTEDì 24.03.2015
CANTAVA “BELLA CIAO” E ORA AMMAZZA
I LAVORATORI: TSIPRAS È GIÀ IN GINOCCHIO
di governo il passo è difficile. Facile parlare e sparlare, facile
promettere il paradiso politico
al posto dell’inferno economico.
Più difficile, molto più difficile
andare nel concreto, far tornare
i conti e soprattutto tenere
testa alla Merkel. Ecco che Tsi-
pras, alla prima occasione, alza
bandiera bianca e si arrende, diventa un agnellino, disarma i
suoi fan e si consegna all’odiata
Europa, nonché alla Cancelliera
di ferro, rimediando una pessima figura. Minacciava fuoco e
fiamme, Tsipras. Poi ha deciso di
portare un bel compitino alla
Merkel, da shock per i suoi elettori: sarà innalzata ll’età pensionabile a 67 anni, verrà
aumentata l’Iva, cresceranno le
tasse su alcuni prodotti, aumenterà il prezzo delle sigarette.
Una botta. Sono questi i punti
cruciali delle riforme che ha in
mente per farsi dare una carezza dalla Merkel. Anche i lavoratori greci, quindi, dovrebbero
andare in pensione a 67 anni;
mentre la pensione a 62 dovrebbe valere soltanto per coloro che a quella età abbiano
già lavorato 40 anni. Il provvedimento mostra un passo indietro di Tsipras rispetto alle
promesse elettorali: il partito
del premier, Syriza, aveva infatti
garantito che non avrebbe toccato il sistema previdenziale.
un centinaio di militanti di
Blocco studentesco e CasaPound». «Lo sgombero – spiega
il vicepresidente di CasaPound
Italia – è avvenuto senza nessun
preavviso e con modalità molto
dubbie visto anche il clima di illegalità diffusa che caratterizza
le altre assegnazioni presenti
nel quartiere». Occupato nel
2006, di proprietà dell’Ater,
l’azienda territoriale per l’edilizia
residenziale del Comune di
Roma, ex-Iacp, guidata dagli architetti Daniel Modigliani, oggetto di un’interrogazione al
senato da parte di Domenico
Gramazio, e Claudio Rosi, oggetto di una sentenza della
Corte dei Conti regionale del
Lazio, entrambi nominati da Zingaretti, la sezione di piazza Perin
del Vaga è uno spazio di 20
metri quadrati, senza bagno né
luce, situato in una piazza in cui
sono assegnati decine di altri locali Ater di centinaia di metri
quadri. Locali di cui l’Ater stessa
aveva chiarito che se non fossero stati utilizzati per esercizi
commerciali sarebbe stata revocata l’assegnazione. E invece
sono tutti sistematicamente
chiusi senza che la cosa sembri
costituire un problema «L’unico
locale che si è ritenuto di dover
sgomberare è il nostro, ovvero
l’unico restituito al quartiere,
che non ha mai dato un problema, in cui si facevano regolarmente attività di volontariato
e cultura – contesta Andrea Antonini. – In una città come Roma
costellata di campi rom e dove
impera lo scandalo di affittopoli
attaccano proprio chi fa volontariato». Il vicepresidente di CasaPound Italia non parla a
vanvera ma elenca dati e cifre
che inchiodano l’amministrazione alle proprie responabilità:
«a Roma ci sono 571 immobili
con affitti bloccati da 15 anni,
un’evasione annua di 8 milioni
l’anno nonostante i canoni ridicoli, più 17,5 milioni di bollette
non pagate. E il problema del
Comune di Roma è sgomberare
una sede di CasaPound Italia
che era diventata un centro di
aggregazione e di solidarietà nel
quartiere? In una città in cui rom
e clandestini fanno dell’abusivi-
smo e dell’illegalità una norma
di vita, si preferisce sgomberare
uno spazio in cui alcuni giovani
italiani hanno prodotto per anni
decine di attività nel campo del
sociale. Una scelta emblematica
– conclude Antonini – da cui ci
sarà da trarre tutte le conseguenze politiche del caso».
«Oggi Marino e Zingaretti hanno
sgomberato uno spazio Ater occupato. Un appartamento rubato da uno zingaro ad una
vecchia pensionata? Una casa
sottratta ad una famiglia italiana
da qualche immigrato clandestino? Un centro sociale tramutato in una discoteca illegale?
No – dice Simone Di Stefano vicepresidente di CasaPound Italia – 20 metri quadri senza
bagno e acqua dove i ragazzi
italiani del Blocco Studentesco
facevano non solo politica, ma
cultura e solidarietà concrete».
di Girolamo Fragalà
Chiuse la campagna elettoralc,
Alexis Tsipras. cantando Bella
Ciao, o partigiano portami via. E
tutti i “compagni” rimessi a
nuovo, usciti dalla crisi in cui
erano sprofondati, lo accompagnavano battendo le mani e saltellando. Un po’ di antifascismo
militante non guasta mai nei comizi “rossi”, anche se si tratta di
un rosso sbiadito o presunto
tale. Ma sì, vinciamo le elezioni
puntando il dito contro i nemici
interni, facciamo credere che
sono i nipotini della stagione dei
Colonnelli, mostriamoci duri
con la Merkel e il gioco è fatto.
Ma soprattutto riempiamo di
false promesse il popolo greco,
che ha bisogno di aggrapparsi a
qualcosa, persino a uno come
Tsipras. Dalla vittoria all’azione
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SGOMBERO PER CASAPOUND, COCCOLE A ROM E CLANDESTINI
di Roberto Frulli
Tutelano e coccolano i rom, ma
sgomberano a manganellate i
ragazzi di Casapound che fanno
volontariato. E’ la folle contraddizione tutta italiana che si è
concretizzata, per l’ennesima
volta, lunedì mattina a Roma
con lo sgombero, da parte dei
vertici dell’Ater, della sede del
Blocco Studentesco e di CasaPound Italia di piazza Perin del
Vaga, al quartiere Flaminio, zona
Roma Nord, a due passi dallo
Stadio Olimpico. Un locale che i
ragazzi di CasaPound hanno utilizzato fra l’altro come centro di
raccolta per gli aiuti che i volontari dell’organizzazione hanno
portato ripetutamente ai terremotati abruzzesi ed emiliani in
una delle loro tante attività di
volontariato in giro per il
mondo. «Hanno messo in piedi
un imponente schieramento di
forze dell’ordine che si è concentrato davanti alla nostra sezione di piazza Perin Del Vaga –
rivela Andrea Antonini vicepresidente di CasaPound Italia – Per
prendere possesso dello stabile
la polizia ha caricato i militanti
che erano erano arrivati da tutta
Roma per opporsi pacificamente allo sgombero . Al momento fuori dalla sezione ci
sono ancora forze dell’ordine e
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MARTEDì 24.03.2015
VANESSA: TORNEREMO IN SIRIA. GIORGIA MELONI
E SALVINI: RESTITUITE PRIMA I SOLDI
di Romana Fabiani
Tornerà in Siria? Così si lascia
scappare Vanessa Marzullo in
una lunga intervista a Repubblica nella quale si lamenta di
vivere da due mesi come in
una prigione. «Non ho nessun
altro senso di colpa se non
quello di avere fatto preoccupare le persone che mi vogliono bene e, ovviamente,
anche l’Italia. Abbiamo ringraziato lo Stato, senza il cui intervento non sarei qui in questo
momento», dice Vanessa, una
delle due volontarie italiane
rapite e liberate in Siria lo
scorso 15 gennaio. «In questi
due mesi è come se mi fossi riparata dentro un guscio: da
una parte è stato istinto di
auto-protezione.
Dall’altra
anche un po’ di vergogna, ma
non come la intendono tutti
quelli che ci hanno buttato addosso palate di fango. La vergogna – continua lo sfogo di
Vanessa dalle colonne del
quotidiano diretto da Ezio
Mauro – è andare in giro e vedere che uno ti guarda in faccia con l’aria di chi pensa
“Eccola, adesso è qua. Beata e
tranquilla. Ma se non c’era lo
Stato che pagava… Se non
c’eravamo noi cittadini che pagavamo…”». E ha ragione. Per
questo quando dice apertamente di voler tornare in Siria
si scatenano le repliche piccate dei politici e del popolo
del web. «Siamo andate in Siria
da volontarie con il progetto
per il quale abbiamo lavorato
per quasi tre anni. Non era il
primo viaggio in Siria e non
sarà l’ultimo…», dice Vanessa
parlando anche a nome di
Greta, al polso ha un braccialetto di gomma con la bandiera della Siria. Sono passati
oltre due mesi dalla liberazione di Greta e Vanessa: era il
15 gennaio. Da allora le due
volontarie, rapite il 31 luglio
2014 ad Aleppo dagli jihadisti,
non hanno mai parlato.
Adesso Vanessa rompe il silenzio scatenando nuove polemiche. «Vanessa e Greta vogliono
tornare in Siria? Prima restituiscano agli italiani tutti i soldi
che lo Stato ha speso per loro.
E, vista la scelta consapevole
delle due, mi auguro che questa volta, in caso di nuovo rapimento, il governo non voglia
pagare un nuovo riscatto». È il
commento tranchant del presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia
Meloni,
affidato
a
Facebook. «Incredibile. Ragazze se volete far volontariato
fate volontariato vicino a casa
vostra perché in Siria c’è la
guerra…», è il commento caustico di Matteo Salvini parlando a Radio Padania.
«Altrimenti – ha aggiunto – facciamo una bella colletta e paghiamo loro un biglietto di solo
andata, e i loro genitori firmano un documento che in
caso di guai poi pagano loro le
spese e non il popolo italiano…
». Vanessa Marzullo dice a Repubblica che lei e l’altra rapita
tornano in Siria? «È un insulto
ai cittadini con i cui soldi fu pagato il riscatto», taglia corto su
Twitter Maurizio Gasparri.
NON LO VUOLE PIÙ NESSUNO. PISAPIA SI ARRENDE: NON MI RICANDIDO A SINDACO
sono più un totem e hanno perso ul-
di Giovanna Taormina
Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia
ha gettato la spugna: non si candiderà per un secondo mandato. Per
coerenza, ha detto. In realtà con questa decisione ha ammesso implicitamente il suo fallimento e l’incapacità
della sinistra di saper amministrare
una città come Milano. L’annuncio,
che ha posto fine ai rumors sulla sua
candidatura per una nuova “giunta
arancione” nel 2016 è arrivato inatteso, in una conferenza stampa indetta in pieno pomeriggio
domenicale, a palazzo Marino. Pisapia, maglione color tortora, polo blu
e jeans, senza tradire emozioni, ha
esternato la sua decisione, presa in
“assoluta autonomia”, “senza averne
parlato a livello nazionale” e “senza
pressioni dai partiti”, anche se qualche “invito affettuoso” a riprovarci, ha
detto, è venuto. Una decisione,
presa, ha tenuto a precisare non per
timamente un poco di credibilità». Ed
è proprio colui che Pisapia sconfisse
alle primarie tra i primi farsi sentire.
«Mi auguro che Milano non perda il
contributo, culturale e politico, di una
personalità come la sua», ha scritto
stanchezza o delusione, ma “per coerenza” con quanto aveva dichiarato
dalla campagna elettorale che lo
aveva portato alla vittoria su Letizia
Moratti. «Ho sempre detto che avrei
fatto un solo mandato – ha ricordato
– anche perché volevo che a Milano
crescesse una classe dirigente di sinistra capace di governare la città» e
la comunicazione ufficiale è venuta
domenica «proprio per dare il tempo
perché ci si ricompatti». In realtà, in
vento è cambiato e la sinistra che lo
aveva sostenuto quattro anni fa non
c’è più. E poi deve fare i conti con tutti
i fallimenti della sua giunta. Nessuna
concessione alle ipotesi sulla sua
successione: «Credo che parlare
adesso di candidature sia la cosa più
sbagliata in assoluto, credo che questo sia il momento di parlare di progetti». In assenza di una convergenza
nello schieramento su un solo soggetto, secondo Pisapia, le primarie rimangono uno strumento utile, per
“scegliere dal basso” anche se «non
l’ex assessore “licenziato” da Pisapia,
Stefano Boeri che nelle primarie fu
fortemente sostenuto dal Pd. Boeri
non ha esitato a ricordare anche i
contrasti con il sindaco: «Con Giuliano Pisapia ho condiviso i momenti
bellissimi della campagna elettorale
del 2010 e gli aspri conflitti successivi, soprattutto riguardo ad Expo e
alla visione della Milano che sarà».
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MARTEDì 24.03.2015
«TI PRESENTO L’ASSESSORA». E LA BOLDRINI
DISSE A MARINO: «GRAZIE DI ESISTERE»
di Silvano Moffa
Basta poco a Ignazio Marino per
riuscire simpatico alla Boldrini e
riceverne pubbliche lodi. E’ bastato che il sindaco, accolto davanti al museo dell’Ara pacis, nel
presentare Alessandra Cattoi,
usasse l’appellativo “assessora”,
per mandare in brodo di giuggiole il presidente della Camera.
“Bravo Ignazio, siamo fieri di te”.
Fieri e contenti perché il Nostro,
a dispetto della Accademia della
Crusca, ha usato quel che, con vilipendio di purismo linguistico,
viene ormai chiamato “linguaggio
di genere”. Ossia una sorta di linguaggio al femminile, la “a” al
posto della “o”, anche quando,
con filologico rispetto, non se ne
comprende la ragione. Siamo
ormai al ridicolo. E se provi ad
obiettare qualcosa, se avanzi
qualche dubbio e tenti di spiegare che la lingua non è un frullatore nel quale puoi mettere
tutto secondo i gusti, che l’idioma
non è un accidenti della storia,
ma racchiude la storia, la cultura
dell’italico lessico, con le sue sfumature, la sua armoniosa bellezza, se, appunto, azzardi un
punto di vista diverso, ecco che
rischi di passare per parruccone,
passatista e , finanche, maschilista. Eppure la lingua è un patrimonio da difendere e tutelare
«Nessun disgelo con Washington», ma soltanto «una conversazione con uguaglianza di
condizioni e con rispetto». A oltre
tre mesi dal quel 17 dicembre
che – per molti – ha segnato una
svolta nelle relazioni tra Stati
Uniti e Cuba, Aleida Guevara
frena gli entusiasmi. Pediatra a
l’Avana, attivista dei diritti umani
e figlia di Ernesto Che Guevara,
lei che da sempre chiama zio il
Lider maximo Fidel Castro, precisa che Barack Obama è un «nemico», anche se «molto più
intelligente» di George Bush.
Tutto è iniziato con uno scambio
di prigionieri storici arrivato dopo
lunghe e riservate trattative alle
quali ha contribuito anche il Vati-
IL BIMBO MALATO DI CANCRO
È GUARITO: AVEVANO RAGIONE
I GENITORI “IN FUGA”
di Giorgio Sigona
proprio dalle scorribande di chi
ne altera il senso, ne svuota il significato, ne svilisce il valore. In
questo ritorno di femminismo
retrò, alla Boldrini, si nasconde
tanta ipocrisia e una vacua forma
di protagonismo. Entrambe, a
ben vedere, dannose per le
donne e finanche irrispettose
per il ruolo del genere femminile.
Tra le tante stupidaggini fiorite
sulla bocca della Boldrini ce n’è
un’altra che vale la pena raccontare. All’inquilina di Montecitorio
non piacciono gli spot pubblicitari dove le donne stanno ai fornelli e tutti gli altri sul divano. E
sapete perché? Perché , dice ,
“Certe pubblicità che noi consideriamo normali, normali non
sono”. Questi spot “propongono
uno schema e un assetto della
famiglia non rispettoso dei ruoli
all’interno delle famiglie, in cui
ciascuno fa la sua parte”. Ci mancava anche questa. Come se, a
ruoli invertiti, lo spot con un
uomo ai fornelli fosse una offesa
per il genere maschile. E il rispetto verso la donna, valore
questo sì da rafforzare e esaltare,
si possa ridurre a una questione
di fornelli o a una puntata del
“Cuoco in famiglia”.
LA FIGLIA DI CHE GUEVARA: MA QUALE DISGELO, OBAMA È UN NEMICO DI CUBA
di Franco Bianchini
La notizia
cano. Quindi l’annuncio da parte
dei presidenti Obama e Raul Castro, con la riapertura delle ambasciate e diverse iniziative, dalla
cancellazione di Cuba dalla lista
statunitense dei Paesi fiancheggiatori del terrorismo ai voli diretti da L’Avana per New Orleans
e New York. Innegabili passi
avanti sui quali però pesa la situazione del Venezuela: il governo bolivariano di Nicolas
Maduro, alleato di Cuba, deve
fronteggiare un forte malcontento popolare per la crisi economica e denuncia ingerenze da
Washington. Per Aleida Guevara
americana
l’amministrazione
«ignora totalmente l’identità dei
nostri popoli. E si comporta sempre con una prepotenza straordi-
naria». «Dovremo aspettare questo famoso disgelo perché ancora non è successo nulla»,
sostiene Aleida Guevara da Courmayeur, dove è giunta per un incontro sulla figura del “Che” oggi
e il futuro di Cuba dopo la fine
dell’embargo. «Stiamo solo parlando e conversando attorno a
un tavolo», aggiunge, ed «è già
importante per noi, ma ancora
non ci sono stati risultati. Se gli
Stati Uniti sono disposti ad avere
relazioni diplomatiche con Cuba
allora devono togliere il blocco
commerciale, altrimenti come si
fanno ad avere delle relazioni?≥,
si chiede la pediatra, primogenita
nata 54 anni fa nell’isola caraibica
dal secondo matrimonio del Che.
«Non ha più il cancro». Lo hanno
dichiarato al Sun i genitori di Ashya
King, il bimbo malato di tumoreBritannico di cinque anni, dopo
una vicenda legale internazionale
è stato infatti sottoposto a una innovativa terapia con protoni a
Praga. Brett King, padre del piccolo, ha dichiarato che una recente tac ha mostrato che non ci
sono più i segni del tumore al cervello di cui era affetto. Ha commosso tutti la storia del bimbo
malato. La vicenda dei King ha attirato l’attenzione dei media di
tutta Europa dopo che i genitori, la
scorsa estate, erano fuggiti con
Ashya dall’ospedale inglese di Southampton dove era in cura e lo
avevano portato in Spagna per
raccogliere i soldi necessari ad iniziare le costose terapie a Praga,
non disponibili nel Regno Unito. I
due sono stati arrestati perché lo
avevano sottratto andando contro
il parere dei medici britannici ma
poi rilasciati in un caso che ha riconosciuto loro la libertà di sottoporre il figlio al trattamento
medico più adatto. Le condizioni
del bimbo sono migliorate in
modo straordinario e ora è tornato ad una vita normale. Il padre
ha raccontato che il piccolo è ora
in fase di convalescenza, sta ricominciando a parlare e trascorre la
riabilitazione nella casa di famiglia
in Spagna, insieme ai suoi fratelli:
«È una notizia incredibile. Siamo
assolutamente felicissimi. Vale
tutto quello che abbiamo passato,
perché le cose per Ashya stanno
funzionando».
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A CHI LA MAGLIA AZZURRA? A NOI… MANCINI
BOCCIA CONTE SUGLI ORIUNDI
MARTEDì 24.03.2015
di Francesco Severini
E’ una frase che farà sicuramente discutere quella con cui Roberto Mancini, allenatore dell’Inter, ha commentato la scelta
dell’allenatore della nazionale Conte di
chiamare Vazquez e Eder, attaccanti naturalizzati di Sampdoria e Palermo, a indossare la maglia azzurra per la partita di
qualificazione a Euro 2016 dell’Italia con
la Bulgaria e la successiva amichevole
con l’Inghilterra. “La nazionale italiana
deve essere italiana” dice Mancini bocciando l’apertura del ct Conte agli oriundi.
“Penso che un giocatore italiano meriti di
giocare in nazionale, mentre chi non è
nato in Italia, anche se ha dei parenti,
credo non lo meriti. E’ la mia opinione”.
Un’uscita destinata a riaprire l’acceso dibattito sul calcio italiano incapace di valorizzare le proprie risorse. Mancini ha
anche chiarito che bisognerà vedere alla
prova la Nazionale di Conte con dentro i
due nuovi arrivi: “La Germania ha vinto un
Mondiale così? Ma i loro giocatori sono
nati in Germania…”, ha concluso. L’allenatore del Palermo Beppe Iachini ha difeso
il suo attaccante Vazquez (originario
dell’Argentina) dalle critiche di chi non
vorrebbe vederlo in Nazionale: “Vazquez
convocato da Antonio Conte? Non vedo
perché no, sua madre è italiana, più ita-
liano di lui… È chiaro che sarebbe meglio
avere giocatori nati in Italia, ma se ci sono
giocatori come lui che sentono comunque l’appartenenza alla maglia azzurra
non vedo dove stia il problema”. Il brasiliano Eder, per il quale stravedono i tifosi
della Sampdoria, ha il passaporto italiano
grazie a un bisnonno che viveva nella
Marca trevigiana. Saranno i due “oriundi”
a dare nuova linfa al calcio italiano (che
non piega la propria arte e la propria
cultura a fini politici. Alcuni di questi si
muovono nel sottobosco napoletano a
tinte arancioni con l’aria di chi ha ricevuto un mandato divino: asservire la libertà degli artisti per creare,
strumentalmente, un lasciapassare popolare attorno ad una causa politica.
Novelli Mangiafuoco cui dell’arte, intimamente, gliene frega nella misura in
cui riesce ad ingrossare il proprio conto
in banca e garantire l’auge al proprio
protettore. Dura la vita degli artisti,
quelli veri. Quelli che sono intrinsecamente, ontologicamente liberi ed indipendenti, quanto libera e indipendente
è l’arte e la loro visione del mondo, della
vita, delle cose, del trascendentale.
«L’artista – scrive Freud, che dedicò
ampi ed affascinanti studi alla psicoana-
lisi dell’arte – è, originariamente, un
uomo che si distoglie dalla realtà giacché non può adattarsi a quella rinuncia
dell’appagamento delle pulsioni che la
realtà inizialmente esige, e lascia che i
suoi desideri di amore e di gloria si realizzino nella vita di fantasia. Egli trova
però la via per ritornare dal mondo
della fantasia nella realtà in quanto, grazie a particolari attitudini, traduce le sue
fantasie in una nuova specie di cose
vere, che vengono accettate dagli uomini come preziose raffigurazioni della
realtà. Così, in certo modo, egli diventa
veramente l’eroe, il re, il creatore, il prediletto, ciò che egli bramava di divenire
e questo senza percorrere la faticosa e
tortuosa via della trasformazione effettiva del mondo esterno». Preziose raffigurazioni della realtà, questi sono i doni
che gli artisti fanno all’umanità. Vanno
preservati, gli artisti, perché è grazie alle
loro rappresentazioni se riusciamo a
leggere con occhi diversi quello che ci
circonda e che ci accade; perché arricchiscono la nostra anima e la nostra
mente; perché attraverso le loro creazioni siamo meno soli; perché nel corso
dei secoli ci hanno lasciato cose meravigliose. È per questi motivi che risultano incomprensibili e ignoranti le
accuse rivolte – da una sparuta minoranza, ma non per questo meno fastidiose – in questi giorni a Barra, Avitabile
e Lanzetta. Ma gli artisti, invece, hanno
dalla loro i ribelli. E la differenza tra un
esercito di soldati, pagati, ed un esercito
di ribelli, liberi, è che i ribelli possono
vincere. Perché chi è libero non ha
paura. Di niente.
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farà a meno di Pirlo e De Rossi) sul modello della nazionale tedesca che ha
aperto le porte a sei giocatori “tedeschi”
di seconda generazione? È presto per
dirlo. Intanto il dibattito sull’Italia “melting’gol” è aperto, aspettando il fischio
dell’arbitro il 28 marzo.
AVITABILE, BARRA E LANZETTA IN CAMPO PER IL LIBRO DI LETTIERI. SCOPPIA L’INFERNO
di Tiberio Brunetti
A giudicare da come una parte dei sostenitori della rivoluzione arancione
abbia mal digerito la presenza di alcuni
tra i più noti e amati artisti napoletani –
da Enzo Avitabile a Peppe Barra, passando per Peppe Lanzetta – alla presentazione dell’autobiografia di Gianni
Lettieri, sono opportune alcune riflessioni sulla manipolazione strumentale
dell’arte ai fini del consenso politico. I
protagonisti di questo processo sono,
parafrasando Edoardo Bennato, gli impresari di partito. Razza particolare.
Sdoganatori su commissione degli artisti. Cresciuti con la convinzione di essere alternativamente San Pietro o
Caronte e di poter aprire la porte del
Paradiso, o traghettare all’Inferno, chi
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