PERCORSO ALLA SCOPERTA DE “IL BOSCO MAGICO” (GELSETO)
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PERCORSO ALLA SCOPERTA DE “IL BOSCO MAGICO” (GELSETO)
PERCORSO ALLA SCOPERTA DE “IL BOSCO MAGICO” (GELSETO) Scuola primaria Marsili di Bologna Insegnanti: Fabiana Sorrentino, Katia Passarini, Mercedes Tonelli Visita all’Oasi di Sant’Anna, alla scoperta degli indizi per riconoscere la presenza di personaggi fantastici del bosco: sulla traccia del racconto di una storia cerchiamo gli indizi magici nel bosco, ed esploriamo gli elementi naturali del gelseto, per sviluppare capacità di osservazione e un approccio emotivo al bosco. La visita si conclude con la ricostruzione dell'ambiente fantastico del bosco tramite disegni dell’ambientazione reale “il gelseto” a cui potranno essere aggiunti i personaggi inventati dagli alunni, immaginati sulla base degli indizi raccolti. LETTURA DELL’INVITO NELL’OASI DEI SAPERI. Gli alunni ricevono un pacco contenente: un biglietto con un indizio; una candela magica; una lettera bianca. Il testo della lettera comparirà solo passando il foglio sulla fiamma della candela magica. INGRESSO NEL BOSCO. Raccoglimento e riflessione sul comportamento civile da mantenere nel bosco, ricerca di un elemento di ingresso nella natura (sasso) per bussare alla porta della “capanna del nonno gelso” e chiedere il permesso di essere accolti nella sua casa come spettatori e custodi responsabili della natura. RACCONTO DELLA FIABA: LA FATA DEL BOSCO DI NONNO GELSO. Le Fate, sono esseri impalpabili e sensibili che vivono nei boschi dove si prendono cura della vegetazione poiché seguono tutto il ciclo di vita di piante, fiori e alberi. Sono allegre e felici e amano danzare tra la Natura, mentre non amano le atmosfere cupe e tristi che le rendono incapaci di volare. Le Fate nascono nelle notti di Luna Piena. Quando un raggio di Luna incontra una goccia di rugiada, questa evapora e forma una nuvoletta di vapore opalescente che si addensa fino a diventare un bozzolo, come un batuffolo soffice e luminoso. Quando questo bozzolo incontra all’alba il primo raggio di Sole nasce una nuova Fata splendente e lucente. (CERCA UNA GOCCIA DI RUGIADA SU UNA FOGLIA DI EDERA O DI ORTICA O SU UN PETALO DI FIORE). Una notte nel BOSCO DI NONNO GELSO popolato dagli alberi di gelso più vecchi della terra, proprio mentre la Luna nutriva coi suoi raggi il candido bozzolo, nel quale si stava formando una Fatina, passò una enorme nube nera che oscurò completamente la luna e i suoi raggi lucenti. Questa non era una nube fatta di pioggia, lampi e tempesta, ma era una nube terribile che, passando sulle città, si era saturata della rabbia degli uomini, di tutti i pensieri più tristi e cattivi, di tutto il gas più velenosi e inquinanti delle città. Al passaggio della nube davanti alla Luna, immediatamente il bozzolo iniziò a sussultare e a contrarsi, e la sua luce cominciò ad affievolirsi. Gli Spiriti della Natura che vegliavano la Fata non sapevano cosa fare e attesero l’alba. Nella notte al canto degli uccelli e dei picchi si sostituirono il bubolare del gufo e lo stridere dei pipistrelli (FAI SILENZIO E ASCOLTA IL CANTO DEGLI UCCELLI E SE RIESCI INDIVIDUA IL RUMORE DEL PICCHIO. CERCA LE CASE DEGLI UCCELLI E DEI PIPISTRELLI). Quando arrivò l'alba e il primo raggio di Sole il bozzolo, ormai simile a un grumo di ragnatela rinsecchita, si ruppe. (CERCA UNA RAGNATELA O UN RAGNO) Tutti trattennero il fiato, e alla vista della creatura che faticosamente uscì dal bozzolo non riuscirono a trattenere un gemito di orrore: era un essere informe e inquietante, senza contorni definiti, una Fata scura, densa e stropicciata come non se n'erano mai viste prima, dal viso e dal corpo segnati da solchi ancor più scuri che la rendevano simile ad un frutto avvizzito. Ammutoliti dallo stupore e dal timore, le creature del Bosco indietreggiarono. La Fata percepì il freddo e la distanza, e divenne ancor più brutta e rinsecchita. “E' proprio brutta, con quelle rughe!” mormorò una Fata Azzurrina, e sul volto della Fata Scura comparvero immediatamente altri solchi. “E' cosi scura e densa!” fece eco un'altra Fata, e la Fata Scura divenne ancor più scura e densa, e si accigliò. “Sembra così goffa e contorta per essere una Fata...” disse uno Gnomo, e Scura si sentì rattrappire le gambe e finì per terra, come un lombrico o un verme, a strisciare sul suolo umido e scuro. (CERCA ANIMALI STRISCIANTI: LOMBRICHI, VERMI, CHIOCCIOLE). “E senza luce com'è, le piante appassiranno al suo tocco!” gridò una Fata Verde, allarmando tutta la comunità del Bosco. “E i semi non germoglieranno e tutto si coprirà di muschi e licheni!” terminò un'altra. (CERCA I MUSCHI E LICHENI). La Fata Scura, disorientata, si guardava intorno mentre il suo sguardo si faceva sempre più torvo e, chissà perché, appannato. “Una Fata con questo aspetto non può che essere malvagia o portare sfortuna...” sussurrò uno Gnomo, ma quando la Fata Scura si voltò dalla sua parte, da un albero una grossa ghianda cadde sulla testa dello Gnomo facendogli un bernoccolo. A quel punto Fate, Folletti e Gnomi si abbandonavano ad animati commenti: “Allora è vero che porta sfortuna!” faceva uno. “E' lei stessa una sfortuna per la nostra comunità!” diceva un altro, e così via. Scura sentiva dolore dappertutto mentre il corpo si raggrinziva ancora, e un dolore al petto che si faceva sempre più acuto; il suo corpo si accartocciava e il suo sguardo diventava sempre più annebbiato, fino a che un liquido salato prese a scorrerle dagli occhi lungo il viso. Poi qualcosa in lei si ruppe, e con un urlo che raggelò i presenti, fece un balzo e si trascinò barcollando nel folto del Bosco. Mentre passava accanto all’acqua del macero poco distante, pensò di specchiarsi per guardare il suo volto, ma l’acqua stessa, alla sua vista, si ritirò. Era davvero troppo per la piccola Fata Scura che sparì rifugiandosi in quell'angolo scuro del Bosco dove il Sole non batteva mai. (CERCA IL PUNTO PIÙ BUIO TRA GLI ALBERI). Un Elfo, che abitava l’albero più vecchio del bosco, quello dai rami più lunghi, si arrampicò sull’edera verso il punto più alto per vedere meglio col suo sguardo sensibile cosa stava succedendo nel bosco. L’Elfo aveva notato che la piccola Fata Scura era peggiorata a vista d’occhio dopo la sua nascita, proprio in seguito ai commenti cattivi e perfidi degli spiriti del bosco. E certamente era stato l’influsso di quella nube a causare quello strano fenomeno. L’Elfo si mise allora alla ricerca della Fata, certo di poter rimediare alla situazione, e la scovò raggomitolata nel freddo e buio angolo del Bosco dove crescevano solo i funghi velenosi. (CERCA I FUNGHI). L’Elfo non aveva paura di Scura perché aveva il cuore leggero come l’Aria e l’Aria non si può ferire, quindi le sì avvicinò e cominciò a soffiarle intono piccoli vortici leggeri cercando di farla sorridere. Ma Scura non ne voleva sapere, e con uno “sgrunt” sì girò dall’altra parte. Allora l’Elfo volò a raccogliere dal fiore più vicino una goccia di nettare dolcissimo e lo offrì alla Fata intrufolandosi tra le foglie marce che la celavano. Scura si irritò ancor di più e, per scacciare l’intruso, cercò di colpirlo, ritrovandosi tutta impiastricciata di nettare che, suo malgrado, così assaggiò. Tutta quella dolcezza sembrò placare il suo tormento, e finalmente Scura si addormentò. Durante il sonno della Fata, l’Elfo riunì un’assemblea con tutti gli Spiriti della Natura, rimproverandoli per la loro cattiveria e crudeltà e accusandoli del dolore e della bruttezza provocati alla Fata. Tutti quanti, dispiaciuti per essere stati così insensibili iniziarono a piangere e le loro lacrime di folletto toccando il terreno si cristallizzarono in bellissime gocce di cristallo brillante. (CERCA LE LACRIME DI FOLLETTO). l’Elfo escogitò un piano per salvare la Fata, e gli Spiriti del bosco si misero all’opera per aiutare la piccola Fata Scura che essi stessi, inconsapevolmente, avevano contribuito a far diventare orribile. Fate, Gnomi, Elfi e Folletti lavorarono tutto il giorno per costruire un cuscino di profumati petali di fiori dei più bei colori, su cui adagiarono la Fata addormentata, per trasportarla nel punto più luminoso del bosco, dove la luce della Luna poteva accarezzarla dolcemente. Quindi tutti gli Spiriti del Bosco cantarono per lei tutta la notte, parole dolcissime e piene d'amore: “Sei una Fata bellissima...” intonava un Elfo; “...luminosa e leggera...” proseguiva una Fata; “...Sei sensibile e flessuosa...” cantava qualcuno, “...gentile ed elegante...” concludeva qualcun altro. Giunse l'alba, e la Fatina si svegliò con uno strano solletico nel petto. Il dolore era un ricordo lontano, forse un brutto sogno. Qualcosa in lei era mutato, e nello stiracchiarsi del risveglio percepiva il corpo trasformato, leggero. Ai primi raggi di Sole agli occhi della comunità del Bosco, che aveva vegliato tutta la notte, apparve una bellissima Fatina Lilla e Rosa, luminosa e titubante. La Fata si era trasformata, per il potere dell'amore e della fiducia trasmessi da tutti quei cuori riuniti insieme. PERCORSO SENSORIALE Ora che abbiamo scoperto la magia del bosco di Nonno Gelso, abitato da fantastiche creature, siamo stati invitati nuovamente a scoprire la natura con i nostri strumenti di ricerca: occhi, mani, naso, bocca e orecchie. I folletti ci guidano attraverso alcuni giochi sensoriali alla conoscenza dei colori, dei suoni, dei sapori, degli odori e delle sensazioni del bosco. Follettocchio e Folettudito ci invitano a mettere in gioco la nostra vista e il nostro udito per riconoscere e nominare il maggior numero di elementi naturali e di suoni e rumori del bosco. Ci esortano ad osservare la capanna di Nonno Gelso, che copre e protegge le nostre teste, facendoci sdraiare sulle stuoie dei folletti. Follettatto ci invita ad abbracciare Nonno Gelso, per toccarlo ed individuare le parti che ci fanno provare tante sensazioni diverse. Poi Follettatto col solo uso delle mani, bendandoci, ci propone il gioco delle scatole del folletto contenenti oggetti particolari, da riconoscere con un’indagine tattile. Follettolfatto ci fa annusare svariati profumi ed anche puzze da riconoscere, ma sempre bendati. Follettogusto non può che proporre di assaggiare le more dei gelsi, ma sarai pronto per tanta bontà? Nell’ultimo percorso prima del saluto, Follettatto ci ricorda che il tatto, è un senso complesso ed è diffuso su un’ampia superficie corporea piena di recettori tattili, quindi è presente anche sotto la pianta dei nostri piedi. Allora via con la passeggiata a piedi nudi sul sentiero del folletto. Che sensazioni proverà il tuo piede?.