L`incanto della Giordania

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L`incanto della Giordania
Una terra di grandi civiltà passate e di grandi prospettive future
L’incanto della Giordania
tra la gente e la storia
di Franco Martano
tterri ad Amman e
subito hai la
sensazione del
cambiamento in atto in
Giordania. Il nuovo aeroporto
Queen Alia, inaugurato alla fine
di marzo 2013 e che prevede
una capacità di 12 milioni di
passeggeri nel 2030, circonda
l’obsoleto terminal in
demolizione come a segnare un
passaggio epocale. A tre ore di
auto, la magia di Petra…
Amman è una città con mille
anime, contraddistinta dal
bianco delle sue costruzioni. Si
estende su una ventina di colline
A
ed è come se ogni collina fosse
una città a sé stante e in cui, tra
un McDonald e uno Starbucks
quasi dimentichi di essere in un
paese arabo. Nel centro storico,
però, lontano dai grandi
alberghi e dalle sedi delle
banche, ritrovi tutto quello che
ti aspetti: la confusione del
traffico, gli odori delle botteghe
di spezie, le urla dei venditori, il
suq e i mille colori di
improponibili negozi di moda
(???). A sovrastare Amman c’è
la Cittadella, situata sulla collina
più alta, con le sue
testimonianze che raccontano la
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storia di una città passata
attraverso mille dominazioni, tra
cui la romana, la bizantina e
l’omayyade. Da quassù si
ammira il bellissimo Teatro
Romano e si gode un tramonto
mozzafiato.
A nord di Amman, a circa
un’ora e mezzo di auto, si trova
una delle più belle
testimonianze della civiltà
romana: Jerash. Gerasa, per i
Romani, era una delle
Decalopoli, città dedite ai
commerci. Attraverso la Porta
di Adriano si accede al sito
archeologico per arrivare
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L’inca nto della Gi ord a ni a tra la gente e la stor ia
Sopra il titolo, veduta notturna della
Cittadella di Amman (foto visitjordan).
A destra dall’alto verso il basso, la
Moschea di Re Hussein ad Amman (foto
visitjordan),l’anfiteatro romano ad
Amman (foto visitjordan),il Tempio di
Ercole ad Amman (foto visitjordan).
all’incredibile Foro, una piazza
di forma ellittica circondata da
bellissime colonne ancora
intatte, centro vitale dell’antica
città. L’area è molto estesa e
comprende bellissimi resti: il
Tempio di Zeus, la Chiesa dei
Ss. Cosma e Damiano, due
teatri, il Ninfeo e il Cardo
Massimo, la strada centrale con
due file di colonne che portano
al Foro.
Un’ora di macchina ed ecco
Umm Quais, altra grandiosa
testimonianza romana, da cui lo
sguardo spazia su Israele, Siria e
Territori Palestinesi.
Se nel nord del paese si
racchiude la storia degli imperi
più importanti dell’antichità,
scendendo a sud si va incontro a
quella che è una delle più
affascinanti civiltà: quella dei
Nabatei, una tribù di
commercianti i cui interessi
erano quasi esclusivamente
legati alla loro attività; non
crearono mai un “impero”
tradizionale basato sul
colonialismo militare. Tuttavia,
dal 200 a.c. estesero la loro
influenza dalla Siria fino a
Roma, cui imposero i loro
commerci. Solo intorno al 100
d.c. l’imperatore Traiano pose
fine alla loro potenza,
annettendo i loro territori ad
una provincia romana.
Dire Nabatei vuol dire Petra.
Furono loro, infatti, a fondare
questa città prodigiosa, nascosta
tra le rocce e quasi inaccessibile.
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In alto, il Cardo Massimo a Gerasa,
a destra, la Piazza Ovale di Gerasa
(foto visitjordan).
Per arrivarci, da Amman ci
vogliono circa tre ore di strada
molto agevole e con indicazioni
chiare in inglese. Intorno al sito
è nata negli anni Ottanta una
ricca cittadina, Wadi Musa, con
decine di alberghi e ristoranti
per tutte le tasche.
Petra: città dai due volti
Ci si arriva con un sentiero di
1,2 km (il siq) scavato tra due
alte pareti e che nel punto più
stretto misura solo metri e
mezzo circa.
Di giorno, sotto una luce
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smagliante e un caldo secco,
Petra è la città della genialità,
degli spazi e dell’incredulità
davanti alle opere delle diverse
civiltà susseguitesi nei circa
cinque secoli del suo splendore,
fino al terremoto che la
distrusse nel IV secolo d.c.
Enormi tombe nabatee ricavate
dalla montagna, teatri romani e
abitazioni di varie epoche che
affascinano.
Di notte (solo il lunedì, il
mercoledì e il giovedì alle ore
20.30) è la città delle tenebre,
del segreto. Ai lati del sentiero
migliaia di candele illuminano il
percorso e danno una
sensazione di misticismo e
irrealtà.
Al termine del siq, la visione è
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L’incanto d e lla Gi or d a ni a tra la gente e la storia
In alto, il Ninfeo di Gerasa, a destra,
il Tempio di Adriano a Gerasa (foto
visitjordan).
semplicemente emozionante:
illuminato da migliaia di
fiammelle sul terreno, spunta la
facciata del “Tesoro”, alto 40
metri e largo 30, scavato nella
montagna e dall’architettura
ellenistica. In realtà non ha mai
nascosto alcun tesoro, ma le
leggende raccontavano di
ricchezze inaudite e chiunque
arrivasse cercava di ritrovarle.
Da Petra ancora un paio d’ore
di macchina ed eccoci in uno
scenario completamente
diverso: il deserto del Wadi
Rum.
Se Petra è il genio umano, il
Wadi Rum è la perfezione della
natura. Un insieme di sabbia e
arenaria con vette che arrivano
fino a 1700 metri, e che dietro
ad ogni parete di roccia
nasconde sorprese inaudite.
Troverete iscrizioni risalenti al
300 a.c. o arbusti di erbe
medicinali e, se siete fortunati,
vedrete volteggiare un falco a
caccia. Vi vivono ancora circa
cinquemila beduini, ormai per
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lo più stanziali. Il Wadi Rum ci
ricorda un personaggio
leggendario: Lawrence
d’Arabia. Inglese, archeologo e
appassionato del Medio
Oriente, nel corso dei suoi scavi
si innamorò della zona, sposò la
causa degli arabi e, al fianco
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Petra, Il tempio Al Khazneh detto Il Tesoro, in alto, le tipiche rocce in arenaria policroma di Petra (foto visitjordan).
dell’emiro Faisal, guidò
l’esercito nella rivolta contro i
turchi. Gli arabi ricambiarono il
suo amore per loro e lo
amarono come uno di loro. In
un piccolo accampamento alle
spalle dell’Umm Nfoos si trova
una interessante incisione nella
roccia del volto di Lawrence.
Dal Wadi Rum, con una tirata di
circa cinque ore di auto, si risale
verso il Mar Morto. Il paesaggio
è vario e zone desertiche si
alternano a zone ricche di
vegetazione, come la splendida
Biosphere Reserve di Dana. Da
qui, siamo a 1700 metri sul
livello del mare, inizia una
discesa più simile alle montagne
russe che ad una strada e che in
trenta chilometri porta al Mar
Morto, 408 metri sotto il livello
del mare: il punto più basso
della Terra. La parte sud è
occupata da coltivazioni di vario
tipo (si fanno anche tre raccolti
l’anno), mentre quella nord è
dedicata al turismo, con un paio
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di spiagge attrezzate e alcuni
grandi alberghi con spiagge
private e spa. Fare il bagno è
una sensazione strana. La
salinità è talmente alta che non si
va a fondo neanche con i sassi in
tasca e quindi l’unica cosa che si
può fare è stare sdraiati, come su
un’amaca, con la testa ed i piedi
fuori dall’acqua e il sedere a
mollo. Nuotare è quasi
impossibile, ma anche rimettersi
in piedi è un problema!
Dal Mar Morto (-408 metri), con
una salita di trenta chilometri, si
arriva a Madaba (+800 metri),
passando per il Monte Nebo, da
dove Mosè poté ammirare la
Terra Promessa che non riuscì
mai a raggiungere. Nei pressi del
Nebo, si dice sia la tomba di
Mosè, ma non è mai stata
trovata. Madaba è la città dei
mosaici e della convivenza multi
religiosa. Nella chiesa grecoortodossa di San Giorgio sono
conservati bellissimi mosaici del
VI secolo. Girare per la città è
facile e divertente: i piccoli
negozi di artigianato locale,
specialmente quelli di tappeti
kilim e pipe ad acqua, meritano
una sosta.
Un viaggio in Giordania apre gli
occhi su molti aspetti diversi dai
soliti stereotipi del mondo arabo.
È normale vedere, anche di sera,
ragazze sole al ristorante o sedute
al bar a fumare il narghilè.
Mussulmani e cattolici convivono
in armonia. I venditori non
assillano il turista con la solita
paccottiglia. A differenza degli
altri paesi vicini in cui la
Primavera Araba del 2011 ha
portato a sommovimenti anche
molto cruenti, qui la gente, pur
sentendo la voglia di cambiare,
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La camera Vip del Rahajeb Camp
nel Wadi Rum. A destra in alto,
la terrazza del Wild Jordan Café ad
Amman. A lato, la Cappella bizantina
di Madaba (foto visitjordan).
tende a farlo con mezzi più
democratici. Gli insegnamenti di
Re Hussein, padre del paese e
come tale ancora adorato dal
popolo, hanno lasciato traccia. La
gente è gentile e sorridente,
rispetta gli stranieri, anzi,
specialmente i giovani cercano il
colloquio, magari solo per
chiedere quale sia il paese
d’origine del visitatore, o per
desiderio di fare una foto
insieme. È un paese piccolo che
si visita bene in otto giorni e che
non stanca mai, perché offre tanti
aspetti diversi e interessanti:
cultura, sociale, natura,
divertimento e gastronomia. Un
paese da visitare: magari anche
più di una volta.
CONSIGLI PRATICI:
Volo: Voli diretti da Roma e
Milano (Alitalia e Royal
Jordanian)
Visto: All’arrivo (20 JUD)
Spostamenti interni: Facili.
Strade in buone condizioni,
buona segnaletica. Sconsigliato
guidare ad Amman.
Hotel consigliati:
Amman:
Al Qasr Metropole Hotel
Petra: Amra Palace Hotel
Wadi Rum: Rahajeb Camp
Ristoranti da non perdere:
Hashem Restaurant (Amman): il
miglior humus e tanta atmosfera
locale
Wild Jordan Cafè (Amman):
Ottimo cibo bio e grande vista
sulla città
Lebanese House (Jerash):
Mezze eccellente in un ambiente
elegante
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Da fare assolutamente:
Dormire almeno una notte in
tenda nel deserto e uscire in
cammello per ammirare il
tramonto e il sorgere del sole.
Visitare Petra al mattino presto
(alle sei e mezza). Eviterete il
caldo e le orde di turisti
provenienti da Aqaba e Sharm
el Sheikh.
Comprare le spezie: costano
poco e sono ottime.
Dissetarsi con una bibita di
limone e menta.
Passeggiare per l’elegante
Rainbow Street di Amman.
it.visitjordan.com
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