L`idea deve essergli venuta quando, sulla via del divorzio da Cecilia
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L`idea deve essergli venuta quando, sulla via del divorzio da Cecilia
A001711, 1 A001711 FONDAZIONE INSIEME onlus. Da REPUBBLICA del 26/9/09 pag 25 <<DIVORZIO ALLA FRANCESE: BASTA IL NOTAIO SE C’E’ ACCORDO, IL GIUDICE NON SERVIRÀ PIÙ>> di Domenico Quirico, giornalista. Per la lettura completa del pezzo si rinvia al quotidiano citato. L’idea deve essergli venuta quando, sulla via del divorzio da Cecilia, ha dovuto spalancare le porte dell’Eliseo per farsi intervistare da un magistrato incaricato della causa e delle necessarie carte da bollo. Così ieri, ben infilata in un centinaio di idee per riformare la Stato dalle fondamenta alle soffitte, Nicolas Sarkozy, il divorziato più illustre di Francia, ha lanciato una nuova bufera nel mondo giudiziario e una rivoluzione nelle abitudini delle famiglie, in crisi e non: sarà eliminato il ricorso al magistrato per sanzionare le separazioni consensuali, basterà recarsi dal proprio notaio. Pochi minuti, due firme e ognuno uscirà libero di aprire una nuova fase della propria vita. Lo scopo della riforma, oltre che rendere più agevole il quotidiano dei francesi sottraendoli alle unghie della burocrazia in un momento amaro della vita, è quella di sbrogliare i tribunali da una massa di pratiche che, visto l’accordo delle parti, non hanno alcuna necessità di essere parcheggiate nelle Corti di giustizia. Ma c’è chi contesta la parificazione del divorzio a una frettolosa spartizione di beni e appartamenti. E ricorda che il ruolo del magistrato è quello di controllare l’eguaglianza assoluta delle due parti e tutelare i figli. Il ministro del Bilancio e dei Conti pubblici Eric Woerth, che ha l’incarico oneroso di modernizzare le politiche pubbliche, annunciando la messa in atto nei prossimi mesi della misura ha spiegato che in ogni caso «i coniugi potranno sempre ricorrere ai servizi di un avvocato. Per chi decide di utilizzarla, la nuova procedura è una strada più semplice, più veloce e meno traumatica. Per la giustizia c’e’ più tempo da dedicare alle pratiche più complesse». Secondo un rapporto del Consiglio per la modernizzazione della politica, i divorzi sono il tredici per cento delle cause civili. In Francia ogni anno si dichiarano da 110 a 120 mila divorzi, percentuale che costituisce il 45 per cento dei matrimoni. Il numero è in costante aumento e riguarda sempre più coppie che sono sposate da pochi mesi. Parigi contribuisce alla statistica in modo prioritario: si calcola che la proporzione tra divorzi e matrimoni a Parigi sia di uno a uno. L’annuncio rischia di incattivire ancora di più i rapporti tra il governo Sarkozy e il mondo della giustizia. A001711, 2 I notai hanno subito detto di no, anche per il modo: il progetto è stato preparato in assoluto segreto, alla sarkosista, da Eliseo e Matignon, senza consultarli. «Quando l’ex ministro della Giustizia del governo Jospin, Elisabeth Guigou, ci fece la stessa proposta, noi rispondemmo di no. Pensiamo che la giustizia non possa essere lasciata fuori dai divorzi, ha un ruolo chiave, in particolare per controllare che una delle due parti non sia stata costretta a scegliere la procedura amichevole contro la sua volontà». Ancora più scalmanati gli avvocati, già impegnati in una guerriglia contro il ministro guardasigilli e supersarkosista Rachida Dati a causa della nuova carta giudiziaria. Il presidente del consiglio nazionale Paul-Albert Iweins parla di «dichiarazione di guerra»: «è un progetto scandaloso, un colpo basso per i divorziandi, la giustizia, gli avvocati, nel momento in cui la nostra professione è in difficoltà. La separazione non è un contratto ma è sempre una situazione di conflitto che deve essere decisa da una persona indipendente, dopo aver ascoltato ogni punto di vista difeso in modo equo. Sono necessari due avvocati anche nel divorzio amichevole perché sappiamo bene che nella coppia c’è sempre uno che domina e uno che è dominato. Temo poi che la situazione dei figli non sia presa in considerazione e che prevalga la legge del più forte, favorendo la parte che è cliente del notaio o che ha un patrimonio». A chi malizia sul fatto che la battaglia degli avvocati sembra legata alla perdita di clienti, Iweins replica che «gli avvocati ricavano molto dai divorzi e questi guadagni permettono loro di dedicarsi alla difesa d’ufficio, che ha dallo Stato rimborsi ridicoli e insufficienti, mentre i notai non vi sono obbligati. Così da un lato c’è una professione ricca, cui si offre un guadagno in più, dall’altra una professione in crisi, cui di fatto non si lascia che il compito di difendere i poveracci».