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PALAZZO REALE
Iniziato nel 1646 dalla madama reale Cristina di Francia per sostituire il vecchio palazzo del
Vescovo, conserva intatta la facciata di Carlo Morello (1658). L'edificio, a pianta quadrata, con
cortile interno, fu residenza dei re di Sardegna fino al 1859 e di Vittorio Emanuele II, re d'Italia,
fino al 1865. Le decorazioni e gli arredi interni testimoniano il succedersi dei numerosi artisti che vi
lavorarono dal XVII al XIX secolo. Salendo il monumentale scalone di Domenico Ferri, 1864-1865,
ornato da dipinti e statue ottocenteschi, con l'eccezione del monumento a Vittorio Amedeo I, si
giunge al primo piano, dove ha inizio la visita. Nell'ampio Salone degli Svizzeri, con fregio dei
fratelli Antonio e Gian Francesco Fea (1558-1661) raffigurante i Fasti della stirpe sassone di
Vitichindo, da cui discenderebbe casa Savoia, tela del soffitto di Carlo Bellosio (1842) e grande
Emanuele Filiberto alla battaglia di San Quintino (1557) di Palma il Giovane, si dipartono la
Galleria della Sacra Sindone, con accesso alla cappella, la Galleria delle Battaglie, la scala delle
Forbici, geniale creazione di Filippo Juvarra (1720) e la sequenza delle sale di rappresentanza. La
prima è la sala dei corazzieri o delle Dignità, dove sono appesi due arazzi con Elementi, della
manifattura di Beauvais (1695 circa). Seguono la sala degli Staffieri o delle Virtù, rappresentate nel
fregio e nella tela di Charles-Claude Dauphin al centro del soffitto intagliato e dorato, mentre alle
pareti spiccano gli arazzi della serie di Don Chisciotte della manifattura di Gobelins (1746-1747); la
sala dei Paggi o delle Vittorie, con tele e decorazioni del secolo XVII. Si passa nella sfarzosa sala
del Trono, con intagli dorati di epoche diverse, Allegoria della Pace (1662) di Jan Miel nella volta e
bel pavimento intarsiato. La sala delle Udienze e quella del Consiglio conservano i soffitti
seicenteschi, mentre gli arredi e le decorazioni si devono all'intervento di Pelagio Pelagi, diretto da
Carlo Alberto. Notevole il Gabinetto Cinese, rivestito di lacche originali su progetto di Juvarra, con
affresco di Claudio Francesco di Beaumont. Passata la camera da letto di Carlo Alberto, con pala di
Defendente Ferrari ed il pregadio di Carlo Alberto, con preziosi intarsi di Luigi Prinotto (1732) e
Pietro Piffetti, si giunge nella sala della Colazione, con soffitto e fregio seicenteschi e bel
parafuoco intagliato da Giuseppe Maria Bonzanigo, sulla quale si apre l'alcova ottagonale. La
Galleria del Daniel, con la quale Carlo Emanuele Lanfranchi completò, sotto Vittorio Amedeo II,
l'ala di levante, prende il nome da Daniel Seyter, che dipinse nella volta l'Apoteosi di Vittorio
Amedeo II (1688-1692). Seguono le stanze dell'appartamento della Regina: la camera da letto, con
soffitto del Seyter, la Camera di lavoro, il Gabinetto di toeletta, con due mobili del Piffetti (17311733), il pregadio, la sala delle Cameriste, la stanza della Macchina e la cappella privata della
Regina, decorata su disegno di Benedetto Alfieri (1739). Dal Gabinetto delle miniature, così detto
dalla collezione di personaggi sabaudi miniati (secoli XVIII-XIX), si passa nella Sala da pranzo,
con arazzi della manifattura torinese, e nella Sala del Caffé, decorata su disegno di Lanfranchi
(1685-1690). Nella fastosa Camera dell'alcova, che conserva gli intagli dorati seicenteschi, è
collocata una parte della collezione di Carlo Alberto di vasi giapponesi e cinesi (1750-1850).
Seguono la sala del trono della Regina, con ovali in marmo (1739) e nella volta Trionfo delle
Grazie, e la Sala da ballo, con colonne di marmo bianco, realizzata, unendo due sale, dal Palagi, cui
spetta l'Olimpo del soffitto. Al secondo piano vi sono altri appartamenti dei duchi di Savoia e dei
duchi d'Aosta, con decorazioni e arredi dei secoli XVIII-XIX visibili in occasioni particolari.