Alla mia famiglia, che continua a credere in me anche quando io

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Alla mia famiglia, che continua a credere in me anche quando io
Alla mia famiglia,
che continua a credere in me
anche quando io smetto di farlo …
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INDICE
INTRODUZIONE
pag. 3
Capitolo 1 _ LE AREE MARINE PROTETTE
pag. 4
1.1. Le Aree Marine Protette (AMP)
pag. 4
1.1.1. Inquadramento giuridico
pag. 4
1.1.2. Definizione e caratteri generali
pag. 5
1.1.3. Le aree marine protette in Italia
pag. 6
1.2. Le Aree Specialmente Protette di Importanza Mediterranea
(ASPIM)
pag. 9
1.2.1. Inquadramento giuridico
pag. 9
1.2.2. Requisiti di ammissione delle AMP alla lista ASPIM
pag. 9
1.2.3. Le AMP ASPIM in Italia
pag. 10
Capitolo 2 _ IL PROGETTO ISEA
pag. 12
2.1. Il contesto
pag. 12
2.2. Come si presenta
pag. 15
2.3. ISEA nelle AMP ASPIM
pag. 17
2.4. Le fasi dell’implementazione
pag. 18
1
Capitolo 3 _ L’AREA MARINA PROTETTA DI TAVOLARA –
PUNTA CODA CAVALLO
pag. 19
3.1. La struttura
pag. 19
3.2. Strumenti di pianificazione
pag. 23
3.2.1 Il Piano di Gestione Standardizzato
pag. 23
3.2.2 Il programma di gestione
pag. 28
3.3. Strumenti di controllo e valutazione
pag. 29
CONCLUSIONI
pag. 30
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
pag. 31
2
INTRODUZIONE
Con il presente lavoro si è voluto studiare il sistema di gestione delle Aree Marine
Protette, concentrandosi sul caso pratico dell’AMP di Tavolara Punta Coda Cavallo.
Lo scopo è stato quello di capire come, attraverso l’utilizzo di strumenti di
programmazione e controllo, si possa migliorare l’efficacia e l’efficienza gestionale
in un ambito così delicato quale l’ambiente marino.
Partendo da un inquadramento generale facente riferimento alle leggi e normative
riguardanti l’istituzione delle aree marine protette, si è proseguito analizzandone i
caratteri principali nel contesto italiano.
L’attenzione si è successivamente concentrata sul relativamente recente sistema
adottato dalle aree marine protette per renderne più facilmente confrontabile la
gestione, nonostante le peculiarità e le diversità tipiche di ciascuna zona. Questo
sistema, conosciuto come programma ISEA, è stato, nel corso della ricerca,
analizzato per individuarne la reale utilità rispetto al fine ultimo delle AMP – la
conservazione della biodiversità e dell’ambiente marino – partendo, ancora una
volta, dai riferimenti normativi, prevalentemente internazionali, posti alla base del
progetto stesso.
Infine, l’attenzione si è soffermata sullo studio del caso pratico: dopo aver inquadrato
nel contesto geografico-istituzionale l’area marina di Tavolara Punta Coda Cavallo,
si è proceduto con l’analisi del piano e programma di gestione della stessa, per
meglio comprendere una realtà marina tra le più importanti non solo per la Sardegna
e l’Italia, ma anche per l’intero Mar Mediterraneo.
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Capitolo 1 _ LE AREE MARINE PROTETTE
1.1. Le Aree Marine Protette
1.1.1. Inquadramento giuridico
Le Aree Marine Protette (AMP) sono istituite in Italia ai sensi delle leggi n.979 del
1982 e n. 394 del 1991 con un Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela
del Territorio e del Mare. Il Decreto di istituzione delle riserve marine prevede: la
determinazione delle aree marine e delle riserve facenti parte della riserva; le finalità
di carattere scientifico, culturale, economico ed educativo per la cui realizzazione è
istituita l’area protetta; i programmi di studio e di riserva scientifica nonché la
valorizzazione da attuarsi nell’ambito della riserva; la regolamentazione della riserva
con la specificazione delle attività oggetto di divieto o di particolari limitazioni o
autorizzazioni (art. 27 l.979/1982).
Con la legge n.979 del 1982, denominata “Disposizioni per la difesa del mare”, il
Ministero della Marina Mercantile attuò una politica volta alla protezione
dell’ambiente marino ed alla prevenzione dei danni provocati alle risorse del mare.
Questo fu possibile grazie all’introduzione di un piano generale (valido per tutto il
territorio nazionale) di indirizzo, promozione e coordinamento degli interventi e delle
attività in materia di difesa del mare e delle sue coste dall’inquinamento, e di tutela
dell’ecosistema marino: uno degli strumenti adottati per adempiere a questo impegno
fu la costituzione di riserve marine, zone in cui proteggere e salvaguardare
l’ambiente naturale senza eliminare, però, le attività antropiche.
Con la legge n. 394 del 1991, la cosiddetta “Legge-quadro sulle aree protette”, che
prevede una classificazione delle aree naturali protette – di cui fanno parte la aree
marine protette –, si arricchisce il quadro normativo di riferimento: vengono dettati i
principi fondamentali per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette,
definendone le principali finalità per garantire e promuovere la conservazione e la
valorizzazione del patrimonio naturale nazionale.
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1.1.2. Definizione e caratteri generali
Le aree marine protette sono costituite da “ambienti marini, dati dalle acque, dai
fondali, dai tratti di costa prospicienti, che presentano un particolare interesse per le
caratteristiche naturali, geomorfologiche, fisiche, biochimiche, con particolare
riguardo alla flora e alla fauna marine costiere e per l’importanza scientifica,
ecologica, culturale, educativa ed economica che rivestono” (art.25, l.979/82).
Si tratta di sistemi fondamentali per gestire l’impatto antropico sui mari, impatto che
risulta essere molto spesso molto pericoloso sia per le specie che per gli habitat
marini e costieri.
Le AMP sono state introdotte per molteplici finalità quali:
-
La tutela delle specie e degli habitat marini;
-
La conservazione della biodiversità;
-
Il ripopolamento delle risorse ittiche;
-
La gestione delle attività turistiche e dei conflitti tre le diverse categorie di
utenti delle risorse esistenti.
In base al grado di protezione di cui i vari ambienti necessitano, le aree sono
suddivise al loro interno in tre diverse tipologie di zone, rispettivamente zone A, B e
C.
Le zone A sono zone di riserva integrale, in cui si pratica una protezione massima
per via del maggior valore ambientale. In queste zone, indicate con il colore rosso,
sono vietate tutte quelle attività che potenzialmente potrebbero arrecare disturbo
all’ambiente marino – che deve essere conservato nella sua integrità –.
Le zone B sono, invece, zone di riserva generale. In queste, contraddistinte dal colore
giallo, sono permesse anche quelle attività che hanno un impatto, seppur minimo,
sull’ecosistema protetto, purché siano autorizzate dell’ente gestore.
Le zone C sono, infine, zone di riserva parziale. Queste, individuate dal colore
azzurro, sono le più estese dell’area, ed accolgono tutte quelle attività di uso
sostenibile del mare con un modesto impatto ambientale che vengono regolamentate
dal gestore della riserva.
Le tre tipologie di zone sono delimitate da coordinate geografiche contenute nella
cartografia in allegato al Decreto Istitutivo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
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La gestione dell’AMP può essere affidata ad enti pubblici, istituzioni scientifiche o
associazioni ambientaliste riconosciute, anche uniti tra loro sotto forma di consorzio.
L’Ente, affiancato da una Commissione di Riserva interessata al funzionamento
dell’Area (l.979/82 e l.426/98), ha il compito, sentito il parere della Commissione, di
proporre un proprio regolamento, in cui definire e disciplinare i divieti e le eventuali
deroghe sulla base del grado di protezione necessario per la tutela degli ecosistemi di
pregio facenti parte dell’area gestita, regolamento che viene approvato con decreto
del Ministero dell’Ambiente.
1.1.3. Le aree marine protette in Italia
In Italia le aree marine protette sono 27. A queste si aggiungono anche due parchi
sommersi e un’area marina protetta internazionale, per un totale di circa 228mila
ettari di mare e 700 chilometri di costa protetti. Le Regioni ospitanti almeno un’AMP
sono:
Sardegna*:
-
Area marina protetta Capo Caccia – Isola Piana
-
Area marina protetta Capo Carbonara
-
Area marina protetta Isola dell’Asinara
-
Area marina protetta Penisola del Sinis – Isola di Mal di Ventre
-
Area marina protetta Tavolara – Punta Coda Cavallo
Sicilia:
-
Area marina protetta Capo Gallo – Isola delle Femmine
-
Area marina protetta Isola di Ustica
-
Area marina protetta Isole Ciclopi
-
Area marina protetta Isole Egadi
-
Area marina protetta Isole Pelagie
-
Area marina protetta Plemmirio
Calabria:
-
Area marina protetta Capo Rizzuto
6
Puglia:
-
Area marina protetta Isole Tremiti
-
Area marina protetta Porto Cesareo
-
Area marina protetta Torre Guaceto
Campania:
-
Area marina protetta Costa degli Infreschi e della Masseta
-
Area marina protetta Punta Campanella
-
Area marina protetta Regno di Nettuno
-
Area marina protetta di Santa Maria di Castellabate
-
Parco sommerso di Baia
-
Parco sommerso di Gaiola
Lazio:
-
Area marina protetta Isole di Ventotene e Santo Stefano
-
Area marina protetta Secche di Tor Paterno
Abruzzo:
-
Area marina protetta Torre del Cerrano
Toscana*:
-
Area marina protetta Secche della Meloria
Liguria*:
-
Area marina protetta Cinque Terre
-
Area marina protetta Isola di Bergeggi
-
Area marina protetta Portofino
Friuli-Venezia Giulia:
-
Area marina protetta Miramare
* = Sardegna, Toscana, Liguria:
-
Le tre regioni ospitano anche il Santuario dei mammiferi marini, detto anche
dei cetacei, un’area marina protetta internazionale creata a partire da un
accordo tra Francia, Italia e Principato di Monaco per tutelare un vasto tratto
di mare costituito da zone marittime situate nei tre Stati
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Come si può notare dall’elenco sopra riportato, l’attuale distribuzione delle aree
marine protette risulta geograficamente disomogenea. A fronte di Regioni in cui è
presente un alto numero di AMP (come la Sicilia, la Campania e la Sardegna, in cui
si trovano 6 aree protette), si hanno Regioni (come l’Emilia-Romagna, il Molise o la
Basilicata) in cui non è presente neanche un’area marina protetta.
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1.2. Le Aree Specialmente Protette di Importanza Mediterranea (ASPIM)
1.2.1. Inquadramento giuridico
Le ASPIM sono una forma particolare di AMP. Queste vengono istituite sulla base
del “Protocollo relativo alle aree particolarmente protette e alla biodiversità nel
Mediterraneo”, contenuto nella “Convenzione di Barcellona relativa alla protezione
del Mar Mediterraneo dall’inquinamento” del
1978 (ratificata in Italia con la
l.30/1979) e modificata nel 1995 in “Convenzione per la protezione dell’ambiente
marino e la regione costiera del Mediterraneo”.
Il suddetto Protocollo ASP, firmato a Monaco nel 1996 1, prende in considerazione
anche le specie protette e quelle sfruttate commercialmente e prevede l’istituzione
delle ASPIM per promuovere la cooperazione nella gestione e conservazione delle
aree naturali, nella protezione di specie rare, minacciate o endemiche, e dei loro
habitat.
1.2.2. Requisiti di ammissione delle AMP alla lista ASPIM
Per poter essere inclusa nella lista ASPIM, un’AMP deve soddisfare almeno uno dei
seguenti criteri (art.8 Protocollo ASP):
-
Avere rilevanza per la preservazione degli elementi costitutivi della diversità
biologica nel Mediterraneo;
-
Comprendere ecosistemi specifici, tipici esclusivamente della regione
mediterranea o habitat di specie minacciate di estinzione;
-
Presentare un interesse specifico a livello scientifico, estetico, culturale,
istruttivo. In questo caso l’AMP deve ricoprire un ruolo fondamentale per la
ricerca nel campo delle scienze naturali, delle attività di educazione
ambientale e sensibilizzazione, oppure per la presenza di caratteristiche
naturali o paesaggi eccezionali, sia sottomarini che costieri.
Inoltre: l’esistenza di elementi nocivi che minacciano lo sviluppo ecologico,
biologico, estetico o il valore culturale dell’AMP; il coinvolgimento dei fruitori nel
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Le Parti Contraenti che hanno ratificato il Protocollo ASP sono: Albania, Croazia, Cipro,
Unione Europea, Egitto, Francia, Italia, Malta, Monaco, Slovenia, Spagna, Tunisia, Turchia.
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processo di pianificazione e gestione del territorio; la presenza di un organismo che
rappresenti gli stakeholder dell’AMP; l’offerta di opportunità per lo sviluppo
sostenibile e l’esistenza di un piano di gestione integrata della zona costiera sono altri
elementi che contribuiscono all’inserimento delle AMP nella lista ASPIM.
Il protocollo ASPIM richiede che per ogni area marina protetta riconosciuta ASPIM:
-
gli obiettivi di conservazione e di gestione siano chiaramente definiti in modo
tale da rappresentare la base per la valutazione delle misure adottate e
dell’efficacia della loro attuazione nelle revisioni periodiche;
-
la protezione, la pianificazione e le misure di gestione siano adeguate per
garantire il raggiungimento degli obiettivi stabiliti, non trascurando i fattori di
minaccia che influenzano l’AMP, e si basino su un’opportuna conoscenza
delle condizioni naturali, socio-economiche e culturali che caratterizzano
l’area (qualora queste conoscenze dovessero mancare l’area dovrà dotarsi
delle informazioni necessarie, pena l’esclusione dalla lista ASPIM);
-
si abbia un ente gestore dotato di strumenti e mezzi– sia finanziari che risorse
umane – adeguati a garantire il raggiungimento degli obiettivi di gestione e il
controllo di tutte le attività che potrebbero rivelarsi dannose ed in contrasto
con le attività dell’area protetta;
-
sia dotata di un programma di monitoraggio provvisto di una serie di
parametri significativi per l’area considerata, necessari per valutare le
condizioni e l’evoluzione della zona nonché l’efficacia della protezione e
delle misure di gestione adottate;
-
sia dotata di un piano di gestione, le cui principali disposizioni devono essere
già definite al momento dell’iscrizione e devono immediatamente essere
messe in atto. Il piano dettagliato va comunque presentato entro tre anni
dall’iscrizione: qualora questo obbligo dovesse venire meno l’area marina
protetta verrebbe rimossa.
1.2.3. Le AMP ASPIM in Italia
La lista ASPIM comprende 32 siti, tra i quali anche il Santuario dei mammiferi
marini.
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In Italia le aree speciali protette di importanza mediterranea sono 10:
-
Area marina protetta Portofino (Liguria)
-
Area marina protetta Miramare (Friuli-Venezia Giulia)
-
Area marina protetta Plemmirio (Sicilia)
-
Area marina protetta Tavolara – Punta Coda Cavallo (Sardegna)
-
Area marina protetta Torre Guaceto (Puglia)
-
Area marina protetta Capo Caccia – Isola Piana (Sardegna)
-
Area marina protetta Punta Campanella (Campania)
-
Area marina protetta Porto Cesareo (Puglia)
-
Area marina protetta Capo Carbonara (Sardegna)
-
Area marina protetta Penisola del Sinis – Isola di Mal di Ventre (Sardegna)
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Capitolo 2 _ IL PROGETTO ISEA
2.1. Il contesto
Il progetto ISEA (Interventi Standardizzati gestione Efficace Aree marine protette) è
stato promosso dal WWF Italia, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e
della Tutela del Territorio e del mare, per consolidare il network delle AMP ASPIM
italiane. Nello specifico, con questo progetto si è cercato di migliorare l’efficienza e
l’efficacia della gestione e conservazione della biodiversità marina e costiera
attraverso interventi volti a sostenere una corretta gestione delle aree marine protette
italiane.
Questa iniziativa si è sviluppata in un contesto internazionale in cui vigono diverse
convenzioni, accordi e strategie, quali:
-
La Convenzione sulla Diversità Biologica – CBD:
sottoscritta a Rio de Janeiro il 5 Giugno 1992 durante la Conferenza delle
Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo, è stata ratificata in Italia con la legge
n.124 del 1994. Si tratta di uno dei principali trattati ambientali globali, cui
hanno aderito 192 Paesi, per la conservazione della biodiversità (a livello di
geni, di specie, di comunità ed ecosistema), l’utilizzo durevole e sostenibile
dei suoi componenti e l’equa ripartizione dei vantaggi che derivano
dall’utilizzo delle risorse genetiche e del trasferimento delle tecnologie ad
esso collegate.
-
La Convenzione di Barcellona - Protocollo ASPIM dell’UNEP Mediterranean Action Plan:
la convenzione di Barcellona relativa alla protezione del Mediterraneo del
1978, in seguito alla conferenza delle Parti Contraenti2 tenutasi nel 1995 a
Barcellona, è stata modificata in “Convenzione per la protezione
dell’ambiente marino e la regione costiera del Mediterraneo” 3: questa
2
Le Parti Contraenti la Convenzione di Barcellona sono: Albania, Algeria, BosniaErzegovina, Cipro, Comunità Europea, Croazia, Egitto, Francia, Grecia, Israele, Italia,
Libano, Libia, Malta, Marocco, Monaco, Montenegro, Siria, Slovenia, Spagna,Tunisia,
Turchia.
3
La Convenzione è composta da una parte generale e da alcuni protocolli: Protocollo
relativo alle aree particolarmente protette e alla diversità biologica nel Mediterraneo
(Protocollo SPA e biodiversità); Protocollo per la protezione del Mar Mediterraneo contro
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modifica ha permesso l’ampliamento del suo ambito di applicazione,
comprendendo le acque marine interne del Mediterraneo e le aree costiere.
La Convenzione si prefigge di adottare tutta una serie di iniziative volte a
tenere sotto controllo l’inquinamento, proteggendo l’ambiente marino e
costiero in un’ottica sostenibile e tutelando, ove possibile, il patrimonio
naturale e culturale.
Le Parti Contraenti, per mirare al raggiungimento di tali obiettivi, sono
pertanto incoraggiate ad instaurare sistemi di cooperazione per ridurre
l’inquinamento e di sorveglianza per prevenirlo, collaborando fra loro nel
campo della scienza e della tecnologia ed elaborando procedure adeguate per
l’accertamento delle responsabilità e di compensazione dei danni qualora le
disposizioni della Convenzione venissero violate.
-
La Mediterranean Initiative del WWF - MeI:
attivato nel 2007 grazie ai sei uffici mediterranei del WWF (Spagna, Francia,
Italia, Grecia, Turchia e Programma Mediterraneo), il MeI è caratterizzato da
un piano d’azione eco regionale dell’area marina del Mediterraneo formato
da due piani d’azione: la strategia “Pesca” e la strategia “AMP”. È proprio in
quest’ultima strategia che si giustifica il progetto ISEA, nella realizzazione di
una rete mediterranea di aree marine protette efficacemente gestite.
-
La manualistica di supporto dell’IUCN:
la Commissione Mondiale sulle Aree Protette (WCPA), amministrata dal
Programma Globale IUCN 4 sulle Aree Protette, si è preposta di raggiungere,
per il settore marino, uno degli obiettivi stabiliti dalla CBD: questo, posto al
2012, prevedeva che le aree marine fossero “in regola” con le leggi
l’inquinamento derivante da fonti ed attività terrestri (Protocollo LBS); Protocollo per la
prevenzione e l’eliminazione dell’inquinamento del Mar Mediterraneo derivante da scarichi
di imbarcazioni ed aerei o per incenerimento in mare (Protocollo Dumping); Protocollo per
la protezione del Mar Mediterraneo contro l’inquinamento derivante dall’esplorazione della
piattaforma continentale, del fondo marino e del suo sottosuolo; Protocollo sulla prevenzione
dell’inquinamento del Mar Mediterraneo derivante da movimenti transfrontalieri di rifiuti
pericolosi e dal loro smaltimento (Protocollo rifiuti pericolosi); Protocollo riguardante la
cooperazione nella lotta all’inquinamento del Mar Mediterraneo in casi d’emergenza
derivante da petrolio e da altre sostanze pericolose (Protocollo sulle emergenze); Protocollo
ICAM – Gestione integrata delle aree costiere.
4
IUCN = Unione Mondiale per la Conservazione della Natura.
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internazionali, avessero validato la propria esistenza e certificato il
raggiungimento degli obiettivi preposti su solidi risultati scientifici nel campo
biologico, socioeconomico e amministrativo, e che si organizzassero in un
sistema di tipo network. Il raggiungimento degli obiettivi finali da parte delle
aree marine protette è, però, subordinato alla definizione di obiettivi
intermedi specifici e misurabili in termini di esiti e risultati. Ciò richiede lo
sviluppo di piani di gestione puntualmente definiti, l’individuazione di
indicatori di misurazione del successo ottenuto dalle AMP, il monitoraggio e
la valutazione degli effetti delle azioni di gestione e, infine, l’utilizzo dei
risultati nel processo di pianificazione, allo
scopo di controllare
periodicamente obiettivi, piani e risultati.
A questo scopo, negli anni, sono state introdotte linee guida, manuali,
metodologie
volte
a
sostenere
e
indirizzare
le
diverse
AMP
nell’implementazione di sistemi di gestione più efficienti. Alcune di queste
sono:
a) la “Management Effectiveness Task Force”, istituita nel 1997 all’interno
della WPCA-IUCN per valutare l’efficacia di gestione delle aree protette.
Trascorsi alcuni anni, e grazie al coinvolgimento di diversi attori (tra cui
gestori, pianificatori ed altri esperti nello sviluppo di indicatori di valutazione
dell’efficacia della gestione), si è giunti alla produzione della versione finale
del manuale che è stato pubblicato nel 2004 con il titolo: “How is your MPA
doing? A guidebook of natural and social indicators for evaluating Marine
Protected Area Management Effectiveness”.
b) “l’Establishing Marine Protected Area Networks” che, presentato nel
2007, contiene informazioni e argomenti essenziali per lo sviluppo delle reti
effettive di AMP.
c) il “How is your MPA Managed?”, previsto per il 2011, che avrebbe dovuto
contenere una risposta al problema della gestione inefficace di molte AMP,
mettendo a confronto questi casi con esempi di buone pratiche di gestione.
-
La Conservation Measures Partership - “Conservation Standards”:
nel 2007 il WWF, in collaborazione con altri soggetti [tra cui The Nature
Conservancy (TNC) e FOS (Foundation of Success)] ha elaborato gli
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Standard per la gestione di azioni di conservazione (Open Standards for the
Practice of Conservation, detti anche “Conservation Standards” o “OpenStandards”): questi si basano su un processo circolare sistemico che prevede
una serie di fasi consecutive di azioni di gestione che vanno dalla
determinazione dei target di conservazione, all’analisi delle minacce, alla
determinazione delle azioni con relativo piano di monitoraggio, all’analisi
dell’efficacia delle azioni, a processi di comunicazione e di gestione
adattativa5, concludendo con la rivalutazione dello stato delle minacce per poi
ricominciare il ciclo secondo un processo quantificabile e tangibile. Questo
processo ha permesso di riportare l’efficacia e l’efficienza di gestione in
molte AMP e, grazie al suo utilizzo condiviso tra tutte le aree protette, di
rafforzarne il network.
2.2. Come si presenta
Come si è già detto, con il progetto ISEA si è voluto migliorare l’efficacia e
l’efficienza della gestione e conservazione della biodiversità marina e costiera delle
aree marine protette italiane.
Per fare ciò si è cercato di sistematizzare la documentazione delle AMP italiane
mediante un approccio alla gestione standardizzato, intervento divenuto necessario
per via dell’utilizzo di un diverso piano di gestione per ogni area protetta (a causa
dell’eterogeneità dovuta al contesto geografico e alle modalità di gestione): questo
sistema però, se da un lato poteva mettere in risalto le peculiarità delle singole aree,
permettendo a ciascun ente gestore di considerare tutti gli elementi – di tutela e di
minaccia – presenti nell’area, dall’altro sicuramente ostacolava il confronto tra le
varie aree marine appartenenti al territorio italiano.
Senza stravolgere la documentazione esistente, quindi, l’impegno di ISEA è stato
quello di attuare una riorganizzazione della documentazione stessa per riassumerla e
rappresentarla in un’immagine grafica - generalmente chiamata mappa concettuale –
5
Per gestione adattativa si intende la gestione dei sistemi naturali e delle loro interrelazioni
con i sistemi sociali basata su approcci dinamici, aperti e flessibili, capaci di modificare
rapidamente i piani di gestione stabiliti, in funzione dei cambiamenti in atto nelle condizioni
ecologiche, economiche e sociali.
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in grado di mettere in evidenza le strategie che l’AMP intende adottare, i target di
conservazione (ovvero ciò che si intende proteggere) e le minacce – dirette e indirette
– che sui diversi target gravano.
L’obiettivo principale, definito dal manuale “How is your MPA doing” prima e dal
programma ISEA poi, si può individuare nel raggiungimento dell’efficacia delle
AMP, grazie ad un piano di gestione che preveda strategie d‘azione delineate nel
tempo e caratterizzate da obiettivi di conservazione definiti e misurabili, valutati
grazie al ricorso ad indicatori.
La standardizzazione della gestione delle AMP, iniziata nel 2010, ha coinvolto
inizialmente le ASPIM eccellenti italiane – Miramare, Torre Guaceto, Plemmirio,
Tavolara, Portofino – per strutturare le linee guida da far adottare a tutte le AMP
nazionali, in modo tale da introdurre pratiche e informazioni scambiabili e leggibili
da tutti i nodi del network costituito dalle aree marine protette.
Nel Mediterraneo, tuttavia, esistono diverse reti, o network, funzionali di AMP, alle
quali si aderisce su base volontaria: la MedPan, l’associazione che rappresenta la rete
di gestori delle AMP del Mediterraneo, il cui scopo è quello di facilitare lo scambio
di buone pratiche tra i vari gestori, al fine di migliorare l’efficacia di gestione delle
aree in questione; la AMP ASPIM, la rete di aree speciali protette di importanza
mediterranea, istituita grazie alla Convenzione di Barcellona; la AdriaPan, il network
di sotto-bacino di AMP del Mar Adriatico che ha preso avvio dalle aree di Miramare
e Torre del Cerrano, anche in questo caso per portarne al massimo l’efficacia di
gestione; e altre ancora. Le diverse reti appena citate sono tra loro interconnesse per
via del fatto che la stessa AMP può appartenere all’una e all’altra rete: tutte hanno un
unico, comune obiettivo – la conservazione della biodiversità marina – e si
differenziano, seppur minimamente, per alcuni aspetti tecnici di gestione.
In particolare, la rete delle AMP ASPIM italiane, grazie ad ISEA, ha potuto adottare
metodologie in uso nei settori economici commerciali o produttivi delle reti della
grande distribuzione: la standardizzazione, la condivisione di un linguaggio comune
tra i gestori dei nodi - i direttori - e tra i gestori della rete - la pubblica
amministrazione o i consorzi -, è necessaria per valutare e confrontare i risultati di
un’azione. Ogni singolo gestore, pur avendo una certa autonomia per garantite una
gestione adattiva della propria area rispetto al contesto locale in cui essa si trova,
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deve impegnarsi per garantire la presentazione risultati standardizzati per la
conservazione della biodiversità a livello italiano.
Come tutti i sistemi di pianificazione e controllo moderni, anche quello
standardizzato dalle AMP italiane è supportato da un sistema informatico: si tratta,
nello specifico, di un software open-source chiamato Miradi, in grado di organizzare
la mappa concettuale dell’AMP standardizzando piani d’azione, piani di budget,
piani di gestione secondo le indicazioni espresse dalla Conservation Measures
Partnership.
2.3. ISEA nelle AMP ASPIM
La scelta di utilizzare i processi di standardizzazione adottati da ISEA nelle ASPIM è
dovuta a diversi fattori.
Il più importante può essere rintracciato nel fatto che l’Unione Europea ha ritenuto
necessario realizzare una rete di aree marine protette per la tutela e la salvaguardia
del patrimonio ambientale, affidando, per mezzo della Convenzione di Barcellona,
alle ASPIM il ruolo di creare una rete di aree marine per l’effettiva conservazione del
Mediterraneo. Per poter essere aggiunte alla lista ASPIM, infatti, le AMP devono
dimostrare di pianificare e adottare azioni che garantiscano l’efficacia e l’efficienza
nella gestione, per la conservazione delle specie per le quali queste aree vengono
riconosciute tali.
Supportando gli impegni e gli obiettivi adottati per mezzo delle varie convenzioni e
accordi sopra riportati, il progetto ISEA è riuscito a formare un network di AMP
ASPIM che conserva il patrimonio ASPIM non solo con azioni scientifiche, ma
anche grazie all’utilizzo del sistema standardizzato ISEA.
Il desiderio di migliorare la propria gestione può incentivare le aree marine che
ancora non ne fanno parte, ad intraprendere il percorso per l’inclusione nella lista
ASPIM, accrescendo ulteriormente le dimensioni del network.
Dopo la sperimentazione, avviata nel 2010 esclusivamente nelle ASPIM, dal 2012 il
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha deciso per
l’adozione del progetto a livello nazionale, rendendolo in questo modo un modello
istituzionale per tutte le AMP italiane.
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2.4. Le fasi dell’implementazione
Per procedere all’implementazione del progetto ISEA, ogni ente gestore deve
affrontare un percorso di 5 fasi successive:
-
la formazione sugli Open-Standard di progettazione, tenutasi nel 2010 via
web e supportata da video di assistenza tecnica caricati in rete;
-
la compilazione di un questionario in file “Excel” finalizzato alla raccolta
delle informazioni fondamentali relative alla gestione dell’area, suddiviso in
7 temi: aspetti legislativi e normativi, pianificazione, finanziamenti, gestione,
monitoraggio, stato delle conoscenze, stakeholder e partecipazione;
-
la costruzione del Modello Concettuale, una mappa che, leggendosi da destra
verso sinistra, illustra le relazioni tra i biodiversity target (cioè le specie e gli
habitat su cui l’ente gestore ha deciso di concentrarsi nell’azione di
conservazione), le minacce – dirette e indirette – che su questi elementi di
valore gravano e le strategie d’intervento con le relative azioni da
intraprendere per raggiungere gli obiettivi prefissati.
-
Il Piano di Gestione standardizzato in file “Word”, documento necessario per
la riorganizzazione delle informazioni a disposizione sull’area, suddiviso in 7
paragrafi contenenti: un’introduzione dell’AMP e dei riferimenti normativi
grazie ai quali è stata possibile l’istituzione della riserva; l’elenco delle
risorse umane con affiliazione e ruolo; la localizzazione dell’area con le
relative coordinate geografiche; la Vision dell’AMP, cioè una descrizione dei
traguardi cui il piano di gestione mira; l’analisi del contesto, illustrandone e
descrivendone puntualmente biodiversity target e minacce – dirette e
indirette – presenti nella mappa concettuale; il piano d’azione, con l’elenco
delle strategie da attuare nell’arco di 3-5 anni, i goal, gli obiettivi e le attività
previste, nonché il piano di monitoraggio (per ogni obiettivo di ogni
strategia); l’analisi degli stakeholder.
-
l’inserimento, nel software open-source Miradi, di tutti i dati raccolti, al fine
di poterli agilmente aggiornare e modificare a seconda delle esigenze.
18
Capitolo 3 _ L’AREA MARINA PROTETTA DI TAVOLARA - PUNTA CODA
CAVALLO
3.1. La struttura
L’area marina protetta di Tavolara – Punta Coda Cavallo, nata con lo scopo di
perseguire obiettivi di salvaguardia e protezione ambientale favorendo lo sviluppo
socio economico sostenibile del territorio su cui erge, è stata identificata come AMP
di Reperimento con la l. 979/1982. Il 12 Dicembre 1997 ne è avvenuta l’istituzione
con Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, in seguito
modificato con Decreto Ministeriale del 28 Novembre 2001.
L’area, che si trova nella costa della Sardegna nord-orientale, si estende per circa
15.000 ha di mare e 40 Km di territorio costiero, da Capo Ceraso – a nord – e Cala
Finocchio – a sud –, e comprende le Isole di Tavolara, Molara e Molarotto più una
serie di isole minori, tra cui isolotto Rosso e isola Piana.
La zona A di riserva integrale comprende: nell’isola di Tavolara la punta a sud di
Cala di Levante, Punta del Papa e il punto in costa a sud-est della Punta del Passo
Malo; nell’isola Molarotto l’area pentagonale circostante Molarotto per un’ampiezza
di circa 750 metri ai lati est ed ovest, circa 1000 metri al vertice a nord e circa 1500
metri al lato sud.
Nelle zone A, per conservare nella sua integrità l’ambiente marino di particolare
pregio, sono vietate le attività come la pesca, la balneazione e la navigazione, mentre
sono ammesse le sole attività di ricerca scientifica e di servizio regolamentate
dall’ente gestore.
La Zona B di riserva generale comprende: il tratto di mare che si trova tra Capo
Ceraso e il limite sud della caletta Sa Enas Appara, per un’ampiezza di circa 700
metri; il tratto di mare compreso tra Coda di lu Furru e Punta di Tamerigio (Capo
Coda Cavallo); nell’isola di Tavolara l’area di mare costiera del lato nordoccidentale, per un’ampiezza di circa 500 metri dalla costa, e dei lati nord-orientale e
sud-orientale, per un’ampiezza di circa 300 metri dalla zona A; il tratto di mare
circostante l’isola di Molara e la zona A di Molarotto.
19
Nelle zone B si ammettono invece attività come la piccola pesca dei professionisti
residenti nei tre comuni facenti parte dell’area protetta (con un carico giornaliero
regolamentato dall’ente gestore), l’ormeggio in strutture predisposte appositamente,
la balneazione, le visite subacquee regolamentate dall’ente e la navigazione a bassa
velocità. Sono vietate la pesca sportiva e quella professionale quando avviene con
mezzi dannosi per l’ambiente marino.
La Zona C di riserva parziale che comprende il resto del tratto di mare facente parte
dell’area marina protetta.
Nelle zone C sono consentite, oltre alle attività ammesse nelle zone di riserva
generale, anche le attività di pesca sportiva, qualora avvengono con strumenti non
pericolosi per l’integrità dell’area.
L’AMP di Tavolara, inserita all’interno della “Rete Natura 2000”, comprende il SIC
ITB010011 “Stagno di San Teodoro”, il SIC ITB0100010 “Tavolara, Molara,
Molarotto”, e buona parte delle ZPS ITB013019 “Isole del Nord-Est tra Capo Ceraso
e Stagno di San Teodoro”6.
6
Natura 2000 è il sistema coordinato di aree destinate alla conservazione della diversità
biologica presente nel territorio dell’Unione Europea. La rete è composta da due tipi di aree:
le ZPS (Zone di Protezione Speciali), previste nella Direttiva 79/409/CEE (definita direttiva
Uccelli), e i pSIC (Siti di Importanza Comunitaria proposti, ovvero i siti elencati nella lista
ufficiale come “zone speciali di conservazione”), previsti nella Direttiva 92/43/CEE (detta
direttiva Habitat)
20
La gestione, inizialmente attribuita alla Capitaneria di Porto di Olbia, è stata nel 2003
definitivamente affidata ad un consorzio formato dai tre comuni di Olbia, Loiri Porto
San Paolo e San Teodoro (Olbia detiene il 50% delle quote consortili, mentre il
restante 50% è diviso in parti uguali fra Loiri e S. Teodoro).
Dotato di un proprio statuto che ne definisce la struttura organizzativa e gli organi di
gestione, individuabili in – Assemblea, Consiglio di Amministrazione, Presidente,
Direttore e Collegio dei revisori – il Consorzio si compone di uno staff, coordinato
dalla Direzione operativa che imposta e gestisce le varie attività riguardanti l’area,
formato dall’Ufficio Tecnico, l’Ufficio Ambiente, l’Ufficio Educazione Ambientale,
21
il Settore Comunicazioni e l’Amministrazione, suddivisa a sua volta in
Amministrazione Generale, Ragioneria, Segreteria e Ufficio Protocollo.
Gli obiettivi da includere in ogni piano d’azione possono essere individuati nelle
seguenti attività:
-
La protezione dell’area marina interessata;
-
La tutela e la valorizzazione delle risorse biologiche e geomorfologiche;
-
La diffusione e la divulgazione della conoscenza dell’ecologia e della
biologia degli ambienti marini e costieri dell’area naturale marina protetta e
delle peculiari caratteristiche ambientali e geomorfologiche della zona;
-
L’attuazione di programmi di carattere educativo per migliorare la cultura
generale nel campo dell’ecologia e della biologia marina;
-
La realizzazione di programmi di studio e ricerca scientifica nei settori
dell’ecologia, della biologia marina e della tutela ambientale, al fine di
assicurarne la conoscenza sistematica dell’area;
22
-
La promozione di uno sviluppo socio-economico compatibile con la rilevanza
naturalistico-paesaggistica
dell’area,
anche
privilegiando
le
attività
tradizionali locali già presenti nel territorio.
L’AMP di Tavolara, nel corso degli anni, si è dotata di diverse certificazioni: la
certificazione UNI EN ISO 140017, a validità internazionale, nel 2004; il
Regolamento Comunitario n. 761 del 19.03.2001 sull’adesione volontaria delle
organizzazioni ad un sistema comunitario di ecogestione ed audit 8 (EMAS), a
validità europea, nel 2005.
Con questi strumenti, entrambi su base volontaria, il Consorzio di Gestione si è
impegnato ad andare oltre il rispetto delle semplici prescrizioni di legge, per
migliorare in modo continuativo le proprie prestazioni ambientali, creando un
rapporto di fiducia con i vari stakeholder.
Per il particolare impegno alla tutela ambientale, nel 2006 l’area marina di Tavolara
ha anche vinto l’”EMAS AWARD”.
3.2. Strumenti di pianificazione
3.2.1 Il Piano di Gestione Standardizzato
Il piano di gestione dell’AMP di Tavolara (nella struttura uguale a quello delle altre
aree marine) è suddiviso in 7 paragrafi:
1. Nell’INTRODUZIONE sono riportati i riferimenti normativi grazie ai quali è
stata possibile l’istituzione dell’area marina, una serie di informazioni
sull’ente gestore e l’enunciazione del fine perseguito dall’area: Tavolara,
nello specifico, persegue obiettivi di salvaguardia e protezione ambientale
favorendo lo sviluppo socio-economico del territorio di competenza;
7
La certificazione ambientale ISO 14001 è stata emessa dal RINA (Registro Italiano
Navale), l’organismo di riferimento per le attività operanti in ambito marittimo.
8
Con il termine audit si intende una valutazione sistematica, documentata, periodica ed
obiettiva dell’efficienza dell’organizzazione del sistema di gestione e dei processi destinati
alla protezione ambientale per facilitare il controllo di gestione e valutarne le conformità alle
politiche ambientali.
23
2. PERSONALE, AFFILIAZIONE E RUOLO sono invece contenuti nel
secondo paragrafo, riportante l’organigramma del consorzio di gestione
dell’area;
3. Nel paragrafo facente riferimento all’AMBITO GEOGRAFICO, dopo la
rappresentazione di alcune immagini dell’area, tra cui la ripartizione delle
zone con diverso grado di protezione, l’inquadramento regionale e nazionale
dell’AMP, si prosegue con il dettaglio delle coordinate geografiche che
descrivono la localizzazione di tutti i siti contenuti al suo interno;
4. La VISION, ossia la descrizione dei traguardi cui il piano di gestione mira, è
per Tavolara “contribuire attraverso azioni di regolazione e indirizzo, a creare
un sistema di gestione integrato del tratto di costa e di mare compreso nel suo
perimetro, che risulti di tipo sostenibile ovvero che, oltre a produrre uno
sviluppo economico delle popolazioni locali, determini anche un reale
progresso sociale e culturale e un miglioramento delle condizioni
dell’ambiente naturale”
5. Nel paragrafo intitolato ANALISI DEL CONTESTO, dopo l’elencazione e la
descrizione delle motivazioni della scelta dei biodiversity target e delle
minacce – dirette e indirette – che gravano sugli elementi tutelati, segue la
rappresentazione della mappa concettuale e una breve descrizione del
modello.
6. Il PIANO D’AZIONE illustra invece l’elenco delle strategie da attuare
nell’arco di 3-5 anni e la lista delle azioni da intraprendere. Per ogni strategia
si individuano i goal (ovvero le mete) riferiti ai target che vengono perseguiti
attraverso l’applicazione della strategia considerata entro dei termini
temporali stabiliti; gli obiettivi di breve termine; le attività da mettere in
pratica per il raggiungimento degli obiettivi stessi. Per ogni singola attività si
procede all’individuazione del soggetto predisposto allo svolgimento
dell’attività, del supervisore e del termine entro il quale l’attività va eseguita.
Infine ogni strategia prevede uno specifico piano di monitoraggio che,
suddiviso nei singoli obiettivi, per ciascuno di essi riporta l’indicatore, la
modalità, i termini di misurazione nonché il soggetto predisposto alla
funzione e il luogo in cui avviene la misurazione stessa.
24
7. Il piano di gestione si conclude con l’ANALISI DEGLI STAKEHOLDER,
contenente uno schema che descrive, per ciascun portatore d’interesse
individuato, l’interesse specifico; il ruolo; il livello di influenza sociale o
socio-economica; una stima della facilità di comunicazione tra AMP e
stakeholder. Per Tavolara sono stati individuati 24 diversi portatori
d’interesse, tra i quali è possibile trovare diving autorizzati, pescatori,
operatori del settore turistico, scuole, associazioni di categoria, enti pubblici
di vario tipo e di ricerca, camera di commerci e residenti.
La figura che segue rappresenta la mappa concettuale dell’AMP di Tavolara – Punta
Coda Cavallo elaborata dal software Miradi:
I target, ovvero gli elementi di valore sui quali l’ente gestore ha deciso di
concentrarsi per la conservazione, rappresentati da ellissi di colore verde, sono in
totale 7: 5 Biodiversity Target (BT) e 2 target socio-economici (SET).
I primi sono rappresentati da specie, habitat ed ecosistemi: nello specifico, per
l’AMP di Tavolara si è deciso di tutelare la prateria di Posidonia Oceanica (che,
ricoprendo quasi interamente il fondale dell’area entro la profondità di 40 metri, è
fondamentale per: fissare i fondali, mitigando l’azione di erosione dovuta alle forti
25
correnti; produrre di ossigeno; creare di un ambiente idoneo alla riproduzione di
particolari specie), la Cernia Bruna (la cui presenza è un importante indice di
conservazione dell’ambiente marino costiero), il Coralligeno (all’interno del quale
molte specie svolgono gran parte del proprio ciclo vitale), l’Avifauna marina (dato
che l’AMP di Tavolara rappresenta il sito con il maggior numero di specie di uccelli
marini a livello nazionale) e i litorali sabbiosi (per la notevole rilevanza dal punto di
vista turistico e, quindi, dell’economia del territorio).
I target socio-economici fanno invece riferimento alla conservazione di particolari
attività. I questo senso l’AMP di Tavolara ha deciso di tutelare: la pesca artigianale
(che, date le modeste dimensioni, tali da non pregiudicare le esigenze di
conservazione, rappresenta per l’area uno stimolo per preservare la struttura socioculturale
e l’economia locale) e le attività sostenibili legate al mare (data
l’importanza che l’area riveste dal punto di vista del turismo nazionale ed
internazionale).
Accanto ai target, nella mappa, vengono individuati i cosiddetti stress, effetti negativi
che si hanno sulla conservazione dei target a causa di uno o più minacce dirette.
Ciascun target è infatti influenzato da una o più minacce dirette (MD), azioni umane
che degradano direttamente gli elementi di valore tutelati dall’area, individuate da
rettangoli rossi. Per l’area di Tavolara si sono prese in considerazione 14 MD:
ancoraggio; degrado delle praterie di Posidonia; pesca illegale; assenza di controlli
nella consistenza degli stock; effetti dei cambiamenti climatici; competizione con
pesca sportiva; attività subacquea ricreativa; pesca professionale con attrezzi da
posta; predazione dei nidi; inquinamento luminoso; dissesto idrogeologico; fruizione
non regolamentata; impropria gestione delle spiagge; presenza di operatori illegali.
Ciascuna minaccia diretta, che può incombere su uno o più target, è determinata da
una o più minacce indirette (MI), identificate, nei rettangoli arancioni, come le cause
di fondo che determinano il degrado dei target proprio attraverso la generazione delle
minacce dirette. L’Area protetta di Tavolara ha individuato le 7 MI riportate nella
mappa in: mancato rispetto delle normative; scarso controllo a mare e a terra;
riduzione delle aree di pesca a seguito dell’istituzione delle aree protette; alto numero
di subacquei; interventi in alveo; allontanamento degli adulti dai nidi causato dal
disturbo antropico; insufficiente controllo.
26
Per ridurre gli impatti di questi molteplici fattori di minaccia, ciascuna AMP mette in
pratica delle strategie, rappresentate da esagoni gialli, mirate alla conservazione dei
target individuati. Nel caso di Tavolara sono state individuate 10 diverse strategie:
mappatura delle zone a bassa sensibilità per l’ancoraggio; incremento dei controlli
sul prelievo ittico; monitoraggio della biodiversità; campagna di sensibilizzazione
rivolta a sub e pescatori professionisti; eradicazione del ratto nero; ordinanze e
campagne di informazione per limitare il disturbo antropico sull’avifauna marina;
partecipazione attiva sulla corretta pianificazione del territorio; infrastrutture a
protezione degli ecosistemi dunali sensibili; sensibilizzazione degli operatori e dei
fruitori del mare; incremento dei controlli sulla fruizione e sulle attività economiche
che insistono sugli ambienti sensibili dell’AMP di Tavolara.
Oltre alle strategie specifiche appena citate, l’ente gestore ha individuato 3 strategie
di base (il consolidamento del personale, il funzionamento ordinario e
l’autofinanziamento), messe a punto per intervenire su altre 2 minacce indirette che
incombono sull’insieme delle strategie specifiche: la precarietà del personale e
l’instabilità finanziaria.
Dopo l’elencazione e una breve descrizione delle motivazioni che hanno spinto alla
scelta di determinati target, minacce e strategie, il piano di gestione prosegue con la
lista delle azioni: per ogni strategia si individuano i goal – riferiti ai target – che
vengono perseguiti attraverso l’applicazione della strategia considerata entro dei
termini temporali stabiliti; gli obiettivi; le attività da mettere in pratica per il
raggiungimento degli obiettivi stessi. Per ogni singola attività si procede
all’individuazione del soggetto predisposto allo svolgimento dell’attività, del
supervisore e del termine entro il quale l’attività va eseguita.
Inoltre ogni strategia prevede uno specifico piano di monitoraggio che, suddiviso nei
singoli obiettivi, per ciascuno di essi riporta l’indicatore, la modalità, i termini di
misurazione nonché il soggetto predisposto alla funzione e il luogo in cui avviene la
misurazione stessa.
Per concludere, si sviluppa un’analisi di tutti gli stakeholder attraverso la
predisposizione di uno schema che descrive, per ciascun portatore d’interesse
individuato, l’interesse specifico; il ruolo; il livello di influenza sociale o socioeconomica; una stima della facilità di comunicazione tra AMP e stakeholder. Per
27
l’area marina di Tavolara sono stati individuati 24 diversi portatori d’interesse, tra i
quali è possibile trovare diving autorizzati, pescatori, operatori del settore turistico,
scuole, associazioni di categoria, enti pubblici di vario tipo e di ricerca, camera di
commerci e residenti.
3.2.2. Il programma di gestione
Annualmente l’ente gestore elabora un programma economico-finanziario, sulla base
della pianificazione triennale e delle assegnazioni finanziarie dello Stato - disposte
ogni anno con decreto ministeriale -, che viene sottoposto all’approvazione del
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, insieme al bilancio
consuntivo e al bilancio preventivo per la successiva annualità.
Le assegnazioni finanziarie dello stato si riferiscono in misura prioritaria alle attività
di Tutela e Conservazione e, solo qualora l’ente garantisca l’assolvimento dei questi
compiti, anche ad attività di Valorizzazione e Promozione.
Il programma di gestione dell’AMP di Tavolara viene presentato in duplice formato:
un documento in formato Word ed uno in formato Excel.
All’interno del documento Word, dopo aver presentato in un’unica tabella riassuntiva
gli
interventi (ovvero: Tutela Ambientale; Valorizzazione delle risorse naturali;
Divulgazione e diffusione delle conoscenze dell’ambiente marino; Educazione
Ambientale; Promozione dello sviluppo sostenibile) e le azioni specifiche da adottare
durante l’anno con i relativi budget, si procede con l’analisi di ciascuna azione,
riportando in una tabella il nome dell’azione, l’anno finanziato, il budget del
progetto, eventuali partners e co-finanziatori, il responsabile del progetto, la coerenza
con il progetto ISEA, una descrizione sommaria e gli obiettivi del progetto.
Nel documento Excel, invece, viene realizzata una tabella in cui, in corrispondenza
di ciascuna specifica azione, si riportano le strategie cui quell’azione fa riferimento,
gli obiettivi a breve termine (quindi quelli cui l’ente gestore ha deciso di mirare
nell’arco dell’anno oggetto della programmazione), gli obiettivi a lungo termine
(generalmente l’orizzonte temporale è di 3 anni), il budget predisposto per ogni
singolo progetto e la percentuale del finanziamento per la specifica attività sul totale
degli investimenti.
28
3.3. Strumenti di controllo e valutazione
Dopo aver individuato i target con le rispettive minacce e pianificato le strategie da
adottare per la tutela e conservazione degli stessi, si procede con il monitoraggio
costante per individuare la coerenza delle azioni intraprese con il piano di gestione, e
quindi con ISEA.
Periodicamente il personale del consorzio di gestione effettua il controllo delle
azioni, supportato dal piano di monitoraggio contenuto nel piano di gestione.
Qualora si dovessero riscontrare eventuali non conformità rispetto al piano, l’ente si
adopera per individuarne le cause e mettere in atto delle azioni correttive al fine di
eliminarle e, ove possibile, prevenirle in futuro.
L’ostacolo spesso riscontrato dagli enti gestori si può tuttavia individuare nel fatto
che per la correzione di alcuni scostamenti rispetto alla pianificazione ci si debba
confrontare con altri soggetti, esterni all’ente gestore.
In tutti questi casi, in particolare per quanto concerne la vigilanza, l’ente deve
rivolgersi all’istituzione competente (per le AMP si tratta generalmente del Capo del
Compartimento Marittimo) ed attendere che questa si adoperi per correggere la non
conformità.
Questo è un limite presente in Italia ma non in altri paesi del mondo, in cui il
management dell’AMP, così come dei parchi terrestri, ha a disposizione un controllo
diretto complessivo, con funzioni di polizia amministrativa e/o giudiziaria.
Se tale limite potesse essere superato, probabilmente le aree marine protette italiane
sarebbero più efficaci ed efficienti.
29
CONCLUSIONI
Alla fine di questa ricerca si è avuta la conferma di come un sistema che permetta ad
un’organizzazione di pianificare e controllare la propria gestione sia uno strumento
assolutamente indispensabile per raggiungere e conservare l’efficacia e l’efficienza
gestionali.
La valutazione, da considerare un supporto ai gestori delle aree marine e non una
punizione, permette di stabilire se le misure adottate sono state in grado di
raggiungere i risultati desiderati, aspetto di fondamentale importanza soprattutto
quando si ha a che fare con diverse categorie di stakeholder – governi, enti di
finanziamento e parti interessate in generale – che chiedono sempre più informazioni
sull’efficacia gestionale per ottenere risposte circa
il buon impiego dei fondi
concessi a titolo di finanziamento.
Per avere una gestione realmente efficace ed efficiente, però, sarebbe necessario
apportare delle modifiche per rendere meno rigido e teorico il sistema ISEA.
Molto spesso, infatti, i gestori si trovano costretti a ridurre al minimo indispensabile
gli elementi da tutelare, le minacce da gestire e le strategie da adottare, lasciando
fuori dalla conservazione aspetti ugualmente importanti per l’area, al fine di evitare il
collasso del sistema supportato dal software open-source Miradi.
30
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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Marine Protected Areas in the Mediterranean Sea. IUCN, Malaga and
WWF, France; pag. 1-152.
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Marine Protette italiane. Isole Ciclopi, Miramare, Penisola del Sinis,
Secche di Tor Paterno, Torre Guaceto. A cura di Federparchi e WWF
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Mare. Edizioni EUT, Trieste. 475 pp. ISBN: 9788883032103
3. AA.VV. (2009) Come conseguire risultati di conservazione applicando
l'approccio della gestione adattativa. Standard di gestione di programmi
di conservazione. A cura di WWF Italia, per il Ministero dell'Ambiente
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(http://wwf.it/client/ricerca.aspx?root=27147&content=1)
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6. R. S. Pomeroy, L. M. Watson, J. E. Parks e G. A. Cid (2005). How is
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volume 48, n. 7-8, pag. 485-502.
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Managed Marine Protected Areas. IUCN The World Conservation
Union. Gland, Switzerland.
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Parties to the Convention for the Protection of the Marine Environment
and the Coastal Region of the Mediterranean and its Protocols.
10. UNEP(OCA)/MED WG.149/5. Annex III. Revised classification of
Benthic Marine Habitat Types for the Mediterranean region.
11. UNEP(DEC)/MED WG. 320/17: Procedure for the revision of the areas
included in the SPAMI List
31
(http://195.97.36.231/acrobatfiles/07WG320_17_eng.pdf)
12. http://www.minambiente.it
13. http://www.progettoisea.it
14. http://www.amptavolara.com
32
Ringraziamenti
Non sono mai stata molto brava con le parole, soprattutto quando si tratta di
esprimere ciò che ho nel cuore, ma forse è giunto il momento di provarci.
Per prima cosa vorrei ringraziare il mio relatore, la Professoressa Lucia Giovanelli,
con la quale ho sostenuto due degli esami di questo corso di laurea e che mi ha
trasmesso il suo amore per le materie insegnate, tanto da scegliere una di queste per
affrontare il traguardo finale. Grazie per aver accettato la mia richiesta ed avermi
guidata e supportata in questi mesi di preparazione.
Un sentito grazie va poi all’Area Marina Protetta di Tavolara Punta Coda Cavallo, ed
in particolare al suo direttore, il Dottor Augusto Navone, che con pazienza e passione
per il lavoro che svolge mi ha non solo fornito molti materiali su cui preparare la mia
tesi, ma gentilmente mi ha anche supportata nell’elaborazione del mio lavoro,
sottraendo tempo prezioso ai suoi impegni e ritagliando degli spazi per i miei dubbi
in un periodo così movimentato per l’area marina: l’estate.
Un grazie speciale va anche alle mie fantastiche colleghe, nonché ormai amiche, che
mi hanno aiutata a non perdere mai di vista il mio obiettivo, nonostante difficoltà,
delusioni, amarezze, ma anche nonostante tante risate e momenti di sclero
generale!!!!!!!! Vorrei ringraziare soprattutto Viviana, Laetizia, Angela e Marianna,
ma ci sono tante altre persone con cui ho passato dei bei momenti durante questi tre
anni.
Vorrei dire grazie anche alla mia amica Laura che, pur non facendo parte del mio
ambiente universitario, fa parte della mia vita da diversi anni e mi ha accompagnata
in questo lungo percorso con molte risate e tante esperienze indimenticabili, e a
Giulia, che appartiene a troppe categorie (cugina, figlioccia e amica, ma per
qualcuno, vista la somiglianza, anche sorella) e per non sbagliare inserisco qui…
Poi ci sono Madrina (Annarita) e Padrino (Stefano) che, nonostante ormai sia un po’
cresciutella, continuano ad essere sempre al mio fianco, almeno con il cuore, e sapete
quanto questo sia importante per me. Vi voglio bene.
Un grazie generale va poi a tutti gli altri amici, grandi e piccini, che hanno creduto in
me e che purtroppo non posso nominare singolarmente.
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Ora è giunto il momento dei parenti: nonni, zii e cugini. Grazie! Grazie in particolare
per avermi sostenuta e incoraggiata a non mollare in questi giorni così difficili per
tutti noi. Mi avete dato molto coraggio e non lo dimenticherò mai. Purtroppo non
posso nominare tutti, ma nel mio cuore è come se lo stessi facendo. Vi voglio bene.
Un pensiero speciale va ai miei nonni: a quelli che non ci sono più (Giuseppe,
Giovanna Maria e Ignazio), che mi danno una grande forza da lassù, e Rosina, che
mi coccola da qui.
Infine, non di certo per importanza, vorrei dire grazie alla mia famiglia: mamma,
papà, sorella e nipotina… vi ho lasciato alla fine perché pensando a tutto quello che
avete fatto e fate per me mi viene il magone (e qualche lacrimuccia, però mamma
questo tu non lo leggere altrimenti inizi a piangere, anche se dubito che tu non abbia
ancora iniziato a farlo!!!), quindi dovevo essere lucida per scrivere gli altri
ringraziamenti.
Penso non ci siano abbastanza parole per ringraziarvi, per dirvi quanto siete importati
per me e quanto vi voglio bene… In questi anni ho avuto molti momenti difficili,
momenti in cui gli unici a credere in me eravate voi, dato che io avevo qualche
dubbio nel farlo. Avete cercato di farmelo capire in tutti i modi, ma è risaputo quanto
io sia molto testarda e non facilmente convincibile!
Grazie di cuore per supportarmi e sopportarmi sempre, grazie per tutto l’amore che
riuscite a darmi.
Siete la mia forza!!!
Vi voglio bene…
Michela
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