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n° 373 - gennaio 2016 © Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie Direttore Responsabile Lorenzo Gualtieri - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Edificio L - Strada 6 - Centro Direzionale Milanofiori I-20089 Rozzano (Milan, Italy) www.fondazione-menarini.it L’arte del dormire Eros dormiente, III-II secolo a.C. Dio benedica chi ha inventato il sonno, mantello che avvolge i pensieri di tutti gli uomini, cibo che soddisfa ogni fame, peso che equilibra le bilance Miguel de Cervantes e accomuna il mandriano al re, lo stolto al saggio. L’affascinante, misterioso e silenzioso stato in cui scivoliamo per approdare al mondo del sogno che chiamiamo sonno è una condizione universale. Tutti dormono: dormono gli uomini e le donne, i bambini e gli animali, i buoni e i cattivi, i ricchi e i poveri, gli dei dell’Olimpo e i santi del Paradiso, gli angeli e i diavoli. Hypnos (fratello gemello di Thànatos), raffigurato come un giovane con delle piccole ali sulla testa, è il dio greco che con i papaveri porta il sonno agli uomini donando realistiche illusioni, è un dio benevolo perché sempre circondato dai sogni. Storie reali o mitologiche sono piene di prodigiosi sonni: Cassandra e il fratello Eleno è dormendo che acquisiscono l’arte profetica. Endimione dorme per l’amore di Selene, mentre è nel sonno della notte prima della battaglia, che Costantino sogna la rivelazione della Croce che lo condurrà alla vittoria contro Massenzio. Anche Venere spesso è colta dormiente in mezzo alla natura o in sontuosi giacigli. Il sonno però è una debolezza che può esser pagata cara: lo sa bene Arianna che, addormentata a Nasso, viene abbandonata da Teseo; come lo sa la regina delle Fate Titania che dormendo è colpita dall’incantesimo che darà il via all’intrico della shakespeariana storia d’amore e vendetta del Sogno di una notte di mezza estate; Argo invece, viene addirittura ucciso per aver ceduto a quella debolezza, e stessa sorte è riservata al superbo Oloferne per mano di Giuditta. Non c’è giustificazione biologica o fisiologica che ne faccia perdere la magia: la coscienza sfuma per dar voce all’inconscio che comincia a esprimersi con immagini fantastiche dove tutto diventa possibile, dove i desideri e le paure prendono forma e si rendono visibili. dall’alto Gyula Benczúr: Sogno Piero della Francesca: Sogno di Costantino 2 Un momento di abbandono che fa dimenticare la realtà, la vita terrena e che certo non può sfuggire ai maestri di tutte le arti e di tutti i tempi: il sonno in varie forme e sotto diversi aspetti ha riempito infinite pagine e tele. Scrittori e filosofi hanno speso fiumi di parole per raccontarlo, e pittori e scultori si sono prodigati nel raffigurarlo. Sfiorato da un numero impressionante di artisti si traduce nell’osservazione quasi nascosta di un momento dolce o nella testimonianza di un tormento onirico, con significati che variano tra l’iconico e il metaforico. C’è il sonno, sovente declinato al femminile, interpretato come espressione di una delicata vulnerabilità a tratti perfino erotica: seducenti dee o donne mortali spiate in silenzio, colte in un momento di presenza-assenza, isolate nel segreto regno dell’inconscio. Tante “Belle addormentate” che, scovate in ogni dove, trovano maggior bellezza: nelle pose e nei volti di una distensione sensuale su cui, a volte, sembra di intuire la traccia di un sogno. La dolcezza del sonno però, non è solo voluttà, può anche essere tenerezza materna o manifestazione dell’innocenza. Madri, bambini, putti, angeli, efebi, raffigurati nel loro dormire, sottoscrivono quella naturale purezza verso cui l’adulto vorrebbe tanto tornare. E tra gli “innocenti” non ci sono solo cuccioli d’uomo, ma anche tanti animali, con particolare attenzione per quelli che per tradizione ci vivono vicini: gatti e cani accucciati su letti, su poltrone, sotto i tavoli, accanto al caminetto, o in un caldo grembo accogliente. Gli uomini raramente si fanno cogliere nel sonno e quando accade, è perché sono fiaccati dall’ebbrezza o vinti dalla spossante stanchezza di un’enorme fatica. Tra gli impegni che possono stancare, primo fra tutti, c’è quello del lavoro: ecco quindi, il sonno dei lavoratori, dei contadini stesi all’ombra nei campi, dei pastori assopiti tra gli armenti. Schiere di “lavoratori stanchi” fino allo sfinimento; ma il lavoro non è l’unica attività spossante, ci sono anche quelle che parlano di sesso e che portano indifferentemente uomini e donne ad ab- dall’alto a sinistra in senso orario Giovanni Battista Piazzetta: Giuditta e Oloferne Jules Adolphe Breton: Asleep In The Woods Tamara de Lempicka: La dormiente Pierre-Auguste Renoir - Gatto che dorme Arianna addormentata, copia romana del III secolo a.C. Frederic Lord Leighton: Flaming June bandonarsi nell’intimità delle alcove su letti ormai disfatti. O dormiente. O che cosa è sonno? Il sonno ha similitudine con la morte. O perché non fai adunque tale opra, che dopo la morte tu abbi similitudine di 3 perfetto vivo, che vivendo farsi col sonno simile ai tristi morti? Leonardo da Vinci La descrizione del sonno come immagine della morte avvicina il pensiero di tanti, Leonardo, Cicerone, Omero, Ovidio, Cervantes, e come tale è spesso raccontato e raffigurato. L’idea non si riferisce solo all’apparenza, ma anche alla condizione per cui, in entrambe le circostanze, abbandoniamo il corpo per viaggiare in territori – del sogno o dell’aldilà – dove vivi e morti si possono ritrovare. Il volto di chi dorme è come quello di un bambino e allo stesso tempo propone quello che sarà da morto. Contemplando il sonno dell’amante, Paul Verlaine compie una profonda riflessione sulla morte e sulla caducità dell’amore e dell’agire umano. Dormire toglie ogni volontà e consapevolezza, è uno stato di abbandono che Salvador Dalì percepisce e raffigura come una pesante e gigantesca testa – dove il corpo è inutile e “quasi morto” – sostenuta dalle grucce della realtà, le stesse che appena si spezzano ci danno la sensazione di cadere. Dormire rende vulnerabili ed espone a pericoli. Pericoli che possono arrivare dalla sfera onirica col nome di incubi o che giungono dalla vita reale armando braccia pronte a profittare di quell’umana debolezza. E poi c’è il terribile “sonno della ragione”, quello che “produce mostri”, quello che alla necessità fisiologica aggiunge un obnubilamento che guida l’uomo verso una bestiale irrazionalità. Sonno che facendo tacere la ragione genera mostruosità come i delitti, le guerre, le sopraffazioni di ogni natura, lo stesso che Goya ha innalzato a monito per l’umanità, lo stesso che, purtroppo, non cessa di tenere il passo con la storia. francesca bardi dall’alto a sinistra in senso orario Jean-Baptiste Greuze: Ragazzo che dorme sul libro Michelangelo Buonarroti: Ebbrezza di Noè Francisco Goya: Il sonno della ragione genera mostri Salvator Dalì: Sonno Henry Moore: Shelterers in the tube Johann Heinrich Füssli: L’incubo Vincent Van Gogh: La siesta