Perché riformare la banca mondiale - Francesco Martone

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Perché riformare la banca mondiale - Francesco Martone
Articolo per Aprile, novembre 2000
Perché riformare la Banca mondiale
Francesco Martone
La Banca Mondiale é una delle creature della Conferenza tenutasi nel 1944 a
Bretton Woods (USA), che vide la nascita del General Agreement on Tariffs
and Trade (GATT) e del Fondo Monetario Internazionale (IMF). Secondo lo
statuto, gli scopi della Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo
Sviluppo (International Bank for Reconstruction and Development - IBRD - il
nucleo iniziale di quello che ora è il gruppo della Banca Mondiale) erano i
seguenti: “assistere la ricostruzione e lo sviluppo dei territori dei paesi
membri, facilitando investimenti di capitali per finalità produttive e
promuovere la crescita equilibrata del commercio internazionale ...
incoraggiando gli investimenti internazionali, per contribuire all’aumento
della produttività, al miglioramento delle condizioni di vita e lavorative".
La Banca avrebbe operato fornendo garanzie per gli investimenti privati, e
prestando direttamente dal proprio capitale. Inizialmente la Banca era stata
istituita per assistere i paesi distrutti dalla guerra nell'opera di
ricostruzione. Il primo prestito fu concesso alla Francia per un valore di
250 milioni di dollari, seguito da altri prestiti ad Olanda, Lussemburgo e
Danimarca. Il primo prestito ad un paese in via di sviluppo fu approvato nel
1948, e precisamente per la costruzione di un impianto idroelettrico in Cile
del valore di 1,5 milioni di dollari. Solo con la creazione dell'IDA nel
1960, però, la Banca diventa una vera e propria istituzione di sviluppo. Il
capitale originale della Banca venne fissato a 10 miliardi di dollari, circa
70-80 miliardi di ora. Il 20% del capitale sarebbe stato effettivamente
sborsato dagli stati membri, ed il resto messo a disposizione a titolo di
garanzia (il cosiddetto "callable capital"). Ciò permette alla Banca di
muoversi liberamente nei mercati internazionali e cercare risorse per
finanziare i propri prestiti oltre che chiedere fondi in prestito ai governi
ed alle banche centrali. Questi versamenti hanno permesso di concedere
prestiti per almeno 270 miliardi di dollari, reperiti con operazioni
finanziarie sui mercati azionari internazionali, tramite la vendita di
azioni IBRD garantite da Moody’s con tre A (AAA - il massimo
dell’affidabilità finanziaria). Dalla sua nascita e fino al 1993 l'IBRD ha
concesso oltre 3500 Prestiti per un totale di 235 miliardi di dollari. I
prestiti dell'IBRD, in genere, vengono ripagati dopo un periodo di cinque
anni di “grazia”, dopo il quale i governi hanno dai 15 ai 25 anni per
ripagare il prestito ai tassi di mercato. I prestiti IDA destinati invece ai
paesi poveri sono ad interesse zero. Mentre per l'IBRD la dotazione di
capitale e' assicurata dai pagamenti degli interessi suoi prestiti, e
dall'emissione di azioni, per l'IDA almeno un terzo della dotazione e'
garantita con ricostituzioni di capitale su base triennale. I paesi donatori
vengono quindi chiamati ogni tre anni a versare nuove quote associative
all'IDA. Il gruppo della Banca Mondiale è oggi formato da IBRD, IDA
(International Development Agency), IFC (International Financial
Corporation), MIGA (Multilateral Investment Guarantee Agency) e ICSID
(International Centre for the Settlement of Investments Disputes).
IDA e IBRD concedono: a. prestiti per progetti Ovvero progetti per la
costruzione di dighe, strade, infrastrutture, sfruttamento delle risorse
naturali, gestione delle acque, sanità, energia, etc. b. prestiti per
settori Rivolti, cioè, a rafforzare determinati settori produttivi e
dell’economia, e vincolati per lo più a programmi di privatizzazione. c.
prestiti istituzionali Elargiti allo scopo di ristrutturare le istituzioni
locali al fine di ridurre le barriere al libero accesso di investimenti
privati. Ad esempio in alcuni paesi la Banca ha istituito agenzie private
nel settore energetico, che potessero facilitare i contatti con investitori
privati stranieri (ad esempio l’Energy Generation Agency of Thailand - EGAT
in Thailandia). d. prestiti per programmi di aggiustamento strutturale
Questi si distinguono in SALs (Structural Adjustment Loans) e SECALs
(Sectoral Adjustment Loans). Nel 1999, circa il 64% del bilancio della Banca
(pari a 29 miliardi di dollari) sono stati destinati ai programmi di
aggiustamento strutturale, ovvero a quelle misure che si ritengono
necessarie affinché il paese possa godere della fiducia degli investitori
privati e preparare le economie nazionali all'integrazione nell'economia
mondiale. La stabilizzazione delle economie, fattore-chiave per creare un
"clima favorevole agli investimenti", viene garantita tramite l'imposizione
di pacchetti di riforma economica che prevedono: * riduzione della spesa
pubblica, inclusi tagli ai servizi sociali, (istruzione, sanità) considerati
non produttivi in termini economici; * cancellazione dei sussidi per le
classi più povere; * restrizioni all’accesso al credito; * privatizzazione
delle imprese statali; * liberalizzazione degli scambi; * riorientamento
dell’economia verso i mercati di esportazione; * rimozione delle barriere
agli investimenti privati; * deregulation del mercato del lavoro. In un
documento confidenziale del maggio 1999, la Banca ha dovuto ammettere che la
stragrande maggioranza dei programmi di aggiustamento strutturale non
rispettano le direttive sull'impatto ambientale, sono svolti senza alcuna
consultazione con le popolazioni locali e la societa' civile, ed hanno avuto
un impatto quasi nullo sulla riduzione della poverta'. Gia' nel 1996 la
Banca aveva ha prodotto nel 1996 un documento intitolato The Social Impact
of Adjustment Operations , nel quale venivano esaminati i piani di
aggiustamento effettuati in 53 paesi dal 1980 al 1993. Secondo il documento,
in 8 dei 23 paesi campione si é avuto un aumento della povertà, mentre in 11
dei rimanenti 15 paesi la povertà é diminuita meno del 2%. Le spese sociali
procapite - inoltre - sarebbero diminuite in 60% dei paesi campione. Oltre
agli aggiustamenti strutturali, la Banca e' intervenuta dal 1997 ad oggi
soprattutto in soccorso delle economie in crisi e per la liberalizzazione
degli scambi commerciali. Insieme al FMI la Banca ha infatti aiutato i paesi
sconvolti dalla crisi dinanziaria del 1997, concedendo prestiti per le
cosiddette "reti di sicurezza sociale", programmi cioe' mirati da una parte
a compensare gli effetti devastanti delle crisi finanziarie sulle classi
marginali, e dall'altra a rendere meno indigeste le politiche di austerita'
imposte dal Fondo. Sempre relativo al quadro “macro” va menzionato,
l’accordo di convergenza tra BM, IMF e WTO. La Banca ed il WTO operano
insieme tramite l’Integrated Framework per sostenere i paesi poveri ad usare
la liberalizzazione degli scambi commerciali come occasione di crescita e
sviluppo. in Tanzania, la piu’ recente Country Assistance Strategy e i SALs
e SECALs prendono in considerazione i regimi di scambio multilaterali. Tra
il 1981 ed il 1994 la Banca mondiale ha concesso 238 prestiti per sostenere
la liberalizzazione del commercio o politiche di scambio in 75 paesi. Dal
1995 54 operazioni di aggiustamento strutturale IBRD ed IDA, (il 65% di
tutte le operazioni di aggiustamento strutturale) hanno sostenuto riforme
delle politiche commerciali e del tasso di cambio con l’estero. La Banca
finanzia ad esempio progetti come l’ International Trade and Integration
Project” in Ecuador (21 milioni di dollari) per sostenere l’applicazione
delle regole del WTO. (export-oriented growth and liberalization).
IFC e MIGA operano in supporto al settore privato, l’IFC partecipando
direttamente a compagnie miste, o sostenendo programmi di privatizzazione,
la MIGA concedendo alle imprese assicurazioni per la copertura del rischio
politico: IFC e MIGA sostengono principalmente progetti infrastrutturali per
lo sfruttamento di risorse naturali, quali centrali elettriche, oleodotti,
porti, strade, progetti di estrazione mineraria, cementifici, ma anche
alberghi ed impianti di imbottigliamento della Coca-Cola. Tristemente famosi
per il loro impatto ambientale la diga di Bio-Bio in Cile (IFC) e la miniera
di oro di Lihir in Papua Nuova Guinea (MIGA).
La Banca interviene nelle priorita’ di sviluppo attraverso varie strumenti.
I funzionari della Banca mettono a punto un documento di strategia, chiamato
Country Assistance Strategy, negoziato con le autorita’ governative dei
paesi destinatari. In questi documenti vengono elaborate ed identificate le
principali linee di intervento, il quadro politico di riferimento per la
assistenza allo sviluppo e per le linee di credito della Banca mondiale per
un periodo indicativo di tre anni. Per fare un esempio la nuova Country
Assistance Strategy per il Ciad, ruota intorno ai proventi derivanti
dall’estrazione del petrolio, e sulla destinazione di questi a programmi di
lotta alla poverta’. La Banca quindi definisce con la CAS quale saranno le
direttrici di sviluppo e politica economica dei paesi. In passato le CAS
sono state criticate duramente per la mancanza di trasparenza, e di
consultazione pubblica – le Cas spesso erano stilate a tavolino senza il
contributo ne’ l’approvazione dei parlamenti e delle organizzazioni sociali
- al punto che nel corso dell’ultimo negoziato per il rifinanziamento
dell’IDA i paesi donatori hanno chiesto l’impegno a rendere le CAS
pubbliche. Inoltre di recente la Banca, sempre su pressione delle ONG e dei
governi ha iniziato un programma per l’integrazione delle componenti
ambientali nelle CAS. Il Comprehensive Development Framework (o quadro
integrato di sviluppo) è una matrice per coordinare le iniziative dei vari
attori della cooperazione in ogni paese “cliente”. IL CDF e’ composto di 3
caratteristiche: a. coerenza tra politiche economiche, sociali e strutturali
e riconoscimento della loro inter-relazione; b. sostegno al ruolo centrale
dei governi nel fissare le priorita’ ed i processi di sviluppo, con la
partecipazione della societa’ civile, del settore privato e dei Parlamenti;
c. coordinamento tra i donatori. Con il CDF la Banca tenta di risolvere il
nodo gordiano rappresentato dal fatto che che i PAS non hanno portato allo
sradicamento della poverta’, poiche’ danno tradizionalmente priorita’ agli
obiettivi di stabilizzazione e aggiustamento macroeconomico sugli obiettivi
di sviluppo sociale. Ciononostante, risulta poco chiara la scala di priorità
data alla necessità di stabilizzazione macroeconomica e l'urgenza di
garantire lo sviluppo sociale, o quantomeno tutelare gli interessi delle
popolazioni più marginali e povere. La Banca riconosce certo l'importanza
delle tematiche sociali nel processo di sviluppo. Tuttavia il CDF separa la
sfera economica da quella sociale, secondo un approccio intersettoriale
piuttosto che "olistico" nel quale cioè vengano prese in debita
considerazione le conseguenze sociali delle politiche economiche. Inoltre,
il CDF non fornisce alcuna indicazione sulle modalità attraverso le quali la
Banca dovrà recepire gli obiettivi indicati nel Summit sullo Sviluppo
sociale di Copenaghen, né contiene un'analisi dei possibili conflitti tra
politiche economiche ed effetti sociali.
Al fine di meglio coordinare le proprie iniziative sulla riduzione della
poverta’l la Banca ed il Fondo hanno messu a punto delle
Sono le nuove strategie integrate di lotta alla poverta’ le cosiddette
Poverty Reduction Strategy Papers, lanciate I nel loro Incontro Annuale del
settembre 1999. Secondo quando affermato da Banca mondiale e Fondo Monetario
Internazionale, le PRSP identificheranno le strategie per superare la
poverta’, programmi nel settore sociale, azioni per promuovere la crescita,
sviluppo rurale, infrastrutture locali, creazione di posti di lavoro da
parte del settore privato, partecipazione pubblica, buon governo ed indici
di prestazione stabiliti e monitorati con processi partecipativi. Il
principale obiettivo istituzionale delle PRSP e’ quello di garantire
maggiore coerenza tra gli interventi della Banca mondiale e del FMI in tema
di lotta alla povertà, e di rafforzare, almeno sulla carta, la capacita’ dei
governi di gestire programmi di sviluppo sociale e lotta alla
poverta’.Questa presa di coscienza e’ da accogliere con interesse e
soddisfazione, tuttavia permangono molti dubbi e preoccupazioni riguardo
alla portata ed agli effetti di tale nuovo sviluppo soprattutto considerando
che con questa iniziativa il Fondo Monetario entra in un campo che non gli
compete, quello dello sviluppo a lungo termine e della lotta alla poverta’.
Il PRSP e’ “venduto” da Banca e Fondo come un meccanismo che permetterebbe
di superare l’approccio tradizionale seguito dalle due Istituzioni, centrato
esclusivamente su imperativi di stabilizzazione macroeconomica, i cosiddetti
Piani di Aggiustamento Strutturale (PAS). Non solo, ma tale nuovo sviluppo
viene ora preso come “condizionalita’” per i paesi indebitati per poter
accedere ai meccanismi di riduzione del debito nell’ambito della iniziativa
Enhanced HIPC. (Highly Indebted Poorer Countries’ Initiative). Al di la’
della retorica, pero’, i PRSP riaffermano lo status-quo, di due istituzioni
che continuano a dettare dall’alto le priorita’ di sviluppo dei paesi, a non
accollarsi le responsabilita’ dei propri errori, a dare centralita’ alle
politiche macroeconomiche neoliberiste, deregulation, e liberalizzazione
degli scambi commerciali e degli investimenti e dei conti di capitale. Gli
obiettivi sociali dello sviluppo, cioè la lotta alla povertà, la crescita
finalizzata alla piena occupazione, lo sviluppo sostenibile e la coesione
sociale resteranno di nuovo subordinati alle priorità di gestione
macroeconomica. Cio’ e’ ancor piu’ grave se si considera che i PRSP non
fanno chiarezza sul rapporto che intercorre tra politiche monetarie e lotta
alla poverta’, nonostante il fatto che gia’ in occasione di una valutazione
esterna dei programmi di aggiustamento strutturale dell’FMI , il Fondo era
stato duramente criticato per l’eccessiva enfasi posta sulla stabilizzazione
macro-economica rispetto alla riduzione della poverta’.
Le attivita’ della Banca mondiale sono controllate
Al suo interno, dal CODE, Committee on Dvelopment Effectiveness che e’ un
organo del Consiglio Direttivo, incaricato di vagliare progetti e programmi
secondo i loro obietivi iniziali. C’e’ una struttura di controllo di
qualita’ chiamata Quality Assurance Group (QAG) ed una struttura di
valutazione OED, Operations Evaluation Department che di norma effettua
valutazioni ex-post su progetti e politiche settoriali. C’e poi una
struttura indipendente composta da tre esperti nominati dalla Banca e dal
Consiglio dei Direttori, alla quale possono far ricorso individui, ONG o
gruppi che si ritengano danneggiati da errori della Banca, ovvero dalla
mancata ottemperanza da parte del personale, di politiche operative e norme
interne. Questa struttura si chiama Inspection Panel ed e’ stata creata nel
1993 sulla scia delle forti critiche provenienti dall’interno e dall’esterno
della Banca sul progetto idroelettrico di Narmada in India L’Inspection
Panel, finora competente solo per IDA e IBRD puo’ svolgere indagini di
campo, consultare le comunita’ locali e proporre misur di mitigazione o di
rimedio a progetti dimostratisi errati o dannosi. Purtroppo le dinamiche
politiche all’interno del Consiglio dei Direttori Esecutivi e la convinzione
da parte dei rappresentanti dei PVS che il Panel possa rappresentare una
ingerenza indebita negli affari interni del loro paese, hanno indebolito
notevolmente il mandato originario di quest’ istituzione, invisa anche a
molti funzionari della Banca.
Al vertice della Banca siede il Consiglio dei Governatori (Board of
Governors ) dei paesi membri che si riunisce una volta l'anno, in
settembre-ottobre, in occasione dell'Incontro Annuale della Banca. Il
Governatore é di norma il Ministro del Tesoro o delle Finanze del paese.
Subordinato al Consiglio dei Governatori c'é il Consiglio dei Direttori
Esecutivi (Board of Executive Directors ) che ha la facoltà di approvare i
prestiti IBRD ed i crediti IDA. Le decisioni per la maggior parte vengono
prese per consenso, e dipendono in gran parte dalla qualità delle proposte
presentate dallo staff della Banca. Il Presidente della Banca Mondiale é
anche presidente del Consiglio dei Direttori che lo elegge. Tutti i
presidenti della Banca Mondiale sono stati americani, fino all'attuale James
Wolfensohn. Lo staff ed i funzionari della Banca competenti per singoli
paesi sono suddivisi in dipartimenti regionali, ognuno dei quali é
controllato da uno dei vicepresidenti della Banca. Inoltre esistono 12
sezioni operative che si occupano di questioni quali personale, finanze,
sviluppo sostenibile, sviluppo delle risorse umane, politiche operative e
sviluppo nel settore privato. In seguito alla riforma iniziata dal
Presidente Wolfensohn con il cosiddetto Strategic Compact, buona parte del
personale e' stato decentrato in sedi periferiche al fine di agevolare i
rapporti con le realta' locali e le autorita' dei paesi destinatari degli
aiuti.
La Banca gioca un ruolo chiave nel promuovere gli interessi commerciali del
settore privato. Negli ultimi anni si é notato un costante aumento
dell’impegno del gruppo della Banca nel cosiddetto private sector lending e
nel campo delle garanzie di credito agli investimenti ed assicurazioni di
rischio politico, compiti espletati al momento dall’IFC e dal MIGA
rispettivamente. L'IFC inoltre partecipa in quote azionarie di joint
ventures con imprese multinazionali. Il ruolo di IFC e MIGA è costantemente
in crescita in uno scenario globale che vede il volume di flussi di capitale
privato dominare ormai il mercato. Il volume dei cosiddetti FDI (foreign
direct investments ) delle imprese private e multinazionali verso i PVS
supera ormai quello relativo agli aiuti ufficiali allo sviluppo. In questo
scenario, la Banca sta tentando di cambiare il suo ruolo: sempre più
finanzia piani di aggiustamento strutturale e concede prestiti di supporto
alle politiche di privatizzazione e di garanzia agli investimenti privati,
per creare così un ambiente favorevole agli investimenti delle società
multinazionali. Secondo alcuni osservatori la Banca si starebbe così
trasformando in una banca commerciale pubblica piuttosto che in una banca di
sviluppo. Di qui la critica mossa da più parti verso la Banca come
istituzione del corporate welfare , non più fedele al proprio mandato di
lotta contro la povertà. Un'istituzione che canalizzerebbe cioè denari del
pubblico contribuente in operazioni di puro sostegno alle imprese
commerciali. Nonostante il tentativo di cambiare pelle, con il nuovo
presidente Wolfensohn, esistono tuttora delle contraddizioni fondamentali
tra quello che la Banca propugna e i risultati effettivi delle sue
politiche. Da una parte il nuovo Presidente annuncia una serie di
promettenti cambiamenti nelle politiche e negli atteggiamenti della Banca
nei confronti delle popolazioni locali, delle Organizzazioni Non Governative
e dei modelli di sviluppo da essa diffusi, nonché dell'ambiente e della
trasparenza. Dall'altra, però, resta invariato l'obiettivo principale della
Banca: liberalizzare la circolazione di capitali, stimolando la crescita
economica quantitativa, nella speranza che la stessa produca benessere per
le popolazioni povere. Banca mondiale e Fondo Monetario Internazionale
applicano quindi alla lettera le prescrizioni del Consenso di Washington.
ovvero la dottrina neoliberale che prevede
Il Fondo Monetario Internazionale a differenza della Banca Mondiale era
stato fondato per perseguire i seguenti obiettivi: a. promuovere e mantenere
la cooperazione monetaria internazionale, l'espansione e la crescita
equilibrata del commercio internazionale, la stabilita' dei tassi di cambio
ed il sistema multilaterale dei pagamenti b. mitigare gli squilibri nelle
bilancie dei pagamenti c. fornire risorse e liquidita' per raggiungere tali
obiettivi Il programma iniziale del FMI prevedeva inoltre la promozione ed
il mantenimento di alti livelli di occupazione e reddito reale insieme allo
sviluppo delle risorse produttive dei paesi membri. Non rientravano quindi
nel mandato originario compiti quali il controllo dell'inflazione o
l'imposizione di politiche fiscali e di sviluppo agli stati membri che
rappresentano ora la principale occupazione dell'FMI.
Per far fronte ai fallimenti nella prevenzione e gestione delle crisi
finanziarie che hanno colpito Asia ed America Latina nel 1997, il Fondo
monetario cerca di rilanciare una nuova vocazione, quella della lotta alla
poverta' decidendo di sua sponte di ampliare oltremodo il suo mandato
originario, gia' rivisto e corretto dopo la fine della convertibilita' del
dollaro (la fine del cosiddetto Gold-Exchange Standard del 1973). Allora
l'FMI, in ossequio alle politiche economiche neoliberiste del reaganesimo e
thatcherismo, aveva abbracciato la dottrina dell'aggiustamento strutturale
seguito a ruota dalla Banca mondiale. tale sviluppo preoccupa anche le
organizzazioni nongovernative e le ONG di base del Sud, che certamente
sostengono la necessita' impellente che l'FMI sia piu' sensibile alle
questioni sociali ed ambientali e consideri questi aspetti come criteri
essenziali dei suoi interventi. Il Fondo pero' non deve entrare direttamente
nel campo dello sviluppo di lungo termine, funzione questa propria delle
Agenzie del sistema delle Nazioni Unite o tutt'al piu' della Banca mondiale.
resta sempre nell'aria l'ipotesi di allargare il mandato dellFMI rivedendone
lo statuto, per renderlo competente a gestire i programmi di
liberalizzazione dei movimenti di capitale, la cosiddetta Capital Account
Liberalization.
Attualmente fanno parte del Fondo Monetario 182 stati che nominano un
Consiglio dei Governatori (Board of Governors) formato dai Ministri del
Tesoro o grandi banchieri di ciascun paese membro: Il Consiglio si riunisce
una volta l'anno. Il Consiglio Esecutivo e' invece l'organo decsionale
permanente del Fondo ed e' presieduto dal Direttore Generale (Managing
Director) attualmente Horst Koehler, eletto a scadenza quinquennale dal
Consiglio stesso. Il Consiglio dei Direttori Esecutivi e' composto di 24
membri nominati o eletti anch'essi dai governi degli stati membri e sisi
riunisce tre volte alla settimana. Di questi cinque rappresentano i paesi
maggiori azionisti , USA con 17,78% dei voti, Giappone (5,53%), Germania
(5,53%, Francia ( 4,98%) e Gran Bretagna (4,98%): L'Italia e' rappresentata
da Riccardo Faini, direttore per un gruppo di paesi, Italia, Grecia,
Portogallo, Albania, Malta e San Marino. Ogni cinque anni circa il Consiglio
provvede a rivedere le quote sulla base dello sviluppo economico degli stati
membri.
La struttura decisionale del Fondo ed i poteri di voti sono commisurati ai
contributi finanziari degli stati membri.
Ogni stato membro del Fondo possiede una quota proporzionale alle donazioni
che ha dato al Fondo. Ogni quota determina il potere di voto basato sul
criterio di un voto per ogni 100mila Diritti Speciali di Prelievo (DSP Special Drawing Rights) piu' 250 voti di base cui ha diritto ogni stato
membro. Le quote possono essere utilizzate per creare una riserva valutaria
alla quale il Fondo puo' attingere per concedere prestiti ai paesi membri in
difficolta' finanziarie. Inoltre forniscono la base per calcolare il volume
di prestiti che un paese puo' ottenere dal Fondo: quanto piu' alto e' il
contributo del singolo paese al Fondo, tanto maggiore sara' la cifra che
potra' richiedere in caso di necesita'. Oltre ai DSP le quote di
partecipazione sono costituite da valute che possono essere utiizzate
liberamente sui principali mercati internazionali: ogni paese puo' usare
liberamente questa riserva, chiamata "initial reserve tranche position"
senza dover chiedere autorizzazione al Fondo. In caso il paese avesse
bisogno di una quota superiore ai suoi SDR potra' acquistare la valuta di
cui ha bisogno dal Fondo.
I GAB o General Agreements to Borrow sono stati istituiti nel 1962. Grazie a
questo strumento, il Fondo potra' chiedere in prestito fino a 17 miliardi di
DSP da 11 dei suoi principali Stati membri, Italia inclusa. Il nuovo GAB e'
stato rinegoziato nel 1998. In occasione del summit di Halifax del 1995
sulla scia della crisi messicana i G7 chiesero al Fondo di creare un nuovo
meccanismo finanziario di emergenza che potesse garantire ad un numero piu'
ampio di paesi un accesso agevolato alle risorse del Fondo. Venne cosi'
istituito il NAB (New Arrangements to Borrow) al quale partecipano 25 paesi
ed avra' a disposizione 45,5 miliardi di dollari. I fondi GAB possono essere
concessi solo a paesi membri del GAB e solo in circostanze eccezionali a
paesi non membri, qualora la loro situazione minacci il sistema monetario
internazionale ed il Fondo non abbia sufficienti risorse a disposizione. Nel
1998 cio' si e' verificato per la Russia.
Per quanto concerne i paesi poveri,
L'ESAF (Enhanced Structural Adjustment Facility) approvata nel 1987 e’ stato
per anni lo strumento attraverso il quale il Fondo concede prestiti ai paesi
piu' poveri. Ed era anche lo strumento piu' controverso, pèoiche' tramite
l'ESAF il Fondo ha finanziato una buona parte dei programmi di aggiustamento
strutturale. Nel 1999 l'ESAF e' stato trasformato in PRGF (Poverty Reduction
and Growth Facility) per consacrare la trasformazione del Fondo in
istituzione di sviluppo e lotta alla poverta'.
Il Fondo svolge consultazioni segrete, le cosiddette Article IV
Consultations, con i Ministeri delle finanze dei paesi membri per definire
le linee programmatiche di politica fiscale e monetaria. I documenti di
queste consultazioni sono di norma segreti. I paesi che chiedono il sostegno
all'Fmi dovranno comunque negoziare una Lettera di Intenti con il Fondo
(Letter of Intents) e questa lettera continuera' a contenere le
condizionalita' classiche che l'FMI appone ai suoi programmi, ovvero taglio
sulla spesa pubblica, aumento del volume di esportazioni, aggiustamento
strutturale. Non e' un caso che l'FMI sia di fatto strumentale rispetto agli
interessi economici e commerciali del suo azionista di maggioranza, gli
Stati Uniti. Basti pensare al caso della Corea: un funzionario americano ha
affermato che il commercio USA ha beneficiato piu' delle condizioni poste
per i piani di salvataggio finanziario che di ogni altro accordo di libero
commercio