Perché riformare la banca mondiale - Francesco Martone
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Perché riformare la banca mondiale - Francesco Martone
Articolo per Aprile, novembre 2000 Perché riformare la Banca mondiale Francesco Martone La Banca Mondiale é una delle creature della Conferenza tenutasi nel 1944 a Bretton Woods (USA), che vide la nascita del General Agreement on Tariffs and Trade (GATT) e del Fondo Monetario Internazionale (IMF). Secondo lo statuto, gli scopi della Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (International Bank for Reconstruction and Development - IBRD - il nucleo iniziale di quello che ora è il gruppo della Banca Mondiale) erano i seguenti: “assistere la ricostruzione e lo sviluppo dei territori dei paesi membri, facilitando investimenti di capitali per finalità produttive e promuovere la crescita equilibrata del commercio internazionale ... incoraggiando gli investimenti internazionali, per contribuire all’aumento della produttività, al miglioramento delle condizioni di vita e lavorative". La Banca avrebbe operato fornendo garanzie per gli investimenti privati, e prestando direttamente dal proprio capitale. Inizialmente la Banca era stata istituita per assistere i paesi distrutti dalla guerra nell'opera di ricostruzione. Il primo prestito fu concesso alla Francia per un valore di 250 milioni di dollari, seguito da altri prestiti ad Olanda, Lussemburgo e Danimarca. Il primo prestito ad un paese in via di sviluppo fu approvato nel 1948, e precisamente per la costruzione di un impianto idroelettrico in Cile del valore di 1,5 milioni di dollari. Solo con la creazione dell'IDA nel 1960, però, la Banca diventa una vera e propria istituzione di sviluppo. Il capitale originale della Banca venne fissato a 10 miliardi di dollari, circa 70-80 miliardi di ora. Il 20% del capitale sarebbe stato effettivamente sborsato dagli stati membri, ed il resto messo a disposizione a titolo di garanzia (il cosiddetto "callable capital"). Ciò permette alla Banca di muoversi liberamente nei mercati internazionali e cercare risorse per finanziare i propri prestiti oltre che chiedere fondi in prestito ai governi ed alle banche centrali. Questi versamenti hanno permesso di concedere prestiti per almeno 270 miliardi di dollari, reperiti con operazioni finanziarie sui mercati azionari internazionali, tramite la vendita di azioni IBRD garantite da Moody’s con tre A (AAA - il massimo dell’affidabilità finanziaria). Dalla sua nascita e fino al 1993 l'IBRD ha concesso oltre 3500 Prestiti per un totale di 235 miliardi di dollari. I prestiti dell'IBRD, in genere, vengono ripagati dopo un periodo di cinque anni di “grazia”, dopo il quale i governi hanno dai 15 ai 25 anni per ripagare il prestito ai tassi di mercato. I prestiti IDA destinati invece ai paesi poveri sono ad interesse zero. Mentre per l'IBRD la dotazione di capitale e' assicurata dai pagamenti degli interessi suoi prestiti, e dall'emissione di azioni, per l'IDA almeno un terzo della dotazione e' garantita con ricostituzioni di capitale su base triennale. I paesi donatori vengono quindi chiamati ogni tre anni a versare nuove quote associative all'IDA. Il gruppo della Banca Mondiale è oggi formato da IBRD, IDA (International Development Agency), IFC (International Financial Corporation), MIGA (Multilateral Investment Guarantee Agency) e ICSID (International Centre for the Settlement of Investments Disputes). IDA e IBRD concedono: a. prestiti per progetti Ovvero progetti per la costruzione di dighe, strade, infrastrutture, sfruttamento delle risorse naturali, gestione delle acque, sanità, energia, etc. b. prestiti per settori Rivolti, cioè, a rafforzare determinati settori produttivi e dell’economia, e vincolati per lo più a programmi di privatizzazione. c. prestiti istituzionali Elargiti allo scopo di ristrutturare le istituzioni locali al fine di ridurre le barriere al libero accesso di investimenti privati. Ad esempio in alcuni paesi la Banca ha istituito agenzie private nel settore energetico, che potessero facilitare i contatti con investitori privati stranieri (ad esempio l’Energy Generation Agency of Thailand - EGAT in Thailandia). d. prestiti per programmi di aggiustamento strutturale Questi si distinguono in SALs (Structural Adjustment Loans) e SECALs (Sectoral Adjustment Loans). Nel 1999, circa il 64% del bilancio della Banca (pari a 29 miliardi di dollari) sono stati destinati ai programmi di aggiustamento strutturale, ovvero a quelle misure che si ritengono necessarie affinché il paese possa godere della fiducia degli investitori privati e preparare le economie nazionali all'integrazione nell'economia mondiale. La stabilizzazione delle economie, fattore-chiave per creare un "clima favorevole agli investimenti", viene garantita tramite l'imposizione di pacchetti di riforma economica che prevedono: * riduzione della spesa pubblica, inclusi tagli ai servizi sociali, (istruzione, sanità) considerati non produttivi in termini economici; * cancellazione dei sussidi per le classi più povere; * restrizioni all’accesso al credito; * privatizzazione delle imprese statali; * liberalizzazione degli scambi; * riorientamento dell’economia verso i mercati di esportazione; * rimozione delle barriere agli investimenti privati; * deregulation del mercato del lavoro. In un documento confidenziale del maggio 1999, la Banca ha dovuto ammettere che la stragrande maggioranza dei programmi di aggiustamento strutturale non rispettano le direttive sull'impatto ambientale, sono svolti senza alcuna consultazione con le popolazioni locali e la societa' civile, ed hanno avuto un impatto quasi nullo sulla riduzione della poverta'. Gia' nel 1996 la Banca aveva ha prodotto nel 1996 un documento intitolato The Social Impact of Adjustment Operations , nel quale venivano esaminati i piani di aggiustamento effettuati in 53 paesi dal 1980 al 1993. Secondo il documento, in 8 dei 23 paesi campione si é avuto un aumento della povertà, mentre in 11 dei rimanenti 15 paesi la povertà é diminuita meno del 2%. Le spese sociali procapite - inoltre - sarebbero diminuite in 60% dei paesi campione. Oltre agli aggiustamenti strutturali, la Banca e' intervenuta dal 1997 ad oggi soprattutto in soccorso delle economie in crisi e per la liberalizzazione degli scambi commerciali. Insieme al FMI la Banca ha infatti aiutato i paesi sconvolti dalla crisi dinanziaria del 1997, concedendo prestiti per le cosiddette "reti di sicurezza sociale", programmi cioe' mirati da una parte a compensare gli effetti devastanti delle crisi finanziarie sulle classi marginali, e dall'altra a rendere meno indigeste le politiche di austerita' imposte dal Fondo. Sempre relativo al quadro “macro” va menzionato, l’accordo di convergenza tra BM, IMF e WTO. La Banca ed il WTO operano insieme tramite l’Integrated Framework per sostenere i paesi poveri ad usare la liberalizzazione degli scambi commerciali come occasione di crescita e sviluppo. in Tanzania, la piu’ recente Country Assistance Strategy e i SALs e SECALs prendono in considerazione i regimi di scambio multilaterali. Tra il 1981 ed il 1994 la Banca mondiale ha concesso 238 prestiti per sostenere la liberalizzazione del commercio o politiche di scambio in 75 paesi. Dal 1995 54 operazioni di aggiustamento strutturale IBRD ed IDA, (il 65% di tutte le operazioni di aggiustamento strutturale) hanno sostenuto riforme delle politiche commerciali e del tasso di cambio con l’estero. La Banca finanzia ad esempio progetti come l’ International Trade and Integration Project” in Ecuador (21 milioni di dollari) per sostenere l’applicazione delle regole del WTO. (export-oriented growth and liberalization). IFC e MIGA operano in supporto al settore privato, l’IFC partecipando direttamente a compagnie miste, o sostenendo programmi di privatizzazione, la MIGA concedendo alle imprese assicurazioni per la copertura del rischio politico: IFC e MIGA sostengono principalmente progetti infrastrutturali per lo sfruttamento di risorse naturali, quali centrali elettriche, oleodotti, porti, strade, progetti di estrazione mineraria, cementifici, ma anche alberghi ed impianti di imbottigliamento della Coca-Cola. Tristemente famosi per il loro impatto ambientale la diga di Bio-Bio in Cile (IFC) e la miniera di oro di Lihir in Papua Nuova Guinea (MIGA). La Banca interviene nelle priorita’ di sviluppo attraverso varie strumenti. I funzionari della Banca mettono a punto un documento di strategia, chiamato Country Assistance Strategy, negoziato con le autorita’ governative dei paesi destinatari. In questi documenti vengono elaborate ed identificate le principali linee di intervento, il quadro politico di riferimento per la assistenza allo sviluppo e per le linee di credito della Banca mondiale per un periodo indicativo di tre anni. Per fare un esempio la nuova Country Assistance Strategy per il Ciad, ruota intorno ai proventi derivanti dall’estrazione del petrolio, e sulla destinazione di questi a programmi di lotta alla poverta’. La Banca quindi definisce con la CAS quale saranno le direttrici di sviluppo e politica economica dei paesi. In passato le CAS sono state criticate duramente per la mancanza di trasparenza, e di consultazione pubblica – le Cas spesso erano stilate a tavolino senza il contributo ne’ l’approvazione dei parlamenti e delle organizzazioni sociali - al punto che nel corso dell’ultimo negoziato per il rifinanziamento dell’IDA i paesi donatori hanno chiesto l’impegno a rendere le CAS pubbliche. Inoltre di recente la Banca, sempre su pressione delle ONG e dei governi ha iniziato un programma per l’integrazione delle componenti ambientali nelle CAS. Il Comprehensive Development Framework (o quadro integrato di sviluppo) è una matrice per coordinare le iniziative dei vari attori della cooperazione in ogni paese “cliente”. IL CDF e’ composto di 3 caratteristiche: a. coerenza tra politiche economiche, sociali e strutturali e riconoscimento della loro inter-relazione; b. sostegno al ruolo centrale dei governi nel fissare le priorita’ ed i processi di sviluppo, con la partecipazione della societa’ civile, del settore privato e dei Parlamenti; c. coordinamento tra i donatori. Con il CDF la Banca tenta di risolvere il nodo gordiano rappresentato dal fatto che che i PAS non hanno portato allo sradicamento della poverta’, poiche’ danno tradizionalmente priorita’ agli obiettivi di stabilizzazione e aggiustamento macroeconomico sugli obiettivi di sviluppo sociale. Ciononostante, risulta poco chiara la scala di priorità data alla necessità di stabilizzazione macroeconomica e l'urgenza di garantire lo sviluppo sociale, o quantomeno tutelare gli interessi delle popolazioni più marginali e povere. La Banca riconosce certo l'importanza delle tematiche sociali nel processo di sviluppo. Tuttavia il CDF separa la sfera economica da quella sociale, secondo un approccio intersettoriale piuttosto che "olistico" nel quale cioè vengano prese in debita considerazione le conseguenze sociali delle politiche economiche. Inoltre, il CDF non fornisce alcuna indicazione sulle modalità attraverso le quali la Banca dovrà recepire gli obiettivi indicati nel Summit sullo Sviluppo sociale di Copenaghen, né contiene un'analisi dei possibili conflitti tra politiche economiche ed effetti sociali. Al fine di meglio coordinare le proprie iniziative sulla riduzione della poverta’l la Banca ed il Fondo hanno messu a punto delle Sono le nuove strategie integrate di lotta alla poverta’ le cosiddette Poverty Reduction Strategy Papers, lanciate I nel loro Incontro Annuale del settembre 1999. Secondo quando affermato da Banca mondiale e Fondo Monetario Internazionale, le PRSP identificheranno le strategie per superare la poverta’, programmi nel settore sociale, azioni per promuovere la crescita, sviluppo rurale, infrastrutture locali, creazione di posti di lavoro da parte del settore privato, partecipazione pubblica, buon governo ed indici di prestazione stabiliti e monitorati con processi partecipativi. Il principale obiettivo istituzionale delle PRSP e’ quello di garantire maggiore coerenza tra gli interventi della Banca mondiale e del FMI in tema di lotta alla povertà, e di rafforzare, almeno sulla carta, la capacita’ dei governi di gestire programmi di sviluppo sociale e lotta alla poverta’.Questa presa di coscienza e’ da accogliere con interesse e soddisfazione, tuttavia permangono molti dubbi e preoccupazioni riguardo alla portata ed agli effetti di tale nuovo sviluppo soprattutto considerando che con questa iniziativa il Fondo Monetario entra in un campo che non gli compete, quello dello sviluppo a lungo termine e della lotta alla poverta’. Il PRSP e’ “venduto” da Banca e Fondo come un meccanismo che permetterebbe di superare l’approccio tradizionale seguito dalle due Istituzioni, centrato esclusivamente su imperativi di stabilizzazione macroeconomica, i cosiddetti Piani di Aggiustamento Strutturale (PAS). Non solo, ma tale nuovo sviluppo viene ora preso come “condizionalita’” per i paesi indebitati per poter accedere ai meccanismi di riduzione del debito nell’ambito della iniziativa Enhanced HIPC. (Highly Indebted Poorer Countries’ Initiative). Al di la’ della retorica, pero’, i PRSP riaffermano lo status-quo, di due istituzioni che continuano a dettare dall’alto le priorita’ di sviluppo dei paesi, a non accollarsi le responsabilita’ dei propri errori, a dare centralita’ alle politiche macroeconomiche neoliberiste, deregulation, e liberalizzazione degli scambi commerciali e degli investimenti e dei conti di capitale. Gli obiettivi sociali dello sviluppo, cioè la lotta alla povertà, la crescita finalizzata alla piena occupazione, lo sviluppo sostenibile e la coesione sociale resteranno di nuovo subordinati alle priorità di gestione macroeconomica. Cio’ e’ ancor piu’ grave se si considera che i PRSP non fanno chiarezza sul rapporto che intercorre tra politiche monetarie e lotta alla poverta’, nonostante il fatto che gia’ in occasione di una valutazione esterna dei programmi di aggiustamento strutturale dell’FMI , il Fondo era stato duramente criticato per l’eccessiva enfasi posta sulla stabilizzazione macro-economica rispetto alla riduzione della poverta’. Le attivita’ della Banca mondiale sono controllate Al suo interno, dal CODE, Committee on Dvelopment Effectiveness che e’ un organo del Consiglio Direttivo, incaricato di vagliare progetti e programmi secondo i loro obietivi iniziali. C’e’ una struttura di controllo di qualita’ chiamata Quality Assurance Group (QAG) ed una struttura di valutazione OED, Operations Evaluation Department che di norma effettua valutazioni ex-post su progetti e politiche settoriali. C’e poi una struttura indipendente composta da tre esperti nominati dalla Banca e dal Consiglio dei Direttori, alla quale possono far ricorso individui, ONG o gruppi che si ritengano danneggiati da errori della Banca, ovvero dalla mancata ottemperanza da parte del personale, di politiche operative e norme interne. Questa struttura si chiama Inspection Panel ed e’ stata creata nel 1993 sulla scia delle forti critiche provenienti dall’interno e dall’esterno della Banca sul progetto idroelettrico di Narmada in India L’Inspection Panel, finora competente solo per IDA e IBRD puo’ svolgere indagini di campo, consultare le comunita’ locali e proporre misur di mitigazione o di rimedio a progetti dimostratisi errati o dannosi. Purtroppo le dinamiche politiche all’interno del Consiglio dei Direttori Esecutivi e la convinzione da parte dei rappresentanti dei PVS che il Panel possa rappresentare una ingerenza indebita negli affari interni del loro paese, hanno indebolito notevolmente il mandato originario di quest’ istituzione, invisa anche a molti funzionari della Banca. Al vertice della Banca siede il Consiglio dei Governatori (Board of Governors ) dei paesi membri che si riunisce una volta l'anno, in settembre-ottobre, in occasione dell'Incontro Annuale della Banca. Il Governatore é di norma il Ministro del Tesoro o delle Finanze del paese. Subordinato al Consiglio dei Governatori c'é il Consiglio dei Direttori Esecutivi (Board of Executive Directors ) che ha la facoltà di approvare i prestiti IBRD ed i crediti IDA. Le decisioni per la maggior parte vengono prese per consenso, e dipendono in gran parte dalla qualità delle proposte presentate dallo staff della Banca. Il Presidente della Banca Mondiale é anche presidente del Consiglio dei Direttori che lo elegge. Tutti i presidenti della Banca Mondiale sono stati americani, fino all'attuale James Wolfensohn. Lo staff ed i funzionari della Banca competenti per singoli paesi sono suddivisi in dipartimenti regionali, ognuno dei quali é controllato da uno dei vicepresidenti della Banca. Inoltre esistono 12 sezioni operative che si occupano di questioni quali personale, finanze, sviluppo sostenibile, sviluppo delle risorse umane, politiche operative e sviluppo nel settore privato. In seguito alla riforma iniziata dal Presidente Wolfensohn con il cosiddetto Strategic Compact, buona parte del personale e' stato decentrato in sedi periferiche al fine di agevolare i rapporti con le realta' locali e le autorita' dei paesi destinatari degli aiuti. La Banca gioca un ruolo chiave nel promuovere gli interessi commerciali del settore privato. Negli ultimi anni si é notato un costante aumento dell’impegno del gruppo della Banca nel cosiddetto private sector lending e nel campo delle garanzie di credito agli investimenti ed assicurazioni di rischio politico, compiti espletati al momento dall’IFC e dal MIGA rispettivamente. L'IFC inoltre partecipa in quote azionarie di joint ventures con imprese multinazionali. Il ruolo di IFC e MIGA è costantemente in crescita in uno scenario globale che vede il volume di flussi di capitale privato dominare ormai il mercato. Il volume dei cosiddetti FDI (foreign direct investments ) delle imprese private e multinazionali verso i PVS supera ormai quello relativo agli aiuti ufficiali allo sviluppo. In questo scenario, la Banca sta tentando di cambiare il suo ruolo: sempre più finanzia piani di aggiustamento strutturale e concede prestiti di supporto alle politiche di privatizzazione e di garanzia agli investimenti privati, per creare così un ambiente favorevole agli investimenti delle società multinazionali. Secondo alcuni osservatori la Banca si starebbe così trasformando in una banca commerciale pubblica piuttosto che in una banca di sviluppo. Di qui la critica mossa da più parti verso la Banca come istituzione del corporate welfare , non più fedele al proprio mandato di lotta contro la povertà. Un'istituzione che canalizzerebbe cioè denari del pubblico contribuente in operazioni di puro sostegno alle imprese commerciali. Nonostante il tentativo di cambiare pelle, con il nuovo presidente Wolfensohn, esistono tuttora delle contraddizioni fondamentali tra quello che la Banca propugna e i risultati effettivi delle sue politiche. Da una parte il nuovo Presidente annuncia una serie di promettenti cambiamenti nelle politiche e negli atteggiamenti della Banca nei confronti delle popolazioni locali, delle Organizzazioni Non Governative e dei modelli di sviluppo da essa diffusi, nonché dell'ambiente e della trasparenza. Dall'altra, però, resta invariato l'obiettivo principale della Banca: liberalizzare la circolazione di capitali, stimolando la crescita economica quantitativa, nella speranza che la stessa produca benessere per le popolazioni povere. Banca mondiale e Fondo Monetario Internazionale applicano quindi alla lettera le prescrizioni del Consenso di Washington. ovvero la dottrina neoliberale che prevede Il Fondo Monetario Internazionale a differenza della Banca Mondiale era stato fondato per perseguire i seguenti obiettivi: a. promuovere e mantenere la cooperazione monetaria internazionale, l'espansione e la crescita equilibrata del commercio internazionale, la stabilita' dei tassi di cambio ed il sistema multilaterale dei pagamenti b. mitigare gli squilibri nelle bilancie dei pagamenti c. fornire risorse e liquidita' per raggiungere tali obiettivi Il programma iniziale del FMI prevedeva inoltre la promozione ed il mantenimento di alti livelli di occupazione e reddito reale insieme allo sviluppo delle risorse produttive dei paesi membri. Non rientravano quindi nel mandato originario compiti quali il controllo dell'inflazione o l'imposizione di politiche fiscali e di sviluppo agli stati membri che rappresentano ora la principale occupazione dell'FMI. Per far fronte ai fallimenti nella prevenzione e gestione delle crisi finanziarie che hanno colpito Asia ed America Latina nel 1997, il Fondo monetario cerca di rilanciare una nuova vocazione, quella della lotta alla poverta' decidendo di sua sponte di ampliare oltremodo il suo mandato originario, gia' rivisto e corretto dopo la fine della convertibilita' del dollaro (la fine del cosiddetto Gold-Exchange Standard del 1973). Allora l'FMI, in ossequio alle politiche economiche neoliberiste del reaganesimo e thatcherismo, aveva abbracciato la dottrina dell'aggiustamento strutturale seguito a ruota dalla Banca mondiale. tale sviluppo preoccupa anche le organizzazioni nongovernative e le ONG di base del Sud, che certamente sostengono la necessita' impellente che l'FMI sia piu' sensibile alle questioni sociali ed ambientali e consideri questi aspetti come criteri essenziali dei suoi interventi. Il Fondo pero' non deve entrare direttamente nel campo dello sviluppo di lungo termine, funzione questa propria delle Agenzie del sistema delle Nazioni Unite o tutt'al piu' della Banca mondiale. resta sempre nell'aria l'ipotesi di allargare il mandato dellFMI rivedendone lo statuto, per renderlo competente a gestire i programmi di liberalizzazione dei movimenti di capitale, la cosiddetta Capital Account Liberalization. Attualmente fanno parte del Fondo Monetario 182 stati che nominano un Consiglio dei Governatori (Board of Governors) formato dai Ministri del Tesoro o grandi banchieri di ciascun paese membro: Il Consiglio si riunisce una volta l'anno. Il Consiglio Esecutivo e' invece l'organo decsionale permanente del Fondo ed e' presieduto dal Direttore Generale (Managing Director) attualmente Horst Koehler, eletto a scadenza quinquennale dal Consiglio stesso. Il Consiglio dei Direttori Esecutivi e' composto di 24 membri nominati o eletti anch'essi dai governi degli stati membri e sisi riunisce tre volte alla settimana. Di questi cinque rappresentano i paesi maggiori azionisti , USA con 17,78% dei voti, Giappone (5,53%), Germania (5,53%, Francia ( 4,98%) e Gran Bretagna (4,98%): L'Italia e' rappresentata da Riccardo Faini, direttore per un gruppo di paesi, Italia, Grecia, Portogallo, Albania, Malta e San Marino. Ogni cinque anni circa il Consiglio provvede a rivedere le quote sulla base dello sviluppo economico degli stati membri. La struttura decisionale del Fondo ed i poteri di voti sono commisurati ai contributi finanziari degli stati membri. Ogni stato membro del Fondo possiede una quota proporzionale alle donazioni che ha dato al Fondo. Ogni quota determina il potere di voto basato sul criterio di un voto per ogni 100mila Diritti Speciali di Prelievo (DSP Special Drawing Rights) piu' 250 voti di base cui ha diritto ogni stato membro. Le quote possono essere utilizzate per creare una riserva valutaria alla quale il Fondo puo' attingere per concedere prestiti ai paesi membri in difficolta' finanziarie. Inoltre forniscono la base per calcolare il volume di prestiti che un paese puo' ottenere dal Fondo: quanto piu' alto e' il contributo del singolo paese al Fondo, tanto maggiore sara' la cifra che potra' richiedere in caso di necesita'. Oltre ai DSP le quote di partecipazione sono costituite da valute che possono essere utiizzate liberamente sui principali mercati internazionali: ogni paese puo' usare liberamente questa riserva, chiamata "initial reserve tranche position" senza dover chiedere autorizzazione al Fondo. In caso il paese avesse bisogno di una quota superiore ai suoi SDR potra' acquistare la valuta di cui ha bisogno dal Fondo. I GAB o General Agreements to Borrow sono stati istituiti nel 1962. Grazie a questo strumento, il Fondo potra' chiedere in prestito fino a 17 miliardi di DSP da 11 dei suoi principali Stati membri, Italia inclusa. Il nuovo GAB e' stato rinegoziato nel 1998. In occasione del summit di Halifax del 1995 sulla scia della crisi messicana i G7 chiesero al Fondo di creare un nuovo meccanismo finanziario di emergenza che potesse garantire ad un numero piu' ampio di paesi un accesso agevolato alle risorse del Fondo. Venne cosi' istituito il NAB (New Arrangements to Borrow) al quale partecipano 25 paesi ed avra' a disposizione 45,5 miliardi di dollari. I fondi GAB possono essere concessi solo a paesi membri del GAB e solo in circostanze eccezionali a paesi non membri, qualora la loro situazione minacci il sistema monetario internazionale ed il Fondo non abbia sufficienti risorse a disposizione. Nel 1998 cio' si e' verificato per la Russia. Per quanto concerne i paesi poveri, L'ESAF (Enhanced Structural Adjustment Facility) approvata nel 1987 e’ stato per anni lo strumento attraverso il quale il Fondo concede prestiti ai paesi piu' poveri. Ed era anche lo strumento piu' controverso, pèoiche' tramite l'ESAF il Fondo ha finanziato una buona parte dei programmi di aggiustamento strutturale. Nel 1999 l'ESAF e' stato trasformato in PRGF (Poverty Reduction and Growth Facility) per consacrare la trasformazione del Fondo in istituzione di sviluppo e lotta alla poverta'. Il Fondo svolge consultazioni segrete, le cosiddette Article IV Consultations, con i Ministeri delle finanze dei paesi membri per definire le linee programmatiche di politica fiscale e monetaria. I documenti di queste consultazioni sono di norma segreti. I paesi che chiedono il sostegno all'Fmi dovranno comunque negoziare una Lettera di Intenti con il Fondo (Letter of Intents) e questa lettera continuera' a contenere le condizionalita' classiche che l'FMI appone ai suoi programmi, ovvero taglio sulla spesa pubblica, aumento del volume di esportazioni, aggiustamento strutturale. Non e' un caso che l'FMI sia di fatto strumentale rispetto agli interessi economici e commerciali del suo azionista di maggioranza, gli Stati Uniti. Basti pensare al caso della Corea: un funzionario americano ha affermato che il commercio USA ha beneficiato piu' delle condizioni poste per i piani di salvataggio finanziario che di ogni altro accordo di libero commercio