Quell`unica donna tra venti uomini

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Quell`unica donna tra venti uomini
PEC01#-C6
1/24/2009
LA PROVINCIA
6:22 PM
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2
[SPECIALE]
COMO ILFUTURO
DOMENICA 25 GENNAIO 2009
]
19
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gli emergenti >>> Giulia Pusterla
L’ASCESA
Giulia Pusterla, laurea in Bocconi e specializzazione in crisi e risanamento d’impresa.
Dopo cinque anni di presidenza all’Ordine dei dottori commercialisti di Como, nel gennaio del 2008, a Roma, è stata
eletta, unica donna, nel Consiglio nazionale.
FOTO CARLO POZZONI
Quell’unica donna tra venti uomini
La commercialista delle crisi aziendali. Dalla presidenza comasca al Consiglio nazionale
Jeans e tacchi a spillo. Mai visto un fornello, ma tre ore al giorno per leggere i quotidiani
Prima donna, tra venti uomini,
nel Consiglio nazionale dei dottori
commercialisti e degli esperti contabili. Prima donna alla presidenza dell’Ordine di Como. Prima donna ad infrangere il tabù maschile dei Rotary a
Como. Unica donna tra i soci fondatori dell’Unione giovani.
E solo uomini pure in famiglia: Claudio e Luca.
Lei è Giulia Pusterla, dottore commercialista, titolare di uno studio specializzato in crisi e risanamento d’impresa e in consulenza societaria e fiscale. Jeans, grinta da vendere, tacchi a
spillo e un curriculum che annota:
commissario e liquidatore giudiziale,
curatore fallimentare, custode giudiziario per il tribunale, consulente tecnico del Giudice, membro del Council di "Insol Europe".
Dottoressa, vive in mezzo a soli uomini, eppure l’uomo della sua vita l’ha incontrato a 16 anni e non
l’ha più lasciato.
E meno male, probabilmente ho incontrato una persona eccezionale.
Però, quando lei accompagnava il
fratello a scherma, in palestra, gli
atleti, stravedevano tutti per lei.
Ah sì? Lo apprendo solo ora. A quei
tempi non me ne sono proprio accorta. Probabilmente, molti anni fa, ero
una ragazza carina.
Carina, ma assolutamente dedita
allo studio: 60/60 al Volta.
È una delle cose di cui vado ancora
più orgogliosa. Una scuola unica, con
dei professori che hanno lasciato il segno, uno fra tutti Paolo Maggi.
Però, se lei oggi fa questo mestiere,
lo deve ad Alberto Botta.
Glielo dico sempre: «Alberto, se sono
ridotta così è colpa tua». Era venuto
al Volta ad illustrare la Facoltà di Economia e Commercio e ne rimasi affascinata. Da quel giorno ho deciso di
iscrivermi alla Bocconi.
Subito in libera professione e, oggi, è la prima ed unica donna eletta nel consiglio nazionale dei dottori commercialisti.
Sto vivendo una delle esperienze più
belle della mia vita. È un incarico che
mi richiede molto pendolarismo su
Roma, ma è affascinante.
E come si sta, da unica donna, con
attorno venti uomini?
In questa professione, essere uomini o donne non ha alcun significato. Si è solo colleghi, senza alcuno
sconto e con un rapporto assolutamente paritario.
E per cinque anni alla presidenza dell’Ordine comasco.
Era un obiettivo che mi ero prefissata, perché ritenevo di avere delle
idee sul futuro della nostra professione e mi piaceva poterle realizzare.
E pure la prima donna ad essere
ammessa ad un Rotary a Como.
Anche questo è vero. Ma infatti io a
volte mi chiedo se sono la prima delle donne o piuttosto l’ultima degli
uomini.
Ma non risulta che ci siano stati
uomini che siano riusciti a metterle i piedi in testa.
Io sono una che sa vincere e che sa
anche perdere. Soprattutto sono una
grande negoziatrice. Ricordo che per
un importante cliente ho condotto
una negoziazione per oltre 24 ore
consecutive, senza staccare.
Infatti! Pare sia estremamente difficile metterla alle corde.
Io non mi stanco. Se sono convinta di qualcosa vado avanti. Senza
tregua. Ma so anche girare la scacchiera e capire il punto di vista del
mio interlocutore.
Ma, oltre alla bravura, quanta
percentuale di ambizione c’è nelle sue scalate?
Ma l’ambizione non è una dote negativa. Io pretendo il massimo da
me e cerco di dare il massimo in tutto quello che faccio.
La politica. Obiettivo mancato?
Per me non è mai stato un obiettivo. Mi era stata fatta una proposta quando nacque il nuovo soggetto politico, impersonificato
dal Pd di Veltroni, e diedi la
mia disponibilità.
Ma cosa ha fermato la
sua corsa al Parlamento?
Un titolo di giornale. Una mattina
mi alzo e leggo:
«Pusterla spacca il Pd». Era
l’ultima cosa
che avrei voluto fare. Ho telefonato
e ho detto: «Grazie, ma non sarò io a
spaccare il Pd» e mi sono defilata.
Possiamo dire «Meno male!».
Visto come sono andate le cose, direi
proprio di sì.
Ma lei, così liberista, non ha mai
avuto tentazioni Berlusconiane?
Sono profondamente liberista, ma la
politica non mi è mai interessata.
Però ha una berlusconiana passione per la Sardegna.
Sì, ma nell’estremo opposto dell’isola, nel profondo sud. Non ho mai frequentato la Sardegna "svippona".
Ma le è sempre piaciuto il mare.
Mi è sempre piaciuta l’acqua. Del mare mi affascina il senso di infinito, del
nostro lago la verticalità delle montagne a strapiombo.
E pure la barca, insieme al fratello
velista.
Mio fratello
ingegnere disegna bellissime barche
e la vela è
una passione di famiglia, che
parte da
mio padre.
Lei come se la cava tra le sartie e
le rande?
Una volta discretamente. Ho pure vinto una coppa come miglior prodiere.
Adesso potrei solo pulire il ponte.
In cucina invece, una vera frana…
E da sempre.
Un disastro totale. La cucina non è un
locale che frequento. Né mio figlio, né
mio marito, hanno mai mangiato qualcosa cucinato da me.
Una casa in dieta permanente?
Quando ho allattato per l’ultima volta mio figlio Luca, che aveva cinque
mesi, mio marito, scherzando, gli ha
detto: «Luchino, è l’ultima volta che
mangi qualcosa fatto dalla tua mamma». E infatti così è successo.
In compenso Luca ha visto sua madre cambiare look parecchie volte.
Ma no! Jeans tutto l’anno, salvo quando devo tenere qualche conferenza
che mi metto l’abitino da convegno.
Ma rigorosamente, e sempre, su
tacchi a spillo.
Quelli sempre avuti. I maligni dicono che dipende dal fatto che ho
un marito molto alto, ma io li avevo già a sedici anni, prima ancora di conoscerlo. Comunque ci sto
bene e, con i miei undici centimetri di tacco, posso tranquillamente camminare dieci chilometri.
E altrettanto tranquillamente,
ogni giorno, 3 ore di lettura dei giornali !
Fa parte del lavoro e del dovere di
tenersi professionalmente aggiornati, ma io sono una
cultrice dei giornali.
Va bene Internet, la
televisione, ma l’approfondimento che
offrono i quotidiani
non ha paragoni. Più
li leggo e più mi
piacciono.
E poi convegni a gogo, come relatore sul
diritto fallimentare.
Sì giro spesso. Venerdì sarò a Siracusa, poi a Cagliari e il
mese prossimo Napoli e Monaco… So-
no esperienze molto arricchenti, perché si incontrano i migliori docenti e
i migliori esperti.
Un pregio che i suoi colleghi le riconoscono è la sua disponibilità
perenne alla collaborazione.
Io non sono figlia d’arte e, quando ho
iniziato la professione, ho dovuto chiedere spesso consigli ai miei colleghi.
Tutti sono stati molto disponibili e ora
mi sembra giusto fare altrettanto.
È vero che il primo vostro nemico
è la burocrazia?
E’ il cancro dell’Italia. Come Consiglio nazionale ci stiamo battendo per
una vera semplificazione delle normative che possa rendere più agevole e meno complicata la vita concreta dei cittadini e delle imprese.
È la promessa di tutti i politici.
E invece più passano gli anni e più la
situazione peggiora. La troppa burocrazia fa passare anche la voglia di fare impresa, non solo agli italiani, ma
anche agli stranieri che vorrebbero investire da noi.
Sta attivando l’osservatorio sulla
crisi delle famiglie e delle imprese.
La crisi della finanza ha portato, a cascata, alla crisi delle imprese e delle
famiglie e dobbiamo assolutamente
farcene carico.
Lei, da Roma vede l’Italia, Como
sta meglio o peggio di altre città?
I due settori più in crisi sono l’auto e
l’edilizia e Como, fortunatamente, non
ha un grande indotto dall’auto, per
cui sta meglio di altri distretti.
Il tessile non gode ottima salute!
Negare il problema sarebbe sbagliato,
ma ci sono le risorse e le capacità per
superare la crisi. Questo è il momento di rialzare la testa.
Sarà un anno difficile!
Assolutamente sì. Oggi occorre il massimo sforzo per salvare le imprese e
contestualmente mettere in atto tutte
le strategie per sostenere le famiglie.
Lei svolge una professione per cui,
più la crisi avanza e più ha lavoro.
Paradossalmente sì, vista la mia specializzazione, ma è indubbiamente
meglio seguire le aziende che producono valore, che non quelle in crisi.
Dottoressa, c’è da augurarle meno
lavoro possibile.
Giuseppe Guin