Essere pescatori di uomini nella sequela di Cristo

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Essere pescatori di uomini nella sequela di Cristo
ESSERE PESCATORI DI UOMINI NELLA SEQUELA DI CRISTO1
Kurt Cardinale Koch
Seguire un Dio che chiama
“Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore”. Con queste parole, il profeta
Giona viene mandato nella grande città di Ninive per trasmettere agli uomini la chiamata di Dio
alla conversione. “Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini”. Con queste parole, Gesù,
sulle sponde del mare di Galilea, va verso i due fratelli Simone ed Andrea e dice loro di
seguirlo. La lettura ed il Vangelo odierni, in una bella sinfonia, ci mostrano che Dio è un Dio
che chiama, che si rivolge concretamente a noi uomini, che ci chiama per nome e vuole essere
pertanto ascoltato da noi uomini. Già nel giardino del paradiso, Dio cerca Adamo e gli chiede:
“Dove sei?” (Gen 3,8). Dio chiama Adamo al suo cospetto, lo vuole in sua presenza e si appella
alla sua responsabilità. La chiamata cristiana non dipende dunque dal volere degli uomini;
l’iniziativa viene sempre da Dio ed è permanentemente sua. La chiamata di Dio aspetta così la
risposta di coloro che sono chiamati.
Questa chiamata Dio non la rivolge esclusivamente a pochi eletti, come i profeti e i discepoli,
ma ad ogni cristiano e, più precisamente, lo fa nel battesimo, nel quale Dio chiama ciascuno per
nome, si rivolge a ciascuno personalmente e lo invita ad un’amicizia del tutto personale. In
questa relazione personale consiste il nocciolo della vita cristiana: un cristiano è una persona
che ascolta la chiamata di Dio, che mantiene un rapporto di fiducia con Dio ed entra pertanto a
far parte della sequela di colui che lo chiama. Dobbiamo prendere alla lettera la parola
“sequela”. Non siamo infatti chiamati a precedere Dio, a camminare davanti a lui, con l’idea di
dovere, secondo la nostra logica personale, stabilire noi stessi il cammino che in realtà può
essere deciso soltanto da Dio. Siamo piuttosto chiamati a seguire Dio, a camminare dietro a lui e
ad ascoltare la sua chiamata. La chiamata ad entrare nella sua sequela presuppone dunque
l’agire fondamentale di Dio stesso, come ci annuncia Gesù nel Vangelo odierno: “Il tempo è
compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo” (Mc 1,14-15).
Questa chiamata a convertirsi e a credere al Vangelo è rivolta ad ogni uomo. Ed è rivolta in
modo particolare a coloro che Dio chiama ad assolvere un compito specifico nella comunità di
fede della Chiesa. Essa è rivolta anche a voi, cari studenti dell’Istituto Ecumenico di Bossey,
che in questi giorni soggiornate a Roma per conoscere meglio la Chiesa cattolica e che
partecipate alla Santa Messa di oggi. Con i vostri studi, vi preparate ad una responsabilità
particolare nelle vostre Chiese e Comunità ecclesiali, per cui siete chiamati in modo speciale ad
entrare nella sequela di Gesù.
Siete dunque invitati in modo particolare a riflettere sulle parole del Vangelo odierno, per poter
comprendere meglio cosa significa responsabilità ecclesiale nella sequela di Gesù. Chi ascolta la
chiamata di Gesù e lo segue, cessa di vivere e di agire nel suo proprio nome; egli vive ed opera
piuttosto nel nome dell’Altro che lo chiama. Chi vive nella sequela di Gesù, è tenuto a tirarsi
indietro e a porsi al servizio dell’annuncio del Vangelo. Egli non deve annunciare le sue proprie
idee, ma la parola di Dio. Può agire quindi soltanto come fiduciario di Gesù Cristo e della sua
parola.
This call to convert and to believe in the Gospel is directed to every person. And it is directed in
a particular way to those whom God has called to undertake a specific task in the community of
faith of the Church. It is directed also to you, dear students of the Bossey Ecumenical Institute,
who are visiting Rome in these days in order to gain a better understanding of the Catholic
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Omelia per la Santa Messa con gli studenti di Bossey nella Chiesa della Trasfigurazione, il 25 gennaio 2015.
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Church and who are today participating to this Holy Mass. Your studies are preparing you to
undertake particular responsibilities in your Churches and Ecclesial Communities, and thus you
have been called in a special way to follow Christ.
You are therefore invited in a special way to reflect on the words of today’s Gospel, in order to
understand more fully the meaning of ecclesial responsibility in the sequela of Jesus. Whoever
hears Jesus’ call and follows him ceases to live and to act on their own behalf; rather, they live
and work in the name of the Other who calls them. Whoever lives in the sequela of Jesus must
take a step back and place themselves in the service of the proclamation of the Gospel. They
must not proclaim their own ideas, but the word of God. They therefore act only as the trustees
of Jesus Christ and his word.
Come si pescano gli uomini
Questo è evidente soprattutto se cerchiamo di capire in cosa consiste la missione che Gesù
affida agli uomini. Nel Vangelo odierno, Gesù la descrive così: “Vi farò diventare pescatori di
uomini.” Per poter comprendere queste parole di Gesù, dobbiamo chiederci quale è la differenza
tra il pescare pesci ed il pescare uomini. Poiché l’acqua è l’ambiente vitale per i pesci, li
sottraiamo al loro elemento vitale e diamo loro la morte se li togliamo dall’acqua e li portiamo
sulla terra. Il pescare uomini è totalmente diverso, come ha osservato il padre della Chiesa
Girolamo: poiché gli uomini non possono sopravvivere nell’acqua, essi non vengono consegnati
alla morte se vengono tolti dall’acqua. Non vengono sottratti, come i pesci, al loro elemento
vitale, ma liberati da un elemento mortale e portati nel loro ambiente vitale. Essi vengono tirati
fuori dalla notte dell’acqua e portati alla luce e all’aria, perché possano respirare.
Questo tipo di pesca è capitata a tutti noi nel sacramento del battesimo, che è, in primo luogo,
un evento di morte. Il battezzato, infatti, viene immerso innanzitutto nell’acqua della morte e
prende parte alla morte di Gesù, come dice San Paolo riferendosi al battesimo: “O non sapete
che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?” Ma
dopo questa domanda, Paolo aggiunge: “Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti
insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del
Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati
completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua
risurrezione” (Rom 6,3-5). Nel battesimo, l’uomo è tirato fuori dall’acqua delle tenebre e della
morte e portato nel suo elemento vitale, nella nuova vita, nella vita con Dio.
Chi riflette sull’importante e impegnativo evento del battesimo capirà che l’uomo all’inizio si
rifiuta di essere tolto dall’acqua credendo di essere un semplice pesce che morirebbe se venisse
tirato fuori dall’acqua delle profondità. Solo chi si lascia tirar fuori da Cristo dall’acqua della
morte può fare l’esperienza che inizia a vivere davvero solo allora, a vivere nello spazio e nella
luce di Dio. Ecco il grande dono che ci viene fatto con il nostro battesimo.
Vale la pena riflettere ancora un po’ su questo dono. Il pescare uomini nel battesimo è un evento
salvifico soprattutto perché Cristo stesso si è fatto pesce. È sceso nell’acqua del mondo e
nell’acqua della morte ed è diventato pesce, per donarsi a noi, per farsi nostro nutrimento. Egli
si lascia pescare da noi affinché noi ci lasciamo pescare da lui e ci toglie dall’acqua della morte
per portarci all’aria aperta di una nuova vita: “Gesù è diventato pescatore di uomini avendo egli
stesso preso su di sé la notte del mare ed essendo sceso nella passione delle profondità marine.” 2
Facendo questo, egli è diventato il pescatore di uomini per eccellenza. Nella sua sequela, può
diventare pescatore di uomini solo colui che è disposto, a sua volta, a donare se stesso e, nel
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J. Ratzinger, Zur priesterlichen Spiritualität, in: Ders., Künder des Wortes und Diener eurer Freude. Theologie und Spiritualität des
Weihesakramentes = Gesammelte Schriften, Band 12 (Freiburg i. Br. 2010) 514- 532, zit. 522.
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nome di Cristo, a tirare fuori gli uomini dall’acqua della morte per portarli sulla terra di una
nuova vita.
Riunire i pesci battezzati
Ma il compito di tirar fuori gli uomini dall’acqua e portarli sulla terra Simone ed Andrea non
possono assolverlo da soli. Per questo, il vangelo odierno continua dicendo che Gesù va un po’
oltre ed incontra Giacomo e Giovanni e chiede anche a loro di seguirlo, formando così una
nuova comunità. Pertanto, la chiamata di Gesù è anche, sempre, una chiamata a riunirsi. Chi è
chiamato ad unirsi a Gesù, è chiamato al contempo ad unirsi agli altri che camminano con Gesù.
La chiamata ad essere pescatori di uomini non è dunque un fatto privato che riguarda il singolo.
Essa è piuttosto una chiamata ad entrare nella comunità della Chiesa. Ed essere pescatori di
uomini non significa soltanto trarre alcuni pesci fuori dall’acqua sulla terra, ma anche riunirli
sulla terra in una nuova comunità.
Introdurre gli uomini nella comunione con Gesù ed al contempo nella sua famiglia, nella
comunità della Chiesa è ciò che avviene soprattutto nella celebrazione eucaristica, per la quale
ci riuniamo ed in cui Cristo stesso raduna i pesci battezzati e li unisce alla sua famiglia.
Nell’Eucaristia, Cristo ci dona il suo Corpo e trasforma così noi stessi nel suo Corpo, che vive
nel mondo. Il Corpo di Cristo, che è la Chiesa, nasce dal Corpo di Cristo di cui il pane
eucaristico ci rende partecipi. Questo duplice mistero della nostra partecipazione al Corpo
eucaristico di Cristo e della vita della Chiesa come Corpo di Cristo è stato espresso con parole
profonde da Sant’Agostino: “Se dunque voi stessi siete il Corpo di Cristo e le sue membra,
allora sulla mensa eucaristica è il vostro stesso mistero… Dovete essere quello che vedete e
dovete ricevere quello che siete.”3
Il fatto che anche oggi ci sia una Chiesa come comunità di pesci tirati fuori dall’acqua del
battesimo lo dobbiamo al fatto basilare che i primi discepoli –Simone e Andrea, Giacomo e
Giovanni- hanno ascoltato la chiamata di Gesù e l’hanno presa sul serio, come ci dice in
maniera incisiva il Vangelo: “E subito, lasciate le reti, lo seguirono.” Se i primi discepoli non
avessero ascoltato la chiamata di Gesù, forse ancora oggi, sulle sponde del Mare di Galilea,
potremmo vedere una pescheria col nome “Pietro & Co. Srl” ma, allora, non ci sarebbe
certamente nessuna Chiesa. La Chiesa esiste solo perché gli uomini ascoltano il Dio che chiama,
lo accolgono nel loro cuore e si lasciano convincere dalla chiamata a seguirlo.
In questo consiste il principio fondamentale della chiamata, nel passato come oggi e per tutti i
battezzati come per coloro che si preparano a svolgere un servizio particolare nella Chiesa.
Infatti noi tutti siamo chiamati ad aiutare gli uomini affinché possano accogliere la chiamata di
Dio nella loro vita personale, possano dare la loro risposta personale a questa chiamata e
possano riunirsi come comunità di coloro che sono stati tratti dall’acqua. In questo modo è sorta
la Chiesa ed in questo modo essa vive anche oggi. E in questo modo cresce anche
l’ecumenismo, la responsabilità comune di tutti i battezzati. Il Vangelo odierno ci invita dunque
a far sì che anche oggi, anche adesso, questo avvenga quando ascoltiamo la chiamata di Gesù:
“Convertitevi e credete al vangelo!”
Prima lettura:
Gv 3, 1-5. 10
Seconda lettura: 1 Cor 7,29-31
Vangelo:
Mc 1,14-20
Comp: Bossey-Studenten-2015Italiano
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Agostino, Sermo 271.
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