N:\disco p\STUDIO GIOTTO 2003\DISEGNI 2009\DARIO BENETTI

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N:\disco p\STUDIO GIOTTO 2003\DISEGNI 2009\DARIO BENETTI
GIANLUCA CARRARO
Dottore Agronomo
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REGIONE VENETO
PROVINCIA DI ROVIGO
COMUNE DI ROVIGO
OGGETTO
P.U.A. di Iniziativa privata “CORTE BENETTI”
Intervento di ristrutturazione edilizia
con demolizione e ricostruzione in zona agricola
COMMITTENTE
Geom. Dario BENETTI e Geom. Simonetta BETTARELLO
Dom. fiscale: Via Quarto, 22 – Sarzano Rovigo
Ubicazione interventi: Via I. Nievo, Buso Rovigo
DOCUMENTO
Prontuario per la mitigazione ambientale
Rovigo, giugno 2010
file: prontuario mitigazione ambientale
il tecnico
per la ditta
Dott. Agr. Gianluca Carraro
Geom. Dario Benetti
contitolare
________________
Studio: Via Celio, 17 - 45100 ROVIGO - Italia
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Dott. Agr. Gianluca Carraro
Geom. D. Benetti, Geom. S. Bettarello
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PRONTUARIO PER LA MITIGAZIONE AMBIENTALE
Introduzione
Il presente prontuario per la mitigazione ambientale è redatto con la
finalità di individuare scelte progettuali e costruttive per ridurre l’impatto sul
territorio degli interventi urbanistici previsti dal P.U.A. di iniziativa privata
denominato “Corte Benetti”.
Dal momento che gli interventi previsti ricadono principalmente nella
Zona Territoriale Omogenea “E2 – Agricola”, ci si sofferma brevemente
sull’analisi di questo contesto con il fine di omogeneizzare meglio le iniziative di
progetto alle caratteristiche dell’edilizia rurale e all’organizzazione urbanistica
delle “corti rurali” presenti sul territorio comunale.
Contesto dell’intervento
Il contesto in cui ci si ritrova è quello tipico degli spazi aperti pianeggianti
del Polesine nei quali le opere di bonifica hanno esercitato una poderosa azione
sulla vita della gente e sul paesaggio. Oltre alla creazione dei primi consorzi di
mutua difesa, localizzati soprattutto fra Rovigo ed Adria, fra il 1500 ed il 1600,
con il sostegno del governo, i nomi più famosi del patriziato veneziano (i
Morosini, i Da Molin, Trevisan, Contarini, Pisani, i Cornaro cui si aggiunsero
successivamente i Tiepolo, i Venier, i Grimani, gli Zen, i Giustinian) si
lanciarono in opere imponenti di messa a coltura di terreni che fertili non erano.
Quasi tutte queste famiglie lasciarono a molte località il loro nome, ma anche
argini di scoli e canali di bonifica, una rete di strade di comunicazione interna e
infine le loro corti rurali più o meno imponenti iniziando a conferire al paesaggio
quei segni che tutt'oggi lo contraddistinguono.
Dei vecchi argini e scoli di bonifica, nell'odierno paesaggio, il più delle
volte residuano i paleoalvei, gli antichi alvei abbandonati, utilizzati soprattutto
una volta come viabilità interpoderale perché rilevati rispetto al piano di
campagna di 1-2 metri.
Ad interrompere l'uniformità del paesaggio agrario delle campagne, in
genere anche molto poco arborate, dunque erano e restano le corti ed i
fabbricati rurali.
L'aspetto esteriore che contraddistingue le case padronali, seppur con
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l'eccezione di alcune residenze aristocratiche, è in genere improntato alla
estrema semplicità: il prospetto principale (in genere orientato a sud) ha un
andamento orizzontale contraddistinto dal ripetersi regolare delle finestre ed è
movimentato dalle canne fumarie e dai focolari dei camini che erano di
dimensioni maggiori in Basso Polesine rispetto al Medio ed Alto Polesine.
Probabilmente l'utilizzo di legna più "dolce" o della stessa canna bassopolesana imponeva volumi maggiori rispetto all'utilizzo di legna più "forte"
(rovere, acero) comune in Alto Polesine. Il coperto in genere è a due falde.
Gli unici abbellimenti potevano essere rappresentati da varie forme di
camino (a dado, ad imbuto, a capanna, a campana), dalla cornice sottotetto
realizzata in cotto con pietre a coltello sporgenti al massimo una decina di
centimetri, e da un marcapiano in corrispondenza del solaio del primo piano.
Quasi sempre le cornici ed i marcapiani venivano intonacati come il resto dei
prospetti della casa. Intonaco che, per l'umidità, la salinità delle malte e
l'assenza delle grondaie, aveva comunque vita breve conferendo un senso di
trascuratezza generale al fabbricato. Le tinteggiature esterne, al pari degli
intonaci, si macchiavano ben presto per la risalita dell'umidità dalle fondazioni e
per la salsedine soprattutto nelle zone vicino al mare.
I serramenti esterni (oscuri) erano costituiti da due elementi in legno
affiancati per ciascun lato ed incernierati uno all'altro in modo che aprendosi
una parte si appoggiava alla spalla del foro e l'altra risvoltava sulla parete
esterna. La chiusura in genere avveniva senza ferramenta solo con una
traversa di legno asportabile. Le finestre, sempre in legno, potevano essere
suddivise trasversalmente in due o tre parti per usufruire di vetri più piccoli ed
avere maggior rigidità.
Se i prospetti delle abitazioni erano semplici e lineari, quelli degli edifici
rustici, siano stalle o fienili o barchesse, erano connotati da archi le cui volte
erano costituite da aperture vuote o chiuse con fori di aerazione ed
eventualmente abbellite da chiavi di volta con fregi. Il prospetto inoltre era
segnato da alte lesene che terminavano sotto la cornice marcapiano che
congiungeva le linee di gronda. Le lesene, a loro volta, avevano la base
ingrossata e sormontata da un toro interrotto da spigoli. I capitelli delle lesene
centrali differivano da quelli d'angolo dal momento che i primi erano costituiti da
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un astragalo e da un abaco, gli altri sopra l'astragalo avevano un decoro a
riprodurre un piccolo timpano.
Tipologia delle corti
Come visto non esiste un vero e proprio modello diffuso di “corte
polesana” caratterizzata da un disegno univoco, definito e ripetibile nel quale i
fabbricati trovavano la loro collocazione: più spesso venivano seguite logiche
contingenti di spazio, viabilità e fantasia del costruttore che di rispetto di
tipologie precostituite.
Non sono però da trascurare le reminiscenze delle grandi corti padronali,
presenti anche in Polesine, che invece un modello architettonico lo hanno ed è
ben delineato.
Queste corti padronali erano costituite prevalentemente da fabbricati
disposti a ferro di cavallo attorno all'aia centrale. A dominare l'aia stessa e lo
spazio aperto antistante vi era la dimora padronale che aveva ai suoi due lati
costruzioni accessorie ad uso stalla e fienile. Le case dei salariati talvolta
trovavano collocazione discostata lungo la strada di accesso alla corte ed erano
riunite in uno o più blocchi di edifici ad un unico piano o a due piani con accessi
indipendenti per ciascuna famiglia.
La casa padronale rappresentava lo stadio finale dell'evoluzione della
casa rurale del Polesine che inizialmente era costituita da due soli locali
affiancati al piano terra (letto e cucina con focolare).
Il "modulo" successivo consisteva nell'aggiungere vani letto e nel
replicare queste abitazioni una addossata all'altra a costituire cortine di
edificato. Una volta edificata la cortina di case si affermava la necessità di
sopraelevare (non essendo più possibile l'ampliamento laterale) adottando
scale interne e integrando l'unità abitativa con "bassi comodi" al piano terra sul
retro.
Da queste soluzioni si arrivava allo stadio finale, quale quello della casa
padronale “tipica”, che prevedeva il raddoppio del corpo del fabbricato e
l'edificazione con due o più piani fuori terra: il coperto in tali casi è quasi sempre
disposto a quattro falde e le finestre sono aperte su tutti i lati.
Ciò conferiva non solo maggior prestigio al fabbricato stesso ma anche
l'idea di casa "conclusa" contrapposta a quella delle case rurali più povere nelle
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quali, a seconda delle variabili esigenze familiari e di manodopera e per le
ristrettezze economiche non erano consentite scelte progettuali costose e
soprattutto definitive.
Tipologia delle facciate
I prospetti presentano forometrie semplici tipiche dell’edilizia residenziale
rurale, con partiture orizzontali e verticali regolari ed allineate, di forma
rettangolare, con i lati più lunghi in posizione verticale, salvo il ripristino di
preesistenze documentate.
Le cornici dei fori di facciata, le fasce marcapiano ed eventuali lesene
devono riprendere tipologie costruttive congruenti con eventuali edifici contigui
e coerenti con la tradizione del luogo.
I serramenti esterni devono avere telai in legno o di analogo aspetto e
devono rispettare le campiture vetrate tradizionali, evitando la posa di finestre o
controfinestre a filo esterno della muratura. Il sistema di oscuramento deve
essere costituito da balconi ad ante semplici o a libro.
Tipologia delle coperture
I tetti devono essere a due o quattro falde, evitando il più possibile le
falde sfalsate e a quote diverse. La pendenza deve essere quella della
tradizione locale, così come la tipologia del manto di copertura.
I cornicioni devono rispondere per forma e dimensione a requisiti
funzionali e devono essere in linea con la consuetudine locale, con l’adozione di
grondaie e tubi pluviali di sezione semicircolare preferibilmente in rame.
I comignoli dei camini devono essere realizzati in laterizio, cotto o
refrattario intonacato di forma semplice evitando l’uso di camini prefabbricati in
rame o acciaio di forma cilindrica e l’uso di cappelli prefabbricati in calcestruzzo.
Murature e tamponamenti
Le murature dovranno essere del tipo tradizionale superficialmente
intonacate e tinteggiate con colorazione di tonalità tipica del luogo o attenendosi
alle tracce originarie di colore, oppure dove riscontrata tale caratteristica,
andranno mantenute con lavorazione faccia a vista.
Pertinenze scoperte
L’uso dello spazio scoperto di pertinenza delle residenze deve essere
inteso come “pertinenza della corte” tipica del paesaggio rurale e come tale
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delimitata da cortine di piante arboree ed arbustive tradizionali, nel rispetto e
salvaguardia delle specie vegetazionali del territorio polesano.
Risulterà utile prevedere, per tutti i nuovi edifici confinanti con il verde
agricolo un’adeguata zona di mitigazione, costituita da alberatura autoctona a
foglie caduche (filare) posta sul lato sud o est dell’intervento e a foglie non
caduche poste a nord o nella direzione prevalente dei venti invernali, al fine di
favorire l’inserimento di tali edifici nel contesto territoriale circostante e a
mitigare il microclima esterno con effetti positivi sul microclima interno degli
stessi.
Soprattutto lungo le strade vicinali e di accesso ai fondi rustici, è
consigliata la realizzazione di recinzioni con siepi e la creazione di barriere
frangivento.
A tal riguardo si riporta la lista di essenze previste dalle norme tecniche
del Prg di Rovigo:
“- Acer campestris (Acero campestre);
- Acer carpinifolium (Acero a foglia di carpino);
- Acer opalus (Acero opalo);
- Acer platanoides (Acero riccio);
- Acer saccharinum (Acero argenteo);
- Aesculus flava (Ippocastano);
- Alnus incanta (Ontano);
- Alnus cordata (Ontano);
- Alnus glutinosa (Ontano);
- Carpinus betulus (Carpino comune);
- Celtis australis (Bagolaro);
- Cercis siliquastrum (Albero di Giuda);
- Corylus avellana (Nocciolo);
- Cornus sanguinea (Corniolo);
- Cornus florida (Corniolo da fiore);
- Cornus mas (Corniolo);
- Crataegus oxiacanta (Biancospino in varietà da fiore);
- Crataegus monogyna (Biancospino comune);
- Fraxinus excelsior (Frassino a foglie semplici);
- Fraxinus ornus (Frassino della manna);
- Ilex acquifolium (cv. diverse - Agrifoglio);
- Juglans regia (Noce);
- Morus nigra (Gelso nero comune);
- Morus alba (Gelso bianco);
- Populus nigra piramidalis (Pioppo nero);
- Prunus spinosa (Prugnolo);
- Prunus cerasus (Ciliegio);
- Quercus robur (Farnia);
- Quercus pubescens (Roverella);
- Salix alba (Salice bianco);
- Salix cinerea (Salicone);
- Salix purpurea (Salice rosso);
- Salix babilonica (Salice piangente);
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- Sambucus nigra (Sambuco);
- Sorbus domestica (Sorbo comune);
- Sorbus aucuparia (Sorbo degli uccellatori);
- Syringa vulgaris (Lillà);
- Tilia europea (Tiglio europeo);
- Tilia tormentosa (Tiglio sericeo);
- Tilia platiphillos (Tiglio nostrano);
- Tilia cordata (Tiglio selvatico).
Essenze diverse possono aggiungersi a quanto previsto dalle presenti Norme Tecniche per una
quantità non superiore al 20% del totale delle piante arboree e arbustive messe a dimora.”.
E’ da evitare la creazione di rilievi artificiali ed è necessario tener conto
dell’orografia dei suoli nella progettazione delle sistemazioni esterne.
In presenza di essenze arboree di pregio o di altri manufatti di interesse
paesistico ambientale (maceri, pozzi, fontane, cancelli, recinzioni) deve essere
prevista la loro conservazione.
Per la realizzazione di piazzali, parcheggi e percorsi carrabili devono
essere impiegate pavimentazioni drenanti su sottofondo permeabile allo scopo
di favorire la filtrazione delle acque piovane e la loro lenta corrivazione nella
rete scolante aziendale.
Aree a standard
Le aree a standard dovranno essere caratterizzate dall’economicità di
gestione e dalla facile fruibilità, pensate come miglioramento della qualità degli
spazi urbani, esse potranno essere dotate di vegetazione autoctona per il
miglioramento paesaggistico ed ecologico oltre che per l’ombreggiamento
estivo. In questo contesto risulterà utile, ove possibile, la piantumazione lungo i
lati sud ed ovest delle aree a parcheggio di essenze caducifolie che
garantiscano ombra solamente nei mesi primaverili estivi.
Prescrizioni generali in fase si esecuzione delle opere
Per tutti gli interventi previsti devono essere adottate le necessarie
misure di protezione al fine di eliminare le fonti di rischio per gli utenti.
Di seguito si propone un elenco non esaustivo delle possibili mitigazioni
delle principali fonti di rischio in fase di cantiere:
-
devono essere adottati idonei sistemi di controllo delle polveri
derivanti da demolizioni e scavi;
-
deve essere garantita la stabilità dei fronti scavo con l’adozione di
adeguate opere provvisionali;
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-
devono essere adottate opportune misure per ridurre le emissioni
acustiche delle lavorazioni;
-
le lavorazioni rumorose devono essere eseguite nelle ore diurne in
fasce orarie in cui possano risultare meno fastidiose per la
popolazione residente nella zona;
-
la movimentazione dei mezzi in cantiere deve essere diretta,
specialmente in fase di ingresso / uscita;
-
i materiali di risulta devono essere separati e smaltiti secondo le
vigenti norme in materia.
Tanto ad evasione dell’incarico ricevuto.
Rovigo, giugno 2010
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