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V I B O
DOMENICA 3 dicembre 2006
ora
calabria
34
C U L T U R A
«Quelle sono le reliquie
del patrono della città»
Gli studiosi non hanno dubbi: ritrovati i resti di San Leoluca
Il busto di San Leoluca custodito nel duomo della città
«Testimonianze inconfuta- luoghi.
Un ultimo confronto,
bili lasciano svanire ogni
dubbio». Gli studiosi hanno l’equipe del professore Achilla certezza di trovarsi di fron- le Solano, direttore del mute al sepolcro di San Leoluca, seo di mineralogia e petrol’abate siciliano protettore grafia di Nicotera e coordinatore della ridelle città di
cerca che ha
Vibo Valentia
Per gli studiosi:
portato alla
e di Corleo«Testimonianze
scoperta del
ne. Sembra
luogo dove
cadere, defiinconfutabili
morì e fu senitivamente,
lasciano svanire
polto
San
la tesi di chi
ogni dubbio»
Leoluca, lo
ha indicato
ha avuto con
Mormanno
come luogo di morte e sepol- un gruppo di studiosi giunti
tura. Mormanno non può appositamente da Corleone.
opporre nessun’altra prova La città che diede i natali al
documentale e, sopratutto, santo protettore invocato
contro ogni
non può premale che può
sentare nesAchille
Solano:
essere arrecasuna reliquia
«La scoperta sarà to alla città.
a conforto
delle proprie
illustrata nel corso Sono giunterritotesi cosa che,
di una conferenza tirionelVibonese
invece può
stampa»
per un confare Vibo. In
fronto di idee
questo senso
andranno riviste tesi ormai e tale è stato l’entusiasmo per
decrepite di alcuni scrittori la scoperta che qualcuno di
locali i quali hanno fuorviato loro ha affermato che: «Quela ricostruzione dei fatti e dei sta notizia farà suonare le
campane della Sicilia».
Che la notizia sia davvero
eccezionale non ci sono dubbi. Non solo per l’alto valore
religioso della scoperta ma
anche per il fatto che contribuisce ad eliminare la confusione che regna nella letteratura agiografica della Calabria bizantina relativamente
alla vita di San Leoluca.
Fino a questo momento fra
i pochi indizi raccolti per collocare la sua esperienza di vita terrena vi è molta discordanza.
Di lui si sa che si formò,
spiritualmente, nel monastero di San Filippo di Agira in
provincia di Enna. Un luogo
in cui si rifuguavano tutti gli
asceti siciliani che poi sono
passati in Calabria. In quel
luogo san Leoluca riuscì a
soddisfare il suo impulso di
fuggire dal mondo ma, sopratutto, si aprì alla vita ascetica facendo tesoro degli insegnamenti dei Santi monaci. Fu uno di loro a consigliarlo a proseguire la fuga e a
cercare in Calabria la quiete
necessaria alla preghiera come riportato nel libro “La vita di San Leone Luca di Corleone” di Maria Stelladoro
edizione San Nilo di Grottaferrata. Il luogo nel quale è
stato rinvenuto il suo sepolcro si adatta alla condizione
di vita ascetica all’interno di
una grotta. Una scelta che si
ripropone in tutti gli eremiti
della Calabria. La chiesa incavata nella grotta è stata una
condizione determinante per
L’icona dell’apparizione custodita nella cittadina di Corleone
Per gli studiosi di Corleone : «Questa è
una notizia eccezionale cha farà suonare a
festa le campane dell’intera Sicilia»
definire il luogo di sepoltura.
In quel luogo dove la santità
è intrinseca nella dominazione stessa del posto. L’uso dell’abitazione rupestre si diffuse molto nell’epoca bizantina. Per gli eremiti basiliani la
grotta fu la loro casa, il loro
rifugio per ritemprarsi. Un
luogo dove appartarsi in solitudine alternandolo alla vita nel monastero.
San Leoluca, dopo una
lunga e intensa vita fatta di
preghiere, di insegnamenti
spirituali e di lavori manuali
avvertì che era giunta l’ora
del trapasso e affidò il cenobio al monaco succesore. Trascorse tutta la notte della vigilia a pregare con i confratelli. Al mattino rientrò in
chiesa per assistere alla liturgia. Ritornato nella sua cella
esortò i monaci a conservare
la semplicità e la pace. Dopo
aver baciato il crocifisso si
addormentò nella pace eterna «tra i canti dei monaci addolorati e i cori degli angeli
festanti». Il suo corpo, con
tutti gli onori religiosi, è fu
sepolto nel punto esatto in
cui aveva la sua cella. «Cor-
pus in eo loco ubi Sancti viri
cella extiterat sepulcro conditum est». Occultato e nascosto al pubblico sguardo.
Vane sono state le ricerche
per individuare l’esatto luogo di sepoltura. Per secoli si è
cercato di localizzare il luogo
in cui il santo è stato sepolto
fino a spingere devoti e studiosi a frugare tra le rovine
provocate dai terremoti e
dalle incursioni straniere. Vane fino a questo momento.
Fino a quando un gruppo di
studiosi del Dipartimento
ambiente e cultura del museo di mineralogia e petrografia di Nicotera non è riuscito a localizzare l’esatto
punto di sepoltura. (Una scoperta che aggiunge ancora
più prestigio al museo provinciale che, per i lavori
scientifici e per le scoperte
rinvenute meriterebbe più
attenzione da parte delle istituzioni locali le quali, molte
volte, preferiscono investire
in altro). Una scoperta che sarà ufficializzata e illustrata
dettagliatamente nei prossimi giorni. Dunque è questione di giorni. Sono giorni necessari per mettere insieme
tutto il materiale documentario acquisito. Ancora pochi
giorni e le città di Vibo Valentia e Corleone potranno accogliere le reliquie del loro
santo protettore.
Le reliquie di San Leone
Luca di Corleone, l’eremita
dei boschi calabresi.
SALVATORE BERLINGIERI
[email protected]
possono fare sulla sua
C’è un ambiente ipoA VENA SUPERIORE DI VIBO VALENTIA
storia alcune ipotesi, una
geo di grandi dimensioni
delle quali la indica come
che è stato scoperto alcuantica sede del monastero
ni anni fa nel territorio
di Santa Maria della Vena
del comune di Vibo VaMonteleone, che non è
lentia, in località MalacuSi tratta molto probabilmente della chiesa ipogea che vide San Leoluca da Corleone pregare e “santiare” di
mai stato identificato in
runa della frazione Vena
nessuna costruzione subSuperiore. Questo sottertano numerose nic- divo. Altra ipotesi, supportata dalraneo è una enorme cavità del ter- glia, hanno portato a
chie atte, in origine, la scritta incisa “Leone” e da nureno, testimonianza di un periodo questi risultati. In Caquasi certamente a merose testimonianze della cultuben preciso ma poco conosciuto labria si conoscono
contenere icone o ra popolare orale e della toponodella nostra storia, quello della ci- poche grotte usate a
oggetti votivi. Nei mastica locale, propone la chiesa
viltà rupestre. La grande grotta, questo scopo e il loro
pressi dell’ingresso grotta di Vena come luogo dove
insieme a tante altre più piccole, è ritrovamento è per lo
si trovano strutture visse per alcuni anni San Leoluca
situata poco lontano da una via di più localizzato nella
litiche ricavate nel da Corleone, attuale protettore di
comunicazione principale, la Sta- zona del Mercurion,
tufo, forse sedili o Vibo Valentia. Una antica medatale 18, antico percorso della via nei pressi del fiume
giacigli. All’esterno glia di bronzo, ritrovata da un conPopilia, in una zona impervia e Lao, in provincia di
della grotta, in un tadino nei pressi della grotta, rafnascosta, costruita in una vallata Cosenza. La grotta di
raggio di 300 metri figura proprio San Leoluca “procon ai piedi un fiume, che divide il Vena Soprana, a navasi osservano nume- tettore dai terremoti” della città di
comune di Vibo da quello di Ces- ta unica, si presenta
rose cavità inesplo- Monteleone. La struttura ipogea
saniti, e, tutto attorno, numerose attualmente con il piarate, cunicoli che si ritrovata a Vena merita di essere
sorgenti. Con una superficie di no di camminamento
aprono lungo le visitata e studiata da esperti di arcirca mille metri quadrati, la grot- falsato da uno strato
pareti della valle, cheologia medievale per un apta ha una lunghezza di circa 70 di sabbia e di altro
pozzi diagonali ed profondimento conoscitivo e per
metri, una larghezza minima di materiale alluvionale
il tracciato di una una pulizia ambientale, affinché
4.40 e massima di 12 metri. L’al- defluito nel corso dei
strada scavata nel- una testimonianza del passato, cotezza varia da dodici a quindici secoli dall’apertura.
la roccia calcarea. sì importante per Vibo Valentia,
metri. Dalle caratteristiche archi- All’interno uno scenaCon gli attuali ele- possa divenire elemento di identitettoniche e strutturali si deduce si rio veramente irreale,
possa trattare di una chiesa grotta, le pareti scavate nel tufo formano parete. In fondo a destra un parti- menti in nostro possesso si potreb- tà culturale per tutta la Calabria.
infatti alcuni studi su analoghe co- in alcune zone una volta a sesto colarissimo abside poligonale pro- be datare questa chiesa grotta atFRANCO VALLONE
struzioni ipogee, scoperte in Pu- acuto con pilastri abbozzati nella fondo 5.60 metri. Le pareti presen- torno agli anni 800 – 1000 d.C. e si
[email protected]
Mille metri quadrati di grotta con abside laterale